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The Dark Knight Rises: prima foto ufficiale!

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The Dark Knight Rises: prima foto ufficiale!

La Warner Bros ha lanciato il sito ufficiale di The Dark Knight Rises in concomitanza con l’inizio delle riprese del film.

14^ edizione di CinemAmbiente: Cimino presidente di Giuria

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14^ edizione di CinemAmbiente: Cimino presidente di Giuria

La 14^ edizione di CinemAmbiente, il più importante festival di film a tematica ambientale diretto da Gaetano Capizzi e organizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino,

Grande accoglienza per Drive!

Accolto con grandissimo entusiasmo Drive, che ieri è stato presentato al Festival.

Finita la proiezione stampa di This Must Be the Place di Sorrentino

Giungono le prime reazioni da Cannes per This must be to place di Sorrentino.

Von Trier bandito da Cannes? ecco la sua difesa.

Dopo averne combinato una delle sue Lars Von Trier ieri è stato bandito ufficialmente da Cannes 2011, con tanto di comunicato ufficiale degli organizzatori.

Titanic ritorna in 3D il 6 Aprile 2012

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Arriva il comunicato: la Paramount Pictures, la Twentieth Century Fox e la Lightstorm Entertainment hanno reso noto  il giorno esatto in cui è prevista la ridistribuzione cinematografica di Titanic, uno dei più grandi successi della storia del cinema. La data rivelata è il 6 aprile 2012.  Il film di James Cameron tornerà nelle sale in formato 3D  riconvertito. Il 6 Aprile non è una data casuale, infatti nel 2012 ricorrerà il centenario della partenza del transaltantico sfortunato che partì per la precisione il 10 Aprile 1912.

Ecco alcuni dichiarazione di James Cameron:

“C’è un’intera generazione che non ha mai visto Titanic nel modo in cui era stato pensato per essere visto, cioè al cinema”, ha affermato Cameron, “E questo sarà un Titanic che non avete mai visto prima, rimasterizzato in digitale 4K e faticosamente riconvertito in 3D. Con una forza emozionale rimasta intatta e immagini più potenti che mai, sarà un’epica esperienza per i fan e per i nuovi arrivati”

Qualcuno di certo di si domanderà se ce n’era la necessità di riportarlo nelle sale? … non sono bastati un miliardo e duecento milioni di dollari?

Un remale per Carrie di Brian De Palma

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Un remale per Carrie di Brian De Palma

carrieE’ tra i pochi film venuti bene dall’infinita mole di produzione di Stephen King, ed è diretto da Brian De Palma nel lontano 1976. Ma anche Carrie purtroppo sembra sia finito nel mirimo del virus che contagia Hollywood di questi tempi.

Il gran giorno di Paolo Sorrentino.

Il gran giorno di Paolo Sorrentino.

E’ oggi il grande giorno di Paolo Sorrentino. Il regista italiano presenterà stamane il suo ultimo film This Must Be the Place con Sean Penn da protagonista.

Pedro Almodovar presenta La piel que abito

Pedro Almodovar presenta La piel que abito

Ieri era la volta di Predo Almodovar, che a Cannes per la prima volta presenta un film decisamente diverso dai precedenti del regista spagnolo. La piel que abito è un thriller con alcuni connotati horrorifici, come addirittura qualche giornalista che ha visto il film lo ha definito “cronenberghiano” nel vero senso del termine. Se il regista spagnolo sia intenzinato a cambiare completamente registro, questo non è dato saperlo. La pellicola ha avuto comunque un’ottima accoglienza, anche se ormai Almodovar è di casa  in quel di Cannes.

Oggi è la volta dell’italiano Paolo Sorrentino.

Il Concerto

Il Concerto

Il Concerto (Le Concert)

Di Radu Mihăileanu, 2009

Con

Aleksei Guskov: Andreï Filipov

Mélanie Laurent: Anne – Marie Jacquet

Dmitri Nazarov: Sacha

François Berléand: Olivier Morne Duplessis

Valeriy Barinov: Ivan Gavrilov

Trama:

Andrej Filipov era il più grande direttore d’orchestra che il Bolshoi avesse mai avuto: finché, durante il regime di Brežnev, il partito non ordina il suo licenziamento e quello di tutti i musicisti ebrei, costringendolo per trent’anni a lavorare in quello stesso teatro che l’aveva visto trionfare tante volte ridotto a semplice inserviente. Il destino bussa alla sua porta quando per caso trova un fax proveniente da Parigi che invita tutta l’orchestra a suonare a Parigi nel prestigioso teatro Chatelet, dandogli l’idea che potrà cambiare la sua vita: ricostruire la vecchia orchestra e presentarsi a Parigi, dove finalmente potrà ultimare il concerto per violino e orchestra di Čajkovskij interrotto tanto tempo prima e suonare con Anne – Marie Jacquet, promettente violinista alla quale Andrej deve rivelare un importante segreto…

Tutta colpa del Paradiso, il secondo film di Francesco Nuti

Tutta colpa del Paradiso, è il film del 1985 diretto da Francesco Nuti e con protagonisti nel cast Francesco Nuti, Ornella Muti e Roberto Alpi.

Romeo Casamonica esce di carcere dopo 5 anni, per una rapina a mano armata. Tornato a casa scopre che tutto il quartiere dove viveva è stato rilevato dagli americani, dunque ha perso anche casa sua.

Decide comunque di mettersi nelle tracce di suo figlio, avuto con una tedesca dell’est ritornata a casa sua. Il bimbo è stato adottato e venuto a conoscenza di chi sono i genitori adottivi, decide di andarlo a prelevare. Giunto sul posto però scoprirà che il piccolo si trova in un ambiente carico di armonia, quella che lui è consapevole di non potergli donare.

Secondo film di Francesco Nuti, datato 1985, successivo a Casablanca Casablanca. Ci regala una storia delicata, soave, intensa, diciamolo pure quasi inaspettata da un regista come lui, che in genere dà molto spazio all’ilarità e all’ironia. Qui sono i sentimenti a prevalere, la delicatezza; assente la volgarità e poche sono le scene divertenti. Ad affiancare Nuti, che si è sempre avvalso della compagnia di belle donne nei suoi film, la bellissima Ornella Muti; con la quale tornerà a lavorare due anni dopo con Stregati.

A tratti il film rallenta un pò troppo, ma il tutto è adatto alle caratteristiche positive di cui sopra.

Nel panorama del cinema italiano, Nuti ha scritto sicuramente alcune pagine importanti. Nei suoi lungometraggi, etichettati come cinema spensierato e leggero, il nostro ha in realtà affrontato anche temi sociali “tra le righe”, riferiti soprattutto ad una società in profonda trasformazione qual’era quella italiana a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.

Tutta colpa del Paradiso

Molto spazio ha dedicato all’universo femminile, non idealizzandolo, bensì ponendone in luce l’aspetto più “umano” e “carnale”. I loro difetti, il loro carattere determinato, ovviamente anche i loro pregi. In quasi tutti i film lui le donne “le subisce”, ponendo sotto i riflettori le difficoltà che nella vita reale gli uomini hanno con loro, malgrado si credano superiori. Per sua stessa ammissione, ha affermato che nella vita privata è stato una vittima delle donne e non certo un playboy come i media hanno preferito dipingerlo.

La sua pecca è stata forse quella di non aver cercato nuove strade nelle sue commedie, ma di aver insistito sempre su una figura maschile come detto alle prese con problemi sentimentali o familiari di turno. Ha saputo, come detto, sì cogliere l’evoluzione della società, ma non altresì cambiare il proprio schema narrativo. E il pubblico pure cambia, emergono nuovi registi in grado di accattivare le nuove generazioni.

E con il pubblico, a voltargli le spalle ci sono pure i produttori, dimenticando i soldi che Francesco gli ha fatto incassare per una decina di anni.

Per lui fatale, da un punto di vista salutare prima ancora che professionale, è stato Occhiopinocchio (1994), che può essere considerato uno spartiacque della vita di Francesco Nuti. Il clamoroso flop economico che ne conseguì (la Cecchi Gori group rasentò il fallimento causa le ingenti spese che il film girato in America richiese, non controbilanciato da adeguati ricavi) ha segnato la sua carriera successiva, fatta di film dalla tiepida accoglienza di critica e pubblico. Ma anche la vita privata, poiché cominciarono per lui, tra alti e bassi, l’abuso di alcool, depressione e vari tentativi di suicidio. Fino al tragico attuale epilogo.

Era il 2 settembre 2006, e proprio alla vigilia del ritorno sul set per girare un film insieme a Sabrina Ferilli e Isabella Ferrari dal titolo “Olga e i fratellastri Billi”, Francesco cadde in casa con la testa a terra. Venne ricoverato e operato d’urgenza al cervello presso il “Policlinico Umberto I” di Roma, dove subì altri due interventi. Uscì dal coma il 24 novembre dello stesso anno e venne trasferito nell’ospedale “Versilia di Lido” di Camaiore, centro specializzato nella riabilitazione neuromotoria. Nel febbraio del 2009 ritornò a casa, a Narnali nella sua Prato, dove è comunque seguito da assistenti e ovviamente dall’affetto della famiglia.

Ancora oggi non riesce a camminare né a parlare. Ma a farlo per lui ci pensano i tanti film che ci ha regalato. E tra questi, Tutta colpa del Paradiso è forse il più riuscito.

Death of a samurai: Miike e il 3D a Cannes

Death of a samurai: Miike e il 3D a Cannes

Il 3D sbarca per la prima volta in competizione a Cannes. Up, presentato due anni fa in croisette, era infatti una proiezione fuori concorso.

Andrew Garfield rinuncia alla controfigura

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Andrew Garfield, prossimo Peter Parker, si sente così comodo nei panni di Spider-Man,  che pare abbia rinunciato  alla controfigura per le scene ‘pericolose’.

Mr. Beaver: recensione del film di Jodie Foster

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Mr. Beaver: recensione del film di Jodie Foster

In Mr. Beaver Walter Black (Mel Gibson) è il presidente di un’azienda di giocattoli, ha una vita apparentemente perfetta, con una bella famiglia. Un giorno però cade in profonda depressione, finendo per minare i rapporti con i propri cari. Spossata dai cambi di umore del marito la moglie Meredith (Jodie Foster) lo allontana da casa, causandogli una profonda crisi, che lo porterà ad adottare un castoro di pezza come alterego attraverso il quale ricominciare a vivere e comunicare con il mondo.

Che Mel Gibson avesse una testa particolare lo avevamo capito; aldilà delle vicissitudini personali, divorzi, liti con i fotografi, ubriachezza molesta e poco felici uscite antisemite, anche da uno degli ultimi film in cui figurava come attore: in Cosa vogliono le donne, ultima commedia interpretata dal nostro, poco prima di dedicarsi alla regia e al genere drammatico, lo vedeva nei panni di un manager che grazie ad un incidente guadagna il potere di sentire i pensieri delle donne, con conseguente miglioramento della propria relazione con il gentil sesso di cui riesce a prevedere e assecondarne ogni comportamento.

In Mr. Beaver, che segna anche un altro ritorno, quello di Jodie Foster alla regia dopo quasi 20 anni dall’ultima prova, la commedia A casa per le vacanze, del 1995, a Gibson viene affidato un ruolo che viaggia sul limite tra la tragedia e la commedia; un uomo profondamente depresso che trova una cura autoindotta per uscire dal tunnel della malattia.

Il suo personaggio è potenzialmente un uomo felice: benestante, con una bella moglie professionista affermata, dettaglio confermato dai numerosi Mac presenti sui tavoli e dagli schemi da architetto che vengono mostrati in un paio di situazioni, un figlio tanto genio da poter scrivere il discorso di diploma alla più brava dell’istituto e un altro figlio amorevole. Tutta questa situazione non lo protegge però da un male molto diffuso e con cure molto lunghe e difficili oltre che non ancora definite.

Il film ha dalla sua alcuni momenti di commedia molto riusciti, soprattutto legati all’interpretazione di Gibson, per poi spostarsi sul dramma cupo, come a seguire la linearità della malattia che caratterizza il protagonista. La  sceneggiatura è molto curata anche nei personaggi secondari, oltre che avere spazio per  un cameo molto godibile del comico/anchor Jon Stewart, presentatore di The late show, molto popolare negli Stati Uniti.

L’unica nota decisamente stonata sono i tre discorsi di automotivazione, di stampo tipicamente e trionfalmente americano, presenti in tre momenti diversi del film, accuratamente divisi per generazione e uno dei quali proferito nientemeno che dal castoro di pezza.

Anche a Sarkozy il suo biopic, oggi a Cannes

Anche a Sarkozy il suo biopic, oggi a Cannes

Pochi politici hanno avuto l’onore (se così possiamo definirlo) di veder raccontata sullo schermo la propria vita e ascesa.

Nicola Piovani racconta la musica de La Conquete

In occasione della presentazione a Cannes del film “La Conquete”, vi inviamo una video intervista in cui Nicola Piovani, autore della colonna sonora del film,

Il Dilemma: recensione del film di Ron Howard

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Il Dilemma: recensione del film di Ron Howard

Come ti comporteresti se scoprissi che la moglie del tuo migliore amico lo tradisce? E se tutte le tue certezze sulla vita di coppia fossero basate su un matrimonio fedifrago? Sono le domande alle quali si trova costretto a rispondere Vince Vaughn, co-protagonista insieme a Kevin James di Il Dilemma, ultimo film di Ron Howard, dal 20 maggio al cinema.

Dopo la parentesi ‘browniana’ Howard ritorna alla commedia e lo fa con il suo stile sobrio, la sua limpidezza formale e la sua grande capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico attraverso lo scandagliamento viscerale dei suoi personaggi. Perché lontano dal trend di mercato, il buon vecchio Ron ci offre uno spaccato anche profondamente doloroso di una generazione che in America (come nel resto del mondo) non riesce più a trovare il suo posto all’interno della società, rivelandosi profondamente inadatto anche rispetto alla vita di coppia.

Il Dilemma che poteva trasformarsi in una già vista commedia degli equivoci, racconta invece con estrema lucidità e con un sorriso amaro il dilemma, appunto, di quest’uomo che si trova in una posizione difficile verso l’amico tradito dalla moglie, ma anche verso se stesso, poiché credeva nel matrimonio grazie all’apparente perfezione di quello del suddetto amico. Howard riesce anche a misurare con attenzione l’esuberanza di Vaughn e James, che sono abituati a tutt’altro tipo di risate, mentre sceglie con cura le due protagoniste femminili: Winona Ryder, la fedifraga isterica, sembra aver trovato una nuova giovinezza al cinema, mentre Jennifer Connelly riesce ancora ad offrire un ritratto onesto e sensibile di una donna comune, straordinariamente bella e perfetta.

Il finale sincero e realistico è in sintonia con il tono del film, rientrando in quei pochi casi in cui l’autore ha il coraggio di mostrare i fatti così come andrebbero se si trattesse di situazioni reali invece che di storie di finzione. Il Dilemma è un film da vedere, per ridere in maniera intelligente e per farsi anche un po’ trascinare dalla sua amarezza.

I Bambini ci Guardano, il film diretto da Vittorio De Sica

I Bambini ci Guardano, il film diretto da Vittorio De Sica

I Bambini ci Guardano è il film del 1943 diretto da Vittorio De Sica e con nel cast Emilio Cigoli, Luciano De Ambrosis, Isa Pola e Adriano Rimoldi.

Andrea e Nina sono una coppia sposata medio-borghese. Lei però vede clandestinamente Roberto, una vecchia fiamma che non vuole spegnersi. Il loro rapporto coniugale è così funestato da addii e ritorni, rancori e perdoni.

A farne le spese di questo matrimonio infelice il piccolo Pricò, 7 anni, il loro figlioletto che assiste con i suoi occhi innocenti, e spesso lacrimanti, ai peccati della madre. Finché tragedia non li separa. In questo film, Vittorio De Sica traspone il romanzo di C.G. Viola Pricò del 1924, incentrando tutta la storia proprio sul piccolo Pricò, che paga sulla propria pelle le colpe della madre e assorbe tutte le sofferenze e i tormenti del padre.

Diverse le scene toccanti, sebbene quella che tocca più di tutte le corde emotive sia proprio quella finale. De Sica ha spesso riservato spazi nei suoi lungometraggi ai bambini, ma questo film è completamente dedicato a loro (tanto quanto Sciuscià) e alle sciagure cui vanno incontro già in tenera età a causa degli egoismi degli adulti. Ancor più grave se a farli soffrire sono i loro stessi genitori. La pellicola è stata giudicata tra i precursori del neorealismo.

Tra gli attori protagonisti, è giusto dedicare qualche riga al piccolo Luciano De Ambrosis, che interpreta il triste e malinconico bimbo Pricò. Figlio di un operaio della Fiat di Torino, scelto dopo una lunghissima selezione fra centinaia di bimbi, Luciano esordisce all’età di sei anni in questo film. Considerato unanimemente, con Cesarino Barbetti, uno dei migliori attori-bambini del periodo bellico, come il suo giovanissimo collega percorre vie artistiche parallele costruendosi una discreta carriera in teatro, in televisione e soprattutto nel doppiaggio, senza accedere comunque mai alla notorietà divistica.

Dopo I Bambini ci Guardano  di De Sica, il piccolo attore partecipa ad alcuni film girati durante il periodo della Repubblica Sociale di Salò tra cui il dittico diretto da Giorgio Ferroni Senza famiglia dove è un intenso e angosciato Rémy. Dopo altri due film nel periodo postbellico con il “suo” scopritore De Sica, che non lo dirige ma gli è accanto come attore, Luciano De Ambrosis, già adolescente, preferisce ritirarsi dagli schermi cinematografici percorrendo la via più sicura e più gratificante del teatro. È accanto a Olga Villi, Ivo Garrani e Luca Ronconi nella prima, splendida edizione di Tè e simpatia di Robert Anderson nel ruolo di Ralph, il ragazzo sportivo che si diverte a tormentare il sensibile protagonista. L’anno successivo fa parte della formazione Carli-Villa recitando nella commedia di Noel Coward Week-end. Dopo il teatro, è il doppiaggio ad assorbirlo completamente ed ad assicurargli una continuità nel campo artistico.

Fra i tanti attori stranieri cui presta la voce, uno è Yorgo Voyagis, il Giuseppe di Gesù di Nazareth di Zeffirelli, poi attori americani come Burt Reynolds, Robert Mitchum, Tommy Lee Jones, il James Caan di Misery non deve morire, l’Andy Griffith della serie-tv Matlock e parecchi altri.

Keanu Reeves a sorpresa rifiuta Akira

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La Warner Bros sembra seriamente intenzionata a produrre questo adattament di Akira, ma arriva una battuta d’arresto inaspettata.

Jim Jarmusch si da ai vampiri!

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A sorpresa il regista Jim Jarmusch, tra i più celebri del cinema indipendente americano e noto per un cinema più intimista, a annunciato che presto farà un film sui Vampiri.

Von Trier a Cannes con la sua ‘Melancholia’

Von Trier a Cannes con la sua ‘Melancholia’

Oggi a Cannes grande fervore per Lars Von Trier, che presenta in concorso Melancholia.

Aki Kaurismaki racconta la sua immigrazione

Aki Kaurismaki racconta la sua immigrazione

Aki Kaurismaki oggi a Cannes ha presentato alla stampa il suo ultimo film in Concorso: ‘Le Havre’, che ha messo una vera e propria opzione ufficiale sull’ambita e prestigiosa Palma.

Uscite al cinema del 18 e 20 maggio

Uscite al cinema del 18 e 20 maggio

Dal 18 maggio al cinema. Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare: Dopo essere sfuggito alle guardie del re nel tentativo di liberare il vecchio compagno di mare Gibbs, Jack Sparrow si ritrova prigioniero sulla nave di Barbanera, grazie alla bella e inaffidabile figlia di quest’ultimo, Angelica, in passato sedotta e abbandonata da Jack stesso e ora a capo della ciurma di zombie del padre. Suo malgrado, il nostro fa dunque rotta verso la Fontana della giovinezza, facendo presto squadra con Barbossa, che si finge al servizio della corona d’Inghilterra ma in verità cerca la vendetta su Barbanera, responsabile della gamba di legno che lo invalida. Per poter ottenere dalla fonte il suo beneficio, a pirati, soldati e corsari occorrono però alcuni ingredienti di non facile reperimento: due antichi calici e una lacrima di sirena.

The Tree of Life: Jack è un bambino di undici anni e ha altri due fratelli. Cresciuto nel Midwest dai genitori, prende rispettivamente le due diverse attitudini di guardare alla vita; sua madre, Jessica Chastain, vede con gli occhi dell’anima, ovvero è paladina di una visione piena di amore e grazia. Suo padre, Brad Pitt, al contrario tenta di crescere il figlio con l’insegnamento di mettere la propria persona davanti a tutto. Quando lo ritroviamo cresciuto, interpretato da Sean Penn, è un’anima persa nel mondo ma riesce a intravedere qualche spiraglio di fiducia nelle parole del padre, considerate prima come troppo dure.

Quinto film per Terrence Malick, un regista che non lascia mai trapelare notizie sui suoi lavori, tanto cinematografici quanto televisivi. Da segnalare la presenza del duo Sean Penn e Brad Pitt, nei panni rispettivamente di Jack O’Brien da adulto e il signor O’Brien, padre di Jack.

Il ragazzo con la bicicletta: Cyril ha dodici anni, una bicicletta e un padre insensibile che non lo vuole più. ‘Parcheggiato’ in un centro di accoglienza per l’infanzia e affidato alle cure dei suoi assistenti, Cyril non ci sta e ostinato ingaggia una battaglia personale contro il mondo e contro quel genitore immaturo che ha provato ‘a darlo via’ insieme alla sua bicicletta. Durante l’ennesima fuga incontra e ‘sceglie’ per sé Samantha, una parrucchiera dolce e sensibile che accetta di occuparsi di lui nel fine settimana. La convivenza non sarà facile, Cyril fa a botte con i coetanei, si fa reclutare da un bullo del quartiere, finisce nei guai con la legge e ferisce nel cuore e al braccio Samantha. Ma in sella alla bicicletta e a colpi di pedali Cyril non rinuncera’ a cercare di (ri)trovare la strada di casa.

Questo film mescola sapientemente alcuni ingredienti di film precedenti dei Dardienne: l’adolescente di La promesse, la Rosetta del film omonimo, il padre falegname de Il figlio e ancora il giovane disorientato de L’Enfant. La pietanza finale sa’ forse di qualcosa già assaggiata e spesso proposta al banchetto cui siede lo spettatore, ma il modo in cui viene servita dai registi belgi la rende comunque particolare e da gustare comunque.

Uscite venerdì 20 maggio. The beaver: Walter Black, presidente di un’azienda di giocattoli sull’orlo del fallimento, soffre di una grave forma di depressione. Quando la moglie lo caccia di casa, tra i rifiuti trova una marionetta per ventriloqui a forma di castoro (beaver) e inizia ad animarla. Attraverso l’utilizzo di “the beaver”, Walter diventa simpaticissimo, un vero vulcano di energia e di idee. Riesce a riconciliarsi con la moglie e il figlio piccolo e a riportare l’azienda al successo. Ma presto, come sovente accade quando ci si immedesima troppo in un oggetto, The beaver diventa troppo ingombrante e, infine, perfino pericoloso.

Quinto film per Jodie Foster, regista che ha già ampiamente dimostrato la propria bravura nel trattare i drammi umani in una prospettiva diversa. Gli attori protagonisti, ovvero la stessa regista e Mel Gibson nei panni di Black, non si scoprono certo con questo lungometraggio; facilitati rispettivamente da ruoli sovente interpretati nella loro carriera.

Il dilemma: Il nuovo film di Ron Howard, ambientato a Chicago e dintorni, racconta la storia di un uomo (Vince Vaughn) che una sera, in un ristorante, vede la moglie del suo migliore amico (Kevin James) in atteggiamenti intimi con un altro (Channing Tatum) e da quel momento è ossessionato da un unico pensiero: informare l’amico della scoperta con tutto quello che ne consegue o fare finta di non aver visto niente. D’altronde si sa, occhio non vede cuore non duole e questo vuole essere il senso del nuovo titolo (“quello che non si conosce non può fare male”).

A interpretare la moglie fedifraga di Isaac Backman è Winona Ryder che ha avuto la parte battendo le colleghe Kate Beckinsale, Carla Gugino e Uma Thurman e si è infilata negli abiti di Geneva Backman dopo essersi spogliata di quelli di Beth, uno dei personaggi del thriller paranormale di Darren Aronofsky, Black Swan. Di tutt’altro genere è però questo film di Howard che sfrutta la presenza di due grandi provocatori della risata – Kevin James e Vince Vaughn – per offrire leggerezza e divertimento. A scrivere la sceneggiatura è stato Allan Loeb, lo stesso che ha scritto Noi due sconosciuti, 21 e Wall Street: il denaro non dorme mai. Se non altro ciò ha scongiurato che si trattasse di una delle tante commedie americane banali e da consumare in fretta senza alcun retrogusto che rimane in bocca.

Il ragazzo con la bicicletta: recensione del film

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Il ragazzo con la bicicletta: recensione del film

I fratelli Dardenne sono di casa a Cannes, dove, a dire la verità, sono anche parecchio coccolati, e anche quest’anno hanno scelto il Festival francese per presentare in Concorso il loro ultimo film Il Ragazzo con la Bicicletta.

In Il ragazzo con la bicicletta Cyril è un bambino rifiutato dal padre che trova insperato (e all’inizio non capito) amore presso una donna, Samantha, che lo accoglie in casa. Come spesso succede, il cinema dei Dardenne non si basa su sofisticate trame, ma sulle immagini e sulle emozioni che restituiscono, attraverso uno stile che richiama il documentario con piani ravvicinati e una macchina molto mobile. Ne Il Ragazzo con la Bicicletta i due registi fanno esattamente quello che è tipico di loro: riescono a raccontare una storia drammatica, struggente, in maniera molto delicata, mostrando per quello che è la realtà le persone, i volti, su tutti quello del giovane protagonista per la prima volta sul grande schermo, Thomas Doret, che interpreta il piccolo Cyril impersonandone perfettamente turbe e dolori inespressi.

Il ragazzo con la bicicletta, il film

La sceneggiatura a tratti però risulta forzata, interrompendo la fluidità del racconto e rivela qualche crepa nella narrazione. Sicuramente le loro scelte artistiche sono ragionate, ma i Dardenne dovrebbero aiutare di più lo spettatore mostrando le ragioni dei personaggi, aiutandolo così anche a seguire con più interesse la vicenda. Come accennato il film resta fedelissimo all’impronta autoriale dei due, soprattutto per quello che riguarda la dinamica padre/figlio, qui esplicata sul doppio rapporto che intercorre tra Cyril e i due adulti che gli ruotano intorno.

Molto vividi i colori che la bella fotografia di Alain Marcoen ci regala, permettendoci di seguire con piacere le lunghe corse di questo ragazzino sempre in sella alla sua bicicletta, sempre di corsa attraverso il piccolo mondo che ha intorno e sempre alla ricerca di quell’amore dal quale scappa, ma che gratuitamente gli verrà offerto. Interessante anche l’uso della musica, rarefatto ma invasivo e fortemente evocativo in punti nevralgici del racconto, a sottolineare l’emozione improvvisa, come una scarica elettrica che colpendo nell’animo il protagonista, colpisce nei sensi anche lo spettatore.

Corpo Celeste: recensione del film di Alice Rohrwacher

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Corpo Celeste: recensione del film di Alice Rohrwacher

Marta torna nella natia Reggio Calabria, dopo aver vissuto dieci anni in Svizzera. Ad accoglierla il vento e il cemento, insieme ad una comunità bigotta e triste, che trascina i suoi giorni sopravvivendo passivamente alla quotidianità.  Nella sua opera prima, Alice Rohrwacher (sorella di Alba Rohrwacher) mostra con lucidità e sensibilità la crescita, l’educazione, la curiosità di un essere elegante e selvaggio, la piccola e bravissima protagonista Yile Vianello, che nel ruolo di Marta mostra maturità ed una grande capacità attoriale.

Significativo per l’economia del racconto il personaggio di Santa (Pasqualina Scuncia), a metà tra una perpetua e una catechista, incarna il fanatismo bigotto di provincia che esaudisce nella religione libresca lo scopo della sua intera esistenza, un personaggio spaventoso ed innocuo che nelle pieghe della sua mente atrofizzata, nasconde la crudeltà dell’ignoranza. Anche Salvatore Cantalupo, che interpreta Don Mario il prete ‘politico’, ha il giusto viso per dare ambiguità a questa figura a metà tra luce ed ombra.

Al centro del racconto di Corpo Celeste c’è proprio la figura della Chiesa nella società contemporanea, e la regista con grande onestà si chiede se il suo possa ancora essere un ruolo trainante, di riferimento, come cerca di costruirlo disperatamente Santa. Quello che però pervade la pellicola in maniera inesorabile è l’estraneità su diversi livelli: quella di Marta dalla città di cemento che abita, quella della Chiesa stessa dalle sue ‘pecore’, quella del prete che cerca una posizione migliore, fino ad arrivare a quella dello spettatore stesso che rimane interdetto dal linguaggio così diretto eppure sofisticato che la Rohrwacher utilizza. E quindi il vero Corpo Celeste, l’estraneo, diventa il film stesso, sospeso com’è tra la realtà che mostra e l’estraniazione che ne deriva.

Corpo Celeste riesce a guardare lì dove la bruttezza della realtà incontra un’anima tanto sensibile da riuscire a guardare con curiosità anche il più asfittico e morto degli ambienti. La regista confeziona così un prodotto coraggioso, forse a tratti noioso, ma sicuramente di valore nel nostro panorama omogeneizzato.

The Dark Knight Rises: foto da Londra!

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The Dark Knight Rises: foto da Londra!

Sono in corso a Londra le riprese di le riprese di The Dark Knight Rises sono attualmente in corso in quel di Londra. Stanno girando le scene al Farmiloe Building di St. John’s Street, ovvero il dipartimento di polizia di Gotham City. Ecco alcune foto.

Il castoro di pezza scioglie il cuore di Cannes

Il castoro di pezza è stato in grado di sciogliere il cuore di Cannes. Sto parlando dell’ultimo film, presentato oggi alla kermesse, di Jodie Foster.

The Tree of Life: recensione del film di Terrence Malick

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The Tree of Life: recensione del film di Terrence Malick

Ogni tanto arriva un film che cambia per sempre il corso del cinema. E’ successo con Quarto Potere, con Psycho, con 2001: Odissea nello Spazio. Succede con i grandi geni del cinema, i Maestri, quelli che non seguono il linguaggio cinematografico comunemente conosciuto, ma che lo inventano.

The Tree of Life, quinto film di Terrence Malick in quasi 40 anni di carriera, ha forse questa potenzialità. Ovviamente solo il sedimentarsi del tempo potrà dirci quanto e come questo film sia (stato) epocale, resta il fatto, all’indomani della visione, che il cinema di Malick entra dentro. Stilisticamente e registicamente perfetto, The Tree of Life è un susseguirsi di impressioni visive, di macrocosmo universale e microcosmo umano che si fondono nel medesimo, unico flusso narrativo.

The Tree of Life, il film

E’ la storia di Jack che cresce nel Texas degli ani ’50, lacerato dall’amore per un padre severo e irremovibile (Brad Pitt) e per la madre (Jessica Chastain) eterea creatura, amabile, di impalpabile sostanza e di ineffabile bellezza. Jack da adulto (Sean Penn) percorre con il ricordo la sua infanzia, perso come si sente tra la modernità che lo circonda guarda al passato, arrivando all’origine della vita. Una prima parte di cosmogonica meraviglia ci conduce fino alla nascita di Jack, e alla sua meraviglia di essere al mondo.

Malick racconta attraverso un pretesto narrativo la Storia dell’uomo, il suo conflitto tra Natura e Spirito, passando per una concezione del divino che mai come in questa pellicola viene esplicitata nella figura del Dio cristianamente inteso, senza però mai sostenere una dichiarazione d’intenti, sottendendo la narrazione di quello spiritualismo che in The New World era personificato dalla principessa Pocahontas e che in questo caso passa parzialmente attraverso la figura della madre.

Il Dio a cui tutti si rivolgono nel film sembra un altro misero essere senza grazia e senza lode, che non interferisce con le vicende umane, che permette la tragedia e la sofferenza. Per un regista, un uomo così restio al mondo, The Tree of Life mostra una perfetta conoscenza della sue dinamiche cosmiche ed intime, e in questo film Terrence lo mostra mettendosi molto più a nudo di quanto abbia fatto fino ad ora, rasentando l’autobiografia che tanto si allontana dalla sua palese agorafobia.

Tree of Life recensioneL’uso sapiente di musica e luce rende The Tree of Life un prezioso affresco di cinema malickiano, che nella sua idea totale e personale di cinema si conferma uno dei registi più classici in circolazione, riuscendo a poeticizzare fiumi e vulcani, lasciando la Natura libera dalle briglie della Cultura, la sintassi filmica indipendente dalle esigenze narrative, le voci divincolate dai corpi ai quali appartengono regalando con un atto d’amore la bellezza infinita del mondo al suo pubblico.

Ogni volta che Malick torna al cinema si verifica un rito (i più cinici direbbero un miracolo) che genera da sé le sue regole senza la necessità che qualcuno o qualcosa contribuiscano ad aumentarne il fascino. Perché il silenzio che Terry osserva nella vita forse da l’illusione di preservare qualcosa di prezioso che solo in questo modo riesce ad apparire poi sullo schermo. E noi rispettiamo questo silenzio, e aspettiamo, seguendo le sue regole non scritte.

Le avventure di TinTin: Il Segreto dell’unicorno altro teaser!

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Le avventure di TinTin: Il Segreto dell’unicorno altro teaser!

Doppio teaser trailer per Le avventure di TinTin:Il Segreto dell’unicorno. Dopo avervi mostrato il primo, eccovi anche il secondo assaggio dell’opera

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