Dog Days: la spiegazione del finale del film

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Dog Days è una commedia corale diretta da Ken Marino che porta sul grande schermo una storia leggera, intrecciata e capace di emozionare attraverso i suoi protagonisti a quattro zampe. Ambientato a Los Angeles, il film intreccia le vicende di diversi personaggi, apparentemente molto diversi tra loro, uniti dal filo conduttore rappresentato dai loro cani. La pellicola rientra in quella tipologia di film ensemble che, attraverso più storie parallele, punta a mostrare le connessioni nascoste e gli incontri casuali che possono cambiare la vita.

Il genere di appartenenza è quello della commedia romantica e familiare, arricchita da momenti di dramma e riflessione. In Dog Days non sono solo i sentimenti e le relazioni a essere al centro, ma anche il modo in cui gli animali domestici diventano parte integrante della quotidianità e catalizzatori di cambiamento. I temi principali spaziano dall’amore alla perdita, dall’amicizia alla crescita personale, passando per la ricerca di una nuova prospettiva sulla vita grazie al legame affettivo con i propri cani.

In questo senso il film si avvicina a titoli come La verità è che non gli piaci abbastanza o Capodanno a New York per la struttura corale, ma anche a opere come Qua la zampa! o Attraverso i miei occhi per il ruolo centrale affidato agli animali e alla loro capacità di incidere sulle vite umane. Dog Days si pone quindi come un mix di leggerezza e commozione, capace di unire il linguaggio della commedia romantica a quello del family drama. Nel resto dell’articolo analizzeremo come queste premesse si concretizzano nel finale e quale messaggio il film lascia allo spettatore.

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Eva Longoria, Rob Corddry e Elizabeth Phoenix Caro in Dog Days
Eva Longoria, Rob Corddry e Elizabeth Phoenix Caro in Dog Days. Foto di Jacob Yakob – © New Tricks LLC

La trama di Dog Days

Elizabeth (Nina Dobrev) è un’affascinante giornalista single, che deve fare i conti con la chimica che comincia ad instaurarsi con il suo nuovo co-conduttore ed ex star della NFL Jimmy Johnston (Tone Bell), mentre chiede consigli alla terapeuta del suo cane, Danielle (Tig Notaro). Tara (Vanessa Hudgens) è una barista di tendenza che sogna una vita al di fuori della caffetteria, e ha una cotta per l’eccentrico veterinario, il Dr. Mike (Michael Cassidy,) mentre la sua amica Daisy, (Lauren Lapkus), una disperata dog sitter, è innamorata di un cliente che non ha ancora incontrato. Nel frattempo, Garrett (Jon Bass), proprietario del New Tricks Dog Rescue, si strugge d’amore per Tara, mentre cerca di mantenere a galla la sua attività lavorativa in crisi.

Ruth (Jessica St. Clair) e Greg (Thomas Lennon), coppia che sta per avere due gemelli, lasciano con riluttanza il loro dispettoso cane alle cure del fratello di Ruth, Dax (Adam Pally), ragazzo irresponsabile e immaturo, che suona in una band con la sua ex fidanzata Lola (Jasmine Cephas Jones). Grace (Eva Longoria) e Kurt (Rob Corddry) attendono con ansia l’arrivo della loro figlia adottiva Amelia (Elizabeth Caro), il cui destino inavvertitamente si lega con quello di Walter (Ron Cephas Jones), un anziano vedovo che ha perso il suo carlino in sovrappeso. Tyler (Finn Wolfhard), il ragazzo che consegna le pizze nel quartiere, fa amicizia con Walter e lo aiuta a cercare il suo amato animale.

La spiegazione del finale

Nel terzo atto di Dog Days le diverse linee narrative si intrecciano in un crescendo di emozioni, tutte legate dalla presenza dei cani come catalizzatori di cambiamento. Elizabeth, dopo la morte del cane Brandy di Jimmy, comprende quanto sia profondo il legame che li unisce e decide di mettere da parte i dubbi per seguire i propri sentimenti. Tara, intanto, si impegna per salvare il rifugio di Garrett organizzando un grande evento di beneficenza che diventa il punto di ritrovo per quasi tutti i personaggi principali. L’atmosfera, pur leggera, si carica di significati personali per ciascuno dei protagonisti.

La festa di raccolta fondi rappresenta il momento culminante in cui le diverse storie trovano il loro equilibrio. Walter decide di permettere ad Amelia di tenere con sé il cane che aveva ritrovato, comprendendo che la bambina ha bisogno di un legame forte per sentirsi davvero parte della sua nuova famiglia. Allo stesso tempo, il rifugio di Garrett trova nuova linfa vitale, poiché Walter gli offre la possibilità di ospitarlo nella sua casa, spezzando così il cerchio della sua solitudine. Dax, dal canto suo, trova una nuova responsabilità e una direzione grazie al cane della sorella, che lo aiuta a maturare.

Vanessa Hudgens e Jon Bass in Dog Days
Vanessa Hudgens e Jon Bass in Dog Days. Foto di Jacob Yakob – © New Tricks LLC

Il film si chiude dunque con un mosaico di storie positive, dove amore, amicizia e famiglia si intrecciano con leggerezza e calore. La spiegazione di questo finale risiede nella volontà del film di mostrare come gli animali possano agire come veri e propri “pontefici” emotivi, capaci di unire persone, curare ferite e guidare verso nuove consapevolezze. Nessuno dei protagonisti avrebbe trovato il proprio equilibrio senza l’intervento dei cani, che diventano simbolo di speranza, fedeltà e cambiamento. Non è un caso che il rifugio diventi il luogo d’incontro conclusivo: rappresenta la dimensione comunitaria in cui ogni personaggio trova un posto e un legame autentico.

Allo stesso tempo, il finale vuole sottolineare l’importanza dei piccoli gesti e delle scelte personali. Walter, nel lasciare il suo cane ad Amelia, compie un sacrificio che si trasforma in un dono d’amore, non solo per la bambina ma anche per se stesso, trovando così un nuovo senso di appartenenza. Elizabeth e Jimmy, accettando le difficoltà legate alla loro carriera e ai loro caratteri opposti, dimostrano che la vulnerabilità può essere una forza. Tara e Garrett, invece, dimostrano che la dedizione verso ciò che si ama – sia una persona che una causa – può portare a risultati inaspettati e gratificanti.

In definitiva, Dog Days lascia agli spettatori un messaggio semplice ma potente: la vita è fatta di connessioni e di affetti, e i cani sono uno strumento straordinario per ricordarci di aprirci agli altri. Attraverso leggerezza, ironia e momenti di commozione, il film celebra il valore della comunità e della cura reciproca, suggerendo che anche dalle situazioni più caotiche e complesse può nascere armonia se ci si lascia guidare dall’amore e dalla solidarietà.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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