Rush: la colonna sonora di Hans Zimmer

Rush

Silenzio. Rombano i motori. La folla strepita. Pausa di tensione. Le gomme stridono. Parte la sfida. Ron Howard, maestro del coinvolgimento emotivo, gioca con i nostri sentimenti di partecipazioni attraverso uno strabiliante contrappunto visivo che fa di Rush non solo uno dei suoi lavori più riusciti e adrenalinici, ma anche una delle ricostruzioni storico-sportive più belle della storia del cinema. Ma anche l’orecchio vuole la sua parte, e per catturare ed imprigionare definitivamente il pathos dei suoi spettatori, il regista si affida per la terza volta (dopo l’esperienza più che proficua de Il codice da Vinci e Angeli e Demoni) alla sapiente maestria orchestrale di Hans Zimmer, guru dell’epica musicale hollywoodiana che ha visto la sua massima concretizzazione cinematografica in opere del calibro de Il gladiatore, La sottile linea rossa, L’ultimo samurai, Pearl Harbor e nelle saghe de Il cavaliere oscuro e Pirati dei Carabi.

 

Tanto Howard è capace di farci emozionare attraverso la narrazione visiva dei suoi eroi a quattro ruote, impegnati a darsi battaglia sia sportiva che morale, tanto Zimmer va di concerto, componendo una strabiliante colonna sonora in cui miscela sapientemente temi sincopati e incalzanti (tipicamente cinematografici) con gli irriverenti e nostalgici ritmi anni ’70, in una cacofonia in grado di emozionare e di supportare lo stupendo impianto visivo della storia, creando al contempo un clima storico-culturale in perfetta armonia col racconto. Fin dal primo brano infatti, evocativamente chiamato 1976, Zimmer ci inserisce in un clima di attesa e adrenalina, realizzando il main theme della pellicola su una base di ritmo di chitarra e di basso alternato ad archi e batteria, in un crescendo di attesa, che ci immerge subito nello spirito agonistico del racconto.

Come già accennato, numerosi sono i rimandi ad autori e brani famosi degli anni ’70, a cominciare da I Hear You Knocking  di Dave Edmunds, che con i suoi arpeggi sincopati di chitarra elettrica ci ricorda la spensieratezza del protagonista Hunt e ci rimanda ad un epoca di libertà e di intraprendenza. Sempre sulla stessa scia storico-musicale si trovano anche i fantastici ritmi rock-funcky di Gimme Some Lovin di Steve Winwood, utilizzato per sottolineare il colpo di fulmine di Hunt, Dyna Mite dei Mud, alter ego musicale del carattere del pilota ribelle e The Cocker di Thin Lyzzy, che con i suoi colpi duri ci ricorda che gli anni ’70 non sono stati (soprattutto per il mondo dello sport) tutte rose e fiori. Lo splendido Fame di David Bowie ci porta a sottolineare la leadership che si è creata tra Hunt e Lauda, utilizzando il funcky-pop come tappeto sonoro alla loro nuova amicizia/rivalità. Zimmer però non vive di sola rendita, e le suo composizioni originale appaiono come una vera catena trainante delle immagini e della storia, a cominciare da I Could Show You If You’d Like che riprende il tema principale e lo adatta per sola chitarra acustica, annunciando il mondo riflessivo del pignolo Nicky, così come nella ripresa da parte degli archi del tema principale in Stopwatch, presentandoci il primo incontro tra i due piloti, fino al concretizzarsi del loro antagonismo (neanche troppo) interiore con Budgie, ripresa musicale piena di atmosfera evocativa ma sempre carica di adrenalinica aspettativa. Ancora meglio, questa guerra latente che sembra avvolgere i due campioni, soprattutto dopo il primo giro in Ferrari di Lauda, sembra espletarsi appieno nella complessa composizione di Into the Red, suddivisa in tre parti dove abbiamo una intro di ritmiche percussioni che lasciano il posto ad un’epica ritmata di batteria alternata ad un pizzicato di chitarra, una pausa di stasi ed infine un’esplosione di suoni e di pathos.

Zimmer pare aver sonorizzato letteralmente la sceneggiatura di Howard, tanto che anche un cieco potrebbe immaginarsi la storia attraverso i soli suoni. Lo steso uso evocativo dei ritmi principali lo ritroviamo anche in Scuderia, durante la presentazione dei velivoli McLaren e Ferrai e dove il tema principale viene ancora di più cadenzato,  o anche come in Oysters in Paris, contrappunto eclettico alla voglia di libertà di Hunt, fino all’esplosione palpitante di Watkins Glen, tema che accompagna la supremazia di Lauda e della sua vettura in pista. La chitarra funcky rock tipicamente anni ’70 di 20% ci porta a figurare il carattere apparentemente scapestrato e infantile del giovane pilota inglese, ma con Loose Cannon ecco che subito Zimmer ci riporta alla realtà, sottolineando la sconfitta di Hunt e il suo doversi ridimensionare sia a livello sportivo che morale.

Allo stesso modo, la tensione che proviamo con Car Trouble davanti al sospetto che qualcosa non vada nella vettura di Lauda si fa ancora più perturbate nelle note tese e malinconiche della chitarra di Glück, presagio dell’imminente disastro automobilistico. Zimmer è un mastro della suspance sonora, come d’altronde dimostra la struttura di Nürburgring, tema più importane della pellicola che accompagna la tragedia di Lauda tramite un sapiente contrappunto sonoro che parte con un insieme indefinito di rumori d’ambiente lenti ed evocativi per poi passare ad un ritmo crescente e sincopato che rimanda al tema principale, una pausa anomala ed ecco infine l’esplosione adrenalinica e allo stesso tempo tragica dell’incidente. Anche in Inferno, culmine del terrore e del disastro, Zimmer non cade nell’errore del patetico, preferendo usare un’alternanza di ritmi lenti e veloci in antistesi con il montaggio delle immagini, allo stesso modo di come si comportano i timpani di Mount Fuji che decretano il destino del pilota austriaco e della sua strage. Ma ecco che il giovane Hunt capisce il valore dell’amore e dell’amicizia, e le sonorità melodiche e al contempo penetranti di For Love si arricchiscono di colpi ritmici decisi che sottolineano la risolutezza e la nuova forza dell’inglese. Il ritorno in posta di Lauda e il suo sodalizio con Hunt vengono sapientemente trasformati da Zimmer con i ritmi tribali ed ansiogeni di Reigin, dove vi è tutto l’odio/amore dei piloti per il loro sport. Nelle ultime due tracce, Lost but Won e My Best Enemy Zimmer riversa tutta la sua epica cinematografica e il suo amore per il cinema partecipativo, concludendo in maniera meta-sportiva, utilizzando il rumore dei motori e delle ruote delle vetture di F1, i veri componenti della colonna sonora del film. Quindi oliate i motori, gonfiate le gomme, allacciate le cinture, trattenete il respiro. Il resto è storia!

Di seguito la tracklist:

1. 1976
2. I Could Show You If You’d Like
3. I Hear You Knocking – Dave Edmunds
4. Stopwatch
5. Into the Red
6. Budgie
7. Scuderia
8. Gimme Some Lovin – Steve Winwood
9. Oysters in the Pits
10. 20%
11. Dyna-Mite – Mud
12. Watkins Glen
13. Loose Cannon
14. The Rocker – Thin Lizzy
15. Car Trouble
16. Glück
17. Nürburgring
18. Inferno
19. Mount Fuji
20. For Love
21. Reign
22. Fame – David Bowie
23. Lost but Won
24. My Best Enemy

Nel cast di Rush insieme a Chris Hemsworth e Daniel Brühl anche Alexandra Maria Lara, Christian McKay, James Michael Rankin, Jensen Freeman, Natalie Dormer e, nel ruolo della moglie di Hunt, Olivia Wilde.

Ecco la trama del film: Il racconto di una delle più celebri rivalità sportive della storia, quella tra i piloti di Formula 1 James Hunt e Niki Lauda. Nato da un ambiente privelgiato, carismatico e affascinante, Hunt non poteva essere più diverso dal metodico e riservato Lauda: la loro rivalità nacque fin dai tempi della Formual 3 e continuò per anni, fermata nemmeno dal terribile incidente che vide protagonista Lauda nel 1976 al Nürburgring. Il film nasce da un soggetto di Peter Morgan, autore anche della sceneggiatura, ed è prodotto da Ron Howard stesso con la sua Imagine Brian Grazer, insieme a Brian Oliver della Cross Creek e Tim Bevan e Eric Fellner della Working Title.

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