Golden Globes 2018: chi vincerà? Chi vorremmo vincesse?

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Nella notte tra il 7 e l’8 Gennaio, si svolgerà la cerimonia di premiazione dei settantacinquesimi Golden Globes 2018, i premi che la stampa estera in USA assegna a cinema e tv.

Di seguito vi proponiamo le previsioni di Cinefilos.it: da una parte c’è chi dovrebbe vincere, dall’altra chi invece vorremmo vincesse. Perché i premi, si sa, sono il più delle volte simbolici o rappresentativi di altro e non sempre sanciscono “il migliore”, ma al cuore cinematografico di ognuno non si comanda, per cui, di seguito ecco congetture, preferenze e qualche riflessione sui possibili vincitori.

Qui l’elenco di tutti i nominati ai Golden Globes 2018

MIGLIORE SCENEGGIATURA

Perché vincerà Martin McDonagh: Con Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, il regista e sceneggiatore britannico ha adottato ancora un altro punto di vista sul genere umano, tratteggiando, all’interno di un dramma, personaggi complessi, divertenti e sofferenti, con cui lo spettatore non può fare a meno di simpatizzare. La sua agile penna ha conquistato il riconoscimento della Giuria di Venezia 74, conquisterà anche l’HFPA. In attesa degli Oscar.

Perché vorremmo vincesse Greta Gerwig: L’attrice alla sua prima regia, firma anche la sceneggiatura di un film piccolo e comune, che riesce però a racchiudere con grande intensità la verità di un periodo della vita, l’adolescenza, a cui tutti gli adulti sono sopravvissuti. Sarebbe un buon modo per celebrare un’artista ancora poco nota ma che sembra avere molto da dire.

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA

Perché vincerà Allison Janney: Parliamoci chiaro: Allison Janney è un’attrice pazzesca, e lo è da sempre. Chi ha avuto la fortuna di vederla a teatro almeno una volta confermerà, ma anche il suo percorso cinematografico non conosce punti bassi. È arrivato il momento di riconoscere a questa incredibile artista il primo Golden Globe della carriera (per lei già sei nomination) e la sua performance in I, Tonya sarebbe l’occasione perfetta.

Perché vorremmo vincesse Laurie Metcalf: Non c’è recensione d’oltreoceano di Lady Bird che non abbia speso parole entusiaste per l’interpretazione di Laurie Metcalf. L’attrice, nella parte della madre di Saoirse Ronan, si è rivelata la scelta più azzeccata per il ruolo da parte di Greta Gerwig, in un film che non fa che incoraggiare le doti di un’artista spesso sottovalutata e poco conosciuta.

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA

Perché vincerà Christopher Plummer: Hollywood ha bisogno delle sue certezze e delle sue giustificazioni, e probabilmente l’uomo che ha “salvato” il film di Scott dalla presenza di un attore denunciato per abusi sessuali (Kevin Spacey) deve essere premiato, per riconoscerne il valore morale (a differenza di quello dell’attore che si è travato a sostituire). Poco importerà se Plummer ha effettivamente consegnato al pubblico una delle sue migliori interpretazioni di carriera.

Perché vorremmo vincesse Sam Rockwell: Perché l’attore che si muove da tempo ai margini dello star system lo fa sempre con ruoli particolari, attenti e mai sul filo della banalità. In Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, Rockwell mette a nudo la sua anima e coglie la possibilità, offertagli da un copione straordinario, di mettere a segno la sua migliore interpretazione.

MIGLIOR FILM STRANIERO

Perché vincerà The Square: L’arte vista con occhio diverso, a metà tra adorazione e profanazione, in un’opera, già premiata a Cannes, che esalta il gesto e il genio, con approccio brillante, ironico, inedito.

Perché vorremmo vincesse Loveless: Perché è un piccolo gioiello di regia, che racconta una vicenda dolorosa, giocando con gli spazi e i silenzi.

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE

Perché vincerà Coco: Perché la Pixar ha messo a segno un nuovo colpo vincente, un piccolo gioiello d’animazione, che parla di famiglia e ricordi e che, ancora una volta, allarga i confini etnici dei protagonisti del grande cinema.

Perché vorremmo che vincesse The Breadwinner: Come già detto, nell’anno della “rivincita delle donne” il film d’animazione dà ulteriore dignità a una storia di tenacia e sacrificio, in un luogo dove la libertà è negata.

MIGLIORE ATTRICE COMICA

Perché vincerà Margot Robbie: Quest’anno non ha davvero rivali. La giovane attrice australiana scoperta da Scorsese, ha messo a segno una serie di performance interessanti (e altre memorabili) ma in I, Tonya è semplicemente incredibile. Il suo ritratto folle, spietato ma anche sensibile della pattinatrice olimpica è quasi commovente e merita il premio.

Perché vorremmo vincesse Saoirse Ronan: La splendida irlandese dal nome impronunciabile è una delle interpreti più delicate e intelligenti del panorama hollywoodiano. Dopo la conferma di Brooklyn, è arrivata l’occasione della vita: il ruolo da protagonista nell’esordio alla regia di Greta Gerwig, commedia pura dai risvolti drammatici. Un passo indelebile di una carriera già meravigliosa che meriterebbe almeno un riconoscimento. Sarebbe inoltre divertente sentir pronunciare quasi sicuramente male il suo nome.

MIGLIOR ATTORE COMICO

Perché vincerà Hugh Jackman: Dopo anni in cui ha sfruttato la sua prestanza fisica, Jackman ha finalmente abbracciato la sua vera natura artistica e, dopo la bella performance in Les Misérables, torna al musical, in cui è il vero mattatore. È lui il più grande showman di Hollywood.

Perché vorremmo vincesse James Franco: La sua prolifica attività di regista, produttore, sceneggiatore e attore fanno spesso pensare che dietro a tutto questo indaffararsi non ci sia un vero talento. Eppure, con The Disaster Artist, Franco ha esorcizzato i suoi demoni, non ha tradito la sua natura “alternativa” e, come fondamentale, ha offerto la sua migliore interpretazione in carriera.

MIGLIOR ATTRICE DRAMMATICA

Perché vincerà Frances McDormand: Dopo un anno di rivoluzione per le donne, premiare la McDormand sarebbe una simbolica affermazione di un modello di donna dello spettacolo che ha sempre fondato la sua carriera su solide interpretazioni, lontananza dall’attenzione dei media, dai lustrini, una donna concreta, intelligente, che potrebbe rappresentare un ottimo modello per le generazioni a venire. Oltre naturalmente al fatto che in Tre Manifesti offre una delle migliori interpretazioni della sua carriera.

Perché vorremmo vincesse Sally Hawkins: Perché con femminilità, dolcezza e gentilezza, Sally ha portato sullo schermo un personaggio poetico, interpretato per sottrazione, con sguardi, espressioni, gesti delicati, come se fosse una principessa delle fiabe antiche, tuttavia consapevole come una donna moderna che lotta per ciò che vuole e che ama.

MIGLIOR ATTORE DRAMMATICO

Perché vincerà Gary Oldman: Perché ha offerto, ne L’Ora più Buia, la performance della vita, dando corpo e spirito a una delle personalità più complesse dello scorso secolo. Il lavoro di make up e trasformazione fisica hanno fatto il resto. Gary Oldman fa rivivere Winston Churchill. L’HFPA ne terrà conto.

Perché vorremmo vincesse Daniel Day-Lewis: È la sua ultima interpretazione al cinema, salvo miracolosi ripensamenti. Per Paul Thomas Anderson è già stato Oscar come miglior attore con Il Petroliere, e siamo piuttosto certi che anche con Il Filo Nascosto Day-Lewis ci possa consegnare l’ennesima performance indimenticabile. Più una previsione sulla fiducia che altro, ma l’attore è quasi sempre una certezza.

MIGLIORE REGIA

Perché vincerà Guillermo del Toro: Dai tempi de La Spina del Diavolo, Guillermo del Toro ha dimostrato di sapere ciò che fa con la macchina da presa. In una categoria di giganti, quest’anno la spunterà (secondo noi) lui perché ha realizzato un film al meglio delle sue possibilità, riportando il cinema all’essenza: la narrazione, i personaggi, la luce.

Perché vorremmo vincesse Christopher Nolan: Perché nonostante le divisioni che sempre generano i suoi film, Dunkirk è la conferma che Nolan è diventato grande. Messe da parte le velleità artistiche e le frivolezze che hanno reso troppo difficili i suoi ultimi film, con questo racconto il regista britannico ha elevato all’ennesima potenza il suo ruolo di regista, addomesticando ogni aspetto della produzione al suo volere.

MIGLIOR FILM COMMEDIA

Perché vincerà Scappa – Get Out: Perché è stato il caso al box office dell’anno e perché è stato amato dal pubblico e dalla critica, soprattutto negli USA. Il racconto, ironico, cinico, attraverso il linguaggio del thriller ha spiazzato gli spettatori. Il valore sociale è poi la ciliegina sulla torta e il premio sarebbe una chiusura perfetta per il film, che in altre sedi non avrebbe altrettanto spazio.

Perché vorremmo vincesse I, Tonya: Perché è il film più scorretto della stagione, una commedia nerissima che non ha paura di svelare il lato oscuro della cultura americana (nello sport e non solo), diretta, scritta e montata egregiamente. Un premio che riconoscerebbe il lavoro svolto da un regista molto sottovalutato nell’industria (Craig Gillespie) e il coraggio di una produzione indipendente (fondata dalla stessa Margot Robbie).

MIGLIOR FILM DRAMMATICO

Perché vincerà The Shape of Water: Perché Guillermo del Toro, uscito trionfante da Venezia 74 con questo stesso film, ha lottato per mettere insieme una pellicola che rappresenta l’aspetto più autentico del fare cinema, realizzando una storia magica ma al tempo stesso attuale, che parla d’amore, di diversità, di paura. Estremamente realistico pur immerso nell’atmosfera di fiaba.

Perché vorremmo vincesse Tre Manifesti a Ebbing, Missouri: Perché è un film che racconta un’umanità straziata dalla vita, che però ride delle sue miserie con lucido cinismo. Un film cattivo che però vuole profondamente bene all’umanità rotta che racconta. Impreziosito da interpreti sublimi, scritto in maniera eccelsa.

Redazione
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