The Sentinel: la spiegazione del finale del film

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The Sentinel, diretto da Clark Johnson nel 2006, è un thriller politico che intreccia le dinamiche del poliziesco con le atmosfere tese del film di spionaggio. Ambientato nei meandri del Secret Service americano, il film racconta un complotto per assassinare il Presidente degli Stati Uniti, visto attraverso gli occhi di un agente veterano accusato ingiustamente di tradimento. Protagonista è Michael Douglas, affiancato da Kiefer Sutherland ed Eva Longoria, in un racconto denso di sospetti, indagini interne e paranoie istituzionali. L’atmosfera è quella tipica del thriller d’ufficio in cui la fiducia tra colleghi è messa costantemente in discussione.

Il film si inserisce nel solco dei political thriller americani post-11 settembre, in cui il tema della sicurezza nazionale diventa il campo di battaglia per drammi personali e conflitti morali. In tal senso, The Sentinel richiama pellicole come In the Line of Fire di Wolfgang Petersen (anch’esso con protagonista un agente del Secret Service) o Spy Game di Tony Scott, in cui il confine tra lealtà e tradimento si fa sempre più labile. Clark Johnson costruisce la tensione attraverso una regia sobria ma efficace, mentre la sceneggiatura si concentra sui rapporti umani, in particolare sul dualismo tra i personaggi interpretati da Douglas e Sutherland, colleghi un tempo uniti e ora rivali in una corsa contro il tempo.

Tra intercettazioni, inseguimenti e segreti di Stato, The Sentinel gioca dunque con i temi classici del genere: il capro espiatorio, la caccia al traditore, la vulnerabilità delle istituzioni. Ma è anche un film sul tempo che passa e sull’integrità messa alla prova, con un protagonista costretto a fuggire per dimostrare la propria innocenza. Nel resto dell’articolo analizzeremo nel dettaglio il terzo atto del film, chiarendo come si risolve il complotto presidenziale e fornendo una spiegazione del finale, anche in relazione ai temi centrali dell’opera.

Michael Douglas e Kim Basinger in The Sentinel
Michael Douglas e Kim Basinger in The Sentinel

La trama e il cast di The Sentinel

Il film segue le vicende di Pete Garrison (Michael Douglas), un ex agente dei servizi segreti che tutti considerano un eroe perché ha salvato anni prima la vita del presidente degli Stati Uniti d’America Ronald Reagan. Per questo l’uomo è stato messo a capo della sicurezza personale di Sarah (Kim Basinger), la first lady del presidente John Ballentine (David Rasche), con cui però intrattiene anche una relazione segreta. Un giorno il suo collega Merriweather (Clark Johnson) gli confessa di essere in possesso di alcune informazioni confidenziali, ma prima che riescano a vedersi l’agente viene ucciso.

Così si sparge la voce che alla Casa Bianca ci sia una talpa, portando scompiglio e panico in tutto lo staff. Cominciano una serie di test con la macchina della verità per scovare il traditore. Quando arriva il turno di Garrison di sottoporsi al test della verità, l’uomo, troppo coinvolto dalla relazione con la first lady, non lo supera risultando un potenziale pericolo. Il detective David Breckinridge (Kiefer Sutherland), che sta indagando al caso con la giovane agente Jill Marin (Eva Longoria), decide di arrestarlo accusandolo di essere il traditore. Riuscito a scapare, Garrison dovrà in tutti i modi provare la propria innocenza.

La spiegazione del finale

Nel corso di The Sentinel, l’agente Pete Garrison riesce dunque a sfuggire alla cattura e prosegue da solo le indagini sul complotto per uccidere il Presidente. Dopo aver scoperto che il suo informatore è stato assassinato, Garrison si serve di contatti fidati per rintracciare uno dei sicari coinvolti nel piano, uccidendolo in uno scontro a fuoco. Nel suo appartamento trova poi prove che collegano l’attentato a un imminente summit del G8 a Toronto, ma quando avvisa la collega Marin, l’appartamento viene ripulito e ogni traccia del sicario e delle prove svanisce. Nel frattempo, la First Lady confessa la relazione con Garrison a Breckinridge.

Questa confessione spiega dunque il motivo del fallimento al test del poligrafo e contribuisce a riabilitare, almeno in parte, la figura dell’agente accusato di tradimento. A Toronto, Garrison e Breckinridge scoprono che il vero traditore è William Montrose, responsabile della sicurezza del summit e mai sottoposto al poligrafo. Ricattato dagli assassini – ex agenti del KGB al soldo di un cartello colombiano – Montrose è costretto a manomettere le comunicazioni del Secret Service e a condurre il Presidente in un luogo isolato. Durante l’attacco, Montrose confessa il tradimento al Presidente e si sacrifica facendosi colpire al posto suo.

Kiefer Sutherland in The Sentinel
Kiefer Sutherland in The Sentinel

Garrison e Breckinridge arrivano appena in tempo per eliminare i sicari e salvare il Presidente e la First Lady. L’ultimo attentatore, travestito da agente della polizia canadese, tenta di completare la missione prendendo in ostaggio Sarah, ma Garrison lo uccide con un colpo secco. Il Presidente è salvo, il complotto sventato, ma le conseguenze personali per Garrison non tardano ad arrivare. Il finale di The Sentinel offre una chiusura tanto tesa quanto malinconica. Il protagonista, nonostante abbia sventato un complotto presidenziale, è costretto a prendere un pensionamento anticipato a causa della sua relazione con la First Lady, che compromette l’integrità del suo ruolo.

È una conclusione che sottolinea come, nel mondo della sicurezza e della politica, le apparenze contino quanto la verità. Garrison salva la nazione, ma perde il suo posto, la sua reputazione e ogni possibilità di redenzione pubblica. Tuttavia, trova una forma di riscatto personale: Breckinridge lo riabilita agli occhi dell’agenzia e, soprattutto, i due ricuciono un rapporto segnato da sospetti e rivalità. Tematicamente, il film chiude così il cerchio sul conflitto tra lealtà istituzionale e fragilità umana.

Montrose, l’uomo insospettabile, tradisce per paura di perdere la famiglia; Garrison, l’eroe, cade in errore per amore, ma resta fedele alla sua missione. In entrambi i casi, la responsabilità personale e il sacrificio diventano il fulcro di un racconto in cui il vero nemico non è solo esterno, ma spesso interno, celato dietro la facciata delle istituzioni. Il gesto finale di Montrose, che si sacrifica per rimediare al proprio tradimento, e la solitudine con cui Garrison lascia la Casa Bianca, suggeriscono che l’onore può sopravvivere anche alla perdita, purché si abbia il coraggio di scegliere il bene comune.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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