Adattato a partire dall’acclamato e omonimo videogioco, Borderlands arriva al cinema in data 7 agosto. Il nuovo film di Eli Roth, distribuito da Eagle Pictures, ci trasporta nell’universo post-apocalittico del pianeta Pandora, dove un gruppo di disadattati è chiamato a unirsi per affrontare pericoli inimmaginabili.
Con Cate Blanchett nei panni della protagonista Lilith, il progetto può contare su un cast di grande livello, di cui fanno parte anche Jamie Lee Curtis, Kevin Hart, Jack Black, Ariana Greenblatt, Gina Gershon e Bobby Lee.
Borderlands: la trama
Tornata a calcare le rosse sabbie di Pandora, Lilith, una figura leggendaria del sottobosco criminale galattico, è spinta da un oscuro segreto del suo passato. La sua missione, apparentemente semplice, è ritrovare la figlia scomparsa di Atlas, il signore del crimine più temuto nell’universo. Ma la protagonista sa che, dietro all’incarico, si nasconde qualcosa di molto più grande.
Nel corso di questa pericolosa impresa, Lilith si ritrova inaspettatamente a far parte di una squadra eterogenea di individui ai margini della società: Roland, un ex mercenario consumato dal rimorso in cerca di redenzione, Tiny Tina, la giovane “dispersa”, appassionata di esplosioni e con un’irrefrenabile voglia di caos (protetta dal taciturno Krieg), Tannis, una scienziata tormentata da visioni e Claptrap, un robot comico molto insistente che funge da collante tra le differenti anime del gruppo.
Mano a mano che la squadra si addentra nelle profondità di Pandora, i segreti di un complotto cosmico che coinvolge la ragazza scomparsa vengono a galla. E di fronte a mostri alieni, fazioni rivali e mirabolanti scontri a fuoco, alcune domande iniziano a fare capolino: e se la figlia di Atlas fosse più di un semplice ostaggio? E chi è davvero Lilith?
Borderlands: un nuovo tassello
Ricavare un film da un videogioco non è un’impresa semplice. I tentativi in merito, specialmente negli ultimi vent’anni, si sono rincorsi con sempre maggior frequenza, andando a coinvolgere un grande numero di franchise e affrontando il giudizio più che severo della comunità dei gamer. Dal Tomb Raider con Angelina Jolie al Resident Evil con Milla Jovovich, da Prince of Persia ad Assassin’s Creed, passando per Warcraft, Uncharted, Gran Turismo e i recenti esperimenti seriali di The Last of Us e Fallout.
Sebbene il piccolo schermo abbia fatto registrare un certo grado di apprezzamento da parte di pubblico e critica, numerosi sono stati i prodotti rigettati dai fan, spesso perché incapaci di cogliere lo spirito dell’opera originale o, al contrario, fin troppo legati alla matrice e impreparati a sfruttare le basi preesistenti per innestarvi uno sviluppo convincente e coinvolgente. L’estate 2024, in questo senso, porta con sé un nuovo progetto del suddetto filone, affidando il mondo intergalattico di Borderlands alla regia dello statunitense Eli Roth – nuovamente al cinema a distanza di una manciata dallo slasher Thanksgiving, uscito nel novembre 2023.
Borderlands: appiattimento dell’immagine
Dall’horror alla space-adventure. Eli Roth si conferma cineasta particolarmente eclettico, disposto a calare la propria visione in contesti e generi profondamente diversi, seppur conditi dalla stessa comicità irriverente, dal medesimo umorismo nero. Torna la violenza, sublimata nei colori e in una spettacolarizzazione che molto richiama il James Gunn di Guardiani della Galassia. Ed emerge senza dubbio il desiderio di rendere giustizia al mondo sviluppato da Gearbox Software a partire dal 2009 – nonché di recuperare e fare propria l’apprezzata grafica cartoonesca caratteristica del gioco.
Malgrado gli intenti però, questo nuovo Borderlands in salsa cinematografica – che si propone di ripercorrere le medesime orme narrative del manoscritto digitale da cui trae spunto – fallisce proprio in quel primario intento ludico che avrebbe dovuto garantirgli una certa dose di appeal nei confronti del pubblico. Perché se è vero che il film procede fin da subito a un riciclo di immaginario che – dalle location starwarsiane alla frenesia tipica di Mad Max – ricalca in qualche modo l’operazione effettuata da Snyder con le prime due parti di Rebel Moon, quel che davvero manca a Roth è quella capacità di risemantizzazione e recupero calcolato del “mito” che avevamo invece analizzato nel dettaglio proprio in occasione dell’uscita della space-opera del collega.
Così che, a dispetto del buon cast e di un racconto che, per quanto basilare, avrebbe potuto regalare più di qualche emozione, ciò a cui Borderlands va purtroppo incontro è un generale appiattimento di un immagine a cui non riesce a donare nuova linfa. Preferendo rifugiarsi nella comodità di un set standardizzato che, in fin dei conti, andrà solo ad arricchire la lista di prodotti dimenticabili dell’annata.