Anche se sembra un po’ presto per
parlarne, dal momento che abbiamo visto solo le immagini del
trailer e qualche promo art, possiamo già fare un rapido re-cap di
quelli che sono i costumi che vedremo in Captain
America Civil War. così vi proponiamo una top 10 con
un ranking provvisorio:
Sinossi: Captain America: Civil War si svolge subito
dopo gli eventi di Avengers: Age of Ultron, con Steve Rogers e gli
Avengers costretti ad affrontare i danni collaterali causati dalla
loro lotta per proteggere il mondo. Dopo che la città di Lagos, in
Nigeria, viene colpita dall’ennesimo incidente internazionale che
vede coinvolti gli Avengers, le pressioni politiche chiedono a gran
voce un sistema di responsabilità e un consiglio d’amministrazione
che decida quando richiedere l’intervento del team. Questa nuova
dinamica divide gli Avengers che, al tempo stesso, tentano di
proteggere il mondo da un nuovo e malvagio avversario.
Il 2014 è stato un anno ricco di
cinefumetti. La Marvel ha sfoderato il suo grande
plot twist in Captain America The Winter
Soldier e ha datolustro ai reietti con
Guardiani della Galassia. La Fox ha messo
insieme la più grnade squadra di mutanti mai vista sul grande
schermo, attraversando i decenni, mentre graphic novel di varia
natura hanno avuto la loro possibilità di apparire al cinema.
Ecco la Top 10 dei migliori dieci
cinefumetti del 2014 secondo Cinefilos.it:
Ecco la top 10 dei
migliori casting in un cinecomic.
Che sia eroe, villain o spalla comica, ecco gli attori che più si
avvicinano, per interpretazione e look, alla loro controparte a
fumetti.
Il casting di Chris Evans come
Captain America
L’idea che lo scudo di
Cap debba passare di mano sta già mandando nel panico nel cuore dei
fan Marvel – Forse molti non sanno
che Chris Evans ha rifiutato il ruolo per ben
tre volte prima di accettare la parte – non per antipatia per il
ruolo, ma perché temeva gli effetti negativi dell’improvviso
aumento della sua fama sulla sua vita privata. Poi Robert
Downey, Jr. lo convinse a prendere la parte, e, quindi,
ottenne anche la libertà di firmare per qualsiasi altro ruolo che
avrebbe voluto fare in seguito. Dopo aver incontrato i produttori e
il regista del film si convinse del tutto che fosse una buona
scelta. Il compenso per l’attore in questo primo film fu di
appena 300.000 dollari.
Il casting Ron Perlman come Red –
Hellboy
Nonostante la
difficoltà incontrata nell’indossare il costume e il trucco di Red,
Ron Perlman è un Hellboy perfetto, e ne è
consapevole, tanto che ha accettato il secondo film solo per
attaccamento al personaggio. È inoltre nota la sua voglia di
chiudere la storia con un terzo film per farla diventare una
trilogia compiuta. Secondo alcune fonti durante la pre-produzione
del film del fumetto Mike Mignola e il
regista Guillermo del Toro si
incontrarono per prendere la decisione sul potenziale attore
che avrebbe interpretato HellBoy e sembra proprio
che non ci volle molto dato che entrambi fecero come primo nome
proprio quello di Ron Perlman.
Il casting Terence Stamp come Il
Generale Zod
Sempre poco
considerato, il Zod di Terrence Stamp emana
potere, nobiltà e pericolo, tutte qualità essenziali per rendere al
meglio il degno rivale di Superman.
Il casting di Hugh Jackman come
Wolverine
Nonostante le critiche iniziali e
le differenze fisiche con il personaggio dei fumetti, Jackman è
IL Wolverine per eccellenza, unico
attore a impersonare il ruolo nel corso di quasi 20 anni. Chi oserà
mai prendere il suo posto? Ma non tutti sanno che la prima scelta
di Bryan Singer era Russell Crowe
che però ebbe divergenze creative con il regista. Infatti l’attore
immaginava il personaggio pelato e non con i classici capelli a
punta. Lo stesso Crowe poi propose Hugh
Jackman ma Bryan Singer scelse
Dougray Scott. Infine quest’ultimo abbandonò il
film per fare Mission Impossibile 2 e
Bryan Singer optò finalmente per Hugh
Jackman. Il resto è storia, e Hugh
Jackman si è legato poi fortemente al personaggio, da lì
in poi la sua carriera lo porterà a diventare uno degli attori più
popolari al mondo.
Il casting di Robert Downey Jr. come Iron Man
Poteva esserci Tom
Cruise, ma per fortuna la Marvel ha scelto RDJ!
Secondo Favreau: “I momenti migliori e
peggiori della vita di Robert sono stati agli occhi del pubblico;
in quel periodo doveva trovare un equilibrio interiore per superare
gli ostacoli che andavano ben oltre la sua carriera. Beh questo è
Tony Stark, Robert porta una profondità che va al di là di un libro
a fumetti…”
Il casting di Patrick Stewart come Charles Xavier e Sir Ian
McKellen come Magneto
Non ce ne vogliano
Michael Fassbender e James
McAvoy, ma Patrick e Ian sono perfetti, pur con le loro
differenze rispetto agli originali, danno vita a una alchimia tra
eroe e villain da manuale.
Poco dopo aver
accettato il ruolo di Magneto, a Sir Ian
McKellen è stato offerto il ruolo di Gandalf ne Il Signore degli
Anelli. L’attore ha parlato con Bryan
Singerrivelandogli il suo interesse
nel fare Signore degli Anelli, e
Singer ha accettato di riorganizzare la
programmazione delle riprese del film in modo da permettere a
McKellen di prendere parte al film. L’attore ha
concluso le riprese di Magneto alla fine del 1999 per poi
recarsi in in Nuova Zelanda nel gennaio 2000, per iniziare le
riprese del film di Peter Jackson.
SirPatrick
Stewart è
sempre stata l’unica scelta di Bryan Singerper il ruolo del
Professor X.
Il Casting di Christopher Reeve come Superman
Pur somigliandogli, i
Superman successivi non hanno mai sprigionato la
positività e la bontà di Reeve, che pure sapeva
mostrarsi possente e inflessibile. Una leggenda. Ma forse non tutti
sanno che per il ruolo vennero presi in considerazione attori
come Robert Redford, Clint Eastwood e James
Caan. Il primo voleva troppi soldi, il secondo era troppo
impegnato, il terzo riteneva che fosse troppo stupido indossare
quel costume. Poi la produzione vista la difficoltà del casting
optò per un volto nuovo. Per interpretare il ruolo
Reeve fu allenato da David Prowse, l’uomo dietro la maschera di Darth Vader
nella trilogia originale di “Star
Wars”.
Il Casting di Tom Hiddleston come Loki
Il primo e unico vero
villain del MCU, l’eroe nel cuore di tante fan
dello Studios, Tom Hiddleston ha trovato fama e
successo meritati con il ruolo del Dio dell’Inganno. Secondo la
leggenda quando ha saputo di aver ottenuto la parte Tom
Hiddleston si trovata in un pub nel nord di Londra e alla
notizia si mise ad urlare talmente tanto che tutti i presenti
finirono per chiedergli per quale ragione urlasse così tanto. Per
prepararsi al ruolo si addestro alle arti marziali brasiliane
della capoeira. In fine, per interpretare il ruolo si
mise a dieta sia prima che durante le riprese in mondo tale da
apparire magro dalla fame in volta.
Il Casting di Heath Ledger come The Joker
Il clown di
Nicholson e il gangster di Leto hanno il loro
spazio nei loro rispettivi film, ma il caotico clown di Ledger è
senza dubbio il meglio che potesse accadere a un personaggio come
Joker sul grande schermo. Per prepararsi al ruolo
l’attore si rinchiuse in un Hotel per circa sei settimane. Durante
il soggiorno prolungato di isolamento,
Heath Ledger è entrato in profondità nella
psicologia del personaggio. Si dedicò allo sviluppo del Joker in
ogni minimo aspetto, vale a dire tic, impostazioni della voce,
della sua risata sadica, con l’obiettivo di creare qualcosa che non
fosse un eco del lavoro di Jack Nicholson nel Batman di Tim Burton. La sua performance si basa
principalmente sulla caotica combinazione tra re del punk rock
Sid Vicious e i manierismi psicotici di Alex
De Large di Arancia Meccanica di
Stanley Kubrick.
L’attore Michael
Caine dichiarò che Ledger era riuscito a
fare qualcosa che andasse ben oltre il Joker di Jack Nicholson che
era un clown buffo con la stoffa sa serial killer e gangster,
quello di Ledger era diventato uno psicopatico davvero spaventoso.
Il suo commento è stato provocato dopo aver girato l’unica scena
insieme, quando il Joker piomba nell’attico di Bruce Wayne. Fu la
prima volta che Michael Caine
vide Heath Ledger e secondo le
fonti in quell’occasione Caine fu talmente turbato dalla sua figura
che si dimenticò le sue battute.
Il casting di J.K. Simmons come J. Jonah Jameson
Primo posto a sorpresa,
o forse no? PARKEEEEER!!!! JK Simmons è calvo
e porta la barba sempre rasata. Questo particolare lo ha
costretto ad indossare una parrucca e un baffo per tutta la
lavorazione. Nonostante questo particolare la somiglianza con il
personaggio principale è talmente forte che l’attore ha dichiarato
che a seguito del suo successo per la strada le persone lo
identificava più come J Johah Jameson che come un
semplice attore famoso.
Supereroi al cinema: i
costumi più scomodi da indossare
Fumetti: se Tim Burton avesse disegnato i
supereroi
Quando un personaggio nasce dalla
letteratura è molto difficile portarlo sullo schermo, ma quando
nasce dai fumetti, la difficoltà aumenta dal momento che al
carattere e alla descrizione fisica si aggiunge l’immagine vera e
propria di come è rappresentato quel determinato personaggio. I
casting in fatto di cinecomics sono il primo passo verso il
successo o l’insuccesso del film.
Non scrivo mai articoli in prima
persona, lo trovo un modo troppo autoreferenziale per parlare di
cinema. L’unica occasione in cui mi concedo un “io” è la classifica
di fine anno, la famigerata Top 10, tanto
“complicata” da stilare quanto sempre, per fortuna, discussa,
perché non mette mai d’accordo chi legge e perché, e la prima
persona lo sottolinea, è assolutamente discrezionale,
esclusivamente basata sul gusto personale, che è sempre
insindacabile.
Di seguito, potete trovare
la mia Top 10 dei film usciti, in sala o su
piattaforma, nel 2022, almeno tra quelli che ho visto, che seppure
non sono tutti, sono comunque molti. Lo dico in anticipo, non ci
sono titoli gettonati, come The
Fabelmans oppure Triangle
of Sadness, è una classifica estremamente personale,
che elenca i film che mi hanno dato da pensare a fine visione, che
mi fanno spuntare un sorriso anche nei giorni, nelle settimane o
anche nei mesi successivi alla visione. I film che, per qualche
motivo, mi hanno parlato di più nel corso di quest’anno. Ecco
la mia Top 10 dei migliori film del 2022, godetene
e discutetene:
Visto nel 2021 ma uscito in
sala in Italia nel 2022, il film con
Joaquin Phoenix rasenta la video-arte, eppure ha
un cuore grande e una dolcezza palpabile, come una carezza.
Questa sensazione è accentuata anche
dalla fotografia morbida, dalla colonna sonora che punteggia con
discrezione ogni momento del film, soprattutto dall’interpretazione
di Phoenix che, dopo gli eccessi e i trionfi di
Joker, si dedica a una storia piccola a un
personaggio che mette in scena per sottrazione, confermandosi uno
dei migliori attori viventi.
La classifica è mia e ne
faccio ciò che desidero, inserendoci anche commedie minuscole
perché sì: il film di Hyde è una lettera d’amore a tutte quelle
donne che non si piacciono e non si perdonano (e non si
perdoneranno mai) per come appaiono, a quelle che guardandosi allo
specchio non riescono a essere gentili con se
stesse.
È complicato accettarsi, ancora di
più piacersi, avere il coraggio di uscire dalla propria confort
zone, e questo piccolo film lo mostra con onestà, con leggerezza e
con una profondità davvero rara. Guardarsi l’ombelico,
figurativamente e letteralmente, non è mai stato tanto liberatorio.
E poi c’è Emma Thompson…
A una commedia piccola e
sconosciuta come
Il piacere è tutto mio, segue uno dei titoli più
importanti del decennio. Il ritorno del “re del mondo”,
James Cameron, il ritorno su Pandora, soprattutto
il ritorno a un’esperienza cinematografica che stordisce, affascina
e rapisce.
Avatar: la via
dell’acqua non è solo grandiosa tecnica messa al servizio
del racconto, è l’elevazione della potenza dell’immagine che crea
narrazione, e la glorificazione dell’idea di un singolo, un uomo
capace di piegare la tecnica ai suoi bisogni e alle sue visioni,
trasformandola e inventandola. Tutto in un film che racconta anche
della difficoltà di essere una famiglia nel mondo che cambia:
chiamala fantascienza…
Nessuno lo avrebbe mai
detto, dopo tante versioni e ri-narrazioni della storia di
Carlo Collodi, eppure Guillermo Del
Toro è riuscito a trovare uno spiraglio in cui ha
insinuato il suo immaginario trapiantandolo su una creature
preesistente.
Di tutte le cose grandiose che ha
fatto la sua personalissima versione di Pinocchio,
dal sovvertimento del senso originale della storia, allo
spostamento temporale della vicenda durante il fascismo in Italia,
fino alla riflessione sul valore della morte e della condivisione
della vita con chi amiamo, la potenza e la puntualità con cui ha
trasformato uno dei più grandi classici internazionali in una
storia personale è senza dubbio l’aspetto più interessante del
film, la testimonianza del suo spessore di autore e artigiano della
narrazione.
Inoltre, la stop-motion conferisce
un fascino a-temporale alla storia, uno sguardo indietro agli
albori del cinema e allo stesso tempo un balzo nel futuro di una
tecnica che ha tantissimo da esprimere e da regalare al grande
schermo.
Forse passato in sordina
nel nostro Paese, Flee è un documentario d’animazione che non
solo rappresenta un crocevia di generi, ma è anche la prova provata
di quanto lo strumento animazione sia potente e duttile nelle mani
di chi sa usarlo.
Il film racconta di una fuga per la
sopravvivenza, del diritto ad avere una casa, una identità, la
libertà di poter vivere secondo le proprie necessità. Lo fa con
pudore, alternando pochissimi filmati di repertorio a disegni
animati che diventano rarefatti, allo scopo di raccontare senza
mostrarle alcune delle atrocità che racconta. È la riproposizione
di una testimonianza personale che proprio grazie all’animazione
diventa storia condivisibile da tutto il mondo.
L’elettricità, gli ormoni
impazziti, la febbrile determinazione a sbrindellare le tavole del
palcoscenico con i propri movimenti troppo troppo sensuali per
l’epoca. Baz Luhrmann si cimenta nell’impresa
impossibile di raccontare la vita di una delle più grandi icone pop
della storia dell’umanità: Elvis Presley.
Eccessivo, barocco, con un montaggio
frenetico e strabiliante, Elvis
è davvero elettricità cinematica allo stato puro, è un Luhrmann
tanto in forma come non lo si vedeva da Moulin
Rouge del 2001, è un’interpretazione straordinaria da
parte del giovane Austin Butler, con un volto
d’angelo e uno spirito indemoniato, lui come il personaggio che
interpreta, inarrivabile e impossibile da eguagliare. E che in
questo il film paga nella seconda parte, sgonfiandosi un po’ nel
ritmo, ma rimanendo un viaggio cinematografico pazzesco.
Ennio di Giuseppe Tornatore
Ennio
Morricone è la storia della musica per il cinema, e
sentirsi raccontare quella storia da lui stesso, che la intreccia
con la sua vicenda privata, poco dopo la sua morte (il film è
uscito all’inizio del 2022, a due anni dalla morte del Maestro che
aveva già registrato la lunga intervista in cui si racconta nel
film) è un’emozione potentissima, che non si riesce a spiegare a
parole, perché la musica aggiunge una dimensione in più, al cinema
e alle emozioni.
Ennio attraversa
momenti gloriosi e momenti dolorosi con la grazia che solo la
leggerezza e la lucidità di una mente onesta e acuta riescono ad
avere. Grandezza che sopravvive alla carne, bellezza che spezza il
fiato.
Che cosa significa avere
più o meno vent’anni, essere innamorati, pieni di vita e di sogni e
avere fiato per correre all’impazzata inseguendo se stessi?
Paul Thomas Anderson lo ha raccontato con una
precisione chirurgica in un film completamente anarchico nella
struttura e nelle svolte narrative, un confort movie in
cui i due protagonisti sono assolutamente insopportabili e che
tuttavia rappresentano almeno una parte di ognuno di noi, in
quell’età dove tutto è esagerato, dove ogni dramma è una tragedia e
ogni gioia è la quintessenza della felicità.
Alana e Gary sono il regista stesso,
ma sono anche un po’ tutti noi, che li guardiamo con affetto dalla
poltrona del cinema, con distanza ma con invidia, perché per loro è
ancora tutto possibile e il loro amore imperfetto e “di corsa” è la
concretizzazione delle possibilità della vita.
Guadagnino non è un
regista che gode troppo della mia simpatia, e sono sicura che
questa affermazione non lo scalfisce affatto, tuttavia gli rendo il
merito di essere riuscito, in questo lungo anno di cinema, a
regalarmi una delle rappresentazioni più vivide e intime di quello
che significa amarsi. Raccontando tutto con una grande finezza che
non viene meno neanche nelle scene più crude, che pure abbondano in
tutto il film.
Ora, la battuta ovvia e scontata, ma
anche efficace, vorrebbe che dicessi “amarsi fino all’osso”, che è
un’espressione letterale nel film e figurata nella vita reale che
esprime benissimo quello che il film davvero racconta. Accettarsi e
capirsi, accogliersi a vicenda, nonostante tutto, ritrovarsi
nell’altro e vedersi riconosciuti per quello che si è. Amarsi
nonostante tutto. Non c’è stato quest’anno, né negli ultimi anni,
un film che sia riuscito così tanto a raccontare questo.
Arrivato in sala a marzo
2022, Red
Rocket è un titolo molto poco conosciuto che merita la
testa della mia (personalissima) classifica perché ha un cuore
enorme e forse perché ci fa sentire migliori del suo protagonista,
interpretato splendidamente da Simon Rex, e anche
soprattutto perché guarda con estrema dolcezza a quegli individui
abbietti e sgradevoli che occupano i margini della società.
La totale assenza di giudizio, la
comprensione, la dolcezza con cui Sean Baker
racconta questa derelitta umanità è un gigantesco atto d’amore, non
solo verso gli ultimi, ma verso la bellezza del lavoro di
canta-storie che alcuni filmmaker prendono più sul serio di altri.
Mikey, protagonista di questa storia, è un cialtrone, non fa niente
per nasconderlo, eppure l’occhio della macchina da presa lo
accarezza, senza risparmiargli nessuna delle sue bassezze eppure
senza mai giudicarlo. E questa assenza di giudizio sembra essere il
punto di vista più nobile con cui guardare al mondo, oggi.
Il 2015 è stato un anno ricco di
grandi successi come Jurassic World e non
ultimo Star
Wars Il Risveglio della Forza. L’universalità
dell’evento cinematografico rende i titoli dei film google trend
del momento, ovvero le parole più cliccate sul motore di ricerca.
Ebbene ecco i 10 google trend del 2015.
È ufficialmente iniziato il 2017
chiudendo così un anno ricco di grande cinema. Dopo avervi rivelato
la nostra top ten, ecco i film più popolari
del 2016 secondo IMBD. Infatti, il noto sito americano ha
stilato la top 10 dei film più costantemente popolare tra gli
utenti IMDb lo scorso anno. [nggallery
id=3067]
Suicide Squad è un
film del 2016 scritto e diretto da David Ayer.
Basato sull’omonimo
gruppo di supercattivi dei fumetti DC Comics, il film è
interpretato da un cast corale che comprende Will Smith,
Jared Leto, Margot Robbie, Joel Kinnaman, Viola Davis, Jai
Courtney, Jay Hernandez, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Ike Barinholtz,
Scott Eastwood e Cara Delevingne, ed è la terza pellicola
del DC
Extended Universe.
I film più popolari del 2016
Captain America Civil
Warè diretto
da Anthonye Joe
Russo e vedrà nel cast Chris Evans,
Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Chadwick Boseman, Sebastian
Stan,Samuel L. Jackson, Frank Grillo, Jeremy
RennereDaniel
Bruhl. Captain America Civil
War ed è uscito nella sale italiane il 4 maggio
2016.
No, il primo posto non spetta a
Sean Bean, anche se guarda l’illustre collega dal
secondo gradino del podio. Ecco la top 10 degli attori morti più
volte sul grande schermo:
Squadra che vince non si cambia, e
chi lavora nel mondo dello spettacolo sa bene quanto sia difficile
trovare qualcuno con cui è bello collaborare. Lo possono
sicuramente dire gli attori e le attrici che vi proponiamo di
seguito, nella top 10 delle coppie professionali più longeve di
sempre:
Barack Obama ha
stilato la sua Top 10 dei migliori film del 2018.
L’ex Presidente degli Stati Uniti è un cinefilo appassionato e
schietto, quindi non è una sorpresa scoprire che la sua lista dei
migliori film del 2018 comprende ogni genere di film.
Mescolando titoli che si
contenderanno i premi nelle prossime settimane, con i film
indipendenti e qualche blockbuster, la lista di Barack
Obama è anche una fotografia abbastanza omogenea del
panorama cinematografico USA.
Come quasi ogni critico
cinematografico di quest’anno, Obama ha avuto un debole per
Roma, Burning e Un affare di
famiglia, oltre ai documentari Will not Be My
Neighbor? e Minding the Gap.
Nella lista di Obama c’è anche un
po’ di orgoglio etnico, visto che compaiono Black
Panther, BlacKkKlansman e Se la
strada potesse parlare. Ma ci sono anche titoli dal
Sundance e da Netflix, come Eight Grade e
Annientamento.
Ecco la Top 10 di Obama del
2018:
Annientamento
Black Panther
BlacKkKlansman
Blindspotting
Burning
The Death of Stalin
Eighth Grade
If Beale Street Could Talk
Leave No Trace
Minding the Gap
The Rider
Roma
Un affare di famiglia
Support the Girls
Won’t You Be My Neighbor
Considerato il termometro on line
più attendibile per la qualità dei film, Rotten
Tomatoes ha stilato la sua classifica dei migliori 100 film
dell’anno in base al grado di “freschezza” degli stessi.
La percentuale di gradimento del
sito, lo ricordiamo, è una sintesi tra il parere dei critici e
degli spettatori regolari che lasciano sul sitoil loro voto.
Eccola di seguito:
[nggallery id=2339]
Non sorprende affatto il primo
posto di Mad Max Fury Road, ma allo
stesso tempo è da notare la felice presenza di titoli italiani come
Le Meraviglie e Anime
Nere. Interessante anche la presenza di numerosi
documentari sia a carattere biografico che di natura propriamente
documentaristica.
La classifica è stata stilata
facendo una media del numero di recensioni in rapporto
all’effettivo grado di freschezza dei film, per questo motivo, ad
esempio, il primo posto ha una percentuale diel 97% con 333
recensioni mentre il secondo posto, Inside
Out, con una percentuale superiore del 98%, ha
302.
JustWatch ha stilato la
classifica Top 10 dei film e delle serie tv più viste nel
corso del mese di Dicembre 2021. Tra titoli
storici arrivati di recente on line sulle piattaforme e titoli
nuovi con produzioni dedicate a questa distribuzione, ecco la Top
10 delle serie e dei film più visti ad dicembre 2021:
JustWatch ha stilato la
classifica dei film e delle serie tv più viste nel corso del mese
di Agosto 2021. Tra titoli storici arrivati di
recente on line sulle piattaforme e titoli nuovi con produzioni
dedicate a questa distribuzione, ecco la Top 10 delle serie e dei
film più visti ad Agosto 2021:
Un decennio volge al termine e ho
voluto prendermi un po’ di tempo per rifletterci sù. E’ difficile
individuare 10 film che in un certo senso hanno lasciato un
impronta indelebile sulla mia idea di cinema, per questo con
profondo malessere ho dovuto lasciare film importantissimi, ma aimé
uno sforzo andava fatto. Ecco la mia Top Ten del decennio appena
trascordo:
1)Memento,
2)The Village,
3)Collateral,
4)La compagnia dell’anello,
5) The Hours
6)Il Labirinto del Fauno
7)Up
8)The Departed
9)The Others
10) Gran Torino
Aspetto commenti e vostre personalissime classifiche.
In un anno in cui le sale hanno
riaperto in primavera, in cui molti film sono arrivati direttamente
in piattaforma e durante il quale è stato complicato rimanere al
passo con i titoli in uscita, noi di Cinefilos.it
abbiamo comunque cercato di raccontarvi il cinema, da sala o da
casa.
Di seguito, trovate la Top
10 dei nostri redattori, che potrete usare anche come un
appunto, un memorandum di quello che magari non avete ancora visto
e che potrebbe interessarvi.
Tra le varie top 10 del 2015,
quella dei film più piratati dell’anno è senza dubbio una delle
classifiche che merita atenzione e riflessione, perché sebbene non
c’è da stupirsi, purtroppo, dei titoli presenti in classifica (si
tratta per lo più di grandi blockbuster), il numero dei download
illegali è senza dubbio sorprendente.
La redazione di Cinefilos.it si è
espressa e, partendo dalle dieci preferenze di ogni redattore, è
stata stabilita una classifica che rispecchia per buona parte le
scelte, i gusti e le preferenze di redattori.
Come per ogni classifica, restano
esclusi alcuni titoli importanti, che però sono stati scelti almeno
da un redattore. Tra questi ci sono Ricordi? di
Valerio Mieli, Midsommar –
Il Villaggio dei Dannati di Ari
Aster, ma anche Martin
Eden, Se la strada
potesse parlare,
Booksmart e tanti altri titoli che per
una mera questione di calcolo non sono stati inseriti.
In un anno estremamente ricco di
film che hanno imposto al pubblico la loro presenza e la loro
bellezza, ecco la Top 10 dei migliori dieci film del
2019 secondo la redazione di
Cinefilos.it:
Dolore e Gloria
Ha conquistato il cuore
della stampa (e del pubblico, visto che è in sala in Italia dal 17
maggio) Dolor y Gloria, il nuovo film di
Pedro Almodovar che torna a lavorare con
Antonio Banderas e Penelope Cruz
e realizza uno dei migliori film della sua carriera.
Dalla trasgressione dei primi film,
fino al tono meditabondo delle pellicole della sua produzione più
recente, il regista non ha mai rinunciato a raccontare la grande
vitalità dell’essere umano, anche di quello più sofferente,
derelitto e solitario.
Il travolgente successo
della sua opera prima, con tanto di Oscar alla sceneggiatura
originale, ha proiettato Jordan Peele nel cono
di interesse dei cinefili e di coloro che hanno apprezzato Scappa – Get
Out, ma anche di quelli che, scettici, lo stanno
aspettando “al varco”. Con Noi, in sala dal 4
aprile, il regista, sceneggiatore e produttore si mette di nuovo
alla prova, allargando i suoi orizzonti e quelli della sua storia,
uscendo dai confini che aveva dimostrato di padroneggiare e
allungando il getto della sua ambizione.
Noi racconta la storia di una giovane donna,
Adelaide, che, tornata nella casa delle vacanze della sua infanzia,
con il marito e i suoi due bambini, si trova a fronteggiare una
circostanza spaventosa: delle persone li prendono in ostaggio e li
minacciano, persone che sono le loro copie, un po’ più rozze,
feroci e selvagge, ma esattamente come loro… come noi.
Dopo il delizioso esordio
con Un amore
sopra le righe, Nicolas Bedos
torna a dirigere (e scrivere) per il cinema e realizza
La belle
époque, una commedia nostalgica e tanto romantica,
interpretata da Daniel Auteuil, Fanny Ardant, Guillaume
Canet e Doria Tillier.
La storia è quella di Victor, un
uomo all’antica che odia la tecnologia, il digitale, il presente,
l’innovazione. Sua moglie, Marianne, non potrebbe essere più
diversa: ancora molto affascinante, è curiosa di ogni novità, e
questo suo atteggiamento la allontana dal marito. Quando un
eccentrico imprenditore propone a Victor di rivivere un giorno del
passato, l’uomo non ha dubbi, sceglia di rivivere il giorno in cui
ha conosciuto la donna della sua vita: proprio Marianne.
Marco
Bellocchio torna a raccontare la storia dell’Italia, e
lo fa presentando in concorso al Festival di Cannes 2019
il film Il
Traditore, basato sulla figura di Tommaso Buscetta,
l’uomo che ha permesso di sferrare uno dei più duri colpi alla
mafia che si ricordi. Il film, costruito sulle forti spalle di
Pierfrancesco Favino, presenta un ritratto fedele
e non indulgente sugli eventi che si snodano tra gli anni ottanta e
i primi 2000, sulla figura di una personalità ambigua e di un paese
diviso internamente.
Ha inizio nei primi anni ’80 il
racconto, nel bel mezzo di una vera e propria guerra tra i boss
della mafia siciliana. Tommaso Buscetta (Pierfrancesco
Favino), conosciuto come il “boss dei due mondi”,
fugge per nascondersi in Brasile. Qui viene però arrestato ed
estradato in Italia dalla polizia. Buscetta si trova a questo punto
davanti ad un scelta, e deciderà di incontrare il giudice Giovanni
Falcone e tradire l’eterno voto fatto a Cosa Nostra.
Approda a Venezia un
affresco barocco intrigante, che occhieggia alla pittura del tardo
seicento con uno sguardo totalmente personale, moderno e
dissacrante. Si tratta del nuovo film di Yorgos
Lanthimos: La Favorita.
La storia è ambientata
nell’Inghilterra del XVIII secolo, dove la triste Regina Anna
decide le sorti del suo popolo protetta dalla sua reggia isolata
nel cuore della campagna inglese. La sua corte, popolata di nobili,
servi e consiglieri, sembra giocare freddamente con la vita e la
morte della povera gente, in maniera distaccata e annoiata, dando
più importanza ai banchetti, alle corse di anatre, alle tresche e
al tiro a volo, piuttosto che alle inevitabili conseguenze belliche
di quel conflitto sanguinoso con la Francia, che si protrae
ormai da lungo tempo.
C’è un momento ben preciso
in C’era una volta
a… Hollywood, dove Quentin Tarantino
sembra racchiudere il cuore del suo film. Avviene quando la
Sharon Tate interpretata con grande grazia da
Margot Robbie, si
reca al cinema per guardare The Wrecking
Crew, film del 1969 con la stessa Tate tra i
protagonisti. Nel buio della sala, osserviamo la copia ammirare
l’originale, in un gioco di doppi che ha un che di straniante e
ammaliante allo stesso tempo. In questa breve scena il regista fa
esplodere, silenziosamente, la differenza tra ciò che è e ciò che
appare, la quale connota non solo il film ma l’intera arte
cinematografica e che una volta compresa apre una scissione che
evidenzia ancor di più il momento di passaggio, storico e
cinematografico, che la pellicola va a ritrarre.
Siamo nel 1969, un periodo di
grandi cambiamenti ad Hollywood. L’attore Rick
Dalton, interpretato da Leonardo DiCaprio,
sta attraversando una fase discendente della sua carriera, dopo
numerosi ruoli da protagonista tra western e gangster movie. Come
lui, la sua fidata controfigura Cliff Booth,
interpretato da Brad
Pitt, cerca di non cadere nell’anonimato. Circondati
da un’industria a loro sempre più estranea, i due si troveranno a
fare i conti con novità impreviste, come la nuova vicina di casa di
Dalton, l’attrice Sharon Tate.
È l’evento
cinematografico dell’anno, il nuovo film di Martin
Scorsese, vecchio maestro della settima arte, che però si
rivolge a Netflix, simbolo della modernità del cinema, per
realizzare la sua visione: The Irishman è
attesissimo, e a buon diritto!
La storia tocca il mondo della
mafia italo-americana, ambiente caro allo Scorsese cinematografico,
e si concentra sulla vita di Frank Sheeran (a sua volta raccontata
nel libro I Heard You Paint Houses scritto da
Charles Brandt). Frank è un veterano di guerra,
che ha imparato ad uccidere nella campagna in Italia e che riesce
ad entrare nelle grazie dei vertici della mafia, diventando “l’uomo
che imbianca case”, ovvero il killer deputato a fare pulizia.
Efficace, preciso, servizievole, Frank è l’impiegato modello, che
esegue gli ordini e non fa domande, un vero soldato.
Andare a vedere un film
di Noah Baumbach presuppone una certa dose di
certezze, come con tutti gli autori che mostrano sempre con grande
chiarezza quali sono i loro punti di forza e il loro modo di
affrontare le storie. Il regista di Brooklyn, presentando
Storia di un Matrimonio a Venezia
76, in Concorso, conferma questo assunto, offrendo al
pubblico un quadro realistico, attento e prepotentemente
emozionante di una storia d’amore che viene fotografata sul suo
concludersi.
Nicole e Charlie sono una giovane
coppia che dopo anni di matrimonio, un figlio, e progetti comuni
importanti (sono regista e attrice principale di una compagnia di
teatro di New York), si separano, affrontando così il dolore, ma
anche le dinamiche pratiche, i compromessi, le assurdità, che la
separazione e il divorzio comportano.
È stato proiettato in
concorso uno dei film più attesi della 76° Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia, Joker di
Todd Phillip, interpretato da un superlativo
Joaquin Phoenix, nei panni del noto, quanto
ilare, acerrimo nemico di Batman.
Nei film di supereroi, ma anche nei
fumetti o nella letteratura, i nemici e i cattivi destano da sempre
empatia e fascino, tanto da surclassare spesso le meste figure, che
bardandosi con la bandiera del bene e dell’ordine pubblico, si
prodigano per combatterli. Joker è di certo uno dei più
popolari di questi antieroi e il ritratto che ne costruisce
Todd Phillips contribuisce a donargli spessore,
umanità e motivazioni. Il suo oscuro affresco metropolitano fa
comprendere che il male non è sempre dalla stessa parte e che molte
volte i paladini della giustizia combattono contro chi ha invece
ragione da vendere. Joker è intriso di tanta disperazione
e forse avrebbe anche più diritti rispetto a chi lo combatte e deve
mantenere il controllo della legalità.
La recensione di
Parasite non può non partire dalla
riflessione generale sul lavoro del suo regista, quel Bong
Joon-Ho che, dopo aver lavorato in USA, producendo
Snowpiercer e
Okja, torna nella sua Corea del Sud, per
affrontare di nuovo il conflitto di classe. Lo fa con un film dalla
precisione geometrica e dall’animo tumultuoso, una storia che nel
suo schema perfetto incasella ambizioni, appetiti, brutture,
bassezze umane.
La storia ruota intorno al rapporto
in parte inconsapevole tra due famiglie. Da una parte, in un
seminterrato umido, c’è la famiglia Ki-taek, dall’altro invece, in
cima a una collina, nella zona residenziale della città, in una
villa luminosa ed elegante, c’è la famiglia Park, che possiede ed
ottiene tutto ciò che i soldi possono comprare. Due famiglie a loro
modo felici, ma complementari l’una all’altra.
Come ogni fine anno,dicembre è il
periodo in cui arrivano le classifiche, il Time quest’anno anticipa
la concorrenza e tramite il suo critico Richard
Corliss stila la sua top 10 in cui troviamo un mix tra
film indipendenti,grandi blockbuster e pellicole straniere(con una
piacevole sorpresa nei piani alti!).
Di seguito trovate la classifica con allegato il trailer del film e
il link alla nostra recensione
Nel corso della sua lunga carriera,
l’attore Dustin Hoffman ha recitato in alcuni tra
i più acclamati e memorabili film della storia del cinema. Da
Il laureato a
Kramer contro Kramer, da Il
maratoneta a Rain Man – L’uomo della pioggia. Il
due volte premio Oscar ha inoltre spaziato attraverso vari generi,
distinguendosi anche nella commedia. Tra i suoi film più ricordati
vi è infatti anche Tootsie, film del 1982
diretto dal celebre Sydney Pollack, dove
l’umorismo si unisce al romanticismo, dando vita ad un racconto
tanto bizzarro quanto dolce sul riscatto e sulla necessità di
essere sé stessi per poter avere successo.
Indicato come uno dei migliori cento
film statunitensi di tutti i tempi, e una delle migliori cento
commedie americane di sempre, Tootsie si affermò come uno
dei maggiori successi del suo anno e dell’intero decennio. A fronte
di un budget di 21 milioni di dollari, questo arrivò a guadagnarne
oltre 177 in tutto il mondo. Il merito è da ritrovarsi nella sua
solida sceneggiatura, nella regia e specialmente nelle
interpretazioni dei protagonisti, capaci di tirar fuori tutto
l’umorismo e la tragicità dai propri personaggi. Il film è poi
arrivato ad ottenere ben 10 nomination ai premi Oscar, comprese
quelle per il miglior film e i migliori attori.
Ancora oggi Tootsie è
ricordato per la sua commistione di assurdità e serietà delle
situazioni, proponendo riflessioni sociali e sul sessismo ancora
oggi di grande attualità. Si è così affermata come un’opera capace
di distaccarsi dal suo tempo per parlare anche al pubblico di oggi.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Tootsie: la trama del film
La vicenda del film si svolge a New
York, dove vive Michael Dorsey. Egli è un valido e
preparato attore di teatro, con grandi capacità ma dotato anche di
un brutto carattere. Proprio a causa dei suoi maniacali
perfezionismi interpretativi, egli entra spesso e volentieri in
conflitto con registi e produttori. Ciò lo porta progressivamente a
non ottenere più ruoli importanti, vedendosi costretto a lavorare
come cameriere per guadagnarsi da vivere. Nel disperato tentativo
di recitare ancora, egli decide infine di presentarsi ad un provino
per un personaggio femminile travestito da donna, facendosi
chiamare Dorothy. La sua performance stupisce
tutti, tanto da permettergli di ottenere il ruolo.
Quella che sembrava essere per lui
la svolta diventa invece ben presto una vera e propria condanna.
Michael è infatti costretto a dover continuare a fingere di essere
una donna, incappando in una serie di problematiche. Tra queste vi
è anche l’incontro con la dolce Julie Nichols,
un’attrice della serie per cui sta lavorando, di cui si innamora
perdutamente. Tra la difficoltà di mantenere il suo segreto e la
necessità di continuare ad avere una vita privata e sentimentale
stabile, Michael sarà chiamato a fare una serie di scelte, che lo
porteranno a cambiare inevitabilmente come persona.
Tootsie: il cast del film
Interessatosi da subito al ruolo,
Dustin Hoffman
promosse attivamente la realizzazione del film. Da sempre noto per
la sua dedizione ai personaggi, anche in questo caso egli condusse
approfondite ricerche per prepararsi ad interpretare Michael e
Dorothy. Per prima cosa egli ha guardato più volte il film Il
vizietto. Successivamente ha visitato il General Hospital,
poiché il ruolo interpretato nei panni di Dorothy era quello di una
direttrice d’ospedale. Per prepararsi ai panni femminili, Hoffman
si è inoltre sottoposto a diverse ore di trucco, ma l’aspetto più
complesso fu il trovare la giusta voce per il personaggio. L’attore
decise infine di dotarla di un accento del sud, poiché ciò gli
permetteva di ottenere una voce più femminile. Per il suo ruolo
egli è stato candidato all’Oscar come miglior attore.
Nei panni di Julie Nichols, la
collega di cui Michael si innamora, vi è la celebre attrice
Jessica Lange. Questa, che veniva da una serie di
film drammatici, ebbe non poche difficoltà a modulare l’intensità
della recitazione ai toni di una commedia. La sua interpretazione
fu però poi estremamente apprezzata, portandola a vincere il premio
Oscar come miglior attrice non protagonista. Ad interpretare Sandy,
aspirante attrice amica di Michael, vi è invece Teri
Garr. Il personaggio era stato scritto appositamente per
lei, e portò l’attrice ad essere a sua volta nominata al premio
Oscar. Nel film è poi presente l’attore Bill Murray nei
panni di Jeff Slater, coinquilino e collega di Michael.
Dabney Coleman è Ron Carlisle, il regista della
serie, mentre Doris Belack è Rita Marshall, la
produttrice. Charles Durning, infine, interpreta
Leslie Nichols, padre di Julie.
Tootsie: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Tootsie
è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 4
maggio alle ore 21:30 sul canale
La7 D.
Rilasciato il nuovo trailer
ufficiale del film Tooken, diretto
da John
Asher. Tooken vuole essere
una parodia del film d’azione Taken,
con Liam Neeson.
http://vimeo.com/115726719
Il film è stato co-scritto e
diretto da John Asher e co-scritto da Cameron van
Hoy. Nonostante quello che si potrebbe rapidamente desumere, non si
tratta dei ragazzi che sono dietro Epic Movie,
Hot Movie, Disaster Movie. Nel cast possiamo
vedere Lee Tergeson, visto di recente nella
serie American Horror Story.
Come molti di voi sapranno una
delle puntate della serie tedesca “Too Young to
Die” sarà incentra sulla tragica morte del Premio Oscar
Heath Ledger, e da quando la notizia è arrivata
sul web si è da subito creata una grossa attesa sull’episodio che
ripercorrerà in chiave documentaristica i tragici avvenimenti.
Oggi, a sorprese arriva un estratto della puntata in cui vediamo
per la prima volta Kim Ledger, padre dell’attore,
mostrare alle telecamere il “Diario di Joker”, una sorta
di diario di appunti che suo figlio studiava e collezionava per
prepararsi alla parte che avrebbe affrontato che che lo avrebbe
fatto diventare una leggenda nel panorama dei Villain del mondo dei
cinecomics. Come sappiamo da proprio da quel
diario nacque la performance che gli regalò l’Oscar postumo.
Trama: Con l’aiuto del
commissario Gordon e del procuratore distrettuale Harvey Dent,
Batman cerca di ripulire completamente le strade di Gotham City dal
crimine che le infesta. Il Cavaliere Oscuro non ha però fatto i
conti con il Joker, che terrorizza i cittadini di Gotham e cerca di
farla sprofondare nel caos e nell’anarchia.
Ai tempi di Solo Dio
Perdona, Nicolas Winding Refn
aveva promesso che il suo stile e il suo linguaggio cinematografico
e narrativo sarebbero sempre più evoluti nella direzione di
un’estetica abbagliante, come appunto quella riscontrabile nel
succitato film presentato in concorso a Cannes
nel 2013. Promessa fatta, promessa mantenuta. Dopo aver turbato
ulteriormente con The Neon Demon,
Refn ha proseguito la sua ricerca spostandosi sulla serialità,
realizzando così la sua prima serie intitolata Too Old
To Die Young, di cui gli episodi 4 e 5 sono stati
presentati fuori concorso al Festival di Cannes 2019.
La serie, che sarà distribuita su Amazon Prime Video dal 14 giugno, sembra
promettere un concentrato di tutte le cifre stilistiche del regia
danese, tra avvincente intrattenimento e disincantata
contemplazione sulla società odierna.
Too Old To Die Young, la serie tv Prime Original
Protagonista assoluto è Miles
Teller, il quale interpreta un detective dalla doppia
vita: di giorno garante della legge, di notte spietato assassino.
Martin, questo il nome del protagonista, soffre di una crisi
esistenziale, la quale lo conduce sempre più all’interno di un
inferno fatto di omicidi, violenza e sangue. Questa cupa odissea lo
porterà a scontrarsi con strani e temibili personaggi.
Sono particolarmente diversi l’uno
dall’altro i due episodi presentati in anteprima. Dove uno sembra
vivere della rarefazione di Solo Dio
Perdona, l’altro sfoggia invece un dinamismo alla
Drive. Dove uno
sembra avere i toni disillusi e le atmosfere decadenti di un film
sulla crisi della società e dei suoi abitanti, l’altro è invece un
adrenalinico noir tra feroci inseguimenti e personaggi dalla
perversa natura. Difficile dunque immaginare come possa realmente
essere la serie firmata da Refn, quali delle due strade percorrerà,
e a quali conclusioni arriverà.
Ciò che è certo, è che il regista
sembra aver dato sfogo a tutte le sue ossessioni, che all’interno
di un prodotto della durata complessiva di 13 ore potrebbero aver
trovato la giusta collocazione. Potrà certamente infastidire l’uso
che Refn fa della messa in scena, totalmente prevalente rispetto
all’elemento narrativo. Questo appare infatti un pretesto per
mettere in relazione alcune immagini chiave, e l’intrattenimento è
dato in primo luogo da una ricerca e una cura per l’aspetto visivo
che sbalordisce nuovamente. Refn è sempre più un esteta, e le sue
opere vivono di colori forti, dal giallo al verde, dal rosso al
viola. Colori che sono diretta esternalizzazione delle pulsioni dei
personaggi.
Il mondo che sembra aver costruito
stavolta ha un sapore già conosciuto, eppure difficilmente si
riesce a staccare gli occhi dallo schermo. Refn sa come ottenere
l’attenzione, come riprenderla qualora la si avesse persa. Lo
dimostra con continui cambi di tono, continue accelerazioni di
ritmo che costringono lo spettatore a vivere sulla propria pelle il
metaforico viaggio verso l’inferno che il protagonista ha
intrapreso. Miles
Teller incarna qui il nuovo volto senza
espressioni né emozioni del cinema dell’autore danese. Pur privato
di ciò, l’attore riesce comunque a calamitare su di sé
l’attenzione, imponendosi come una figura tanto attraente quanto
provocante.
Refn è dunque tornato, ed è pronto
a far discutere nuovamente, proponendo un prodotto che certamente
porrà a dura prova lo spettatore, marcando sempre di più la
divisione tra chi lo ama e chi lo odia. Con Too Old To
Die Young conferma di sapere perfettamente come
provocare e intrattenere, come sorprendere, scioccare e anche
divertire. Se la serie vivrà bilanciando al suo interno la
differente natura dei due episodi proposti, avrà certamente la
possibilità di affermarsi come un nuovo punto cruciale nella
filmografia del suo autore.
Amazon Studios ha rilasciato le
prime immagini ufficiali tratte da Too Old To Die
Young, la serie firmata Nicolas Winding
Refn (Drive, Solo Dio
Perdona, The Neon Demon)
che vedrà la luce nel corso del 2019.
Nel cast
figureranno Miles Teller, Jena Malone, Billy
Baldwin, John Hawkes, Nell Tiger Free, Babs Olusanmokun,
Callie Hernandez e Cristina
Rodlo.
In attesa che venga annunciata la
sinossi dello show vi ricordiamo che le riprese sono iniziate lo
scorso novembre (con lo stesso Refn che ha condiviso spesso su
Instagram, Facebook e Twitter estratti dalla lavorazione e
interviste agli attori) e termineranno in estate.
Lucky Red ha diffuso il
trailer italiano ufficiale di Tonya (I, Tonya) il film
di Craig Gillespie con Margot
Robbie, Allison Janney, Sebastian Stan in arrivo nei
cinema italiani il prossimo 22 Marzo.
I, Tonya è nominato a
tre premi Oscar, nella categoria Migliore attrice Protagonista
Margot Robbie, Migliore attrice non protagonista
Allison Janney e Miglior Montaggio. Di seguito il
trailer:
L’appassionante storia vera
della pattinatrice Tonya Harding (Margot Robbie).
Conosciuta per il suo
temperamento focoso, Tonya fu protagonista di una carriera
eccezionale e di uno dei più grandi scandali dello sport
mondiale.
Il film, acclamato dal pubblico
e dalla critica ai Festival in cui è stato presentato, è il
ritratto tragico e al tempo stesso ironico di una donna forte e di
una società bisognosa di creare miti per poi distruggerli.
Alla regia Craig
Gillespie. La sceneggiatura, scritta da Steven
Rogers, è basata sull’intervista di prima mano alla stessa
Harding e al suo ex marito Jeff Gillooly. La
storia mira a raccontare l’incidente durante le Olimpiadi del 1994,
in cui la pattinatrice Nancy Kerrigan venne
aggredita.
Margot Robbie è
ormai una presenza fissa sul grande schermo. L’abbiamo vista con
Will Smith in
Focus – Niente è come
sembra, poi in Z for
Zachariah al fianco di Chris Pine e
Chiwetel Ejiofor e in fine in un bellissimo cameo
in La Grande
Scommessa. La scorsa estate è stata trai
protagonisti di due titoli importanti, anche se poco riusciti:
The Legend of
Tarzan e Suicide
Squad.
Dissacrante e originale nella sua
messa in scena, il film del 2017 Tonya, diretto
da Craig Gillespie ripercorre uno dei più
clamorosi scandali sportivi nella storia degli Stati Uniti. La
storia è infatti basata sulla pattinatrice su ghiaccio Tonya
Harding, divenuta leggendaria tanto per i suoi meriti artistici
quanto per i burrascosi eventi che la videro coinvolta e la
portarono ad avere non pochi problemi con la giustizia. A darle
volto è l’attrice Margot
Robbie, divenuta dopo The Wolf of Wall
Street una delle più apprezzate e richieste interpreti di
Hollywood.
Girato in stile mockumentary, con
tanto di finte interviste e rottura della quarta parete, il film
riporta i reali eventi attraverso una chiave di lettura inedita.
Tutto si basa infatti sull’inaffidabilità dei personaggi
protagonisti e del loro racconto. Attraverso di questi, infatti, si
ottengono più punti di vista sull’evento principale, portando ad un
ritratto della Harding che in parte la dipinge come la vera vittima
dell’accaduto. La sceneggiatura del film è stata scritta da
Steven Rogers, il quale ha avuto l’intuizione dopo
aver visto un documentario sul pattinaggio su ghiaccio dove si
menzionava la Harding.
Dopo essere stato presentato in
anteprima al Toronto Film Festival, Tonya è diventato uno
dei titoli di maggior successo della stagione, guadagnando consensi
dalla critica e dall’industria. Diversi sono infatti i premi
ottenuti dal titolo, a cui si aggiungono tre nomination ai premi
Oscar. Anche al box office il film si è affermato con un ottimo
risultato. A fronte di un budget di 11 milioni di persone, questo è
infatti riuscito a guadagnarne circa 53 in tutto il mondo. In
particolare, ad aver segnato il successo della pellicola sono state
le interpretazioni dei protagonisti, come anche la costruzione del
racconto particolarmente accattivante.
Tonya: la trama del
film
Il film inizia con il raccontare la
vita di Tonya Harding sin dalla sua infanzia,
seguendola poi attraverso la sua difficile crescita tra una madre
particolarmente severa e la passione per il pattinaggio. A causa
della sua bassa estrazione sociale e del suo atteggiamento
aggressivo, però, Tonya non sembra destinata a possedere la grazia
necessaria all’ottenimento di validi risultati in questa
disciplina. La giovane non vuole però demordere, e assunta una
preparatrice inizia ad impegnarsi sempre più per dimostrare le
proprie capacità. In breve, riesce realmente ad affermarsi come una
talentuosa pattinatrice, stabilendo anche importanti record e
primati.
Al di fuori dello sport, Tonya
frequenta invece lo scapestrato Jeff Gillooly, un
giovane dalle dubbie capacità. I due, molto innamorati, finiscono
per sposarsi, ma la loro relazione viene da subito segnata da una
serie di abusi e violenze reciproche. Queste si riveleranno una
fonte di grande stress per la pattinatrice, che inizia a riportare
i turbamenti della propria vita privata anche nella sua vita
pubblica. Le sue prestazioni iniziano infatti a calare, vedendosi
superata dalla rivale Nancy Kerrigan. Mentre si
prepara ai campionati del 1994, Tonya manifesta sempre più
squilibri, i quali la porteranno a compiere gesta gravi e da cui
non è più possibile tornare indietro.
Tonya: il cast del
film
Ad interpretare il ruolo di Tonya
Harding vi è la celebre attrice Margot Robbie.
Questa rivelò in seguito di non essere stata a conoscenza del fatto
che la sceneggiatura si basava su una storia vera. Fu soltanto dopo
aver terminato la lettura della sceneggiatura che scoprì la storia
di Tonya, iniziando a documentarsi su di lei. L’attrice guardò
infatti quanti più video possibili su di lei, cercando di
riprodurne gli atteggiamenti e il modo di parlare. Per poter girare
personalmente le scene di pattinaggio, limitando la presenza di
controfigure, la Robbie praticò tale sport per circa quattro mesi,
raggiungendo il livello richiesto. Dovette infine sottoporsi ad un
lavoro di trucco volto ad “imbruttirla” e farla assomigliare alla
vera Tonya.
Il ruolo della madre della
protagonista, LaVona, è invece stato scritto appositamente per
l’attrice Allison Janney, nota per la sit-com
Mom. L’interprete ha in seguito dichiarato di essersi
approcciata al personaggio cercando di non giudicarlo. Questo è
stato per lei il ruolo più complesso della sua carriera,
richiedendo una caratterizzazione particolarmente complessa.
L’interpretazione è però valsa alla Janney un Oscar come miglior
attrice non protagonista. Sebastian
Stan, meglio noto per essere Bucky Burnes
nell’MCU, è qui Jeff Gillooly,
marito di Tonya. Julianne Nicholson interpreta
l’allenatrice Diane Rawlinson, Paul Walter Hauser
è il goffo Shawn Eckhardt e Bobby Cannavale
ricopre i panni di Martin Maddox.
Tonya: la vera storia
dietro il film
Come affermato anche dallo stesso
sceneggiatore, il film non è basato sugli effettivi eventi svoltisi
nel 1994. Esso è piuttosto il frutto di una serie di interviste con
le vere persone coinvolte, da Tonya al marito Jeff. Queste hanno
fatto emergere una serie di punti di vista diversi e spesso
contraddittori tra loro. Unendo tutto ciò, Rogers diede vita ad un
ritratto variegato, che porta alla luce nuovi aspetti della storia.
Al di là di ciò, nella realtà degli eventi, Tonya era però
realmente in competizione con Nancy Kerrigan. Questa subì poi un
attacco orchestrato dal marito di Tonya e il suo amico Shawn.
L’aggressione avviene in seguito ad un allenamento, e la
pattinatrice si ritrova improvvisamente con il ginocchio
spezzato.
L’FBI riesce però a catturare i due
aggressori dopo aver ascoltato Shawn vantarsi dell’accaduto. In
breve, la stessa Tonya viene accusa di essere complice e
consapevole di quanto sarebbe accaduto alla rivale. La campionessa
diventa così il bersaglio dei mass media, e la sua carriera cade
ben presto in rovina. Dopo aver partecipato alle Olimpiadi, dove si
classifica ottava, Tonya è poi chiamata al processo. Durante questo
riesce evitare il carcere, ma si ritrova condannata ad una
squalifica a vita dal pattinaggio. Termina così la sua carriera in
tale disciplina, ma il suo nome rimarrà per sempre impresso in essa
non solo per gli scandali ma anche per i grandi traguardi
raggiunti.
Tonya: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Tonya è infatti
presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Tim Vision e Apple
iTunes. Per poter usufruire del film, sarà necessario
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta
comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il
film è inoltre in programma in televisione per venerdì 20
gennaio alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Dissacrante e originale nella sua
messa in scena, il film del 2017 Tonya (qui la recensione), diretto da
Craig Gillespie ripercorre uno dei più clamorosi
scandali sportivi nella storia degli Stati Uniti. La storia è
infatti basata sulla pattinatrice su ghiaccio Tonya
Harding, divenuta leggendaria tanto per i suoi meriti
artistici quanto per i burrascosi eventi che la videro coinvolta e
la portarono ad avere non pochi problemi con la giustizia. A darle
volto è l’attrice Margot
Robbie, divenuta dopo The Wolf of Wall
Street una delle più apprezzate e richieste interpreti di
Hollywood.
Girato in stile mockumentary, con
tanto di finte interviste e rottura della quarta parete, il film
riporta i reali eventi attraverso una chiave di lettura inedita.
Tutto si basa infatti sull’inaffidabilità dei personaggi
protagonisti e del loro racconto. Attraverso di questi, infatti, si
ottengono più punti di vista sull’evento principale, portando ad un
ritratto della Harding che in parte la dipinge come la vera vittima
dell’accaduto. La sceneggiatura del film è stata scritta da
Steven Rogers, il quale ha avuto l’intuizione dopo
aver visto un documentario sul pattinaggio su ghiaccio dove si
menzionava la Harding.
Dopo essere stato presentato in
anteprima al Toronto Film Festival, Tonyaè
diventato uno dei titoli di maggior successo della stagione,
guadagnando consensi dalla critica e dall’industria. Ma
qual è la vera storia di Tonya Harding e quanto il film è
fedele rispetto a quanto realmente accaduto? Naturalmente, alcune
modifiche sono state apportate per rendere più cinematografico il
racconto, ma gli eventi significativi messi in scena dal regista,
come si vedrà, sono profondamente fedeli a quanto avvenuto e
proprio per questo ancor più capaci di genere stupore.
Tonya Harding: la vera storia della pattinatrice
La vita di Tonya non è mai stata
semplice. Sin da quando era bambina, come da lei affermato, sua
madre LaVona abusò fisicamente psicologicamente di
lei. La dipendenza dall’alcol della donna la rendeva infatti una
persona particolarmente instabile e incline alla violenza. Una
volta adolescente, Tonya iniziò ad allenarsi come pattinatrice sul
ghiaccio, anche su volontà di sua madre. Crescendo, però, la
Harding sviluppò un fisico apparentemente non idoneo a quella
disciplina, caratterizzandosi come robusta e poco elegante.
Nonostante ciò, grazie anche alla sua potenza muscolare, Tonya
iniziò ad ottenere dei primi significativi successi.
Vinse infatti la competizione Skate
America, nell’ottobre 1989, ed è stata considerata una forte
contendente ai Campionati di pattinaggio di figura degli Stati
Uniti del febbraio 1990. Fu però il 1991 il suo anno migliore,
quando ai campionati nazionali statunitensi eseguì il suo primo
triplo axel, un salto ancora oggi proibitivo per molte altete,
vincendo il titolo grazie al 6.0 ottenuto nel punteggio tecnico. Fu
la seconda donna, dopo la giapponese Midori Itō, a eseguire un
triplo axel in una competizione ufficiale. Dopo quell’anno, però,
Tonya non fu più in grado di replicare i successi ottenuti e la sua
carriera iniziò ben presto a conoscere un inesorabile declino.
In quello stesso periodo iniziò ad
affermarsi sempre di più la personalità di NancyKerrigan. Questa proveniva da una famiglia onesta
e laboriosa ed era stata ben accolta dalla comunità dei pattinatori
e dal mondo dello sport in generale. Aveva accordi di
sponsorizzazione, era una donna popolare e benvoluta e stava
guadagnando sempre più successi. Feroci rivali sul circuito di
pattinaggio artistico, Harding e Kerrigan facevano anche parte
della stessa squadra, vale a dire, la squadra di pattinaggio di
figura degli Stati Uniti che si stava preparando a competere alle
Olimpiadi invernali del 1994. Il 6 gennaio 1994, dopo un
allenamento in una pista di Detroit, la Kerrigan è stato colpita
sopra il ginocchio destro con un bastone telescopico.
Successivamente è emerso che
l’attacco è stato effettuato da un uomo di nome Shane
Stant, che era stato assunto da Shawn
Eckhardt, l’autoproclamata guardia del corpo di Tonya e di
suo marito Jeff Gillooly. La gamba della Kerrigan
non si ruppe, ma la pattinatrice fu costretta a ritirarsi dai
Campionati Nazionali, vinti poi da Tonya. La Kerrigan si era però
completamente ripresa quando le Olimpiadi si sono svolte, e in
quell’occasione ha vinto la medaglia d’argento, mentre Harding è
riuscita ad arrivare solo ottava. Nel mentre, Tonya era sempre
oggetto di intense speculazioni sui media. Gillooly, Eckhardt e
Stant erano già stati accusati dell’accaduto e la Harding si trovò
a dover ammettere di essere stata a conoscenza del loro piano.
Gillooly, Eckhardt e Stant hanno
poi scontato una pena in prigione, mentre Tonya ha invece ricevuto
tre anni di libertà vigilata, 500 ore di servizio alla comunità ed
è stata multata di 160.000 dollari. È stata anche costretta a
ritirarsi da tutte le competizioni in sospeso e a dimettersi dalla
World Figure Skating Association degli Stati Uniti. Nel corso
dell’anno, l’USFSA ha condotto le proprie indagini, privato Harding
del suo titolo di campionato del 1994 e impedendole a vita di
competere come pattinatrice o allenatrice. Con la sua carriera da
pattinatrice finita, Tonya si è in seguito cimentata nella boxe,
nell’automobilismo e infine a comparire nel cast di alcuni popolari
programmi televisivi.
Tonya Harding: le differenze tra la sua storia e il film
Come affermato anche dallo stesso
sceneggiatore, il film Tonya
non è basato sugli effettivi eventi svoltisi nel 1994. Esso è
piuttosto il frutto di una serie di interviste con le vere persone
coinvolte, da Tonya al marito Jeff. Queste hanno fatto emergere una
serie di punti di vista diversi e spesso contraddittori tra loro.
Unendo tutto ciò, Rogers diede vita ad un ritratto variegato, che
porta alla luce nuovi aspetti della storia. Nonostante ciò, è vero
il difficile rapporto tra Tonya e sua madre, come anche è vero il
curioso fatto che LaVona si presentò ad un intervista con un
pappagallo sulla propria spalla, proprio come si può vedere nel
film. Il personaggio della madre, tuttavia, è quello più
liberamente ispirato alla realtà.
La vera LaVona rifiutò infatti di
incontrare gli autori del film, che quindi dovettero basarsi
unicamente sul racconto altrui e su altri tipi di testimonianze per
dar vita al personaggio. Per quanto riguarda l’attività di
pattinatrice, il film è fedele nel raccontare del triplo axel
eseguito da Tonya, come anche il fatto che era solita ottenere
punteggi bassi per via del suo aspetto poco canonico. Fedele, anche
se raccontato da punti di vista che si contraddicono tra loro, è
infine il racconto dell’aggressione alla Kerrogan e ciò che ne
seguì. Tonya descrive dunque nel dettaglio la violenza che
la Harding ha subito e anche se non è possibile perdonare il suo
comportamento nei confronti della rivale, il film sollevo la
domanda sul perché nessuno sia mai intervenuto per aiutare Tonya ad
uscire dalla brutta situazione in cui si stava cacciando.
Dopo l’annuncio di Variety
che Margot Robbie sarebbe stata la pattinatrice
Tonya Harding nel biopic, arriva ora la notizia
che a dirigere I,
Tonya è stato chiamato Craig
Gillespie, già regista per la Disney di L’ultima
Tempesta, oltre che autore del remake di Fright Night e
di Lars e una ragazza tutta sua.
La sceneggiatura, scritta da
Steven Rogers, è basata sull’intervista di prima
mano alla stessa Harding e al suo ex marito Jeff
Gillooly. La storia mira a raccontare l’incidente durante
le Olimpiadi del 1994, in cui la pattinatrice Nancy
Kerrigan venne aggredita.
Margot Robbie è
ormai una presenza fissa sul grande schermo. L’abbiamo vista con
Will Smith in
Focus – Niente è come
sembra, poi in Z for
Zachariah al fianco di Chris Pine e
Chiwetel Ejiofor e in fine in un bellissimo cameo
in La Grande
Scommessa. Questa estate sarà trai protagonisti
di due dei film più attesi dei prossimi mesi: The Legend of
Tarzan e Suicide
Squad.
Tutti siamo abituati a conoscerlo
come un “genio, miliardario, playboy, filantropo”, ma spesso sfugge
all’attenzione dei più superficiali che Tony
Stark, sotto la scorsa da sbruffone, nasconde un cuore
d’oro (no, non ci riferiamo al reattore ARC nel suo petto).
L’utente di
Reddit, RedditZacuzzi, ha
scoperto un Easter Egg che lega Iron Man 2 a
Agent Carter e che svela la natura
fondamentalmente nostalgica dell’industriale e Vendicatore con
l’Armatura.
In Iron Man 2,
durante una conversazione con Nick Fury, Tony è
mostrato in vestaglia, un abbigliamento comodo e da casa, che
sembra perfetto addosso a un uomo così abituato agli agi e alle
comodità.
In Agent Carter,
vediamo la stessa vestaglia indossata da Howard
Stark, papà di Tony. Il figlio prematuramente rimasto
orfano ha conservato gli indumenti di papà, e ancora li indossa, in
segno di memoria e affetto.
In Avengers: Infinity
War rivedremo di nuovo Tony Stark in azione, e il film
potrebbe mostrare qualità eroiche inedite di Iron Man, soprattutto
potrebbe mettere in evidenza il grande cuore dell’eroe, dal momento
che sarà lui, probabilmente, a mettere tutto a rischio per salvare
la Terra.
Avengers: Infinity
War, il secondo trailer del film
Marvel Studios
Un viaggio cinematografico senza
precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare l’intero Marvel Cinematic Universe,
Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il
definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro
alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel
tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco
improvviso di devastazione e rovina metta fine
all’universo.
Anthony e Joe
Russo dirigono il film, che è prodotto da
Kevin Feige. Louis D’Esposito, Victoria
Alonso, Michael Grillo e Stan Lee sono
produttori esecutivi. Christopher Markus & Stephen
McFeely hanno scritto la sceneggiatura. Avengers:
Infinity War arriverà nei cinema USA il 4 maggio, dal
25 aprile in Italia.
Avengers: Infinity War,
tutto quello che sappiamo sul film – SPOILER
Nel cast torneranno tutti gli eroi
protagonisti degli ultimi dieci anni di film ambientati nel
Marvel Cinematic Universe, da Iron
Man (2008) e Black Panther (2018).
Avengers: Infinity
War, chi ha indossato il Guanto
dell’Infinito prima di Thanos?
Non ci sono personaggi nel Marvel Cinematic
Universe come Tony
Stark: irriverente e mordacemente sarcastico, è una di
quelle persone che sarebbe molto facile non amare ma, poiché è così
incredibilmente affascinante, la sua aura riesce a colpire chiunque
in modo sorprendente. Per di più, è anche colui che compie il più
grande sacrificio nella battaglia contro Thanos e la sua intenzione di piegare
l’universo alla sua volontà. Oltre a tutto il resto, ha anche un
senso dell’umorismo molto acuto e alcune sue citazioni sono
diventate assolutamente iconiche!
“Dammi uno scotch. Sto morendo di
fame”.
Tony Stark
non ha certamente paura di dire in maniera sfacciata ciò che vuole,
e questo include l’essere sincero…anche quando vuole bere qualcosa.
In questo caso, ciò che rende la citazione così divertente è che
sta essenzialmente ammettendo che, piuttosto che mangiare
effettivamente qualcosa, vuole soltanto gustarsi uno scotch per
concludere al meglio la giornata. Tony può non
essere il miglior modello di comportamento a volte, ma almeno si
conosce abbastanza bene da capire cosa desidera in un dato
momento.
“Tieniti forte, Legolas”.
Tony Stark
si autocompiace nell’insultare le persone in modi che sa che li
infastidiranno, e non c’è nessuno che sia immune dal suo sarcasmo.
Questo include Occhio di Falco, che è più volte bersaglio
delle battute di Tony. Naturalmente, non aiuta il fatto che
Tony stia paragonando Occhio di
Falco all’attraente Legolas de Il Signore degli Anelli, sebbene a suo modo
sia anche un complimento (dato che Legolas era un
arciere molto rinomato: questo è sicuramente considerato come uno
degli insulti più divertenti del MCU.
“Te l’ho detto. Non voglio unirmi
alla tua boyband super segreta”.
Ci vuole coraggio smisurato
per andare contro a Nick Fury (uno dei migliori ruoli di Samuel L. Jackson), ma è proprio quello che
Tony fa con questa
battuta impertinente.
Naturalmente, deve dimostrare, a se
stesso come a Nick, che vede i
Vendicatori come non degni di essere presi sul
serio, ed è per questo che decide di riferirsi a loro come una boy
band piuttosto che utilizzando un epiteto che ne trasmetta
l’eroismo.
“Sono un grande fan del modo in
cui perdi il controllo e ti trasformi in un enorme mostro verde di
rabbia”.
Ogni volta che Tony Stark
incontra qualcuno per la prima volta, sembra incapace di esimersi
dal fare una battuta o un commento sarcastico, di solito riuscendo
a colpire direttamente i punti sensibili dell’interlocutore. In
questo caso, quando incontra Hulk, e anche se
sembra ammirare la sua (in)capacità di Banner di controllare la rabbia, è chiaro che
sta facendo una battuta a spese del supereroe.
E’ sicuramente una battuta molto
divertente, ma mostra anche che c’è sempre un limite all’approccio
di Tony con gli altri.
”Iron Man.” Accattivante, suona
bene. Non è tecnicamente preciso. L’armatura è in lega di oro e
titanio, ma è un nome evocativo, simbolico”
Oltre ad avere un malvagio
senso dell’umorismo sui difetti e le manie degli altri, Tony Stark
ha anche la tendenza ad essere pedante. È una “libertà” che si
prende e gli si può anche riconoscere, dato che è innegabilmente un
genio e merita credito per le sue capacità di leadership.
Per di più, è difficile non ridere
di Tony che fa notare che il nome Iron
Man, che è diventato iconico come la tuta stessa è,
in effetti, un nome fuorviante.
“Vostra madre sa che indossate le
sue vesti?”
Se c’è una persona per cui
Tony
dovrebbe avere almeno un po’ di rispetto, dovrebbe essere Thor che,
dopo tutto, è uno dei personaggi più forti del MCU.
Tuttavia, questo non impedisce a Tony di prenderlo
in giro con toni shakespeariani e, dato il rapporto di Thor con sua madre, è una battuta abbastanza
infelice.
Ma visto che è
Tony che lo pronuncia, non risulta così crudele
come potrebbe essere se fosse qualcun altro a scagliare questo
particolare insulto.
“Il signor Stark esibisce
narcisismo da manuale?”.
Tony Stark
è molte cose, ma non è cieco ai suoi difetti e alle sue
imperfezioni, che è precisamente ciò che rende questa citazione sia
molto divertente che, a suo modo, tragica. Riconosce di mostrare i
tratti che si associano al narcisismo e, piuttosto che difendersi o
arrabbiarsi, ammette semplicemente che è la verità.
I fan non possono fare a meno di
ammirare che qualcuno con i suoi poteri e le sue capacità sia
disposto ad ammettere i propri difetti caratteriali.
“Tu sei Spider-ino… il ragno che
combatte il crimine. Sei Spider-Boy?”
Uno dei rapporti più
sinceramente toccanti nel MCU
è quello tra Tony Stark
e Peter Parker: è chiaro che
Parker ammira davvero Stark, così
come è chiaro che Stark riconosce con affetto
l’innocenza giovanile di Parker e il suo desiderio di essere una
brava persona e un eroe.
Tuttavia, questo non impedisce a
Stark di esibire il suo consueto senso
dell’umorismo quando incontra Peter Parker, riferendosi a lui, in
modo piuttosto sprezzante, come “Spider-Boy”. È un Tony
Stark da manuale, ed è questo che la rende una citazione
iconica: la loro è sicuramente una delle migliori amicizie del
MCU.
“E’ lui il capo, io metto solo i
soldi, i progetti e faccio sembrare tutto più affascinante!”
Anche se ha la tendenza ad
essere disinvoltamente brutale con quasi tutti, bisogna dire che
Tony non è
più gentile quando si tratta di se stesso. Infatti, ammette un
rispetto piuttosto rancoroso per Capitan America, come dimostra questa
battuta.
Allo stesso tempo, non resiste
all’occasione di far capire che paga davvero tutto lui e che ha un
glamour da rock star che innegabilmente gli appartiene, il che
aumenta l’impatto cool dell’immagine dei Vendicatori.
“Meglio essere temuti, o
rispettati?… Io dico: è troppo chiedere entrambe le cose?”
Questa è una domanda che ha
ossessionato i leader per secoli, e quindi ovviamente anche
Tony si perde a rifletterci. Essendo Tony
Stark, tuttavia, non potrà mai schierarsi solo da una
parte o dall’altra.
In questa battuta molto umoristica,
mette in chiaro, ancora una volta, che non ha intenzione di
accontentarsi di niente di meno di ciò che vede come suo dovere, e
se qualcuno nel MCU
è destinato ad essere sia temuto che rispettato, è proprio lui.