“Il calcio è come la danza, dovete ballare insieme”, afferma il Mister della Palmese alla sua squadra in U.S. Palmese. Il film, presentato nella sezione Grand Public della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma, ruota interamente attorno a questa semplice ma potente frase simbolica, che incarna il concetto chiave della storia: l’unione. I Manetti Bros, dopo l’ultimo Diabolik, sempre presentato in questo contesto l’anno precedente, firmano un’opera che abbandona le atmosfere da fumetto d’azione per raccontare un microcosmo fatto di spontaneità, appartenenza e crescita personale. Niente più rocambolesche avventure di ladri e compagni, ma una cittadina del Sud Italia, un uomo in pensione con un sogno da realizzare, e un talento calcistico promettente. Tre protagonisti che danno vita a una classica commedia sportiva che, nella sua semplicità, riesce a lasciare un’impronta significativa.
U.S. Palmese è stato realizzato con il contributo della Calabria Film Commission, la quale negli ultimi anni sta dimostrando un impegno crescente nella valorizzazione di opere capaci di far emergere una regione a lungo dimenticata. Il cinema vive anche qui, ed è giusto che si faccia sentire. Nel cast spiccano Rocco Papaleo e Blaise Afonso, affiancati da attori di tutto rispetto come Massimiliano Bruno, Claudia Gerini, Giulia Maenza, Max Mazzotta e Gianfelice Imparato.
U.S. Palmese, la trama
Don Vincenzo è un agricoltore in pensione che ogni giorno si ritrova con il suo gruppo di amici per discutere circa le questioni della sua cittadina, Palmi. L’argomento del momento è Etienne Morville, ex giocatore della Champions League, un ragazzo dal cattivo temperamento, espulso dal Milan per aver dato un pugno a un suo avversario e ora con poche prospettive davanti. Una carriera che sembra ormai compromessa, se non fosse per Don Vincenzo. L’uomo, grande tifoso della Palmese, è determinato a far entrare Morville nella squadra locale, e organizza una colletta tra i compaesani per poter raggiungere la somma che permetta loro di ingaggiare il campione. Nonostante la riluttanza iniziale di Morville, che disprezza sia il luogo che la qualità della squadra, il suo manager lo persuade ad accettare, vedendo nell’opportunità un modo per ripulire la sua immagine e rilanciare la sua carriera. La visione di Morville cambierà quando conoscerà il gruppo con cui deve dividere il campo, rendendosi conto che, per ritrovare il proprio equilibrio, è necessario affrontare ogni sfida anche quando sembra non valerne la pena.
Il vero senso della partita è fare squadra
Le regioni del Sud Italia non godono tutte della stessa considerazione. Alcune, a causa di condizioni interne difficili, vengono spesso abbandonate a se stesse. I problemi non mancano: dalla sanità inefficiente alla carenza di lavoro, passando per un turismo mal sfruttato. Eppure, in questi luoghi a volte mal visti o disprezzati, c’è qualcosa che altrove è raro trovare: la bellezza delle piccole cose e il calore umano. In un tempo rallentato, in una dimensione più intima rispetto alle grandi metropoli che sovraccaricano di stimoli, si riscopre il valore della vita autentica. Quella fatta di saluti affettuosi ai compaesani che incontri per strada, di ritrovi al bar sotto casa con gli amici di sempre, di frutta fresca la mattina, di cene condivise con i vicini e partitelle a calcio nella piazzetta principale. Una realtà che sembra appartenere a un tempo passato, dove il supporto reciproco e l’unione sono le regole d’oro per costruire equilibrio e armonia. Un contesto ideale, quindi, per confrontarsi se stessi o scoprire chi si è davvero.
Ed è proprio ciò che succede a Etienne Morville. Nelle prime battute della storia, sembra aver perso la passione per il calcio. Ma, arrivato a Palmi da Milano, con una squadra amatoriale che fatica a fare più di qualche passaggio, riscopre l’essenza del gioco. Il calcio autentico, quello in cui si diventa squadra solo dopo essere diventati una famiglia. Prima delle tattiche e delle strategie, c’è il bisogno di sostenersi, aiutarsi, di volersi bene. È dai legami che si allacciano nei campetti di provincia, dove pochi (ma buoni, è il caso di dire) ti vedono, che si modella la vera identità di questo sport. Non è qualcosa che si costruisce dall’oggi al domani, ma si coltiva con dedizione, rispetto per gli altri e per il gioco stesso, oramai sempre troppo a favore di business e spettacolo.
La regia pulita e il ritmo sempre più incalzante nelle sequenze di gioco coinvolgono il pubblico, avvicinandolo alle dinamiche tanto della partita quanto dei suoi giocatori. I Manetti Bros, con una scrittura genuina, dimostrano di saper toccare le corde narrative giuste per emozionare e far sentire attivamente partecipe anche chi di calcio capisce poco o nulla. Perché, come ci insegna la parabola di Etienne in U.S. Palmese, prima di mettersi in gioco e darsi la possibilità di crescere realmente, bisogna aprirsi agli altri. Saper fare squadra. La partita si vince ben prima del fischio finale che proclama la vittoria.
U.S. Palmese
Sommario
I Manetti Bros, dopo l’ultimo Diabolik, sempre presentato in questo contesto l’anno precedente, firmano un’opera che abbandona le atmosfere da fumetto d’azione per raccontare un microcosmo fatto di spontaneità, appartenenza e crescita personale. Niente più rocambolesche avventure di ladri e compagni, ma una cittadina del Sud Italia, un uomo in pensione con un sogno da realizzare, e un talento calcistico promettente.