Il Gladiatore II: recensione del film di Ridley Scott con Paul Mescal

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Più instancabile che mai, Ridley Scott – esattamente un anno dopo aver portato al cinema il colossal Napoleon – torna sul grande schermo con Il Gladiatore II, sequel di una delle opere per cui è maggiormente ricordato. Se nel 2000 Il Gladiatore aveva risvegliato l’interesse per i film epici e consacrato la carriera di Russell Crowe con il ruolo di Massimo Decimo Meridio, questo inaspettato seguito (scritto da David Scarpa, già autore di Napoleon) si fa ora promotore non solo di quella stessa epica ma anche di un forte messaggio politico che richiama alla decadenza – politica e morale – degli attuali “imperi”.

 

Ed è proprio in questo sguardo fortemente politico che si ritrova il meglio del film, che usa sapientemente il passato per parlare dell’oggi, attraverso la decadenza del più importante impero di tutti i tempi. L’epica di Il Gladiatore II si ritrova allora qui, non tanto negli scontri all’interno del Colosseo quanto negli intrighi di palazzo, nelle vicende politiche che inquinano l’anima di Roma e la condannano ad una fine apparentemente inevitabile. Scott trova dunque occasione qui di unire le sue due anime: la spettacolarità esagerata ed esagitata e l’esplorazione delle oscurità dell’animo umano.

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La trama di Il Gladiatore II

Anni dopo aver assistito alla tragica morte del venerato eroe nonché padre Massimo Decimo Meridio per mano del suo perfido zio, Lucio (Paul Mescal) si trova costretto a combattere nel Colosseo dopo che la sua patria viene conquistata da parte delle centurie di Marco Acacio (Pedro Pascal) per ordine dei due tirannici imperatori, Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Hechinger), che ora governano Roma. Con il cuore ardente di rabbia e il destino dell’Impero appeso a un filo, Lucio deve affrontare pericoli e nemici, riscoprendo nel suo passato la forza e l’onore necessari per riportare la gloria di Roma al suo popolo.

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Il Gladiatore II
Paul Mescal e Pedro Pascal in Il Gladiatore II. Foto di Cuba Scott/Cuba Scott – © 2024 Paramount Pictures.

Bentornati nell’arena

Ci si è chiesti a lungo se fosse o meno necessario un sequel di Il Gladiatore II e con grandi probabilità c’è chi – comprensibilmente – se lo chiede anche ora che questo seguito è realtà. Partiamo subito con il dire che questo nuovo film non si discosta poi molto da quanto mostrato e compiuto dal primo. Anzi, ne segue attentamente le orme con un fare celebrativo. Non a caso, sono innumerevoli i riferimenti al titolo del 2000, che come un’ombra si aggira su questo sequel quasi a guidarne ogni passo.

Ciò significa che questo sequel propone di nuovo tutta l’epica già evocata dal primo, seppur con tutte le prodezze tecnologiche e di effetti speciali che un quarto di secolo in più ha portato a disposizione. Questo non necessariamente comporta che questo sequel sia più spettacolare, ma certamente riesce ad essere al di sopra della media degli odierni blockbuster di questo tipo. Merito della capacità di Scott – ad 87 anni – di immaginare scenari e situazioni dotati di un senso della grandiosità e della meraviglia da far invidia.

Poco – anzi nulla – importa quindi se la verosimiglianza storica non è di casa neanche stavolta, perché per quanto la rappresentazione di battaglie navali e i combattimenti con babbuini o rinoceronti possa essere forzata, possiede quel certo fascino che soddisfa la voglia di un intrattenimento, certamente folle, ma capace di far parlare di sé. Gli stessi scontri tra gladiatori o le battaglie di più ampia portata sono sempre poste in scena con una brutalità che, tra sangue, sudore e muscoli che si flettono, trasmette proprio quell’eccitazione e quella tensione che gli spettatori sugli spalti del Colosseo devono aver provato.

Il Gladiatore II Denzel Washington
Denzel Washington in Il Gladiatore II. Foto di Cuba Scott/Cuba Scott – © 2024 Paramount Pictures.

Il Gladiatore II tra Shakespeare e monito sul presente

Di certo, come si diceva in apertura, l’aspetto più interessante del film è la vicenda politica che porta avanti. Leader assoluto in ciò è il Macrino di Denzel Washington, perfetto Riccardo III shakespeariano che machiavellicamente trama per ribaltare completamente il proprio status. Un personaggio magnifico il suo, con cui Washington dimostra di essere un fuoriclasse. Per quanto il cast sia composto di ottimi attori, è lui a fagocitare tutte le attenzioni, rubando facilmente la scena ai suoi colleghi.

Con lui, Scarpa e Scott propongono un ritratto di quei subdoli uomini di potere che oggigiorno riescono, facendo leva sulla pancia del popolo, a raggiungere i propri loschi obiettivi, ponendo sempre più in crisi la democrazia. In questo il film diventa dunque un monito che si unisce all’intrattenimento offerto. Certo, il racconto di Lucio – l’effettivo protagonista – si muove su diverse soluzioni narrative piuttosto facili e poco convincenti ma, come valeva per Napoleon, anche con Il Gladiatore II si può chiudere un occhio quando nel complesso Scott si dimostra ancora una volta un tale maestro nello spettacolo cinematografico.

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Sommario

Ridley Scott ripropone l’epica di Il Gladiatore con un sequel che non raggiunge le vette del primo film ma offre grande intrattenimento, tra sangue, muscoli e intrighi politici. Tra tutti, Denzel Washington ruba la scena a tutti.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.

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