La Festa del Cinema di Roma 2016, arrivata alla sua undicesima edizione dedica ampio spazio agli incontri ravvicinati con registi, attori e grandi personalità del mondo della cultura.

 

PREMIO ALLA CARRIERA 2016

TOM HANKS

Sarà il Premio Oscar® Tom Hanks, universalmente riconosciuto come uno dei più grandi attori del cinema contemporaneo, ad essere insignito del Premio alla Carriera durante l’undicesima edizione della Festa del Cinema, che gli dedica un’ampia retrospettiva con i suoi film più significativi (sedici in tutto, compresi Music Graffiti e L’amore all’improvviso – Larry Crowne, da lui diretti). In occasione della cerimonia di premiazione, Hanks sarà protagonista di un incontro nel corso del quale verranno mostrate alcune sequenze dei suoi film preferiti e la clip di una pellicola da lui particolarmente amata. Forse il fatto di avere nelle vene il sangue di Abraham Lincoln lo ha aiutato a sognare in grande: con un antenato di tale calibro, si può davvero immaginare qualsiasi cosa, anche di diventare l’attore più amato d’America. Vincitore di due Oscar® consecutivi, uno per l’interpretazione dell’intenso Andrew Beckett inPhiladelphia e l’altro per aver vestito i panni del candido Forrest Gump, Tom Hanks esordisce al cinema nel 1980 conHe Knows You’re Alone ma è nell’84 con Splash – Una sirena a Manhattan e nel successivo Big, che gli vale una nomination all’Oscar®, che inizia a farsi notare. Soprannominato il moderno James Stewart per i modi gentili da perfetto uomo della porta accanto, eclettico e poliedrico senza mai essere sopra le righe, nei quasi cinquanta film di cui è stato protagonista (da Salvate il soldato Ryan a Cast Away, da Prova a prendermi a Il ponte delle spie) è riuscito a incarnare alla perfezione il volto più pulito e genuino di Hollywood. Con il sostegno dell’Ambasciata U.S.A. a Roma.

RENZO ARBORE

Conduttore televisivo, musicista, regista, attore, sceneggiatore, deejay, talent scout, è una delle personalità più interessanti e innovatrici del panorama culturale italiano. Nato a Foggia nel 1937, dimostra giovanissimo la sua passione per la musica, in particolare per il jazz, suonando nel gruppo dei Parker’s Boys. Laureatosi in giurisprudenza a Napoli, a metà degli anni Sessanta arriva a Roma iniziando a lavorare alla radio come programmatore di musica leggera alla Rai. Con la trasmissione Alto gradimento, nel 1970, basata sull’improvvisazione e sull’utilizzo al contempo intelligente e demenziale del mezzo, rivoluziona il linguaggio della radio, dando vita a un vero e proprio fenomeno di costume. Anche in TV Arbore gioca a stravolgere le regole imposte fino a quel momento e con trasmissioni comeL’altra domenica (1975), Quelli della notte (1985) e Indietro tutta (1987) rinnova profondamente gli stilemi televisivi dell’epoca. Anche la settima arte diventa terreno di sperimentazione per Arbore, che nel 1980 firma la sua prima regia con Il pap’occhio nel quale raccoglie attorno a sé i protagonisti dei suoi programmi televisivi da Roberto Benigni a Diego Abatantuono e Luciano De Crescenzo, e in cui trova posto anche un cameo di Martin Scorsese. Nel 1983 firma la sua seconda regia, “FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene”. Nel 1991, con lo scopo di divulgare la tradizione della canzone napoletana classica, fonda L’Orchestra Italiana con la quale continua a girare il mondo.

Festa del cinema di Roma 2016

ROBERTO BENIGNI

Attore, regista, sceneggiatore, comico, personaggio di spettacolo a tutto tondo, il suo modo di fare arte incarna perfettamente quello spirito popolare e clownesco che unisce l’esuberanza del giullare alle capacità attoriali dei più grandi comici del cinema. Nato nel 1952 a Manciano La Misericordia, frazione di Castiglion Fiorentino, Roberto è l’ultimo di quattro figli. Si diploma come ragioniere ma la sua passione per lo spettacolo lo porta a trasferirsi a Roma, nel 1972, dove inizia la sua carriera artistica lavorando in teatro, in TV e al cinema (collaborando con autori del calibro di Jim Jarmusch e Blake Edwards). Nel 1983 fa il suo esordio come regista con il film Tu mi turbi, cui seguono titoli che hanno riscosso un notevole successo di pubblico come Non ci resta che piangere (da lui diretto e interpretato insieme a Massimo Troisi) Il piccolo diavolo, Il mostro e Johnny Stecchino. Poi, nel 1997, per lui arriva la consacrazione grazie a La vita è bella, che riceve numerosi riconoscimenti internazionali fra i quali il Gran premio della giuria al Festival di Cannes e tre premi Oscar® tra cui quello al miglior film straniero, al migliore attore e alla migliore colonna sonora, ad opera di Nicola Piovani. Quell’indimenticabile notte entrata ormai nell’immaginario collettivo, a Los Angeles, fu una commossa Sophia Loren ad annunciare la vittoria di Benigni, che l’ha raggiunta sul palco dell’Academy saltando sulle poltrone in un tripudio di esultanza. Negli ultimi anni l’interpretazione a memoria e il commento della Divina Commedia di Dante Alighieri nelle piazze e in TV lo hanno consacrato definitivamente come uno dei personaggi più amati e apprezzati del panorama artistico italiano contemporaneo.

BERNARDO BERTOLUCCI

Classe 1941, nato a Parma e cresciuto a cinema e poesia (suo padre, il poeta Attilio, aveva fondato il cineclub della città, dove amava proiettare i film di Murnau e Ophuls), Bernardo Bertolucci è una delle voci più importanti del cinema contemporaneo. Ancora giovanissimo, conosce Pier Paolo Pasolini e diventa il suo assistente. Con lui, nel 1961, gira Accattone e l’anno seguente dirige il suo primo film da regista, La commare secca, da un soggetto dello stesso Pasolini. Osservatore attento delle avanguardie internazionali e spettatore appassionato del cinema francese (con una predilezione per Godard), Bertolucci inizia a definire la sua idea di cinema mantenendo sempre uno specifico impegno di stile e una forza espressiva del tutto personali: tra i suoi massimi capolavori Il conformista, Ultimo tango a Parigi, Novecento. Primo e unico italiano a ricevere un Oscar® per la miglior regia per L’ultimo imperatore, pellicola che si aggiudica nove Oscar® su nove nomination ricevute, ha dimostrato in più occasioni di aver saputo conciliare autorialità e produzioni ad alto budget. Premiato nel 2007 con il Leone d’oro alla carriera a Venezia e con la Palma d’oro onoraria a Cannes nel 2011, Bertolucci continua a regalarci un cinema autentico e privo di sovrastrutture, in cui personaggi incompiuti, trasgressivi e ricchi di contraddizioni, continuano a cercare il loro posto nel mondo.

LORENZO JOVANOTTI CHERUBINI

In più di un’occasione la sua musica è entrata nei film: da “Muoviti, muoviti” ascoltata nella commedia Parenti serpentidi Monicelli a “Ragazzo fortunato” in Aprile di Nanni Moretti fino a “Una tribù che balla” in Un boss sotto stress di Harold Ramis. Lo scorso anno abbiamo riconosciuto la sua voce come sottofondo in una sequenza di Padri e figlie, di Gabriele Muccino, mentre il 2016 ha segnato una nuova collaborazione tra il cantautore e il regista – che già in passato aveva fruttato a Jovanotti un David di Donatello per “Baciami ancora” come miglior canzone originale – con il film L’estate addosso. Considerato uno degli artisti più originali e innovativi del pop italiano, Jovanotti sarà protagonista di un incontro con il pubblico dal titolo “Le immagini, la musica e le parole” e parlerà, per la prima volta, del suo personale viaggio nel cinema, commentando alcune sequenze di film che hanno segnato la sua vita e la sua carriera di artista. Tra videoclip innovativi che accompagnano i suoi brani, i cortometraggi e gli spettacolari effetti visivi durante i suoi concerti-spettacolo, risulta evidente quanto il suo rapporto con il cinema sia qualcosa di profondo e viscerale.

PAOLO CONTE | In collaborazione con Fondazione Musica per Roma

“Una delle più importanti voci poetiche del nostro tempo”, così lo ha definito Vincenzo Cerami. Paolo Conte, musicista polistrumentista, cantante, paroliere, autore, avvocato e pittore, ha iniziato giovanissimo a dipingere e a scrivere musica e testi. Nato e cresciuto ad Asti in una famiglia di notai, si laurea in giurisprudenza e inizia a lavorare come assistente presso lo studio paterno. La passione per la musica, per il jazz in particolare, lo porta, parallelamente, a imparare a suonare il trombone e il vibrafono. Nel 1974 Conte decide di abbandonare la carriera forense per dedicarsi esclusivamente a quella artistica. Cantore della provincia, di storie ruvide di gente comune, ma anche di terre esotiche richiamate alla mente attraverso il jazz, la rumba o il tango (“Boogie”, “Macaco”, “Sudamerica”), i suoi testi evocano, alludono, rimandano ai tempi passati (“Bartali”, “La topolino amaranto”), racchiudono un’epoca, una situazione e la cristallizzano al di fuori dello spazio e del tempo. Prolifico autore di colonne sonore per il cinema, Conte ha composto le musiche per Tu mi turbi, la prima regia di Roberto Benigni, per due film di Lina Wertmüller,Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada e Sotto… sotto… strapazzato da anomala passione, e per il film d’animazione diretto da Enzo D’Alò, La freccia azzurra. Una vita vissuta a tempo di jazz e di swing, di melodie raffinate dal respiro internazionale e di testi poetici e ironici, eccentrici e maliardi. Conducono Ernesto Assante, Gino Castaldo e Mario Sesti.

DON DELILLO

Scrittore, saggista, drammaturgo e sceneggiatore statunitense, dopo la laurea in Arte e comunicazione (alla Fordham University), inizia a lavorare come pubblicitario e a interessarsi al jazz e alla scrittura. Nel 1971 pubblica il suo primo romanzo, “Americana”, cui seguono “End Zone”, “Great Jones Street”, “Ratner’s Star” e, nel 1997, quello universalmente riconosciuto come il suo capolavoro, “Underworld”. Figura centrale della narrativa postmoderna americana, DeLillo è un brillante e acuto osservatore delle trasformazioni che attraversano la società statunitense, dei suoi eccessi e delle sue distorsioni. Autore raffinato e sensibile, ha affrontato negli anni un vasto numero di argomenti quali la guerra fredda, il jazz, il consumismo, l’onnipresenza della tv, la disintegrazione della famiglia moderna, il terrorismo. Nel 2012 David Cronenberg è riuscito nell’impresa di trasformare in film uno dei suoi romanzi considerato infilmabile: Cosmopolis, apologo oscuro e surreale sul nuovo millennio alle porte, con protagonista Robert Pattinson. Poco propenso alle interviste e alla visibilità mediatica (anche per questo riuscire a incontrarlo risulta un vero privilegio), DeLillo è un virtuoso della lingua, che utilizza in modo ora ironico ora epico, regalando a ogni suo scritto numerosi livelli di lettura. Nel corso dell’incontro racconterà del rapporto fra cinema e letteratura e della sua passione per Michelangelo Antonioni.

GILBERT & GEORGE

George, nato nel Devon in Inghilterra nel 1942, e Gilbert, nato a San Martino in Badia sulle Dolomiti nel 1943, s’incontrano mentre studiano scultura alla St. Martin’s School of Art di Londra. Un giorno, mentre si scattano foto a vicenda con alcune statue, hanno l’intuizione di poter fare a meno di tutto e che la loro presenza come sculture viventi all’interno dell’immagine è più efficace di qualsiasi altro prodotto. Quando G&G iniziano la carriera, il mondo dell’arte è diviso tra pop, minimal e concettuale. La strada che intraprendono è completamente diversa ed estremamente personale: l’interazione col mondo è più importante dell’oggetto d’arte in sé. L’obiettivo è un’arte per tutti – Art For All -, con mezzi e figurazioni radicati nella realtà contemporanea e che affronta in maniera diretta e anticonvenzionale, tematiche politiche, religiose ed erotiche. Per il loro lavoro hanno ricevuto il premio Turner della Tate Gallery di Londra nel 1986 e nel 2005 hanno rappresentato il Regno Unito alla Biennale di Venezia. Gilbert & George incontreranno il pubblico della Festa del Cinema di Roma e in questa occasione presenteranno il film I giganti del karaté di Chang Cheh e il documentario The World of Gilbert&George restaurato dal CSC/Cineteca Nazionale.

DANIEL LIBESKIND

Teorico dell’architettura e artista nel senso più ampio del termine, Daniel Libeskind è uno dei principali esponenti dell’architettura decostruttivista. Di famiglia ebraica, dopo essersi trasferito per qualche tempo in Israele, dove ha studiato musica, si è laureato in architettura alla Cooper Union di New York e ha proseguito la propria formazione in Gran Bretagna. Ha quindi insegnato negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone. Fra le sue realizzazioni più importanti il Jüdisches Museum di Berlino (1998), il policromatico Grand Canal Square di Dublino e il Royal Ontario Museum di Toronto (struttura futuristica composta da cinque volumi intersecati tra loro, accostata all’antico edificio museale ottocentesco). Nel 2003 si è aggiudicato il progetto per la ricostruzione del World Trade Center di New York. Per Libeskind il segreto della creatività va ricercato in un animo e in una mente aperti a suggerimenti e influenze che arrivano da ogni minimo stimolo esterno. I suoi progetti, caratterizzati da volumi spesso quadrati, linee spezzate e forme spigolose, nascono da un ascolto profondo e sentito della realtà e creano un contrasto di stili, epoche ed elementi architettonici particolarmente suggestivo e fuori dal comune. Libeskind discuterà del rapporto tra la settima arte e l’architettura e del suo amore per il cinema di Paolo Sorrentino. Con il sostegno dell’Ambasciata U.S.A. a Roma.

DAVID MAMET

Autore teatrale, attore, sceneggiatore, scrittore, saggista, regista e produttore, David Mamet è una delle menti più versatili e poliedriche del nostro tempo. Artista polimorfo oltre che scrittore prolifico, inizia la sua carriera nel teatro (è uno dei fondatori dell’Atlantic Theater Company), dove esordisce come commediografo nel 1974 con “Sexual Perversity in Chicago”. Col tempo si afferma come uno dei maggiori autori teatrali americani contemporanei con testi come “American Buffalo” (1976), “Glengarry Glen Ross” (vincitore del Premio Pulitzer nel 1984, poi divenuto film per la regia di James Foley) e “Oleanna”. Nei primi anni Ottanta Mamet si avvicina al cinema, scrivendo le sceneggiature de Il postino suona sempre due volte, Gli intoccabili, Il verdetto e Sesso & potere, solo per citarne alcuni. Tra i suoi film da regista, House of Games, Homicide, Oleanna, Hollywood, Vermont e Redbelt. Attratto da ogni possibile declinazione del mistero e dall’eterno conflitto tra verità e menzogna, leitmotiv di quasi tutte le sue opere, Mamet è noto per far parlare i suoi personaggi con un’immediatezza e una fedeltà al gergo della strada tali che nel tempo sono divenute la cifra più riconoscibile della sua espressione artistica. Con il sostegno dell’Ambasciata U.S.A. a Roma.

Mercoledì 19 ottobre, alle ore 15, Luca Barbareschi direttore dell’Eliseo ospita David Mamet per un incontro con gli studenti dell’Università La Sapienza e il pubblico del teatro, che ha inaugurato la stagione con due opere del grande drammaturgo: “Americani” e “American Buffalo”, con la regia rispettivamente di Sergio Rubini e Marco D’Amore. Interviene Andrea Minuz.

VIGGO MORTENSEN

Nato a Manhattan da padre danese e madre americana, Viggo Mortensen cresce tra Venezuela, Argentina, Danimarca e Stati Uniti. Il suo primo ruolo al cinema arriva nel 1985, con Witness – Il testimone di Peter Weir: da quel momento la sua carriera decolla. Nel 1991 è in Lupo Solitario di Sean Penn, due anni dopo recita con Al Pacino inCarlito’s Way e nel 1995 è al fianco di Denzel Washington e Gene Hackman in Allarme rosso di Tony Scott. La consacrazione, però, arriva grazie alla trilogia de Il Signore degli anelli, diretta da Peter Jackson. Negli anni 2000 il sodalizio con David Cronenberg gli regala altri ruoli memorabili: il ristoratore dalla doppia identità di A History of Violence, l’imperturbabile autista Nikolai Luzhin de La promessa dell’assassino (per il quale nel 2008 ottiene la candidatura all’Oscar® come miglior attore) e il padre della psicoanalisi, Freud, di A Dangerous Method. Nel 2009 è protagonista di un altro successo, The Road, adattamento del romanzo di Cormac McCarthy. Parallelamente all’attività cinematografica, Mortensen coltiva la sua passione per l’arte a tutto tondo. Pittore, poeta, musicista e fotografo, è anche un eccellente poliglotta: parla fluentemente inglese, danese, spagnolo, norvegese, svedese, francese e se la cava bene anche con l’italiano. Il pubblico della Festa di Roma potrà incontrarlo in occasione della presentazione di Captain Fantastic, pellicola di Matt Ross in cui interpreta un uomo che tenta di reintegrarsi nella società dopo aver vissuto in isolamento con la sua famiglia per oltre un decennio.

OLIVER STONE

Tra le figure più interessanti e controverse del panorama cinematografico internazionale, il regista newyorkese ha fatto della rappresentazione del potere e della critica, spesso feroce, alla società americana la summa del suo cinema, scegliendo per i suoi film storie “scomode”, di denuncia soprattutto nei confronti della politica statunitense. Sceneggiatore e produttore, oltre che regista e, sporadicamente, comparsa in piccoli camei all’interno delle sue pellicole, il tre volte premio Oscar® (per Platoon, Nato il quattro luglio, e per la sceneggiatura di Fuga di mezzanotte) sarà il protagonista di uno degli incontri della Festa. Nel corso dell’evento, l’autore newyorkese, che ha firmato film indimenticabili come JFK – Un caso ancora apertoAssassini nati – Natural Born KillersOgni maledetta domenicaWall Street – Il denaro non dorme mai, parlerà di politica statunitense, a ridosso delle elezioni presidenziali. Alla Festa, Stone presenterà anche il suo ultimo film, Snowden, incentrato sulla storia del tecnico della NSA (National Security Agency) che nel 2012 rese note al pubblico informazioni top-secret sul programma di intercettazioni e sorveglianza operate illegalmente negli Stati Uniti, causando un terremoto nell’intelligence internazionale e nell’opinione pubblica.

MERYL STREEP

Voleva fare la soprano, Mary Louise Streep. Poi, fortunatamente, mentre era al college, si è iscritta a un corso di recitazione. Ora sul suo caminetto campeggiano tre Premi Oscar® (vinti per le interpretazioni per Kramer contro KramerLa scelta di Sophie e The Iron Lady) e si è guadagnata di diritto lo scettro di Signora del cinema, con il suo impegno per l’arte, l’ironia e l’eleganza che le sono proprie. Una cinquantina di film al suo attivo in quarant’anni di carriera priva di passi falsi, durante i quali ha interpretato ogni genere di personaggio: dalla timida e delicata Linda neIl cacciatore di Michael Cimino, alla combattiva Joanna Kramer, al fianco di Dustin Hoffman, in Kramer contro Kramer, dalla madre coraggio ossessionata dal rimorso nel toccante La scelta di Sophie, alla casalinga innamorata di Clint Eastwood ne I ponti di Madison County. Se nella prima parte della sua carriera, Streep ha interpretato soprattutto ruoli drammatici, è dagli anni Ottanta in poi che riesce a far emergere anche la parte più comica del suo talento, interpretando personaggi brillanti in commedie di successo quali La morte ti fa bella, Il diavolo veste Prada,Mamma Mia!. Nell’incontro, Streep parlerà agli spettatori delle grandi attrici italiane che l’hanno influenzata, Silvana Mangano e Anna Magnani su tutte. Con il sostegno dell’Ambasciata U.S.A. a Roma.

ANDRZEJ WAJDA

È uno dei più grandi maestri del cinema mondiale e una voce imprescindibile della cinematografia dell’Est Europa nel periodo del disgelo seguito alla morte di Stalin. Attraverso un itinerario artistico iniziato sessanta anni fa, lungo il quale ha ricevuto un Oscar® Onorario nel 2000 ed un Orso d’Oro alla Carriera sei anni più tardi, Waida ha costruito una filmografia che è arrivata a fondersi con la storia moderna della Polonia, riflettendo costantemente sul rapporto tra libertà ed espressione artistica. La Festa del Cinema gli rende omaggio con la presentazione in Selezione Ufficiale del suo nuovo film, Powidoki (Afterimage), e con un incontro con il pubblico. Molti i suoi capolavori, quali Cenere e Diamanti, Danton e L’uomo di ferro, Palma d’Oro a Cannes nel 1981, ai quali si aggiungono La terra della grande promessa, Le signorine di Wilko e Katyń, nominati all’ Oscar® per il miglior film straniero. Powidoki (Afterimage) racconta in modo struggente il rapporto tra dittatura e arte, narrando la tragica sorte di Władysław Strzemiński, una figura eroica dell’arte moderna. È il più recente tassello di una produzione artistica che può essere letta come un gigantesco e coerente affresco, in cui elementi quali l’inquietudine esistenziale e i turbamenti di un popolo si sono trasformati in strumento per la comprensione della realtà sociale e dell’analisi storica. Conducono Richard Peña e Mario Sesti.

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