Quando Kim Brook aveva otto anni, il suo mondo cambiò per sempre. Insieme alla sua famiglia, fu sradicato da Monmouth, nel Galles meridionale, per trasferirsi in Germania, dove suo padre, il colonnello Walter Brook, era stato incaricato di aiutare a ricostruire il paese devastato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Al giovane Kim, insieme ai suoi fratelli maggiori, fu detto di “non essere amichevole” con i tedeschi, che erano “diversi”. Ma, ignorando gli ordini, iniziò presto a stringere amicizia con alcuni di loro, così come i suoi genitori. La storia di questa famiglia è stata poi raccontata dal figlio di Kim, Rhidian Brook, nel romanzo The Aftermath, pubblicato nel 2013 e da cui nel 2019 è stato tratto il film La Conseguenza (qui la recensione).
La trama di La conseguenza
La conseguenza vede l’attrice Keira Knightley nel ruolo di Rachel, un personaggio liberamente ispirato alla defunta madre di Kim, Anthea. La donna, nell’inverno del 1946, giunge ad Amburgo per ricongiungersi con il marito Lewis (Jason Clarke), un alto ufficiale dell’esercito britannico, incaricato di ricostruire la cittadina in macerie. Contrariamente alle aspettative della giovane donna, i due coniugi non prendono un alloggio per conto proprio ma vanno ad abitare in una lussuosa villa requisita dalla Commissione di Controllo britannica, dove risiede un vedovo tedesco, Stefan Lubert (Alexander Skarsgård).
Ex architetto di prestigio, Stefan è ora impiegato come operaio alla pressa, insieme alla figlia quattordicenne Freda (Flora Thiemann). Da principio la convivenza è molto difficile. Rachael nutre molti dubbi e non capisce la clemenza del marito nei confronti di Lubert, a suo avviso responsabile di far parte di una nazione che ha condotto una guerra folle e sanguinosa e ancora segnata per un grave lutto subito dalla sua famiglia a causa dei tedeschi. Con il tempo, però, la donna ad avvicinarsi inaspettatamente a Stefan, uomo che lei inizialmente disprezza ma che impara a conoscere, capendo che anche lui è stato una vittima del conflitto.
LEGGI ANCHE: La Conseguenza, le interviste al cast
La storia vera dietro il film
Data questa descrizione della trama, si evince come il film e il romanzo prendono solo spunto dalla storia vera, per poi discostarsene in parte. Nella realtà avvenne che, con una mossa apparentemente senza precedenti, il padre di Kim, il colonnello Walter Brook, decise di non estromettere i proprietari tedeschi della casa che aveva requisito per la sua famiglia, ma di condividerla con loro. Gli era stato affidato il titolo di governatore di Pinneberg, un distretto a ovest di Amburgo bombardato, e il compito di ricostruirlo, oltre che di sfamare, ospitare e “de-nazificare” gli sfollati. Ai funzionari britannici fu detto di sradicare i cittadini tedeschi e di mandarli a vivere nelle capanne di Nissen quando il Paese fu diviso in “zone” tra gli alleati.
Ma lui rifiutò e sua moglie Anthea e i figli Colin, 17 anni, Sheila, 15 anni, e Kim, andarono a vivere nella “zona britannica” tra le stesse mura dei Ladige – l’uomo d’affari Wilhelm, sua moglie Erika, i figli Theo, 12 anni, Holger, 5 anni, e la figlia Heike, 7 anni. Ma Kim non vedeva l’ora di abbattere le distanze culturali e con l’apertura mentale di un bambino scongelò i sospetti tra le famiglie, guadagnandosi il soprannome di “Die Eisbrecher”, il rompighiaccio. Il soprannome era azzeccato, visto che era arrivato durante un inverno rigido e che aveva dato vita alla loro prima divertente “battaglia” sulla neve.
Oggi, a 80 anni, Kim riflette: “Il clima in Gran Bretagna era di odio assoluto verso i tedeschi. Avevamo visto le immagini dei campi di concentramento: c’era un senso di incredulità per le persone che potevano fare cose del genere. Ma mio padre riteneva che il suo compito fosse la ricostruzione, la riconciliazione, non la vendetta. All’inizio però non dovevamo “fraternizzare” e all’inizio i rapporti in casa erano freddi e distanti. Ma iniziai a giocare con i bambini e fu l’inizio. Ho scoperto in seguito che mi chiamavano il Rompighiaccio, e ne sono molto orgoglioso”.
Nel film, il personaggio della Knightle si innamora poi del vedovo tedesco che dorme al piano di sopra. È un colpo di scena che non si è mai verificato nella vita reale, assicura Kim, anche se ammette che se fosse rimasto ci sarebbe stata una storia d’amore tra lui e Heike. Ma il messaggio di riconciliazione del film è lo stesso. Rhidian, l’autore del libro, spiega che ad Amburgo morirono 43.000 persone in un solo fine settimana. Dice: “Sono state sganciate più bombe su Amburgo in un fine settimana che su Londra durante l’intera Seconda Guerra Mondiale. Si capisce perché le famiglie avevano bisogno di un bambino di otto anni per rompere il ghiaccio”.
Kim, che vive oggi a Brecon Beacons, ricorda in modo vivido il suo arrivo ad Amburgo. “Potevi guardare per chilometri e non vedere una casa in piedi. Sulla maggior parte delle macerie c’erano delle croci nere che indicavano che sotto c’erano ancora dei corpi”. La grande casa dei Ladige è ancora in piedi, ma solo per metà. Rhidian ritiene che possa essere stato l’unico caso in cui un funzionario britannico abbia permesso ai proprietari tedeschi di rimanere. All’arrivo, le due famiglie si sono “strette la mano educatamente”. “Poi loro sono andati nella loro parte della casa e noi nella nostra”, ricorda Kim.
“Noi avevamo il piano terra e loro il primo piano. C’era una cucina nel seminterrato che condividevamo. Loro tenevano una domestica e noi avevamo una nostra cuoca”. Non potendo frequentare la scuola militare a causa del maltempo, Kim si trovò a giocare con i figli dei Ladige. Si affezionò in particolare a Heike, che era più vicina alla sua età. “Ci arrampicavamo sugli alberi, camminavamo lungo il fiume, giocavamo a campana. Io ho imparato un po’ di tedesco e lei cercava di imparare l’inglese. Non parlavamo di politica!”.
Anche se la socializzazione non era stata incoraggiata, nessuno dei due genitori impediva ai figli di giocare. Nel Natale del 1947, la svolta avvenne quando sua madre disse che avrebbero dovuto invitare i Ladige a bere qualcosa. “Sono venuti e in un modo o nell’altro ci siamo vestiti da ragazzi e ragazze del coro con le lenzuola intorno alle spalle cantando la Notte Silenziosa in tedesco”, ricorda Kim. “Entrambi i genitori avevano le lacrime che scendevano sulle guance”. Quella primavera, la famiglia iniziò a portare Heike con sé al mare, anche se non era ufficialmente permesso. “Doveva nascondersi nel vano dell’auto nel caso in cui avessimo incontrato la polizia militare”, racconta Kim.
Heike gli disse che “accompagnare i Brooks al mare ed essere accettati come uguali” era un ricordo prezioso. Ancora oggi non ha idea di quale fosse il ruolo dei Ladige nella guerra, anche se non crede che fossero membri del partito nazista. Alla fine, Kim iniziò a tornare in Gran Bretagna per il collegio e, all’età di 13 anni, nel 1951, la sua famiglia ripartì per sempre. Lui e Heike si scrissero, ma passarono 15 anni prima di rivedersi. A quel punto si erano entrambi sposati e avevano quattro figli propri. Per le sue ricerche, Rhidian tornò ad Amburgo con Kim e si incontrarono tutti.
“Mi chiedevano spesso se avessero del risentimento nei nostri confronti”, racconta Kim. “Quando glielo chiedevo, erano adorabili ed entusiasti di quanto fosse stato gentile mio padre. Era chiaro che lo ammiravano e che ci volevano molto bene”. Non può fare a meno di fare riferimento al clima politico di oggi. Mi spezza il cuore il fatto che la visione di mio padre e i suoi passi per ricostruire una pace duratura in Europa siano messi a repentaglio”, dice Kim. Il film La conseguenza, con il suo racconto ispirato a vicende reali, promuove un senso di fratellanza e uguaglianza che dovrebbe sempre essere difeso, per evitare il ritorno di pericolose divisioni.
Fonte: Mirror.co.uk