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The International: la spiegazione del finale del film con Clive Owen

The International (2009) di Tom Tykwer è uno di quei film che mescolano azione, politica e finanza globale. Interpretato da Clive Owen e Naomi Watts, il film racconta un intrigo internazionale incentrato su una potente banca che finanzia traffici illeciti, rivoluzioni e guerre. Un racconto che affonda le radici nella realtà e che porta sullo schermo un tema sempre attuale: il potere delle istituzioni finanziarie e la difficoltà di fermarle.

The International si distingue per il ritmo serrato e per alcune sequenze iconiche, come la sparatoria al Guggenheim Museum di New York, che hanno contribuito a farne un piccolo cult per gli amanti del genere. La regia di Tom Tykwer utilizza una fotografia fredda e architetture monumentali per trasmettere il senso di oppressione e complotto che circonda i protagonisti.

finale del film ambiguo e aperto a interpretazioni. Cosa significa davvero l’epilogo? E perché i protagonisti sembrano non ottenere una vera vittoria? In questo articolo analizziamo la conclusione di The International per chiarirne il senso e il messaggio che lascia allo spettatore.

Trama di The International

Il film segue l’agente dell’Interpol Louis Salinger (Clive Owen) e l’assistente procuratore di Manhattan Eleanor Whitman (Naomi Watts), impegnati in un’indagine che li porta a scoprire i legami tra la potente banca International Bank of Business and Credit (IBBC) e traffici illeciti di armi, corruzione politica e destabilizzazione di interi governi. Salinger e Whitman sono convinti che l’istituto finanziario agisca come un vero e proprio broker del crimine globale, ma ogni volta che cercano di raccogliere prove o testimonianze assistono a omicidi sospetti e depistaggi.

Le loro ricerche li conducono da Berlino a Lussemburgo, da Milano a New York, fino a Istanbul, in un crescendo di tensione e colpi di scena. Emblematica è la lunga sequenza al Guggenheim Museum di New York, in cui Salinger e un suo informatore vengono presi d’assalto da sicari della banca: un momento spettacolare che mostra come il potere dell’IBBC possa arrivare ovunque.

entre l’indagine si allarga, Salinger comprende che il problema non è solo un gruppo di dirigenti corrotti, ma l’intero sistema finanziario che permette a una banca di diventare arbitro di guerre e rivoluzioni. L’agente vede morire alleati e informatori, fino a restare isolato e ossessionato dall’idea di fermare l’IBBC a ogni costo. La trama, scandita da location monumentali e atmosfere fredde e geometriche, accompagna lo spettatore dentro una spirale di intrighi internazionali in cui la verità sembra sempre sfuggire e la giustizia legale mostra tutti i suoi limiti.

Spiegazione del finale di The International

Nel finale di The International l’agente dell’Interpol Louis Salinger (Clive Owen) arriva a una dolorosa consapevolezza: la IBBC, la banca che sta indagando da anni, è troppo potente per essere fermata attraverso i canali legali. Dopo aver visto morire testimoni chiave e fallire ogni tentativo di incriminazione, capisce che l’unico modo per ottenere giustizia è agire fuori dal sistema.

Guidato dal suo contatto Wilhelm Wexler, Salinger rintraccia il presidente della banca, Jonas Skarssen, durante una partita di Go con il figlio a Istanbul. La scena è volutamente intima e simbolica: il gioco di strategia rappresenta il potere e la pianificazione fredda della IBBC. In un atto estremo, Salinger uccide Skarssen, realizzando la sua vendetta personale ma segnando anche il punto di non ritorno nella sua missione.

La sequenza dei titoli di coda mostra una serie di prime pagine di giornale: grazie alle informazioni raccolte e consegnate alla stampa, le attività criminali della IBBC diventano di dominio pubblico. La banca sopravvive ma è ora sottoposta a un’indagine del Senato USA e a un’ondata di controlli che ne minano il prestigio. Tuttavia, un nuovo e più aggressivo presidente prende il posto di Skarssen, suggerendo che l’istituto continuerà le sue pratiche corruttive.

Il senso dell’epilogo è amaro: Salinger ottiene il suo obiettivo immediato ma non cambia davvero il sistema. Il film suggerisce che la giustizia tradizionale è insufficiente contro poteri globali e intoccabili e che, quando “il fine giustifica i mezzi”, la vittoria rischia di essere solo un trionfo di Pirro. L’investigatore si libera del suo nemico ma resta un mondo instabile e corrotto, lasciando lo spettatore con un senso di frustrazione e riflessione sul prezzo morale delle azioni radicali.

Significato del finale

Il finale di The International porta con sé un forte significato tematico. Il film mostra i limiti del sistema legale e politico nel perseguire organizzazioni finanziarie globali come la IBBC: anche quando emergono prove e scandali, il potere dell’istituto resta intatto e si rigenera sotto nuovi vertici.

Salinger, costretto a operare fuori dalla legge dopo aver visto fallire ogni tentativo istituzionale, sceglie la vendetta personale sacrificando i propri ideali. È l’applicazione del principio “il fine giustifica i mezzi”: la sua azione ottiene un risultato concreto, ma al prezzo di rinunciare al percorso legale e rischiando di alimentare un mondo più instabile e caotico.

Questa conclusione lascia allo spettatore un senso di vittoria di Pirro. La IBBC continua a esistere, sotto inchiesta ma ancora attiva, mentre le cause strutturali della corruzione globale rimangono irrisolte. In questo modo The International non offre un epilogo rassicurante ma uno spunto di riflessione sul potere delle istituzioni e sull’efficacia – o inefficacia – delle regole quando si affrontano forze enormemente più grandi del singolo individuo.

La valle dei sorrisi: 5 motivi per andare a vedere al cinema l’horror italiano in uscita

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Il cinema horror italiano torna a far parlare di sé con La Valle dei Sorrisi, il nuovo lungometraggio diretto da Paolo Strippoli, già autore di A Classic Horror Story e Piove. Classe 1993, il regista continua a esplorare le inquietudini del genere con un’opera che mescola atmosfere folkloriche e inquietudini contemporanee, portando lo spettatore in un luogo sospeso tra realtà e leggenda.

Ambientato a Remis, un paesino isolato tra le montagne dove gli abitanti sembrano vivere in una felicità innaturale, il film segue le vicende di Sergio Rossetti (Michele Riondino), nuovo insegnante di educazione fisica con un passato tormentato. L’incontro con Michela (Romana Maggiora Vergano), la giovane locandiera, lo conduce a scoprire l’oscuro segreto del paese: un rituale settimanale che ruota attorno a Matteo Corbin (Giulio Feltri), adolescente in grado di assorbire il dolore altrui, venerato come “l’angelo di Remis”. Il tentativo di salvarlo scatenerà le forze più oscure della comunità.

Perché è il film di genere che i cinefili italiani chiedono a gran voce

Michele Riondino in La valle dei sorrisi

Da anni il pubblico e la critica invocano un ritorno deciso del cinema di genere in Italia, soprattutto dell’horror, tradizione gloriosa che ha regalato al mondo autori come Mario Bava e Dario Argento. Con La Valle dei Sorrisi (la nostra recensione), Paolo Strippoli raccoglie questa eredità e la rilancia, dimostrando che anche oggi si possono realizzare opere capaci di parlare a un pubblico internazionale senza rinunciare all’identità italiana. Per chi ama il brivido sul grande schermo, questo è già un motivo sufficiente per non perdere l’uscita del film il 17 settembre 2025.

Per la bravura di Michele Riondino e Romana Maggiora Vergano

Michele Riondino e Romana Maggiora Vergano in La Valle dei Sorrisi
Michele Riondino e Romana Maggiora Vergano in La Valle dei Sorrisi

Il cast de La Valle dei Sorrisi è guidato da Michele Riondino, attore tra i più versatili della scena italiana, capace di passare dal dramma intimista al thriller con intensità e misura. Al suo fianco c’è Romana Maggiora Vergano, giovane promessa del cinema italiano già apprezzata per sensibilità e naturalezza. La loro alchimia sullo schermo dà forza emotiva alla storia, rendendo ancora più coinvolgente il mistero che avvolge il paese di Remis.

Per l’ambientazione suggestiva e inquietante

Giulio Feltri ne La Valle dei Sorrisi
Giulio Feltri ne La Valle dei Sorrisi

Il paesino di Remis, incastonato tra le montagne, è molto più di uno sfondo: diventa un personaggio a sé, con le sue strade silenziose, la natura che isola e protegge, e quell’atmosfera sospesa che alimenta il senso di mistero. Paolo Strippoli utilizza l’ambientazione come strumento narrativo, trasformando la valle in un luogo carico di tensione e simbolismo. Un contesto che rende l’esperienza in sala ancora più immersiva e perturbante.

Per il rituale inquietante che mescola folklore e horror

La valle dei sorrisi

Al centro della trama c’è un rituale oscuro: una volta a settimana, gli abitanti di Remis si radunano per abbracciare Matteo Corbin, l’adolescente capace di assorbire il dolore degli altri. Questa pratica, tanto affascinante quanto disturbante, richiama le atmosfere del folklore popolare e le innesta in una narrazione horror contemporanea. Un’idea narrativa potente, che offre allo spettatore il brivido dell’ignoto e la suggestione di un mito moderno.

Per una grande produzione tutta italiana e l’uscita in sala

La valle dei sorrisi

La Valle dei Sorrisi è sostenuto da una produzione solida che vede coinvolti Fandango, Vision Distribution, Nightswim, Spok e la collaborazione di Sky, con il contributo del MIC e delle Film Commission regionali. Una filiera produttiva che dimostra come il cinema di genere possa avere radici forti anche in Italia. Non si tratta di un’uscita limitata: il film sarà distribuito da Vision Distribution in tutti i cinema italiani a partire dal 17 settembre 2025, offrendo al pubblico l’occasione di vivere l’esperienza horror come merita, sul grande schermo.

Con la regia di Paolo Strippoli, un cast guidato da Michele Riondino e Romana Maggiora Vergano, un’ambientazione che trasforma il paesino di Remis in un luogo di puro mistero e un rituale capace di mescolare folklore e paura, La Valle dei Sorrisi si presenta come un appuntamento imperdibile per gli amanti dell’horror italiano. La forza della produzione e la distribuzione nazionale garantiscono un’esperienza cinematografica di grande impatto. Dal 17 settembre 2025, l’appuntamento è al buio della sala: la valle vi aspetta.

Ballerina ha una scena dopo i titoli di coda?

Ballerina ha una scena dopo i titoli di coda?

L’universo di John Wick si espande con il suo primo spin-off cinematografico, e l’introduzione di Ana de Armas nel ruolo di Eve Macarro preannuncia un futuro entusiasmante, che potrebbe lasciare gli spettatori con la curiosità di vedere la scena post-crediti di Ballerina. Il quinto film della serie d’azione vede il ritorno di Keanu Reeves nei panni di John Wick, ma questa volta solo in un ruolo secondario. Ballerina è la storia delle origini di Eve Macarro, una guardia del corpo dei Ruska Roma che intraprende un viaggio per vendicarsi del Cancelliere e della sua setta per il loro ruolo nella morte dei suoi genitori.

Con il film che si inserisce nella John Wick timeline tra il terzo e il quarto capitolo della serie principale, lo spin-off contribuisce a colmare le lacune tra le precedenti produzioni con Keanu Reeves. Tuttavia, Ballerina non è appesantito dai collegamenti con il franchise né eccessivamente preoccupato di preparare il terreno per John Wick: Chapter 4. È più concentrato sul raccontare la storia di Eve e lasciarla in un punto in cui il pubblico potrebbe vedere il personaggio di Ana de Armas tornare in film futuri. Dato l’uso hollywoodiano delle scene dopo i titoli di coda, che nemmeno John Wick ha ignorato, c’era la possibilità che Ballerina ne avesse una.

Ballerina non ha una scena dopo i titoli di coda

Ballerina
Foto di Murray Close/Lionsgate/Murray Close/Lionsgate – © 2025 Lionsgate

Ma dovreste comunque restare

È confermato che non ci sono scene dopo i titoli di coda in Ballerina. Il film termina senza l’inserimento di scene durante o dopo i titoli di coda. Mentre molti spin-off e sequel di franchise hanno utilizzato scene dopo i titoli di coda per concludere una trama in sospeso, inserire una gag divertente o preparare il terreno per futuri capitoli, i registi e i produttori di Ballerina hanno deciso che in questo caso era meglio non includerne una.

Ciò significa che chiunque guardi Ballerina al cinema o in streaming non deve preoccuparsi di perdersi una scena fondamentale nascosta nei titoli di coda. Tuttavia, è comunque consigliabile rimanere seduti fino alla fine. È un ottimo modo per vedere i nomi di tutti coloro che hanno lavorato duramente al film. I titoli di coda includono anche una canzone originale intitolata “Hand That Feeds” di Halsey e Amy Lee, la cantante degli Evanescence. Questo è un motivo sufficiente per rimanere fino alla fine dei titoli di coda di Ballerina.

La decisione di Ballerina di non inserire scene dopo i titoli di coda è in linea con la maggior parte del franchise

Ana de Armas in Ballerina (2025)
Foto di Murray Close/Lionsgate/Murray Close/Lionsgate – © 2025 Lionsgate

John Wick ha già inserito scene dopo i titoli di coda

L’assenza di scene dopo i titoli di coda in Ballerina non è così sorprendente, vista la storia del franchise. I primi tre film di John Wick non includevano scene aggiuntive dopo il finale. Ballerina diventa ora il quarto dei cinque film di John Wick a non includere una scena dopo i titoli di coda. L’unico film della serie a farlo è stato il quarto. La scena dopo i titoli di coda di John Wick 4 prepara il terreno per il prossimo spin-off su Caine con Donnie Yen.

John Wick 4 ha fatto sembrare più probabile che Ballerina potesse includere una scena dopo i titoli di coda. Con la serie che finalmente si è avventurata in queste acque, il pubblico ora sa che uno di questi tag è possibile in questa serie. Questo film avrebbe potuto utilizzare una scena post-crediti per stuzzicare ulteriormente il futuro di Ana de Armas nella serie, preparare un altro film spin-off per uno dei membri del cast di Ballerina, o anche suggerire cosa potrebbe accadere in John Wick 5.

Perché Ballerina ha fatto bene a non includere una scena dopo i titoli di coda

Ballerina

Il finale è sufficiente

Ci sono diversi buoni motivi per cui Ballerina non include una scena dopo i titoli di coda. Lionsgate e i produttori del franchise sperano che questo possa dare il via a un nuovo franchise all’interno della saga di John Wick, ma i piani per un sequel non sono ancora confermati, anche se Keanu Reeves ha delle idee. Includere una scena dopo i titoli di coda potrebbe ritorcersi contro se il franchise non dovesse avere successo. È meglio per tutti vedere come si comporta Ballerina da solo e prendere una decisione sul sequel da lì. Qualunque cosa accada in seguito, non c’è il rischio che il pubblico si senta tradito.

Vale anche la pena notare che la fine di Ballerina è praticamente una scena post-crediti. Senza entrare in spoiler su come si conclude la storia di Eve, ci sono molti indizi sul futuro. Una scena post-crediti adeguata avrebbe potuto sembrare superflua. Il pubblico dovrebbe già avere una chiara comprensione di ciò che accadrà in seguito senza che il finale di Ballerina risulti incompleto. È un’ottima posizione per il franchise, soprattutto perché elimina la possibilità che gli spettatori si perdano qualcosa di importante.

John Wick, la cronologia completa della saga: quando sono ambientati i vari film e spin-off

  • I film e gli spin-off di John Wick hanno una linea temporale unica, con la serie TV The Continental ambientata 40 anni prima di John Wick.
  • Il retroscena di John Wick rivela la sua infanzia, il suo addestramento e come è diventato Baba Yaga, mentre i primi tre film si svolgono nell’arco di una settimana.
  • Lo spin-off Ballerina è ambientato tra John Wick: Capitolo 3 e Capitolo 4, con Ana de Armas che si allena per diventare un’assassina al fianco di John Wick.

I film della serie John Wick e i loro spin-off sono stati distribuiti nell’arco di un decennio in ordine cronologico, ma la linea temporale all’interno dell’universo narrativo è molto diversa. La saga d’azione di Chad Stahelski, che include lo spin-off televisivo The Continental e il film Ballerina, con Ana de Armas, in uscita prossimamente, ha conquistato il mondo nel 2014 e ha riportato Keanu Reeves ai livelli di fama di una superstar nei panni dell’assassino d’élite John Wick. Ogni episodio si è basato sulla complessa tradizione e sulla costruzione del mondo che hanno reso la serie così unica, tra cui oscure cricche, l’Alto Consiglio e i suoi membri segreti, nonché The Continental e hotel simili per killer a pagamento.

Con le voci che John Wick Chapter 5 sarà realizzato con Reeves, i film di John Wick potrebbero continuare per diversi anni. Stahelski ha idee per almeno 9 film di John Wick, dimostrando che il franchise ha materiale forte per storie che vanno oltre il piano di vendetta di John Wick contro l’Alto Consiglio, che si pensava fosse stato risolto in John Wick: Capitolo 4. Ecco la cronologia presentata nei film e negli spin-off, sia in ordine cronologico, sia in relazione agli sviluppi narrativi che si svolgono nella ricerca di vendetta di Baba Yaga e nella conservazione della memoria di sua moglie.

Film e spin-off di John Wick in ordine cronologico

John Wick

Come guardare lo svolgersi della storia di John Wick

Guardare la serie John Wick in ordine cronologico è piuttosto semplice, almeno per quanto riguarda i quattro film principali della serie. John Wick fino a John Wick Chapter 4 sono tutti ambientati più o meno nello stesso anno, che non viene mai specificato ma che si ritiene essere il 2014 o il 2015, in correlazione con l’uscita del primo film.

La timeline della serie e l’ordine cronologico di visione iniziano a diventare più complessi con gli spin-off attuali e quelli in programma.

La timeline della serie e l’ordine cronologico di visione iniziano a diventare più complessi con gli spin-off attuali e quelli in programma. La serie TV spin-off prequel, The Continental: From The World Of John Wick, è stata pubblicata nel 2023, ma è ambientata negli anni ’70 e racconta la storia di Winston e di come è diventato l’uomo che vediamo nei film principali. Il prossimo spin-off John Wick Presents: Ballerina è previsto per il 2025, ma sarà ambientato tra John Wick Chapter 3: Parabellum e John Wick: Chapter 4.

La serie TV The Continental è ambientata negli anni ’70

The Continental

La prima serie TV di John Wick è ambientata decenni prima dei film

Per quanto riguarda la posizione di The Continental nella John Wick timeline, lo spin-off è ambientato oltre 40 anni prima degli eventi di John Wick, quando Winston Scott è un giovane che va in guerra contro Cormac (Mel Gibson) per la morte di suo fratello e alla fine prende il controllo di The Continental. Situato in un contesto di scioperi, ondate di criminalità e corruzione dilagante nelle strade di New York City, l’hotel degli assassini non è così affascinante come nei film di John Wick, ma la storia delle origini ridefinisce il retroscena dell’Alto Tavolo di Winston e mostra come l’hotel sia diventato il Continental più potente del mondo.

Il passato di John Wick: l’addestramento da mercenario e come ha lasciato

The Continental: From The World of John Wick

La sua vita di violenza è iniziata nell’Unione Sovietica

Secondo le informazioni raccolte da John, Winston e il Direttore nei film, John è nato come Jardani Jovonovich nella Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa dell’Unione Sovietica. È rimasto orfano in giovane età e ha lasciato il suo villaggio di Padhorje per andare a vivere con Winston, un vecchio amico di suo padre. Alla fine, ha preso il suo posto nella Ruska Roma, una potente organizzazione criminale controllata dal Direttore. La serie a fumetti John Wick rivela che ha anche trascorso un periodo significativo a El Sauzel, in Messico, durante la sua adolescenza.

Anche se erano passati anni dall’ultima volta che aveva dovuto usare le sue abilità, dopo l’uccisione del cucciolo, John Wick ha dimostrato il suo status leggendario tornando subito in azione come se il tempo non fosse mai passato.

Sotto l’occhio vigile del Direttore, John ha imparato le arti marziali, l’uso di varie armi, il combattimento corpo a corpo, lo spionaggio, la guida tattica e tutto ciò che è necessario per diventare un killer di livello mondiale. Alla fine, entrò in conflitto con il Direttore, commise un crimine non specificato e fu imprigionato. Dopo il suo rilascio, divenne uno dei principali esecutori del sindacato criminale russo a New York, e fu in questo periodo che si guadagnò il soprannome di “Baba Yaga”. Gli fu concesso di abbandonare quello stile di vita e di sposare una giovane donna di nome Helen solo dopo aver completato un “compito impossibile” assegnatogli dal capo del sindacato.

John riuscì a portare a termine questo compito con l’aiuto di Santino D’Antonio della Camorra, ed è così che gli rimase debitore del marchio di sangue che si vede in John Wick: Chapter 2. John visse con Helen nel New Jersey per circa cinque anni prima che lei morisse a causa di una grave malattia, e in quel momento lei gli regalò un cucciolo per ricordarla e per ricordare i momenti felici. Anche se erano passati anni dall’ultima volta che aveva dovuto usare le sue abilità, dopo che il cucciolo fu ucciso, John Wick dimostrò il suo status leggendario tornando subito in azione come se il tempo non fosse mai passato.

John Wick 1, 2 e 3 si svolgono nell’arco di una settimana

John Wick 3 - Parabellum sequel
Keanu Reeves e Halle Berry in John Wick 3 – Parabellum
Foto di Mark Rogers – © Lionsgate

Il tempo passa molto lentamente nella trilogia iniziale di John Wick

Secondo Collider, Staheski ha spiegato che la linea temporale di John Wick per i primi tre film è incredibilmente breve, con solo una o due settimane che passano tra l’inizio di John Wick e la fine di John Wick: Chapter 3 – Parabellum:

“Beh, abbiamo pensato che i primi tre film si svolgessero quasi tutti in una settimana, una settimana e mezzo, più o meno”.

John Wick inizia con Iosef Tarasov (Alfie Allen), il figlio del precedente datore di lavoro di John Wick, che uccide un cucciolo regalato a John dopo la morte di sua moglie, il che innesca una serie di eventi che portano “Baba Yaga” a uscire dal pensionamento e a dare la caccia a Viggo Tarasov (Michael Nyqvist) e alla sua intera banda, mentre sulla sua testa pende una grossa taglia.

Gli eventi frenetici che si susseguono in un arco di tempo così breve creano un senso di urgenza e tensione.

Dopo aver ucciso Tarasov, John si ritrova a cercare aiuto da Winston (Ian McShane), il direttore dell’hotel per assassini noto come The Continental in John Wick: Chapter 2, che gli ricorda il codice di condotta inerente al loro mondo criminale. Il pensionamento continua a sfuggire a John quando Santino D’Antonio, ansioso di ottenere un posto all’Alto Tavolo, gli chiede un favore con un marker d’oro, che lo obbliga a recarsi a Roma per assassinare sua sorella, leader dell’organizzazione criminale Camorra. Questa decisione rende John Wick “scomunicato” e porta la misteriosa gilda degli assassini a mettere una taglia di 14 milioni di dollari sulla sua testa.

Con tutti i principali assassini allertati, John deve trovare un modo per sopravvivere contro di loro in una serie di combattimenti che lo porteranno in giro per New York City. Quando l’Arbitro, un ambasciatore dell’Alto Consiglio, ritiene che sia Winston che John abbiano agito contro gli standard dell’organizzazione, i due vengono minacciati di morte. Fingendo la propria morte, John fugge da New York City e viaggia all’estero per rovesciare l’Alto Consiglio una volta per tutte.

L’assenza di un salto temporale significativo mantiene lo slancio dei film e, anche se John intraprende un’avventura intorno al mondo, tutti gli eventi frenetici che si susseguono in un lasso di tempo così breve creano un senso di urgenza e tensione.

Il film spin-off di John Wick, Ballerina, è ambientato tra il terzo e il quarto capitolo

Ana de Armas in Ballerina (2025)
Foto di Murray Close/Lionsgate/Murray Close/Lionsgate – © 2025 Lionsgate

Il prossimo film incentrato su Rooney sarà sia un sequel che un prequel

Il prossimo spin-off di John Wick, John Wick Presents: Ballerina, si colloca tra John Wick: Chapter 3 – Parabellum e John Wick: Chapter 4. Segue Rooney, interpretata da Ana de Armas, la ballerina titolare (originariamente interpretata da Unity Phelan in John Wick 3) che si allena per diventare un’assassina proprio come Baba Yaga, con una piccola parte per la famigerata assassina che la guida nel suo viaggio. Secondo Entertainment Weekly, Reeves ha deciso quando si sarebbe svolto lo spin-off di John Wick, determinando non solo come il personaggio di Armas si sarebbe inserito nella timeline di John Wick, ma anche quanto la star del franchise sarebbe stata coinvolta e in che veste.

Armas si è allenata intensamente per le sue scene d’azione, che senza dubbio rivaleggeranno con quelle del film originale.

È possibile che Reeves volesse apparire nel film in un ruolo non d’azione e concentrarsi maggiormente su alcune scene chiave con Armas. “Ho avuto modo di lavorare con Ana de Armas e il regista Len Wiseman, e avevano una sceneggiatura fantastica”, ha dichiarato Reeves, indicando che la collaborazione potrebbe aver riguardato più gli elementi drammatici della trama che le eleganti coreografie dei combattimenti. Naturalmente, i fan possono comunque aspettarsi molto di tutto ciò, dato che Armas si è allenata intensamente per le sue scene d’azione che senza dubbio rivaleggeranno con quelle del film originale.

John Wick: Chapter 4 si svolge sei mesi dopo John Wick 3

John Wick 4
Keanu Reeves in John Wick 4. Foto di Murray Close/Lionsgate – © 2022 Lionsgate

Il quarto film presenta il primo salto temporale della serie

Mentre la maggior parte dei film di John Wick si svolge in un arco di tempo relativamente breve, John Wick: Capitolo 4 si svolge ben sei mesi dopo John Wick: Capitolo 3 – Parabellum. Dopo aver combattuto con le forze speciali dell’Alto Consiglio sul territorio del Continental ed essere stato “colpito” da Winston, John Wick deve riprendersi con l’aiuto del Bowery King prima di cercare vendetta.

Era opportuno sottolineare che anche John Wick ha bisogno di riprendersi e riflettere sulla sua prossima mossa contro l’Alto Consiglio.

È a questo punto che decide di scatenare tutta la sua vendetta contro l’Alto Consiglio, e l’organizzazione decide di sostenere il marchese Vincent de Gramont (Bill Skarsgård) in un duello contro Baba Yaga che, se perderà, permetterà a John di essere libero per sempre. I film di John Wick sono noti per essere eccessivamente violenti e iper-stilizzati, con il loro eroe titolare che sopravvive a pugni, calci e colpi di pistola ripetuti, ma che continua comunque a perseguire senza sosta la sua preda. Era opportuno sottolineare che anche John Wick ha bisogno di riprendersi e riflettere sulla sua prossima mossa contro l’Alto Consiglio.

John Wick: Chapter 4 ha mostrato un significativo ritorno alla traiettoria del film originale, quando John cercava attivamente vendetta piuttosto che passare il tempo a essere braccato per essersi opposto ai suoi superiori e aver smantellato attivamente le regole sociali e le relazioni che governano la loro peculiare società criminale.

Come sarà il futuro della timeline di John Wick

John Wick 4 significato film
Keanu Reeves in John Wick 4. Foto di Murray Close/Lionsgate – © 2022 Lionsgate

Ci sono ancora altre storie dal mondo di John Wick in arrivo

Nonostante la morte di John Wick alla fine di John Wick: Capitolo 4, ci sono ancora diversi film e potenziali spin-off televisivi in programma per l’universo di John Wick. Tuttavia, mentre alcuni sono confermati, altri sono ancora nelle prime fasi di sviluppo o sono stati anticipati ma non hanno ancora ricevuto il via libera. Il prossimo film noto di John Wick è, ovviamente, John Wick Presents: Ballerina, che è già in fase avanzata e uscirà nel 2025. Ballerina è entrato in post-produzione all’inizio del 2023, anche se nel 2024 sono state lavorate alcune sequenze extra.

Il prossimo film confermato dopo Ballerina sarà John Wick: Chapter 5, che ha avuto un percorso di sviluppo incredibilmente interessante. Inizialmente era stato confermato nel 2020, ma sia Keanu Reeves che il produttore Chad Stahelski hanno poi inviato segnali contrastanti sulla sua effettiva realizzazione, soprattutto dopo il finale scioccante di John Wick: Chapter 4. Ora sembra però che il progetto stia definitivamente andando avanti, dato che Lionsgate ha confermato che il lavoro sulla sceneggiatura è ripreso dopo la risoluzione degli scioperi SAG-AFTRA e WGA del 2023.

Ci sono diversi progetti che sono stati anticipati come potenziali nuovi film o serie TV di John Wick.

Oltre a questo, ci sono diversi progetti che sono stati anticipati come potenziali nuovi film o serie TV di John Wick. La Lionsgate ha confermato che sono in fase di sviluppo altri spin-off, anche se finora i dettagli al riguardo sono stati tenuti segreti. Questi potrebbero includere potenziali crossover con i film Atomic Blonde e Nobody (anche se questi sono improbabili, nonostante le menti creative dietro di essi sembrino interessate).

Poiché Ballerina è il primo John Wick spin-off incentrato su un personaggio introdotto nei quattro film principali, i futuri spin-off seguiranno probabilmente lo stesso percorso. Alcuni di quelli che sono stati anticipati includono un film su Sofia, basato sul personaggio di Halle Berry in John Wick 3, un film su Bowery King di Laurence Fishburne e un film potenzialmente intitolato Akira and Caine, che fornirebbe maggiori dettagli sul passato della coppia protagonista. Tuttavia, fino a quando questi non saranno confermati, non è chiaro dove si inserirebbero nella cronologia di John Wick.

Cosa è successo davvero alla madre di Eve Macarro in Ballerina?

Cosa è successo davvero alla madre di Eve Macarro in Ballerina?

Sebbene non compaia in Ballerina, la madre di Eve Macarro riveste un ruolo importante nella trama del film. All’inizio del film, Eve e suo padre conducono una vita tranquilla dopo essere fuggiti dalla Setta, i principali antagonisti di Ballerina. Tuttavia, la loro pace viene presto interrotta quando la Setta li rintraccia. Nonostante opponga una strenua resistenza, il padre di Eve muore all’inizio del film. Fortunatamente, però, Eve non viene catturata dalla Setta, ma diventa invece membro della Ruska Roma.

Dodici anni dopo, Eve decide di intraprendere una missione per vendicare la morte di suo padre. Durante questa missione, Eve incontra sua sorella, che suo padre aveva deciso di non portare con sé durante la fuga perché era troppo integrata nella Setta. Inoltre, anche la madre di Eve viene menzionata in Ballerina, ma la sua sorte rimane sconosciuta. Alla fine di Ballerina, Eve uccide il Cancelliere, ma il Culto potrebbe ancora svolgere un ruolo importante nei futuri film di John Wick. Pertanto, la madre di Eve potrebbe potenzialmente apparire in un possibile sequel di Ballerina.

Il Cancelliere sostiene che la madre di Eve sia stata uccisa dal Culto

Il Cancelliere mente sul destino della madre di Eve in Ballerina?

Secondo il Cancelliere, che guida il Culto, la madre di Eve è morta. Tuttavia, le sue parole non dovrebbero essere prese per vere, motivo per cui vale ancora la pena esaminare cosa sia realmente accaduto alla madre di Eve. In Ballerina, il Cancelliere sostiene che la madre di Eve “ha pagato il prezzo” per la diserzione di suo padre. Ovviamente, questo fa sembrare che sia stata uccisa dopo la fuga di Eve e suo padre, ma è possibile che sia stata punita in modo diverso.

È più probabile che la madre di Eve fosse in realtà completamente fedele al Culto, motivo per cui suo padre non è fuggito con tutta la famiglia.

Sebbene non si sappia molto della madre di Eve, sembra che fosse un membro importante del Culto. Pertanto, sarebbe sorprendente se il Cancelliere avesse deciso di ucciderla o anche solo di punirla. È più probabile che la madre di Eve fosse in realtà completamente fedele al Culto, motivo per cui suo padre non è fuggito con tutta la famiglia. Se così fosse, allora l’affermazione del Cancelliere secondo cui la madre di Eve “ha pagato il prezzo” in Ballerina è probabilmente solo una bugia.

La madre di Eve Macarro potrebbe essere ancora viva?

Ballerina
Foto di Murray Close/Lionsgate/Murray Close/Lionsgate – © 2025 Lionsgate

Il destino della madre di Eve rimane un mistero

Poiché non viene mai confermato che la madre di Eve sia morta in Ballerina, è molto probabile che sia ancora viva. Dopotutto, l’inizio del film fa anche pensare al pubblico che la sorella di Eve sia morta, prima che venga rivelato che in realtà si tratta di Lena. Il fatto che Lena sia un membro importante del Culto è un altro motivo per cui anche la madre di Eve è probabilmente completamente fedele al gruppo. In Ballerina, Lena e il Cancelliere hanno chiaramente un buon rapporto di lavoro.

Prima della sua morte, sembra che il Cancelliere si fidi di Lena più di molti altri membri della setta. Ordina ai suoi uomini di ucciderla solo perché Eve avrebbe ovviamente complicato il loro rapporto. Pertanto, il ruolo di Lena nel film suggerisce che anche la madre di Eve sia un membro importante del Culto. Anche se apparentemente non è nella città in Ballerina, potrebbe rintracciare Eve in un potenziale sequel. Nel complesso, sulla base di tutti gli indizi, sarebbe sorprendente se il Cancelliere avesse effettivamente ucciso la madre di Eve.

Il finale di Ballerina potrebbe nascondere un legame segreto con la madre di Eve

Ana de Armas in Ballerina
Ana de Armas in Ballerina. Courtesia di Lionsgate – © Lionsgate

Il regista di Ballerina vuole che la madre di Eve sia viva

Oltre agli indizi nel film, anche i commenti del regista di Ballerina, Len Wiseman, sulla madre di Eve suggeriscono che in realtà non sia morta. Wiseman ha rivelato che Eve aveva effettivamente incontrato sua madre in una prima bozza della sceneggiatura. Anche se la versione finale del film suggerisce che sia morta, lo stesso regista ha ammesso che non si può mai sapere chi sia davvero morto nella serie di John Wick. Inoltre, Wiseman ha ipotizzato che la madre di Eve possa aver messo una taglia su di lei alla fine di Ballerina. Ha detto:

A un certo punto avevo scritto [nella sceneggiatura] che lei incontra sua madre, ma non ci siamo mai arrivati. Forse avremmo girato la scena, ma è sempre qualcosa che sentiamo dire, che sua madre è morta, ma in questo mondo non si sa mai chi è davvero morto. C’era un elemento per cui, quando Eve riceve la taglia alla fine, non sappiamo necessariamente chi l’abbia messa. E se quella strada ha portato a questo, forse è stata sua madre [a metterla sotto tiro]. Sarebbe brutale.

Sua madre dovrà comunque tornare in quel villaggio e vederlo decimato, e sua figlia uccisa. Quindi le ramificazioni possono assumere molte forme diverse.

Sulla base dei commenti di Wiseman, sarebbe scioccante se la madre di Eve non apparisse in un futuro progetto della John Wick franchise. Se venisse realizzato un sequel di Ballerina, avrebbe perfettamente senso che la madre di Eve avesse un ruolo di primo piano. Forse diventerà la nuova leader della setta e darà la caccia a Eve. Pertanto, anche se il pubblico è portato a credere che la madre di Eve sia morta in Ballerina, è molto probabile che sia ancora viva.

Il culto in Ballerina spiegato: da quanto tempo esiste e come si collega all’Alto Tavolo

Nel classico stile di John Wick, Eve Macarro, interpretata da Ana de Armas, affronta molti, molti nemici in Ballerina. La maggior parte di questi nemici fa parte di un gruppo chiamato Cult, che ha un rapporto unico con le famiglie che servono sotto l’Alto Consiglio. Alla fine di Ballerina, Eve ha effettivamente bisogno dell’aiuto di John Wick per portare a termine con successo la sua missione di vendetta. Le difficoltà di Eve nel film lo distinguono dagli altri John Wick, poiché lei non è chiaramente abile come l’iconico personaggio interpretato da Keanu Reeves.

Dopo aver visto il talentuoso John Wick sconfiggere centinaia di nemici in quattro film, questo è un cambiamento rinfrescante per la serie. Di conseguenza, le recensioni di Ballerina sono state piuttosto positive.

Il ruolo del Culto in Ballerina e chi ne fa parte

Il padre, la madre e la sorella di Eve erano tutti membri del Culto

Il Culto viene presentato proprio all’inizio di Ballerina, quando Eve è ancora una bambina. Durante il prologo del film, viene rivelato che il padre di Eve ha lasciato il Culto e l’ha portata con sé. Sembra che abbiano vissuto una vita tranquilla per un po’ di tempo, ma il Culto, guidato dal Cancelliere interpretato da Gabriel Byrne, alla fine li rintraccia. Una notte, diversi membri del Culto irrompono nella loro casa e attaccano il padre di Eve. Lui combatte valorosamente e, con l’aiuto di Eve, elimina tutti gli assassini mandati per ucciderlo.

Tuttavia, il padre di Eve rimane ferito nella lotta e alla fine soccombe alle ferite. Dopo questa tragica morte, il film fa un salto in avanti di 12 anni e mostra Eve che si allena con i Ruska Roma. Per anni, la direttrice interpretata da Anjelica Huston ha scelto di proposito di non dire a Eve del gruppo di cui faceva parte suo padre, ma lei è ovviamente curiosa. Dopo aver notato una “X” sul polso di qualcuno che la attacca e averla ricollegata alla notte in cui suo padre è morto, Eve decide di mettersi in viaggio da sola per rintracciare la setta e ucciderne il leader.

La caccia di Eve alla setta la porta in una città di montagna in Europa. Dopo essere arrivata nella città coperta di neve, scopre rapidamente che tutti i residenti sono membri della setta. Nella seconda metà del film, Eve deve continuamente combattere per farsi strada attraverso la città mentre cerca il Cancelliere. Questo porta alla rivelazione che la sorella maggiore di Eve, Lena, è ancora viva ed è stata per anni un membro fedele della setta. Dopo essersi riunite, il Cancelliere ordina spietatamente ai suoi uomini di ucciderle entrambe.

Poco prima, Lena rivela che il padre di Eve non l’ha portata via dalla setta perché era già stata addestrata come assassina e aveva ucciso qualcuno. Sfortunatamente, il tempo che Eve trascorre con sua sorella è breve, poiché Lena muore quando gli uomini del Cancelliere lanciano delle granate nella casa in cui stavano parlando. Dopo questo episodio, durante il climax del film, Eve continua a uccidere i membri del Culto, con l’aiuto di John Wick, fino a quando non trova e uccide il Cancelliere, una decisione che sconvolgerà sicuramente la struttura di potere del gruppo.

Il Culto esiste da 1.000 anni nell’universo di John Wick

Ballerina
Foto di Murray Close/Lionsgate/Murray Close/Lionsgate – © 2025 Lionsgate

Il Culto esiste da quando esiste l’Alto Tavolo

Poiché Ballerina si concentra principalmente sull’attuale missione di vendetta di Eve contro il Culto, nel film non vengono rivelati molti dettagli sulla storia del gruppo. Tuttavia, è chiaro che il Culto esiste da molto, molto tempo. Questo gruppo esiste nel mondo di John Wick da circa 1000 anni, il che significa che è antico quanto l’Alto Tavolo. Ciò significa che, proprio come l’Alto Tavolo, il Culto esisteva già ai tempi dell’Impero Romano ed è sopravvissuto attraverso diverse altre epoche significative della storia.

Anche se il Cancelliere viene ucciso da Eve, il Culto rimarrà probabilmente un gruppo unificato.

Il fatto che il Culto esista da così tanto tempo rende ancora più impressionante il fatto che Eve sia riuscita a farsi strada attraverso la città e uccidere il Cancelliere. Anche se il Cancelliere viene ucciso da Eve, il Culto rimarrà probabilmente un gruppo unito. Pertanto, dato che ha una storia che risale all’Alto Tavolo, i membri rimanenti del gruppo troveranno probabilmente un modo per riconquistare la forza del Culto. Ciò significa che il gruppo potrebbe tornare in un sequel di Ballerina o in un futuro progetto di John Wick.

Come il Culto è collegato all’Alto Tavolo

Ballerina

Il Culto non segue le regole dell’Alto Tavolo

Poiché il Culto esiste praticamente da quando esiste l’Alto Tavolo, è logico che le due organizzazioni abbiano un rapporto di collaborazione. Anche se il Culto non serve l’Alto Tavolo e i suoi membri non seguono le stesse regole, sono comunque i benvenuti negli hotel Continental di tutto il mondo. Come spiega Winston a Eve prima che lei parta per la sua missione di vendetta, le organizzazioni che servono l’Alto Tavolo accolgono i membri del Culto a braccia aperte in modo da poter tenere sotto controllo le azioni di questo gruppo imprevedibile.

Come si vede verso la fine di Ballerina, anche il Direttore, che gestisce la Ruska Roma, conosce il Cancelliere. Durante una conversazione telefonica, il Cancelliere minaccia addirittura di dichiarare guerra alla Ruska Roma. Questo è qualcosa che il Direttore vuole evitare, il che dimostra che le famiglie che servono l’Alto Consiglio hanno ancora molta paura del Culto. Pertanto, sebbene il Culto sia associato all’Alto Tavolo e alle numerose organizzazioni criminali che lo servono, il gruppo opera in modo molto diverso e ha una propria serie di regole, il che lo rende molto pericoloso.

Il futuro del Culto in John Wick dopo Ballerina

Ballerina keanu Reeves

Il Culto tornerà dopo Ballerina?

Dopo aver ucciso il Cancelliere, Eve prende Ella e lascia la città del Culto. Dopo essersi assicurata che Ella si ricongiunga con suo padre alla fine di Ballerina, Eve torna a New York. Nel film, riesce a vendicare la morte di suo padre e sua sorella, ma viene suggerito che il Culto continuerà a darle la caccia. Pertanto, se verrà realizzato un sequel di Ballerina, è probabile che il Culto avrà ancora una volta un ruolo di primo piano.

Sulla base di questo accenno alla fine del film, è possibile che Eve continuerà a combattere il Culto nei futuri film di Ballerina, proprio come John Wick ha combattuto contro l’Alto Consiglio nei film principali della serie. Ora che Eve ha una taglia sulla sua testa, i membri del Culto saranno ancora più motivati a darle la caccia e cercare di ucciderla. Pertanto, sembra che il Culto tornerà se verrà realizzato un sequel di Ballerina, il che significa che nei film futuri potrebbero essere rivelati ulteriori dettagli sulla storia del gruppo.

Ballerina 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

Ballerina 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

Ballerina è l’ultimo capitolo della saga di John Wick, e il film è già stato accolto calorosamente dal pubblico di questa innovativa serie d’azione. La storia segue una nuova assassina, interpretata da Ana de Armas, che cerca vendetta contro la violenta tribù che ha ucciso suo padre quando era bambina. Come gli altri film di John Wick, presenta scene d’azione estremamente creative e coreografie raffinate che tengono il pubblico con il fiato sospeso per tutta la durata del film.

Con la notizia cheJohn Wick 5 è in fase di sviluppo e la conferma che Caine di Donnie Yen da John Wick 4 avrà uno spin-off, è naturale pensare che Ballerina potrebbe non essere la fine della storia per Eve Macarro. Non solo John Wick è chiaramente interessato a diventare un franchise, ma Ballerina anticipa esplicitamente un sequel nei suoi momenti finali che molti spettatori vorrebbero vedere realizzato.

Ballerina 2 non è confermato

È solo questione di tempo prima che venga presa una decisione

Purtroppo, finora non ci sono stati commenti ufficiali da parte della Lionsgate riguardo a un potenziale sequel di Ballerina. Questa decisione verrà probabilmente presa dopo che i risultati al botteghino di Ballerina saranno più chiari, consentendo allo studio di capire meglio se un sequel sarebbe commercialmente redditizio. La questione diventa ancora più complicata dal momento che John Wick 5 è già in fase di sviluppo presso lo studio e ci vorrà del tempo prima che gli sceneggiatori sappiano esattamente quanto potranno collegare le due storie.

Tuttavia, è chiaro che la visione originale di Len Wiseman per questo progetto abbraccia più di un film, dato il non troppo sottile accenno al sequel nel finale di Ballerina. Con Eve ufficialmente fuori dai giochi con i Ruska Roma, l’assassina si ritrova ad essere il bersaglio più importante di New York City quando viene messa una taglia enorme sulla sua testa. Ricorda molto il finale di John Wick 2, dove John uccide Santino al Continental e diventa “scomunicato”. L’unica differenza è che il finale sospeso di Ballerina sembra leggermente meno concreto, dato che il pubblico sta ancora aspettando una conferma per il secondo film.

Cast di Ballerina 2: chi potrebbe tornare?

Ballerina
Foto di Murray Close/Lionsgate/Murray Close/Lionsgate – © 2025 Lionsgate

Il sequel riporterebbe diversi volti familiari

Poiché Ballerina 2 non è stato confermato, è impossibile dire quali membri del cast torneranno. Naturalmente, non potrebbe accadere senza il coinvolgimento di de Armas, ma il bello di questo spin-off è che nessuno degli altri personaggi di John Wick è legato ad esso. Sarebbe logico che Keanu Reeves facesse un’altra apparizione nel ruolo del killer protagonista, date le sue interazioni con Eve nel primo film, ma non sarebbe strettamente necessario.

La maggior parte dei conoscenti di Eve in Ballerina sono morti alla fine del film, ma ci sono alcuni volti familiari che potrebbero tornare nella storia.

Winston, interpretato da Ian McShane, è sempre una scelta sicura, dato che è strettamente coinvolto con l’Alto Consiglio e ha un passato personale con la famiglia di Eve. Anche i Ruska Roma avrebbero un ruolo importante, data la loro vendetta contro di lei, quindi è lecito supporre che la Direttrice (Anjelica Huston) tornerà in un ruolo più malvagio.

Ballerina 2 Trama: cosa succede a Eve?

Ana de Armas in Ballerina (2025)
Foto di Murray Close/Lionsgate/Murray Close/Lionsgate – © 2025 Lionsgate

Il futuro non sembra roseo per l’assassina

La trama di Ballerina 2 è piuttosto semplice dopo il finale del primo film. Eve dovrà combattere per sopravvivere a New York, mentre gli assassini e i sicari della città le danno la caccia. È molto simile alla direzione che i film di John Wick hanno preso nei loro sequel successivi, e che ha sempre funzionato molto bene.

Parlando con Entertainment Weekly, il regista di Ballerina, Len Wiseman, ha offerto la sua visione sul sequel: “Il Cancelliere le dice alla fine che questo ciclo continuerà: ‘Mi hai ucciso, hai tagliato la testa al serpente, ma il corpo è ancora vivo’. Ci saranno delle conseguenze. E lei non ha ucciso l’intero villaggio”. Sembra una direzione davvero entusiasmante per il potenziale sequel di Ballerina, supponendo che il primo film abbia un successo sufficiente da renderlo possibile.

Ballerina, la spiegazione del finale: come la storia di Eve si collega a John Wick e cosa prepara

Dal mondo di John Wick: Ballerina apre un nuovo capitolo della saga di John Wick, che riesce comunque a collegare la missione di Eve, volta a salvare una ragazzina da una setta misteriosa, alla trama già consolidata di John. Ambientato durante gli eventi dei film precedenti della saga di John Wick, Ballerina segue le vicende di un’altra allieva della Roma Ruska, Eve Macarro. Figlia di un assassino professionista morto per proteggerla da una setta misteriosa, Eve è stata cresciuta principalmente dal Direttore, ma sfida gli ordini di indagare sulla setta, rischiando di scatenare una guerra tra le due fazioni.

I personaggi di Ballerina sono tutti avvincenti a modo loro, e si ritagliano un proprio spazio nella trama generale di John Wick. Eve e John si incrociano anche in due occasioni, arrivando alle mani (e collaborando) la seconda volta. Ecco come si svolge la battaglia di Eve Macarro contro la setta in Ballerina, come si intreccia con John Wick: Capitolo 3 – Parabellum e come prepara il futuro di Eve nella serie John Wick.

La setta mette una taglia su Eve Macarro: come si prepara il sequel di Ballerina

Il misterioso culto al centro di From the World of John Wick: Ballerina conclude il film mettendo una taglia enorme su Eve Macarro, mettendo in pericolo la sua vita e preparando le sue prossime avventure. Alla fine di Ballerina, Eve si è fatta strada attraverso la base del Culto a Hallstatt, massacrando tutti i membri del Culto che incontra lungo il percorso. Ha persino eliminato il Cancelliere, apparentemente evitando una guerra con i Ruska Roma (e placando il desiderio del Direttore di vederla morta). Tuttavia, il Culto si vendica offrendo una ricompensa enorme per la sua morte.

Ballerina termina con Eve che si avvia verso un futuro incerto. Eve è ora effettivamente sola, anche se conserva alcuni alleati come Winston. Qualsiasi storia futura che coinvolga Eve potrebbe ruotare attorno ai suoi sforzi per stare un passo avanti agli assassini che la cercano e alle misure che dovrà prendere per evitarli, soprattutto dopo che il suo legame con i Ruska Roma è stato così danneggiato dalla sua sfida al Direttore. Eve potrebbe nascondersi, fuggire o persino passare all’offensiva per combattere il Culto prima che loro la prendano.

John Wick fa il suo lavoro a Hallstatt?

Ballerina keanu Reeves

Quando il Cancelliere minaccia di scatenare una guerra che potrebbe spazzare via i Ruska Roma a causa delle azioni di Eve, il Direttore gli offre i servizi di John Wick per eliminare la giovane agente. John ha poco tempo per ucciderla e inizialmente sembra avere un vantaggio su di lei. Tuttavia, John simpatizza con Eve e alla fine le concede tutto il tempo a sua disposizione per completare la sua missione. Se ci riesce, lui non dovrà portare a termine il proprio compito e ucciderla, ma per preservare i Ruska Roma, la ucciderà se il tempo a sua disposizione finirà.

Nonostante la promessa fatta al direttore di uccidere Eve, John la salva durante la sparatoria con il Culto, offrendole i suoi servizi come cecchino e aiutandola contro alcuni dei soldati più duri del Cancelliere. Alla fine, Eve porta a termine la sua missione e salva la propria vita, mentre John (e di conseguenza i Ruska Roma) sono soddisfatti che il conflitto sia stato risolto. Sebbene John tecnicamente non abbia svolto il suo lavoro durante la missione a Hallstatt, ha comunque raggiunto lo stesso obiettivo (evitando alla Ruska Roma una guerra con il Culto) aiutando Eve a sconfiggerli.

Come la storia di Ballerina si inserisce nella cronologia di John Wick

Ana de Armas in Ballerina
Ana de Armas in Ballerina. Courtesia di Lionsgate – © Lionsgate

Mentre la sequenza iniziale della storia di Eve si svolge molto prima degli eventi dei film di John Wick, gran parte di Ballerina si svolge parallelamente agli eventi di John Wick 3: Parabellum​​​​​​. Durante il suo addestramento con i Ruska Roma, Eve assiste a John che “paga il suo debito” con l’organizzazione per cercare di evitare l’Alto Consiglio. Eve parla anche brevemente con John prima che lui parta per Casablanca per incontrare Sofia. Il film fa poi un piccolo salto in avanti per mostrare Eve sul campo e infine impegnata nella sua missione per sconfiggere il Culto.

Ballerina si svolge in gran parte durante gli eventi di John Wick 3: Parabellum, con il regista che sembra chiedere un favore a John qualche tempo dopo che lui ha “pagato il suo debito”. È difficile collocare questo evento nella cronologia esatta, ma potrebbe essere durante quel breve lasso di tempo dopo che John ha giurato fedeltà all’Anziano, ma prima di disobbedire al suo ordine di uccidere Winston. Questo collocherebbe gran parte di Ballerina nella settimana in cui si svolge la maggior parte del terzo film di John Wick. Ciò suggerisce che un sequel di Ballerina potrebbe riprendere durante o dopo gli eventi di John Wick: Capitolo 4.

Chi è a capo del Culto dopo la morte del Cancelliere?

Il Cancelliere è presentato come l’antagonista principale di Ballerina fin dall’inizio del film, quando arriva per affrontare Javier riguardo alla sua defezione dal Culto insieme a Eve. La sua morte (così come la distruzione totale di Hallstatt) sembrerebbe essere un grave colpo per il Culto. Tuttavia, Ballerina suggerisce che il Culto abbia operato dietro le quinte per secoli, con il finale del film che dimostra che il Culto ha ancora abbastanza influenza e potere da mettere una taglia molto alta su Eve.

In tutto il film Ballerina si accenna al fatto che il Culto sia un’antica cospirazione vecchia quanto l’Alto Tavolo, se non di più.

La nuova leadership del Culto rimane un mistero per il pubblico, sollevando interrogativi su come potrebbe influire sulle trame future della serie John Wick. Il Culto stesso è avvolto nel mistero, tanto che nemmeno il vero nome dell’organizzazione viene rivelato. Con l’Alto Tavolo che sembra fare un passo indietro come antagonista principale nel futuro di John Wick, il mistero della sua nuova leadership e il suo desiderio di vendetta contro Eve e coloro che l’hanno aiutata potrebbero diventare il motore narrativo della serie.

Cosa è successo ai genitori di Eve?

Ana de Armas in Ballerina (2025)
Foto di Murray Close/Lionsgate/Murray Close/Lionsgate – © 2025 Lionsgate

I genitori di Eve sono entrambi personaggi minori ma importanti in Ballerina, anche se il padre non appare nel film. La madre di Eve era membro del Culto e alla fine ha sposato Javier nonostante fosse un “estraneo”.

Accettati nel loro stile di vita, la coppia ha avuto due figlie: Lena ed Eve. Alla fine, stanco della setta e dei suoi metodi, Javier è fuggito portando con sé Eve, ancora innocente. Javier ha lasciato Lena con la setta, temendo che la figlia maggiore fosse troppo indottrinata e potesse minacciare Eve.

Mentre il destino della madre di Eve rimane oscuro, il Cancelliere suggerisce che lei abbia “pagato il prezzo” per la sua defezione. Javier viene ucciso nella prima sequenza di Ballerina, mentre salva Eve dalle grinfie della setta, ma a costo della propria vita. Anche se Javier non c’è più, c’è la possibilità che la madre di Eve e Lena sia ancora là fuori e collegata alla setta, il che potrebbe preparare il terreno per la sua apparizione in un futuro sequel di Ballerina.

Il vero significato di Ballerina

Ballerina è in definitiva un film su una donna che sceglie di essere una guardiana vendicatrice piuttosto che ciò che il mondo vuole da lei. Invece di essere un membro fedele della Roma Ruska o un’innocente come sperava suo padre, Eve sceglie di indagare sulla setta e poi salvare Ella dalle loro grinfie. Eve rifiuta di unirsi al Culto e diventare una delle loro soldatesse, sfidando il Cancelliere semplicemente sopravvivendo ai suoi tentativi di ucciderla. Ballerina è un film divertente che punta più sull’azione creativa che su grandi temi.

Tuttavia, la resilienza di Eve e il suo ruolo di guardiana di fronte al mondo pericoloso che la circonda sono il grande insegnamento morale del film. Eve lavora per onorare suo padre e aiutare un uomo che sta vivendo la stessa esperienza che ha vissuto lui, salvando una bambina dall’essere orfana proprio come lei un tempo. Tutto questo dipende dalle scelte di Eve, una scelta che la separa da sua sorella Lena, che tragicamente non ha mai avuto una scelta del genere prima di diventare un braccio del Culto. Ballerina è in definitiva la storia di una donna che sceglie di essere una guardiana invece che una semplice soldatessa.

Il talento di Mr. C: la spiegazione del finale del film con Nicolas Cage

Il talento di Mr. C (The Unbearable Weight of Massive Talent) è una commedia d’azione che porta il concetto di “rompere la quarta parete” a un nuovo livello. Il film vede Nicolas Cage nei panni di Nick Cage, una versione fittizia dell’attore, che durante un viaggio si ritrova in una situazione disperata che non avrebbe mai immaginato. Nel corso degli anni diversi attori hanno interpretato se stessi nei film, ma Il talento di Mr. C (The Unbearable Weight of Massive Talent) porta questo concetto in una direzione completamente nuova. Il film sfrutta il fascino e la carriera della sua star, creando al contempo un’amicizia centrale che probabilmente farà discutere il pubblico per un po’.

La premessa stessa sembra folle e ridicola: Nick Cage viene pagato 1 milione di dollari per partecipare alla festa di compleanno di un miliardario, prima di essere coinvolto in un lavoro con la CIA. I colpi di scena, i cambiamenti e il finale del film confermano che se c’è qualcuno in grado di interpretare se stesso, quello è Nicolas Cage. Nick Cage si offre di collaborare con Javi (Pedro Pascal), ma lungo il percorso impara molte cose su se stesso e sulla sua vita. Ecco la spiegazione del finale, compreso il vero significato e il motivo per cui Cage interpreta una versione inesistente di se stesso sullo schermo.

Perché la CIA ha scelto Nick Cage come spia

Cage era l’unica persona in grado di comunicare con Javi

Vivian e Martin erano disperati. Seguivano Javi Gutierrez da tempo, convinti che fosse il capo del cartello che aveva ordinato il rapimento di Maria Delgado. Non è l’ideale per la CIA coinvolgere un civile in una missione. Tuttavia, Vivian era particolarmente frustrata perché la CIA non poteva ottenere ulteriori informazioni su Javi senza un infiltrato. L’arrivo di Nick Cage a Maiorca permise a Vivian e Martin di accedere alla tenuta dei Gutierrez. Diventare una spia permise a Nicolas Cage di mettere alla prova le sue capacità recitative in un ambiente instabile.

Era abituato a recitare su un set con battute da leggere. Cage era completamente fuori dal suo ambiente come spia, ma ha dimostrato di poter improvvisare una performance. Assumere Nick Cage non è stata esattamente la mossa più intelligente da parte della CIA. Tuttavia, non avevano alternative e usare un attore per ottenere ciò che volevano, per quanto terribile fosse il piano, era meglio che stare seduti ad aspettare che Lucas e i suoi uomini uccidessero Maria.

Il talento di Mr. C è reale? Perché Nicolas Cage interpreta se stesso

Nicolas Cage e Tiffany Haddish in Il talento di Mr. C
Nicolas Cage e Tiffany Haddish in Il talento di Mr. C. Foto di Katalin Vermes/Lionsgate – © 2021

Il film è una celebrazione dell’“idea” di Nicolas Cage

Il film è basato sull’“idea” di Nicolas Cage. Diversi elementi della trama richiamano parti della vita reale di Cage, compresi i film in cui ha recitato nel corso dei decenni. Tuttavia, Il talento di Mr. C (The Unbearable Weight of Massive Talent) non è basato su nulla che possa essere accaduto nella vita reale. Cage interpreta una versione fittizia di se stesso perché Tom Gormican e Kevin Etten volevano celebrare l’attore e hanno scritto la sceneggiatura proprio per questo. Nicolas Cage ha rifiutato più volte di interpretare una versione fittizia di se stesso prima di accettare finalmente di partecipare al film.

In sostanza, Il talento di Mr. C ha lo scopo di sviluppare un personaggio che è più una versione egocentrica di un amato attore della vita reale. La famiglia di Nick Cage non ha nulla a che vedere con quella reale dell’attore, né lui è molto simile a Nicolas Cage, che ha rivelato di essere terrorizzato all’idea di interpretare questo particolare ruolo (tramite Entertainment Weekly). Il film alla fine sfrutta la personalità di Cage e il modo in cui potrebbe essere percepita, pur continuando a drammatizzare una versione di lui che non esiste.

Tutte le versioni di Nick Cage spiegate

Il talento di Mr C storia vera
Nicolas Cage in Il talento di Mr. C. Foto di Katalin Vermes/Lionsgate – © 2021

Ci sono tre Nick Cage nel film

Il talento di Mr. C segue una versione romanzata di Nicolas Cage, ma alcuni aspetti del personaggio sono basati sull’attore nella vita reale. Nel film Nicolas Cage interpreta Nick Cage, una versione del personaggio principale del film, che a sua volta si ispira all’attore e alla sua carriera. Nick Cage ha molti degli stessi attributi della sua controparte nella vita reale. Hanno recitato negli stessi film e hanno avuto una carriera simile, con Nicolas Cage che ha recitato in diversi film indipendenti prima di tornare sul grande schermo in un grande film di successo.

Nick Cage e Nicolas Cage sono due persone separate e, sebbene quest’ultimo non sia effettivamente nel film, il Cage della vita reale è comunque presente in modo cruciale, semplicemente perché la versione romanzata è basata su di lui. Il terzo Nick Cage si chiama Nicky, la versione più giovane di Wild at Heart che appare a Nick nei momenti di disagio emotivo o mentale. Quando questa versione di Nick Cage appare, gli viene costantemente ricordato che potrebbe fare di meglio o che i suoi giorni migliori sono ormai alle spalle.

La versione di Nick Cage in Cuore selvaggio funge da voce del rimpianto dell’attore, spingendolo a essere un po’ più avventuroso nonostante la direzione che ha preso la sua vita. L’ultima versione di Nick Cage è una statua di cera che lo raffigura nei panni del suo personaggio in Face/Off, che Javi ha fatto realizzare per diverse migliaia di dollari.

La famiglia Gutierrez cosa stavano cercando di ottenere?

Pedro Pascal e Nicolas Cage in Il talento di Mr. C
Pedro Pascal e Nicolas Cage in Il talento di Mr. C. Foto di Katalin Vermes/Lionsgate – © 2021

Lucas voleva acquisire più potere alle spalle di Javi

Gran parte della trama di Il talento di Mr. C ruota attorno alla famiglia Gutierrez. Sebbene Javi sia il volto dell’azienda di famiglia, non è coinvolto nei dettagli corrotti che si svolgono alle sue spalle perché suo padre ha lasciato in eredità l’azienda a Lucas, cugino di Javi. Al centro delle azioni di Lucas c’erano il potere e il denaro. Il rapimento di Maria Delgado gli ha garantito di poter influenzare le elezioni in Catalogna, una comunità autonoma in Spagna.

La famiglia Gutierrez ha un controllo e un potere considerevoli, ma Lucas vuole di più. Per raggiungere i suoi obiettivi, vuole espandere l’azienda e stringere alleanze con Valdassari e altre famiglie mafiose. Minacciare la famiglia Delgado e rapire la figlia del presidente della Catalogna in Il talento di Mr. C è stata una dimostrazione di forza e potere volta a catapultare ulteriormente la famiglia Gutierrez sotto i riflettori, consentendole di esercitare una maggiore influenza nella regione ora e in futuro.

Il vero significato del finale di Il talento di Mr. C (The Unbearable Weight of Massive Talent)

Nick Cage ha dovuto imparare chi dovrebbe essere

Il talento di Mr. C sarà anche un film d’azione e commedia, ma il tema centrale è Nick Cage che riscopre se stesso e trova ciò che lo appassiona nella vita. Cage era in un periodo sfortunato e si sentiva giù di morale da molto tempo. Una parte importante del suo percorso è stata la consapevolezza che, pur essendo un attore, non era certamente solo quello. Era un padre, un marito, un amico e una persona che voleva solo essere ascoltata e compresa. Teneva molto alla recitazione e al rilancio della sua carriera, ma doveva anche imparare una lezione importante.

Fondamentalmente, Nick Cage ha capito il suo profondo amore per la sua famiglia e quanto fosse importante per lui. Essere una spia della CIA (anche se per poco tempo) e stringere amicizia con Javi ha riacceso il suo amore per la narrazione e il cinema, ma Nick ha finalmente capito che non tutto ruotava sempre intorno a lui. Stare con persone che tenevano sinceramente a lui, e non solo alla sua carriera, gli ha permesso di diventare una persona migliore e più consapevole, in grado di apprezzare il suo lavoro di attore senza mettere in secondo piano la sua famiglia.

Come è stato accolto il finale di The Unbearable Weight of Massive Talent

Critici e fan hanno tutti elogiato il film

Sia i fan che i critici hanno elogiato Il talento di Mr. C per la sua trama, l’intesa tra Nicolas Cage e Pedro Pascal e l’umorismo intelligente. Un fan ha fatto un complimento ambivalente al film su Rotten Tomatoes con una recensione di 4,5 stelle, scrivendo: “Resistete con questo film attraverso i suoi momenti familiari dolorosi, la commedia imbarazzante e i colpi di scena spontanei e sarete ben ricompensati!” Tuttavia, un altro ha scritto che era un “film esilarante che sembra esaurire il materiale comico nella seconda metà, impedendogli di ottenere 5 stelle su 5.

Per quanto riguarda i critici, Owen Gleiberman di Variety ha elogiato il film, scrivendo: “Una commedia commerciale che si diverte un mondo a prendere in giro Nicolas Cage, celebrando tutto ciò che lo rende Nicolas Cage e, alla fine, diventando proprio un film di Nicolas Cage, il che risulta essere sia una cosa banale che una cosa speciale”.

Per quanto riguarda il finale, alcuni fan hanno ritenuto che la parte finale di The Unbearable Weight of Massive Talent abbia in qualche modo appesantito il film. In un thread su Reddit, @USokhi ha scritto: “Questo film è permeato da una sorprendente dose di sentimento per essere una commedia così autocosciente… In definitiva, questo film vuole essere una commedia d’azione e penso che per questo trascuri alcuni temi più cupi. In un certo senso, questo si adatta alla presunzione del film… per usare un altro film di Nic Cage come esempio, avrei preferito che questo fosse stato completamente “Adaptation” con i suoi elementi metatestuali.

Naomi Watts: 10 cose che non sai sull’attrice

Naomi Watts: 10 cose che non sai sull’attrice

Apprezzata attrice hollywoodiana, Naomi Watts si è costruita una fama grazie alla sua partecipazione ad alcuni remake di successo, prendendo poi parte a film che le hanno permesso di esprimere tutto il suo potenziale. Tra le più apprezzate della sua generazione, la Watts ha saputo reinventarsi attraverso ruoli completamente differenti l’uno dall’altro. Ancora oggi l’attrice è indicata come una delle migliori della sua generazione.

Ecco 10 cose che non sai di Naomi Watts.

Naomi Watts: i film e la carriera dell’attrice

1. Ha recitato in film molto famosi.  Naomi Watts esordisce al cinema nel 1991 con Flirting e negli anni seguenti partecipa a pellicole come Matinee (1993), Tank Girl (1995) e Padrona del suo destino (1998). Raggiunge la notorietà con il ruolo da protagonista in Mulholland Drive (2001) di David Lynch e, grazie a The Ring (2002) e 21 grammi (2003), consacra la sua fama internazionale.

Negli anni prende parte a film celebri come King Kong (2005), Il velo dipinto (2006), La promessa dell’assassino (2007), Funny Games (2007), Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010), J. Edgar (2011), The Impossible (2012), Comic Movie (2013), Two Mothers (2013), Birdman (2014), Giovani si diventa (2014), St. Vincent (2014), La foresta dei sogni (2015), The Divergent Series: Insurgent (2015), The Divergent Series: Allegiant (2016), Il libro di Henry (2017), Ophelia (2018) e Luce (2019).

Dopo il 2019 l’attrice continua a lavorare in produzioni importanti come Penguin Bloom (2020), The Desperate Hour (2021), Infinite Storm (2022), Goodnight Mommy (2022) e The Friend (2023). Nel 2025 è attesa al cinema con nuovi progetti internazionali, confermando una carriera sempre attiva.

2. È celebre anche per i suoi ruoli televisivi. Parallelamente al cinema, Naomi Watts ha una lunga carriera televisiva iniziata nel 1991 con la soap australiana Home and Away. Negli anni ha partecipato a serie come Sleepwalkers (1997-1998) e a diversi film TV, tra cui Inferno a Grand Island (1996), Il Natale più bello della mia vita (1998) e Mulholland Dr. (1999).

Negli ultimi anni è tornata sul piccolo schermo con ruoli di rilievo: nel 2017 è protagonista della serie Gypsy per Netflix e interpreta Janey-E Jones in Twin Peaks – Il ritorno. Nel 2019 è tra le protagoniste della miniserie The Loudest Voice accanto a Russell Crowe, nel 2022 guida il cast della serie thriller The Watcher (Netflix) e nel 2024 interpreta Babe Paley nella seconda stagione di Feud: Capote vs. The Swans (FX).

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3. Si è distinta come produttrice. Oltre alla carriera da attrice, Naomi Watts ha più volte ricoperto il ruolo di produttrice. Ha prodotto film come Il velo dipinto, Funny Games e Two Mothers e ha partecipato alla produzione esecutiva della serie Gypsy per Netflix. Negli ultimi anni ha ampliato questa attività firmando la produzione di titoli come Penguin Bloom (2020) e Infinite Storm (2022), confermando un crescente impegno anche dietro le quinte.

Naomi Watts è su Instagram

4. Ha un account personale.  L’attrice è presente sul social network Instagram, dove ha un proprio profilo personale seguito da 1,2 milioni di persone. All’interno di questo la Watts è solita condividere fotografie realizzate in momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi, ma non mancano anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.

Naomi Watts e Liev Schreiber

5. Ha avuto una lunga relazione sentimentale con l’attore. I due attori si erano incontrati per la prima volta al gala annuale sui costumi al Metropolitan Museum of Art nel 2005. Dopo essere rimasti in contatto, i due si sono poi rincontrati, ufficializzando la loro relazione. La coppia ha poi avuto due figli, rispettivamente nel 2007 e nel 2008. Nel 2016, dopo undici anni di relazione, i due si separano, rimanendo in ottimi rapporti e continuando a crescere insieme i loro figli.

Naomi Watts e Heath Ledger

6. È stata fidanzata con l’attore. Dal 2002 al 2004 l’attrice ha avuto una relazione con l’attore Heath Ledger. Nonostante il loro rapporto sia durato poco, la Watts ha affermato di ricordare con grande affetto la sua storia d’amore con l’attore, poi tragicamente scomparso nel 2008.

Naomi Watts in The Ring

7. È stata protagonista del remake del film horror. Tra i ruoli che hanno reso celebre l’attrice vi è quello di Rachel Keller, del film horror The Ring, remake dell’originale giapponese. Il film ha ottenuto ottimi riscontri di pubblico, divenendo uno dei film horror più famosi del genere, e permettendo all’attrice di conquistare grande popolarità.

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Naomi Watts in King Kong

8. Ha avuto un incidente sul set. Durante le riprese del film diretto da Peter Jackson, l’attrice cadde da un’elevata altezza dentro ad un fosso, spaventando l’intero cast e la troupe. Fortunatamente la Watts non ha riportato ferite, ringraziando per ciò le sue conoscenze di yoga.

Naomi Watts in Twin Peaks

9. Non ha avuto un proprio copione della serie. L’attrice, che ha preso parte alla terza stagione di Twin Peaks, ha affermato che il livello di segretezza riguardo la trama era tale da non aver ricevuto un proprio copione, ma dovendosi invece presentare a casa del regista David Lynch per poter leggere le proprie battute.

Naomi Watts età e altezza

10. Naomi Watts è nata a Shoreham, in Inghilterra, il 28 settembre 1968. L’attrice è alta complessivamente 164 centimetri.

Fonte: IMDb

Clive Owen: 10 cose che non sai sull’attore

Clive Owen: 10 cose che non sai sull’attore

Attore capace di reinventarsi continuamente attraverso ruoli e generi sempre diversi, Clive Owen si è guadagnato negli anni una buona fama tanto nel cinema quanto nella televisione, ottenendo più di una volta riconoscimenti da parte di critica e pubblico.

Ecco 10 cose che non sai di Clive Owen.

Clive Owen: film e carriera dell’attore

1. Ha recitato in numerosi lungometraggi di successo

Clive Owen film

Clive Owen ha debuttato al cinema con Vroom (1988) e si è fatto conoscere con Close My Eyes (1991). Da allora ha partecipato a titoli importanti come Il colpo – Analisi di una rapina (1998), Gosford Park (2001), The Bourne Identity (2002), King Arthur (2004), Closer (2004, accanto a Natalie PortmanJulia Roberts e Jude Law), Sin City (2005), Inside Man (2006), I figli degli uomini (2006), Elizabeth: The Golden Age (2007), Ragazzi miei (2009), Intruders (2011), Blood Ties – La legge del sangue (2013), Last Knights (2015), Valerian e la città dei mille pianeti (2017), Anon (2018), The Informer – Tre secondi per sopravvivere (2019) e Gemini Man (2019) con Will Smith.

Negli anni successivi l’attore ha continuato a lavorare tra cinema e TV: nel 2023 è protagonista della miniserie Monsieur Spade nei panni di Sam Spade, mentre nel 2025 torna al cinema con il thriller Cleaner di Martin Campbell. Sono inoltre in sviluppo progetti come Andorra, Invisible, Cities e Cartagena, a conferma di una carriera sempre attiva e versatile.

2. Ha lavorato anche in televisione

Owen ha preso parte a diverse serie TV, tra cui Chancer (1990-1991), Sharman (1996) e Second Sight (2000-2001). La consacrazione televisiva arriva però con The Knick (2014-2015), la serie diretta da Steven Soderbergh che gli è valsa nomination e riconoscimenti internazionali. Negli ultimi anni è tornato sul piccolo schermo con A Murder at the End of the World e altri ruoli di prestigio.

3. È anche produttore.

Oltre che attore, Clive Owen ha lavorato come produttore. Lo ha fatto per il film Ragazzi miei e in modo più consistente per la serie The Knick, di cui ha firmato la produzione di dieci episodi. Questa esperienza gli ha permesso di consolidare il suo ruolo anche dietro la macchina da presa e di influire sulle scelte creative.

 

Clive Owen: moglie e figlie

4. Lontano dai set, Clive Owen ha sempre tenuto molto alla vita privata. Durante una produzione teatrale di Romeo e Giulietta conobbe l’attrice Sarah-Jane Fenton, che sarebbe diventata sua moglie nel marzo 1995. La coppia ha due figlie, Hannah (nata nel 1997) e Eve (1999), e vive tra Londra e la campagna inglese, lontana dai riflettori di Hollywood.

Clive Owen in King Arthur

5. Ha interpretato re Artù. Nel film del 2004 diretto da Antoine Fuqua, l’attore ricopre il ruolo del celebre Artù, raccontato durante gli anni di ascesa al potere. L’attore ottenne il ruolo nel momento in cui gli attori Russell Crowe, Mel Gibson e Hugh Jackman rifiutarono la parte.

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Clive Owen in Last Knight

6. Interpreta nuovamente un cavaliere. Undici anni dopo aver indossato l’armatura di Artù, l’attore torna a vestire i panni di un cavaliere nel film Last Knight, in cui recita al fianco di Morgan Freeman. Nel film Owen è a capo di un gruppo di cavalieri che cercano di vendicare la rovina del proprio signore causata da un ministro corrotto.

Clive Owen in Closer e la nomination all’Oscar

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7. È stato nominato all’Oscar. Nel film diretto da Mike Nichols, e tratto dall’omonima opera teatrale, l’attore ricopre il ruolo di Larry. Per la sua interpretazione Owen riceve la sua prima e unica nomination ai premi Oscar come miglior attore non protagonista.

8. Aveva già recitato nella versione teatrale. Anni prima di prendere parte alla trasposizione cinematografica, Owen aveva già partecipato alla versione teatrale. L’attore ha dichiarato di aver fatto di tutto per ottenere il ruolo di Larry, ma che considerata la sua età gli fu invece affidato quello di Dan. Quando anni dopo ricevette la chiamata da parte del regista, gli fu finalmente offerto il ruolo di Larry, che l’attore accettò con entusiasmo.

Clive Owen è Malato?

9. Attualmente non ci sono fonti affidabili che riportino malattie o problemi di salute gravi per Clive Owen. L’attore, classe 1964, continua a lavorare regolarmente tra cinema e televisione e a presenziare a festival e première. In passato alcune sue interpretazioni di personaggi sofferenti o malati, unite a qualche foto scattata dietro le quinte, hanno alimentato dubbi infondati. Ma a oggi Owen risulta in piena attività e non ha comunicato pubblicamente condizioni mediche rilevanti.

Clive Owen età e altezza

10. Clive Owen è nato a Coventry, nel Regno Unito, il 3 ottobre 1964. L’altezza complessiva dell’attore è di 188 centimetri.

Fonte: IMDb– Foto: Clive Owen arriva alla AMC Networks per presentare l’evento Emmy FYC “AMC Presents: Storytelling Uncompromised” – Foto di Image Press Agency via Depositphotos.com

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto: la spiegazione del finale del film

Negli anni Settanta, il cinema italiano attraversava una stagione di straordinaria vitalità, in cui il racconto popolare si intrecciava con una forte tensione politica e sociale. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri si inserisce perfettamente in questo contesto, diventando uno dei titoli più emblematici del cosiddetto “cinema politico” italiano. L’opera affronta con sguardo lucido e satirico i meccanismi del potere e dell’autorità, mostrando come l’istituzione possa piegarsi all’arbitrio e all’abuso senza che nessuno osi metterne in discussione la legittimità. È un film che dialoga direttamente con le inquietudini di quegli anni, segnati da tensioni ideologiche e da un crescente conflitto tra cittadini e istituzioni.

All’interno della filmografia di Elio Petri, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto rappresenta un punto di svolta e insieme di consacrazione. Dopo titoli significativi come L’assassino (1961) e A ciascuno il suo (1967), il regista approda qui a un linguaggio cinematografico ancora più incisivo e personale, mescolando la tensione del poliziesco con l’allegoria politica. Grazie anche all’interpretazione monumentale di Gian Maria Volonté, Petri realizza un’opera che travalica i confini del genere, ponendosi come uno dei massimi esempi di cinema d’autore capace di coniugare intrattenimento e impegno civile.

Il successo del film fu immediato e internazionale: vinse il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e ottenne l’Oscar come miglior film straniero, portando il cinema italiano nuovamente al centro del dibattito culturale mondiale. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto si impose non solo come un capolavoro della stagione politica italiana, ma anche come un racconto universale sui meccanismi del potere, della colpa e dell’impunità. Nel prosieguo dell’articolo analizzeremo il finale del film, che racchiude e amplifica la forza simbolica della narrazione, offrendo una chiave di lettura essenziale per comprendere il messaggio ultimo dell’opera di Petri.

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto-Gian Maria Volonte
Gian Maria Volontè in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

La trama di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Il capo della Squadra Omicidi di Roma, soprannominato il “dottore” (Gian Maria Volonté), viene promosso per i suoi meriti a dirigente dell’Ufficio Politico della Questura. Proprio lo stesso giorno l’efficientissimo funzionario – che dietro una facciata solida ed irreprensibile, nasconde in realtà una personalità profondamente disturbata – uccide a sangue freddo, tagliandole la gola con una lametta, la sua amante Augusta Terzi (Florinda Bolkan) con la quale aveva un rapporto sadomasochista. A far scattare la furia omicida è l’atteggiamento della donna che lo derideva costantemente, lo invitava a narrarle particolari scabrosi riguardo le sue indagini e gli parlava di una sua relazione con un giovane rivoluzionario, lo studente anarchico Antonio, che vive nel suo stesso palazzo.

L’assassino decide però di fare tutto quanto sia possibile per ricondurre a sé l’omicidio lasciando impronte ovunque e, come se non bastasse, uscendo dall’appartamento, si fa notare proprio da Antonio: vuole dimostrare a se stesso, ai propri colleghi e ai suoi superiori che, in quanto rappresentante del potere, egli è al di sopra di ogni sospetto e di ogni possibile incriminazione. Le indagini intraprese dai suoi collaboratori, come egli aveva previsto, non lo sfiorano neppure. In seguito allo scoppio di una bomba nella centrale della polizia, vengono però fermati alcuni contestatori: tra questi c’è Antonio, che rivela al “dottore” di riconoscere in lui l’autore del delitto di Augusta.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, il “dottore”, ormai consumato da un delirio di onnipotenza e insieme dal desiderio di essere smascherato, decide di spingersi oltre. Dopo aver disseminato prove a proprio carico e aver manipolato le indagini, l’uomo consegna una lettera di confessione ai colleghi, convinto che il sistema dovrà finalmente fermarlo. È un gesto estremo, che unisce provocazione e volontà di autopunizione: l’assassino chiede, in sostanza, di essere giudicato e condannato, dimostrando però al tempo stesso come il potere, quando è nelle mani di chi lo incarna, possa neutralizzare perfino le prove più evidenti.

Il culmine della vicenda avviene nella sua casa, quando il protagonista, in attesa di essere ufficialmente arrestato, si addormenta e sogna un processo rovesciato. Nel sogno i colleghi e i superiori lo costringono non a dichiararsi colpevole, ma a firmare la confessione della propria innocenza, negando ogni indizio che lo incrimina. È una scena grottesca e surreale, che racchiude il senso più profondo del film: il potere non solo protegge se stesso, ma ribalta la realtà pur di salvaguardare la propria immagine. Al risveglio, l’uomo accoglie gli alti dirigenti di polizia nella sua abitazione: ciò che accade in seguito non viene mostrato, perché Petri decide di chiudere il film con un finale sospeso, lasciando lo spettatore davanti a un interrogativo senza risposta. Le tapparelle che si abbassano e la citazione kafkiana suggellano questa chiusura enigmatica e insieme definitiva.

Gian Maria Volontè e Vittorio Duse in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
Gian Maria Volontè e Vittorio Duse in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

La spiegazione del finale passa dunque attraverso la riflessione sul rapporto tra colpa individuale e sistema istituzionale. L’assassino non è solo un uomo che ha ucciso, ma l’incarnazione di un potere che si autoalimenta, che non ammette incrinature e che si sottrae al giudizio comune. Il suo desiderio di punizione viene frustrato perché la sua condanna significherebbe riconoscere la vulnerabilità dell’istituzione stessa. Petri mostra così l’assurdità di un meccanismo in cui il potere diventa un guscio impenetrabile: anche quando un uomo al suo interno vuole distruggerlo, la macchina lo protegge e lo riassorbe.

Allo spettatore resta l’immagine inquietante di una giustizia negata e di una verità che non può emergere. La confessione del protagonista non serve a liberarlo, ma diventa essa stessa uno strumento di autoinganno collettivo: l’innocenza viene imposta come dogma, indipendentemente dai fatti. È un finale che lascia volutamente irrisolto il destino del poliziotto, perché ciò che conta non è la sua sorte personale, ma l’allegoria di un sistema che annulla ogni possibilità di giustizia reale. L’eco kafkiana sottolinea proprio questo: chi appartiene alla legge non può essere giudicato dall’uomo comune, perché si colloca in una dimensione di intangibilità che lo rende, paradossalmente, immune da ogni colpa.

Il messaggio che Petri consegna attraverso il finale è di straordinaria potenza politica. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto non racconta soltanto la vicenda di un omicidio e di un’indagine manipolata, ma denuncia un’intera struttura sociale in cui il potere istituzionale, anziché servire i cittadini, si autoassolve e si perpetua. Nel 1970 questo discorso era strettamente legato alle tensioni della società italiana, segnata da abusi, autoritarismi e conflitti politici, ma il film conserva una forza intatta anche oggi. La riflessione di Petri ci ricorda che in ogni epoca, quando il potere diventa incontrollabile, la giustizia rischia di trasformarsi in un teatro dell’assurdo, lasciando i cittadini in balia di un sistema che sfugge a ogni responsabilità reale.

Duro da uccidere: la spiegazione del finale del film

Duro da uccidere: la spiegazione del finale del film

Duro da uccidere, uscito nel 1990 e diretto da Bruce Malmuth, è uno dei film che hanno contribuito a consolidare l’immagine di Steven Seagal come icona del cinema d’azione degli anni ’90. Dopo l’esordio con Nico (1988), Seagal conferma qui la sua formula vincente fatta di arti marziali, vendetta personale e giustizia privata, proponendosi come un nuovo volto capace di competere con star già affermate come Arnold Schwarzenegger e Sylvester Stallone. Il film diventa così un tassello importante nella sua filmografia, rafforzando la sua popolarità a livello internazionale.

Il genere a cui appartiene è quello del revenge movie d’azione, che negli anni ’80 e ’90 ha conosciuto una straordinaria fortuna. Duro da uccidere fonde gli elementi tipici del poliziesco con quelli del thriller, costruendo una storia incentrata su un uomo che, sopravvissuto a un attentato e dopo un lungo coma, torna a combattere per smascherare la corruzione e fare giustizia. Le sequenze di arti marziali, unite a un ritmo serrato e a un forte senso di determinazione del protagonista, esprimono bene i temi portanti del film: vendetta, corruzione politica e la lotta individuale contro un sistema marcio.

Il successo commerciale fu immediato: il film incassò oltre 47 milioni di dollari solo negli Stati Uniti, diventando uno dei maggiori trionfi al botteghino di Seagal e contribuendo a fissare il suo stile narrativo e la sua immagine da giustiziere inflessibile. La sua popolarità, unita alla formula diretta e priva di fronzoli, lo rese un cult per gli appassionati del genere. Nel resto dell’articolo analizzeremo più da vicino il finale di Duro da uccidere, spiegando come si conclude la vicenda di Mason Storm e quale significato si può attribuire alla chiusura del film.

Steven Seagal e Kelly LeBrock in Duro da uccidere
Steven Seagal e Kelly LeBrock in Duro da uccidere

La trama di Duro da uccidere

Mason Storm, un coraggioso e incorruttibile agente della polizia di Los Angeles, indaga sullo spregiudicato senatore Vernon Trent, il quale è deciso a liberarsi di lui mediante una sua fedele banda di killer, composta da criminali assoldati e poliziotti corrotti. Appostato a uno squallido incrocio di periferia, Mason riesce a filmare una riunione dell'”onorevole” con la sua banda e a registrarne un micidiale complotto politico che lo potrà smascherare. Questo suo mettersi contro Trent però gli scatenerà contro un’ondata di violenza e dolore. In casa, Mason viene selvaggiamente aggredito a raffiche di mitraglia dai sicari di Trent. Apparentemente, solo suo figlio si salva, mentre lui e la moglie vengono feriti a morte.

Portato all’ospedale e dichiarato morto dal medico di turno, Mason rimane invece in coma per ben sette anni, all’insaputa dell'”onorevole”. Quando – grazie sopra tutto alla costanza della bellissima infermiera Andy Stewart, che si è innamorata di lui, e non smette di parlargli e di interessarlo alla vita – Mason riprende inaspettatamente conoscenza, la notizia giunge all'”onorevole” e ai suoi sicari, che subito vengono incaricati di eliminarlo. Salvato da Andy, in uno spettacolare succedersi d’inseguimenti e sparatorie fra le corsie, i corridoi e gli ascensori dell’ospedale, Mason può dedicarsi, al sicuro, a una tenace terapia riabilitativa che lo metterà in rado di affrontare la banda e assicurare alla polizia l’abietto “onorevole”.

La spiegazione del suo finale

Nel terzo atto di Duro da uccidere, la vicenda entra nella sua fase più adrenalinica e risolutiva. Mason Storm, ormai ristabilito dopo anni di coma e addestramento forzato, affronta i nemici che lo hanno privato della famiglia e della vita. Dopo aver recuperato il nastro video con le prove della corruzione del senatore Trent, Mason deve fare i conti con gli uomini del politico e con i poliziotti corrotti che anni prima avevano tentato di ucciderlo. Lo scontro culmina nella tragica morte di O’Malley, l’amico fidato che lo aveva protetto, e in una prima resa dei conti che consente a Mason di riabbracciare finalmente il figlio Sonny. La lotta diventa quindi non solo una missione di vendetta, ma anche una riconquista personale e affettiva.

La conclusione del film si consuma all’interno della lussuosa villa del senatore Trent, dove Mason elimina uno a uno i responsabili della congiura: Jack Axel, il sicario che aveva massacrato la sua famiglia, e il capitano Hulland, simbolo del tradimento all’interno delle forze dell’ordine. Ogni scontro diventa un atto di giustizia personale, fino al faccia a faccia finale con Trent. Mason lo mette con le spalle al muro, ma l’arrivo della polizia ribalta la situazione: gli agenti, già in possesso delle prove video, arrestano il senatore. La vicenda si chiude così con il protagonista finalmente riunito a Sonny e ad Andy, mentre la verità sulla corruzione viene svelata pubblicamente.

Steven Seagal in Duro da uccidere
Steven Seagal in Duro da uccidere

Il finale, carico di azione e vendetta, riflette perfettamente la struttura del revenge movie: Mason Storm non si limita a sopravvivere, ma riafferma la propria integrità contro un sistema politico e giudiziario corrotto. Ogni eliminazione ha un peso simbolico: non è soltanto violenza spettacolare, ma la restituzione di un ordine morale infranto all’inizio del racconto. La scelta di non uccidere direttamente il senatore Trent, ma di lasciarlo nelle mani della giustizia, rappresenta un passaggio cruciale: il giustiziere solitario si ferma un passo prima di diventare egli stesso un criminale.

Da spettatori, questo finale ci lascia un duplice effetto: da un lato la soddisfazione viscerale tipica del cinema d’azione anni ’90, con il protagonista che ottiene vendetta in modo spettacolare; dall’altro una riflessione più ampia sulla corruzione delle istituzioni e sulla difficoltà di distinguere tra giustizia legale e giustizia personale. La storia di Mason diventa così esemplare: un uomo spinto al limite che trova nel dolore e nella perdita la forza per opporsi a un potere più grande di lui.

Cosa ci lascia Duro da uccidere

Il messaggio che Duro da uccidere ci consegna è dunque chiaro: la corruzione e il tradimento possono piegare anche le strutture più solide, ma non possono annientare la volontà di chi lotta per la verità. Al di là della sua veste spettacolare, il film si colloca in quella tradizione di action movie che offrono allo spettatore non solo evasione, ma anche una forma di catarsi morale, in cui il bene – pur attraverso la violenza – riesce a prevalere sul male.

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La terra dei morti viventi: la spiegazione del finale del film

La terra dei morti viventi: la spiegazione del finale del film

Con La terra dei morti viventi, uscito nel 2005, George A. Romero torna a imporsi come maestro indiscusso del cinema horror, riportando in vita – è il caso di dirlo – la sua saga sugli zombie che aveva rivoluzionato il genere fin dagli anni ’60. Dopo La notte dei morti viventi (1968), Zombi (1978) e Il giorno degli zombi (1985), Romero riallaccia il filo della sua riflessione sulle paure e le contraddizioni della società contemporanea, portando la sua visione nel nuovo millennio. Questo quarto capitolo si colloca come una naturale prosecuzione della sua poetica, capace di coniugare l’horror apocalittico con un’acuta critica sociale.

Il film si muove dentro i codici del survival horror e dell’action post-apocalittico, con un tono più spettacolare e dinamico rispetto ai capitoli precedenti, ma senza rinunciare alla profondità che contraddistingue il regista. In un mondo ormai dominato dai morti viventi, i pochi sopravvissuti si rifugiano in città fortificate dove le gerarchie sociali si riproducono in maniera spietata: i ricchi vivono nel lusso protetto, mentre i poveri sono costretti a sopravvivere tra miseria e pericolo. Romero intreccia così l’immaginario dell’invasione zombie con una parabola sulle disuguaglianze e sulle derive del potere.

La terra dei morti viventi non è quindi solo un horror di intrattenimento, ma un racconto allegorico che parla di oppressione, di rivoluzione e di ribaltamento degli equilibri. La progressiva “evoluzione” degli zombie, che iniziano a mostrare forme di coscienza e organizzazione, riflette il timore di una società che non può più controllare le forze che ha contribuito a creare. Nel resto dell’articolo analizzeremo proprio il finale del film, cercando di comprenderne il significato e il messaggio che Romero affida agli spettatori.

La terra dei morti viventi cast

La trama di La terra dei morti viventi

Il film è ambientato in un futuro distopico, nel quale la Terra è stata devastata da una terribile invasione zombie. Siamo negli Stati Uniti e gli abitanti rimasti in vita hanno dovuto fortificare le proprie città per sopravvivere, come Pittsburgh, completamente recintata e controllata. Sono pochi i fortunati che possono abitare al Fiddler’s Green, un grattacielo di lusso che ospita ricchi e potenti, mentre il resto della popolazione patisce la fame. Situato all’esterno del grande palazzo c’è un imponente carro armato, il Dead Reckoning.

Pubblicizzato da Paul Kaufman (Dennis Hopper) e progettato da Riley Denbo (Simon Baker) questo consente di potersi muovere liberamente attraverso le metropoli invase dai morti viventi. Durante una pattuglia notturna, l’uomo si rende conto che alcuni zombie continuano a ripetere le azioni abitudinarie di quando erano vivi. Non solo: uno di loro, Big Daddy (Eugene Clark), il benzinaio, è diventato abile a capire ed emulare i comportamenti degli esseri umani. Tutto si complica dopo l’ennesimo massacro di zombie a opera del Dead Reckoning, che scatena l’ira e la voglia di vendetta dei morti viventi.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto de La terra dei morti viventi, la tensione esplode quando Big Daddy guida l’orda di zombie oltre il fiume, riuscendo a sfondare le difese della città e a penetrare nei quartieri ricchi di Fiddler’s Green. Le barriere e le misure di sicurezza, simbolo del potere elitario di Kaufman, si rivelano inutili contro l’organizzazione e la determinazione degli zombie, che invadono il cuore della città fortificata. Nel frattempo, Riley e i suoi compagni cercano di fermare Cholo, deciso a usare Dead Reckoning per ricattare Kaufman, ma gli eventi prendono una piega drammatica quando Cholo viene morso e si prepara alla sua inevitabile trasformazione. Parallelamente, Kaufman cerca di fuggire dalla catastrofe che lui stesso ha contribuito a provocare.

Tuttavia, viene raggiunto dal suo destino in una delle scene più emblematiche del film: nel parcheggio sotterraneo di Fiddler’s Green si trova faccia a faccia con Cholo ormai zombificato e con Big Daddy, che chiude la sua parabola facendo esplodere un serbatoio di propano e uccidendoli entrambi. Intanto Riley e il suo gruppo, utilizzando Dead Reckoning, offrono una morte misericordiosa a coloro che vengono divorati, mentre Mulligan rivela di essere riuscito a salvare gran parte della popolazione più povera. L’orda di zombie, dopo aver devastato il simbolo del potere elitario, lascia la città, risparmiando i sopravvissuti. Nel finale, Riley decide di non attaccarli, riconoscendo negli zombie una sorta di parallelo con l’umanità, e parte con i suoi verso il Canada, alla ricerca di un futuro diverso.

La terra dei morti viventi film

Il significato di questo finale si lega profondamente alla poetica di Romero: gli zombie non sono più soltanto una minaccia cieca, ma un’entità collettiva che reclama il proprio spazio, mostrando capacità di organizzazione e perfino una forma di giustizia. La decisione di Big Daddy e del suo gruppo di abbandonare la città, risparmiando gli umani, ribalta completamente l’idea tradizionale dello zombie come simbolo di caos privo di scopo. Romero suggerisce che, in questo mondo post-apocalittico, non esistono più netti confini tra umani e non-morti: entrambi lottano per sopravvivere, entrambi cercano un rifugio.

Anche la scelta di Riley di risparmiare gli zombie assume un valore fortemente simbolico: l’eroe non cerca vendetta né sterminio, ma riconosce che la convivenza, o almeno la non belligeranza, è l’unica via per andare avanti. Questo ribalta la logica del genere, che solitamente pone come obiettivo la distruzione della minaccia, e apre invece a una riflessione più ampia sulla natura del “nemico”. Non è lo zombie a rappresentare il vero male, ma piuttosto il sistema corrotto e oppressivo incarnato da Kaufman e dalla sua città, incapace di garantire uguaglianza e giustizia.

Cosa ci lascia La terra dei morti viventi

Il messaggio che La terra dei morti viventi lascia agli spettatori è chiaro: Romero utilizza ancora una volta il linguaggio dell’horror per parlare di società, disuguaglianze e lotte di potere. La distruzione di Fiddler’s Green e la caduta del suo tiranno mostrano come le strutture oppressive siano destinate a crollare sotto il peso delle ingiustizie che generano. Allo stesso tempo, la marcia degli zombie che si allontanano in cerca di un nuovo spazio diventa una metafora della necessità di riconoscere l’umanità anche in ciò che appare diverso o “altro”. Un finale che, pur calato in un contesto apocalittico, ci invita a riflettere sulla convivenza, sulla resistenza ai privilegi e sulla possibilità di costruire un futuro più giusto.

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The Wrong Paris, spiegazione del finale: Dawn e Trey si fidanzano?

La commedia romantica The Wrong Paris, è disponibile su Netflix dal 12 settembre, gioca sul tema del destino e delle deviazioni impreviste della vita. La protagonista è Dawn, interpretata da Miranda Cosgrove, una giovane con un sogno ben preciso: frequentare un’accademia d’arte a Parigi, in Francia. Tuttavia, la mancanza di fondi rende il suo obiettivo irraggiungibile. Quando scopre il reality show The Honeypot, un programma televisivo di incontri, decide di partecipare, sperando che i guadagni le permettano di realizzare il suo progetto.

Ma le cose prendono una piega imprevista: invece della capitale francese, i concorrenti vengono spediti a Paris, Texas, dove si svolge l’intero gioco. Questa beffa iniziale diventa il punto di partenza di una serie di eventi che porteranno Dawn a scoprire l’amore, affrontare segreti e fare scelte decisive per il proprio futuro.

La trama di The Wrong Paris

Dawn entra nel reality con un piano chiaro: farsi eliminare il prima possibile, incassare i 20.000 dollari previsti per la partecipazione e utilizzare i soldi per volare in Francia. Ma presto cambia idea: la sua coinquilina Jasmine le rivela che ci sono ulteriori premi economici per chi resta più a lungo nello show. Così, Dawn decide di impegnarsi nelle sfide, restando in gara più del previsto.

Il “bachelor” protagonista del reality è Trey, un affascinante cowboy interpretato da Pierson Fodé, che Dawn aveva già incontrato e con cui aveva ballato in un bar settimane prima. La loro intesa cresce di episodio in episodio, ma Dawn nasconde un segreto fondamentale: la sua vera intenzione è quella di lasciare il Texas per andare a studiare arte a Parigi.

‘The Wrong Paris’. Credits: Diyah Pera/Netflix

Il segreto di Dawn e la rivalità con Lexi

Solo due persone conoscono la verità: Rachel, una produttrice dello show, e Jasmine, la coinquilina di Dawn. Tuttavia, la complicità tra Dawn e Trey attira i sospetti di Lexi, la principale rivale della protagonista. Lexi inizia a indagare e, approfittando di un momento di assenza, trova la lettera di ammissione di Dawn all’accademia d’arte.

Nel frattempo, Trey e Dawn vivono un momento intimo lontano dalle telecamere. Lui le mostra il suo luogo segreto d’infanzia, mentre lei condivide con lui i suoi lavori artistici, incluso un dipinto con una mela dorata, simbolo del “sogno impossibile”. Dawn è vicina a confessare il suo segreto, ma viene interrotta dalla produzione. Poco dopo, Lexi mostra a Trey la lettera scoperta.

Alla cerimonia finale dello show, Dawn è convinta che Trey sceglierà lei, ma invece viene eliminata. Il giovane, influenzato dalle rivelazioni di Lexi, dà l’ultima “sperone” proprio alla rivale. Dawn esce di scena confusa e delusa.

Dawn a Parigi e il ritorno in scena

Dopo l’eliminazione, Dawn decide comunque di seguire il suo sogno: parte per Parigi, dove inizia finalmente la scuola d’arte. Le scene la mostrano intenta a esplorare la città, a frequentare le lezioni e a ricevere incoraggiamenti dai suoi insegnanti.

Proprio quando sembra aver voltato pagina, riceve la visita inaspettata di Rachel. La produttrice le racconta che Lexi aveva rivelato il suo segreto a Trey e le propone un’occasione unica: tornare nello show durante la finale per spiegarsi con lui. C’è però un prezzo alto da pagare: rinunciare a tutti i soldi guadagnati nel reality, ovvero il denaro che Dawn stava usando per mantenersi a Parigi.

Dopo un conflitto interiore, Dawn decide di rischiare: appare a sorpresa durante la finale e si scusa con Trey, confessando di essere entrata nello show solo per soldi ma di aver finito per innamorarsi davvero di lui. Nonostante la sincerità, Trey non sembra convinto e Dawn lascia a lui la mela dorata, come ultimo segno del loro legame.

Il finale del reality

Dopo la partenza di Dawn, Trey scopre il sacrificio che la ragazza ha fatto per rivederlo: ha rinunciato a tutti i suoi fondi per poter chiarire la verità. Colpito, corre a raggiungerla. La invita a non rinunciare al sogno di studiare arte a Parigi e le propone una soluzione: conciliare la sua carriera con la loro storia d’amore.

Durante la registrazione della finale, Trey sorprende Dawn con una proposta simbolica: invece di chiedere la sua mano, le chiede di scegliere tra “i soldi o l’amore”. Dawn sceglie i soldi, garantendosi la possibilità di restare a Parigi, ma subito dopo i due si baciano con la Torre Eiffel sullo sfondo, suggellando il loro compromesso: lei realizzerà il suo sogno e loro vivranno una relazione a distanza.

‘The Wrong Paris’. Credits: Diyah Pera/Netflix

Epilogo e scene post-crediti

Nei titoli di coda, il film offre uno sguardo sul futuro della coppia. Attraverso una serie di fotografie, vediamo Dawn e Trey coltivare il loro rapporto nonostante la distanza: vacanze insieme, festeggiamenti in famiglia, Capodanni e viaggi. Le immagini culminano con un nuovo capitolo della loro storia: l’effettiva proposta di matrimonio e l’anello al dito di Dawn, mostrato orgogliosamente davanti alla Torre Eiffel.

La spiegazione del finale di The Wrong Paris

The Wrong Paris unisce elementi classici della commedia romantica con il tema della ricerca personale. Dawn parte con un piano calcolato e opportunistico, ma lungo il percorso impara a fidarsi dei propri sentimenti, senza rinunciare ai propri sogni. Il film mostra che la strada verso i desideri più autentici può passare per deviazioni inattese, e che spesso l’amore e le aspirazioni non si escludono a vicenda.

Alla fine, Dawn non solo conquista Parigi e la scuola d’arte, ma trova anche un amore capace di adattarsi alla sua vita. Il messaggio finale è chiaro: i sogni non sono incompatibili con l’amore, purché entrambi i protagonisti siano pronti a fare sacrifici e trovare soluzioni creative.

Le Maledizioni, spiegazione del finale: Fernando diventerà Presidente?

Le Maledizioni, serie Netflix in tre episodi, racconta la storia di Fernando Rovira, governatore e politico ambizioso che si trova di fronte a una crisi personale e politica: mentre cerca di bloccare una legge sull’acqua che minaccerebbe la sua carriera, sua figlia Zoe viene rapita. Questo evento sconvolge gli equilibri, porta alla luce verità sepolte da anni e costringe Fernando a riconsiderare le sue alleanze, i suoi rapporti familiari e persino il proprio futuro politico.

Trama generale di Le Maledizioni

La serie si apre con Roman Sabaté, fidato collaboratore di Fernando, che sorprendentemente prende in consegna Zoe all’uscita di scuola. La ragazza, inizialmente confusa, presto si rende conto di essere stata drogata e privata del cellulare. Mentre cerca di capire cosa stia succedendo, Fernando è nel suo ufficio, impegnato a radunare consensi contro la legge sull’acqua. Quando Beto, l’autista abituale di Zoe, ricompare raccontando di essere stato abbandonato da Roman in una zona isolata, diventa chiaro che la giovane è stata rapita.

L’indagine rivela che Roman non è solo un collaboratore di fiducia, ma anche un uomo con conti in sospeso con la famiglia Rovira. Nel corso degli episodi emergono legami nascosti, rancori personali e segreti che mettono in discussione non solo la sicurezza di Zoe, ma anche il futuro politico di Fernando.

La legge sull’acqua e i giochi di potere

Fin dall’inizio, Fernando appare deciso a bloccare la legge sull’acqua, che avrebbe limitato le attività di estrazione mineraria e protetto l’ambiente. La sua opposizione, tuttavia, non nasce da motivi ideali: al contrario, dietro c’è un accordo economico e politico con la potente compagnia Mapple Corps, che dipende proprio dallo sfruttamento delle risorse idriche.

Il passato torna a galla: più di dieci anni prima, la madre di Fernando, Irene, aveva concesso alla Mapple terreni destinati alle comunità indigene, permettendo così attività estrattive altamente dannose per l’ambiente e per le popolazioni locali. Fernando, allora giovane giudice alle soglie della carriera politica, aveva accettato il piano per garantirsi l’appoggio economico e politico necessario.

Con il tempo, Fernando capisce di essere stato usato come pedina da sua madre, disposta perfino a eliminare la moglie Lucrecia e a sacrificare Zoe pur di mantenere il controllo sul potere. Di fronte a questa rivelazione, Fernando decide di ribellarsi: invece di opporsi alla legge, sceglie di sostenerla, annullando gli accordi con Mapple e, di fatto, liberandosi dalla morsa di Irene.

La lotta politica e il sogno della presidenza

Parallelamente, Fernando coltiva l’ambizione di candidarsi alla presidenza. Per farlo, costruisce un’alleanza politica con altri rappresentanti, ma tradisce Capardi, vecchio alleato che si aspettava in cambio il controllo del Ministero della Sanità. Quando Capardi scopre di essere stato escluso, si vendica rivelando a Roman la responsabilità di Fernando nell’incidente della madre di quest’ultimo.

Questo porta Roman a rapire Zoe, costringendo Fernando a una situazione disperata. Tuttavia, il governatore riesce a ribaltare la situazione: si riconcilia con Capardi, gli restituisce il Ministero promesso e lo reintegra come braccio destro. Con il sostegno della sua fazione, Fernando non ha più bisogno né della madre né di Mapple.

Determinato a presentarsi come un politico onesto, affronta pubblicamente anche i segreti più scomodi: rivela la verità sulla paternità di Zoe in diretta televisiva, anticipando possibili scandali e guadagnando la fiducia dei cittadini. Con queste mosse, Fernando si afferma come serio candidato alla presidenza, anche se il risultato definitivo rimane incerto.

Zoe e Roman: verità e riconciliazione

Il rapporto tra Zoe e Roman rappresenta uno degli snodi più emotivi della serie. Se inizialmente Roman appare come il rapitore della giovane, presto emerge una verità sconvolgente: lui è il padre biologico di Zoe. La ragazza conosceva già la verità da sei anni, confidatale dalla madre Lucrecia prima di morire, ma aveva scelto di non dirlo a Fernando.

Roman, a sua volta, non aveva mai rivendicato il suo ruolo di padre: l’accordo iniziale prevedeva che Zoe fosse figlia a tutti gli effetti di Fernando. Tuttavia, durante i giorni del sequestro, trascorrendo del tempo con lei, Roman comprende di desiderare un rapporto reale con Zoe. La ragazza, dal canto suo, accetta con entusiasmo di conoscere meglio il suo padre biologico.

Alla fine, quando la vicenda si conclude, Zoe sceglie di non tornare a vivere con Fernando, ma di restare con Roman. Fernando, pur soffrendo, rispetta la sua decisione, dimostrando il suo amore per la figlia. L’ultima scena, con Zoe al volante dell’auto accanto a Roman, simboleggia il suo desiderio di prendere in mano la propria vita e di guidare il proprio destino.

Spiegazione del finale di Le Maledizioni

Il finale di Le Maledizioni intreccia politica, segreti familiari e drammi personali. Fernando, inizialmente figura corrotta e manipolata, trova la forza di liberarsi dal controllo materno e di puntare a una carriera politica indipendente, arrivando a candidarsi alla presidenza. Parallelamente, Zoe conquista la libertà di scegliere e decide di approfondire il legame con il suo vero padre, Roman.

La serie si chiude quindi lasciando aperte due strade: da un lato, il futuro politico di Fernando, che si candida come leader credibile e indipendente; dall’altro, la nuova vita di Zoe, finalmente padrona del proprio destino.

Fondazione Stagione 3, spiegazione del finale: svelata l’identità del Mulo

Il finale di Fondazione Stagione 3 rivela un importante colpo di scena. Dopo che Gaal Dornick sconfigge il Mulo interpretato da Pilou Asbæk, si scopre che in realtà era Bayta a tirare le fila.

Il Mulo che abbiamo visto per tutta la stagione era solo un burattino: Bayta usava i suoi poteri Mentalic per manipolare gli eventi. Il suo passato traumatico, segnata dal rifiuto dei genitori a favore del fratellino, ha risvegliato in lei il desiderio di costringere l’intera galassia ad amarla. Questo l’ha portata a piegare al suo volere il signore della guerra Mulo e il menestrello Magnifico Giganticus.

In che modo Gaal sconfigge il Mulo e perché abbandona Hari Seldon

Bayta cercava la Second Foundation, ma Gaal era riuscita a spostare la popolazione di Ignis su Trantor grazie a Preem Palver. Per contrastarla, Gaal influenzò Magnifico affinché suonasse la sua melodia, ostacolando Bayta quel tanto che bastava a guadagnare tempo. Dopo lo scontro, Gaal si ritrova con Hari Seldon, ma rifiuta di portare con sé la versione del Vault, ricordandogli che il vero Hari era morto da tempo. Hari resta quindi indietro, privo di corpo e di possibilità di proseguire.

Cassian Bilton, Lee Pace and Terrence Mann in “Foundation,” premiering July 11, 2025 on Apple TV+.

L’ascesa di Brother Dusk e la fine di Demerzel e Day

Brother Dusk, consapevole della propria fine, decide di distruggere il futuro della dinastia Cleon. Inganna Demerzel usando il clone neonato, spingendola a sacrificarsi per salvarlo: entrambi muoiono nell’Ascension Chamber. Demerzel era vicina alla libertà, ma viene annientata. Intanto, Dusk approfitta della vulnerabilità di Day (senza Naniti) e lo uccide. Ora Brother Darkness governa come nuovo Imperatore, con il Prime Radiant e la Novacula. La dinastia dei Cleon sembra giunta alla sua conclusione, anche se Brother Dawn potrebbe rappresentare una nuova speranza.

La rivelazione della Terra e il legame di Kalle con i robot

Il finale mostra un’anteprima della Terra, dove Kalle e un altro robot si nascondono sulla Luna. Kalle, figura misteriosa, si rivela probabilmente essere un robot. Il segnale inviato dal Brazen Head sembra averla raggiunta, aprendo la porta a nuove trame. Questo spunto trova collegamenti diretti con i romanzi di Asimov, in particolare Foundation and Earth.

Differenze tra il finale della serie e i libri

Le differenze con i romanzi sono ormai profonde. Nei libri, Magnifico è in realtà il Mulo, mentre Bayta lo smaschera e uccide Ebling Mis per impedire che riveli la posizione della Second Foundation. Nella serie, invece, è Bayta la vera mente dietro tutto.

Cosa aspettarsi dalla Stagione 4

La prossima stagione dovrebbe concentrarsi su Second Foundation, completando la trilogia di Asimov. Il Mulo è ancora una minaccia e la Second Foundation sarà al centro della trama. Lo scontro tra Gaal e Bayta è destinato a ripetersi. Apple TV+ ha già confermato una quarta stagione da 10 episodi.

Mark Hamill rivela i suoi libri preferiti di Stephen King

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Mark Hamill rivela i suoi libri preferiti di Stephen King

Nell’ultimo anno, Mark Hamill è diventato silenziosamente un assiduo lettore di Stephen King, e ora ha rivelato i suoi libri preferiti dell’autore. Meglio conosciuto come Luke Skywalker in Star Wars, Hamill ha recentemente recitato in due importanti adattamenti cinematografici di Stephen King, “The Life of Chuck” del 2024, che esce da noi il 18 settembre, e “The Long Walk” del 2025 che invece è arrivato adesso nelle sale USA.

In una recente intervista con il New Yorker, Mark Hamill ha rivelato i suoi libri preferiti di Stephen King in assoluto, che l’attore descrive come “uno scrittore molto più versatile di quanto gli venga riconosciuto”. Sorprendentemente, Hamill elenca “Shining“, “La zona morta“, “It” e “On Writing” tra le sue scelte preferite. Parlando di Shining, Hamill ha dichiarato:

Sono andato a vedere Shining nel weekend di apertura, ed ero così stordito che sono andato direttamente dal cinema in libreria per comprare il libro. […] Ricordo che mi è piaciuto così tanto che rallentavo la lettura, tipo “Oh, sto leggendo troppo velocemente”. Questo è il primo libro di King che abbia mai letto, ed è quello che mi ha reso un fan sfegatato.

Per quanto riguarda Shining, Hamill ha detto di essersi rifiutato di leggerlo alla luce del giorno, aspettando che la sala fosse buia e silenziosa, per massimizzare i brividi. Inoltre, sebbene non abbia avuto la possibilità di fare un provino per l’adattamento di David Cronenberg de La zona morta, Mark Hamill ha comunque definito la storia “fantastica” e ha ammesso di volerne far parte:

Non ho fatto un provino, ma ho comunque letto il libro. È una premessa fantastica […] Comunque, il film è stato fantastico; Martin Sheen è stato perfetto. […] Non serbo rancore, non sono così.

Hamill ha anche rivelato di aver “letto It solo di recente, che è davvero spaventoso“, descrivendo il film di Bill Hader come: ” […] quasi difficile da guardare, è così raccapricciante e orribile. Non so perché piaccia alla gente, ma anche a me sì”. Infine, Hamill ha spiegato le sue ragioni per aver scelto On Writing: A Memoir of the Craft di King come suo preferito, affermando:

Quando ho incontrato King di persona la prima volta, quello che volevo davvero fare era interrogarlo. […] Questo libro è come sedersi in una stanza e fargli tutte quelle domande. Non posso che consigliarlo vivamente, perché ha risposto a molte delle mie.

I libri preferiti di Stephen King da Mark Hamill rivelano un apprezzamento per le storie che sfumano il confine tra il soprannaturale e qualcosa di profondamente umano. Shining e It sono film terrificanti, ma sono anche radicati nella paura, nel trauma e nelle emozioni reali. Questo realismo emotivo sembra essere ciò che più risuona con Hamill, che ha trascorso la sua carriera bilanciando ruoli più larger-than-life con interpretazioni concrete.

Il suo amore per La zona morta dimostra interesse per storie moralmente complesse e incentrate sui personaggi, e non è difficile immaginare Mark Hamill prosperare in un ruolo come Johnny Smith. Tuttavia, è anche significativo che non abbia incluso The Long Walk nella lista nonostante abbia recitato nel film, evidenziando invece quanto a lungo l’attore abbia ammirato il lavoro di King prima di diventarne parte.

Natalie Portman rivela il suo film Ghibli preferito di tutti i tempi

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Diventata famosa per il ruolo di Padmé nella trilogia prequel di Star Wars, Natalie Portman è diventata una delle attrici più acclamate della sua generazione, ottenendo tre nomination all’Oscar per Closer (2004), Jackie (2016) e vincendone una per la sua interpretazione della ballerina tormentata in Il cigno nero (2010).

Durante una recente intervista con Collider per promuovere il suo nuovo film d’animazione Arco insieme al regista Ugo Bienvenu, Natalie Portman ha rivelato che il suo film preferito dello Studio Ghibli è La città incantata. Alla stessa domanda, Bienvenu dice di “non riuscire a scegliere” il suo film Ghibli preferito, una risposta che Portman ha definito “la versione ultra fan“.

Il fatto che Natalie Portman abbia scelto La città incantata come suo film preferito dello Studio Ghibli evidenzia quanto il film abbia resistito nel corso degli anni. Uscito nel 2001, è stato un enorme successo di critica e pubblico, incassando 396 milioni di dollari al botteghino in tutto il mondo e diventando il film con il maggior incasso nella storia giapponese, un record che ha detenuto per quasi 20 anni, fino a quando non è stato superato nel 2020 da Your Name.

La città incantata è diventato il primo anime giapponese disegnato a mano e il primo film non in lingua inglese a vincere l’Oscar come miglior film d’animazione. Oggi, è ampiamente considerato uno dei più grandi film mai realizzati ed è apparso in numerose liste dei “migliori film” di sempre.

Il Fantasma dell’Opera, il nuovo adattamento avrà delle atmosfere da Twilight

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Il Fantasma dell’Opera, una storia lunga più di un secolo si rinnova con un adattamento completamente nuovo che trae spunto dai libri di Twilight. Secondo Deadline, c’è grande attesa per questo adattamento “audace e contemporaneo” del romanzo del 1909 di Gaston Leroux, che sarà scritto e diretto dal regista francese Alexandre Castagnetti, il quale promette atmosfere da Twilight. All’inizio della produzione, il film è già stato pre-venduto in gran parte di Europa, Canada, Sud e Centro America e Asia.

Il film è incentrato sulla ballerina diciottenne Anastasia, nuova ballerina all’Opéra Garnier di Parigi, infestata dal misterioso fantasma dell’opera. Dopo aver incontrato il fantasma una notte, la vita di Anastasia cambia radicalmente. La prima ballerina, destinata al ruolo principale nella produzione di Orfeo del balletto, subisce un incidente, cosa che mette Anastasia in posizione di accettare il ruolo principale.

Deva Cassel, che ha recentemente recitato ne Il Gattopardo di Netflix, interpreta Anastasia, con Julien De Saint-Jean (l’acclamato Il Conte di Montecristo del 2024) e Romain Duris (I Tre Moschettieri) che recitano al suo fianco. Anche i ballerini Guillaume Diop e Dorothée Gilbert saranno i protagonisti.

L’uscita di Il Fantasma dell’Opera in Francia è attualmente prevista per il 23 settembre 2026.

Prendiamoci una pausa: al via le riprese del film di Christian Marazziti

Sono iniziate, lo scorso 8 settembre, le riprese di Prendiamoci una pausa. Il nuovo film di Christian Marazziti che, dopo il successo di Sconnessi, torna a dirigere un cast corale esplorando le varie sfaccettature ironiche e comiche dei personaggi.

Una commedia brillante e divertente che esplora un momento che non è stato mai davvero raccontato nelle storie d’amore: la pausa di riflessione. Quel limbo complicato in cui non si riesce né a stare insieme né a lasciarsi, dove le relazioni – sempre più sfidate da tentazioni e ritmi frenetici – rischiano di scivolare in secondo piano.

Vale davvero la pena, in un modo o nell’altro, fermarsi ed ascoltarsi per cercare di salvare la coppia?

Il film è scritto dal regista insieme a Mauro Graiani (sceneggiatura) e Gianni Corsi (soggetto e sceneggiatura), prodotto da Camaleo ed  Eagle Pictures. in coproduzione con Agresywna Banda (Polonia) e Koboflopi (Spagna), distribuito da Eagle Pictures. Con il contributo del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo – contributo selettivo OPS 2024. Con il sostegno del Programma POR FESR LAZIO 2021-2027 – Lazio Cine-International.

La data di uscita è prevista nella primavera del 2026 – oppure a San Valentino 2026.

Nel cast figurano i volti più celebri del cinema italiano: Marco Giallini (Perfetti Sconosciuti,Follemente), Claudia Gerini (US Palmese, Viaggi di nozze ), Paolo Calabresi (Berlinguer – La grande ambizione, Boris – Il film), Fabio Volo (Casomai, Il giorno in più), Ilenia Pastorelli (Lo chiamavano Jeeg Robot, Benedetta follia), Aurora Giovinazzo (Freaks Out, Nuovo Olimpo), Ricky Memphis (Poveri noi, Immaturi – Il viaggio), Lucia Ocone (Metti la nonna in freezer, Poveri ma ricchissimi) e Alessandro Haber (Per amore, solo per amore, La sconosciuta).

Le riprese si protrarranno per sei settimane e si svolgeranno nel Lazio.

Prendiamoci una pausa
Foto Cortesia di LaPalumbo Comunicazione

La trama di Prendiamoci una pausa

Tre coppie di età diverse decidono di prendersi una “pausa di riflessione”.  Per il quarantenne Fabrizio è un disastro emotivo che nasconde altro; per la sua compagna Valeria un’opportunità; per Valter, prossimo ai sessanta, è un inaccettabile torto impostogli dalla moglie Fiorella, con cui è sposato da trent’anni, mentre per lei è un’esigenza; per la diciannovenne Erica è un incidente di percorso; per il suo ragazzo Gabriel, conosciuto online, è uno scudo per nascondere la ricerca di se stesso.

Spider-Man combatte il Thanos non-morto nel nuovo, gloriosamente sanguinoso trailer di Marvel Zombies

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Tutti e quattro gli episodi di Marvel Zombies arriveranno su Disney+ entro la fine del mese e un nuovo trailer per la serie animata TV-MA è appena stato pubblicato dai Marvel Studios.

In questo trailer, vediamo versioni non-morte di molti supereroi amati dai fan – persino Capitan Marvel è caduta vittima dell’epidemia di zombi – e una sequenza che scommettiamo nessuno di voi avrebbe mai immaginato di vedere sullo schermo. Sì, è Spider-Man che brandisce l’ascia di Thor, Stormbreaker, in quello che sembra essere un tentativo fallito di abbattere il Titano Pazzo in versione zombi.

L’ultima volta che abbiamo visto la testa di Spidey, Black Panther e Ant-Man è stato in What If… ?, ma con l’attenzione di questa serie sui personaggi della Fase 4, qualcosa ci dice che questa lotta non finirà bene per loro.

Promuovendo Your Friendly Neighborhood Spider-Man all’inizio di quest’anno, il responsabile TV, Streaming e Animazione dei Marvel Studios, Brad Winderbaum, ha confermato che Hudson Thames, non Tom Holland, riprenderà il ruolo di Peter Parker in Marvel Zombies.

“Hudson è stata finora la nostra voce animata per Spider-Man nell’MCU. In What If…?, in Your Friendly Neighborhood Spider-Man, e interpreta Spider-Man anche in Marvel Zombies, che uscirà quest’anno per Halloween”, ha dichiarato il dirigente.

Il trailer presenta anche alcune divertenti inquadrature di Blade Knight in azione, offrendo un assaggio di come potrebbe essere il film di Blade, a lungo rimandato. Beh, se mai dovesse succedere, ovviamente.

Di cosa parla Marvel Zombies?

Nell’episodio di What If… ?, intitolato “E se… Zombie?”, gli Avengers e quasi tutto il mondo vengono infettati da un virus zombie che Janet van Dyne porta dal Regno Quantico. Le prime vittime sono suo marito Hank Pym, seguito da sua figlia Hope van Dyne, alias Wasp, e Scott Lang, alias Ant-Man. Molti degli altri Vendicatori si trasformano poi in cadaveri mangia-cervelli, come Iron Man, Doctor Strange, Wong, Occhio di Falco, Falcon e Wanda Maximoff.

Sempre in quell’episodio, una squadra di umani, tra cui Wasp, Spider-Man, Winter Soldier, Hulk, Sharon CarterOkoye e la testa parlante di Ant-Man in un barattolo, deve quindi sfuggire all’assalto degli zombie. Alla fine, molti dei sopravvissuti muoiono e Hulk si sacrifica per fermare una zombie Wanda superpotente che ha poteri magici grazie alla Gemma della Mente. Gli umani fuggono a Wakanda, ma un cliffhanger anticipa che uno zombie Thanos ha quasi completato il Guanto dell’Infinito.

In Marvel Zombies, dunque, dopo che gli Avengers sono stati sopraffatti da un’epidemia zombie, un gruppo di sopravvissuti disperati scopre la chiave per porre fine ai non morti dotati di superpoteri, correndo attraverso un paesaggio distopico e rischiando la vita per salvare il loro mondo.

Il cast di doppiatori include Elizabeth Olsen, Paul Rudd, Florence Pugh, David Harbour, Tessa Thompson, Simu Liu, Awkwafina, Hailee Steinfeld, Wyatt Russell, Randall Park, Iman Vellani e Dominique Thorne nei ruoli dei loro rispettivi personaggi nel Marvel Cinematic Universe.

Il creatore di “The Walking DeadRobert Kirkman ha originariamente ideato Marvel Zombies come serie a fumetti nel 2005, ambientata in un universo alternativo popolato da zombie. La serie animata è invece stata realizzata da Bryan Andrews e Zeb Wells. I produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Dana Vasquez-Eberhardt, Bryan Andrews e Zeb Wells, mentre i produttori sono Danielle Costa e Carrie Wassenaar.

Insidious 6: un grande ritorno e un nuovo ingresso nel cast!

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Insidious 6: un grande ritorno e un nuovo ingresso nel cast!

Insidious 6 riporterà in vita un personaggio e annuncia una nuova aggiunta al cast della saga horror. Dopo cinque film in 13 anni, Insidious – La porta rossa del 2023 avrebbe dovuto concludere la saga, ma il grande successo al botteghino ha fatto sì che si decidesse di preparare un altro capitolo. Ora, secondo Deadline, Lin Shaye, volto noto della serie, riprenderà il ruolo di Elise Rainier in Insidious 6, dato che il suo personaggio è stato una figura centrale nella serie, nonostante sia morta nel primo film.

È stata anche annunciata una nuova aggiunta alla serie, con Amelia Eve che si unirà al cast. I dettagli della trama di Insidious 6 sono attualmente segreti, ma sappiamo che il film horror della Blumhouse inizierà la produzione la prossima settimana, con l’obiettivo di uscire nelle sale il 21 agosto 2026. Jacob Chase dirigerà il film da una sceneggiatura scritta insieme a David Leslie Johnson. È possibile che, con la produzione in corso, verranno svelati maggiori dettagli sul posto nella saga di questo nuovo capitolo.

Cosa significa questo per Insidious 6

Come detto, non sappiamo quale direzione prenderà la trama di Insidious 6 con un nuovo regista e nuovi sceneggiatori dietro la macchina da presa, ma Shaye rappresenta un elemento chiave di continuità. Al momento non è chiaro se sarà affiancata dall’altra star di lunga data di Insidious, Patrick Wilson, che è stato uno dei più grandi protagonisti dell’horror, come dimostra il recente successo al botteghino di The Conjuring – Il rito finale.

Come minimo, Eve è un’aggiunta intrigante al cast, con una grande esperienza nel genere horror. In particolare, è stata una delle protagoniste della serie originale Netflix The Haunting of Bly Manor. Il ritorno di Shaye rafforza poi ulteriormente la convinzione che Insidious 6 sarà la continuazione della trama principale dei cinque film precedenti e forse la conclusione di quell’arco narrativo. Questo dovrebbe renderlo un altro atteso appuntamento nel calendario delle uscite cinematografiche dell’estate 2026.

Un misterioso progetto DCU riceve un aggiornamento da James Gunn: non lo scriverà né lo dirigerà

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A giugno 2025, James Gunn, co-CEO dei DC Studios, ha rivelato l’esistenza di un progetto DCU segreto, mai rivelato durante l’uscita del Capitolo 1: Dei e Mostri. Gunn ha dichiarato: “C’era una cosa che sapevo fin dall’inizio: quando ho proposto a David Zaslav cosa sarebbe stato il DCU, gliel’ho proposto, ma non l’abbiamo annunciato in quel primo incontro perché pensavo fosse troppo facile da copiare da un’altra società. E quindi questa è una delle cose principali”.

Ora, abbiamo un aggiornamento su questo progetto (presumibilmente è lo stesso progetto segreto). Intervenuto al Peacemaker The Official Podcast, Gunn ha dichiarato che il progetto ha uno scrittore e un regista e che non è lui.

“Stavo appena incontrando lo sceneggiatore e il regista di un progetto DCU segreto che stiamo realizzando e ci hanno chiesto quanto costano gli effetti visivi e quanti personaggi possiamo avere. Poi hanno parlato dei supereroi nella serie e io ho pensato: “L’unica cosa a cui bisogna fare attenzione sono i costumi dei supereroi, perché sono davvero difficili da realizzare, è difficile renderli belli e di solito costano molto di più che creare un personaggio in CGI.”

James Gunn non guadagna nulla dal merchandising di Baby Groot

Si presume che tutto il Capitolo 1: Dei e Mostri si stia gradualmente trasformando in un film su larga scala, in stile evento. Tuttavia, a differenza delle fasi dell’MCU, ogni progetto televisivo e cinematografico non sarà forzato in un’unica, rigida continuity; al contrario, ogni progetto potrà essere indipendente, pur contribuendo al quadro generale. Dopo Supergirl, i progetti DCU confermati includono Lanterns (serie TV), Clayface (film) e Man of Tomorrow (film).

I progetti DCU in lavorazione senza una data di uscita rivelata includono Wonder Woman, The Brave and the Bold, Swamp Thing, Waller, Booster Gold, una serie TV animata su Blue Beetle e Paradise Lost.

Per quanto riguarda ciò che i fan pensano possa essere il progetto segreto, ci sono teorie secondo cui Gunn sta sviluppando un progetto basato sui Nuovi Dei, o un film in stile Crisis che riporta in auge personaggi del DCEU.

Per quanto riguarda la data di possibile annuncio di questo progetto, c’è il New York Comic-Con, che inizia a ottobre, oppure la rivelazione potrebbe avvenire durante la prossima conference call con gli investitori/profitti di Warner Bros. Discovery del CEO di WBD, David Zaslav, per il terzo trimestre del 2025, che al momento non ha una data precisa ma in genere si tiene a inizio novembre.

Avengers: Doomsday potrebbe includere una delle scene più brutali di Secret Wars

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La saga del Multiverso ha suscitato reazioni alterne tra i fan. E ora, con i Marvel Studios che ora puntano a privilegiare la qualità rispetto alla quantità, la speranza è che Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars concludano quest’era narrativa in grande stile.

Nelle ultime ore abbiamo potuto dare una prima occhiata al Doctor Doom di Robert Downey Jr., grazie ad alcune immagini promozionali e a uno spettacolo di luci. È interessante notare che quest’ultimo, che ovviamente promuove Avengers: Doomsday, indica che il film ricreerà un momento iconico di Secret Wars di Jonathan Hickman ed Esad Ribic.

È facile non notarlo, ma come potete vedere a questo link, il video mostra Destino che mostra i suoi poteri e l’iconico momento dei fumetti che lo ha visto devastare violentemente Thanos.

Nella pagina, diversi eroi e cattivi di Terra 616 sopravvivono all’Incursione finale, e quest’ultimo gruppo alla fine affronta Destino su Battleworld. Purtroppo, la loro rivolta finisce bruscamente quando Victor affonda il pugno nel petto del Titano Pazzo Thanos, riducendolo a poco più di uno scheletro nella sua mano.

È un momento epico che dimostra quanto sia diventato potente “Dio” Destino, che a questo punto governa una realtà patchwork di Battleworld. Anche se non possiamo garantire che ciò accadrà in Avengers: Doomsday, sembra certamente probabile, e quale modo migliore per presentare Destino come una vera minaccia se non facendogli sconfiggere facilmente il cattivo più potente mai affrontato dagli Eroi più Potenti della Terra?

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd / Ant-Man, Simu Liu / Shang-Chi, Tom Hiddleston / Loki, Lewis Pullman / Bob-Sentry, Florence Pugh / Yelena, Danny Ramirez / Falcon, Ian McKellen / Magneto, Sebastian Stan / Bucky, Winston Duke / M’Baku, Chris Hemsworth / Thor, Kelsey Grammer / Beast, James Marsden / Cyclops, Channing Tatum / Gambit, Wyatt Russell / U.S. Agent, Vanessa Kirby / Sue Storm, Rebecca Romijn / Mystique, Patrick Stewart / Professor X, Alan Cumming / Nightcrawler, Letitia Wright / Black Panther, Tenoch Huerta Mejia / Namor, Pedro Pascal / Reed Richards, Hannah John-Kamen / Ghost, Joseph Quinn / Johnny Storm, David Harbour / Red Guardian, Robert Downey Jr. / Doctor Doom, Ebon Moss-Bachrach / La Cosa, Anthony Mackie / Captain America.

Senza Sangue di Angelina Jolie in prima tv su Sky Cinema

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Senza Sangue di Angelina Jolie in prima tv su Sky Cinema

Su Sky Cinema arriva in prima TV Senza Sangue, il nuovo film scritto e diretto da Angelina Jolie, in onda domenica 14 settembre alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand.

Senza Sangue è una riflessione potente e intima sulle ferite invisibili della guerra e sulla possibilità del perdono che vede protagonisti Salma Hayek Pinault e Demián Bichir. Un film essenziale e profondo, in cui gran parte della tensione si gioca in un dialogo teso, carico di non detto e umanità, tra due persone legate da un passato tragico.

Tratto dall’omonimo romanzo di Alessandro Baricco (edito in Italia da Feltrinelli), SENZA SANGUE è una coproduzione internazionale firmata FremantleMedia North America e The Apartment, società del gruppo Fremantle, con Jolie Productions e De Maio Entertainment in collaborazione con Vision Distribution e Sky.

La trama di Senza Sangue

Siamo all’inizio del XX secolo e tutto scorre come sempre in casa di Manuel Roca, medico che vive con i suoi due figli in una fattoria isolata, nella campagna bruciata dal sole di una terra di frontiera. Quando quattro uomini armati imboccano la strada sterrata che conduce alla loro casa, in cerca vendetta. Roca tenta disperatamente di proteggere i suoi figli, ma nulla può contro la ferocia degli aggressori.

Molti anni dopo, Nina, ormai adulta e unica sopravvissuta della famiglia, incontra Tito, un venditore ambulante. L’incontro potrebbe sembrare casuale, ma entrambi sanno che non lo è: Tito conosce il motivo della visita di Nina, e lei lo stava cercando. Mentre tra i due si accende un confronto carico di tensione, diventa chiaro che la guerra è finita per molti, ma non per tutti. Il passato continua a bruciare nel presente, e la vendetta, come un’ombra lunga e ineluttabile, assume forme inaspettate.

La valle dei Sorrisi: guida al cast e ai personaggi del film di Paolo Strippoli

Dopo la presentazione Fuori Concorso alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli è pronto per arrivare nelle sale cinematografiche italiane il 17 settembre, distribuito da Vision Distribution. Il film, un horror d’atmosfera che deve molte suggestioni a canoni tipici del genere, si rivela interessante soprattutto per il suo cast, guidato da Michele Riondino, e per i personaggi particolari che guidano l’azione. Ecco una guida al cast e ai personaggi di La valle dei Sorrisi.

Michele Riondino – Sergio Rossetti

E’ il nuovo insegnante di educazione fisica della scuola di Remis, un paesino nascosto in una valle isolata tra le montagne i cui abitanti sono tutti insolitamente felici. Uomo tutt’altro che gioviale, fatica a entrare in contatto con gli abitanti del luogo, ma presto scopriamo che dentro di lui alberga un dolore che lo rende diverso da tutti gli altri: sarà la sua forza o la sua debolezza di fronte alle vicende misteriose che dovrà affrontare in questo nuovo posto

Giulio Feltri – Matteo Corbin

E’ un giovane taciturno, che sta per conto suo. A scuola non sembra avere molti amici e ha una famiglia particolare: il padre è oltremodo apprensivo e protettivo mentre la madre è in stato catatonico da quando subì un incidente quando Matteo era molto piccolo. Scopriremo solo a un certo punto della storia che è lui l'”Angelo di Remis”.

Paolo Pierobon – Mauro Corbin

A metà tra un padre e l’agente di una star, Mauro è un uomo con segreti e timori, che cura l’immagine e l'”attività” del figlio con rigore e pugno di ferro. Forse non è troppo attento a quello che il ragazzo desidera, non accetta la sua voglia di normalità, la sua richiesta d’aiuto, quella di un adolescente normale che vuole vivere la sua vita, e spinge sempre di più la volontà del figlio, fino al punto di rottura.

Romana Maggiora Vergano – Michela

Sorridente barista di Remis, si scontrerà per prima con Sergio che invece non riesce a sorridere, a chiudere fuori dal suo cuore la sofferenza. Michela è anche quella che riesce a fare breccia subito nelle mura alte e spesse che Sergio ha costruito intorno a sé per proteggersi. Anche lei, come tutti gli abitanti di Remis, ha un segreto e ha bisogno più che mai di Matteo e dei suoi abbracci.

Sergio Romano – Pichler

Ogni realtà circoscritta ha il suo elemento bizzarro che si discosta dalla comunità protagonista. Pichler è proprio questo, la scheggia impazzita, quello che si rifiuta di stare alle regole del villaggio e vive da eremita apparentemente minaccioso e folle, lontano dai legami umani che invece sembrano così armonici all’interno del paese. Anche lui avrà un ruolo importante, soprattutto per Sergio e per il suo cammino nel corso della storia.

Anna Bellato – Anna

Apparentemente una figura di sfondo, Anna è la madre di Matteo. La donna rimane in stato vegetativo a seguito di un misterioso incidente, quando il figlio era molto piccolo. Man mano che la storia procede, si chiariscono le cause dell’accaduto e un’ombra lunga e scura si addensa sul ragazzo che comincerà, letteralmente, a usare la madre come sua “portavoce”.

Gabriele Benedetti – Franco

Colui che sa tutto e partecipa a ogni iniziativa “amministrativa” di Remis. Lui accoglie Sergio al suo arrivo a scuola e lui lo accompagna nella sua casa, assegnatagli dal comune. Sempre lui gli racconterà di Pilcher e della vita del paese, fornendo ovviamente la sua versione dei fatti. Sarà la verità?

Roberto Citran – Don Attilio

Personaggio marginale, il parroco di Remis diventa una figura fondamentale per capire quanto in profondità il culto per la persona di Matteo viene istituzionalizzato. Ne La valle dei sorrisi persino la fede in Dio si piega alla fede in un ragazzo che diventa idolatria e superstizione, quanto di più lontano si possa immaginare rispetto al concetto di fede cattolicamente intesa.

Sean Astin eletto presidente nazionale del SAG-AFTRA

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Sean Astin eletto presidente nazionale del SAG-AFTRA

Sean Astin è stato eletto prossimo presidente nazionale del SAG-AFTRA. Il sindacato degli attori ha annunciato i risultati delle votazioni, rivelando che Astin è stato eletto per succedere a Fran Drescher con il 79,25% dei voti. Ricopre un mandato di due anni insieme a Michelle Hurd, che è stata scelta per la carica di segretario-tesoriere con il 64,77% dei voti. Entrambi iniziano il loro mandato immediatamente.

Il secondo classificato Chuck Slavin ha ricevuto il 20,75% dei voti per la presidenza, mentre il suo compagno di corsa Peter Antico ha ricevuto il 35,23% dei voti per la carica di segretario-tesoriere.

Secondo il sindacato, circa il 17% degli oltre 117.000 iscritti aventi diritto al SAG-AFTRA ha presentato il proprio voto alle elezioni nazionali di quest’anno. Si tratta di un calo notevole rispetto al 2023, quando quasi il 23% del sindacato ha votato a stragrande maggioranza per la rielezione di Drescher. Quando è stata eletta per la prima volta nel 2021, oltre il 26% degli iscritti al sindacato nazionale ha presentato il proprio voto.

Come nuovo Presidente Nazionale della SAG-AFTRA, Sean Astin segue le orme di sua madre Patty Duke, attrice di “Valley of the Dolls” e “The Miracle Worker”, che divenne la seconda donna a dirigere l’allora Screen Actors Guild nel 1985. Ha ricoperto la carica per tre anni.

Candidato all’Oscar e noto principalmente per Il Signore degli Anelli, Sean Astin avrà un compito arduo da affrontare all’inizio del prossimo anno, quando la SAG-AFTRA tornerà al tavolo delle trattative con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers, che negozia collettivamente per conto dei principali studi cinematografici di Hollywood.

Questo sarà il primo ciclo di negoziazione contrattuale dopo lo sciopero del 2023, riguardante un settore duramente colpito da una contrazione della produzione globale che ha portato a una riduzione notevole del lavoro. Ci sono ancora alcune preoccupazioni che il sindacato sta cercando di affrontare, principalmente riguardo ai progressi tecnologici nell’intelligenza artificiale degli ultimi tre anni.

Il mio amico pinguino: recensione del film con Jean Reno

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Il mio amico pinguino: recensione del film con Jean Reno

Il mio amico pinguino è tratto da storia vera, quella dell’insolita e sincera amicizia tra un uomo e un pinguino di Magellano. Questo film, presentato in anteprima quest’anno al Giffoni Film Festival nella categoria Elements +6, vede per protagonista l’attore francese Jean Reno ma anche Adriana Barraza, l’attrice messicana candidata all’Oscar per la sua indimenticabile interpretazione in Babel di Alejandro González Iñárritu

Cosa racconta Il mio amico pinguino

Questo lungometraggio di David Schurmann, regista brasiliano dalle origini tedesche, si ispira all’incredibile racconto avvenuto nella Primavera 2011 quando un signore brasiliano di nome João Pereira de Souza trovò sulla spiaggia un pinguino stremato e sporco di petrolio. Per chi ha letto o ha visto il film d’animazione La gabbianella e il gatto ricorda benissimo quanto può essere letale in generale per gli animali quel liquido oleoso ma per fortuna il pinguino di Magellano incontrò João che si prese cura di lui fino a quando non si rimise in salute e tentò di liberarlo vicino a un’isola locale. L’animale però poche ore dopo tornò dal suo amico umano e rimase lì fino all’Inverno per poi partire e ritornare a Giugno 2012. Ovviamente la storia diventò virale tanto da decidere di tranne un film.

Il mio amico pinguino si prende delle piccole libertà per rendere la trama più cinematografica. João non è un muratore in pensione, ma un pescatore che ha trascorso quasi tutta la sua vita su una spiaggia brasiliana vicino a Rio de Janeiro. Interpretato nelle scene iniziali da Pedro Urizzi e poi da Jean Reno, questo João affronta una terribile tragedia durante quella che avrebbe dovuto essere una splendida giornata in acqua: il compleanno del suo bambino Miguel, che non desiderava altro che trascorrere la sua giornata speciale in acqua con il giovane padre. Questo trauma tormenterà il protagonista per tutto il resto della vita e sarà grazie al pinguino DinDim, chiamato così da una bambina del villaggio, che riuscirà finalmente a superare il lutto per il suo unico figlio. João sarà accompagnato in questa rinascita dalla moglie Maria, Adriana Barraza, che non ha mai abbandonato il marito neanche dopo la perdita del piccolo Miguel. 

Il regista però non si ferma solo all’arco narrativo dell’amicizia tra il pinguino e il protagonista ma mostra, i periodi in cui DinDim torna dai suoi simili e lo fa grazie alla trama di un trio di giovani ricercatori. I biologi marini sono in missione in Patagonia, per studiare questa specie specifica di pinguini e si imbattono proprio in DinDim che ovviamente si mostrerà amichevole con gli umani. Intanto la storia dell’insolita amicizia fa il giro per tutto il Brasile, tanto da convincere dei colleghi del trio di biologi a studiare l’animale, ma per fortuna riuscirà a scappare grazie l’aiuto di una delle due dottoressa e tornerà dall’amico pescatore. Il film finisce con un arrivederci tra João sdraiato su un’amaca all’entrata di casa e il pinguino pronto a lasciare la spiaggia e nuotare per tornare alla sua colonia di simili. 

Un film per grandi e piccoli

Il mio amico pinguino sembra la sinossi di un vecchio film Disney o una della serie Free Willy ma la storia è fondamentalmente vera e raccontata con grande cura e attenzione alle sfumature. Jean Reno è perfetto nel ruolo di un uomo che si è ritirato dalla vita, finché non scopre inavvertitamente qualcosa per cui vale la pena interessarsi. L’attore francese colpisce fin da subito trasmettendo empatia e mostrando sullo schermo la chimica tra lui e il pinguino, che viene interpretato da ben dieci diversi esemplari. Per concludere il regista David Schurmann è un oceanografo e porta in questo progetto una ricerca di autenticità, per quanto si possa ragionevolmente pretendere da un film narrativo con dei pinguini ammaestrati.  

Jeanne du Barry – La favorita del Re: la storia vera dietro il film

Jeanne du Barry – La favorita del re (qui la recensione del film) segna il grande ritorno al cinema di Johnny Depp. L’attore, dopo un periodo lontano dal grande schermo e al centro di vicende mediatiche che hanno oscurato la sua carriera, sceglie qui di rimettersi in gioco con un ruolo complesso e dal forte impatto scenico, quello di re Luigi XV di Francia. Il film ha attirato grande attenzione fin dal debutto al Festival di Cannes, ponendosi come un’opera che intreccia spettacolo, ricostruzione storica e un forte carico emotivo.

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Alla regia troviamo Maïwenn, attrice e cineasta francese che qui non solo dirige ma interpreta la protagonista, Jeanne Vaubernier, donna affascinante e anticonformista destinata a diventare la favorita del re. Il film si inserisce a pieno titolo nel filone del dramma storico, con una messa in scena curata nei costumi, nelle ambientazioni e nella fotografia, capace di restituire il fascino e l’ambiguità della corte francese del XVIII secolo. Il rapporto tra Jeanne e Luigi XV viene raccontato come una storia di passione, potere e scandalo, dove il desiderio si intreccia con la politica e con le dinamiche di una società rigidamente gerarchizzata.

Ispirato a una vicenda realmente accaduta, Jeanne du Barry – La favorita del re porta sullo schermo il destino di una donna che, partita dalle origini più umili, riuscì ad arrivare fino al cuore del potere assoluto di Versailles. Pur riprendendo gli elementi principali della sua storia, il film sceglie una prospettiva intima e romanzata, più attenta al ritratto umano che alla cronaca. Per comprendere appieno quanto di storico e quanto di narrativo vi sia nella pellicola, sarà però necessario addentrarsi più a fondo nella vera vicenda di Jeanne du Barry, un percorso che affronteremo nel prosieguo dell’articolo.

Jeanne du Barry
Maïwenn e Johnny Depp in una scena di Jeanne du Barry – La favorita del re

La trama del film

Il film è incentrato sulla vita di Jeanne Vaubernier (Maïwenn), nata nel 1743 e figlia illegittima di una povera sarta. La donna, nonostante le sue umili origini, ha sempre avuto una forte predilezione per la cultura e, grazie alla sua intelligenza e al suo gran fascino, è riuscita a salire i gradini della scala sociale. Jeanne è stata in grado di entrare nelle grazie di re Luigi XV (Johnny Depp), che ignorava totalmente il suo status di cortigiana. Tramite lei, il re riacquista appetito per la vita, tanto da nominarla sua amante ufficiale e a ottenere il titolo di contessa du Barry.

La passionale storia d’amore tra i due porterà Luigi XV a infrangere le regole del decoro e dell’etichetta, permettendo a Jeanne du Barry di trasferirsi a Versailles e vivere sotto il suo stesso tetto. L’arrivo di Jeanne al palazzo, però, non viene ben visto dalla corte e porta ben presto ad un vero e proprio scandalo. Quando poi la situazione politica e la salute di Luigi XV entreranno in una fase di declino, per Jeanne a sua volta inizierà un momento particolarmente difficile, che la vedrà porsi in ulteriore contrasto con il resto della corte.

La storia vera dietro il film

Marie-Jeanne Bécu nacque il 19 agosto 1743 a Vaucouleurs, in Lorena, figlia illegittima di Anne Bécu e di padre ignoto. La madre, sarta di modeste condizioni, la fece educare in un convento, ma già in gioventù Jeanne si distinse per la sua bellezza e la sua vivacità, qualità che le aprirono le porte dei salotti aristocratici parigini. Protetta da Jean-Baptiste du Barry, assunse il cognome Vaubernier e divenne presto una cortigiana apprezzata, capace di affascinare l’élite del tempo. Il film Jeanne du Barry – La favorita del re insiste su questo contrasto tra origini umili e ascesa rapida, restituendo una dimensione quasi fiabesca al suo ingresso nella società di corte.

Una scena del film Jeanne du Barry
Maïwenn e Johnny Depp in una scena di Jeanne du Barry – La favorita del re

Le fonti storiche, in realtà, sottolineano piuttosto la durezza di un percorso segnato da convenienze e manovre politiche. Nel 1768, per permetterle di accedere ufficialmente a Versailles, fu infatti organizzato un matrimonio con Guillaume du Barry, fratello di Jean-Baptiste: un’unione puramente di facciata, utile a conferirle il titolo necessario per essere presentata al re. Nell’aprile 1769 Jeanne venne così introdotta a Luigi XV come maîtresse en titre, succedendo idealmente a Madame de Pompadour. Nonostante il film mostri soprattutto il lato sentimentale del legame, le cronache del tempo confermano anche la sua influenza politica.

Jeanne sostenne la caduta del ministro de Choiseul nel 1770 e appoggiò la riforma giudiziaria del cancelliere Maupeou. Questa dimensione di figura pubblica e non solo privata è un aspetto che la pellicola accenna ma semplifica, preferendo concentrarsi sulla relazione intima tra la contessa e il sovrano. Alla morte di Luigi XV, nel maggio 1774, la posizione di Jeanne precipitò. Il subentrato Luigi XVI, su pressione della regina Maria Antonietta e della corte ostile, ne ordinò l’allontanamento: fu confinata per un periodo in un convento e in seguito si ritirò nelle sue proprietà.

La Rivoluzione francese segnò poi il suo destino: accusata di aver mantenuto legami con emigrati e di tradimento, venne arrestata, processata e ghigliottinata a Parigi l’8 dicembre 1793, all’età di 50 anni. Nel film questa fase drammatica viene solo evocata, lasciando il racconto sospeso su un tono più romantico che storico. Nella realtà, invece, la vicenda di Jeanne du Barry si concluse tragicamente, riflettendo le profonde trasformazioni politiche e sociali che travolsero l’Ancien Régime.

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