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Incontrerai uno Sconosciuto Alto e Bruno trailer

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E’ online il trailer di Incontrerai uno Sconosciuto Alto e Bruno, il nuovo film diretto da Woody Allen  con Naomi Watts, Antonio Banderas, Anthony Hopkins, Josh Brolin e Freida Pinto…

La città verrà distrutta all’alba di Breck Eisner

La città verrà distrutta all’alba di Breck Eisner

La città verrà distrutta all’alba è il remake dell’omonimo film del 1973 diretto dal maestro  George Romero (titolo originale “The Crazies). Alla regia c’è Breck Eisner, regista statunitense non alle prime armi col genere horror e che già ha mostrato le sue abilità in molti sceneggiati televisivi in terra americana, come produttore esecutivo ritroviamo Romero che dovrebbe in un certo senso garantire una certa qualità sotto la sua supervisione.

La trama del remake La città verrà distrutta all’alba

La trama di  La città verrà distrutta all’alba è presto detta: Ogden Marsh è una cittadina americana dove tutto scorre tranquillamente, gli abitanti sono i classici cittadini modello e lo sceriffo non ha grossi grattacapi finché un giorno durante una partita di baseball, l’agricoltore Rory Hamill non decide di entrare sul campo con un fucile senza un non ben precisato motivo se non quello che di uccidere qualche sconosciuto, Dadid Dutton è quindi costretto ad ucciderlo per non rischiare la vita di nessun innocente.

La cosa sembra finire lì ma ben presto la maggior parte degli abitanti comincia a comportarsi stranamente per poi nel giro di 48 ore diventare degli assassini senza scrupoli.
Lo sceriffo decide quindi, in una città allo sbando totale, di fuggire insieme a pochi superstiti non contagiati.

La questione sembrerebbe già complicata così, se non che il governo venuto a conoscenza della situazione cittadina, decide di intervenire con forze armate alla disinfestazione e all’uccisione di chiunque mostri i sintomi della pazzia.

Devo dire che La città verrà distrutta all’alba è uno dei pochissimi remake in grado di migliorare le pellicole da cui prendono spunto, sarà che i mezzi odierni hanno permesso notevoli migliorie per gli effetti speciali e che la regia di Eisner non è niente male regalando anche alcune scene particolarmente affascinanti (una per tutte la moglie dello sceriffo illuminata dai fari della trebbiatrice abbandonata) sta di fatto che la pellicola scorre senza problemi ricalcando in pieno lo spirito che faceva parte dell’originale.

Certamente non vi è nulla di nuovo sotto al sole e per chi conosce bene le regole di questo genere cinematografico non vi è nulla di innovativo, ma una buona dose di colpi scena e una tensione sempre vivida rendono la pellicola piacevole e sopra la sufficienza.

Predators con Adrien Brody

Predators con Adrien Brody

Più che un sequel, il nuovo Predators, prodotto da Rodriguez, diretto da Antal e interpretato da Adrien Brody, ha tutta l’aria di essere un remake o reboot del primo capitolo. Ed è certamente la prova che se un film lo si fa con spiccato talento ed un pizzico di furbizia, non importa poi così tanto che sia un remake o un rifacimento di una precedente opera.

Senza alcun dubbio uno dei punti forti del film è proprio la regia; equilibrata nella giusta maniera, senza eccessive stramberie,  riesce a mantenere alto l’interesse per le vicende, sin dalle prime battute fino ad arrivare ad un finale forse un po’  scontato.  Buona anche l’idea di mantenere le stesse ambientazione del primo famoso capitolo e in molti punti stessa trama.

Se da un lato quest’opera ha il pregio di partire con un inizio molto enigmatico ed interessante, dove non vi è traccia dei mostruosi Predators e di futili morti senza senso, successivamente l’eccessivo dilungarsi di un’assente vera caccia all’uomo e forti echi derivanti dai vari LOST, per dirne qualcuno, o addirittura dello spilberghiano Jurassic Park, ma senza bambini, sminuisce un po’ le intenzioni e ridimensiona decisamente il film.

Nonostante ciò la sceneggiatura regge molto bene e diventa quasi funzionale nella seconda parte a cui faranno seguito scene di pura azione e adrenalina, mantenendo giustamente un’aurea enigmatica che da un tocco più intrigante al film. Da qui si può evincere un altro punto forte dell’opera, ovvero la buona costruzione dei personaggi, partendo da quello di Adrien Brody che interpreta egregiamente l’ex militare Royce, mercenario impassibile che diventa leader della squadra di violenti assassini bloccati nel pianeta, anche se ad insidiare la sua prova c’è un gruppo ben nutrito di caratteristi che sanno il fatto loro e in molti momenti emergono vincendo il confronto con il protagonista. Mi riferisco a Danny Trejo (fidato collaboratore di Rodriguez) trafficante messicano di droga di Los Zeta, esperto di guerra fra bande; Mahershalalhashbaz Ali, membro della squadra della morte della RUF in Sierra Leone, e anche lo stesso Laurence Fishburne, che interpreta magistralmente Noland, da tempo abitante nel pianeta di caccia dei Predator, che malgrado tutto riesce a sopravvivere nascondendosi.

In definitiva, da polpettone americano, sparattutto e fracassone, e negli ultimi rifacimenti abbastanza vuoto, il nuovo Predators,  si presenta invece come un buon prodotto, godibile da un pubblico più vasto, coraggioso nel scegliere un approccio più “classico” in senso  lato, riprendendo i punti forti dei primi film e imbastendo un’operazione che se non altro si presta ad un analisi più stimolante.

 

The Final Destination 3D

The Final Destination 3D

In un periodo dove sbucano come funghi trilogie, remake e prequel, non poteva mancare un nuovo pargolo come The Final Destination 3D, ultimo capitolo dell’omonima serie sulla morte composta ad oggi da ben quattro pellicole. C’era quindi bisogno di questa nuova pellicola?

E’ fuori di dubbio che il primo Final Destination avesse già detto tutto (risultando anche piuttosto gradevole e ben fatto), detto ciò , l’ultimo arrivato arriva trainato dal carrozzone sfavillante degli effetti 3d, qui usati per la prima volta ed in modo massiccio.

I personaggi cambiano ma la storia ricalca fedelmente quelle passate: Nick O’Bannon (Bobby Campo) ha una visione mentre assiste ad una gara automobilistica, di lì a pochi minuti ci sarà un incidente che ucciderà molti spettatori tra cui lui, la sua ragazza Lori (Shantel van Santen) e una coppia di amici; Hunt (Nick Zano) e Janet (Haley Webb).

Nick riesce appena in tempo e con difficoltà a portare fuori dall’autodromo i suoi compagni, che nello stadio si conferma la sua tragica visione. Dopo alcune morti sospette, Nick si convince che tutti coloro che sono scampati all’incidente, siano destinati comunque a morire seguendo l’ordine cronologico con cui perivano nella sua visione.

L’unico modo per salvare lui ed i suoi amici è quello di “spezzare” la catena salvando la vita ad almeno una persona destinata a morire prima di loro, Nick avrà ogni volta una visione che gli darà alcuni indizi sul modo in cui sarà colpita la prossima vittima.

Come marchio di fabbrica della serie non mancano momenti di puro splatter, così come sono sempre presenti le morti più assurde ed il salvataggi all’ultimo istante, ciò nonostante la pellicola soprattutto per chi ha già visto i precedenti Final Destination sa di trito e ritrito lontano un miglio.

I personaggi sono tutti preconfezionati, dal classico spavaldo che se ne infischia del pericolo a Nick ragazzo coraggioso dal cuore d’oro (pure troppo); alla fine il divertimento si riduce esclusivamente nel capire in quale modo bislacco sopraggiungerà la morte dello sfortunato di turno.

E se questo poteva bastare nel primo film della serie nel trasmettere un po’ di pathos, giunti ormai alla quarta “riedizione”, si fa una fatica tremenda a trovare un motivo valido per vederlo sino alla fine.

Il prodotto (perchè di questo si tratta) è confezionato per gli adolescenti in vena di emozioni facili, con attori bellocci e inquadrature che esaltano le curve delle bellone di turno e non bastano purtroppo dei buoni (e tamarrissimi) effetti 3d a rendere Final Destination 3d un horror che sarà ricordato in futuro.

Il quarto tipo: il film horror con Milla Jovovich

Il quarto tipo: il film horror con Milla Jovovich

Prendendo in considerazione l’idea che mai come adesso siamo di fronte ad una contaminazione fra due tipologia di film ben differenti (Fiction e Doc), e fermo restando che nella storia questa pseudo contaminazione era già avvenuta a vari livelli sia da una parte che dall’altra, ora con Il quarto tipo siamo davvero arrivati ad un inedita estensione di questa contaminazione dove la realtà e la finzione si mischiano in maniera totalmente angosciosa ed inquietante.

Avevamo ampiamente avuto modo di vedere esempi quali District 9 e Cloverfield, ma questa operazione è qualcosa che va oltre la rappresentazione stessa della storia in modalità documentaristica, qui siamo di fronte all’utilizzo vero e proprio di materiale registrato dalla protagonista della storia che anch’essa appare nel film intervistata dal regista stesso della pellicola e che nella finzione è interpretata da Milla Jovovich.

Il quarto tipo, il film

In Il quarto tipo la storia è quella di una psicologa americana -Abbey Tyler- che durante una ricerca su una serie di disturbi del sonno che affliggevano alcuni abitanti della città di Nome, in Alaska, si trovò di fronte a una serie di coincidenze inspiegabili e fu vittima in prima persona di eventi particolarmente traumatici.

Durante il suo studio la dottoressa Tyler registrò molte delle sedute di ipnosi con supporti audio e video che il regista abilmente e in maniera del tutto inedita, monta ed accosta in modo diretto (tramite lo split screen) con la ricostruzione cinematografica, quasi a voler creare una sorta di parallelo fra il mondo reale e quello di finzione, in cui il labile confine che divide i due mondi diventa pressoché inesistente. In questo caso siamo di fronte ad un film che è visibilmente tratto da una storia vera, senza nessun affabulazione di sorta. E la sensazione è quella di non potersi dissociare dal film e dalla sua rappresentazione, perché non è finzione.

Il quarto tipo

Il risultato è un’opera che, a prescindere dalle opinioni in merito al tema dei rapimenti alieni, è profondamente inquietante e riesce ad aprire la porta a dubbi e interrogativi che l’uomo e la nostra società bigotta cercano di accantonare e di rimuovere o ancor peggio di nascondere. Sotto l’aspetto linguistico, Il quarto tipo segue un buon ritmo sin dall’inizio, veicolando abilmente (va detto) la tensione dello spettatore, fortemente incuriosito (paurosamente) dal materiale della psicologa, soprattutto dall’intervista con la vera Tyler che come una voce narrante racconta gli accadimenti così come sono avvenuti. Ma ancor più interessante è il fatto che di fronte a tutto ciò, il film non cerca mai di giudicare o di prendere una posizione netta e chiara.

Per spiegare ciò la frase di chiusura è emblematica: “Alla fine siete voi padroni di credere o non credere”. Con quest’ultimo accenno, con astuzia e caparbietà, Osunsanmi lascia a noi la facoltà di esprimerci, rendendo il gioco ancora più indecifrabile e rendendo l’ Audience tremendamente attivo.

In chiusura, il riferimento alla pazzia o comunque al malessere interiore dei protagonisti e le continue panoramiche sulle montagne innevate e l’ambientazione in genere, rimandano a quelle “….montagne della follia” ed al genio del suo autore, H.P. Lovecraft, padre incontrastato di certa letteratura fantastica.

Lasciami Entrare di Tomas Alfredson

Lasciami Entrare di Tomas Alfredson

Dal 1897, data di uscita di Dracula di Bram Stoker, ad oggi, molti sono stati gli scrittori ed i registi che si sono lasciati ispirare dal grandissimo romanzo gotico dello scrittore irlandese. Chi più chi meno, tutti hanno mantenuto i tratti affascinanti del terribile e sanguinario conte Dracula, pur con nomi diversi e varianti tra il serio ed il faceto. Tuttavia, mai come nel caso di Lasciami Entrare (Låt den rätte komma in di Tomas Alfredson) , il mito del vampiro è stato stravolto ed allo stesso tempo conservato con tali tratti di grazia e gradevolezza.

La trama di Lasciami Entrare

E’ la storia di una bambina, una piccola vampira, che viene accudita da un uomo (probabile che non si tatti del padre), che la notte caccia per lei, affinché possa sopravvivere. Questo piccolo gioiello svedese conserva una fedeltà quasi romantica al romanzo e, pur sembrando un film che starebbe bene nella selezione delle pellicole per il Giffoni Film Festival, assume tratti inquietanti ed allo stesso tempo misteriosi, uscendo dal genere splatter-horror che purtroppo imperversa nelle sale cinematografiche, per elevarsi ad un horror, oserei dire raffinato, raccontato con toni intimisti ma freddo nel rappresentare la ferina violenza che caratterizza la natura della piccola protagonista.

L’inquietudine del titolo si concentra in due scene, in cui Eli la vampira chiede ad Oscar di invitarla ad entrare, altro tratto di fedeltà letterale al romanzo originale. L’interpretazione delle conseguenze di un ingresso, per così dire, senza invito, passate sotto silenzio in Stoker, vengono interpretate qui in maniera inquietante, senza però scadere nello splatter, mantenendo ancora una volta una delicatezza più unica che rara in film con questa tematica. Anche la potenzialità sessuale e sensuale del vampiro, viene affrontata qui in toni teneri e delicati, soprattutto a causa della giovane età dei personaggi.

Lasciami Entrare è un film godibile, anche per chi non ama l’horror, che pur distanziandosi  dal genere, vi rimane perfettamente collocabile.

San valentino di sangue 3D di Patrick Lussier

San valentino di sangue 3D di Patrick Lussier

Prima di iniziare con l’analisi del film San valentino di sangue 3D, vorrei porre l’accento sul successo questo film sta avendo: le sale sono sempre piene, e in alcuni casi è doveroso prenotare i biglietti ed entrare quanto prima per godere di un buon posto; gli spettatori non sono soltanto i cultori del cinema horror,  bensì giovani d’ogni sorta curiosi di vedere la violenza in 3d. Considerato lo scarso successo di molte film horror, che al cinema vedono incassi soprattutto grazie ai cultori,viene da chiedersi cosa spinge lo spettatore a scegliere di subire la violenza in maniera così diretta.

È ovviamente tutto consequenziale all’avanzamento tecnologico che ci travolge e ci investe in maniera così distruttiva da  coinvolgere anche la dimensione emotiva: l’espressione affettiva è infatti sempre più mediata dal mezzo(che sia un PC o un telefonino cellulare); il contatto viene a mancare, ed internet impera all’insegna delle nuove relazioni virtuali. Considerando ciò, è chiaro come la terza dimensione al cinema si confaccia alle esigenza di una generazione aliena sempre di più al contatto fisico.

San Valentino di Sangue 3D si inserisce direttamente nella linea dei nuovi videogames che mirano sempre più alla simulazione del reale, e all’interazione diretta tra uomo e macchina: mi riferisco in maniera specifica a tutti quei giochi che simulano attività sportive, allontanando sempre di più l’uomo dalla propria fisicità; la soddisfazione è grande le nuove generazioni impazziscono per i videogiochi di calcio al punto da preferire la finzione dallo sport reale. Tenendo conto di tutto ciò, è chiaro il motivo che spinge i giovani ad affollare le sale che proiettano San Valentino di Sangue 3D piuttosto che un “banale” horror movie che si limita a mostrare la violenza entro le due dimensioni: la terza dimensione colloca lo spettatore direttamente dentro la violenza, sempre però tenendolo al sicuro da qualsiasi contatto fisico.

La violenza è quindi sempre più realistica ma non reale, e rispetta le esigenze di un pubblico portato alla ricerche di esperienze virtuali.    Le due dimensioni non ci bastano più.
Sempre più dentro lo schermo e sempre più fuori dal corpo.

Ora, dopo questa piccola digressione, passiamo all’analisi del film.

Dedito al genere horror, Patrick Lussier, già regista di Dracula legacy e White Noise the light, si prodiga in un remake di un film di culto degli anni ’80 molto amato da Tarantino. Assistiamo ad uno dei rari casi in cui il rifacimento supera l’originale, non solo dal punto di vista tecnico – visto l’uso del 3d – ma anche e soprattutto grazie ad una sceneggiatura più solida. Il prodotto non potrebbe essere più classico di questo, presentando quelli che sono i topoi  del genere slasher: scene di nudo esplicito; efferati omicidi ai danni di coppie indifese; corse ed inseguimenti per  il bosco; un killer che ritorna a sconvolgere un piccolo centro dopo molti anni; e naturalmente la final girl, al centro del dramma e superstite alla strage dell’assassino.

Un horror piuttosto standard, che non sovverte le regole, né sperimenta nuovi meccanismi di tensione, ma che però riesce in ogni caso a catturare in maniera prepotente l’attenzione dello spettatore, grazie ovviamente all’uso della tecnologia 3d: la violenza è tanta, e si protende fino a quasi toccare lo spettatore, divertendo ed entusiasmando i sadici fautori del cinema estremo, impressionando e soddisfacendo le pulsioni masochiste dei più timorosi, e le curiosità dei meno vicini al cinema di questo genere.

Martyrs: recensione del film di Pascal Laugier

Martyrs: recensione del film di Pascal Laugier

In Martyrs una bambina spaventata e ferita, corre urlando lungo una strada di periferia. Quella bambina, accolta in un centro per l’infanzia, continua ad essere sempre spaventata e ad avere spaventose visioni. Dopo qualche anno, una famiglia apparentemente tranquilla viene trucidata da due giovani donne.

E’ questo l’inizio di Martyrs, che si aggiunge al nutrito filone horror-splatter che imperversa nelle sale cinematografiche contemporanee.Un film che basato su una trama ai limiti del possibile, mette a nudo un maldestro tentativo da dare un fondo di misticismo ad un film che rimane tuttavia ancorato al genere senza offrire nulla più che intrattenimento, il quale in verità è molto relativo, considerando che a metà film, se non prima, la maggior parte delle persone in sala ha lasciato vuota la propria poltrona.

Presentato al Festival Internazionale del film di Roma nella sezione Extra curata da Mario Sesti, il film presenta in questo la sua unica nota positiva: un film di genere horror splatter presentato ad un festival. Tuttavia si tratta del contesto e non del film, il quale invece a detta degli esperti del genere, non è assolutamente all’altezza dei primi due Saw o di The Ring. Deludente.

Paranormal Activity: il film di Oren Peli

Paranormal Activity: il film di Oren Peli

Prima di ogni cosa, Paranormal Activity è senza alcun dubbio l’esempio più eclatante di come una sana e costruttiva campagna virale possa essere remunerativa sul piano degli incassi e eccezionale sul piano dell’attenzione proiettata verso il titolo.

Detto ciò, fermo restando che non è un cattivo film per chi fosse alla ricerca di facili emozioni , va anche detto che  non vale la nomea di nuovo Blair Witch Project e  senz’altro in nessun caso, né nell’uno né nell’altro  si è stati e si è di fronte al miracolo. Per molti motivi.

Uno. Se nel primo caso si era di fronte ad un nuovo e sensazionale modo di vedere il cinema e la visione, in questo caso siamo già ad un quinto/sesto tentativo in pochi anni.

Due. Anche se il film presenta alcune sequenze molto efficaci e sorprendenti non è per nulla dotato di una struttura narrativa ,perlomeno sostenibile per 86 minuti.

Tre. Visivamente parlando dice tutto di già visto e nulla di veramente nuovo. Nessuna qualsivoglia caratterizzazione dei personaggi.

Traendo le conclusioni verrebbe da chiedersi se questo non è solo il frutto di un sorprendente e  divino piano commerciale messo in atto, e che in sostanza, levando il fumo non vi sia nient’altro da mettere sotto i denti ma soltanto misere briciole da sgranocchiare.

Di un film come questo, a low Budget, ci si aspetta almeno che la storia e la regia siano il moto pulsante del racconto;  Invece la pellicola non riesce ad appagare nemmeno la base principi cardini del cinema dell’orrore e questo diventa essere il limite maggiore del il film. Totalmente privo di una vera e propria struttura (si ha la sensazione di vagare fra atteggiamenti, attimi ed emozioni totalmente slegate le une dalle altre), in Paranormal Activity una visione d’insieme più netta e definita sicuramente avrebbe aiutato o quanto meno avrebbe reso l’operazione più interessante.

Quel che ne consegue è invece la sensazione che il film si basa solo ed esclusivamente sulla geniale intuizione di soffermarsi (mentre si è nel pieno della notte in una camera) sul quel bel espediente che è il fuoricampo e che gente come Shyamalan, Hitchcock, lo stesso Spielberg, Polanski, hanno reso terrificantemente sublime. L’utilizzi di questo espediente in questo film a low budget diventa a tratti interessante, ma anche questo aspetto senza il giusto senza sostegno narrativo si perde su se stesso diventando una ripetizione che andrà poi a scemare, facendo perdere l’interessa anche nell’unica soluzione interessante presente.

La più grande delusione di Paranormal Activity, è proprio nell’aspettativa che tenta di creare e che si concretizza solo come suddetto in un’unica bella sequenza. Pochissimo per un film che attraverso il fuoricampo dovrebbe creare un crescendo di tensione insostenibile e che dovrebbe culminare con il momento rivelatore per l’intera trama e il film.  In sostanza l’unica nota positiva che si ha è il finale che non risulta per niente scontato e che forse diventa l’unico momento in cui il fuori campo diventa insostenibile.

Rff 2010: considerazioni a posteriori

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Rff 2010: considerazioni a posteriori

Ieri sera c’è stata la cerimonia finale del Roma Fiction Fest 2010. Dopo aver seguito il festival era d’obbligo essere presenti alla serata finale, anche perchè, pure per noi ‘giornalisti’ di Cinefilos, dopo tante sudate e sbalzi di temperatura tra umidità amazzonica ed aria condizionata sconsideratamente gelida, un po’ di mondanità ci voleva.

Chiude il Roma Fiction Fest: i premiati

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Chiude il Roma Fiction Fest: i premiati

Ha chiuso ieri l’Industry Week del RomaFictionFest, dopo quattro giorni d’intensa attività che hanno visto coinvolti direttori di broadcasting, dirigenti di acquisizione e esperti del mondo della fiction televisiva.

 

Uscite al cinema 09 Luglio 2010

Toy Story 3 – La grande fuga: Andy è ormai cresciuto e deve andare al college, durante i preparativi deve decidere che cosa fare dei suoi cari vecchi giocattoli. Per sbaglio Woody e compagni finiscono dentro lo scatolone destinato all’asilo di Sunnyside…i poveri giocattoli si ritrovano così in balia di piccoli bambini irrequieti e di uno strano gruppo di vecchi e ostili giocattoli. Woody, Buzz e gli altri decidono quindi di unire le loro forze per fuggire dall’asilo-prigione per tornare dal loro amato padrone.

Nuovo Menù per Cinefilos!!

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Nuovo menù di Cinefilos per consentirvi di navigare sul sito con più facilità, intuitività e innovatività. Abbiamo spostato tutto il menù nella barra principale orizzontale dove da sette sezioni riassuntive potrete accedere a tutta la nostra offerta editoriale.

 

Tinker, Tailor, Soldier, Spy cast stellare

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Tinker, Tailor, Soldier, Spy cast stellare

Per il suo prossimo film, lo spy movie Tinker, Tailor, Soldier, Spy, il regista svedese Tomas Alfredson  (Lasciami Entrare) ha messo insieme attori del calibro di Gary Oldman, Ralph Fiennes e Colin Firth…

Harry Potter e i doni della morte: dietro le quinte

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Harry Potter e i doni della morte: dietro le quinte

Quattro video con interviste e dietro le quinte per Harry Potter e i Doni della Morte – Parte I e Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2: Harry, Ron e Hermione “on the road”, la rocambolesca fuga tra i boschi dell’Inghilterra, i Ghermidori e l’agguato in Tottenham Court Road…e molto altro. Nel primo gli attori raccontano la trama dei due film, fra spezzoni tratti dai trailer già usciti… e qualche immagine inedita: la battaglia di Hogwarts, con Ron e Hermione che si aggirano tra le macerie del castello, e alcune sequenze ambientate nella foresta in cui i ragazzi si accampano durante la ricerca degli Horcrux

I restanti due si intitolano “On the Road” e “Forest Run”, e sono dedicati al “road trip” di Harry, Ron e Hermione tra Londra e le foreste britanniche; quindi vediamo soprattutto immagini relative al primo dei due film, anche se non è ancora chiaro dove sarà lo stacco tra la prima e la seconda pellicola.

Potete vedere le due clip – la qualità video è quella che è, essendo registrati dalla tv con mezzi di fortuna – direttamente qui sotto. Nel frattempo, la Warner ha annunciato che un altro filmato inedito dai Doni della Morte sarà presentato al ComicCon di quest’anno (22-25 luglio).


The Twilight saga: Breaking Dawn annunci

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Le riprese di The Twilight Saga: Breaking Dawn inizieranno questo autunno. Il film verrà girato in due location diverse: Vancouver e Baton Rouge, in Louisiana…

Machete Trailer

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Machete Trailer

E’ stato pubblicato il Full Trailer di Machete, nuovo film di Robert Rodriguez, con Danny Trejo. Per vedere il trailer

Giulio Scarpati si racconta al Rff 2010

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Giulio Scarpati si racconta al Rff 2010

Giulio Scarpati è stato il protagonista ieri di un Focus On nell’ambito del Roma Fiction Fest.

Colin Farrell sul set di Horrible Bosses

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Colin Farrell sul set di Horrible Bosses

Sono iniziate ieri a Los Angeles le riprese di Horrible Bosses, nuova commedia della New Line.

E’ morto Lelio Luttazzi

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E’ scomparso all’età di 87 anni a Trieste, la sua città, il compositore, musicista, attore e uomo di spettacolo Lelio Luttazzi.

Attrici in panchina

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Attrici in panchina

Un progetto quasi tutto al femminile è quello di Donne in Panchina presentato ieri al RomaFictionFest 2010, divertente sit-com scritta e diretta da Francesca Zanni.

Tecniche di seduzione di Ken! Da Toy Story3

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Tecniche di seduzione di Ken! Da Toy Story3

Esce oggi nei cinema italiani, anche in 3D, Toy Story 3: La Grande Fuga.

Nuovi concept per Rapunzel

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Nuovi concept per Rapunzel

La Walt Disney Animation Studios ha pubblicato sulla propria pagina Facebook tre nuovi concept art realizzati durante la pre-produzione di Rapunzel – l’Intreccio della Torre, il nuovo film di animazione in arrivo a dicembre in italia e basato sulla fiaba di Raperonzolo.

Virginia Madsen mamma di Cappuccetto Rosso

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Virginia Madsen mamma di Cappuccetto Rosso

Cresce sempre più il cast di Red Riding Hood (trasposizione cinematografica in chiave dark di Cappuccetto Rosso) diretto dalla regista di Twilight Catherine Hardwicke.

La sketch-com al FictionFest

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La sketch-com al FictionFest

Arriva la sketch com al RomaFictionFest, ma non convince, e Camera Cafè è molto lontana.

La sketch-com al FictionFest

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La sketch-com al FictionFest

Arriva la sketch com al RomaFictionFest, ma non convince, e Camera Cafè è molto lontana.

Boris 3 al RFF 2010

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Boris 3 al RFF 2010

La meta-fiction italiana della fiction “Boris” giunta  alla sua terza edizione non poteva non essere presente anche quest’anno al RomaFictionFest. Del resto, è lì che nel 2008 si è guadagnato il riconoscimento attraverso numerosi premi. Ieri il cast era presente al gran completo, a parte il divo Stanis/Pietro Sermonti e Renè Ferretti/Francesco Pannofino, entrambi impegnati su vari set.

 

Kevin Macdonald prodotto da Ridley Scott

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Kevin Macdonald prodotto da Ridley Scott

Kevin Macdonald, regista di La morte sospesa, State of Play e L’ultimo re di Scozia, dirigerà un progetto You Tube, Life in a day, che sarà prodotto da Ridley Scott. In realtà Macdonald dovrà mettere insieme i film girati dagli utenti per l’occasione e farne un lungometraggio coerente “ che dirà alla generazioni future com’era la vita il 24 luglio 2010 ”.

“ E’ un esperimento unico in cinema sociale – ha detto il regista – e quale miglior metodo per ottenere un numero di riprese illimitato, dell’assumere la comunità mondiale del web? ”. Il progetto ha anche uno sponsor. Per far vedere un giorno di vita del 24 luglio in tutto il mondo, la società Against All Odds distribuirà videocamere nelle regioni più remote, per fare in modo che il film risultante sia il più completo possibile. Tutti coloro le cui riprese entreranno nel film finale saranno accreditati come coregisti, e venti di loro avranno la possibilità di assistere in anteprima alla proiezione al festival di Sundance dell’anno prossimo.

Questo il link al sito ufficiale.

Fonte: comingsoon.it

Jeremy Iron sul set con Spacey e Tucci

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Jeremy Irons è l’ultimo attore ad aggiungersi al cast di Margin Call, il film che sarà diretto da J.C. Chandor.

La storia si svolge in un periodo di 24 ore all’interno di una banca d’investimento durante la grande crisi finanziaria del 2008. I protagonisti sono Simon Baker, Paul Bettany, Kevin Spacey, Stanley Tucci e Zachary Quinto. Il personaggio di Irons è quello dell’amministratore delegato della banca.

Fonte: comingsoon.it

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