Young Woman and the Sea, recensione del film con Daisy Ridley

Il film racconta la storia vera di Trudy Ederle che ha attraversato il Canale della Manica a nuoto dalla Francia all'Inghilterra.

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Young Woman and the Sea è il nuovo film Disney che sembra riproporre una tradizione prolifica e proficua che la Casa di Topolino aveva da tempo accantonato. C’è stato un tempo in cui lo studio realizzava film per famiglie che non erano né i capolavori d’animazione per i quali è divenuta celebre, né i remake degli stessi in live action, né tantomeno prodotti di franchise sotto vari cappelli (leggi Marvel o Lucasfilm).

 
 

Quel tempo in cui nacquero capolavori e cult immortali, come Mary Poppins, Pomi d’ottone e manici di scopa, ma anche 4 bassotti per 1 danese, Zanna Gialla, Un maggiolino tutto matto, film per famiglie, emozionanti e divertenti che hanno poi perso il loro primato nella produzione Disney. Almeno fino a oggi, quando lo sforzo congiunto di Joachim Ronning, regista di Maleficent – Signora del male e Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar, e Jerry Bruckheimer, produttore che non ha certo bisogno di presentazioni, regala ai fan delle produzioni originali Disney in live action un nuovo tassello che fa riferimento proprio a quei titoli sopra elencati come pubblico di destinazione e ambizione.

Young Woman and the Sea storia vera film daisy ridleyYoung Woman and the Sea, la storia vera di Trudy Ederle

Young Woman and the Sea è l’incredibile storia vera di Gertrude (Trudy) Ederle e della sua impresa: nel 1926 la giovane donna ha attraversato il Canale della Manica a nuoto dalla Francia all’Inghilterra. Un’impresa che era quasi stata dimenticata, fino a che lo sceneggiatore Jeff Nathanson (Prova a prendermi, Pirati dei Caraibi, Il Re Leone) ha trovato in una libreria la biografia del 2009 Young Woman And The Sea: How Trudy Ederle Conquered The English Channel And Inspired The World, di Glenn Stout. Sicuri che la storia potesse trasformarsi in un film avvincente e aspirazionale, Nathanson, Bruckheimer e Ronning hanno convinto la Disney a realizzarlo anche se solo per un’uscita limitata nelle sale (negli USA) e un passaggio successivo su Disney+.

Il film merita il grande schermo

Young Woman and the Sea è un film che merita il grande schermo e non di perdersi nella libreria infinita della piattaforma, dal momento che dimostra che, quando c’è la giusta intenzione, la Disney ha tutti i mezzi per realizzare i film “come una volta”, cosa che nei decenni ha contribuito a costruire la sua giusta fama.

Il film segue con semplicità la vita di Trudy (Daisy Ridley e Olive Abercrombie da bambina). La vediamo nella sua casa, con sua sorella (Tilda Cobham-Hervey) con la quale condivide un legame molto profondo e con la quale comincia ad approcciarsi al nuoto, per ferma volontà della madre (Jeanette Hain). Segue una rapida ascesa e la dimostrazione di un talento naturale, unito a una grande forza di volontà e all’impegno che superava anche la sua malattia. Da piccola aveva infatti contratto un’infezione alle orecchie che l’avrebbe portata alla sordità se non avesse preso determinate precauzioni, come quella di non nuotare… Trudy non si lascia fermare neanche da una oggettiva e reale minaccia, e continua a sfidare le onde, in piscina e in mare. Vince una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi del 1924, ma il suo sogno è quello di attraversare la Manica a nuoto, impresa che compirà due anni dopo, passando alla storia.

Trudy realizza il suo sogno

Al secondo tentativo, Trudy realizza il suo sogno, battendo i precedenti record maschili di quasi due ore con 14 ore e 31 minuti (primato mantenuto per 35 anni). Ad accoglierla, al suo ritorno negli Stati Uniti, Trudy è stata omaggiata dalla più grande parata che sia mai stata vista nella storia della città.

Nell’anno in cui Nyad di Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarhelyi con Annette Bening e Jodie Foster è arrivato al cinema (da noi direttamente su Netflix), un’altra storia – vera – di una donna che sfida le onde arriva a toccare il cuore degli spettatori. La trama sembra uguale: una donna sfida le onde del mare aperto per coronare un sogno. Tuttavia se nel caso di Nyad la protagonista era una donna matura, con una vita alle spalle e un ultimo obbiettivo da coronare, nel caso di Young Woman and the Sea, Trudy era non solo giovanissima, ma una vera e propria pioniera nel nuoto e nello sport in generale, responsabilità che lei sentiva e che abbracciava, desiderando fortemente essere un esempio per le bambine che guardavano a lei come a una fonte di ispirazione. La storia di Nyad, per quanto coraggiosa e degna di lodi, guarda al sé, quella di Trudy guarda al mondo.

Young Woman and the Sea film
Daisy Ridley nei panni di Trudy Ederle nel live-action Disney YOUNG WOMAN AND THE SEA. Foto per gentile concessione della Disney. © 2024 Disney Enterprises Inc. Tutti i diritti riservati.

La ragazza che fece l’impresa

E infatti il film si concentra principalmente sull’impresa e su come viene raccontata dal mondo e nel mondo. La radio ha un ruolo fondamentale nel far rimbalzare le gesta di Trudy da un capo all’altro del mondo, e Joachim Ronning sfrutta questo aspetto della storia per costruire un film vivace, dal ritmo incalzante, ma non frenetico, emozionante, focalizzato sull’espressione dura e brillante di Daisy Ridley, che sembra nata per ruoli del genere: atletica e volitiva, ma sempre dal sorriso dolce, la sua Trudy è un’eroina semplice, senza fronzoli, decisa a conquistare la sua gloria per aprire una strada ad altre. Uno spirito semplice e cristallino che Ridley incarna con naturalezza.

Il resto lo fa la regia solida di Ronning che riesce a dare spazio sia ai momenti epici, come la partenza per le Olimpiadi o l’arrivo sulla costa inglese di Trudy, che a quelli intimi, come il racconto della relazione tra le due sorelle, con uguale attenzione, sostenuto da una fotografia espressiva, firmata da Oscar Faura, nonostante il coefficiente di difficoltà di realizzazione aumentato esponenzialmente dalla grande quantità di scene acquatiche, di certo non un territorio sconosciuto per l’autore di Kon-Tiki e Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar.

Sommario

Daisy Ridley brilla nell’emozionate biopic di Joachim Rønning.
Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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