Ripley: la spiegazione del finale fatta dal creatore e dagli interpreti

Tom Ripley è un maestro della reinvenzione, ma le sue notevoli capacità possono portarlo in là solo fino a un certo punto. Alla fine di Ripley (la recensione), l’elegante truffatore interpretato da Andrew Scott è alle strette e la polizia italiana è disperatamente sulle tracce dell’uomo che sospettano di aver ucciso due persone, Freddie Miles (Eliot Sumner) e lo stesso Ripley. Questo dà a Ripley, che si è spacciato per Dickie Greenleaf (Johnny Flynn), una perfetta via di fuga. Poiché è Dickie che la polizia sospetta di omicidio – e Dickie di cui Ripley ha usato l’identità (e il conto in banca) – Ripley può tornare a un porto sicuro: il suo nome e il suo passaporto.

La gente ha un sacco di preconcetti su Tom Ripley“, ha detto Andrew Scott a Netflix in merito al personaggio creato da Patricia Highsmith nel suo romanzo del 1955 Il talento di Mr. Ripley. “Quindi il mio lavoro, in un certo senso, è ignorare tutto questo e cercare di creare la nostra versione particolare“. È un lavoro simile a quello di Tom Ripley, che mette insieme un’identità dai frammenti che ruba lungo la strada. Continuate a leggere per conoscere l’identità in erba di Tom e il destino delle sue vittime.

4Tom Ripley riesce a farla franca?

Tom Ripley finale

Quando scorrono i titoli di coda dell’ottavo episodio (“Narciso”), Tom ha accumulato due cadaveri: Dickie e Freddie Miles, un amico di Dickie che ha sospettato un po’ troppo di Tom. A questo si aggiungono i numerosi crimini finanziari (incassare gli assegni di Dickie, vendere le sue proprietà, compiere piccole truffe a New York) e morali (spezzare il cuore di Marge, mentire continuamente) che Tom commette. Ma, avendo adottato l’identità di Dickie dopo il loro sfortunato viaggio in barca, Tom è perseguito dalla polizia italiana per l’unico crimine che non ha commesso: il suo stesso omicidio. Così torna alle origini, trasferendosi da Roma a Venezia e tornando a usare il suo vero passaporto e nome.

Tom è un truffatore, è un bugiardo, è intelligente ed è un criminale“, dice a Tudum il creatore e regista di Ripley Steven Zaillian. “Ma sento anche che ci relazioniamo con lui perché molti dei suoi tratti sono tratti che abbiamo anche noi. Ha aspirazioni, prova invidia, ha orgoglio, desidera delle cose“. L’ultima cosa che il Tom in continua evoluzione vuole è essere se stesso, ma creare una nuova versione ricca di sé in Italia non è poi così male.

A Venezia, Tom si costituisce alla polizia, fingendo sorpresa all’idea di essere una persona interessata a un caso di omicidio. Quando arriva l’ispettore Ravini (Maurizio Lombardi), Tom si mette una parrucca e una barba finta e sistema con cura l’illuminazione del suo appartamento per ingannare l’ispettore. Con le autorità convinte che Tom sia vivo, egli convince il padre di Dickie e Marge che Dickie si è ucciso, lasciando Tom libero in Italia.

Beh, per lo più. Nel finale, la serie torna nell’ufficio dell’ispettore Ravini, che riceve una copia del nuovo libro di Marge, La mia Atrani. Esaminando la dedica a Dickie, Ravini scopre una sorpresa inquietante: la foto di Dickie nel libro non è ovviamente il Dickie che ha interrogato in più occasioni.

Mi sono innamorato di questo ispettore mentre lo scrivevo”, dice Zaillian. “E mentre lo stavamo girando, credo che Maurizio sia stato così bravo [che] ho pensato: ‘Oh, sarebbe davvero bello avere un ultimo momento con lui e il suo coinvolgimento con Tom’“. Così Tom vive ancora, ma dovrà sempre guardarsi le spalle.