Un rapinatore solitario, in sella a un maxi scooter ogni volta
diverso, deruba una banca e una gioielleria dietro l’altra
svicolando a grande velocità tra le pieghe di Roma, tra le sue
bellezze antiche e le sue archeologie urbane, riuscendo sempre a
seminare i suoi inseguitori e infine a svanire nel nulla. Il caso è
nelle mani di un commissario romano, verace e cinico che, non
riuscendo a venirne a capo, chiede aiuto a un suo amico parigino,
detto il Francese, un ex commissario famoso per la sua perspicacia
psicologica e per avere risolto decine di casi impossibili. Tutti,
tranne quello che riguarda la morte della figlia, per il cui
anniversario torna in città ogni anno. Sarà lui a scoprire
l’identità del rapinatore, una persona insospettabile quanto di
grande intelligenza, con il quale ingaggia una sfida dalle
conseguenze imprevedibili.
NOTE DI REGIA: Il film è una personale interpretazione e un tributo
al genere Polar con il quale il cinema francese, a partire dagli
anni ’40, riuscì a combinare, in un modo unico, i temi e gli
stilemi del cinema noir e di quello poliziesco. Gli ingredienti
tipici del genere sono gli stessi: pochi dialoghi, molta atmosfera
e personaggi malinconici e romantici. In questo caso due
commissari, un rapinatore e un giovane meccanico. C’è poi una moto
– anzi, tante – e c’è la città, Roma, ritratta tra il traffico
ondoso delle sue arterie e notti solitarie e vuote, tra una
Piramide bianca come la luna e un Colosseo all’alba che vigila su
sfide e rivincite.