Sotto Assedio – White House Down, recensione: l’action nostalgico di Roland Emmerich

Abbiamo visto Sotto Assedio – White House Down di Roland Emmerich, un action spettacolare e ironico che riporta il regista alle sue origini catastrofiche tra humour, politica e nostalgia.

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Con Sotto Assedio – White House Down, il regista Roland Emmerich, maestro del cinema catastrofico e autore di successi come Independence Day e The Day After Tomorrow, torna a misurarsi con il blockbuster puro. Questa volta, però, abbandona gli alieni e le apocalissi globali per portare la distruzione direttamente nel cuore della politica americana: la Casa Bianca. Il film, che vede protagonisti Channing Tatum, Maggie Gyllenhaal, Jamie Foxx, James Woods, Richard Jenkins e Jason Clarke, racconta un assedio terroristico che trasforma l’edificio simbolo del potere statunitense in un campo di battaglia.

Uscito nello stesso anno di Attacco al potere – Olympus Has Fallen di Antoine Fuqua, Sotto Assedio si inserisce in una curiosa tendenza hollywoodiana: due film simili, con la stessa premessa, prodotti quasi in contemporanea. Una dinamica già vista — basti pensare ai “doppioni” di Biancaneve o Armageddon e Deep Impact — che qui diventa pretesto per un confronto diretto tra due visioni opposte dello spettacolo d’azione.

Un action anni ’80 travestito da thriller politico

Sotto Assedio - White House Down (2013)

La trama segue John Cale (Channing Tatum), agente di polizia ambizioso che sogna di entrare nei Servizi Segreti per proteggere il Presidente degli Stati Uniti, James Sawyer (Jamie Foxx). Rifiutato per il lavoro, decide di portare la figlia in visita alla Casa Bianca per non deluderla. Ma proprio quel giorno un gruppo di mercenari armati fa irruzione nel complesso, prendendo in ostaggio il presidente e scatenando il caos. Cale si ritrova così a essere l’unico in grado di salvare sia la figlia che la nazione.

Emmerich imposta il racconto come un omaggio al cinema d’azione classico, recuperando l’estetica e i toni del decennio d’oro degli action americani. Il protagonista ricorda gli eroi di Bruce Willis o Mel Gibson: uomini comuni catapultati in situazioni straordinarie, costretti a cavarsela con ironia e determinazione. L’approccio è volutamente retrò: combattimenti corpo a corpo, battute ad effetto, esplosioni esagerate e un ritmo serrato che non lascia spazio alla riflessione. Ma proprio in questa semplicità risiede il fascino del film.

Se Attacco al potere sceglieva la via della serietà e del patriottismo, Emmerich preferisce l’ironia e il gioco consapevole con i cliché del genere. Il suo è un film che sa di essere un giocattolo hollywoodiano, ma non rinuncia a piccoli momenti di autocoscienza: come quando il presidente, armato di una mitraglietta, cita apertamente Independence Day, o quando i dialoghi scherzano sulla dipendenza americana dalla tecnologia e dal marchio Apple. Questi inserti comici, lontani dal cinismo, restituiscono al film un tono leggero e quasi parodico, che lo rende più godibile e meno muscolare rispetto al suo gemello più cupo.

Dal punto di vista registico, Sotto Assedio – White House Down è puro Emmerich: un’esplosione di movimento e spettacolo visivo, dove la macchina da presa si muove con precisione chirurgica anche nelle sequenze più caotiche. L’azione è sempre chiara, leggibile, costruita con mestiere e senza abuso di montaggio frenetico. A sorprendere è la capacità del regista di alternare adrenalina e humour, trasformando l’assedio della Casa Bianca in una sorta di corsa contro il tempo punteggiata da battute e rimandi cinefili.

Tra ironia, patriottismo e cast corale

Oltre all’azione, Emmerich prova a inserire un sottotesto politico che, pur accennato, offre spunti interessanti. Il presidente interpretato da Jamie Foxx – afroamericano, progressista e pacifista – è un chiaro rimando alla figura di Barack Obama, e il film non manca di evocare, in modo satirico, le tensioni della politica internazionale di quegli anni, in particolare il caos mediorientale e la diffidenza interna verso le istituzioni. Questa vena politica, però, rimane di superficie: più che un’analisi, è un contorno ironico che accompagna l’intrattenimento, funzionale a contestualizzare il film nel presente senza mai diventare davvero impegnato.

Il cast, d’altra parte, contribuisce a rendere il film un prodotto corale e ben calibrato. Channing Tatum conferma la sua presenza scenica da eroe d’azione, mescolando fisicità e autoironia, mentre Jamie Foxx sorprende per misura e carisma nel ruolo del Presidente. La loro intesa funziona: tra i due si crea una dinamica da buddy movie che alleggerisce la tensione e conferisce ritmo e divertimento alla narrazione. Maggie Gyllenhaal è efficace nel ruolo dell’agente dei Servizi Segreti, mentre i veterani James Woods e Richard Jenkins aggiungono spessore ai rispettivi personaggi, conferendo al film un tono più solido. Menzione anche per Jason Clarke, ormai volto ricorrente nei ruoli da antagonista, che riesce a bilanciare crudeltà e carisma con il giusto equilibrio.

L’unico limite di Sotto Assedio è la sua prevedibilità: ogni svolta narrativa segue un copione conosciuto, e il film non tenta mai davvero di innovare il genere. Eppure, in un’epoca di action ultra-seriosi e di franchise che si prendono troppo sul serio, Emmerich regala un film d’intrattenimento onesto, costruito con mestiere e sostenuto da un ritmo impeccabile. Il risultato è un divertissement che non pretende di cambiare le regole, ma le rispetta con sincero affetto.

Sotto Assedio – White House Down
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Sommario

Sotto Assedio – White House Down è un action classico, ironico e spettacolare, che omaggia il cinema degli anni ’80 con ritmo e mestiere, senza prendersi troppo sul serio.

Francesco Madeo
Francesco Madeo
Laureato in Scienze Umanistiche-Cinema e in Organizzazione e Marketing della Comunicazione d'Impresa è l'ideatore di Cinefilos.it assieme a Chiara Guida e Domenico Madeo.

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