Charlize Theron – Le carriere degli
attori e delle attrici sono in qualche modo legate in maniera
indissolubile alla loro bellezza. Molti si sono imposti come icone
o miti da far si che ancora oggi il loro stile viva. Basta pensare
alle attrici più “commercializzate” dell’ultimo periodo, da
Audrey Hapburn, Grace Kelly, Marylin Monroe e
tante altre, che vengono ricordate per la loro presenza di stile
piuttosto che per determinate interpretazioni o apparizioni. Tutte
loro sono state l’esempio di tante giovani, che non deve essere
ricondotto al divismo, ma più ad una lotta con un doppione che
aveva oltre al talento quella bellezza che le ha portate ad essere
e apparire nello stesso momento sulla scena, assumere entrambe le
sembianze e subirne il doppio effetto mediatico.
Charlize Theron ha
una storia che segue questo filo, come quello che le si impigliò
sulla sedia della celeberrima pubblicità e che ancora oggi
non smette di legarla alle sue colleghe, come il recentemente spot
per J’ador, le ha ricordato. Ma la differenza (poiché ce
n’è sempre una) e che lei molto spesso ha deciso più di essere
(brutta) che apparire.
Charlize Theron: la più
“Monster” del Reame
Charlize Theron nasce il 7 agosto
del 1975 a Benonni in Sudafrica da genitori di discendenze europee,
ereditando così i colori prettamente francesi dal padre Charles
Theron e la figura statuaria di origini olandesi da parte di madre,
Gerda Maritz. Nonostante la grazia concessa dalla natura, la sua
infanzia non è proprio delle più facili, i primi anni li trascorre
in una tenuta piuttosto isolata a Johannesburg, i genitori, ricchi
proprietari terrieri possedevano anche un impresa di costruzioni
stradali. Ma la sua casa rimaneva isolata e il solo contatto era
con la natura e con un educazione basata principalmente sulla
cultura sudafricana. All’età di 6 anni frequenterà la scuola
elementare a Putfontein ma parallelamente prenderà le lezioni di
danza alla National School of the Arts a
Johannesburg.
È rimasta orfana di padre all’età
di quindici anni, un esperienza traumatica poiché quest’ultimo
venne ucciso dalla madre che inseguito venne assolta per legittima
difesa, questa vicenda legò molto la giovane attrice alla madre
tanto da essere onnipresente nella vita di quest’ultima ricoprendo
non solo il ruolo di genitore ma soprattuto di supporter “Mia
madre mi ha convinto a inseguire ciò che volevo, a fuggire da un
paesino sperduto dell’Africa. In casa non c’era la tv, e nella
città più vicina non c’era nemmeno il cinema. Laggiù Hollywood era
una leggenda, non un quartiere di Los Angeles. Nonostante questo
isolamento mia madre è stata capace di insegnarmi il coraggio. Mi
ha regalato uno spirito indipendente. Ha reso possibile il mio,
anzi, il nostro viaggio”.
Di fatti, quando all’età di
16 anni vince il concorso The New Model Today a Positano
nell’intervista che seguirà la vittoria dichiara di voler diventare
un attrice, vincere tanti Oscar e che i soldi vinti le serviranno
per dedicarsi alla danza. Così approderà a Milano ai primi
contratti di moda, sarà proprio la madre a dirle “Qualsiasi
cosa accada, pensa che potrai sopportarlo, superarlo, quindi
scegliere ciò che vuoi davvero”.
Ma dopo due anni si stanca di
sfilare sulle passerelle e stare in posa per le copertine, quindi
coglie l’ennesima chance con il celeberrimo spot di Martini girato
a Portofino. Lo storyboard richiama fortemente la tipica location
da esportazione per il mito italiano della “Dolce Vita”, il bianco
e nero non ridimensionano la bellezza che invece buca lo schermo e
ha fatto sognare gli italiani anche per le sue curve da capogiro,
sarà proprio quel filo che le svela il fondoschiena mentre lei
cammina che la porterà sempre più a Hollywood “Non ho mai avuto
la fissazione della forma: se gli italiani amano il mio didietro,
per me questo è un vero complimento”.
Ma non è abbastanza, il primo amore
di Charlize rimane la danza, sarà il motivo per cui arrivata a 18
anni si stabilisce a New York per entrare Joffrey Ballet
School, dove perfezionerà il suo stile. Si esibisce in
numerosi spettacoli come Il lago dei cigni e Lo
Schiaccianoci ma il sogno dura meno di un anno, una grave
lussazione al ginocchio le preclude una carriera in questo ambito
“La danza però la porto ancora dentro. Mi ha forgiata, mi ha
insegnato a misurarmi con le mie forze con la necessità di un
ordine. È a lei che devo la disciplina con cui lavoro. Fu duro
volerla lasciare (…) ma è stata la mia forza motrice e lo è ancora.
Oggi mi tengo ancora in forma con la danza, con lunghe camminate,
con gli esercizi di Pilates. E amo sempre andare a vedere i
balletti.”
ìConcluso questo sogno, indosserà
nuovamente i tacchi vertiginosi sulle passerelle, ma ancora una
volta rinnega il mondo della moda e la strada facile che le offre
la sua bellezza, così vola verso Los Angeles per tentare la fortuna
nel cinema. Studia e segue i corsi di Ivana Chubbuck e dopo sole
due settimane dal suo arrivo mentre era a Hollywood Boulevard un
agente rimane impressionato dalla sua bellezza, quindi, non si
lascia scappare l’occasione e la invita negli studios. Dopo essere
stata scartata (per sua fortuna) nel ruolo principale in
Showgirls (che oltre ad essere un fiasco vinse nel ’95
numerosi Razzie Award) si procura piccoli ruoli, come il
cameo nell’horror Children of the Corn III. Fino a quando
nel 1996, spicca nel ruolo della sensuale Helga in Due giorni
senza respiro, per poi essere diretta da Tom Hanks nel musical
Music Graffiti, film che non sarà degno di memoria ma
corona il suo sogno di recitare per la star di Forrest
Gump per cui impazziva da bambina.
Per parlare di notorietà
bisognerà aspettare il 1999 cogliendo con vera astuzia tre
occasioni in tre film completamente diversi tra loro che fanno
conoscere la sua bellezza ma soprattutto dimostrano una certa dose
di audacia nell’affrontare copioni e ritmi di recitazione opposti.
Seduce e affascina nel film mefistofelico L’ Avvocato
del Diavolo con Al Pacino, per poi passare ad essere
La moglie dell’astronauta Johnny Depp tra drammi familiari ed entità
aliene, ed infine interpreterà il ruolo di Candy Kendall e da vita
a un amore con l’incerto con Tobey Maguire nel film Le
regole della casa del sidro. Richiestissima
nell’ambiente, di conseguenza conquista i giornali di tutto il
mondo tra cui Playboy e l’anno seguente verrà considerata
dalla rivista People come una delle 50 donne più belle al
mondo. Nel 2000 è ormai star e dimostra sempre più il suo grande
talento artistico facendo innamorare l’ex veterano di guerra e ora
golfista Matt
Damon ne La leggenda di Bagger Vance
diretto da Robert Redford. Ma anche la sua dolcezza e
fragilità nel ruolo di Sara in Sweet
November con Keanu Reeves. Fino a cambiare
completamente per Woody Allen diventando una
mangiatrice di uomini ne La maledizione dello Scorpione
di Giada. Per dedicarsi ai furti, un po’ per vedetta
e un po’ per amore insieme a Mark Wahlberg in
The Italian Job.
Quindi, brava e bella, però detto e
scritto come se fosse un mezzo complimento, risultato più un
connubio pessimo che un alchimia perfetta, quindi decide di
interpretare ruoli difficili, infatti nel 2004 si affiderà
all’esordiente Patty Jenkins per girare
Monster. Il ruolo della seria killer
Aileen Wurnos era complesso sin dalle fasi principali della
lavorazione, le era stato richiesto di ingrassare 15 kg e
sottoporsi a svariate ore di trucco per diventare brutta. La
performance così forte e drammatica nel rendere questo ruolo vero e
credibile, le ha fatto vincere la tanto sognata statuetta ed
entrare ufficialmente tra le attrice più pagate e richieste di
Hollywood insieme a Nicole Kidman, Drew Barrymore, Reese
Witherspoon, Renée Zellweger e tante altre ancora.
Da questo momento in poi sceglierà
sempre ruoli di diversa natura tra l’impegno per le donne come in
The North Country all’esplorazione della
solitudine in The Burning Plain. Per poi
passare a quello d’autore come Nella valle di
Elah, fino a quelli commerciali come Hancock
e Aeon Flux. Ma queste sue scelte saranno sempre in
qualche modo giudicate dalla stampa internazionale, tanto da farle
dichiarare “Alcuni dicono: Sta facendo un altro film da brutta.
Poi giro qualcosa come Hancock e allora sta facendo film per soldi.
Non ascolto più i commenti della gente”.
Giusto o sbagliato che
sia, i suoi ruoli più importanti hanno sempre ruotato nella sfera
della bellezza, approfondendola o rivisitandola proprio in questo
periodo in cui la nostra società sembra legare tutto ad essa. Le
sue due ultime pellicole, fanno un discorso proprio di questo
genere, la prima è
Young Adult in cui si sviscera il
mito americano in maniera acuta e convincente, in questo ruolo
riesce a rendere al meglio l’insoddisfazione della protagonista
così convincente da sfiorare nuovamente l’idea di una candidatura
all’Oscar, per poi passare al ruolo della gelida burocrate Meredith
Vickers in
Prometheus di Ridley Scott e infine tornare, in
qualche modo alle origini alla domanda per eccellenza, “Chi è la
più bella del reame?” in
Biancaneve e Il Cacciatore.
Charlize Theron aveva la strada
spianata per essere icona di stile ma soprattutto di moda come lo
sono le varie Naomi Campbell, Linda Evangelista o Claudia Schiffer,
ma ha preferito dedicarsi all’arte drammatica per eccellenza senza
però rientrare in quella frangia di icone che ancora oggi
sopravvive nonostante il 3D e altri estetismi tecnologici. Ha
deciso la strada più incerta, quella che le ha portato a prendere
posto sulla Hollywood Walk of Fame e vincere
l’Hasty Pudding Theatricals della società studentesca
teatrale di Harvard per le sue prove d’attrice. E quindi si, è la
più bella del reame ma è soprattutto una “Monster” di bravura.