Tre uomini mascherati da Babbo
Natale vengono sorpresi da una volante della polizia appesi alla
parete di un palazzo durante la vigilia di Natale; vengono condotti
in questura, dove il commissario di turno cerca di farsi
raccontare, tra premesse e parentesi varie, le loro ragioni. Questa
è la premessa di La banda dei Babbi Natale,
prossimo film del trio comico di Aldo Giovanni e Giacomo al cinema
dal 17 dicembre. Sebbene la storia sia piuttosto banale e non si
possa parlare certo di grande innovazione, il film diretto da
Paolo Genovese e scritto a dodici mani dal
trio più Bariletti Bertacca e Preda, spicca nel panorama
cinematografico natalizio per brio e simpatia.
La banda dei Babbi
Natale punta tutto, com’è giusto, sul trio comico per
eccellenza, che per tecnica e risultato arriva a toccare vertici di
comicità fondati sulla parola e sulla messa in scena che una volta
si vedevano solo nel grande teatro di qualità, e che la
cinematografia contemporanea ci ha diseducati a vedere al
cinema.
La Banda dei Babbi Natale, il film
Sulla scia dei tre mattatori ruota
un cast eccezionale di donne, e pochi uomini, che tengono testa
senza cedere il passo ai protagonisti, ma prendendosi la scena in
divertenti e convincenti dialoghi; ai limiti del grottesco la
partecipazione di Mara Maionchi al film, nel ruolo
eccessivo della suocera di Giovanni, bigamo in difficoltà, diviso
tra due famiglie e senza apparente via di scampo. Ma la prima donna
in mezzo ai tre uomini è senza dubbio il commissario Angela
Finocchiaro, la splendida attrice reduce dallo
stra-successo di
Benvenuti al Sud, torna in questa commedia
natalizia in un ruolo che sintetizza in una sola persona il
poliziotto buono e quello cattivo, sempre con la solita diligente
leggerezza nella recitazione e la consueta misura nei gesti che
piace tanto al suo affezionato pubblico. Interessante anche la
presenza di diversi caratteri che ancora una volta fanno pensare al
teatro che conta: Massimo Popolizzo nel ruolo del
rigattiere imbroglione e Giorgio Colangeli in
quello del suocero possessivo e minaccioso.
Oltre al grande cast, la storia
risulta interessante soprattutto per la struttura frammentata che
riconduce i vari racconti dei singoli personaggi che
inevitabilmente si intrecciano alla conclusione e alla spiegazione
finale, che forse si ci aspettava più eclatante o meno scontata ma
che è in linea con i principi del film che mostrano un’umanità in
difficoltà, che sgomita per rimanere a galla senza mai perdere di
vista l’autoironia e un po’ di sano cinismo che si concretizza
nella citazione di Churcill nel finale. I nostri non si fanno
mancare neanche le citazione del grande cinema, e laddove la
parodia di Matrix
risulta eccessiva, senza dubbio le citazioni da
Il Grande Lebowski e da Le
Iene sono momenti davvero esilaranti a dimostrazione di
uomini di spettacolo che conoscono il loro mestiere ma anche quello
degli altri, riuscendo a sviluppare un discorso artistico personale
sempre molto valido.
Impossibile non menzionare la
colonna sonora eseguita addirittura da Mina, che impreziosisce un
film bello, per famiglie, esattamente il genere di commedia che si
vedrebbe a Natale, senza paura di incappare un commedie ridanciane
e scollacciate, che si tiene sempre sul film del buon gusto e che
pur sfociando in piccole parentesi surreali mantiene visibile la
firma del trio. Aldo Giovanni e Giacomo, seppure
non sono ancora ritornati alle altezze toccate con le primissime
pellicole offrono un bello spettacolo, un film leggero, dal quale
non si ci aspetta null’altro che passare un po’ di tempo in
compagnia a (sor)ridere con intelligenza.