Arriva in sala il prossimo 1 marzo Logan – The Wolverine, film diretto da James Mangold e interpretato, chiaramente, da Hugh Jackman, alla sua ottava apparizione nei panni del mutante canadese (nona se contiamo anche il brevissimo cameo di X-Men L’inizio).
Dal 2000 al 2017, Hugh Jackman e il suo Wolverine hanno rappresentato un punto di riferimento per gli amanti dei cinecomics, prima che questi divenissero industria. Da sedici anni l’immaginario collettivo gode di questo mutante sporco e burbero, che, in quello che è stato definito l’ultimo film dell’attore australiano nei panni del personaggio, trova il suo compimento come essere umano.
Logan – The Wolverine è ambientato nel 2029
In Logan – The Wolverine, incontriamo il nostro eroe nel 2029: invecchiato, malato, claudicante. Nulla lascia immaginare il suo passato da supereroe, schierato in prima linea con gli X-Men, nulla a parte le cicatrici che, in maniera del tutto inedita, disegnano il suo corpo martoriato. Logan vive di stenti, fa l’autista e va in giro, al confine tra Messico e Stati Uniti, a bordo di una lussuosa limousine, suo unico bene, che gli consente di trovare il denaro necessario per prendersi cura di Charles Xavier (Patrick Stewart in stato di grazia). L’anziano professore è ormai l’ombra di se stesso, mentalmente instabile e a metà tra sanità e malattia; Charles ha perso il controllo dei suoi poteri, e vive in isolamento, in una vuota cisterna che ricorda malinconicamente il suo Cerebro. Con loro c’è Calibano, il Morlock capace di rintracciare gli altri mutanti. Ma nel 2029 il suo potere è inutile, dal momento che i mutanti, come tutti gli X-Men, si sono estinti. È un mondo sterile e sabbioso, desertico, in cui non esiste la speranza. Fino a che non compare Laura (l’esordiente Dafne Keen), una ragazzina taciturna e misteriosa, con un legame speciale con Logan, anche se entrambi ne sono all’oscuro.
Mangold mantiene le promesse: Logan – The Wolverine è un film violento e doloroso. Classificato per essere vietato ai minori di 17 anni negli USA (Rating R come Deadpool), il film mantiene una straordinaria coerenza narrativa con le scelte artistiche di andare oltre una confezione patinata colma di computer grafica, il cui ultimo esempio possiamo rintracciarlo in X-Men Apocalypse, per arrivare al cuore del personaggi.
I personaggi sono privi dei superpoteri, sono quasi semplici esseri umani
In Logan – The Wolverine non ci sono effetti visivi spettacolari, né esplosioni apocalittiche, c’è invece tanto sangue, sudore, polvere. Ci sono invece in primo piano le caratteristiche umane a sopraffare i protagonisti, anche quelli potenti e leggendari, come il Professor X e Wolverine, che negli anni sono diventati leggende e miti, raccontati negli albi a fumetti che la piccola e spaventata (ma non indifesa) Laura legge avidamente.
Nonostante il film scelga di “tradire” i canoni del genere supereroistico, i concetti di famiglia, appartenenza, diversità e solitudine, cuore degli X-Men, tornano limpidi e cristallini, come nel film del 2000. Ma qui non c’è nessuna Scuola per Giovani Dotati come punto di riferimento, nessun jet sotto al campo di basket, nessuna tuta da combattimento, nessun simbolo (la X di Xavier) sotto cui rifugiarsi. C’è però il punto di non ritorno, quello in cui il supereroe, Wolverine, diventa “semplicemente” l’eroe, Logan (il fattore di rigenerazione è invecchiato e rallentato e lo scheletro di adamantio sta avvelenando il suo corpo). Hugh Jackman consegna al suo affezionato pubblico un’interpretazione meticolosa attraverso la messa in scena delle sofferenze di un uomo (perché è ormai tale) che ha perso ogni cosa e che, nell’ora più buia, ritrova lo spirito di sacrificio per osare e sperare in un futuro, rappresentato da Laura.
Il rapporto tra Xavier e
Logan
Cuore del film è il rapporto tra Logan e Xavier. Il professore, la prima persona che si è veramente presa cura di questo animale rabbioso che combatteva nelle gabbie, è l’unica famiglia che resta all’uomo Logan, una famiglia piccola e piena di dolore, ma che il protagonista cura con tutto il suo affetto, ruvido e totale.
Mangold racconta tutto con occhio atteto, preciso e all’occorrenza eccitato nelle sequenze di combattimento che in più di un’occasione sfociano in una rossa e compiaciuta carneficina. Tuttavia la delicatezza nel tratteggiare la sofferenza e i difficili rapporti familiari, conferiscono al film la profondità di un dramma umano importante, che si fonde con i toni del western e del road movie, indirizzati verso un tramonto rosso che segna senza dubbio la fine di un’era, pur consegnandoci una tenue speranza verso il futuro.
In
Iron Man 3, la Marvel ha provato a raccontare il
dilemma di Tony Stark (Robert
Downey Jr.) in merito al suo essere un eroe con o
senza l’armatura. In Logan, l’armatura cade
completamente e l’umanità viene messa a nudo, il vero volto
dell’eroe solitario e sofferente legato ai suoi simili, alla
ricerca di un posto da chiamare casa. E in questo, Logan è a tutti
gli effetti un film degli X-Men.