La stanza delle meraviglie: recensione del film di Liza Azuelos

La regista torna dietro la macchina da presa per raccontare il viaggio on the road di una madre coraggio. Il film è in sala dal 13 luglio

La stanza delle meraviglie recensione

L’estate cinematografica del 2023 si sta rivelando ricca di novità. Fra blockbuster in prossima uscita come l’atteso Barbie di Greta Gerwig e Oppenheimer di Christopher Nolan, commedie italiane e film minori europei, ci si aspetta sale che pullulano e il botteghino che respira. Il mese di luglio in particolar modo si presenta davvero molto pieno, e tra i film da vedere al cinema per staccare la spina dall’afa urbana vi è La stanza delle meraviglie, ottavo lavoro di Liza Azuelos, che torna dietro la macchina da presa, dopo il suo autobiografico I love America, per seguire la storia di una donna che ritrova se stessa in seguito all’incidente del figlio.

Un viaggio on the road quello che compie la protagonista, Thelma, la quale cercherà di far risvegliare il figlio esaudendo tutti i desideri appuntati sul suo diario. La stanza delle meraviglie, scritto a sei mani da Juliette Sales, Fabien Suarez e Julien Sandrel, quest’ultimo autore del libro da cui è tratto. Il film è al cinema dal 13 luglio distribuito da Notorious Pictures.

La stanza delle meraviglie, la trama

Thelma (Alexandra Lamy) è una madre single che si occupa da sola del figlio Louis (Hugo Questel), dopo aver chiuso i rapporti con il padre da diverso tempo. Un giorno, mentre i due si stanno incamminando verso casa, Louis va in strada con il suo skateboard, e in un momento di distrazione della donna, viene investito da un’auto e finisce in coma. Dopo qualche mese, Thelma scopre nella stanza del figlio un diario, dentro al quale il bambino aveva scritto le dieci cose da fare prima della fine del mondo. Credendo che quella sia la strada per salvarlo, Thelma decide di realizzare tutti i desideri scritti da Louis, iniziando così a viaggiare per il mondo. Dal Giappone al Portogallo, passando per Edimburgo, la donna affronterà un percorso di rinascita ed accettazione, che la porterà anche ad affrontare un passato che, volutamente, ha voluto dimenticare.

La stanza delle meraviglie Alexandra Lamy

Un simbolismo preponderante

Il cinema di Luisa Azuelos è fatto di sguardi femminili. Di storie di donne alla ricerca della felicità e del loro posto nel mondo, alle prese con amori tormentati o difficili, il cui compito è dare loro una spinta che possa farle ricongiungere con se stesse. Sposando quasi completamente il punto di vista delle sue protagoniste, a volte rendendolo autobiografico come accade per l’appunto in I love America, la regista traccia racconti di vita comuni ma dal sapore magico, dentro ai quali è possibile riflettersi e ritrovarsi. In La stanza delle meraviglie, Azuelos cerca di dare più spazio alla componente onirica e simbolica – la presenza costante del lupo come rappresentazione della determinazione vuole elevare il livello drammaturgico – per portare avanti il processo di consapevolezza e crescita di Thelma.

Decidendo di puntare l’occhio della cinepresa solo sulla sua Alexandra Lamy, per enfatizzare quanto può l’intensità emotiva di ogni scena (nonostante non ci riesca sempre), la regista vuole mettere in scena il percorso di una donna che, nella disgrazia di avere un figlio in coma, riscopre il gusto della vita e rinasce. L’incidente di Louis, infatti, è solo un pretesto che mette in moto il viaggio itinerante di Thelma, vero carburante del film, grazie al quale la protagonista riesce a trovare un punto di contatto con se stessa. Il diario da cui parte la narrazione in fondo non è che Mcguffin, il quale aiuta la donna ad esplorare culture e scorci di mondo paradisiaci, che serviranno per darle la forza di affrontare le proprie paure, fare pace con se stessa e incoraggiarla a ricongiungersi con un passato volutamente dimenticato. Oltre ad offrire delle fotografie da cartolina di paesaggi naturalistici suggestivi, come le isole della Scozia o il mare della Costa Azzurra.

Un film che funziona a metà

Per quanto il racconto così impostato possa funzionare, Azuelos si smarrisce nel suo stesso discorso. Nel tentativo di trattare il processo di rifioritura di una donna, come accade spesso nelle sue opere, la regista perde l’occasione di investigare, come sembrava voler fare all’inizio, sulla psicologia di una madre che affronta la possibile perdita del figlio lanciandosi – per lui – in un’avventura indimenticabile e sorprendente. La causa va ricercata innanzitutto in una certa frettolosità nella messa in esposizione: ogni tappa che Thelma raggiunge e spunta sul dario scorre in maniera troppo frenetica, non dando modo allo spettatore di assorbirla emotivamente al cento per cento.

In secondo luogo, c‘è una evidente carenza di dettagli nella sceneggiatura, la quale non approfondisce il personaggio di Lamy, dando alla donna solo una superficiale caratterizzazione. In La stanza delle meraviglie manca perciò quel tassello necessario per rendere veramente significativa la storia, l’esplorare per l’appunto meglio la figura materna di Thelma, che avrebbe dovuto procedere in parallelo alla sua storia di riscatto. Che, in questo caso, sarebbe servito per rendere il film ancora più impattante, mettendo in luce al contempo un coraggio, da parte della regista, di lavorare su altri costrutti narrativi, valorizzando l’intera opera e mostrando – di conseguenza – una bravura che invece, con questa scelta, rimane assopita.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Valeria Maiolino
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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.
la-stanza-delle-meraviglie-liza-azuelosAzuelos, al suo ottavo film, torna a parlare del viaggio di una donna, questa volta anche fisico, alla ricerca di se stessa. La sua rinascita parte, paradossalmente, quando il figlio va in coma, ma la regista perde l'occasione per indagare in contemporanea sulla figura materna della sua protagonista, che purtroppo non viene adeguatamente messa in risalto a causa della frettolosità della narrazione.