Megalopolis: recensione del film di Francis Ford Coppola

Arriva in concorso al Festival di Cannes l'ambizioso film di Francis Ford Coppola, progetto che culla da decenni e che finalmente vede il buio della sala.

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Ogni regista ha quel personalissimo progetto che tenta disperatamente per anni di realizzare. Per Francis Ford Coppola quel progetto era Megalopolis. Concepito nel 1977 come una reinterpretazione in chiave moderna della congiura contro Catilina, Coppola ha iniziato a svilupparlo solo nel 1983, andando però incontro poi a notevoli ritardi e numerose cancellazioni nel corso degli anni. Ora, però, anche il regista premio Oscar per Il padrino e autore di altri capolavori come La conversazione e Apocalypse Now, ha finalmente trovato il modo di concretizzare questo suo ambizioso progetto, presentandolo poi in concorso al Festival di Cannes.

 

Festival dove Coppola ha vinto per ben due volte la Palma d’oro (proprio grazie a La conversazione nel 1974 e ad Apocalypse Now nel 1979) e che ha svolto un ruolo importante nel garantire a Megalopolis una distribuzione in sala. Come noto, il regista ha investito all’incirca 120 milioni di dollari del suo patrimonio per realizzare il film, godendo dunque di una libertà artistica inaudita. Al momento di dover trovare chi si occupasse di portare il lungometraggio al cinema, però, sono sorti i problemi. Parallelamente alla presentazione, al Festival, per alcuni territori Europei si sono fatte avanti alcune società e in seguito anche per gli Stati Uniti.

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Certo, bisogna ammettere che è facile comprendere quei dirigenti di società di distribuzione che si sono messi le mani nei capelli vedendo il film. Megalopolis è un’opera a dir poco ambiziosa, visionaria, che testimonia una volta di più la profondissima fede di Francis Ford Coppola nel cinema e nelle immagini. Un’opera difficilissima da riassumere e certamente ancor più da vendere, ma non perché sia tremenda, anzi. Certo è che siamo dinanzi a quell’evidente caso di film che o si amano o si odiano e che indubbiamente richiedono ben più di una visione.

Nathalie Emmanuel e Adam Driver in Megalopolis
Nathalie Emmanuel e Adam Driver in Megalopolis. Courtesy of Lionsgate – © 2024 Lionsgate

La trama di Megalopolis

Megalopolis ha per protagonista Cesar Catilina (Adam Driver), un architetto idealista con il potere di controllare il tempo, da alcuni considerato un genio, da altri un folle megalomane. Da sempre in conflitto con Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito) il sindaco della città chiamata New Rome (in tutto e per tutto una rivisitazione di New York), Catilina si ritroverà al centro di un ambizioso progetto nel momento in cui una terribile catastrofe distrugge buona parte di questa decadente metropoli. Egli mira infatti ricostruirla come utopia sostenibile ma Cicero gli si oppone. Alle loro spalle, si susseguono una serie di personaggi, incarnazione delle più folli degenerazioni e depravazioni di questa società.

Perdersi per le vie della megalopoli

Con Megalopolis è bene partire dalla consapevolezza che non tutto deve risultare chiaro. Ci si trova piuttosto dinanzi ad un film che più che proporre un racconto coeso e coerente vuole offrire un’esperienza visiva e sensoriale. Coppola gioca allora con le possibilità dell’immagine digitale, adoperando effetti speciali da blockbuster e ricostruzioni sbalorditive. Ci porta all’interno della sua megalopoli senza preoccuparsi minimamente di fornire delle coordinate con cui potersi orientare. Vuole farci sentire smarriti, così come lo sono – più o meno consapevolmente – i protagonisti del film.

Meglio allora mettersi comodi e farsi guidare senza porsi troppe domande, perché per le due ore e un quarto di durata si assiste dunque ad un frenetico susseguirsi di personaggi e situazioni la cui natura o il cui rapporto le une con le altre non viene mai del tutto chiarito. Di base, si assiste alle perversioni di una società dove il divario tra ricchi e poveri è talmente ampio che questi ultimi quasi non vengono mostrati. In questa moderna babilonia (o, meglio ancora, antica Roma nel suo periodo più critico: il passaggio dalla repubblica all’impero) si ribadisce dunque giorno dopo giorno il disgusto per la vita umana e le bellezze che le sono proprie.

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Giancarlo Esposito in Megalopolis
Courtesy of Lionsgate – © 2024 Lionsgate

Gli eccessi e le visioni di Francis Ford Coppola

Ma tutto ciò è destinato a crollare rovinosamente, facendo a quel punto emergere quello che sembra essere il messaggio ultimo di Coppola. Progressivamente subentra infatti nel film un discorso legato ai governi populisti e alle dittature che mettono a rischio il futuro della democrazia e del mondo intero. Discorsi che risuonano naturalmente familiari e sembrano voler essere anche un monito in vista delle elezioni per il presidente degli Stati Uniti che si terranno a breve. Certo, nel raccontare tutto ciò Coppola non si pone freni e abusa ripetutamente della sua libertà artistica sfociando spesso e volentieri nell’esagerazione.

Ragion per cui lo spettatore si troverà indubbiamente posto dinanzi ad una sfida, ma è proprio questo ciò che rende appassionante il film. Megalopolis rifugge dalla natura conciliante che tanti, troppi, lungometraggi oggigiorno propongono. Non vuole far stare comodo il suo spettatore, ma anzi porlo dinanzi ad una serie di difficoltà dalle quali o ci si nasconde o le si accoglie, aprendosi così a nuovi stimoli e possibilità. Nello scegliere questa seconda strada, risulta anche difficile non rimanere affascinati dalla capacità di questo regista 85enne di rinunciare a territori sicuri per sperimentare ancora con quest’arte che ha contribuito a rendere grande.

Gli va poi riconosciuto che – oltre ad una serie di scenari esteticamente ammalianti e ad alcune sequenze di estrema bellezza (come quella animata successiva alla “distruzione” di New Rome) – Coppola ha saputo affidare i ruoli principali del film ai giusti interpreti. Adam Driver offre una prova finalmente diversa dalle sue ultime, ma a rubare la scena sono senza dubbio Aubrey Plaza e Shia LaBeouf, alle prese con personaggi tanto folli quanto adorabili. Sta in questa serie di scelte azzeccate e visionarie il genio di Coppola, che non deve in questo caso essere oscurato da quelle meno felici. Una cosa è certa guardando Megalopolis: il film rende l’idea di cosa intendono Coppola e Martin Scorsese quando, rivolgendosi ai cinecomic, parlano del coraggio di correre dei rischi cinematografici.

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Sommario

Megalopolis non è qui per offrire risposte o racconti fondati sulla coerenza e la coesione. Propone piuttosto un vortice di personaggi e situazioni il cui obiettivo sembra essere quello di resistuire un’atmosfera di decadenza, il ritratto di un’umanità allo sbando. Coppola non si risparmia e si lascia andare a numerosi eccessi, forse troppi, ma dinanzi a quali è difficile non provare un moto di ammirazione per la capacità visionaria che ancora dimostra.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.

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