Trasporre le proprie angosce
interiori, ridicolizzare i valori materiali e carnali dell’ipocrita
società moderna, questo, e altro, è il Cinema del Re della commedia
Woody Allen, instancabile regista che sforna film
interessanti con un vigore creativo invidiabile unico. Ben 45 sono
i lungometraggi da lui diretti a partire dal lontano 1966 e per un
arzillo settantasettenne che non ha la minima intenzione di
smettere può anche trattarsi di modo per esorcizzare la sua
ingombrante paura di invecchiare che ormai lo perseguita, per sua
stessa ammissione, da quando ha varcato la mezza età.
Woody
Allen nasce il 1º dicembre 1935 a Brooklyn (New York)
con il nome di Allan Stewart Königsberg, in una famiglia di origini
europee, di modesta condizione sociale e di religione ebraica,
tutti elementi che tratterà spesso nei suoi film, in modo diretto e
indiretto, ma sempre con grande autoironia. A tre anni ha il suo
primo contatto col cinema, quando la madre lo porta al cinema per
vedere Biancaneve e i sette nani (1937), film che affascina e segna
indelebilmente il piccolo Woody. Da allora, frequenta sovente le
sale cinematografiche e ha rivelato che da ragazzo il suo film
preferito era La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder. Poco
interessato allo studio (per la disperazione dei genitori), è un
appassionatissimo scrittore di gag e barzellette, che spedisce ai
giornalisti umoristici Walter Winchell e Earl Wilson. Le riviste,
entusiaste del materiale ricevuto, decidono di contattare l’autore
e di trovargli un agente, David O. Alber, che inizia a far
pubblicare gli scritti di Allen su diversi giornali pagandolo 25
dollari alla settimana.
Nel 1952, all’età di diciassette
anni, assume lo pseudonimo di Woody Allen, in
onore del celebre clarinettista jazz Woody Herman,
e scrive battute per colossi dello spettacolo come Ed
Sullivan e Sid Caesar. Due anni dopo, nel 1954, viene
assunto dalla rete televisiva nazionale ABC, della quale diventa
l’autore di punta, scrivendo per celebri programmi come il
The Ed Sullivan Show e The Tonight Show.
Tra fallimenti negli studi
universitari (i genitori insistevano affinché si laureasse, ma non
ci riuscì) e sentimentali (ventenne aveva già due divorzi alle
spalle), tra gli anni ’50-’60 Allen scrive sceneggiature di grande
successo per Tv e teatro, guadagnando anche discretamente.
Nel 1965 firma la sua prima
sceneggiatura cinematografica: Ciao
Pussycat, diretto da Clive Donner,
nel quale appare in un ruolo minore accanto a Peter
Sellers, Peter O’Toole, Romy Schneider, Capucine ed Ursula
Andress. Nel 1966 realizza il suo primo lungometraggio,
Che fai, rubi? E’ l’inizio di un’epoca
per il cinema americano e mondiale.
I primi film di Woody
Allen sono commedie ironiche, divertenti, stravaganti,
talvolta sgangherate, spesso parodie di film famosi, di successo.
Riprova di ciò è proprio il film che segna il suo esordio come
regista: Che fai rubi? Edizione americana del film giapponese
Kizino Kizi (La chiave delle chiavi), trasformata nella storia di
due bande rivali che danno una frenetica caccia a una ricetta di
insalata. Avventura alla James
Bond parodiata da Woody Allen, girata in
Giappone con tutti attori nipponici.
Anche il secondo film prosegue sul
tema della refurtiva: Prendi i soldi e
scappa (1969). Un tipetto timido di Baltimora,
interpretato dallo stesso Woody Allen, cerca di
vincere il suo complesso di inferiorità con una carriera di
criminale. Ma non ne ha la vocazione e da vita a una serie di buffe
gag.
Il terzo film, Il dittatore
dello stato libero di Bananas (1971), si dedica invece
alla parodia delle dittature militari latinoamericane. Il
lungometraggio ha diverse debolezze, ma offre una simpatica e
gradevole storia buffa e spensierata.
Tra i film che ebbero maggiore
successo nella prima fase della sua carriera, troviamo il quarto
Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non
avete mai osato chiedere, del 1972. Qui Woody
Allen da’ sfogo ad ansie e dubbi interiori relativi al
sesso, ponendosi vari quesiti sottoforma di sei episodi molto
originali. Affronta tabù e temi vari, senza mai scadere nella
volgarità,pur parlando sempre ed esplicitamente di sesso. Alcune
scene hanno fatto epoca, come quella che lo ritrae, nell’ultimo
episodio, mascherato da spermatozoo. Seguono Il
dormiglione (1973) e Amore e
guerra (1975).
Woody Allen: la commedia come
analisi ironica della società moderna
Intervallati dall’inusuale
drammatico Interiors (1978), arrivano
alla fine degli anni ’70 i film della svolta. Arrivano infatti
Io e Annie e Manhattan. Le pellicole consolidano
le collaborazioni con Diane Keaton, con la quale
ebbe una relazione e che è stata protagonista dei cinque film
successivi del regista.
Io e
Annie è palesemente autobiografico. Narra i difficili
rapporti di un attore comico ebreo (Alwy, interpretato
dallo stesso Woody Allen) newyorkese con Annie
Hall, la ragazza di cui si è innamorato. I due si frequentano
e si amano per un certo periodo. Poi, dopo un viaggio in
California, decidono, seppur a malincuore, di lasciarsi. Ma Alwy fa
fatica a dimenticarla. Il film vinse ben quattro premi
Oscar. Poi arrivò Manhattan, che può essere
considerato la sua prima critica sociale di un certo spessore
contro la società moderna. La commedia, che pecca di staticità e
lentezza, è di fatti una critica all’America di fine anni ’70,
eccessivamente alle prese con dei canoni e dei valori da
sconfessare e smontare, su tutti l’istituzione del matrimonio.
Woody Allen dipinge una società frenetica,
insicura, la deride e la schernisce, ridicolizza i personaggi
principali, il loro affannarsi ad essere moderni e anticonformisti
a tutti i costi. La più normale finisce per essere la giovanissima
Tracy, che avrebbe tutte le giustificazioni per essere stravagante
e invece è la più posata tra i protagonisti.
Seguiranno i meno noti
Stardust Memories (1980) e
Una commedia sexy in una notte di mezza
estate (1982). Quest’ultimo segnerà l’inizio della
lunga collaborazione con Mia Farrow, che sarà sua
moglie per diversi anni. Arrivano poi i pittoreschi
Zelig (1983) e
Broadway Danny Rose (1984). Il primo
ironizza il conformismo, il secondo il cinismo del mondo dello
spettacolo. Con Hannah e le sue sorelle, Woody
Allen torna a parlare del suo rapporto con le donne,
incarnato dall’insicuro Mickey alle prese con Hannah (Farrow) e le
due sue sorelle (Wiest e Hershey). Torna poi alla fantasia, con la
commedia romantica La rosa purpurea del
Cairo (1985), seguito da una serie di
film di minore successo: il difficile drammatico
Settembre (1987), l’autobiografico
Radio days (1987) e Un’altra
donna (1988).
Ben riuscito e sofisticato è invece
Crimini e misfatti (1989), nel quale
Woody Allen recita con Martin Landau
e Mia Farrow, e nel quale rappresenta una commedia che
sconfina nel dramma prima e nel giallo poi. Nella società cinica in
cui viviamo, Woody Allen sembra volerci dire che
“il delitto paga” e resta impunito. Questo resterà tra i film più
originali e riusciti del regista newyorkese, il quale negli anni
successivi, come vedremo, riprenderà i temi che hanno
caratterizzato il suo cinema fino ad allora: rapporti disastrosi
con le donne, ansie, cinismo del mondo moderno, tradimenti, dubbi
religiosi, ridicolo anticonformismo. Il canovaccio di questa
pellicola sarà anch’esso ripreso anni dopo, con Match
Point.
Gli anni ’80 si concluderanno con
New York stories (1989), mentre negli
anni ’90 arrivano una serie di film (uno all’anno) che però non
lasciano particolarmente il segno: Alice
(1990), Ombre e nebbia (1991),
Mariti e mogli (1992, che segna anche la
fine della lunga collaborazione con la Farrow),
Misterioso omicidio a Manhattan (1993, che di
contro, segna il ritorno della Keaton), Pallottole su
Broadway (1994), La dea dell’amore
(1995) e Tutti dicono I love you (1996).
Più complesso e originale è invece Harry a
pezzi (1997). Se è vero che anche in questo film
Woody Allen ironizza sull’amore e sull’amicizia,
ma soprattutto sul sesso e sui tradimenti, lo fa attraverso una
storia dinamica e divertente, come se Woody Allen
volesse dire al pubblico che il suo brio e la sua originalità non
si sono di certo assopiti, così come la sua voglia di mettere in
gioco le proprie idee, i suoi disastri sentimentali, i suoi
atteggiamenti buffi. Tra una gag e l’altra, intrecci esilaranti,
disastri amorosi vari, rapporti sessuali occasionali, il film
procede piacevolmente, in una sorta di psico-analisi per
Woody Allen, in chiave ovviamente autoironica.
Harry a pezzi è stato uno dei candidati al premio Oscar 1998 per la
migliore sceneggiatura originale, dopo essere stato anche
presentato fuori concorso al Festival di
Venezia il 26 agosto 1997.
Gli anni ’90 si chiuderanno con
Celebrity (1998) e Accordi e
disaccordi dell’anno successivo con Sean
Penn, film dedicato agli artisti stravaganti jazz (il suo
genere musicale preferito) degli anni ’30. Il Terzo millennio si
apre con una serie di film non esaltanti ma che comunque inglobano
spunti di buon cinema: Criminali da
strapazzo (2000), La
maledizione dello scorpione di giada (2001),
Hollywood Ending (2002),
Anything Else (2003), Melinda
e Melinda (2004). Nel 2005 arriva Match
Point, che riprende il costrutto di Crimini e
misfatti: una commedia sentimentale che si complica
al punto di sfociare nel dramma e infine nel giallo irrisolto. Il
film segna il ritorno alla creatività per Woody
Allen, con un lungometraggio che lascia il segno e che
rimane impresso nella mente dello spettatore. Macth
Point resta per lui uno spartiacque degli anni 2000,
poiché nella seconda metà del decennio tornerà ai soliti temi, con
film dai buoni spunti ma anche vuoti nella sceneggiatura. Continua
nella sua consueta prolificità: Scoop (2006), Sogni e delitti
(2008), Vicky Cristina Barcelona (2008),
Whatever Works – Basta che funzioni
(2009), Incontrerai
l’uomo dei tuoi sogni (2010).
Escludendo i film da lui stesso
diretti, Woody Allen ha anche partecipato come
semplice attore in diversi lungometraggi: il primo e forse più
famoso è Provaci ancora Sam (1972),
commedia con riferimenti parodistici a Casablanca. Poi arrivarono:
Il prestanome (1976), film sul
Maccartismo; Re Lear (1987),
drammatico-fantastico poco riuscito; Storie di amori e infedeltà
(1991), commedia tipicamente alleniana; Gli
imbroglioni (1999); gli irriverenti Una
spia per caso (2000) e Ho fatto solo a
pezzi mia moglie (2001).
E adesso? Neanche a dirlo, il buon
Woody Allen sta girando un altro film, Nero
Fiddled, che dovrebbe uscire l’anno venturo. Girato a Roma, oltre
ad Alec Baldwin,
Penelope Cruz,
Ellen Page, Jesse Eisenberg, e lo stesso Allen, vede
anche la collaborazione degli italiani Riccardo Scamarcio,
Isabella Ferrari, Sergio Rubini, Ornella Muti, Massimo Ghini,
Antonio Albanese, Alessandra Mastronardi, Alessandro Tiberi e
Flavio Parenti. Con un cameo pure per Roberto
Benigni, il quale, secondo quanto ha fatto trapelare in
un’intervista al Tg3, vestirà i panni di Leopoldo, un tranquillo
impiegato dalla vita ordinaria che verrà scambiato per un celebre
attore. Per gli impazienti però, niente paura. Il regista americano
sta per tornare sugli schermi il prossimo 2 dicembre con una
delicata commedia sentimentale:
Midnight in Paris, ambientata nella
città romantica per antonomasia. Insomma, Allen non ha proprio
alcuna intenzione di smettere. Fortunatamente, aggiungiamo noi.