Lindsay Lohan e
Jamie Lee
Curtis sono tornate per il sequel di Quel
Pazzo Venerdì e in occasione del D23, Disney ha svelato il
titolo originale del nuovo film: Freakier
Friday.
“Sembra che non sia passato
tempo“, ha detto Curtis alla folla in estasi. Lohan ha
rivelato che le due erano rimaste in contatto nel corso degli anni
e ha detto: “Siamo molto unite“. Al che Curtis ha
risposto: “Sembra che stiamo riprendendo da dove eravamo
rimasti“.
A Curtis e Lohan si uniscono
Chad Michael Murray, Mark Harmon, Christina Vidal Mitchell,
Haley Hudson, Lucille Soong, Stephen Tobolowsky e
Rosalind Chao. La star di “The Acolyte”
Manny Jacinto, la rivelazione di “Never I Ever”
Maitreyi Ramakrishnan, Sophia Hammons e
Julia Butters si sono uniti al sequel.
Il film originale, basato
sull’omonimo romanzo del 1972 di Mary Rodgers, segue Tess e Anna,
una coppia madre-figlia. Tess, una madre vedova, si sta preparando
per un grande matrimonio mentre la musicista Anna si prepara per un
concerto che potrebbe fare la differenza per la sua band. Quando le
due ricevono un mistico biscotto della fortuna che le fa scambiare
di corpo, sono costrette ad accettarsi incondizionatamente.
Secondo un comunicato stampa della
Walt Disney Company, il sequel presenta un “colpo di scena
multigenerazionale“, con il film che riprende anni dopo che
Tess e Anna si sono scambiate i corpi. Anna ha una figlia sua, più
una futura figliastra. Tess e Anna affrontano le sfide che derivano
dall’unione di due famiglie e “scoprono che un fulmine potrebbe
davvero colpire due volte”.
La Walt Disney
Pictures sta ufficilamente sviluppando un sequel della
commedia di successo del 2003 sullo scambio di corpi dal titolo
Quel pazzo venerdì. Come confermato da
The Hollywood Reporter, le
attrici Jamie Lee
Curtis e Lindsay Lohan sono pronte a
riprendere i loro ruoli rispettivamente di Tess e Anna Coleman.
Elyse Hollander (It Was Romance, An Ode to
Demons) è invece incaricata di scrivere la sceneggiatura.
Quel pazzo venerdì, il
film con Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan
Diretto da Mark
Waters da una sceneggiatura di Heather
Hach e Leslie Dixon, il primo film con
Curtis e Lohan è uscito nelle sale nell’agosto 2003 e seguiva Tess
Coleman (Curtis), madre vedova dell’aspirante musicista adolescente
Anna (Lohan). La relazione litigiosa tra le due giunge al culmine
quando un giorno si svegliano e scoprono di essersi magicamente
scambiate i corpi. Sono così costrette a vivere l’una nei panni
dell’altra, arrivando infine a capirsi meglio. Il film si rivelò un
notevole successo, ricevendo recensioni positive e incassando 160,8
milioni di dollari contro un budget di 26 milioni.
Nonostante un remake del 2018, ci
sono nel tempo state più voci su un potenziale seguito di Quel
pazzo venerdì. Proprio lo scorso ottobre, Curtis ha detto che
sarebbe “assolutamentetornata per un sequel se la
Disney glielo avesse chiesto“. Solo un mese dopo, la stessa
attrice ha confermato che lei e la Lohan erano impegnate nello
sviluppare un’idea per il sequel e stavano semplicemente aspettando il via libera della
Disney, che ora apparentemente hanno ottenuto. “Le persone
giuste ne stanno parlando… Proviamo a farne un altro“, disse
Curtis all’epoca.
È finalmente arrivato il primo
trailer ufficiale del sequel di Quel pazzo
venerdì, Quel
pazzo venerdì, sempre più pazzo.
In uscita quest’estate, Quel pazzo venerdì, sempre più
pazzo riunisce gli spettatori con la famiglia
Coleman mentre Anna (Lindsay Lohan) si prepara per
il suo imminente matrimonio, 22 anni dopo che lei e sua madre si
sono scambiate i corpi e hanno imparato a mettersi nei panni l’una
dell’altra. La storia però ama ripetersi, perché questa volta è
la figlia di Anna a non essere contenta del matrimonio della
madre, e insieme alla sua futura sorellastra escogita un piano
per separare i genitori. Il trailer di Quel pazzo
venerdì, sempre più pazzo prepara il terreno:
manca solo una settimana al matrimonio di Anna. Il suo fidanzato,
Eric (Manny Jacinto), ha una figlia, ma i due
bambini non vanno d’accordo.
Quale modo migliore per arrivare a
un accordo se non quello di essere costretti a uno scambio di corpi
a quattro? Le ragazze giurano di usare il loro nuovo status di
“adulte” per impedire le nozze imminenti, e l’unico modo sicuro per
rompere una relazione è riunire la madre con il suo primo amore.
Sì, anche Chad Michael Murray riprende il suo
ruolo. Guarda il trailer qui sotto:
Cosa significa questo per
Quel pazzo venerdì, sempre più
pazzo
La vita delle donne Coleman è
appena diventata molto più complicata
Se pensavate che uno scambio di
corpi tra due persone fosse complicato, provate con uno tra
quattro. La figlia di Eric, Lily (Sophia Hammons), finisce nel
corpo di Tess (Jamie
Lee Curtis), mentre la figlia di Anna, Harper (Julia
Butters), si scambia con sua madre. La posta in gioco è sicuramente
più alta questa volta. Sì, Anna sta per sposarsi, proprio come sua
madre quando era adolescente, ma c’è una differenza fondamentale:
Anna non ha mai avuto un complice. Harper e Lily potrebbero causare
danni seri mentre sono intrappolate nei corpi di Anna e Tess, a
patto che riescano a coordinarsi.
Il nuovo trailer di Quel
pazzo venerdì, sempre più pazzo, l’atteso sequel
del classico Disney interpretato da Jamie Lee Curtis e Lindsay
Lohan. Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo
arriverà nelle sale italiane il 6 agosto.
Nel film, Curtis e
Lohan tornano nel ruolo di Tess e Anna Coleman. La
storia riprende anni dopo che Tess (Curtis) e Anna (Lohan) hanno
attraversato una crisi di identità. Anna ha ora una figlia e una
futura figliastra. Mentre affrontano la moltitudine di sfide che si
presentano quando due famiglie si uniscono, Tess e Anna scoprono
che la fortuna potrebbe davvero colpire due volte.
Quel pazzo venerdì, sempre più
pazzo è diretto da Nisha Ganatra e basato sul libro “A
ciascuno il suo corpo” di Mary Rodgers. Il film, interpretato anche
da Julia Butters, Sophia Hammons, Manny Jacinto, Maitreyi
Ramakrishnan, Rosalind Chao, Chad Michael Murray, Vanessa Bayer e
Mark Harmon, è prodotto da Kristin Burr, p.g.a., Andrew Gunn,
p.g.a., e Jamie Lee Curtis. Nathan Kelly, Ann Marie Sanderlin
e Lindsay Lohan sono i produttori esecutivi.
La regista di Quel
pazzo venerdì, sempre più pazzo, Nisha
Ganatra, rivela che il prossimo sequel risolverà un
problema evidente del film originale. Uscito nel 2003, Quel
pazzo venerdì vede Jamie Lee Curtis e Lindsay
Lohan nei panni di una madre e una figlia costrette ad
andare d’accordo dopo essersi scambiate inavvertitamente i corpi.
Curtis e Lohan tornano a guidare il cast del sequel,
rispettivamente nei panni di Tess e Anna, ma il film introdurrà
ancora più scambi di corpo, con il coinvolgimento anche di una
figlia e di una figliastra.
Sebbene l’elemento dello scambio di
corpo ritorni con forza in Quel
pazzo venerdì, sempre più pazzo, Ganatra rivela
in un’intervista a EW che un elemento che non tornerà dal
film del 2003 sono gli stereotipi asiatici. Parlando della
rappresentazione asiatica nel film precedente, Ganatra definisce
“complicato” affrontare il problema proprio per quanto
fosse “amato” l’originale. Ma lei chiarisce la sua
posizione, dicendo: “c’erano alcuni stereotipi che erano
offensivi“.
“Ricordo di averlo guardato e di
essermi sentita combattuta, soprattutto per la rappresentazione
asiatica, e anche per la colonna sonora utilizzata [nelle scene al
ristorante]. È un argomento che ho sollevato subito durante i miei
primi incontri con i produttori. C’è stato un momento durante la
presentazione in cui ho pensato: ‘rappresentazione asiatica
problematica!'”
La star Manny
Jacinto, che interpreta Eric, il futuro marito di Anna,
nel sequel, ammette di aver avuto “preoccupazioni”
sull’idea di unirsi al film a causa di come il primo film
rappresentava i suoi due personaggi asiatici:
“Quando ho pensato di
partecipare, ricordo di aver visto il primo Quel pazzo venerdì e di
aver pensato: questo non è invecchiato molto bene, considerando la
diversità dei personaggi. Conoscendo Nisha e parlando con altre
persone della nostra cerchia, sapevo che avevamo un capitano molto
consapevole di quegli archetipi, o di quelle problematiche
presentate nel primo film. Mi sono sentito molto ben
accolto.”
Ganatra conferma che sia Pei-Pei
(Rosalind Chao) che sua madre (Lucille
Soong) torneranno in Quel
pazzo venerdì, sempre più pazzo, ma questa volta
le cose saranno diverse. Riguardo al ritorno dei personaggi, il
regista afferma: “Dovevamo al pubblico che questa volta le cose
andassero bene”. Per quanto riguarda il ruolo di Pei-Pei e sua
madre nel film, Ganatra e lo sceneggiatore Jordan Weiss hanno
incluso “alcuni momenti davvero divertenti“, tra cui una
scena di dialogo esilarante. Come riassume Ganatra: “Pensi che
non abbia niente di meglio da fare che risolvere i tuoi
problemi?”.
Quel
pazzo venerdì, sempre più pazzo include anche una
battuta di Anna sul suo desiderio di intrecciare i capelli “in
un modo non culturalmente appropriato“, a dimostrazione
dell’attenzione prestata alla rappresentazione nel film. Ganatra
sottolinea che tali inclusioni sono “piccoli momenti che non
tradiscono questo film, ma sono stati soddisfacenti per chi ha
trovato dolorosi alcuni momenti nel precedente“. Ecco i
commenti finali di Ganatra e Jacinto sulla questione:
Ganatra: “Era un’epoca diversa e
non è stato fatto intenzionalmente [nel film del 2003], ma è una
cosa reale. È qualcosa di cui io, essendo asiatica, ero molto
consapevole.”
Jacinto: “Non so se sarebbe
stato lo stesso o se avrebbe avuto lo stesso cuore e fascino se
fosse stato un regista diverso. Lei è molto concreta e reale, ma
anche affascinante e divertente. È un confine sottile da tenere in
considerazione, e lei lo percorre molto bene.”
Nel film, Curtis e
Lohan tornano nel ruolo di Tess e Anna Coleman. La
storia riprende anni dopo che Tess (Curtis) e Anna (Lohan) hanno
attraversato una crisi di identità. Anna ha ora una figlia e una
futura figliastra. Mentre affrontano la moltitudine di sfide che si
presentano quando due famiglie si uniscono, Tess e Anna scoprono
che la fortuna potrebbe davvero colpire due volte.
Quel
pazzo venerdì, sempre più pazzo è diretto da
Nisha Ganatra e basato sul libro “A ciascuno il suo corpo” di Mary
Rodgers. Il film, interpretato anche da Julia Butters, Sophia
Hammons, Manny Jacinto, Maitreyi Ramakrishnan, Rosalind Chao, Chad
Michael Murray, Vanessa Bayer e Mark Harmon, è prodotto da Kristin
Burr, p.g.a., Andrew Gunn, p.g.a., e Jamie Lee Curtis. Nathan
Kelly, Ann Marie Sanderlin e Lindsay Lohan sono i produttori
esecutivi.
Ventidue anni dopo
l’uscita del primo Quel pazzo venerdì (2003),
Lindsay Lohan e
Jamie Lee Curtis tornano nei ruoli iconici di Anna e
Tess Coleman in Quel pazzo venerdì – sempre più
pazzo, diretto da Nisha Ganatra. In un
panorama cinematografico spesso dominato da sequel stanchi e privi
di verve, questo nuovo
capitolo dimostra che, con il giusto equilibrio tra nostalgia,
contemporaneità e attenzione all’aspetto emotivo dei personaggi,
anche una commedia familiare può sorprendere. L’alchimia tra Lohan
e Curtis è rimasta intatta, capace di trascinare lo spettatore in
un viaggio esilarante, che non ha paura di sembrare goffo, che
tocca le corde più profonde del rapporto genitori-figli e della
complessità delle famiglie moderne.
Quel pazzo venerdì
– sempre più pazzo: un caos a quattro corpi
Se il primo film giocava
sulla dinamica madre-figlia attraverso un semplice scambio di
corpi, Freakier Friday – come è stato presentato al
pubblico internazionale – alza l’asticella: non più due, ma ben
quattro personaggi si ritrovano intrappolati in corpi
altrui. Anna ora è madre di una figlia e ha una futura figliastra:
la convivenza delle due famiglie in fase di fusione si complica
ulteriormente quando un nuovo “incantesimo” scaglia madre, figlia,
figliastra e nonna in un vortice di identità confuse. Il risultato?
Un’esplosione di comicità slapstick, momenti imbarazzanti giocati
con consapevole ironia fondati sul contrasto tra età e ruoli, e di
nuovo la riflessione, presa in prestito dal film originale, sul
valore dell’empatia e della comprensione reciproca.
Le gag funzionano grazie
a un perfetto equilibrio tra comicità fisica, situazioni
paradossali e una scrittura che non dimentica mai l’emozione.
Lohan e Curtis si divertono visibilmente a calarsi
nei panni delle altre generazioni, con risultati a tratti
irresistibili: Curtis nei panni di una tredicenne è una gioia
contagiosa, e con Lohan riescono a dare profondità e credibilità
anche alle situazioni più assurde. La comicità nasce spesso dal
puro imbarazzo, ma mai a scapito dei personaggi, che mantengono la
loro dignità emotiva anche nei momenti più deliranti.
Una regia consapevole
del proprio tono
La regista Nisha
Ganatra dirige con mano sicura, scegliendo un tono scanzonato e
mai superficiale. La messa in scena è sfrutta in maniera
intelligente del montaggio nei momenti di maggiore caos e una
colonna sonora frizzante che guarda più al senso di nostalgia che
alla contemporaneità. E allo stesso modo fotografia vivace e
differenziare i punti di vista dei personaggi, mentre alcune
trovate registiche – come gli specchi e gli sguardi fuori campo –
accentuano il senso di spaesamento che accompagna lo scambio di
corpi. La regia abbraccia l’assurdità della premessa,
valorizzandola con un tono coerente e familiare.
Il cast di supporto
brilla
Oltre al duo
protagonista, il film si arricchisce di un cast corale ben gestito:
Julia Butters e Sophia Hammons nei ruoli della figlia
e della futura figliastra di Anna portano freschezza e autenticità,
mentre Manny Jacinto (già amatissimo dal pubblico di
The Good Place) si conferma una presenza
scenica irresistibile, capace di rubare la scena anche con pochi
dialoghi. Tra i ritorni graditi c’è anche Chad Michael
Murray, che offre una nostalgica continuità con il primo film,
e Mark Harmon, che appare per poche pose.
Nostalgia ben dosata e
nuovi spunti
Uno dei meriti maggiori
di Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo è il modo in
cui riesce a omaggiare il film originale senza limitarsi a
replicarne la formula. I riferimenti al passato sono numerosi –
dagli oggetti di scena alle battute – ma mai invadenti. La storia
si evolve, portando in scena tematiche più attuali come la gestione
delle famiglie allargate, l’ansia generazionale, il bisogno di
riconoscersi e accettarsi nelle proprie imperfezioni. Senza farsi
pretenzioso e senza prendersi troppo sul serio, il film si fa
carico di un messaggio potente: per capirsi davvero, a volte
bisogna mettersi nei panni dell’altro.
Quel pazzo venerdì
– sempre più pazzo è più di un semplice sequel: è una
lettera d’amore ai fan del primo film e un’intelligente
reinvenzione del suo messaggio centrale. Il risultato è un film
capace di parlare a più generazioni contemporaneamente. Perfetto
per una serata in famiglia, ma anche per chi ha amato il film del
2003 e vuole ritrovare quell’alchimia unica tra Lohan e Curtis,
oggi ancora più matura, intensa e divertente. Una “freaky” sorpresa
di fine estate che, non sapevamo di volere — ma che ora siamo
felici di avere.
Lindsay Lohan e
Jamie Lee Curtis analizzano il finale di Quel
pazzo venerdì – sempre più pazzo. Sebbene la storia di
Quel pazzo venerdì, originariamente un
libro, sia stata adattata diverse volte, il suo capitolo più
recente è Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo, che
è un sequel diretto della versione del 2003, in cui si alza la
posta in gioco con più personaggi e scambi di corpi.
Quel pazzo venerdì – sempre
più pazzo è stato finora ben accolto, ottenendo un
Tomatometro del 72% su Rotten Tomatoes. I fan lo hanno apprezzato
ancora di più, assegnando al film un Popcornmetro del 93%. Quel
pazzo venerdì ha anche incassato la notevole cifra di 43,8 milioni
di dollari al botteghino finora, un ottimo inizio per un reboot di
una commedia cinematografica.
Tramite Entertainment
Weekly, Curtis e Lohan hanno spiegato il finale di Quel
pazzo venerdì – sempre più pazzo. Lohan ha interpretato il
finale come “un momento in cui i loro due mondi possono
coesistere“, riferendosi ad Anna (Lohan) e a sua figlia Harper
(Julia Butters). Curtis ha espresso la sua
commozione per la scelta della canzone nel finale, dicendo che è
“il motivo per cui si va al cinema“.
Anche la regista di Quel pazzo
venerdì – sempre più pazzo, Nisha Ganatra,
è intervenuta riguardo all’esperienza di Lily (Sophia
Hammons) nella conclusione. Pensa che ciò che alla fine
“spacca tutto” sia quando Lily realizza che i Coleman, uniti a suo
padre (Manny Jacinto), sono la sua vera famiglia.
Ecco le citazioni complete qui sotto:
Lindsay Lohan:Penso che sia un momento in cui i loro due mondi possono
coesistere. Sua madre può ancora realizzare i suoi sogni, e sua
figlia può ancora far parte di quei sogni, e possono vivere
insieme, perché sono una cosa sola. Lei viene da sua madre. Possono
affrontare qualsiasi tempesta. Qualunque novità cambierà la loro
vita, dare vita a questa nuova famiglia, è possibile. Tutto ciò di
cui hanno bisogno è l’uno dell’altra. Questo è il tassello mancante
che non hanno riconosciuto per tutto il tempo.
Jamie Lee Curtis: Ricordo la prima volta che ho
letto, quando dice che la canzone non parla di Jake [Chad Michael
Murray], e poi l’ho ascoltata. È molto toccante. È il motivo per
cui vai al cinema, è il motivo per cui vai a vedere un film Disney.
Avere un momento in cui all’improvviso ti avvicini e stringi la
mano alla persona seduta accanto a te, che sia tua madre, tua
nonna, un’amica… Ne sarai commosso.
Nisha Ganatra:
Quando Lily si rende conto che questa è la sua famiglia, è
quello che apre tutto. C’era bisogno di quel momento in cui tutti
vedevano l’altro per quello che era e lo accettavano per quello che
era. È allora che tutto torna a posto. Sembrava che tutti avessero
bisogno di quel momento in cui vedevano l’altro.
Qual è il vero
significato di Quel pazzo venerdì – sempre più
pazzo?
Come Anna e Tess (Curtis) ricordano
utilmente al pubblico nel film, sono riuscite a cancellare la loro
prima esperienza di scambio di corpo quando hanno imparato a
comprendersi meglio. Il personaggio sensitivo di Vanessa
Bayer suggerisce che qualcosa di simile dovrà accadere
affinché questo scambio a quattro venga invertito, citando un
enigma che richiede loro di “cambiare i cuori che sanno essere
sbagliati“.
Il significato di questa frase può
essere interpretato come il processo che ogni personaggio deve
attraversare per cambiare il proprio cuore e vedere veramente
l’altra persona, come dice la citazione di Ganatra. Nel finale di
Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo, Tess e Lily
attraversano per prime questa evoluzione, con Lily che si rende
conto che non avrebbe dovuto cercare di distruggere il matrimonio
di suo padre e che potrebbe essere felice rimanendo a Los Angeles
con i Coleman.
Con Tess e Lily convinte che le cose
possano funzionare, gli ultimi cuori a cambiare sono quelli di
Harper e Anna. Inizialmente Harper era furiosa perché sua madre
l’aveva costretta a trasferirsi a Londra, ma sapere che sarebbero
rimaste a Los Angeles e che avrebbero avuto un “vincolo” con sua
madre la aiuta anche a cambiare idea.
Nella
nostra recensione di Quel pazzo venerdì – sempre più
pazzo abbiamo scritto: “Quel pazzo venerdì –
sempre più pazzo è più di un semplice sequel: è una lettera
d’amore ai fan del primo film e un’intelligente reinvenzione del
suo messaggio centrale. Il risultato è un film capace di parlare a
più generazioni contemporaneamente. Perfetto per una serata in
famiglia, ma anche per chi ha amato il film del 2003 e vuole
ritrovare quell’alchimia unica tra Lohan e Curtis, oggi ancora più
matura, intensa e divertente. Una “freaky” sorpresa di fine estate
che, non sapevamo di volere — ma che ora siamo felici di
avere.”
Dopo anni di voci e aggiornamenti,
Quel pazzo venerdì 2 è ufficialmente pronto: THR
riporta che la Disney ha scelto un regista per il
tanto atteso sequel.
Secondo un nuovo rapporto,
Nisha Ganatra (che ha diretto gli ultimi episodi
della miniserie Welcome to Chippendales di Hulu) è stata
incaricata di dirigere il prossimo film. Le star Jamie Lee Curtis e Lindsay
Lohan sono in trattative per riprendere i loro ruoli di
madre e figlia, anche se non c’è ancora nulla di ufficiale.
Le voci su Quel pazzo
venerdì 2, un sequel di Quel pazzo
venerdì si rincorrono da qualche anno, e l’ultimo
aggiornamento arriva dalla Lohan. All’inizio del mese,
l’attrice ha lasciato intendere che un sequel era in fase di
sviluppo, ma che non era stata fissata una vera e propria
tempistica.
Quel pazzo
venerdì è stato un grande successo quando è uscito nel
2003.
Sono passati quasi 20 anni da
quando Quel pazzo venerdì è uscito nelle sale nel
2003. Oltre a ricevere recensioni positive, il film fu anche un
successo al botteghino con un incasso mondiale di oltre 160 milioni
di dollari a fronte di un budget dichiarato di 26 milioni.
Diretto da Mark Waters da una
sceneggiatura scritta da Heather Hach e Leslie Down. Il film è
incentrato sul legame tra una madre e la figlia ribelle. Dopo aver
discusso di nuovo, i due si trovano improvvisamente in una
situazione incredibile, quando si scambiano i corpi.
Il film del 2003 è interpretato da
Jamie Lee Curtis, Lohan, Chad Michael
Murray, Mark Harmon, Stephen Tobolowsky, Rosalind Chao e
altri. È basato sull’omonimo romanzo di Mary Rodgers del 1972.
Questa versione ha segnato il terzo adattamento Disney della storia
classica.
Guarda la terza clip del
film Quel momento
imbarazzante, distribuito da
Notorious Pictures ed in uscita nelle sale il prossimo 28
Agosto. La Regia è di TOM
GORMICAN e nel cast troviamo Zac
Efron, Miles Teller, Michael B.
Jordan e Imogen Poots.
In
occasione del lancio del film Quel momento
imbarazzante con Zac Efron e Imogen Poots,
Notorious Pictures coinvolge la rete in un divertente gioco social
a colpi di momenti imbarazzanti. Partecipare è semplice: basta
raccontare un proprio aneddoto divertente su Twitter e Instagram,
aggiungendo a scelta una foto o solo testo, inserire
l’hashtag #Quel MomentoImbarazzante e chiedere ai proprio amici di
retwittare, cliccare preferito o fare il like. Ogni
settimana, l’utente che grazie al totale delle interazioni avrà
scalato la classifica sarà premiato con la diffusione del proprio
momento imbarazzante su tutti i canali social di Notorious.
Tutti i contenuti saranno raccolti
sul minisito del film: www.quelmomentoimbarazzante.it dove
sono disponibili il trailer, la gallery e le curiosità sul
film.
Di seguito trovere il trailer, la
sinossi, le clip e le foto mentre in allegato un piccolo pressbook
e la Locandina:
Sinossi: Tre
migliori amici si fanno una promessa: quella di restare tutti
single. Hanno infatti timore che le relazioni serie possano
annullare le loro personalitaÌ e far cambiare il loro rapporto di
amicizia. Nel momento in cui meno se lo aspettano peroÌ tre ragazze
gli faranno cambiare idea.
Una commedia esilarante campione di incassi in USA piena di
imperdibili momenti imbarazzanti con Zac Efron, Michael B. Jordan
(Chronicle), Miles Teller (Project X – Una festa che
spacca) e Imogen Poots (Non buttiamoci giuÌ).
Arriva in Italia la divertente
commedia Quel Momento Imbarazzante con Zac
Efron,
Miles Teller e
Michael B. Jordan per la regia di Tom
Gormican e distribuito dalla Notorius
Picture.
Quel momento
imbarazzante… in cui la relazione è ad un punto di stallo.
Stiamo insieme o no? E’ questa la domanda che da lo slancio per il
film, che segue le vicende di tre amici che si trovano in quel
momento della loro vita in cui non vogliono una relazione seria. In
realtà uno di loro la vorrebbe, e ce l’aveva già. Quando Mikey
(Michael
B. Jordan) viene tradito e lasciato dalla moglie,
sposata subito dopo il college, Jason (Zac Efron)
e Daniel (Miles
Teller) decidono che per stargli vicino devono
stringere un patto e rimanere single pensando solo a divertirsi. E
loro sanno come divertirsi! Peccato che la sera stessa Jason
incontra Ellie (Imogene
Poots), e capisce subito che lei ha qualcosa di
speciale e che gli renderà molto difficile mantenere la promessa
fatta!
Con un linguaggio semplice e
divertente, Gormican propone dei personaggi molto credibili: amici
che potrebbero essere i nostri, ragazzi che vorremmo frequentare.
Tra equivoci, battute da spogliatoio, e freschezza la trama decolla
oltre a quel tema indicato dal titolo, esplorando molti aspetti dei
rapporti umani e dell’imprevedibilità della vita (sempre della
serie “quando meno te lo aspetti”). Sarà l’ambientazione New
Yorkese, ma Jason, Daniel e Mikey fanno inevitabilmente pensare
alle ragazze di Sex & The City, raccontandosi davanti ad un pranzo,
ormai rituale di confessione.
Zac Efron
esplora la sua vena comica (oltre che a spogliarsi in più di una
scena, cosa che gli ha fatto vincere a gli Mtv Movie
Awards Best Shirtless Performance), spalleggiato da due
degli attori più promettenti del momento. Michael B. Jordan, protagonista
dell’acclamato Fruitvale Station e Miles Teller, visto in Divergent e The
Spectacular Now: entrambi li ritroveremo nel remake de I Fantastici
Quattro. Insomma tre attori che rappresentano la nuova generazione
di Hollywood e che in questo film rappresentano la nuova
generazione di maschio sotto ai 30: in una parola “inaffidabile”. A
bilanciare tutto questo testosterone, Imogene Poots (Need for Speed e Non Buttiamoci
Giù) che si conferma un attrice brillante e simpatica e
Sopravvissuto – The Martian, attrice di teatro di origine
canadese.
Di cliché ce ne sono parecchi, e le
situazioni surreali si sprecano ( la tanto anticipata scena di nudo
di Zac Efron in bagno è ovviamente una di queste, ma ve lo
garantiamo, ne vale la pena!), ma in Quel Momento
Imbarazzante si ride dall’inizio alla fine senza scadere
nel volgare e più di una volta vi ritroverete nelle situazioni e
scelte sbagliate dei personaggi tanto da volergli bene come se
fossero amici. Al cinema dal 28 Agosto.
Primo
trailer italiano per la commedia di Tom Gormican Quel
Momento Imbarazzante (sua opera prima sia come
regista che come
sceneggiatore), film
che vede Miles Teller, Zac Efron e Michael B. Jordan cimentarsi
in ruoli comici.
La trama del film, ambientato a New
York, è ovviamente semplicissima. Tre migliori amici si fanno una
promessa: quella di restare tutti single. Hanno infatti timore che
le relazioni serie possano annullare le loro personalità e far
cambiare l’armonia delle loro amicizie. Va da sé che tre ragazze
faranno cambiare loro idea, non senza qualche difficoltà e
incomprensione.
Il film sarà nelle sale italiane il
28 agosto, nel frattempo potete godervi il trailer direttamente qua
sotto
Due nuove
clip in italiano per la commedia di Tom
Gormican Quel Momento Imbarazzante (sua
opera prima sia come regista che come
sceneggiatore), film
che vede Miles Teller, Zac Efron e Michael B. Jordan cimentarsi
in ruoli comici.
La trama del film, ambientato a New
York, è ovviamente semplicissima. Tre migliori amici si fanno una
promessa: quella di restare tutti single. Hanno infatti timore che
le relazioni serie possano annullare le loro personalità e far
cambiare l’armonia delle loro amicizie. Va da sé che tre ragazze
faranno cambiare loro idea, non senza qualche difficoltà e
incomprensione.
Il film uscirà nelle sale italiane
il 28 agosto
In occasione del lancio del
film Quel momento
imbarazzante con Zac Efron e Imogen Poots,
Notorious Pictures coinvolge la rete in un divertente gioco social
a colpi di momenti imbarazzanti. Partecipare è semplice: basta
raccontare un proprio aneddoto divertente su Twitter e Instagram,
aggiungendo a scelta una foto o solo testo, inserire
l’hashtag #Quel MomentoImbarazzante e chiedere ai proprio amici di
retwittare, cliccare preferito o fare il like. Ogni
settimana, l’utente che grazie al totale delle interazioni avrà
scalato la classifica sarà premiato con la diffusione del proprio
momento imbarazzante su tutti i canali social di Notorious.
Tutti i contenuti saranno raccolti
sul minisito del film: www.quelmomentoimbarazzante.it dove
sono disponibili il trailer, la gallery e le curiosità sul
film.
Di seguito trovere il trailer, la
sinossi, le clip e le foto mentre in allegato un piccolo pressbook
e la Locandina:
Sinossi: Tre
migliori amici si fanno una promessa: quella di restare tutti
single. Hanno infatti timore che le relazioni serie possano
annullare le loro personalitaÌ e far cambiare il loro rapporto di
amicizia. Nel momento in cui meno se lo aspettano peroÌ tre ragazze
gli faranno cambiare idea.
Una commedia esilarante campione di
incassi in USA piena di imperdibili momenti imbarazzanti con Zac
Efron, Michael B. Jordan (Chronicle), Miles Teller
(Project X – Una festa che spacca) e Imogen Poots (Non
buttiamoci giuÌ).
Prime cip
in italiano per la commedia di Tom
Gormican Quel Momento Imbarazzante (sua
opera prima sia come regista che come
sceneggiatore), film
che vede Miles Teller, Zac Efron e Michael B. Jordan cimentarsi
in ruoli comici.
La trama del film, ambientato a New York, è ovviamente
semplicissima. Tre migliori amici si fanno una promessa: quella di
restare tutti single. Hanno infatti timore che le relazioni serie
possano annullare le loro personalità e far cambiare l’armonia
delle loro amicizie. Va da sé che tre ragazze faranno cambiare loro
idea, non senza qualche difficoltà e incomprensione.
Quel maledetto Treno
Blindato è il film cult di Enzo G.
Castellari con protagonisti nel cast Bo
Svenson, Peter Hooten, Fred Williamson, Michael Pergolani
e Jackie Basehart.
La Trama del
film: uscito in Italia con l’improbabile titolo
Quel Maledetto Treno Blindato, il film racconta le
vicende di un gruppo di soldati destinati alla fucilazione,
nell’Europa del 1944: il disertore Berle, il ladruncolo Nick
Colasanti, “L’assassino” Fred, l’ammutinato Tony e il tenente
Yeager, che si è rifiutato di adempiere a degli ordini; questo
manipolo è destinato ad una tragica fine, ma una gomma forata e
l’opportunità di scappare restituisce loro la speranza di passare
il confine e stabilirsi in Svizzera.
Quel maledetto Treno Blindato il
cult di Enzo G. Castellari
Il “Castellari- pensiero”
può essere riassunto con una sua massima: un buon film si riconosce
a partire dal titolo. Se il titolo provoca nello spettatore
reazioni di stupore e curiosità allora funziona. Una delle sue
pellicole più note ha un titolo che sicuramente desta queste
sensazioni: The Inglorious Bastards, i
Bastardi senza Gloria del titolo, incuriosiscono per il loro
improbabile e chiassoso assortimento, che regala ad un film-
prevalentemente di guerra- un gusto per la narrazione del tutto
diverso, che lo rende diverso da tutto quello che era stato girato
fino a quel momento (siamo nel 1978).
Quel maledetto Treno
Blindato è un film di guerra atipico proprio per via dei
suoi protagonisti: improbabili, chiassosi, recalcitranti, ecco
perché nel 2009 Quentin Tarantino dichiarerà di essersi-
palesemente!- ispirato alla pellicola di Castellari per realizzare
il suo Bastardi Senza Gloria, che non si
tratta di un remake dell’originale bensì di una personale
reinterpretazione del regista che omaggia un cult dimenticato, a
partire dal titolo. Tarantino già in altre pellicole precedenti
aveva omaggiato Castellari e il suo mondo “Bastardo”, facendolo
balzare nuovamente agli onori della cronaca cinefila.
Quel Maledetto Treno
Blindato si delinea come un prodotto “fumettoso”,
grazie pure al costante intercalare del personaggio di Nick
(“Gulp!”) che rende il personaggio caratteristico e allo stesso
tempo lo iscrive in un piano d’eccesso supportato dalle immagini
rutilanti e dalle situazioni “al limite della credibilità”: cult
dimenticato per anni e tornato alla ribalta da troppo poco tempo,
in realtà si configura come uno degli esempi più sfavillanti di
War Movie riletto in chiave anni ’70, grazie pure alla
sceneggiatura firmata anche da Sergio Grieco, che
nel corso della sua carriera ha realizzato numerosi Western
e poliziotteschi memorabili (soprattutto per gli appassionati
cultori del genere) tra i quali La Belva Col
Mitra (1977).
Nonostante la regia imperfetta e le
sviste tecniche disseminate in ogni inquadratura-e che rendono il
film proprio un prodotto di genere del suo tempo- tutti questi
elementi rendono Inglorious Bastards un
memorabile tentativo di contaminazione i generi nella suggestiva
cornice dei seventies.
Dopo lo straordinario successo di
Pieces of a Woman, premiato a Venezia e
candidato all’Oscar, arriva in Italia il nuovo film diretto da
Kornél Mundruczó, Quel Giorno tu Sarai, sempre scritto da Kata
Wéber e prodotto da Martin Scorsese, Già
applaudito fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes, il film aprirà in
anteprima il 33. Trieste Film Festival e
uscirà al cinema il 27 gennaio, Giorno della Memoria,
distribuito da Teodora.
Protagonista del film è una famiglia
che attraverso tre generazioni si confronta con l’eredità della
Shoah, dalla nascita miracolosa di Éva in un campo di
concentramento fino alla vita quotidiana del nipote Jonas e di sua
madre nella Berlino multietnica di oggi. Ispirandosi a eventi
realmente accaduti, Mundruczó e Wéber realizzano una riflessione
potente sulla memoria e l’identità, anche grazie a un cast
formidabile e a una messinscena che lascia a bocca aperta per i
suoi incredibili piani sequenza.
“Ogni nuovo film di Mundruczó e
Wéber“, ha dichiarato Scorsese, “arriva come un salutare
shock per gli spettatori e per chi fa cinema: si tratta di due
autori che non smettono mai di avventurarsi in territori
inesplorati. Con Quel giorno tu sarai riescono a
drammatizzare il movimento stesso del tempo, il modo in cui
ricordiamo e il modo in cui dimentichiamo“.
Dopo lo straordinario successo di
Pieces of a Woman, premiato a Venezia e
candidato all’Oscar, arriva in Italia il nuovo film diretto da
Kornél Mundruczó, Quel Giorno tu
Sarai, sempre scritto da Kata Wéber e
prodotto da Martin Scorsese, Già applaudito fuori
concorso all’ultimo Festival di Cannes, il film aprirà in
anteprima il 33. Trieste Film Festival e uscirà al cinema il 27
gennaio, Giorno della Memoria, distribuito da Teodora.
Protagonista del film è una famiglia
che attraverso tre generazioni si confronta con l’eredità della
Shoah, dalla nascita miracolosa di Éva in un campo di
concentramento fino alla vita quotidiana del nipote Jonas e di sua
madre nella Berlino multietnica di oggi. Ispirandosi a eventi
realmente accaduti, Mundruczó e Wéber realizzano una riflessione
potente sulla memoria e l’identità, anche grazie a un cast
formidabile e a una messinscena che lascia a bocca aperta per i
suoi incredibili piani sequenza.
“Ogni nuovo film di Mundruczó e
Wéber“, ha dichiarato Scorsese, “arriva come un salutare
shock per gli spettatori e per chi fa cinema: si tratta di due
autori che non smettono mai di avventurarsi in territori
inesplorati. Con Quel giorno tu sarai riescono a
drammatizzare il movimento stesso del tempo, il modo in cui
ricordiamo e il modo in cui dimentichiamo“.
Officine UBU annuncia
l’arrivo nei cinema italiani a partire dal 30 maggio di
Quel Giorno d’Estate, scritto e diretto da
Mikhaël Hers e interpretato da Vincent
Lacoste, Stacy Martin, Ophelia
Kolb, Greta Scacchi e, per la prima volta sul
grande schermo, la giovanissima Isaure Multrier.
Presentato alla Mostra
Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione
Orizzonti, il film narra con tatto e delicatezza la storia
di David, un giovane che si ritrova a occuparsi della nipotina
Amanda dopo la morte della sorella a seguito di un attentato
terroristico a Parigi. David e la piccola Amanda dovranno
affrontare un percorso di rinascita per ristabilire l’equilibrio
spezzato dall’evento che ha sconvolto le loro vite. Il film dipinge
un ritratto della gioventù parigina di oggi, questa inafferrabile
“generazione Bataclan” che è stata oggetto di numerosi dibattiti
dopo gli attentati del 13 novembre 2015.
In Quel Giorno
d’Estate Mikhaël Hers tratta, con un approccio
universale ed equilibrato, questioni essenziali sull’esistenza
umana, toccando temi come la perdita, il dolore, le relazioni
sociali, la famiglia e l’amicizia. QUEL GIORNO
D’ESTATE sarà distribuito nei cinema a partire
dal 30 maggio da Officine UBU.
David vive a Parigi, dove sbarca
il lunario con piccoli lavoretti occasionali. L’unico contatto
familiare è rappresentato dallo stretto legame con la sorella
Sandrine e la nipotina di 7 anni Amanda, cresciuta senza un padre.
Durante l’estate David incontra Lena, appena trasferitasi a Parigi,
e tra i due nasce presto un amore. Quando tutto sembra andare per
il meglio le loro vite vengono sconvolte da un attacco terroristico
nel cuore di Parigi, nel quale Sandrine perde la vita. Oltre a
dover affrontare lo shock e il dolore della perdita, David deve ora
prendersi cura della giovane nipote Amanda e trovare, insieme a
Lena, una nuova serenità per ricominciare, insieme, a
vivere.
Greg (Thomas Mann)
è un adolescente all’ultimo anno di liceo, in-certo sul futuro e
schivo dalle relazioni sociali -perfino il suo mi-gliore amico Earl
(RJ Cyler), con la quale si diverte a creare
diver-tentissimi corti parodistici sui classici del cinema, viene
rinominato “collega”- sopravvivendo tramite una maschera di cinismo
e iro-nia. Quando la madre lo costringerà a passare del tempo con
Rachel (Olivia Cooke), una ragazza affetta da
leucemia, i piani di Greg prenderanno una piega inaspettata.
Per quanto dire che si tratta di una
pellicola in “stile Sundace” ri-sulterebbe approssimativo ma non
errato -siamo comunque al co-spetto del vincitore dell’ultimo
Sundance Film Festival- bisogna preci-sare quanto seppur rischiando
di cadere in cliché tipici, quest’etichetta la definisce in parte:
senza incanalarsi nel filone del teen movie (quindi non come vuole
sviarci il titolo italiano), Quel fantastico peggior anno della mia
vita non rinuncia a commuovere pur affrontando il rischio di una
prevedibile retorica sulla malattia.
Motivo per cui Greg fin
da subito infrange il patto stipulato con lo spettatore, condisce
qualsiasi situazione con ironia e monologhi surreali e Rachel -la
dying girl del titolo originale- non è da meno ad assecondarlo,
creando un’alchimia dove lo spettatore non può far altro che
toccare con mano la genesi di un rapporto – non d’amore, è il caso
di specificarlo e Greg ci tiene particolarmente- costruito da un
Alfonso Gomez-Rejon, veterano assistente di Scorsese, che assembla
meticolosamente toni ed equilibri. Il merito è anche di due
interpreti giovanissimi ma di straordinaria bravura quali Thomas
Mann e Olivia Cooke.
Inoltre è un chiaro omaggio dal
tratto amatoriale, al cinema in tutto e per tutto: lo si nota per
le inquadrature andersoniane, le divisioni in capitoli tipiche di
Tarantino, siparietti in stop motion, adorabili corti parodistici
come “A sockwork orange”, scaturiti dal-la sconfinata immaginazione
dei protagonisti e spezzoni di film di Herzog disseminati nella
pellicola.
Quel fantastico peggior
anno della mia vita parla di un percorso di
formazione e del-la ricerca di un senso, del filo minuscolo che
lega Rachel alla sua esistenza, di un futuro imprevedibile di cui
Greg sa poco e niente, risultando una pellicola eccentrica e
sognante pur trattando un tema già ampiamente proposto come quello
della crescita perso-nale.
Un percorso malinconico ma
attraversato da sentimenti veri, dove tramite accorgimenti che
possono far storcere il naso ai più avver-si a certi vezzi
tipicamente indie, riesce agilmente a far commuo-vere -anche
costoro- senza scadere nel mediocre. Delicatissimi i brani inseriti
sul finale come “Remember me as a time of day” del gruppo post-rock
Explosion in the Sky o la colonna sonora che fa sfondo al
capolavoro visivo che è il film per Rachel, “The big ship” di Brian
Eno.
Quel che sapeva
Maisie è un adattamento cinematografico dell’omonimo
romanzo di Henry James, edito a fine anni ’80. La collaudata
accoppiata alla regia composta da Scott McGehee e
David Siegel (Suture,
I segreti del lago, Parole d’amore) si affida
all’abile e capace sceneggiatura di Carroll
Cartwright e Nancy Doyne ai quali per
primi è venuta l’idea di lavorare sul romanzo di James.
In Quel che sapeva
Maisie la piccola Maisie (Onata
Aprile) ama tantissimo i suoi genitori, peccato loro si
siano separati e non siano quelle che si potrebbero definire “due
persone consuetudinarie”. La madre di Maisie, Susanna (Julianne
Moore), è un’eccentrica rock star con manie di
persecuzione e un carattere instabile; il padre, Beale
(Steve Coogan) è un elegante quanto impegnatissimo
mercante d’arte sempre preso con i suoi viaggi di lavoro. La
piccola è costretta sua malgrado ad essere sballottata tra una casa
e l’altra e di conseguenza ad assistere alla guerra senza limiti
tra i due scapestrati genitori.
Quel che sapeva
Maisie, il film
Quel che sapeva
Maisie è un intenso racconto che allo spettatore è
mostrato, quasi sempre, attraverso gli occhi, lo sguardo della
piccola quanto incredibile protagonista interpretata splendidamente
dalla nuova stellina Onata Aprile. Una storia che non dice nulla di
particolarmente nuovo e originale, si parla di un classico caso di
“affidamento congiunto”, uno dei primi al tempo del romanzo, una
consuetudine oggi. Nonostante questo la forza del film è il
concentrarsi sui sentimenti, gli stati d’animo, le emozioni vissute
e spesso soppresse dalla piccola Maisie, vittima della follia e
della irresponsabilità degli adulti. Quello con i genitori è un
rapporto particolare, quasi inesplicabile, un amore vero e sincero
che però contrasta con l’incapacità di assicurare alla bambina una
vita ed una quotidianità anche solo vagamente normale. La
profondità di base, ricercata attraverso dialoghi semplici e una
struttura narrativa essenziale, tiene in piedi un film che emoziona
e coinvolge lo spettatore, il quale accompagna emotivamente Maisie
nella sua odissea alla ricerca della normalità. Detto di
Onata Aprile, nel film primeggiano altri ottimi interpreti su cui
ci permettiamo di elevare la notevole performance di Julianne
Moore, semplicemente stupenda nella parte dell’umorale madre
irresponsabile, a cui la Moore conferisce uno spessore incredibile
con la sua innata capacità di alternare eccessi di gioia ad altri
di ira.
Quel che sapeva
Maisie, film che uscirà nelle sale italiane a partire
dal prossimo 26 giugno, è un toccante ritratto di una società
contemporanea a volte folle e senza guide, in cui l’egocentrismo e
l’individualismo imperante si lasciano dietro, spesso, vittime
piccole ed innocenti le quali vorrebbero solo vivere una vita
normale.
Tratto dall’omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro,
premio Nobel per la letteratura, Quel che resta del giorno (1993) è uno
dei più raffinati esempi di adattamento cinematografico di un’opera
letteraria contemporanea. Diretto da James Ivory,
il film si inserisce nel solco del cinema in costume britannico
degli anni ’90, con la tipica cura per l’ambientazione
storica e la ricostruzione d’epoca, ma riesce anche a
trascendere il genere grazie alla profondità dei temi affrontati.
Ambientata principalmente negli anni Trenta e Quaranta, la storia
utilizza l’eleganza formale della cornice aristocratica inglese per
riflettere su questioni universali come la fedeltà, la repressione
dei sentimenti e il peso delle scelte morali.
Il
cuore del film è rappresentato dal cast di altissimo livello,
guidato da Anthony Hopkins e Emma Thompson, qui alla loro seconda
collaborazione dopo Casa
Howard, sempre per la regia di Ivory. Hopkins veste i panni di
Stevens, il maggiordomo che ha fatto della
dedizione e della disciplina il centro della propria esistenza,
sacrificando emozioni e desideri personali. Thompson interpreta
Miss Kenton, la governante che con la sua presenza
gentile e risoluta mette in discussione le certezze del
protagonista, incarnando una tensione emotiva mai dichiarata
apertamente. Intorno a loro si muovono figure di spicco come
James Fox e Christopher Reeve, che contribuiscono a
delineare con precisione l’intreccio tra vita privata e grandi
eventi storici.
Accolto con entusiasmo dalla critica e dal pubblico,
Quel che resta del
giorno ottenne un enorme successo anche in ambito di
premi, ricevendo otto nomination agli Oscar, tra cui miglior film,
miglior regia, miglior attore e migliore attrice protagonista. La
raffinatezza della sceneggiatura, la regia di Ivory e l’intensità
delle interpretazioni lo hanno consacrato come un classico moderno,
capace di mantenere intatta la sua forza emotiva a distanza di
decenni. Nel prosieguo di questo articolo ci concentreremo sul
significato del finale, analizzando le scelte narrative e i simboli
che rendono indimenticabile l’ultima parte del racconto.
Ambientato tra gli anni Trenta e il secondo dopoguerra,
Quel che resta del
giorno racconta la vita di Stevens
(Anthony
Hopkins), maggiordomo al servizio di Lord
Darlington (James Fox) nella sontuosa
residenza di Darlington Hall. Devoto al proprio ruolo e al codice
di condotta che impone discrezione assoluta, Stevens incarna
l’ideale del servitore perfetto, disposto a sacrificare ogni
emozione personale pur di adempiere ai suoi doveri. Accanto a lui
si inserisce la figura di Miss Kenton (Emma
Thompson), la nuova governante della casa, il cui
carattere schietto e sensibile finisce per incrinare la rigidità
del protagonista, rivelando lentamente le fragilità e i desideri
che egli tenta di reprimere.
Il
racconto si sviluppa attraverso un lungo flashback, innescato da un
viaggio compiuto da Stevens nel dopoguerra, quando l’ex maggiordomo
parte per ritrovare Miss Kenton, ormai sposata e lontana da
Darlington Hall. Durante questo itinerario, la memoria lo riporta
agli anni in cui il suo padrone, Lord Darlington, ospitava
diplomatici e uomini politici vicini alla Germania nazista, mentre
lui stesso, pur consapevole delle implicazioni morali, continuava a
mantenere un atteggiamento di cieca obbedienza. L’intreccio alterna
così i ricordi del passato alle immagini del presente, delineando
una vicenda intima e insieme storica, nella quale l’amore mancato
tra Stevens e Miss Kenton si intreccia indissolubilmente al
tramonto di un mondo aristocratico destinato a scomparire.
La
spiegazione del finale del film
Nel
terzo atto della vicenda, Stevens intraprende dunque un viaggio che
lo conduce a rivedere Miss Kenton, ormai Mrs. Benn, sposata da anni
e con una figlia adulta. L’incontro, tanto atteso, si svolge in
un’atmosfera sospesa tra nostalgia e malinconia, con i due
personaggi che ripercorrono le esperienze condivise a Darlington
Hall e i sentimenti mai espressi apertamente. La conversazione
rivela che, nonostante le difficoltà del matrimonio, Miss Kenton ha
trovato una forma di serenità nella vita costruita lontano da
Stevens, mentre lui resta intrappolato nel rimpianto di ciò che
avrebbe potuto essere.
Anthony Hopkins ed Emma Thompson nel film Quel che resta del
giorno
Il
film si chiude con il ritorno del protagonista a Darlington Hall,
ora di proprietà di un ricco americano, Mr. Lewis
(Christopher
Reeve). Nella scena finale, Stevens assiste a un
uccello rimasto intrappolato nella sala della residenza e che,
liberato da una finestra, vola via. Questo gesto, apparentemente
semplice, assume un significato simbolico, contrapponendosi alla
condizione dell’uomo, incapace di emanciparsi dal ruolo che ha
scelto e dalle emozioni soffocate per tutta la vita. La malinconia
dell’ultima inquadratura, che indugia sul volto composto di
Hopkins, sancisce la definitiva chiusura di una storia d’amore mai
vissuta e di una vita dedicata a un padrone, a scapito di se
stesso.
Il
finale di Quel che resta del giorno è la
rappresentazione di un bilancio esistenziale. Stevens incarna la
parabola di chi ha rinunciato alla libertà e ai sentimenti per un
ideale di servizio che, col tempo, si rivela vano e anacronistico.
L’incontro con Miss Kenton dimostra che la possibilità di un futuro
diverso è ormai sfumata e che il prezzo della sua fedeltà cieca a
Lord Darlington e al ruolo di maggiordomo è stato il sacrificio
della propria felicità. La liberazione dell’uccello diventa così
l’immagine contrapposta di ciò che lui non ha mai saputo fare:
scegliere di vivere davvero.
Cosa ci lascia il finale
di Quel che resta del giorno
Per lo spettatore, questa conclusione lascia una riflessione amara
ma universale sul senso delle scelte e sulla necessità di non
rinviare all’infinito la possibilità di esprimere i propri
sentimenti. Stevens rimane un personaggio emblematico perché mostra
come la dedizione assoluta, se priva di umanità, conduca alla
solitudine e al rimpianto. Ivory costruisce un epilogo che non
concede catarsi né lieto fine, ma che invita a guardare con
lucidità al valore del tempo e delle decisioni che lo riempiono,
consegnando al pubblico un’opera che resta incisa nella memoria non
solo per la sua eleganza formale, ma soprattutto per la profondità
della sua lezione emotiva e morale.
Scopri anche il finale di
questo film simile a Quel che resta del
giorno:
Medusa Film ha
diffuso il trailer ufficiale di Quel bravo
ragazzo, il film di Enrico Landro
con protagonista Herbert Ballerina dal 17 Novembre al cinema.
Quel bravo ragazzo
racconta di con Luigi Luciano (Herbert Ballerina), Tony Sperandeo,
Ninni Bruschetta, Enrico Lo Verso, Daniela Virgilio e
con Marcello Macchia (Maccio
Capatonda) ed Enrico Venti (Ivo Avido). Prodotto da
Marco Belardi per Medusa Film, il film uscirà nelle sale il
prossimo 17 novembre.
Quel bravo ragazzo:
trailer del film di Enrico Landro
La trama: Cosa succede
se un potentissimo boss mafioso sta per morire e vuole lasciare il
comando della sua spietatissima cosca a un figlio che non ha mai
riconosciuto? Ma, soprattutto, cosa succede se quel figlio è un
innocuo, ingenuo e goffo ragazzotto di 35 anni che fa il
chierichetto e che è vissuto in un orfanotrofio di un paesino del
Sud Italia?
Medusa Film Official ha diffuso i
trailer alternativi di Quel bravo ragazzo, il film
di Enrico Landro con protagonista Herbert
Ballerina dal 17 Novembre al cinema.
Di seguito invece potete vedere un backstage dal film:
Quel bravo ragazzo
racconta di con Luigi Luciano (Herbert Ballerina), Tony Sperandeo,
Ninni Bruschetta, Enrico Lo Verso, Daniela Virgilio e
con Marcello Macchia (Maccio
Capatonda) ed Enrico Venti (Ivo Avido). Prodotto da
Marco Belardi per Medusa Film, il film uscirà nelle sale il
prossimo 17 novembre.
Quel bravo ragazzo:
trailer del film di Enrico Landro
La
trama: Cosa succede se un potentissimo boss mafioso sta per morire
e vuole lasciare il comando della sua spietatissima cosca a un
figlio che non ha mai riconosciuto? Ma, soprattutto, cosa succede
se quel figlio è un innocuo, ingenuo e goffo ragazzotto di 35 anni
che fa il chierichetto e che è vissuto in un orfanotrofio di un
paesino del Sud Italia?
E’ la mezzanotte del 21
luglio 2001, 400 poliziotti sfondano le porte della scuola
elementare Armando Diaz di Genova, all’interno dell’istituto sono
presenti 93 persone e alla fine del massacro si contano 70 feriti
di cui tre in prognosi riservata e una in coma. Questo il tragico
bilancio dell’incontro tra i potenti del mondo, il G8.
Una donna, un uomo, la storia di una coppia tra
amore, complicità, equivoci, tradimenti, addii. Una storia
appassionata, unica e insieme comune, se non fosse per i nomi che
portano: Mussolini lei, Ciano lui. Lei la figlia più amata del Capo
del regime, lui lo sposo, il brillante diplomatico, l’uomo della
comunicazione e dei rapporti col mondo. Una coppia seguita,
discussa, invidiata. Due rampolli sotto i riflettori del novecento,
destinati a diventare protagonisti schiacciati da un potere molto
più grande di quello che pensavano di avere. Sono i protagonisti di
“Quei due – Edda e
Galeazzo Ciano”, il nuovo
film diWilma
Labate, prodotto
daLuce
Cinecittàcon la
collaborazione diRai
Documentari, ideato da
Beppe Attene che lo sceneggia con la regista, in onda in prima
serata su Rai Trevenerdì
3 febbraio, dopo il
successo della presentazione al Tertio Millennio Film Festival,
dove si è aggiudicato sia la Menzione speciale del Concorso che il
premio del Sindacato Critici Cinematografici per il Miglior
film.
In un gioco cinematografico affascinante “Quei
due – Edda e Galeazzo Ciano” mescola, accanto alle straordinarie
immagini dell’Archivio Luce con momenti anche privati e familiari
della coppia Edda-Galeazzo, un racconto filmico contemporaneo,
vivace e ‘pop’, che vive delle interpretazioni di due talenti
comeSilvia
D’AmicoeSimone
Liberati, in azione
all’interno di un teatro di Cinecittà, fotografati dalla lente
creativa diDaniele
Ciprì. Un racconto che
rende emotiva una storia italiana e ci avvicina ai suoi
contraddittori personaggi. Giocando con la scenografia e i costumi
contaminati dall’attualità, Edda e Galeazzo si raccontano senza
pudore grazio all’uso delle parole originali contenute nei diari
privati e nei discorsi pubblici di Galeazzo Ciano e nelle
autobiografie di Edda Mussolini. Un lavoro di tessitura che dà al
vivo le espressioni dei protagonisti, in un dialogo serrato e
coinvolgente.
Importanti i contributi
tecnico-artistici: oltre
alla fotografia di Daniele Ciprì, le musiche di Riccardo Giagni,
insieme al montaggio di Patrizia Penzo, le scenografie di Valeria
Zamagni, i costumi di Metella Raboni. Le riprese del film si sono tenute interamente
negli Studi di Cinecittà. Le parole di Galeazzo Ciano sono
tratte dal ‘Diari 1937-1943’, e dai volumi di Giordano Bruno Guerri
‘Galeazzo Ciano, Una vita’, ‘Galeazzo Ciano’ e ‘Un amore fascista.
Benito, Edda e Galeazzo’, e da ‘Ciano. L’ombra di Mussolini’ di Ray
Moseley, oltre che da interventi parlamentari. Le parole di Edda
provengono dai libri ‘La mia vita’ di Edda Ciano e Domenico
Oliveri, e ‘La mia testimonianza’. Dopo la prima serata firmata Rai Documentari su
Rai Tre, “Quei due – Edda e Galeazzo Ciano” sarà disponibile su
Raiplay.
Luce-Cinecittà – Direzione di Cinecittà spa attiva nella
distribuzione di opere prime e seconde e nella produzione di
documentari. Con una rilettura della nostra storia grazie al
materiale dell’Archivio Luce, e di indagine del presente con grandi
autori, scouting di giovani talenti, presenza nei festival
internazionali, in sala e in tv, che ne fanno una grande Casa del
cinema del reale.
Rai Documentari– Creata nel gennaio 2020, Rai Documentari è la
Direzione di riferimento all’interno dell’azienda per l’industria
del documentario. Direttore Fabrizio Zappi.
Quei bravi ragazzi
è il film culto di Martin Scorsese del 1990 con
protagonisti nel cast Ray Liotta, Robert De Niro, Joe pesci, Paul
Sorvino e Lorraine Branco.
Anno: 1990
Regia: Martin
Scorsese
Cast: Ray Liotta
(Henry Hill), Robert De Niro (Jimmy Conway), Joe Pesci (Tommy De
Vito), Paul Sorvino (Paulie Cicero), Lorraine Bracco (Kareen
Hill)
Quei bravi ragazzi, la trama
Trama: Henry Hill,
mezzosangue italo-irlandese, a tredici anni ha già le idee ben
chiare: vuole diventare un gangster, affascinato dalla vita di quei
loschi signori che vede ogni giorno sotto casa, a Brooklyn. Il
sogno presto diventa realtà, tra pallottole, rapine e amicizie
fraterne.
Quei bravi ragazzi, il
film
Analisi:
Il delitto paga bene. Titolo del libro di Nicholas
Pileggi dedicato alla vita criminale di Henry Hill che
ispira Quei Bravi Ragazzi di Martin
Scorsese (che con Pileggi ha scritto la
sceneggiatura); e, a giudicare dal positivo responso del pubblico e
della critica, anche nel corso degli anni, senz’altro anche una
massima che ben si accosta a Goodfellas –
che di delitto (e un po’ di castigo) parla – e tanti altri
fortunati gangster movie. Fatti per bene, naturalmente: non
bastano, per far parlare di sé, un paio di cadaveri e le bottiglie
di whiskey che saltano sotto i pallettoni.
Estremamente curata e godibile
in Quei Bravi Ragazzi l’idea che
fare il gangster sia una vocazione. C’è chi vuol fare il
Presidente, chi lo sgherro – affidabile, rispettato, ma sempre
sgherro: per salire, ci vuole sangue italico al 100% – della mafia
italo americana. Una vocazione, quindi, pura come (e grazie a) gli
occhioni e il viso pulito prestato da Ray Liotta a
Henry Hill (che in realtà aveva ghigno e fattezze ben meno dolci).
Il binomio aspetto simil-angelico – almeno prima degli stordimenti
cocainomani della decadenza – e ambizioni mafiose è il cavallo di
troia che sorregge il film, assieme alla voce narrante del
protagonista che assieme allo spettatore ripercorre, con interventi
lunghi e frequenti (e molto utili a Scorsese per organizzare tutto
il materiale), i capitoli della parabola del protagonista.
Ottima la
prova del citato Liotta, bene De
Niro/Jimmy Conway – che interpreta, come al solito,
Robert
De Niro: niente più, e va bene così – grandiosa quella
di Joe Pesci: complici scrittura e lavoro di
Scorsese, dona allo schermo un Tommy De Vito
terribile, violento e ridanciano. Un’icona del male, così devoto
alla mamma e alle femmine, così spietato, svitato come solo i
peggiori criminali sanno essere. Un animale agghindato che vicino
all’impiegato (che comunque ruba e spara) Henry Hill risalta come
una bestiolina a cui cercheresti la diabolica coda.
Di grande efficacia il personaggio
della signora Hill, interpretato da Lorraine
Bracco, esplosa in Goodfellas
come moglie di un gangster e tornata alla ribalta come analista del
compianto mafioso Tony Soprano. Kareen è tempestata da sentimenti
contrastanti: amore, paura, desiderio di ricchezza e di rompere con
il conformismo della sua famiglia, disprezzo verso l’incipriato
club delle mogli dei mafiosi, timore per la monotonia. E in questa
ragnatela galleggia, sfilacciandosi di un male che mai appare
immeritato.
Un film da consigliare, di fama
tuttavia un po’ gonfiata: succede, quando di mezzo ci sono
pistolettate e uomini d’onore.
Celebre per i suoi film sulla figura
e l’attività dei gangster, il regista Martin Scorsese
ha sempre raccontato attraverso di essi sentimenti e tematiche
universali come il desiderio di appartenenza, la violenza, il
tradimento e il senso di colpa. Il suo capolavoro a riguardo è
senza dubbio Quei bravi ragazzi (qui la recensione), distribuito
nel 1990 e che insieme a Mean Streets e Casinò forma una vera e
propria trilogia sulla mafia, divenuta poi quadrilogia con la
recente realizzazione di The Irishman.
Considerato uno dei migliori film sui gangster ma anche uno dei
migliori film della storia del cinema, ha cambiato il modo di
approcciarsi a questa tipologia di storie.
Questo perché non solo il film è la
summa di tutti gli interessi stilistici e tematici di Scorsese, ma
anche perché propone una rappresentazione della vita criminale
estremamente dettagliata e realistica. La storia è tratta dal
romanzo Il delitto paga bene, di Nicholas
Pileggi e basato sulla vita del gangster pentito
Henry Hill. Nel leggere tale libro, dunque, lo
stesso Scorsese si accorse di quanto il racconto proponesse
situazioni, personaggi ed ulteriori elementi raramente visti al
cinema fino a quel momento. Trovandolo la descrizione più accurata
e onesta mai letta dei gangster newyorkesi, decise dunque di farne
un film.
Proponendo una struttura narrativa
non tradizionale, che si muove avanti e indietro nel tempo,
Scorsese è dunque riuscito a dar vita ad un film unico, che procede
per episodi e mostra dettagliatamente la vita e il lavoro dei
gangster, le modalità con cui si approcciano ai problemi, il tedio
e il pericolo delle loro esistenze e l’irrefrenabile sete di
potere. Il risultato è ancora oggi ineguagliato. Candidato poi a
sei premi Oscar, Quei bravi ragazzi rimane ancora oggi il
film che meglio di molti altri di Scorsese descrive la sua idea di
cinema, proponendo un’esperienza cinematografica con pochi
eguali.
Quei bravi ragazzi: la
trama e il cast del film
Ma di cosa parla dunque Quei
bravi ragazzi? Protagonista è Henry Hill,
mezzosangue italo-irlandese, che all’età di tredici anni ha già le
idee ben chiare: vuole diventare un gangster, affascinato dalla
vita di quei loschi signori che vede ogni giorno sotto casa, a
Brooklyn. Il sogno presto diventa realtà, tra pallottole, rapine e
amicizie fraterne. Con la protezione del boss mafioso Paul
Cicero e all’oscuro dai genitori, si specializza in furto
e contrabbando, insieme ai compagni Jimmy Conway e
Tommy De Vito. I tre, divenuti ormai inseparabili,
hanno il mondo criminale ai loro piedi. Qualcosa però si incrina
nelle convinzioni di Henry, che sarà costretto a fare scelte che
cambieranno per sempre il resto della sua vita.
Ad interpretare Henry Hill Scorsese
ha voluto l’attore Ray Liotta, il
quale fece di tutto pur di ottenere la parte. Una volta ottenutala,
gli fu però impedito di incontrare il vero Hill, in quanto Scorsese
temeva che quest’ultimo avrebbe potuto influenzare
l’interpretazione dell’attore. Liotta poté però ascoltare alcune
registrazioni di Hill, studiandone il modo di parlare Robert De Niro,
frequente collaboratore di Scorsese, ricopre invece il ruolo del
gangster Jimmy Conway. Anche De Niro fece approfondite ricerche,
parlando con Hill per comprendere al meglio il carattere e il modo
di pensare del vero gangster rappresentato dal suo personaggio.
Joe Pesci
interpreta invece Tommy De Vito, ruolo grazie al quale ha poi vinto
il premio Oscar come miglior attore non protagonista. Stando a
quanto dichiarato in seguito da Hill, l’interpretazione che
l’attore ha dato del gangster Tommy DeSimone (il gangster a cui è
ispirato il suo personaggio) è accurata al 99%. Nel film recita poi
anche Lorraine Bracco nei panni di Karen Hill,
moglie di Henry. Di sua spontanea volontà non ha incontrato la vera
Karen e ha basato la propria interpretazione sulla sua
immaginazione e sull’istinto, guadagnando poi una nomination
all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Completa il cast
principale l’attore Paul Sorvino nei panni del
boss Paul Cicero.
Quei bravi ragazzi: la
vera storia dietro al film
Ma chi era davvero Henry Hill?
Cresciuto in un poverissimo quartiere di Brooklyn, Henry sviluppò
sin da giovanissimo una forte ammirazione per i mafiosi locali, tra
i quali spiccava Paul Vario, capo della famiglia
criminale dei Lucchese. Crescendo, Hill si
guadagnò il rispetto di un membro di quella famiglia mafiosa,
Jimmy Burke, che lo prese sotto la sua protezione.
I due non potevano diventare veri e propri affiliati della mafia
per via delle loro origini irlandesi, ma erano ad ogni modo membri
esterni di forte fiducia. Insieme anche a Tommy
DeSimone, i tre iniziarono a dedicarsi ad attività come
rivendita di merci rubate, contrabbando di sigarette e
all’usura.
Nel 1967 pianificarono una rapina
all’Air France, mentre nel 1978 realizzarono il celebre colpo alla
Lufthansa, così come furono implicati in molti omicidi legati alla
mafia, prevalentemente consistenti nell’eliminazione di complici
scomodi o inaffidabili. Nel mentre, nel 1965 Hill conobbe la futura
moglie Karen Freid, dalla quale ha poi avuto due
figli. I guai per Henry iniziarono quando propose a Vario di
estendere le loro attività anche al business del traffico di droga.
Il boss però era fermamente contrario a tale attività e non diede
il suo consenso a riguardo. Hill continuò dunque segretamente a
spacciare droghe di vario tipo, divenendo poi sempre più
paranoico.
Nel 1980 venne infine arrestato con
l’accusa di traffico di stupefacenti. L’FBI lo convinse che l’unico
modo di salvarsi era quello di dire ciò che sapeva su Vario, Burke
e gli altri membri dei Lucchesi. Dopo lunghe riflessioni a
riguardo, Hill decise infine di diventare un collaboratore di
giustizia e poco dopo, sulla base di quanto da lui rivelato, Burke
e altri componenti della famiglia vennero arrestati. Nel mentre,
Hill entrò nel programma di protezione testimone ma venne espulso
da questo nei primi anni Novanta per via di ulteriori crimini da
lui commessi legati al mondo della droga. Grazie alla fama
ottenuta, Hill si godé però gli ultimi anni come una vera e propria
celebrità, spegnendosi infine il 12 giugno del 2012 all’età di 69
anni.
Quei bravi ragazzi: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Quei bravi ragazzi grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e
Now. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di lunedì 9
gennaio alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Per celebrare il 25°
Anniversario di Quei Bravi Ragazzi, magistralmente diretto
da Martin Scorsese, Warner Bros. Entertainment distribuisce
da oggi, una versione Blu-Ray rimasterizzata del film, vincitore di
un Premio Oscar e candidato a sei Premi tra cui Miglior Film e
Miglior Regia.
Il Blu-ray del 25°
Anniversario di Quei Bravi Ragazzi, definito dal critico
cinematografo Roger Ebert come “Il miglior film di sempre
sulla criminalità organizzata”, è stato rimasterizzato
sotto la meticolosa supervisione dello stesso Martin
Scorsese, premiato per questo film con il Leone d’Argento per
la Miglior Regia alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia.
Quei Bravi
Ragazzi racconta la vita criminale meglio di ogni altro film,
attraverso i successi e gli insuccessi di un trio di gangster.
Un’elettrizzante storia di vita e di morte ispirata a fatti
realmente accaduti e tratta dal best seller Il Delitto Paga
Bene di Nicholas Pileggi. Un vero successo che si è guadagnato
sei nomination agli Oscar® tra
cui Miglior Film e Miglior Regia ed è stato nominato
nel 1990 come Miglior Film dalla National Society of Film
Critics di New York e Los Angeles.
Nel 2000, Quei Bravi
Ragazzi è stato scelto per essere conservato nella National Film
Registry della US Library of Congress.
Ad avvalorare il film,
le straordinarie interpretazioni di Robert De Niro, che ha ricevuto grandi
riconoscimenti grazie alla sua performance nei panni del veterano
criminale Jimmy “The Gent” Conway e Joe Pesci, che con il
suo personaggio, il mafioso Tommy DeVito, si è aggiudicato
l’Oscar® come
Miglio Attore Non Protagonista. Senza dimenticare le
superlative interpretazioni di Lorraine Barraco, Ray Liotta e Paul
Sorvino tutte in nomination per l’ambita statuetta.
Il Blu-Ray di Quei
Bravi Ragazzi, include oltre tre ore di Contenuti
Speciali, tra cui il documentario inedito The Wise Guys of
Scorsese’s Films, con le interviste a Robert De Niro, Leonardo
Di Caprio, Harvey Keitel, Ray Liotta e molti altri, che raccontano
cosa significhi essere diretti dal grande regista italo americano.
L’edizione speciale celebra i 25 anni del film con due dischi e un
libro fotografico di 36 pagine e una lettera scritta dal regista
Martin Scorsese.
Il dramma romantico del 2024
Queer (qui
la recensione) racconta la storia dell’espatriato americano
Lee (Daniel
Craig) e del giovane Gene
(Drew Starkey), esplorando al contempo le
complessità dell’amore, dell’attrazione e dello stile di vita gay
negli anni ’50. Diretto da Luca Guadagnino e
basato sull’omonimo romanzo breve di William S.
Burroughs del 1985, Queer trasporta il
pubblico nella Città del Messico degli anni ’50 per incontrare Lee,
un emarginato tra gli altri queer, che trascorre il suo tempo
visitando i club della città e cercando di trovare nuovi (e più
giovani) partner sessuali.
Un giorno, Lee vede Gene in un bar e
ne è immediatamente attratto, ma con sua grande sorpresa, non
riesce ad avvicinarsi a lui finché Gene non gli si avvicina. Lee e
Gene iniziano una relazione sessuale, ma Gene continua a essere
emotivamente distante, mentre Lee desidera ardentemente l’intimità
emotiva, oltre ad affrontare un disturbo da uso di sostanze. Un
viaggio in Sud America che li porta nella giungla per un’esperienza
con lo yagé/ayahuasca finisce per essere un punto di svolta per Lee
e Gene, e il loro legame e la loro relazione non sono più gli
stessi quando arriva la fine di Queer.
Perché Lee e Gene non finiscono
insieme in Queer
Prima che Lee incontri Gene,
Queer mostra che Lee tende a cercare giovani
uomini e li induce a fare sesso con lui, con uno di loro che dice
al suo amico che Lee ha cercato di andare a letto con lui per un
po’ e non è in grado di capire l’amicizia tra persone queer. Il
problema di Lee non è che sia incapace di stringere amicizia con
altre persone queer, perché è assolutamente in grado di farlo (è
amico di Joe, interpretato da Jason Schwartzman), ma che desidera
ardentemente amore, cura e intimità in ogni modo, il che può farlo
sembrare disperato o appiccicoso.
L’attrazione di Lee per Gene è però
diversa da qualsiasi altra cosa abbia mai provato, tanto che non sa
nemmeno come avvicinarlo, e solo quando Gene gli parla finalmente
si lascia andare e si gode l’esperienza. Tuttavia, la relazione tra
Lee e Gene è puramente sessuale e, sebbene Gene tenga a Lee,
l’intimità emotiva che Lee cerca non è presente in Gene. Lee invita
Gene a partecipare al suo viaggio in Sud America nel tentativo di
avvicinarsi a lui, ma Gene non cambia davvero il suo modo di
fare.
Uno dei motivi per cui Lee decide di
andare in Sud America è il suo interesse per la telepatia e la
pianta yagé, che secondo quanto ha letto viene utilizzata per
potenziare la telepatia. Un esperto in materia manda Lee e Gene
nella giungla per incontrare la dottoressa Cotter (Lesley
Manville), una scienziata che ha studiato la pianta per
anni e può supervisionarne l’uso. Il “viaggio” di Lee e Gene con lo
yagé è illuminante per loro, ma quando finisce, invece di essere
più vicini, sono più distanti che mai. Lee e Gene se ne vanno e
prendono strade separate, e Lee rimane single fino alla fine dei
suoi giorni.
Perché Lee era così interessato
alla telepatia
L’interesse di Lee per la telepatia
viene menzionato per la prima volta all’inizio di
Queer, quando ne parla con uno dei giovani che gli
interessano. Lee dice di credere nella telepatia e di essere
interessato a sperimentarla, e per questo vorrebbe provare
l’esperienza di consumare yagé. Dice anche di aver letto che il
governo degli Stati Uniti e quello russo hanno sperimentato lo yagé
per scopi di controllo mentale, il che ha dato alla pianta una
certa connotazione negativa.
Lee è così interessato alla
telepatia non solo perché ci crede, ma anche perché sarebbe un modo
molto più semplice per comunicare i suoi sentimenti ai suoi
partner, in particolare a Gene. Lee fatica a entrare in contatto e
a comunicare con Gene, e il suo desiderio di intimità con lui è
splendidamente illustrato da un Lee spettrale che cerca fisicamente
di raggiungere Gene, quindi la telepatia gli consentirebbe di
esprimere ciò che prova e ciò di cui ha bisogno a Gene in modo più
semplice e diretto.
Daniel Craig, Lesley Manville, Lisandro Alonso e Drew Starkey in
Queer
Cosa significa l’esperienza di Lee
e Gene con lo yagé
Lee viene avvertito più di una volta
prima della fine di Queer che assumere yagé non
provoca sballo ed è diverso da qualsiasi altra droga. Lee è
dipendente dagli oppioidi e assume regolarmente eroina, e durante
il viaggio in Sud America attraversa un’intensa fase di astinenza.
Lee riesce a disintossicarsi durante il viaggio, ma insiste nel
provare lo yagé, anche dopo essere stato avvertito che assumerlo
non lo porterà in un’altra “dimensione” come altre droghe, ma che
invece è uno specchio che costringe chi lo usa a guardarsi
veramente dentro.
Gene accetta di assumere lo yagé con
Lee e lo fanno con l’aiuto del dottor Cotter, e proprio quando
pensano che la pianta non abbia fatto effetto, iniziano ad avere
un’esperienza davvero strana ma molto intensa. Dopo aver vomitato
il proprio cuore, Lee e Gene si siedono davanti a un falò e
svaniscono gradualmente mentre comunicano telepaticamente. Gene
dice a Lee che non è queer, ma incorporeo, una frase che Lee aveva
detto in precedenza in Queer in un sogno. Anche se
Lee dice che lo sapeva già, è affranto, ma nel bel mezzo del trip
di yagé, le sue urla non vengono ascoltate.
In un ultimo tentativo di
avvicinarsi a Gene al di là di una relazione sessuale, i corpi di
Lee e Gene iniziano a fondersi mentre si abbracciano, e questo è il
loro ultimo momento insieme. Quando gli effetti dello yagé
svaniscono, Lee cerca di riconnettersi con Gene, ma quest’ultimo
vuole solo dormire. La mattina seguente, Gene non parla con Lee e
quando lasciano la casa del dottor Cotter, si separano per sempre.
Il viaggio con lo yagé è intensamente illuminante sia per Lee che
per Gene, con quest’ultimo che finalmente è abbastanza libero da
dire a Lee che non è omosessuale e quindi non può amarlo nel modo
in cui lui ha bisogno.
Lee ottiene ciò che vuole dal
“viaggio” poiché sperimenta la telepatia e può finalmente
comunicare con Gene, ma, allo stesso tempo, non ottiene ciò che
vuole poiché si rende conto che Gene non lo amerà mai e lo lascerà.
In un momento finale di simbolismo in Queer, una
volta tornato a Città del Messico due anni dopo, Lee fa un altro
sogno in cui vede un serpente che si mangia la coda (l’ouroboros) e
Gene che indossa una collana di millepiedi che prende vita.
L’ouroboros è un simbolo del ciclo
della vita e della rinascita, ma più che altro, nel contesto di
Lee, si riferisce al modo in cui si consuma, proprio come Lee
continuerà nel suo circolo vizioso di solitudine, desiderio
d’amore, uso di sostanze stupefacenti ed essere queer in un mondo
intollerante e repressivo. D’altra parte, il millepiedi
semplicemente se ne va, proprio come fa Gene, e va avanti mentre
Lee rimane lo stesso.
Daniel Craig in Queer
Cosa succede a Lee alla fine di
Queer
Il finale di Queer
contiene un salto temporale, poiché Lee continua il suo viaggio
senza Gene dopo l’esperienza con lo yagé e torna a Città del
Messico due anni dopo. Lee si riunisce con Joe nel loro bar
preferito, dove Joe gli dice che Gene se n’è andato sei mesi prima.
Dopo di che, il film passa al sogno sopra menzionato con
l’ouroboros e il millepiedi, in cui Gene è seduto su un letto
nell’hotel locale dove Lee aveva precedentemente avuto rapporti
sessuali con altri uomini. Gene mette un bicchierino sulla testa e
Lee gli spara, colpendo Gene alla testa. Sebbene Lee sorrida
inizialmente, poi si precipita verso il corpo di Gene, baciandolo
un’ultima volta.
Lee si è ora liberato di Gene, ma
non del tutto, poiché una parte di lui continuerà ad amarlo – o,
forse, ciò che ama e a cui si aggrappa è l’idea di ciò che avrebbe
potuto essere se Gene avesse ricambiato il suo amore.
Queer fa poi un ultimo salto temporale verso un
Lee anziano nella stessa stanza d’albergo, e invece di indossare il
suo caratteristico abito bianco, ora ne indossa uno nero. Lee si
sdraia sul letto, su un fianco, tremando, come faceva quando era in
astinenza da oppioidi, anche se questa volta senza Gene. I ricordi
del tempo trascorso con Gene continuano a ripetersi nella sua
mente, e Lee muore da solo in quel letto, con l’ultima inquadratura
che mostra luci lampeggianti di diversi colori.
Il vero significato di Queer
Sebbene l’amore non corrisposto tra
Lee e Gene sia il punto focale di Queer, ci sono
altri temi importanti affrontati. Lee desidera l’intimità emotiva
ma non sa come ottenerla, quindi si accontenta di relazioni
puramente fisiche. Mentre Lee vive una vita più libera come uomo
queer, Gene è l’opposto, poiché ha ceduto alla pressione sociale
degli anni ’50 contro le persone queer e non si permette di vivere
la sua verità, e come diretta conseguenza di ciò, non sa cosa
vuole, il che lo porta a giocare con i sentimenti di Lee.
Anche se Lee vive più liberamente,
Queer mostra anche quanto possa essere solitaria
la vita di una persona queer, poiché c’è ancora un vuoto in lui che
non riesce a colmare, e questa solitudine era più presente negli
anni ’50. Non si sa se Gene riuscirà mai a vivere liberamente la
sua vita, a essere se stesso e a trovare qualcuno con cui poterlo
essere e che possa ricambiare il suo amore, ma almeno per Lee
quella solitudine rimane fino al suo ultimo giorno, così come il
suo amore per Gene.
Dopo
Bones and All del 2022, che valse a Taylor Russell il premio Marcello
Mastroianni per la migliore promessa, Luca
Guadagnino torna in Concorso alla Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia, lo fa con un ambizioso adattamento dal romanzo
Queer, il secondo di William
Burroughs, un racconto denso eppure immobile in cui il
protagonista è interpretato da Daniel Craig.
La storia di Queer
È il 1950.
William Lee è un americano sulla soglia dei
cinquanta espatriato a Città del Messico. Passa le sue giornate
quasi del tutto da solo, se si escludono le poche relazioni con gli
altri membri della piccola comunità americana, beve e fuma e cerca
compagnia. L’incontro con Eugene Allerton, un
giovane studente appena arrivato in città, gli mostra per la prima
volta la possibilità di stabilire finalmente una connessione intima
con qualcuno, ma Eugene non sembra essere della stessa opinione e
si rivela un compagno sfuggente e riluttante.
“How can a man who
sees and feels be other than sad?” Nelle note di regia a
Queer, Luca Guadagnino riporta le
ultime parole che William Burroughs ha appuntato
sul suo diario personale. E sembra davvero che quella sensazione
(come può un uomo che vede e sente non essere triste?) sia
parte fondamentale del Lee di Daniel Craig, che nel suo peregrinare alla
ricerca del piacere sia costantemente triste anche quando trova un
giovane che sembra ricambiare il suo amore. La sua natura lo
spingerà verso una ricerca esperienziale della vita, che si
discosta sempre più dall’edonismo e che nella giungla profonda lo
conduce a riconnettersi con se stesso (sarà l’occasione per
smettere di assumere droghe pesanti) e in qualche modo lo proietta
verso un futuro di serena tristezza, rassegnazione certo ma forse
finalmente tranquillità.
“Io non sono queer, sono
disincarnato”
Come ci ha abituati da
sempre, Luca Guadagnino conferisce al film una
grazia e una bellezza distintive, che immergono i personaggi in
dipinti in cui non solo luce e colori ma anche odori, texture,
profumi di alcolici e fumo si fondono a quelli dei corpi che si
cercano. E per quanto il corpo sia centrale nell’esperienza del
protagonista, diventa un confine prescindibile che Lee cerca
costantemente di aggirare, arrivando a dire “Io non sono queer,
sono disincarnato”. Guadagnino elabora visivamente questo
stato d’animo trascinando l’immagine e facendo sdoppiare e
compenetrare i suoi protagonisti. Accanto all’ottimo Craig, c’è
Drew Starkey, bello e distante, che ruba il cuore
di Lee il quale vorrebbe legarlo a sè.
La ricerca del desiderio
da parte di Lee diventa ricerca di se stessi in un racconto fiume
che si divincola dalle coordinate temporale e diventa un
adattamento convincente del romanzo. Nel suo raccontare per il
cinema una storia profondamente letteraria, Guadagnino da una parte
compie un piccolo miracolo, dall’altra sembra distrarsi un po’ da
quello che è il centro del racconto cinematografico, cosa che lo
rende in fin dei conti non troppo a fuoco e forse un passo indietro
rispetto all’intenso
Bones and All e al divertente Challengers.
In concorso ufficiale alla Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Queer di
Luca Guadagnino, uscirà in Italia distribuito da
Lucky Red.
Andrea Occhipinti
di Lucky Red ha dichiarato: “Siamo entusiasti di poter
collaborare con Fremantle e The Apartment per la distribuzione
italiana dell’attesissimo e bellissimo Queer di Luca Guadagnino,
con un inedito e strepitoso Daniel Craig. Siamo grandi estimatori di Luca,
apprezziamo molto il suo percorso artistico e il suo modo unico e
originale di fare cinema”.
Andrea Scrosati,
Group Chief Operating Officer, CEO Continental Europe
di Fremantle, ha dichiarato: “Queer” è un film magnifico,
magico, dove Luca Guadagnino è riuscito nell’impresa unica di
restituire una vita cinematografica ad un’opera di Burroughs, con
un’interpretazione davvero straordinaria di Daniel Craig. Andrea
Occhipinti e il suo team in Lucky Red l’hanno capito dal primo
istante. Sono estremamente felice di questa collaborazione, non
potrei immaginare un distributore migliore per questo film a cui in
Fremantle siamo particolarmente legati. Non vedo l’ora che il
pubblico italiano possa vivere in sala la storia d’amore tra Lee
(Daniel Craig) e Allerton, interpretato da un fenomenale Drew
Starkey, con le atmosfere che solo un maestro come Guadagnino
poteva creare”.
Luca Guadagnino ha
dichiarato: “Sono onorato e felice di mostrare al pubblico
italiano il film Queer grazie al lavoro straordinario di Lucky
Red”.
Queer, la trama
È il 1950. William Lee è un
americano sulla soglia dei quaranta espatriato a Città del Messico.
Passa le sue giornate quasi del tutto da solo, se si escludono le
poche relazioni con gli altri membri della piccola comunità
americana. L’incontro con Eugene Allerton, un giovane studente
appena arrivato in città, lo illude per la prima volta della
possibilità di stabilire finalmente una connessione intima con
qualcuno.
Basato sul romanzo di
William S. Burroughs e scritto da Justin
Kuritzkes, con
Daniel Craig, Drew Starkey, Lesley Manville,
Jason Schwartzman, Henrique Zaga, Omar Apollo, Andra Ursuta, Andres
Duprat, Ariel Shulman, Drew Droege, Michael Borremans, David
Lowery, Lisandro Alonso e Colin
Bates.