Grindhouse – A prova di morte: 10 curiosità sulla realizzazione del film di Quentin Tarantino

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Grindhouse – A prova di morte di Quentin Tarantino è spesso citato come uno dei film meno apprezzati della sua filmografia. In un’intervista del 2012 con The Hollywood Reporter, Tarantino stesso ha dichiarato che “A prova di morte è il peggior film che abbia mai fatto”. Anche la seconda parte del film, Planet Terror, realizzato insieme all’amico Robert Rodriguez, non ha avuto successo tra i critici, ottenendo il 64% di voti positivi su Rotten Tomatoes. Tarantino ha poi dichiarato di aver “esagerato”, ma di esserne comunque molto orgoglioso. Con il film che celebra quest’anno il suo 18° anniversario dall’uscita nelle sale, scopriamo in questo articolo alcuni retroscena sulla sua produzione.

L’ispirazione per il film

Tarantino ha avuto l’idea di realizzare Grindhouse – A prova di morte durante una notte di bevute in un hotel con l’amico Sean Penn. Tarantino aveva espresso il desiderio di acquistare una Volvo, sottolineando la reputazione del marchio per la sua sicurezza. Penn aveva un’idea migliore. Penn disse a Tarantino che per un prezzo di 10.000 o 15.000 dollari avrebbe potuto ingaggiare una troupe di stuntman che avrebbero potuto “mettere a prova di morte” qualsiasi auto per il regista. Tarantino amava la frase “A prova di morte” e decise di scrivere una sceneggiatura su questa idea. Detto questo, il titolo originale del film era Quentin Tarantino’s ThunderBolt, che in realtà lampeggia sullo schermo per alcuni fotogrammi della versione finale.

Il casting di Stunt Man Mike

Prima che venisse scelto Kurt Russell, diverse star del cinema di alto profilo si erano candidate per il ruolo dell’iconico Stunt Man Mike, tra cui Mickey Rourke, Sylvester Stallone, Ving Rhames, John Travolta, Willem Dafoe, John Malkovich, Bruce Willis, Ron Perlman e Kal Penn. Inoltre, l’attore australiano John Jarrat è stato preso in considerazione per il ruolo dopo che Tarantino lo ha visto e amato nel film horror del 2005 Wolf Creek. In un omaggio a quel film, Mike si schianta contro l’insegna di un cinema drive-in che pubblicizza propriio Wolf Creek.

Grindhouse - A prova di morte auto
Foto di Andrew Cooper SMP – © 2006 Dimension Films. All Rights Reserved.

L’estetica visiva

I veri film grindhouse della fine degli anni ’60 e degli anni ’70 erano spesso caratterizzati da pellicole estremamente sgranate e graffianti, solitamente frutto di un budget ridotto, di una produzione affrettata e di risorse limitate. Per ricreare l’autenticità di questa estetica visiva, i negativi della pellicola di Grindhouse – A prova di morte sono stati fisicamente raschiati e segnati per far apparire le immagini sporche e non pulite. Tarantino arriva persino a eliminare una scena del film, cosa che era comune per i film grindhouse a basso costo dell’epoca e che cerca qui di riproporre.

Omaggi cinematografici

Come di consueto in un film di Tarantino, si possono notare diversi riferimenti a film e programmi televisivi amati in passato. Nel caso di Grindhouse – A prova di morte, Tarantino rende omaggio a diversi road-movie sulle corse d’auto. Ad esempio, la Chevy Nova del 1970 di Stuntman Mike ha lo stesso numero di targa (JJZ109) della Mustang Fastback di Steven McQueen nel film Bullitt. Sulla Dodge Charger del 1969 di Mike, le ruote con vettori American Racing sono identiche a quelle del “Generale Lee” della serie televisiva Hazzard e la targa (938DAN) è la stessa del film Dirty Mary Crazy Larry. Inoltre, la Mustang del 1973 è la stessa vista nell’originale Gone in 60 Seconds e la Dodge Challenger è un riferimento allo stesso veicolo di Vanishing Point.

La carriera di Kurt Russell

Durante la scena che si svolge nel Warren’s Texas Chili Parlor di Austin, Texas, vengono fatti diversi riferimenti diretti ai precedenti lavori di Kurt Russell. Quando Pam (Rose McGowan) si siede accanto a Stunt Man Mike al bar e gli chiede in quali film e programmi televisivi è apparso nella sua carriera, Mike cita una serie televisiva del 1967 intitolata The High Chaparral. Nella vita reale, Russell è apparso nel 18° episodio della terza stagione della serie. Inoltre, sulla parete direttamente sopra Jungle Julia (Sydney Poitier), mentre è seduta a tavola con i suoi amici, è ben visibile l’iconica canottiera che Russell indossava nel ruolo di Jack Burton in Grosso guaio a Little China.

Kurt Russell in Grindhouse - A prova di morte
Kurt Russell è Stunt Man Mike in Grindhouse – A prova di morte. Foto di Andrew Cooper SMP – © 2006 Dimension Films. All Rights Reserved.

Scena eliminata

Una scena che è stata girata ma che alla fine è stata eliminata dal montaggio finale a causa della sua natura gratuita, mostrava Stunt Man Mike che si masturbava nella sua auto a prova di morte dopo essersi schiantato fatalmente contro la sua prima ondata di vittime femminili. L’implicazione è che Mike trae gratificazione sessuale dall’uccidere donne nella sua auto. La scena è stata infine tagliata a causa della spiegazione che lo sceriffo Earl McGraw (Michael Parks) fornisce subito dopo aver scoperto l’incidente. McGraw afferma che Mike è uno psicopatico pervertito che si eccita a uccidere giovani donne nel modo in cui lo fa.

Ami il Jukebox

Il jukebox presente nel Texas Chili Parlor è la stessa macchina utilizzata all’inizio di Natural Born Killers, scritto sempre da Tarantino. Inoltre, il jukebox si chiama Ami e appartiene personalmente al regista. Per la produzione, il jukebox è stato spedito ad Austin in un impianto personalizzato. Inoltre, Tarantino ha scritto a mano l’elenco delle canzoni presenti in esso, tra cui l’iconica canzone di Chuck Barry “You Never Can Tell”, presente nella scena del ballo tra Vincent Vega e Mia Wallace in Pulp Fiction.

Il brano Down In Mexico

Una delle scene più memorabili di Grindhouse – A prova di morte è quella della lapdance offerta a Mike da Arlene (Vanessa Ferlito). La canzone che suona nella scena è una versione modificata di “Down in Mexico” dei The Coasters. Secondo Tarantino, la canzone è uno dei pezzi più rari della sua vasta collezione musicale. Acquistò il disco da adolescente, mentre lavorava in un cinema vietato ai minori. Lo mostrò a un proiezionista che era anche un appassionato collezionista di musica. Il collega disse a Tarantino che l’etichetta “appena registrato” sul disco significava che l’oggetto era estremamente prezioso. Da allora la canzone è diventata una delle preferite di Tarantino.

Michael Bacall, Jordan Ladd e Sydney Tamiia Poitier in Grindhouse
Michael Bacall, Jordan Ladd e Sydney Tamiia Poitier in Grindhouse – A prova di morte

Le acrobazie di Zoe Bell

La stuntwoman neozelandese Zoe Bell interpreta una versione potenziata di se stessa in Grindhouse – A prova di morte. Per questo motivo, la Bell ha eseguito tutte le sue acrobazie nel film, nonostante Tarantino avesse previsto il contrario. Quando la Bell è stata scritturata per il film, ha automaticamente pensato che si trattasse di un ruolo cameo o di eseguire acrobazie come ha fatto per Uma Thurman in Kill Bill. Quando Tarantino la informò che le era stato assegnato un ruolo da protagonista, disse alla Bell che sarebbe stata utilizzata un’altra controfigura per girare le scene più pericolose. La Bell si oppose, sostenendo di voler fare lei tutte le acrobazie e Tarantino accettò.

Pubblicità ingannevole

Una delle convenzioni del marketing dei film grindhouse era quella di promettere al pubblico azioni che in realtà non comparivano mai nel film. Si attirava il pubblico nel film con un’aspettativa, per poi offrirgli un’esperienza del tutto diversa. Questo spiega probabilmente perché i poster di Grindhouse – A prova di morte presentano una Chevy Camaro del 1967, un veicolo che non compare affatto nel film. L’unica Camaro del 1967 che compare nel film è quella che si trova dopo il naufragio della Dodge Challenger, in cui una Camaro è dipinta di bianco come controfigura.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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