Questo pomeriggio, nella mattinata della costa Ovest degli Stati Uniti, la season awards 2019 si è ufficialmente aperta con l’annuncio delle nomination ai Golden Globes 2019. L’associazione della stampa estera di Hollywood (Hollywood Foreign Press Association) ha annunciato le cinquine di nominati nelle categorie di cinema e televisione, seguendo la sempre più buffa divisione tra categorie “drama” e “comedy-musical”, dando ufficialmente il via a quella manciata di settimane, poco più di due mesi, che condurrà alla Notte degli Oscar 2019.
A guidare le nomination si è piazzato, un po’ a sorpresa, Vice – L’uomo nell’ombra, di Adam McKay, che torna a dirigere Christian Bale (dopo La grande scommessa) e si aggiudica sei nomination con il suo film (categoria comedy-musical). Seguono tre film a cinque candidature, progetti completamente diversi, per destinatari, produzione e scopi; c’è La Favorita, la folle opera di Yorgos Lanthimos, già premiato a Venezia 75; c’è Green Book, il film che, si dice, porterà Viggo Mortensen alla sua seconda candidatura agli Oscar (dopo la prima con Captain Fantastic); c’è quel A Star is Born che sta raccogliendo successo e clamore, il classico film “da premi” che si presenta prepotentemente da favorito, con Bradley Cooper annoverato (addirittura) trai migliori registi dell’anno e con Lady Gaga che sta già facvendo spazio sulla mensola per il suo secondo Golden Globe (il primo lo aveva vinto per American Horror Story).
In terza posizione per numero di nomination ci sono BlacKkKlansman e Il Ritorno di Mary Poppins. Anche in questo caso la HFPA ha voluto riconoscere merito a film con scopi, scale e obbiettivi diversi. Da una parte la Disney cerca di riproporre i suoi prodotti miglior, andando a “scomodare” persino l’iconico titolo con Julie Andrews e proponendone un seguito; dall’altra lo Spike Lee più in forma degli ultimi anni si posizione a buon diritto nella categoria dei film drammatici con il suo durissimo film, presentato e premiato a Cannes 2018.
Golden Globes 2019: le nomination
Seguono una serie di titoli di diverso interesse e di argomento più o meno comune: accettazione, omosessualità, dissidi razziali. Dopo anni di “white nomination”, la diversità ha invaso le cinquine e questo, come valore assoluto, è cosa “buona e giusta”, se non fosse che la diversità in nomination sembra essere diventata prioritaria rispetto alla qualità, criterio che dovrebbe essere quello principe quando si tratta di premi all’eccellenza. Esempio lampante è la presenza di Black Panther nella categoria Miglior Film Drammatico.
Sembra molto interessante invece osservare come, quest’anno, la categoria riservata al miglior film straniero sia una vera e propria sfida a ogni fan che fa il tifo per il suo film del cuore. Con l’eccezione di Capharnaum di Nadine Labaki, tutti i film nominati rappresentano davvero l’eccellenza del cinema internazionale, con buona pace del nostro Dogman, rimasto fuori nomination ai Golden Globes, ma che potrebbe ancora avere qualche speranza per la nomination agli Oscar 2019.
Con la damnation memoriae della Weinstein Company, Annapurna Production si aggiudica ben 10 nomination, che condivide con la Fox Searchlight, lasciando a nove candidature la Walt Disney, mentre le altre produzioni seguono.
Da un punto di vista dei protagonisti, invece sarà molto interessante vedere chi la spunterà nella categoria di miglior attore drammatico, dal momento che i nominati (Cooper, Dafoe, Hedges, Malek e Washington) ricoprono età, generi e carriere completamente differenti. Sembra un po’ meno serrata la lotta nella stessa categoria al femminile, dal momento che la favorita Lady Gaga potrebbe essere insidiata soltanto dalla veterana Glenn Close, che nel corso della sua lunga carriera è diventata la “perdente” di maggior classe del panorama hollywoodiano.
Tutt’altra musica nella categoria “comica”, dove a Robert Redford è stato riconosciuto l’onore delle armi, per quello che sarà il suo ultimo ruolo da attore, e dove, misteriosamente, si nomina Ollio, ma non Stanlio (John C. Reilly per Stan and Ollie), dove Mortensen si fa silenziosamente strada e Bale, all’ennesima trasformazione, sembra voler fare bis.
E per la migliore attrice “comica”? La straordinaria Olivia Colman e la sua Regina Anna sembrano inarrestabili, tanto che le troveremo senz’altro anche agli Oscar, con buona pace di Blunt, Fisher, Theron e Wu.
Nonostante il grande cinema di cui siamo stati testimoni in questi ultimi 12 mesi, queste nomination lasciano sensazioni contrastanti, tra il dubbio che manifestazioni del genere contino sempre meno rispetto all’attestazione della qualità effettiva, e la convinzione che il cinema che come arte, intrattenimento, tecnica ed emozione continuerà ad esistere, indipendentemente da tali attestazioni.