ìSembra difficile immaginarlo, per
quella notorietà arrivata solo di recente, ma è da quindici anni
che Melissa McCarthy (classe 1970) influenza in
modo trasversale la commedia americana, coprendo ogni mezzo di
comunicazione, dal piccolo al grande schermo, dagli sketch in tv al
serial, finendo inevitabilmente per diventare la beniamina
di un genere prima tramontato e oggi rifiorito grazie a certi
autori in una primavera delle idee, e per fortuna, anche degli
incassi. Melissa, un nome che per assonanza di suono fa pensare
alla parola “melassa” e quindi alla radice latina da cui proviene,
“miele”: da attrice comica di razza purissima, la McCarthy è sempre
servita come dolcificante naturale in questi tempi bui di crisi e
nessuna ragione per ridere, e ci piace pensare che il suo è stato
un viaggio di formazione iniziato quasi con discrezione, sul set di
Una mamma per
amica, proseguito con più consapevolezza nei sei
anni di Mike & Molly, infine esploso
nella triplice collaborazione con Paul Feig,
l’ormai regista prediletto che l’ha voluta in Le amiche
della sposa, Spy e Ghostbusters. Un
cucchiaino di miele alla volta.
Non si può separare Melissa
McCarthy dal suo corpo, visibilmente abbondante ma mai
ostentato. Chi crede che il peso sia l’unità di misura delle
risate, chi non riesce ad abbattere gli ostacoli della forma per
arrivare al cuore, dovrebbe ricordare la meravigliosa carriera di
uno straordinario e mai dimenticato interprete come John Candy, a cui forse la McCarthy
deve tutto, e con lei un’intera generazione di commedianti. Nel
modo in cui usava quel corpo diverso dagli standard ammessi dalla
società, ondeggiando tra le battute, nascondendo una profonda
malinconia. I “ciccioni” non sono divertenti perché sono tali, i
ciccioni sono divertenti perché hanno trovato una strada
alternativa, più difficile degli altri, per far divertire la gente;
una strada che nella maggior parte dei casi lascia loro lontani dai
riflettori seppelliti da un indistinto rumore. Il rumore delle
risate.
Bello e venato da forti
contraddizioni l’incipit di Mike & Molly,
la sit com della CBS che vede Melissa McCarthy
protagonista per sei stagioni, con un uomo e una donna (i Mike e
Molly del titolo) che si conoscono ad una riunione di obesi
anonimi. Le geniali trovate degli americani, fondere un’antica
tradizione narrativa (l’incontro casuale) a una situazione
provocatoria e inusuale, dove gli eroi dell’assurdo sono due
persone sovrappeso che completano se stessi attraverso il disagio e
l’inadeguatezza al mondo che li circonda. Come era altrettanto
bello il ritratto di Sookie, la cuoca dal sorriso contagioso di
Una mamma per amica, un comprimario che
però riusciva a imprimere sulla serie un ritmo scanzonato, quasi di
consolazione dopo lunghe battaglie (verbali ovviamente).
Ghostbusters: recensione del film con
Melissa McCarthy
La televisione è solo un trampolino
di lancio per la McCarthy e il piccolo schermo non è l’unico media
con cui decide di travolgere il pubblico: passa da un ruolo
secondario all’altro dalla fine degli anni Novanta al 2011, il vero
turning point della sua carriera finora silenziosa.
L’incontro con Paul Feig è stato decisivo, e non
perché Le amiche della sposa abbia
segnato la storia del box office con risultati da capogiro (fatto
eclatante trattandosi di una commedia al femminile); Feig sembra
aver investito più degli altri sulla comicità dell’attrice,
trasformando quello stesso corpo docile e morbido in una macchina
trasformista, volgare e chiassosa. Il “peso” di Melissa
McCarthy diventa, da Le amiche della
sposa in poi, un fattore determinante per la riuscita
del film in cui recita, perché è lei a dare il tempo ai colleghi,
alle battute, oltretutto portando avanti un’idea di sovranità
femminile in un genere dominato finora dagli uomini. Come in
Corpi da Reato, insieme a Sandra
Bullock, grazie al quale Feig rivisita il buddy
movie, o meglio in Spy, commedia di
spionaggio trainata dai mille volti della McCarthy.
Un uragano di critiche ha travolto
il reboot “rosa” di
Ghostbusters, sempre a opera di Paul Feig, ancor prima dell’uscita
nelle sale: nel mondo reale al di là della finzione, un film dove
una donna di colore, una bionda sboccata, una scienziata un po’
stramba e una signora sovrappeso vengono scelte come nuove
interpreti dell’infanzia di molti, era condannato al disastro. La
verità è che queste quattro icone della femminilità hanno scosso le
fondamenta di un sistema arrugginito, scacciando via i fantasmi del
passato e catturando la vera essenza della modernità. Contro tutto
e tutti, le previsioni e le maledizioni, gli insulti e la povertà
intellettuale, le donne hanno finalmente conquistato il primato
della commedia a poco a poco. Un cucchiaino di melassa alla volta,
come vuole la regina assoluta del momento: Melissa
McCarthy.