Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film Io capitano (qui la recensione) di Matteo Garrone è stato un grande caso cinematografico italiano per l’anno 2023. Dopo la partecipazione a tale evento, dove ha vinto poi il Leone d’argento alla regia, il film ha infatti intrapreso un percorso che lo ha portato in tutto il mondo, arrivando anche ad essere nominato ai Golden Globe e agli Oscar (prima volta in assoluto per Garrone) come Miglior film internazionale. In patria, ha invece ottenuto quindici nomination ai David di Donatello, vincendone poi sette, tra cui Miglior film e Miglior regia.
Un grande successo per un film che mescola dramma sociale e favola, andando a raccontare un controcampo del viaggio che i migranti africani intraprendono per arrivare in Europa. Dopo anni di tentennamenti, Garrone si è infatti deciso con Io capitano a portare sul grande schermo una storia difficile, basata su reali testimonianze e nella quale si affrontano tante problematiche di questi episodi di emigrazione che troppo spesso vengono invece banalizzati o di cui a noi, dall’altra parte del mare, arriva solo il finale. Ma prima di esso c’è tutto un lungo e doloroso viaggio, che è proprio ciò che Garrone va ad esplorare con il suo film.
La trama e il cast di Io capitano
In Io Capitano si racconta il viaggio avventuroso di Seydou (Seydou Sarr) e Moussa (Moustapha Fall), due giovani cugini che decidono segretamente di lasciare Dakar, capitale del Senegal, per raggiungere l’Europa, con l’obiettivo di poter inseguire il sogno di diventare celebrità nel campo della musica. Lasciandosi alle spalle le proprie famiglie, per i due ha così inizio un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Quando ormai sarà troppo tardi per tornare indietro, i due ragazzi si troveranno a dover proseguire il percorso, scoprendo quanto quel viaggio sia ben diverso da come previsto.
La storia vera dietro il film
“La storia mi è venuta in mente diversi anni fa, quando mi fu raccontato di questo adolescente che da solo aveva guidato un’imbarcazione con circa 250 persone a bordo. – ha raccontato Matteo Garrone – Una volta arrivato a destinazione, travolto dall’emozione di aver portato tutti in salvo ha iniziato a gridare “io capitano, io capitano”. Però mi sentivo in imbarazzo, da borghese, a pensare di raccontare quella storia e i suoi retroscena. Poi, qualche anno dopo, ho incontrato il ragazzo che quel finale lo ha vissuto, il cui nome è Fofanà Amara, e quell’incontro mi ha riavvicinato a quel racconto, motivandomi a riprenderlo in mano”.
La storia di Fofanà Amara è comune a quella di tanti ragazzi come lui in cerca di una vita migliore. Partito da una Guinea sconvolta da scontri politici, Fofanà decide di emigrare verso l’Europa e inizia così ad attraversare il deserto fino a Tripoli, in Libia. Qui gli viene fatto capire che il barcone con duecentocinquanta persone a bordo arriverà in Italia solo se qualcuno si offre di guidarlo e quel qualcuno è lui. Così, a soli quindici anni, Fofanà intraprende questo viaggio di due giorni in mare. Al suo arrivo, viene arrestato e accusato di essere uno scafista, salvo poi essere rilasciato. Oggi vive e lavora in Belgio.
Sulla base di questa testimonianza, Garrone ha aggiunto che: “A quel punto abbiamo deciso di costruire questo film seguendo i canoni del racconto d’avventura e del viaggio dell’eroe. Bisogna infatti sapere che ci sono tanti tipi di immigrazione, quella raccontata in Io capitano è legata al fatto che il 70% della popolazione africana è composta da giovani e questi giovani sono influenzati dalla globalizzazione occidentale, di cui penso sia importante raccontare gli effetti sulle popolazioni.”. Fondamentale però è stato anche il lavoro di ricerca sul campo, necessario affinché si potesse raccontare la verità su ciò che avviene durante questo viaggio verso l’Europa.
“Abbiamo fatto un grosso lavoro di documentazione, durato qualche anno, e poi per cercare di raccontare questa storia ci siamo affidati a chi queste vicende le ha vissute in prima persona. – racconta Garrone – È stato un lavoro assolutamente collettivo, reso possibile grazie a persone come Mamadou Kouassi, che mi hanno raccontato le loro storie al servizio delle quali io ho potuto mettere le mie conoscenze tecniche“. Mamadou Kouassi Pli Adama è un altro dei tanti giovani che hanno vissuto sulla loro pelle “l’esperienza di quel viaggio, delle prigioni libiche, della paura e degli orrori che vengono perpetrati”. “Sono stato venduto come schiavo – ha raccontato – e ho passato mesi e mesi a lavorare in condizioni terribili per comprare la mia libertà”.
Alla fine, è riuscito ad imbarcarsi da Zuwara verso l’Italia, ma lungo la traversata il gommone su cui viaggiava s’è spezzato in due e altre persone sono morte sotto i suoi occhi. Grazie a un peschereccio di Mazara del Vallo è però riuscito a sopravvivere e ad arrivare a terra. Oggi, Mamadou è vicepresidente del Movimento migranti e rifugiati di Caserta e lavora come mediatore interculturale presso il Centro Sociale Ex-Canapificio dove aiuta persone arrivate in Italia come lui, nel riconoscimento dei propri diritti e nella conoscenza degli strumenti sociali e formativi. Con Io capitano ha dunque avuto modo di offrire la propria testimonianza, che purtroppo è comune a quella vissuta quotidianamente di tantissimi altri ragazzi (e non solo).
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di Io capitano grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Rakuten TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 26 marzo alle ore 21:30 sul canale Rai 1.