Love Actually è il film del 2003 scritto e diretto da Richard Curtis e con protagonisti un cast d’eccezione composto da Hugh Grant, Emma Thompson, Alan Rickman, Colin Firth, Keira Knightley, Bill Nighy, Liam Neeson, Laura Linney, Martin Freeman, Andrew Lincoln, Rodrigo Santoro, Kris Marshall e Rowan Atkinson.
Trama: Dieci storie si intrecciano nella Londra scintillante nell’arco di cinque settimane fino alla notte di Natale. Ventidue personaggi alle prese con l’amore in tutte le sue declinazioni: l’amore del Primo Ministro inglese per la maldestra domestica, una rockstar sbandata, amori celati nel segreto, semplici flirt, amore corrisposto nel non detto, un matrimonio in crisi, la complicità tra un padre e un bambino innamorato della più bella della scuola, sino a un amore oltre le barriere linguistiche e geografiche.
Love Actually, l’analisi
Love Actually è il debutto alla regia di Richard Curtis, già apprezzato sceneggiatore di commedie sentimentali quali Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill e Il diario di Bridget Jones (e sequel). Scritto e diretto con brio, il film di Richard Curtis riunisce un cast di stelle britanniche perfettamente in parte nei rispettivi ruoli, spesso irriverenti e sopra le righe, come la rockstar Billy Mack interpretata da Bill Nighy (premiato col Bafta come attore non protagonista), che conquista già dai titoli di testa con la sua Christmas is all around, ormai inscindibile dal repertorio delle canzoni natalizie.
Ciascun personaggio suscita la simpatia dello spettatore, come il Primo Ministro interpretato da un irresistibile Hugh Grant, perfettamente a suo agio in questo tipo di ruolo: il suo David è un affascinante politico single che comincia a flirtare con l’attraente domestica Natalie, nonostante alcuni episodi imbarazzanti fra loro. Ma l’attaccamento per lei è persino in grado di ispirare un discorso celebrativo del merito british (fra cui Shakespeare, i Beatles, Harry Potter, il destro e il sinistro di David Beckham!), con cui la stampa e i cittadini inglesi lo acclamano con fervore.
Sua sorella Karen è meno fortunata, poiché alle prese con l’attrazione del marito (Alan Rickman), manager di un’agenzia di design, per la provocante segretaria. Karen è una splendida Emma Thompson, che ci offre una scena commovente quando scopre la (quasi) infedeltà del marito, conservando tuttavia la sua esemplare dignità.
Ma gli ostacoli in Love Actually sono fatti per essere superati, soprattutto quando si tratta di amore. E l’amore non ha età e deve essere dichiarato anche ad appena undici anni, come intende fare il piccolo Sam per la compagna di scuola Joanna. Sam può contare sul supporto del patrigno Daniel, interpretato da Liam Neeson che siamo soliti vedere in ruoli drammatici o d’azione, ma che qui si concede una parentesi leggera e brillante.
L’amore non conosce barriere, men che meno quelle linguistiche, come vediamo nella storia di Jamie (Colin Firth), scrittore tradito dalla fidanzata che finisce per innamorarsi, ricambiato, della domestica Aurélia: benché quest’ultima parli soltanto portoghese, i due riescono comunque a comunicare e a comprendersi, talvolta con tentativi maldestri e altri più efficaci, sino a una complicità che va al di là delle parole.
Ma Love Actually non concede soltanto storie d’amore felici e flirt che vanno in porto. Non mancano infatti storie più o meno sofferte, come la relazione sul punto di sbocciare apertamente tra Sarah (Laura Linney) e Karl (Rodrigo Santoro), che apre gli occhi sulle occasioni non colte e che possono sfociare nel rimpianto. Persino una simulata ostilità rivela qualcosa di più profondo, ovvero un’inconfessabile tenerezza che non può essere svelata, quando la donna amata è la moglie del migliore amico: tuttavia Mark troverà il modo di dichiararsi a Juliet (Keira Knightley) in una scena toccante diventata ormai cult. A interpretarlo è Andrew Lincoln, al tempo non particolarmente noto, ma ora divenuto popolare per la serie tv The Walking Dead.
Oltre a vantare un cast stellare, questa pellicola è stata infatti anche un trampolino di lancio per interpreti non molto conosciuti nel 2003, tra i quali Martin Freeman (qui nel ruolo di una timida controfigura nelle scene di sesso in un film), ormai indimenticabile Bilbo Baggins e moderno John Watson per il grande pubblico.
Pur in un contesto divertente e spassoso, Love Actually ci offre inoltre un interessante spunto riflessivo sui cliché che non mancano nei rapporti con l’altro. Pensiamo all’inglese Colin (Kris Marshall), che decide di partire per gli Stati Uniti alla ricerca di avventure di letto, certo del proprio successo per via del suo accento e della sua appartenenza al Vecchio Continente. E infatti non mancano disinibite ragazze americane pronte a soccombere al suo essere british… Da non dimenticare infine l’irriverente cameo di Rowan Atkinson, quel Mr. Bean inventato proprio in collaborazione con Richard Curtis.
Accompagnato da una colonna sonora soft e d’atmosfera firmata da Craig Armstrong e da alcune hit tra cui Too lost in you, Here with me e All I want for Christmas is you, Love Actually è una commedia sentimentale divenuta un must per il periodo natalizio (e non solo), in grado di catturare proprio grazie ai personaggi e alle storie narrate che si intrecciano l’una con l’altra, sino a imporre quasi una moda al cinema negli ultimi anni: film all star che mettono in scena momenti quotidiani in prossimità di eventi festivi (Capodanno, San Valentino). In questi casi, tuttavia, la qualità si rivela alquanto scadente, mentre il brio e l’armonia corale di Love Actually si dimostrano irripetibili.