Venom: la Furia di Carnage, recensione del film con Tom Hardy

Dal 14 ottobre al cinema, il film segna il ritorno del simbionte nero, che questa volta dovrà scontrarsi con un suo simile assetato di sangue.

Venom: la Furia di Carnage

Arriva al cinema il 14 ottobre Venom: la Furia di Carnage, sequel nato dal successo di Venom, del 2018, snobbato dalla critica ma che ha raccolto un grande e inaspettato plauso del pubblico, soprattutto trai più piccoli, che hanno trovato forse divertente la dinamica da buddy movie su cui si fonda in maniera preponderante anche questo secondo adattamento. 

 

Venom: la Furia di Carnage, la trama

Se il primo film aveva come protagonista principale il simbionte nero e la sua relazione con Eddie Brock, il giornalista che viene scelto come corpo ospitante, Venom: la Furia di Carnage è una vera e propria ode al personaggio di Cletus Kasady, intorno al quale ruota tutta la trama. Il film si apre con un flashback del giovanissimo Cletus in riformatorio, dove intreccia una relazione di amore con Frances Barrison, una ragazza con dei poteri particolari che le causeranno non pochi problemi, trai quali l’allontanamento dalla struttura in cui si trova e soprattutto dal suo amato Cletus.

Torniamo poi ai nostri giorni, in cui un Eddie Brock in rovina cerca come può di gestire la sua convivenza forzata con il simbionte. Quando Casady, in isolamento, fa espressa richiesta di incontrare Brock, Venom, dentro al suo corpo ospite, scopre un indizio che permetterà alla polizia di ritrovare i corpi delle vittime del serial killer. L’evento avrà due conseguenze: la prima è la nuova ascesa di Brock, la seconda è la condanna a morte per Casady. Un secondo incontro tra i due metterà il criminale in condizione di entrare in contatto profondo con Eddie, e non solo con lui… questo incontro avrà delle conseguenze terrificanti.

Una buddy comedy in un solo corpo

La recensione di Venom: la Furia di Carnage non può prescindere da una premessa: il film è indirizzato a un pubblico molto giovane, gioca sempre sul limite del consentito dal rating e ha fatto tesoro di quanto di buono c’era nel primo capitolo. Ruben Fleischer è stato sostituito alla regia da Andy Serkis, che fa del suo meglio per emergere da un prodotto che è fondamentalmente un insieme di scene, a volte pretestuose, per mettere in campo gli effetti visivi che danno vita ai due simbionti.

E, dal momento che sono stati citati gli aspetti positivi del primo film, questo Venom 2 potrebbe essere facilmente definito una Buddy Comedy, in cui i due “Buddy” sono dentro lo stesso corpo, quello di Eddie Brock/Tom Hardy. L’idea di partenza a suo modo brillante viene però minata da un continuo fraintendimento di tono, in cui i battibecchi trai due sono sempre comici e sopra le righe, risultando scollati dagli eventi che in più di un caso toccano importanti picchi di drammaticità. 

Un cast stellare messo in difficoltà

Sono coinvolti nel cast, a parte Tom Hardy, una serie di attori di grande talento, come Woody Harrelson, che dopo la scena post credits del 2018, torna a interpretare Kasady, oppure Michelle Williams che torna a essere Anne, l’ormai ex fidanzata di Eddie che comunque si fa coinvolgere nelle sue accidentate vicende e che ha verso di lui un grande affetto, nonostante la vediamo saldamente tra le braccia del suo Dan (Reid Scott). Al cast si aggiunge Naomie Harris, attrice dal singolare fascino e dall’indiscusso talento che viene trascinata anche lei un questa storia sciatta e poco convinta, in un ruolo che dovrebbe essere drammatico, ma che non esplode mai davvero e non trova nessuna connessione emotiva con lo spettatore.

Un ritorno al passato?

L’impressione è che nella realizzazione di questo film ci sia molto poco di ispirato e invece molto di calcolato, con un risultato finale sciatto e poco interessante. Sembra, come lo era sembrato anche il film film, che questo Venom: la Furia di Carnage sia un cinecomic vecchio, che ricorda la “gloria” dei primi esperimenti del genere, da I Fantastici Quattro con Jessica Alba, al Daredevil con Ben Affleck nella tutina dell’Uomo senza paura. Questa sua “grande colpa” potrebbe in realtà rivelarsi anche la sua più grande forza. Venom: la Furia di Carnage potrebbe in effetti essere una sveglia, un indicatore dell’esigenza di alcuni cinecomic di tornare alle origini, di essere consciamente e autenticamente film di serie B che intrattengono un pubblico giovane, operazioni commerciali che non si prendono troppo sul serio e che non vanno prese sul serio. 

Andy Serkis fa del suo meglio

Andy Serkis ha certamente provato a dare la sua impronta al film, ci sono un paio di momenti visivamente interessanti, come il racconto di Cletus illustrato con delle animazioni, oppure il momento di massima espansione di Carnage, quando, nel finale, è libero di far esplodere la sua furia omicida, ma si fermano a momenti isolati, senza riuscire a risollevare le sorti di un film in cui forse non credeva tanto nemmeno il suo protagonista.

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