In attesa si scoprire nuovi dettagli sul possibile quinto
capitolo della saga di Indiana Jones,
ecco un video che racchiude i primi tre film in soli 90 secondi.
Non è compresa l’ultima pellicola della serie, Il
Regno del Teschio di Cristallo. Ecco il video.
Benvenuti alla Festa
Internazionale del Film di Bangkok. Le piogge torrenziali
hanno causato qualche disagio (Stefania del Kebab è andata dispersa
lungo la fiumana ma qualcuno ha avvistato Christian
Bale che la traeva in salvo) ma noi siamo qui pronti a
lottare per voi. Oggi è la volta buona che c’è un ospite che mi
interessa, il Robert Zemeckis di
Ritorno al Futuro e Chi ha
incastrato Roger Rabbit?. Ok, ha fatto anche un
Beowulf in cui Ray
Winstone (che di base è un barile) mostrava chiappe dure e
finte in Cgi e Angelina Jolie interpretava un
mostro con i tacchi a spillo, ma perché farsi del male? Rimozione,
rimozione è la parola chiave. Che tra l’altro
Zemeckis ci casca a pennello perché dopodomani è il 21
ottobre 2015, il giorno in cui Marty McFly sbarca nel
futuro e secondo la teoria del film (datato 1989) in giro dovrebbe
essere pieno di gente che gioca col volopattino e si veste come un
deficiente. E invece, se ti guardi intorno, all’Auditorium non si
vede nessuno che gioca col volopattino.
Ma vabbè, Zemeckis non poteva
prevedere che i bruschi cambi climatici avrebbero arretrato il
progresso tecnologico di 15 anni, del resto costruire microchip con
l’umidità tropicale e le zanzare che ti si infilano nei circuiti
non è facile.
Oggi comunque il grande Bob presenta
il film su un genio del secolo scorso. No, no, fermi. So cosa state
pensando. Non si tratta di Albert Einstein, che
con la teoria della relatività ha rivoluzionato il modo di
concepire l’Universo e di metterci in relazione con esso. No, non
si tratta nemmeno di Alexander Fleming, che con la
scoperta della Penicillina ha contribuito a curare milioni, ma che
dico, miliardi di persone.
No.
Si tratta di un tizio che nel 1974
ha deciso di camminare su un filo teso tra le due Torri Gemelle
rischiando di spiaccicarsi come un pomodoro maturo. Onestamente non
conosco come è andata a finì la storia nella realtà, ma guardando
il film tiferò che si spiaccichi. Lo merita.
Detto questo, me volete
male. Io è da sempre che confondo tutti sti registi che si chiamano
Anderson, da quello de I Tenenbaum a
quello di The Master a quello di
Mortal Kombat e dei Tre
Moschettieri in versione Steampunk. Per me so’ tutti
la stessa persona. Te chiami Anderson, sei quello. Sarei
capace, come ha fatto una volta Mirko Lomuscio (ma
coscientemente, io no) di portare ad autografare un dvd dell’uno a
uno degli altri. Ecco, m’avete messo in programmazione due di
questi Anderson, uno con un documentario, uno con un incontro. E io
non so quale cazzo dei due andrò ad intervistare. Speriamo che sia
quello di Mortal Kombat almeno gli
propongo un doppio. Io prendo Sub-Zero però, non rompesse il
cazzo.
(Ang)
Buongiorno anche da me
cari affezionati lettori: stamattina mi sono svegliata e credevo di
essere intrappolata dentro Suburra, è da
ieri pomeriggio che un cielo grigio mi accompagna mentre percorro
400 chilometri da una stazione all’altra con
Runtastic. Essì, ho un secondo abbandonato la
Festa del cinema perché avrei pure da lavorare ad
altro – ma non temete, tornerò presto, giusto il tempo di trovare
un abito per la chiusura che non mi posso fa parla’ dietro, non
vorrete che le foto sui giornali abbiano didascalie tipo
‘La matrigna, Valentina Pettinato, vestita
demmerda’ o ‘vestita random’.
Sono comunque in filo diretto con la
sala stampa, per cui continuerò a scrivere indiscrezioni, non
preoccupatevi. Nel mentre state accanto ad Ang che lo vedo un po’
stanchino: tra sale, interviste, presentazioni e redazione ha più
impegni lui a sto festival di Jude Law.
Io proporrei di fare un incontro in
Petrassi dal titolo, ‘Ang, l’animatore della Festa del
Cinema’. Altro che quelli della
Pixar.
Si avvicina Halloween e
anche la classifica del box office USA cambia. In testa questa
settimana, tra i dieci film più visti nelle sale statunitensi
troviamo Goosebumps, adattamento
cinematografico della serie di romanzi fantasy-horror per bambini.
Il film, con protagonista Jack Black, incassa 23 milioni di
dollari. In seconda posizione resiste The
martian, con un incasso di 21 milioni che porta il
suo totale a 143. Il terzo posto è di Bridge of
spies, nuova fatica di Steven Spielberg con Tom Hanks, che incassa
15 milioni di dollari. E’ uscito questa settimana anche il nuovo
film di Guillermo Del Toro, Crimson Peak, una
storia d’amore gotica con Tom Hiddleston e Jessica Chastain, che
incassa 12 milioni di dollari attestandosi in quarta posizione. Al
quinto posto troviamo invece Hotel Transylvania
2, che di milioni ne incassa 12 per un totale di 136
raccolti in quattro settimane di classifica. Il sesto posto lo
occupa un altro film fantasy, Pan,
diretto da Joe Wright, che incassa 5 milioni di dollari portando il
suo totale a 27. La settima posizione è della
commedia The intern, che incassa 5 milioni di
dollari per un totale di 58, mentre all’ottavo posto si
ferma Sicario, con un incasso di 4 milioni di
dollari per un totale di 34. La nona posizione è della nuova
usicta Woodlawn che incassa 4 milioni di
dollari, mentre chiude la classifica Maze Runner: The
scorch trails che incassa 2 milioni di dollari questa
settimana per un totale di 75.
La prossima settimana
usciranno: Our brand is crisis, per il quale
si vocifera già una possibile candidatura all’Oscar per Sandra
Bullock e il nostro Le meraviglie, vedremo
come verrà accolto.
Gambit è ancora un film senza
regista, almeno da quando Rupert Wyatt ha
abbandonato il progetto lo scorso mese e nulla è stato annunciato
successivamente. Il protagonista Channing Tatum ha
però qualche idea a riguardo: vorrebbe Doug Liman
alla direzione dello spin-off degli X-Men.
Jeff Sneider
avrebbe infatti rivelato che Tatum starebbe letteralmente
‘corteggiando’ il regista di Edge of Tomorrow, nonostante non
sappia ancora se possa essere interessato o meno. Ancora ogni
conferma è lontana, sappiamo soltanto che Tatum avrà il ruolo del
mutante Cajun e Lea Seydoux della sua spalla
femminile. L’uscita è prevista il 7 ottobre del 2016 negli USA e in
Inghilterra.
Nella quarta giornata della
Festa del Cinema di Roma 2015 è stato presentato
nella Selezione Ufficiale Registro di
Classe, documentario di Gianni Amelio e
Cecilia Pagliarani.
Scavando negli archivi dell’Istituto
Luce-Cinecittà, delle teche Rai e altri luoghi accessibili a
pochi, il regista insieme alla sua montatrice ci porta
all’interno dell’evoluzione del mondo dell’educazione,
concentrandosi su chi frequentava la ‘scuola dell’obbligo’, con
testimonianze di bambini, genitori e maestre. I filmati inclusi in
Registro di Classe-Libro Primo ricoprono un arco
di tempo che va dal 1900 al 1960 circa e sono solo la prima parte
di questo progetto.
Dagli anni della guerra fino alla
fine degli anni cinquanta la scuola primaria ha subito grandi
cambiamenti, sia in termini di insegnamento ma anche in termini di
accessibilità: si nota che con il passare del tempo è stato
compreso che l’insegnamento non doveva essere destinato solo ai
ricchi e privilegiati, ma la lotta all’analfabetismo, sia infantile
ma soprattutto in età adulta era una cosa necessaria per il
progresso di un paese in forte crescita. Attraverso filmati di
grande importanza storica che documentano la scuola nel
ventennio fascista dell’Istituto Luce fino ai registri di classe
originali ritrovati negli archivi del MIUR -il più antico risale al
1907-, Gianni Amelio dipinge un quadro preciso della scuola
italiana da nord a sud mostrandoci che tante cose, in più di un
secolo, non sono ancora cambiate.
Lasciando parlare i filmati
originali, senza l’aiuto di una voce narrante, ma usando solo una
meticolosa selezione di documenti, Amelio e Pagliarani ci
consegnano un progetto di grande rilevanza educativa ma
che finisce per non convincere essendo un semplice montaggio
di materiale non abbastanza rielaborato.
Jimmy (Alexi
Mathieu) vive con la madre, il compagno di lei e il
fratellino, al quale è costretto a fare da padre per la totale
inadeguatezza degli altri due.
Dipendenti da droga e alcool,
infatti, Pris (Angelica Sarre), debole e
rassegnata, e Duke (Pierre Deladonchamps) violento
e senza alcuna morale, vivono di piccole attività di
microcriminalità e conducono la loro vita in un caos che domina
tutti i suoi aspetti. Tra feste a base di droga e sesso e violenze
domestiche, i due bambini passano fra le mura di casa solo il tempo
necessario, cercando di evaderne il più possibile e trovandosi a
dover gestire anche gli assistenti sociali.
A causa della situazione in cui è
forzato a vivere, Jimmy non può fare a meno di sobbarcarsi la
responsabilità delle cure del fratellino minore, Kevin e,
all’occasione anche il ruolo di protettore della madre.
Une
Enfance è la storia di un’infanzia rubata prima
ancora di aver avuto l’occasione di assaporarla. Philippe
Claudel ci accompagna nella quotidianità di Jimmy
attraverso i suoi occhi che, mai, riescono ad aprirsi a un sorriso
o a una lacrima. Nessuna emozione riesce
ad affiorare sul volto del protagonista, eppure si riesce a
percepire benissimo il suo desiderio di essere libero di vivere la
sua innocenza e, più ancora, si fa sentire la consapevolezza di non
poter abbandonarsi ai suoi sogni perché, come lui stesso dice in
una battuta del film, non fa mai dei sogni. Claudel, anche
sceneggiatore oltre che regista del film, firma un copione dalla
rara compostezza. Poche battute, ma semplici e incredibilmente
giuste, che associate alle immagini riescono a toccare
immediatamente il cuore della vicenda narrata. Non c’è il minimo
artefatto, non c’è ombra di forzatura, il film appare quasi un
reportage piuttosto che un prodotto di fiction per il suo realismo
senza sbavature. Azzeccati gli interpreti, così credibili nei loro
ruoli che viene da chiedersi se la storia che mettono in scena non
sia proprio la loro.
Tuttavia questo estremo “verismo” fa
sentire, in alcuni punti, la mancanza di un crescendo che ci si
aspetta, prima della risoluzione della vicenda. Il tono resta quasi
sempre sulla stessa frequenza, manca di ritmo e rischia di
risucchiare con sé la forza stessa del film. Insomma, a volte, il
vero può essere noioso, se portato avanti per tutta la durata del
film senza alcuna scossa, anche minima.
La storia non ha infatti veri e
propri sviluppi, i giorni si susseguono e così i problemi del
ragazzo, proprio come ci si aspetta che succeda. Eppure il sorriso
finale, finalmente sbocciato sul volto di Jimmy, ci trasmette tutte
le cose per cui le parole, spesso, sono troppo piccole.
Bob Gale è l’uomo
che ha inventato l’hoverboard, lo skateboard
fluttuante diventato icona di una generazione e della saga di
Ritorno al Futuro, e nessuno meglio di lui sa davvero com’è fatto.
Così lo stratagemma inventato da Wiz Khalifa,
che più volte si è fatto vedere a Los Angeles (sino a
farsi arrestare all’aeroporto) con un monopattino da lui
definito Hoverboard, non ha funzionato affatto.
Lo scrittore ha fatto
notare al rapper che, punto primo, quello ‘scooter’ non fluttua
affatto, punto secondo, non assomiglia in nessun modo allo skate
creato da Mattel per Ritorno al Futuro – Parte
2 e guidato da Marty McFly. “Non sono hoverboards,
nonostante ciò che dice Khalifa. Funzionano su ruote, è piuttosto
palese.”
Gli “hoverboard” Hendo devono ancora
essere prodotti in serie, e sul mercato esistono già molti cloni
dello skate fluttuante con poco successo, per far felice Bob Gale
basta resistere alla tentazione di comprarne uno e attenderne uno
vero.
Alla decima edizione della festa del
cinema di Roma, arriva Paolo Sorrentino nello
spazio dedicato agli incontri ravvicinati con il
pubblico.
Come gli ospiti che l’hanno
preceduto, ci parla del cinema che ama, mostrando le sequenze dei
film nella sua personale Top 5. Il primo è The Ice
Storm (1997) di Ang Lee, un film
incentrato sul tema familiare che Sorrentino dichiara prediligere
quando si tratta del suo essere spettatore. Una pellicola che –
dice – gli ha insegnato tanto sulla sceneggiatura per compostezza e
solidità, che è capace di coniugare il bello con il vero senza
rinunciare per questo all’estetica, un concetto che oggi è per
molti quasi un sacrilegio.
Il secondo è
La Notte (1961) di Michelangelo
Antonioni. Sorrentino è un grande ammiratore del cinema di
Antonioni, Fellini e Bertolucci e li ritiene i migliori nel mondo
per la capacità di mettere in scene qualsiasi cosa in maniera
eccelsa e, in particolare il film di Antonioni «perché racconta
in maniera tragica come è disagevole stare al mondo».
Al numero 3 della classifica c’è
Road to Perdition (2002) di Sam
Mendes, nel dettaglio la scena della sparatoria che è per
Sorrentino è una lezione di cinema vera è propria, per come è
scritta, com’è recitata, com’è illuminata, per l’uso che si fa del
suono e per la capacità di essere verosimile pur nel massimo
dell’artefatto.
Una sequenza di A
Straight Story (1999) di David Lynch
è il quarto film scelto da Sorrentino, che si sofferma sull’immensa
capacità di Lynch di usare gli stessi elementi in diversi film e
creare, di volta in volta, sensazioni completamente diverse. In
questo caso è una scena con elementi che di per sé possono essere
inquietanti: la notte, il fuoco, un’adolescente in difficoltà e un
personaggio eccentrico. Cose che tuttavia lui trasforma, creando
qualcosa che infonde serenità, sicurezza. Mars Attacks (1996) di Tim
Burton è il quinto e ultimo film citato da Sorrentino, che
lo ama particolarmente per la sua artificiosità e, in particolare
nella scena che viene presa in analisi, per il grande erotismo.
Prima di salutare il pubblico, il
regista viene omaggiato con una bellissima sequenza tratta da
Il Divo (2008), in cui Andreotti
(Servillo) passeggia per Via del Corso nelle prime
ore del mattino, con la sua scorta. Una scena che il regista stesso
rivela non essere veritiera, ma verosimile, poiché dosando bene gli
elementi della realtà si può ricreare il vero e renderlo
mostruosamente credibile, ed è in questo che sta la forza del
cinema.
A chiudere l’incontro, la proiezione
dell’episodio Rio I love You (2014),
girato nell’ambito del progetto Cities Of Love con altri
cineasti di fama internazionale che hanno contribuito con piccoli
episodi. Un cortometraggio con un’amara e ben miscelata
ironia, che si rivela una chiusura perfetta, per un incontro ricco
di contenuto.
Si è tenuta pochi giorni fa la
première a Neshville del biopic I Saw the
Light, che vede protagonista Tom
Hiddleston nel ruolo del cantante Hank Williams.
Subito dopo però l’attore si è concesso al suo pubblico sul palco
dell’Acme Feed & Seed, cantando live alcune canzoni del film, dopo
aver ringraziato il regista e sceneggiatore di I Saw
the Light, Marc Abraham.
Qui sotto il video, nel quale potete
vedere anche Elizabeth Olsen, ballare durante
la performance del collega.
Scritto e diretto da Marc Abraham,
I Saw the Light si basa sulla
pluripremiata omonima biografia e vede protagonisti le stelle
Tom Hiddleston, Elizabeth Olsen, Bradley Whitford, David
Krumholtz e Cherry Jones.
Les Rois du
monde di Laurent Laffargue viaggia
sospeso tra i territori del polar nudo e crudo e del
western. È una pellicola particolare ed inafferrabile, che procede
per immagini e libere associazioni di genere, mantenendo alta la
tensione e concentrando le esperienze- e le esistenze- dei
protagonisti all’interno degli stretti confini di Casteljaloux,
paesino della Guascogna. In questo paesaggio sospeso tra la
desolazione della piccola frazione e l’immensità spaziale che
caratterizza i paesaggi americani,
si muovono come attori sulla scena Jeannot (Sergi
Lòpez), alcolizzato, avanzo di galera, violento, ruvido e
segnato come i solchi che attraversano il suo volto: dopo tre anni
di carcere, l’unico elemento che lo tiene ancorato a terra è
l’amour fou che prova per Chantal (Céline
Sallette), attrice mancata e spirito libero per la quale è
arrivato a mutilare un uomo. Adesso che è tornato in paese, mentre
ritrova i personaggi di sempre (il barista,l’amico di bevute Jean-
Francois incapace di vivere liberamente la sua sessualità
all’interno dei confini del paese) e la sua donna, che adesso
“appartiene” ad un altro, Chichinet (Eric
Cantona), uomo stabile e massiccio che coltiva il sogno di
riaprire la macelleria di famiglia. Il ritorno di Jeannot nella
vita della coppia scatenerà una serie di drammatici avanti, che si
inaspriranno annegando sempre di più nel limaccioso mare della
tragedia. Affiancate alle loro vicende, viviamo quelle di un
terzetto di giovani attori, Romain (Victorien
Cacioppo), Thibault (Jean- Baptiste
Sagory) e Pascaline (Roxane Arnal),
uniti- e divisi allo stesso tempo- dall’attrazione per la stessa
donna.
La pellicola, come conferma
lo stesso regista Laffargue- che proviene dal mondo del teatro- si
nutre dei capisaldi della tragedia greca, mettendo letteralmente in
scena un melodramma cupo e “disperante”, che parte con il tono
della commedia grottesca e picaresca (ma la lunga ombra della morte
fa già la sua prima comparsa) e che in modo lento ed inesorabile,
come una vorticosa discesa nel maelstrom funesto della passione,
cambia forma diventando a tratti un noir a base di piccoli
malavitosi e “criminali da strapazzo”; una riflessione meta
teatrale che si avvicina ai toni del melò
adolescenziale e infine una tragedia a tutti gli effetti, un dramma
che ruota intorno ad un elemento solo: l’amore malato, l’amore
eccessivo ed irrefrenabile, l’amore cieco che due uomini (Jeannot e
Chichinet) provano per la stessa donna; una vicenda speculare a
quella del triangolo Romain- Pascaline – Thibault, ma dagli esiti
opposti: da una parte non è prevista nessuna forma di redenzione o
di fuga per gli adulti, imprigionati ormai nelle loro vite e nelle
loro forme d’essere fisse e immutabili; dall’altra, viene
riconfermato il dinamismo dei tre giovani, pronti ad abbandonare-
almeno, uno di loro- quella prigione di polvere e noia per tentare
di evadere, costruendo e vivendo il suo sogno.
Con un debutto da 43,5 milioni di
dollari, Ant-Man della Marvel conquista il primo posto al
box office internazionale. Secondo Deadline, il film sarebbe anche la seconda
uscita più redditizia della Marvel/Disney in Cina dopo Avengers: Age of Ultron.
Ant-Man è stata
una vera sorpresa per i produttori, poiché negli USA è riuscito ad
entrare nella Top Ten dei migliori film Marvel al botteghino, sorpassando
Captain America: Il Primo
Vendicatore e L’Incredibile
Hulk. Soprattutto lo ha fatto a fronte di un budget
ridotto rispetto ad altri prodotti simili, diventando uno dei più
proficui.
Pubblicato il nuovo trailer italiano
del film d’animazione Il Viaggio di Arlo,
presentato alla Festa del Cinema di
Roma.
Il viaggio di
Arlo della Disney Pixar, diretto da Peter Sohn
(Parzialmente Nuvoloso) e prodotto da Denise Ream
(Cars 2), sarà presentato in anteprima, eccezionalmente,
da Kelsey Mann, Story Supervisor del nuovo capolavoro nelle sale
dal 25 novembre, distribuito da The Walt Disney Company Italia.
Kelsey Mann, che ha collaborato al
film premio Oscar® Toy Story 3 – La Grande Fuga e diretto
il cortometraggio Party Central, lavora ai Pixar Animation
Studios dal 2009. Nel 2013 è stato story supervisor per il film
Disney•Pixar Monsters University; da sempre appassionato di cinema,
animazione e marionette, Mann ha inaugurato la propria carriera in
un piccolo studio d’animazione per poi trasferirsi nel 2000 a Los
Angeles, dove ha lavorato come animatore, storyboard artist e
regista.
Nel corso di questa nuova edizione,
la Festa del Cinema di Roma celebra inoltre i
Pixar Animation Studios vent’anni dopo l’uscita nelle sale del suo
primo lungometraggio d’animazione con un’ampia retrospettiva che
trae ispirazione dal team creativo guidato da John Lasseter che, da
Toy Story a Inside Out, ha ridefinito i confini
dei film d’animazione, registrando incassi record in tutto il mondo
per tutti gli straordinari film realizzati fino ad oggi.
I quindici magnifici lungometraggi –
Toy Story – Il Mondo dei Giocattoli, A Bug’s Life –
Megaminimondo, Toy Story 2 – Woody e Buzz alla
Riscossa, Monsters & Co., Alla Ricerca di
Nemo, Gli Incredibili – Una “Normale” Famiglia di
Supereroi, Cars – Motori
Ruggenti,Ratatouille, Wall•E, Up,
Toy Story 3 – La Grande Fuga, Cars 2, Ribelle
– The Brave, Monsters University, Inside Out
– e i memorabili corti che hanno accompagnato le uscite combinando
fantasia, passione e accuratezza conquisteranno, ancora una volta,
gli spettatori che sino al 24 settembre riempiranno le sale
dell’Auditorium Parco della Musica.
Dopo anni di rumors, finalmente sono
iniziate le riprese di Ab Fab: The Movie
(Absolutely Fabulous), film con uscita prevista nel 2016
con Jennifer
Saunders e Joanna Lumley,
pronte a riprendere i ruoli che le hanno rese celebri della serie
TV della BBC. Si girerà in Francia per sette settimane, lungo la
costa azzurra.
A dirigere il progetto il
regista Mandie
Fletcher (Blackadder, Absolutely
Fabulous), nel resto del casto anche Kim Kardashian West, Joanna Lumley, Julia
Sawalha, Kate Moss e Jane Horrocks.
Avanguardia, modernità, design e
passione per il cinema: elementi che, mescolati insieme, definisco
il carattere e lo stile della linea Mazda, qui
alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma in veste di
official sponsor pronto a presentare uno dei suoi nuovi prototipi:
un’auto in grado di restituire un’esperienza- cinema totalizzante,
semplicemente restando seduti sul vostro sedile.
Il veicolo è dotato di
un dispositivo che può proiettare, direttamente sul parabrezza,
qualunque supporto audiovisivo o file video ricreando il suggestivo
impatto di un drive- in a porte chiuse; l’audio Dolby Stereo
avvolge lo spettatore che dimentica, momentaneamente, di trovarsi
seduto in una vettura biposto potendo assaporare l’emozione di un
piccolo cinema portatile e personale.
Un piccolo suggerimento- da parte di
chi l’ha provata- riguarda la posizione dei sottotitoli sullo
schermo: la presenza del cruscotto riduce ovviamente il campo
visivo, rendendo complessa una lettura fluida e pratica. Ma a parte
questo dettaglio tecnico risolvibile, un’auto del genere è
sicuramente il sogno segreto di ogni accanito appassionato di
cinema.
Quarto giorno tra pioggia e star
alla Festa del Cinema di Roma 2015, e sul
red carpet ha sfilato l’attrice americana Ellen
Page e il regista di Truth, Peter
Sollett. Ecco le foto di ieri sera.
Cinefilos.it mette in palio
nuovi biglietti per la proiezione di Belli di
papà, la commedia di Guido
Chiesa, con Diego Abatantuono,
Andrea Pisani, Matilde Gioli, Francesco Di Raimondo
e Marco Zingaro.
Le sale che partecipano all’evento e
per cui è possibile chiedere il biglietto (valido per 2) sono
SOLO:
Roma al The Space
Parco de’ Medici il 27 ottobre pv. alle ore20.00
Milano al UCI
CINEMAS Bicocca il 27 ottobre pv. alle ore
20.30
Firenze al UCI
CINEMAS Campi Bisenzio il 27 ottobre pv. alle
ore 20.30
Per avere la possibilità di
partecipare scrivi a [email protected]
indicando Nome
Cognome, città e cinema. L’invito è valido per 2
persone.
Saranno ammessi alla proiezione
tutti coloro che riceveranno una risposta dalla redazione con
la conferma dei due biglietti, in caso di mancata risposta vorrà
dire che i posti a nostra disposizione sono terminati.
NB: Tutte le
e-mail che non conterranno i dati richiesti saranno automaticamente
scartate. Tutte le e-mail in cui si richiedono biglietti per cinema
NON disponibili saranno ignorate.
Cinefilos.it mette in palio
nuovi biglietti per la proiezione di Tutto può accadere
a Broadway, la commedia del maestro
Peter Bogdanovich, con
Owen Wilson, Imogen Poots, Kathryn Hahn, Will
Forte e Rhys Ifans.
La proiezione offerta da Cinefilos.it
si terrà lunedì 26 ottobre a Torino, presso
ilMASSAUA CITYPLEX alle
ore 20.30.
Per avere la possibilità di
partecipare scrivi a [email protected]
indicando Nome e
Cognome. L’invito è valido per 2 persone.
Saranno ammessi alla proiezione
tutti coloro che riceveranno una risposta dalla redazione con
la conferma dei due biglietti, in caso di mancata risposta vorrà
dire che i posti a nostra disposizione sono terminati.
NB: Tutte le
e-mail che non conterranno i dati richiesti saranno automaticamente
scartate.
Di seguito il trailer del film e a questo link la nostra recensione:
Il regista Yves
Angelo, la protagonista Mathilde Bisson e
il produttore del film Au plus près du
soleil hanno presentato nella sala Petrassi
dell’Auditorium il loro film, suscitando la curiosità della
moderatrice dell’incontro proprio per via della scelta della
storia, un racconto a tinte forti e tragiche. Secondo Angelo, la
domanda posta risultava troppo ampia e generica: sono partiti prima
di tutto dalla storia di due donne, una madre adottiva e una
naturale, che re- incontra dopo anni il figlio biologico
abbandonato anni prima. Solo in un secondo momento la storia si è
strutturata maggiormente includendo un’analisi del rapporto tra
bugia e verità, finzione e realtà e le loro conseguenze.
Per questo motivo si è
scelto di calare entrambi i protagonisti, Sophie e Olivier,
nell’ambito giuridico: lei magistrato e lui avvocato, entrambi
perdono lentamente il confine tra ciò che è giusto e ciò che è
sbagliato, con degli esiti drammatici che avranno delle conseguenze
sulla realtà della loro famiglia. Trovare la verità è un processo
complesso e drammatico smarritosi sul fondo del gioco di specchi
delle loro bugie, riconfermando la tesi- come ha sottolineato la
moderatrice- che in fin dei conti non si finisce mai di conoscere
fino in fondo le persone, perfino quelle che amiamo.
Si crea, sempre secondo Angelo, un
complesso d’estraneità verso l’altro: cosa si sa in effetti di
lui/lei? Della sua vita professionale/sentimentale? Conoscere
meglio l’altro consiste di conoscere meglio prima di tutto sé
stessi.
Un altro dei temi più interessanti
del film è quello legato alla manipolazione, sia nella vita di
tutti i giorni (e legato appunto alle bugie e alle menzogne) che al
concetto stesso di regia, dove l’occhio meccanico della macchina da
presa costringe, in fin dei conti, lo spettatore ad andare in una
certa direzione, a vedere solo ciò che gli mostra.
Manipolare, per Angelo, consiste
nell’allontanarsi progressivamente dalla realtà, sviandola e
rivelandola in senso cinematografico; nello specifico la macchina
da presa non si limita solo a questo processo, piuttosto si propone
come scopo quello di riproporre le emozioni percepite attraverso la
recitazione degli attori stessi.
La prima domanda rivolta
all’interprete di Juliette riguarda la costruzione del suo
personaggio: sia l’attrice che il regista sono d’accordo nel
descriverlo come un’(anti) eroina degna dei romanzi di Simenon; una
donna che porta ad un destino fatale, inafferrabile, difficile da
comprendere, che pone una distanza invalicabile tra lei e gli altri
che si carica di mistero. Una caratteristica ricorrente del suo
personaggio, insieme al vagabondaggio: Olivier non prova nessun
sentimento per lei, ma più la allontana, più una strana forza
magnetica lo riporta da lei. La volontà della Bisson era quella di
trasformare il personaggio di questa donna in una sorta di
proiezione fantasmatica, un’icona di donna pericolosa, bionda,
fatale e animalesca, un carattere con nessuna caratteristica
organica quanto animale, spinta da istinti e stimoli che ci
accomunano alla loro sfera.
Al produttore del film viene
domandato se quello pensato fosse in effetti l’unico finale
possibile: no – replica- non era l’unico valutato, ma era quello
più adatto per sciogliere i nodi narrativi dei personaggi. Secondo
il regista, il film inizia con il pensiero di un suicidio e si
chiude allo stesso modo sottolineando l’idea che sia gli uomini che
le donne di legge possano spingersi fino all’omicidio per
riappropriarsi della propria vita: Nella pellicola non c’è un forte
manicheismo ma i personaggi- allo stesso tempo non creano
empatia.
Per quanto riguarda l’aspetto
tecnico, Angelo ha scelto di privilegiare l’uso del primo e del
primissimo piano proprio perché si tratta di un film lontano dal
canone descrittivo e contemplativo (nel quale si predilige una
certa distanza formale dai personaggi) al contrario invece in
questo caso è impossibile allontanarsi troppo da loro, perché la
macchina da presa spontaneamente decide di avvicinarsi, di annusare
letteralmente gli attori trasformati in veri e propri animali sulla
scena, dominati solo dal loro istinto e dalle emozioni.
Un’ultima domanda- prima di
congedarsi- investe l’aspetto musicale della pellicola, e il motivo
specifico che ha spinto Angelo a non prediligere una colonna sonora
vera e propria: come per la scelta delle inquadrature, anche la
musica non poteva che essere diegetica e scaturire direttamente
dalla pellicola stessa, dalle sue scene più cariche d’intensità, e
non dall’esterno; questo perché una vera e propria musica extra-
diegetica manipola ulteriormente- a livello emotivo- lo spettatore,
pilotandolo verso specifiche emozioni che deve suscitargli.
Parlando con l’Hollywood Reporter,
l’attore Topher Grace, recentemente apparso
in Interstellar, American
Ultra e accanto a Robert Redford e Cate Blanchett in
Truth, ha difeso
Spider-Man 3 della trilogia di Sam Raimi. Il film è ancora
oggi considerato il meno graffiante della serie, l’unico a non
aver ottenuto il successo sperato dagli autori.
“So che per Sony magari è stato
un buon prodotto, ma so anche che molte persone non lo hanno
gradito. Penso che Sam Raimi sia davvero talentuoso. Ricordo un
giorno in cui recitavo con la nona unità… Nona unità, capite? È
come far parte di una piccola cittadina e Raimi riesce a gestire
tutto. Vorrei vedere chi altro riuscirebbe a gestire un film
colossale come quello. Era il presidente di un piccolo Stato e
ha anche guadagnato un piccolo reddito nazionale lordo,
era una grossissima responsabilità e secondo me ha fatto un ottimo
lavoro su tutta la trilogia.”
Paramount Pictures ha rilasciato
due nuove clip della commedia horrror Scouts
Guide to the Zombie Apocalypse. Il film, in uscita il
30 ottobre in America, vede protagonista Tye Sheridan (X-Men:
Apocalypse), nella clip “Zombie Stripper” alle prese con uno
spogliarello piuttosto particolare. Segue a ruota “How to
build a fire”.
Nel cast anche Patrick
Schwarzenegger, Logan Miller (The Stanford Prison
Experiment), Joey Morgan, Sarah Dumont (Don John),
Halston Sage (Neighbors), Cloris Leachman (Young
Frankenstein, Butch Cassidy and the Sundance Kid)
e David Koechner (Anchorman, “The Office”). Alla
direzione Christopher Landon (Paranormal Activity: The
Marked Ones).
Le riprese di War
for the Planet of the Apes sono ufficialmente
iniziate e Matt Reeves, che torna alla regia dopo
aver diretto Apes Revolution – Il pianeta delle
scimmie, lo ha annunciato pubblicando una foto del
set su Twitter.
L’immagine ritrae due attori
impegnati con il motion capture, uno a piedi e uno su un cavallo,
su una spiaggia deserta all’alba.
Disney ha rilasciato un piccolo
teaser prima del trailer ufficiale di
Star
Wars il Risveglio della Forza, che vedremo questa
notte. Il trailer sarà trasmesso durante la
partita New York Giants vs. Philadelphia
Eagles alle 20.15 di lunedì sera negli USA, intorno
alle 2.00 in Italia.
Star Wars Il Risveglio della
Forzauscirà
sul grande schermo il 18 dicembre 2015 con un cast che include il
ritorno di Harrison
Ford, Carrie
Fisher, Mark
Hamill, Anthony
Daniels, Peter
Mayhew e Kenny Panettierecon
le nuove aggiunte John
Boyega, Daisy
Ridley, Adam
pilota, Oscar
Isaac, Andy
Serkis, Domhnall
Gleeson, Lupita
Nyong’o, Gwendoline
Christiee Max
von Sydow.
Grazie a Just Jared possiamo mostrarvi le nuove immagini
di Hunger Games: Il Canto della Rivolta – parte
2 con Jennifer Lawrence, Liam
Hemsworth, Natalie Dormer e il cast quasi al completo.
Hunger Games: Il Canto
della Rivolta – parte 2 è diretto da Francis
Lawrence da una sceneggiatura di Peter Craig e Danny Strong, e
comprende un acclamato cast composto dal premio Oscar Jennifer
Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson,
Elizabeth Banks, il premio Oscar Philip Seymour Hoffman, Jeffrey
Wright, Willow Shields, Sam Claflin e Jena Malone, con Stanley
Tucci e Donald Sutherland che riprendono i loro ruoli
in Hunger Games e Hunger Games: La
Ragazza di Fuoco.
A questo imponente cast si
aggiungono i co-protagonisti di Hunger Games: Il Canto
Della Rivolta – parte 1, il premio Oscar Julianne Moore,
Mahershala Ali, Natalie Dormer, Wes Chatham, Elden Henson ed Evan
Ross. Hunger Games: Il Canto della Rivolta – parte
2 sarà al cinema in Italia dal 19 novembre 2015.
EON Productions, Metro-Goldwyn-Mayer
Studios e Sony Pictures hanno rilasciato un nuovo spot TV
di Spectre.
Il film, diretto da Sam
Mendes (American Beauty,
Skyfall), uscirà nelle sale il prossimo 6 novembre.
Bond sarà impegnato a scoprire la terribile verità dietro
all’organizzazione criminale SPECTRE (aka Special Executive for
Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion), mentre M
combatte le forze politiche per tenere in vita i servizi
segreti.
A fianco di Daniel
Craig, che vedremo vestire i panni di James
Bond per la quarta volta, ci saranno Ben
Wishaw (nel ruolo di Q), Naomie
Harris (Moneypenny), Ralph
Fiennes (M), Christoph
Waltz (Oberhauser), Monica
Bellucci (Lucia Sciarra), David
Bautista (Mr. Hinx), Léa
Seydoux (Madeleine Swann) e Stephanie
Sigman (Estrella).
In che modo una star di Hollywood
esce a fare colazione, mostrando i suoi muscoli? Con una polo
piuttosto stretta, azzurra… È l’abbigliamento di Mark
Wahlberg, beccato la mattina del 16 ottobre, venerdì
scorso, da Just Jared a Brentwood,
California. L’attore quarantaquattrenne sarà nei cinema a Natale
con Daddy’s Home, insieme a Will
Ferrell.
Il network della The
CW ha diffuso il promo ufficiale di Arrow
4×03, il terzo episodio che si
intitolerà “Restoration” e che andrà in onda questa
settimana.
Alle ore 19.30 la Sala Sinopoli
ospita Les Rois du monde, primo
lungometraggio di Laurent Laffargue. Il regista
teatrale e attore – amante del teatro francese classico e
contemporaneo e dei drammaturghi anglofoni – porta sul grande
schermo una tragedia greca che presto assume i tratti del Western:
a Casteljaloux, una città nel Sud Ovest della Francia, Jeannot esce
di prigione con un unico pensiero, riconquistare Chantal, il grande
amore della sua vita. Mentre lui scontava la sua pena, la donna è
andata a vivere con il macellaio del paese. Nel cast, un
sorprendente Eric Cantona.
Oggi alle ore 20, incontro “da
brivido” fra due grandi autori del cinema di genere, il premio
Oscar William Friedkin e il maestro
dell’horror italiano Dario Argento. I due
sveleranno le reciproche influenze, le fonti di ispirazione, i
punti di contatto fra le loro opere: “Per me Dario è un regista
rivoluzionario” ha detto Friedkin. “I suoi film sono viaggi nella
disperazione ma pieni di ironia” ha spiegato Argento.