Home Blog Pagina 231

Tutto parla di te : Alina Marazzi presenta il suo film

Tutto parla di te : Alina Marazzi presenta il suo film

tutto-parla-di-te-charlotte-ramplingVedendo questo film si fa riferimento a Un’ora sola ti vorrei c’è un legame profondo tra quel doc-film e questo lungometraggio?
Alina Marazzi: Si c’è il legame, perché Tutto parla di te chiude un po’ il ciclo e chiude un po’ i conti con questa tematica e relazione che era stata già raccontata in Un’ora sola ti vorrei che è la relazione tra madre e figlia. Quindi entrambi i film sono esattamente legati e quest’ultimo riprende proprio là dove Un ora sola ti vorrei aveva lasciato. Qui poi c’è anche il personaggio della Rampling, donna adulta di un’altra generazione, proprio perché io volevo fare un collegamento tra presente e passato, oltre all’ambivalenza della maternità, oltre il rapporto tra Pauline ed Emma si raccontano delle cose che tra donne si conoscono bene, il personaggio della Rampling riporta anche un vissuto del passato che un tempo si chiamava “esaurimento nervoso” oggi si chiama “trauma post parto”.

Ci sono voluti quattro o cinque anni per raccogliere tutti i materiali del film, ha creato problemi nella produzione?
A.M:
Questo tipo di film, che si propone per un linguaggio diverso, è complesso sia da mettere a fuoco a fuoco come progetto a livello artistico sia come produzione. Però questo tempo di lavorazione è servito anche per decidere come raccontare questo argomento, sono partita da un metodo documentaristico e poi si è imposto il film di finzione. Quindi c’è stato nella fase di sviluppo e scrittura, che ha preso molto tempo, un tentativo di mettere su carta e in una sceneggiatura queste idee. Mescolare una trama di finzione con apporti di documentari, di cinema di realtà, altri apporti come l’animazione, la fotografia d’autore e altri elementi che mi piace mescolare insieme; in un film di montaggio come, Vogliamo anche le rose, era stato più semplice; qui dovendo inventare e scrivere un film ha preso del tempo.

Elena, a che punto sei entrata in questo progetto?
Elena Radonicich:
Sono entrata in questo film in maniera molto classica, facendo un provino e poi un altro, conoscendo Alina ed entrando piano piano in questa realtà che mi era completamente sconosciuta, (l’attrice non ha figli n.d.a) nel senso che ci avevo pensato ma non avevo mai ragionato sulle conseguenze che poteva avere nella vita di una donna, perciò è stato un ingresso lento e morbido. Anche perché da quando abbiamo cominciato a lavorarci a quando abbiamo girato e poi concluso, l’arco di tempo è stato piuttosto lungo perciò c’è stato il modo di creare questa realtà e poi provare ad esplicitarla.

Elena, che idea ti sei fatta sulla maternità che il film propone, come opzione di vita e sensazioni.
E.R:
Prima di affrontare questo film le mie idee erano molto favolistiche, “un giorno amerò qualcuno farò un figlio e sarò felice” più o meno si sintetizzavano così. Fare questo film mi ha messo in relazione all’idea che la maternità è uno di quegli eventi nella vita di una persona che in qualche modo ci riduce in uno stato di umanità molto profonda e in qualche modo archetipico, come il dolore e la morte, rappresentano qualcosa di assoluto con cui fare i conti e io con questa idea non mi ero affatto confrontata. Perciò il mio personaggio si riduce in uno stato di dolore indescrivibile, perché la sua sofferenza non è speciale perché può riguardare tutte. Affrontare quest’idea con l’immaginazione, avendo solo questa oltre che documentandomi, in qualche modo mi è passata la paura e ho pensato e realizzato che come spesso accade affrontando i tabù questi si possono sgretolare nel momento in cui ci si ragiona e si capisce che sono solo all’interno di un determinato periodo. Poi io avevo un imbarazzo incredibile nei confronti del bambino. Nelle scene in cui sono con il bambino, un po’ tremo io e un po’ trema Emma, perché è una creatura che ti mette di fronte a qualcosa di profondissimo di te stesso. Io ho osato e Alina mi ha ben guidata in questa attitudine.

Alina, come è andata con la Rampling?
A.M:
Con la Rampling terrore, molta paura! Ma anche molta trepidazione, la Rampling è nota ai più per questo aspetto un po’ ieratico con questo sguardo intenso, forte, apparentemente freddo quello che a me comunica era quello che cercavo per il personaggio di Pauline che ho trovato e che trovo lei abbia è un misto di forza e fragilità, di fermezza e irrequietezza, nel suo sguardo e volto vero di donna matura lei esprime tutta questa complessità. È una persona estremamente generosa, sia nella relazione sia con me che con Elena. E nel momento in cui ha sposato il progetto, che l’aveva coinvolta sia per la tematica ma anche forse per l’approccio, lei c’è stata al cento per cento senza porre condizioni ed è una persona anche molto divertente. Come attrice, e lo dice anche lei, è molto istintiva, benché sia una persona molto intelligente e riflette molto sulle cose quello che aveva lo porta in maniera animalesca. Quindi è stata una bella lezione, una bella esperienza non solo un bellissimo incontro umano personale.

Alina, per la Rampling è stato anche un ritorno al cinema Italiano.
A.M: Si c’era anche questo fatto, lei con l’Italia ha avuto un rapporto importante avendo girato film che poi l’hanno resa famosa. E questa volta di recitare in Italiano, quindi l’ha presa anche come un aspetto importate, da straniera portare una fragilità nel parlato. Ha dedicato del tempo per imparare l’italiano, lingua che conosceva e conosce quindi con una certa facilità, l’ha imparato per il film e mentre si preparava per il film a Parigi, lei ascoltava molto la musica italiana proprio per entrare nella musicalità della lingua ascoltava molto la musica di Franco Battiato che ha incontrato a Novembre a Roma (Festival del Cinema di Roma n.d.a)

Elena come è stato il rapporto con la Rampling?
E.R:
Il rapporto è stato che non ho parlato per un mese più o meno perché avevo difficoltà a dire qualcosa di sensato, quindi l’ho osservata molto e lei ha avuto la grazia di farsi guardare e mi ha lasciato lo spazio per trovare la calma necessaria a far sì che io mi relazionassi con lei e io ho riconosciuto in questo suo comportamento una generosità forte nel saper rispettare questo mio problema momentaneo! Lei aveva uno sguardo di grande comprensione sia come donna che come attrice che a un certo punto io al di fuori dal set non mi sono comportata in maniera diversa dal mio personaggio. Lei era molto spontanea, conteneva dentro di sé già tutto e poi lo lasciava uscire e io ascoltando lei ho cercato di fare la stessa cosa. Quindi il nostro rapporto è stato molto delicato e io tutte le volte che ero in difficoltà la guardavo e lei in qualche modo mi calmava, mi rassicurava e  sembrava che mi seguiva come faceva Pauline, ci siamo fatte tutte un gran bel viaggio, è stato un rapporto molto bello e privilegiato in questa bolla che era il film tra noi tre si è creato questo rapporto esemplare nelle relazione femminili, un esempio proprio bello.

Alina in questo film ci sono molti archetipi che nel cinema rischiano di diventare dei luoghi comuni, Alina come ha arginato questo rischio.
A.M: Da un lato servono gli stereotipi al cinema per rappresentare metodi di discussioni, nel caso della rappresentazione della maternità non è semplice ma è un po’ quello che a me profondamente interessava. C’è un discorso che riporta anche gli altri film miei che è la questione dei modelli, in che cosa noi donne ci rispecchiamo quali sono le immagini che ci si parano davanti tanto più le immagini di maternità. Quando si diventa madri ci si rende conto quanto interiorizzato questo immaginario della maternità un po’ favolistico, assoluto e di compimento; e quanto invece magari la nostra esperienza sia lontano da quello, allora tutti questi specchi che abbiamo davanti ci rimandano delle immagini di noi falsate e noi dobbiamo interrogarci sul perché viene prodotto un immaginario della maternità che va solo in una certa direzione. Nel film vengono usate le fotografie e altri apporti visivi per creare un cortocircuito e mettere in discussione queste rappresentazioni e far riflettere sul chi si è e quali sono le immagini di noi con cui ci dobbiamo confrontare.

Alina, nel film, credo volutamente, c’è poca presenza maschile, perché?
A.M: Nella sceneggiatura c’era un po’ di più del compagno di Emma, ma poi nel montaggio è stato ridotto, dando la precedenza alle relazioni tra donne, quindi il rapporto Pauline-Emma e questo luogo in un quartiere che la casa maternità a Torino, in questa dimensione di gruppo, e soprattuto quello che il film non fa è rappresentare la coppia e la famiglia. Perché penso che non sia più così centrale la coppia e la famiglia, se ci guardiamo intorno, le coppie fanno molta fatica a stare insieme quando nasce un bambino ancora di più, quindi la battuta di Binasco che dice “Una coppia è in due loro sono in tre quindi non sono più una coppia” è abbastanza un equazione esatta. Un bambino mette in crisi la coppia, oggi noi viviamo la nostra vita con questa dimensione della famiglia diversa, le nostre famiglie sono forse le relazioni che noi instauriamo con i nostri amici, i compagni di lavoro. E a volte penso che nel momento di fragilità come quello della maternità in cui si fa fatica e si vorrebbe parlare con qualcuno sarebbe più salutare parlare con qualcuno al di fuori della famiglia perché nelle famiglie ci sono dinamiche faticose, complesse e bloccate.

Vedendo i film di Alina Marazzi si ha l’impressione di assistere a “un epica della normalità” ti ritieni una regista donna?  O il film ha solo una femminilità di sguardo?
A.M: Si mi sento una regista donna, le antieroine dei miei film sono persone normali che confidano i loro sentimenti nelle pagine di diario, del vissuto quotidiano e oggettivo che riporto sempre nei miei film. Si voglio raccontare questa epica della normalità, anche l’aver scelto di incentrare il film “sull’ordinaria depressione” e non “il caso estremo” non voglio mettere al centro la tragedia e il caso di cui abbiamo bisogno perché dobbiamo confrontarci, il film vuole dire tutte queste cose su come raccontare le storie, si non voglio essere una regista, ma voglio essere una donna!

Tutto parla di voi è un progetto in rete sulla maternità, ispirato al film di Alina Marazzi Tutto parla di te nato per sviluppare in rete i temi affrontati nel film, che è insieme di esperimento di narrazione collettiva e raccolta di testimonianze da parte delle mamme (così come dei papà) per costruire un nuovo punto di vista sulla maternità. www.tuttoparladivoi.com

Il film sarà nelle sale l’11 Aprile con 30 copie.

Tutto in un giorno: la storia vera dietro al film con Penelope Cruz

L’attore Juan Diego Botto, al suo esordio alla regia, porta sul grande schermo Tutto in un giorno (qui la nostra recensione), film candidato a cinque premi Goya (gli Oscar spagnoli) che affronta un tema molto sentito in Spagna: quello degli sfratti. L’idea del film nasce da un confronto sulla situazione spagnola tra il regista e Penélope Cruz, qui in veste di produttrice e protagonista. L’attrice stessa gli aveva chiesto di scrivere qualcosa su una coppia con un problema di gelosia e che sta affrontando uno sfratto. Il progetto ha però assunto una forma divesa quando la moglie del regista e co-sceneggiatrice del film Olga Rodriguez, ha messo il marito in contatto con assistenti sociali, assemblee condominiali, avvocati, persone emarginate.

Dal dialogo con queste realtà Botto ha dunque scritto qualcosa di diverso, che ha incontrato l’entusiasmo della Cruz, che lo ha definito un lavoro ricco di verità. Rispetto alla vicenda originale, si pone dunque maggiore attenzione sul dramma della precarietà, dei diritti negati e dell’esclusione sociale, trasmettendo questa sensazione di inquietudine e agitazione anche attraverso precise scelte di regia. Nessuno dei personaggi è al sicuro e nell’arco di un giorno si troveranno a vedere sconvolta la propria vita.

Per gli appassionati di un cinema impegnato, che intrattiene ma che solleva importanti tematiche sociali, è dunque questo un film da non perdere e da riscoprire in tutta la sua drammaticità. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Tutto in un giorno. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera a cui si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Luis Tosar, Claudia Melo e Christian Checa in Tutto in un giorno
Luis Tosar, Claudia Melo e Christian Checa in Tutto in un giorno. Cortesia di BiM Distribuzione

La trama e il cast di Tutto in un giorno

Il film racconta 24 ore della vita di tre personaggi in lotta per la sopravvivenza, che hanno in comune il tema drammatico dello sfratto. Azucena è una madre di famiglia, coraggiosa ma disperata perché rischia di perdere la casa. La sua vita è una lotta quotidiana fatta di ristrettezze economiche visto che il marito è un operaio che guadagna una miseria. La banca ha deciso di toglierle la casa e lei ha 24 ore per risolvere questo dramma. Poi c’è Teodora.

Una donna alle prese con le scelte di vita sbagliate e i fallimenti di suo figlio. Lei lo cerca per aiutarlo ma lui si nega affranto dai suoi problemi. E infine troviamo Rafa, un avvocato che ha come missione di aiutare realmente chi è in difficoltà senza trarne alcun vantaggio personale. Deciderà anzi di sacrificare tempo e energie dedicate alla propria famiglia per una causa sociale in cui crede profondamente. Si trova alle prese con un caso di custodia, una ragazza araba rischia di vedersi togliere la figlia e lui farà di tutto per impedirlo.

Ad interpretare Azucena vi è l’attrice Penélope Cruz, mentre accanto a lei ritroviamo nel ruolo di Teodora l’attrice Adelfa Calvo, mentre l’avvocato Rafa è interpretato da Luis Tosar. Quest’ultimo aveva già lavorato con il regista in un episodio di Tales of the Lockdown (2020), una serie di cinque racconti sviluppati durante la pandemia. Completano il cast Christian Checa nel ruolo di Raúl, Aixa Villagrán in quello della compagna Helena, lo stesso Juan Diego Botto in quello di Manuel, marito di Azucena, Font García in quello di Germán e María Isabel Díaz Lago in quello di Paty.

Adelfa Calvo in Tutto in un giorno
Adelfa Calvo in Tutto in un giorno. Cortesia di BiM Distribuzione

La storia vera dietro il film

Il film racconta un problema sociale molto pesante per la società spagnola ma che tende a rimanere nascosto. In Spagna infatti, si registrano circa 41.000 sfratti ogni anno, più di 100 al giorno. In particolare, si fa riferimento alla Piattaforma delle Vittime dei Mutui (Plataforma de Afectados por la Hipoteca o PAH), un’associazione e movimento sociale per il diritto all’abitazione sorto a febbraio 2009 a Barcellona e presente in tutto il territorio spagnolo. La Piattaforma nacque durante la crisi immobiliare spagnola del 2008-2013 che fu scatenata dalla bolla immobiliare e dalle posteriori proteste in Spagna del 2011.

La PAH raggruppa persone con difficoltà per pagare l’Ipoteca, che si trovano in un processo di sfratto e persone solidali con questa problematica sociale. La Piattaforma realizza poi azioni di disobbedienza civile e di resistenza passiva per impedire le esecuzioni e le notificazioni di sfratti, convocando concentrazioni sulla porta di casa delle vittime ed impedendo il passo agli ufficiali giudiziari. Questa campagna iniziò nel novembre del 2010 e nel febbraio del 2017 aveva già fermato 2045 sfratti su tutto il territorio spagnolo, secondo la propria organizzazione.

Tutto in un giorno non racconta dunque le esatte vicende di persone realmente esistenti, ma prende spunto da un preciso contesto sociale per dar vita a personaggi che si muovono all’interno di esso e subiscono situazioni al di là della loro portata. Naturalmente, nei personaggi ideati dal regista saranno confluiti alcuni elementi delle persone da lui incontrate durante le ricerche, ma per il film ha esplicitamente detto di non voler narrare direttamente di nessuno di loro, preferendo che sia il difficile contesto ad emergere, anziché dei precisi personaggi.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Tutto in un giorno grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 14 gennaio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Tutto in un giorno, la recensione del film di Juan Diego Botto

Tutto in un giorno, la recensione del film di Juan Diego Botto

Il cinema non si accontenta solo di spettacolarizzare un racconto. In una società ormai caratterizzata da una informazione che viaggia attraverso numerosi canali, esso si pone come strumento mediatico essenziale per la conoscenza della realtà circostante, poiché capace sempre di raggiungere un pubblico vasto e colto. Così Juan Diego Botto decide di sfruttarlo, con la sua opera prima Tutto in un giorno, per dare voce alle classi sociali spagnole vittime degli sfratti e della recessione.

Una scelta mirata, quella del regista, che innalza il racconto a dramma sociale, con l’obiettivo di portare all’attenzione di tutti la precarietà e la speculazione immobiliare che trascina ogni giorno il Paese nel baratro. La pellicola è stata presentata in anteprima mondiale nella sezione Orizzonti della 79esima Mostra del Cinema di Venezia, e sarà nelle sale cinematografiche dal 2 marzo.

Tutto in un giorno, la trama

Azucena (Penélope Cruz) è una madre di famiglia che lotta contro la banca affinché non le tolga la casa. La sua vita è piena di ristrettezze economiche a causa del suo lavoro e di quello del marito, entrambi con un salario molto basso. Poi c’è Teodora (Adelfa Calvo), alle prese con le scelte di vita sbagliate e i fallimenti di suo figlio. Lei lo cerca per aiutarlo ma lui si nega affranto dai suoi problemi.

E infine troviamo Rafa (Luis Tosar), un avvocato che ha come missione aiutare realmente chi è in difficoltà senza trarne alcun vantaggio personale. Si trova alle prese con un caso di custodia, una ragazza araba rischia di vedersi togliere la figlia e lui farà di tutto per impedirlo. Storie di persone coraggiose che lottano duramente nonostante le difficoltà e le ingiustizie sociali. Tutto, però, in ventiquattro ore.

Vivere lottando per la giustizia

In Spagna ci sono circa 40 mila sfratti all’anno, più di 100 al giorno”. L’epilogo del film, che ne costituisce il fulcro, dà dei numeri spaventosi. Ma come si può descrivere l’angoscia di uno sfratto? Partendo dal concetto di casa. Una parola semplice ma pregna di significato. L’abitazione, intesa come spazio personale e unico, raffigura uno dei simboli principali della nostra società. Legato in senso stretto al concetto di famiglia, rappresenta per un individuo uno degli obiettivi primari nel suo percorso di realizzazione. Dentro le mura della propria casa ognuno si sente al sicuro, avvolto quasi in un abbraccio caldo, consapevole che lì il mondo esterno non avrà accesso. Eppure, nonostante sia la fetta di spazio ritagliatasi con sacrifici e sudore, può essere sottratto. E nessuno chiede il permesso. In molti casi funziona così. Botto parte da questo concetto tanto intimo quanto universale per introdurre tre storie apparentemente diverse, ma in realtà molto simili. Ognuna con il suo pesante fardello e ognuna con la sua lotta interiore e sociale.

Sin dalle prime inquadrature Tutto in un giorno ci regala i tre punti di vista attraverso cui gli eventi andranno snocciolandosi nel giro di 24 ore: Azucena, Teodora e Rafa. Ad ognuno di loro Botto affida una missione, alla cui base sta la paura di fallire, e una scadenza, scandita da un orologio invisibile che ne detta il ritmo. Un ritmo furioso e serrato, dentro al quale i personaggi si muovono frenetici, incalzati da un tempo che scorre inesorabile e non permette loro di fermarsi e riprendere fiato. Azucena, interpretata da una coinvolgente Penelope Cruz, è il volto in cui si riflette meglio la condizione di precarietà e disagio.

La macchina da presa indugia spesso su di lei, sullo sguardo perso nel vuoto e sulla voglia di combattere nonostante l’instabile situazione socio-economica. Un desiderio di vincere, il suo, che si mescola ad una rabbia repressa mentre percorre una Madrid che si staglia silenziosa e immobile sullo sfondo. Pronta però a raccogliere le sue lacrime e incassare i suoi strazianti sfoghi. Immagini disturbate e sporche seguono lei e i suoi comprimari, enfatizzandone la frustrazione ma anche l’orgoglio, che cerca di sovrastare un senso di mortificazione sempre più invadente.

Una storia di famiglia e solidarietà

Se in un primo momento Tutto in un giorno mette a fuoco una solitudine che sfocia quasi in alienazione, con il progredire della storia questa cede il passo alla collettività. Si ramifica così una sub-trama in cui Botto, con approccio antropologico, fotografa l’evoluzione dei rapporti umani messi davanti a situazioni complesse. Lo fa con delicatezza, cogliendone dettagli ed espressioni cruciali, senza mai essere retorico. È un discorso che affida in particolare a Rafa, un uomo al servizio dei cittadini in crisi, che se all’inizio si trova ad affrontare una relazione incrinata – o forse mai nata – con il figliastro Raul, alla fine scopre essere l’unico in grado di capirlo. A differenza della moglie che, lontana dalla sua quotidianità, non comprende fino in fondo le sue scelte, limitandosi invece a segnarne gli errori.

Ma è solo imparando ad affrontare insieme la durezza della vita, come accade a Rafa e Raul, che si può trovare un punto di incontro. Un incontro che si riverbera anche su Tamara e il figlio German, che smette di negarsi alla madre quando trova il coraggio di accettare i fallimenti e scrollarsi via la vergogna. Tutto in un giorno mostra perciò la sua doppia natura: è una storia di denuncia verso le privatizzazioni e il sistema bancario, ma anche un racconto umano, semplice e pieno d’amore, in cui la solidarietà diventa il perno a cui aggrapparsi per superare le difficoltà. Proprio come ci dimostra il fermo immagine nella punch line: Azucena raccoglie le ultime forze per protestare con gli attivisti sociali, prima che la polizia la privi della casa per sempre.

Tutto il mio folle amore: trama, cast e finale del film di Gabriele Salvatores

Dopo la parentesi fantasy di Il ragazzo invisibile e Il ragazzo invisibile – Seconda generazione, il regista premio Oscar Gabriele Salvatores è tornato al cinema con un film incentrato sull’umanità dei personaggi, sui legami tra di loro e sulle passioni che rendono vivi nonostante tutto. Si tratta di Tutto il mio folle amore, uscito in sala nel 2019 e liberamente ispirato al romanzo Se ti abbraccio non aver paura, di Fulvio Ervas. In particolare, al centro di questo racconto, vi è uno struggente rapporto tra padre e figlio, su ciò che l’uno può insegnare all’altro e su come ci si possa ancora sorprendere della vita.

La storia narrata nel romanzo è quella vera di Franco e Andrea Antonello, di un padre che decide di partire con il figlio autistico per un viaggio in moto, permettendo al ragazzo di aprirsi e scoprire l’affetto e l’amore. Tutto il mio folle amore è inoltre anche un film sulla diversità, sul suo essere complicata ma necessaria da comprendere. Salvatores dà dunque vita ad un racconto on the road per portare i suoi personaggi e lo spettatore a confrontarsi con realtà e sentimenti nuovi. Il titolo del film, infine, è un riferimento al brano Cosa sono le nuvole, scritto da Pier Paolo Pasolini e interpretato da Domenico Modugno. 

Apprezzato da critica e pubblico, è uno dei più belli film recenti realizzati da Salvatores, da sempre maestro nel raccontare i piccoli ma grandi sentimenti presenti in ognuno di noi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al finale del film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

Tutto il mio folle amore: la trama del film

Protagonista del film è il giovane Vincent Manzato, ragazzo affetto da autismo cresciuto in un mondo tutto suo mentre la madre Elena e il compagno Mario, che lo ha adottato, cercano di aiutarlo ad aprirsi alla realtà. Il vero padre di Vincent è Willy, chiamato il Modugno della Dalmazia. Sempre in giro tra concerti e serate interminabili, egli trova infine il coraggio di andare a conoscere quel figlio mai incontrato, apprendendo con un’iniziale difficoltà della sua diversità. Pur venendo cacciato in malo modo da Elena, Willy non immagina che quel piccolo gesto di responsabilità è solo l’inizio di una grande avventura.

Affascinato da quel padre misterioso, Vincent decide infatti di scappare e nascondersi nel pick-up di Willy. Da qui ha per i due inizio un viaggio lungo le strade dei Balcani che li porterà a conoscersi e scoprirsi a vincenda, in modo imprevedibili e assolutamente istintivi. Spaventati da quello che potrebbe succedere al ragazzo, anche Elena e Mario si mettono in viaggio, all’ inseguimento del figlio nel tentativo di riportarlo a casa. Con le tre persone più importanti per lui intente a stargli vicino, Vincent imparerà a scoprire nuove emozioni, aprendosi ed esternando tutta la sua vitalità.

Tutto il mio folle amore: il cast del film

Ad interpretare il giovane Vincent, protagonista del film, vi è Giulio Pranno, qui al suo debutto cinematografico. Classe 1998 egli ha esordito da giovane come attore teatrale, per poi presentarsi ai provini per Tutto il mio folle amore, ottenendo la parte desiderata. Accanto a lui, nel ruolo della madre Elena vi è l’attrice Valeria Golino, mentre Diego Abatantuono, storico collaboratore di Salvatores, è Mario il compagno di lei. Claudio Santamaria, in ultimo, è Willy, il vero padre di Vincent. Un ruolo per cui l’attore si è preparato sia a livello canoro sia attraverso la ricerca di piccole sfumature di umanità con cui arricchire il suo personaggio.

Tutto il mio folle amore finale

Tutto il mio folle amore: il finale e le differenze con il libro

Sul finale del film, dopo il lungo viaggio compiuto da Willy e Vincent, padre e figlio non sono ancora riusciti a recuperare tutto il tempo perso, ma hanno intrapreso un percorso di riconciliazione che permetterà loro di riavvicinarsi e scoprirsi sempre di più. Al momento di tornare a casa, anche Elena comprende molte cose di sé, lasciando probabilmente interdetto lo spettatore. La donna, infatti, fino a quel momento piuttosto rigida nei confronti della tutela del figlio, decide di lasciarsi andare, comprendendo che forse per avvicinarsi davvero a Vincent e riprendere in mano la sua vita deve seguire l’insegnamento di Willy. Dopo il viaggio con il padre, dunque, il ragazzo sembra intraprendere uno con la madre verso mete da scoprire.

Per quanto riguarda il rapporto con il romanzo di Ervas, Se ti abbraccio non aver paura, Salvatores prende questo solo come spunto di partenza, costruendo poi una storia pressoché originale. Nel libro, infatti, il ragazzo autistico si chiama Andrea e suo padre non è mai stato assente dalla sua vita. A differenza di Willy, questo ha sempre vissuto con lui, aiutandolo in tutte le terapie possibili per farlo stare meglio. Come nel film, però, per cercare di conoscersi meglio padre e figlio intraprenderanno un lungo viaggio in moto in giro per gli Stati Uniti e l’America del Sud, attraverso confinini, territori diversi e riscoprendosi come umani.

Tutto il mio folle amore: la colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per quanto riguarda la colonna sonora, nel film sono presenti numerose canzoni dell’amato cantautore Domenico Modugno. Il personaggio di Willy, che viene chiamato il Modugno della Dalmazia, si esibisce infatti spesso in suoi brani. Si possono dunque ascoltare Tu si’ na cosa grande, Nel blu dipinto di blu, Resta cu’mme e Cosa sono le nuvole, il brano dove è contenuta la frase che dà il titolo al film. Gli ulteriori brani presenti nella colonna sonora sono invece stati composti da Mauro Pagani, celebre polistrumentista noto per essere stato il flautista, violinista e cantante della Premiata Forneria Marconi. Egli aveva già curato precedenti colonne sonore dei film di Salvatores.

È possibile fruire di Tutto il mio folle amore grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes, Netflix, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 7 giugno alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Tutto il mio folle amore, il nuovo film di Gabriele Salvatores

0

Tutto il mio folle amore è il nuovo titolo del film di Gabriele Salvatores liberamente tratto dal romanzo Se ti Abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas edito da Marcos y Marcos.

«Uno dei protagonisti del film, il padre naturale del ragazzo, è un cantante. Canta le canzoni di Domenico Modugno nei matrimoni e nelle feste in giro per la Dalmazia. Il testo di una di queste canzoni, “Cosa sono le nuvole”, è stato scritto da Pier Paolo Pasolini. Una frase di quel testo mi ha colpito particolarmente: “E tutto il mio folle amore lo soffia il vento, così.” Ho sempre pensato al nostro ragazzo protagonista come a un “fool” di Shakespeare, uno di quei folli buffoni che riescono a tirarsi dietro re e regine costringendoli a fare i conti con se stessi. E, nel nostro caso, a far ricorso a tutto l’amore che hanno ancora a disposizione. “Folle” e “Amore”. Ecco il titolo del film. “Tutto il mio folle amore”». Gabriele Salvatores.

Tutto il mio folle amore è una produzione Indiana Production con Rai Cinema in co-produzione con EDI Effetti Digitali Italiani, distribuito da 01 Distribution.

Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores su Sky

0
Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores su Sky

Presentato fuori concorso all’ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, l’ultimo lavoro del Premio Oscar Gabriele Salvatores, il road movie Tutto il mio folle amore, arriva in prima visione tv su Sky Cinema lunedì 3 agosto alle 21.15 su Sky Cinema Uno, disponibile anche on demand su Sky e in streaming su NOW TV.

Tutto il mio folle amore – che vede nel cast la presenza di Claudio SantamariaValeria Golino, Diego Abatantuono e il giovane Giulio Pranno al suo debutto sul grande schermo – è liberamente tratto dal romanzo di Fulvio Ervas “Se ti abbraccio non aver paura” e racconta la storia diVincent (G. Pranno), un ragazzo di 16 anni con un grave disturbo della personalità, che la madre Elena (V. Golino) e il suo nuovo marito Mario (D. Abatantuono) hanno imparato a gestire. L’equilibrio si rompe quando ricompare Willi (C. Santamaria), il padre naturale del ragazzo che li aveva abbandonati alla notizia della gravidanza. In cerca di libertà, Vincent si intrufolerà nel furgone del padre, cantante diretto verso una tournée nei Balcani.

«Il viaggio, la musica, le strade senza nome dove emozioni e sentimenti trovano lo spazio per volare. Insomma rock and roll! Di nuovo in strada, dove a volte ho bisogno di tornare», queste le parole dello stesso Gabriele Salvatores per presentare il suo ultimo film. «Come il Pifferaio Magico o un “fool” shakespeariano, un ragazzo di 16 anni si trascina dietro, per strade deserte, i tre adulti più importanti della sua vita. E li costringe a fare i conti con sé stessi e con l’amore che ognuno di loro è riuscito a conservare dentro di sé. Visto da vicino, nessuno è normale. E si può scoprire che è possibile riuscire ad amare anche chi è diverso da noi. A patto di non aver paura di questa diversità».

Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores

Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores

Arriva al cinema Tutto il mio folle amore, il nuovo film di Gabriele Salvatores con protagonisti nel cast Claudio Santamaria, Valeria Golino, Diego Abatantuono e per a prima volta sullo schermo Giulio Pranno.

Tutto il mio folle amore arriverà uscito al cinema dal 24 ottobre distribuito da 01 Distribution. Il film è prodotto da Rai Cinema e Indiana Production in co-produzione con EDI Effetti Digitali Italiani. Liberamente tratto dal romanzo di Fulvio Ervas “Se ti abbraccio non aver paura” edito da Marcos Y Marcos.

“Il viaggio, la musica, le strade senza nome dove emozioni e sentimenti trovano lo spazio per volare. Insomma rock and roll!” – ha dichiarato Gabriele Salvatores “Di nuovo in strada, dove a volte ho bisogno di tornare. Come il Pifferaio Magico o un “fool” shakespeariano, un ragazzo di 16 anni si trascina dietro, per strade deserte, i tre adulti più importanti della sua vita. E li costringe a fare i conti con sé stessi e con l’amore che ognuno di loro è riuscito a conservare dentro di sé. Visto da vicino, nessuno è normale. E si può scoprire che è possibile riuscire ad amare anche chi è diverso da noi.  A patto di non aver paura di questa diversità.”

Tutto il mio folle amore: trailer ufficiale

Tutto il mio folle amore: la trama

Tutto il mio folle amore Claudio Santamaria

Sono passati sedici anni dal giorno in cui Vincent è nato e non sono stati sedici anni facili per nessuno. Né per Vincent, immerso in un mondo tutto suo, né per sua madre Elena e per il suo compagno Mario, che lo ha adottato.

Willi, che voleva fare il cantante, senza orario e senza bandiera, è il padre naturale del ragazzo e una sera qualsiasi trova finalmente il coraggio di andare a conoscere quel figlio che non ha mai visto e scopre che non è proprio come se lo immaginava. Non sa, non può sapere, che quel piccolo gesto di responsabilità è solo l’inizio di una grande avventura, che porterà padre e figlio ad avvicinarsi, conoscersi, volersi bene durante un viaggio lungo le strade deserte dei Balcani in cui avranno modo di scoprirsi a vicenda, fuori dagli schemi, in maniera istintiva. E anche Elena e Mario, che si sono messi all’ inseguimento del figlio, riusciranno a dirsi quello che, forse, non si erano mai detti.

“Ora capisco cosa cercavi di dirmi e quanto soffrivi sapendo di avere ragione. Ma avrei potuto dirti, Vincent, che questo mondo non è adatto a uno così bello come te”.

Tutto davanti a questi occhi di Walter Veltroni nella Giornata della Memoria

0

In occasione della Giornata della Memoria, nell’80° anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia su Sky debutta Tutto davanti a questi occhi, il film di Walter Veltroni sill’orrore dell’Olocausto nella testimonianza di Sami Modiano, sopravvissuto di Birkenau – Una produzione Sky e Palomar e realizzato e diretto da Walter Veltroni.

Guardare in faccia l’orrore dell’Olocausto, sopravvivere alla morte e provare a dare un senso al dolore, attraverso la testimonianza. In occasione della Giornata della Memoria, Sky propone “Tutto davanti a questi occhi”, il film realizzato e diretto da Walter Veltroni, in onda il 27 gennaio 2018 alle 21 su Sky TG24 HD e Sky Cinema Hits HD.

Prodotto da Sky in collaborazione con Palomar, il film racconta l’orrore della persecuzione razziale e dello sterminio degli ebrei, esclusivamente attraverso la testimonianza sconvolgente di Sami Modiano, uno dei pochi sopravvissuti al campo di sterminio di Birkenau.

In ragione del valore e del significato civile di questa testimonianza, Sky, Rai, Mediaset e LA7 hanno concordato che “Tutto davanti a questi occhi” – presentato in anteprima ieri sera all’Auditorium di Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica – venga trasmesso il 27 gennaio oltre che da Sky anche da Rai 3, Iris e LA7. È la prima volta che questo accade. Modiano fu deportato da Rodi, insieme al padre e alla sorella, quando aveva solo tredici anni. I suoi furono uccisi e lui restò solo. Il film è il racconto della sua deportazione, del suo viaggio prima in nave e poi in treno, dell’arrivo alla “rampa della morte”, della separazione da sua sorella Lucia e del suo successivo incontro, attraverso il filo spinato, con lei.

Sami narra anche la decisione del padre di lasciarsi morire e descrive come lui, ragazzo ormai ridotto pelle ed ossa, riuscì a sopravvivere alla marcia della morte. Modiano, oggi ultraottantenne, si interroga anche sul perché lui, proprio lui, sia sopravvissuto all’orrore, e rivela come proprio il testimoniare, specie ai ragazzi, sia la risposta alla domanda che angoscia la sua vita dal 1945.

Tutto davanti a questi occhi

“Un sopravvissuto –  racconta Modiano nel film – non è una persona normale come tutti gli altri, ha una piaga che non si chiude. Ha dei silenzi, delle depressioni, degli incubi. Tutto questo fa parte di un sopravvissuto, non ha una spugna magica per cancellare quello che ha visto. Però io vivo e sono felice. In questi ultimi undici anni sono felicissimo, perché sono contento di quello che sto facendo. Se non avessi avuto un riscontro positivo mi sarei fermato, ma i ragazzi hanno bisogno, devono sapere. So che quando non ci sarò ci saranno loro, e faranno in modo che questo non succeda mai più”.

“Tutto davanti a questi occhi” si inserisce all’interno di una serie di progetti che Sky dedicherà alla Giornata della Memoria ai quali faranno seguito altre iniziative, che proseguiranno durante tutto l’anno, per ricordare e far ricordare nell’80° anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia.

Sabato 27 gennaio alle 21.15 su Sky TG24 HD e Sky Cinema Hits HD. Il film verrà trasmesso anche da Rai3, Iris e La7

Tutto ciò che Hollywood indovina e sbaglia su pericoli informatici e hacking

Si parla sempre più di pericoli informatici e hacking; pertanto, ciò che preoccupa la società viene immediatamente ripreso da Hollywood, rimescolato e poi rigurgitato fuori in un pacchetto conveniente per l’intrattenimento quotidiano. Durante questo processo, però, molte cose potrebbero andare storte e, alla fine, ci si ritrova con un film, una serie TV o un qualsiasi contenuto multimediale che mostra aspetti credibili o totalmente privi di logica.

L’importante, d’altronde, è raccontare una buona storia e riuscire a catturare l’attenzione del pubblico, no? In realtà, per un esperto del settore, questo può essere un vero problema dal momento che si interrompe la sospensione dell’incredulità, rendendo più difficile godersi un film con qualche strafalcione tecnologico.

Quando e come Hollywood ci ha preso sui pericoli informatici e l’hacking, e quando invece ha sbagliato completamente il suo approccio? È proprio quello che vedremo in questo articolo, con alcuni esempi più o meno famosi.

I film della serie The Matrix

Tutta la produzione delle sorelle Wachowski dedicata all’universo di The Matrix è entrata di diritto nella pop culture e non c’è singolo individuo che non conosca i film in questione. The Matrix mette sul piano tanti elementi legati al progresso tecnologico, con enfasi anche sull’hacking e sulla realtà virtuale o simulata che sia. Per quanto si tratti di film sopra le righe e con elementi molto fantastici, nella scena d’apertura di The Matrix Reloaded possiamo vedere Trinity effettuare l’hacking della rete elettrica e, per farlo, usa metodi reali e convincenti, così come confermato da un esperto del settore. The Matrix è dunque promosso, almeno parzialmente.

NCIS

Chi non conosce la serie TV che mostra l’unità anticrimine statunitense NCIS alle prese con i malfattori più disparati? Sicuramente un telefilm in grado di intrattenere; tuttavia, in questo caso ci troviamo di fronte ad una rappresentazione completamente sbagliata dell’hacking, dei pericoli informatici e dell’uso delle tecnologie. L’elemento più assurdo che è possibile vedere in una scena, però, è un attacco hacker portato ai danni dell’esperta di tecnologia della squadra, Abby, che per fronteggiare questa intrusione inizia a premere freneticamente tutti i pulsanti sulla tastiera. In questa attività si unisce poi un agente di polizia che non ha alcuna preparazione informatica, rendendo la scena surreale e da sbellicarsi dalle risate. La rappresentazione dell’hacking più ridicola in assoluto: NCIS è completamente bocciato!

War Games

Un film datato, che probabilmente molti lettori non hanno nemmeno visto. Si tratta di una produzione dei primi anni ’80, un tentativo di mettere in cattiva luce la tecnologia e di mostrare come questa possa essere pericolosa. Nel film si vede il protagonista giocare a quello che crede sia un videogioco quando in realtà si tratta di un supercomputer militare in grado di prevedere una guerra termonucleare globale. Potrebbe sembrare a tratti quasi ingenuo, tuttavia secondo gli esperti presenta una gran quantità di elementi veritieri, come ad esempio il supercomputer per la gestione di dati, il phone phreaking (ovvero un metodo per effettuare chiamate gratuite), il furto di ID per penetrare all’interno di edifici ad accesso limitato e così via. Sebbene sia la rappresentazione di altri tempi, War Games si basa su elementi reali della tecnologia e della sicurezza informatica dei primi anni ’80. Un classico davvero imperdibile.

Mr. Robot

Serie TV statunitense molto recente incentrata su Elliot, un giovane ingegnere informatico che rivela la sua natura di hacker. Un thriller girato con estrema cura e comprensione, tanto da rivelarsi oggigiorno una delle rappresentazioni più veritiere dei pericoli informatici. Ecco alcune delle cose che nel telefilm funzionano perché realistiche: la necessità da parte degli hacker di strumenti specifici, sia hardware che software, per eseguire i propri hack (tra cui penne USB, phishing e così via); avere tempo a disposizione per portare a termine il processo di infiltrazione; non c’è alcuna ragione di premere pulsanti in maniera frenetica sulla tastiera; infine, illustra chiaramente che spesso effettuare un hacking è un’operazione noiosa!

Mr. Robot è, pertanto, la migliore rappresentazione odierna del mondo dei crimini informatici e dell’hacking. Se non avete mai avuto modo di vederla consigliamo assolutamente di recuperarla: promossa a pieni voti!

I pericoli degli attacchi informatici

A prescindere da quello che i film mostrano, reale o meno che sia, gli attacchi hacker e i pericoli informatici sono concreti e avvengono a cadenza quotidiana, non solo nei confronti di grandi e piccole aziende ma anche di privati. Queste tematiche devono essere prese sul serio e affrontate con la giusta maturità, prendendo tutte le precauzioni necessarie per proteggere i propri terminali e i dati sensibili. Un attacco hacker può costare molto caro a un’azienda, che potrebbe essere vittima di un furto di dati e costretta quindi a pagare un oneroso riscatto, ma anche i privati non sono al sicuro. Immaginate per esempio di essere vittima di un furto di dati sensibili, come coordinate bancarie, indirizzi e dettagli personali sulla vostra famiglia: siete pronti a correre un rischio del genere?

Uno dei metodi migliori per prendere l’iniziativa in modo corretto consiste nell’utilizzo di una VPN gratuita o a pagamento. Cos’è una VPN? Si tratta di una rete privata virtuale, in grado di modificare l’indirizzo IP assegnato dal gestore telefonico, spostandolo in un punto qualsiasi del mondo. In questo modo l’utente che ne fa uso e naviga su Internet diventa molto più difficile da rintracciare. In alcuni casi, le reti VPN garantiscono anche protezioni aggiuntive contro crimini informatici, evitando l’accesso a siti di phishing, schermando il terminale da malware e tanti altri pericoli di cui la rete è letteralmente piena.

Per iniziare a migliorare le proprie difese non c’è bisogno di seguire alcun corso di sicurezza informatica (anche se questi possono indubbiamente aiutare, soprattutto per chi gestisce grandi aziende) o diventare dei veri e propri hacker: basta un abbonamento a uno dei servizi VPN, ormai davvero economici e alla portata di tutti. La VPN da sola non può naturalmente fungere da protezione globale, ma stronca sul nascere la maggior parte degli attacchi, rendendo la vostra identificazione su Internet più complessa e offrendo così la giusta privacy quand

Tutto chiede salvezza: trailer della seconda stagione in arrivo su Netflix

0

La seconda stagione di Tutto chiede salvezza, prodotta da Picomedia e diretta da Francesco Bruni, si mostra nelle prime immagini video, in attesa di debuttare su Netflix il prossimo 26 settembre. I personaggi incontrati, conosciuti e amati nella prima stagione stanno per tornare; a loro si aggiungono nuovi compagni di viaggio e di vita dentro e fuori le mura della clinica Villa San Francesco.

Nei 5 episodi della seconda stagione, un cammino lungo 5 settimane in cui i protagonisti si troveranno a dover affrontare nuove sfide, ad intrecciare nuove relazioni,  a fare i conti con il proprio passato, a vivere al meglio il presente e a prepararsi per il futuro.

 

I primi due episodi saranno proiettati in anteprima a Milano a Fuoricinema 2024 l’8 settembre. La proiezione sarà preceduta da un talk con il regista e autore Francesco Bruni, l’autore Daniele Mencarelli, e i protagonisti Federico Cesari, Fotinì Peluso e Drusilla Foer.

Scritta da Francesco Bruni, Daniele Mencarelli e Daniela Gambaro, la seconda stagione vede grandi new entry nel cast come Drusilla Foer (Matilde), Valentina Romani (Angelica), Vittorio Viviani (Armando), Samuel Di Napoli (Rachid) e Marco Todisco (Paolo). Torna l’amato cast della prima stagione con Federico Cesari (Daniele), Fotinì Peluso (Nina), Andrea Pennacchi (Mario), Vincenzo Crea(Gianluca), Lorenzo Renzi (Giorgio), Vincenzo Nemolato (Madonnina) e Alessandro Pacioni (Alessandro), che nella prima stagione condividevano la stanza nel reparto di psichiatria insieme a Daniele. Ricky Memphis (Pino), Bianca Nappi (Rossana) e Flaure BB Kabore(Alessia) tornano nei ruoli dell’infermiere e delle infermiere del reparto, mentre Filippo Nigro (Dott. Mancino) e Raffaella Lebboroni(Dott.ssa Cimaroli) in quelli dei medici della clinica. Lorenza Indovina (Anna), Michele La Ginestra (Angelo), Arianna Mattioli (Antonella), Giacomo Mattia (Giovanni), madre, padre, sorella e fratello di Daniele. Carolina Crescentini (Giorgia) è la mamma di Nina.

La trama della seconda stagione di Tutto chiede salvezza

Sono trascorsi due anni da quando abbiamo lasciato Daniele e la nave dei pazzi. Molte cose sono cambiate: Daniele e Nina sono diventati i genitori della piccola Maria e poco dopo la sua nascita si sono allontanati. Li ritroviamo che si contendono l’affidamento della bambina con il supporto delle rispettive e diversissime famiglie. Daniele, dopo l’intensa esperienza vissuta durante la settimana di TSO, ha scelto di diventare infermiere e, grazie all’intervento della dottoressa Cimaroli, sta per entrare come tirocinante nell’ospedale in cui era stato ricoverato. Ha cinque settimane per dimostrare al giudice che quello può diventare un impiego stabile, accreditandosi come un genitore affidabile. In questa nuova veste, Daniele conosce i nuovi pazienti della camerata, che lo costringono a riflettere sul suo eccesso di empatia verso il dolore degli altri e che rischiano di farlo deragliare di nuovo.

Tutto chiede salvezza: trailer della nuova serie Netflix Italia di Francesco Bruni

0

Netflix rilascia oggi il trailer di Tutto chiede salvezza. La serie in 7 episodi, liberamente tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020, sarà disponibile su Netflix, in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo, dal 14 ottobre 2022.

Federico Cesari è il protagonista Daniele, a cui si affiancano anche Andrea Pennacchi (Mario), Vincenzo Crea (Gianluca), Lorenzo Renzi (Giorgio), Vincenzo Nemolato (Madonnina) e Alessandro Pacioni (Alessandro), che interpretano i suoi compagni di stanza, nel reparto di psichiatria. Fotinì Peluso (Nina) interpreta una compagna che Daniele aveva conosciuto al liceo e che ritrova in reparto. Ricky Memphis (Pino), Bianca Nappi (Rossana) e Flaure BB Kabore (Alessia) interpretano gli infermieri, mentre Filippo Nigro (Dott. Mancino) e Raffaella Lebboroni (Dott.ssa Cimaroli) i medici della clinica. Lorenza Indovina (Anna), Michele La Ginestra (Angelo), Arianna Mattioli (Antonella), madre, padre e sorella di Daniele. Carolina Crescentini (Giorgia) è la mamma di Nina. Alla regia Francesco Bruni che ha anche scritto la serie insieme a Daniele Mencarelli, Daniela Gambaro e Francesco Cenni. La serie è prodotta da Picomedia.

Alla regia Francesco Bruni che ha anche scritto la serie insieme a Daniele Mencarelli, Daniela Gambaro e Francesco Cenni. La serie è prodotta da Picomedia.  Le immagini del trailer di Tutto chiede salvezza scorrono sulle note del brano dei Måneskin Vent’anni, che tornerà anche in una puntata della serie.

Tutto chiede salvezza: recensione della serie Netflix con Federico Cesari

Francesco Bruni firma le sette puntate della nuova serie italiana che esce dal 14 ottobre in esclusiva su Netflix. Tutto chiede salvezza è il titolo, ed è la libera trasposizione del romanzo di Daniele Mencarelli, grazie al quale nel 2020 è stato vincitore del Premio Strega Giovani.

La storia parla di Daniele (Federico Cesari) che si ritrova improvvisamente legato sul lettino di un ospedale accanto a gente ben poco raccomandabile (Vincenzo Nemolato e Vincenzo Crea), inizia a dimenarsi ma gli serve a ben poco. Viene accolto dalla rudezza dell’infermiere Pino (Ricky Memphis) che gli dice solo che ha ricevuto un trattamento sanitario obbligatorio. E tanto basta.

Sette sono le puntate di Tutto chiede salvezza, come i giorni che Daniele passerà in TSO. Lui non ricorda nulla, è disperato, è rinchiuso – letteralmente – in una gabbia di matti e i suoi familiari si negano al telefono. Lentamente inizierà un percorso, sarà inevitabile e forzato – chiaramente – ma da lì si aprirà una strada inaspettata che lo porterà dentro le caverne inesplorate dentro di sé, ma dalle quali scoprirà nuovi fasci di luce che nella sua vita ordinaria non avrebbe mai scoperto.

È dolce e cadenzato lo stile delle prime due puntate, si avanza con calma verso il terrore della contenzione, scendendo sempre più giù, nella disperazione di dover stare con se stessi, con quelle parti ancora sconosciute. Ma Francesco Bruni, che ha anche scritto la sceneggiatura (insieme all’autore del romanzo, a Daniela Gambaro e a Francesco Cenni), riesce a risalire subito verso la leggerezza, appena l’aspetto drammatico inizia a diventare poco sostenibile. Così facendo si è progressivamente accompagnati nella storia e nella mente di Daniele, senza un impatto traumatico con l’impotenza davanti a una malattia apparentemente invisibile. Al contrario, grazie alle continue note ironiche di sottofondo, l’andamento delle scene è sempre modulato, e fa affezionare con facilità sia al protagonista che agli adorabili comprimari (Andrea Pennacchi, Lorenzo Renzi, Bianca Nappi, Flaure BB Kabore).

Tutto chiede salvezza, la serie Netflix

Tutto chiede salvezza è dunque la parabola di una vita e, in tal senso, è perfetta la coincidenza del numero di puntate con i giorni di cura del ragazzo. Come per la creazione nel libro della Genesi, e così per la struttura del viaggio dell’eroe, Daniele arriva informe, immerso nel caos e nel buio dello scoprirsi sconosciuto a se stesso, per poi ritrovare una forma e una compiutezza, nell’incessante scambio con i suoi compagni di stanza e Nina (Fotinì Peluso). Già, perché non c’è salvezza – evidentemente – senza amore.

La resa cinematografica della storia della rinascita del protagonista, mette in scena i movimenti necessari che sfuggono alla routine quotidiana: l’interdipendenza naturale tra l’individuo e la collettività. Non c’è l’uno senza l’altra. Non è possibile inserirsi in contesto sociale innescando dinamiche sane, quando non si ha la piena coscienza e stima di sé.

Ma, fortunatamente, la serie riesce a parlare di tutto restando a debita distanza dalla pesantezza. In tal senso gli attori hanno un effetto centrale con l’interpretazione dei ruoli affidatigli. Chi, probabilmente, subisce di più la fatica del dover assemblare una maggior quantità di aspetti contraddittori è Federico Cesari. Il suo Daniele è uno scanzonato romanaccio, ma al contempo un animo sensibile, grezzo, aggressivo ma impaurito. Una prova attoriale complessa che talvolta non fa gettare il ragazzo fino in fondo alle viscere del personaggio.

Ad ogni modo importa poco. A chiedere la salvezza è ognuno dei personaggi raccontati nella serie: un microcosmo che svela la trasparenza della verità che chiunque si porta dietro. Non è possibile sfuggire (d)a se stessi, e meno male che è così. Questa storia mette in scena quanto, a volte, è dalla situazione più maledetta che si rinasce davvero. Dopotutto: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

Tutto chiede salvezza: la serie Originale Netflix di Francesco Bruni

Netflix annuncia l’arrivo di Tutto chiede salvezza. La serie in 7 episodi, liberamente tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020.

Tutto chiede salvezza: quando esce e dove vederla in streaming

Tutto chiede salvezza sarà disponibile dal 14 ottobre 2022 su Netflix.

Tutto chiede salvezza: trama e cast

Finire per sette giorni sotto regime di TSO vuol dire essere pazzi? È quello che si chiede Daniele, un ventenne con un eccesso di sensibilità, che dopo una crisi psicotica si risveglia nella camerata di un reparto psichiatrico, assieme a cinque improbabili compagni di stanza con cui pensa di non avere niente in comune, pressato dai medici che gli vogliono frugare nel cervello, e accudito da infermieri che gli sembrano cinici e disinteressati.

Ma sette giorni sono lunghi, e quella che all’inizio gli sembrava una condanna pian piano si trasforma in una delle esperienze più intense e formative della sua vita. Una dramedy delle esistenze che recupera la radice della nostra migliore commedia amara, riletta in chiave contemporanea, come in un grido d’aiuto, straziante ma pieno di speranza, da parte delle nuove generazioni e del loro enigmatico disagio di vivere.

Federico Cesari è il protagonista Daniele, a cui si affiancano anche Andrea Pennacchi (Mario), Vincenzo Crea (Gianluca), Lorenzo Renzi (Giorgio), Vincenzo Nemolato (Madonnina) e Alessandro Pacioni (Alessandro), che interpretano i suoi compagni di stanza, nel reparto di psichiatria. Fotinì Peluso (Nina) interpreta una compagna che Daniele aveva conosciuto al liceo e che ritrova in reparto. Ricky Memphis (Pino), Bianca Nappi (Rossana) e Flaure BB Kabore (Alessia) interpretano gli infermieri, mentre Filippo Nigro (Dott. Mancino) e Raffaella Lebboroni (Dott.ssa Cimaroli) i medici della clinica. Lorenza Indovina (Anna), Michele La Ginestra (Angelo), Arianna Mattioli (Antonella), madre, padre e sorella di Daniele. Carolina Crescentini (Giorgia) è la mamma di Nina. Alla regia Francesco Bruni che ha anche scritto la serie insieme a Daniele Mencarelli, Daniela Gambaro e Francesco Cenni. La serie è prodotta da Picomedia.

Tutto chiede salvezza: trailer

Le immagini del trailer scorrono sulle note del brano dei Måneskin Vent’anni, che tornerà anche in una puntata della serie.

 

Tutto chiede salvezza: al via le riprese della seconda stagione

0
Tutto chiede salvezza: al via le riprese della seconda stagione

Netflix annuncia l’inizio delle riprese della seconda stagione di Tutto chiede salvezza, la serie prodotta da Picomedia e diretta da Francesco Bruni, con protagonisti Federico Cesari (Daniele) e Fotinì Peluso (Nina). Grandi new entry come Drusilla Foer (Matilde), Valentina Romani (Angelica), Vittorio Viviani (Armando), a cui si aggiungono Samuel Di Napoli (Rachid) e Marco Todisco (Paolo).

Dopo il successo della prima stagione, liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, questa seconda stagione, in 5 episodi, offrirà un seguito inedito al romanzo, continuando a seguire le vite dei personaggi già conosciuti che si intrecceranno a quelle dei nuovi, tra il reparto di psichiatria e il mondo esterno.

Scritta da Francesco Bruni, Daniele Mencarelli e Daniela Gambaro, la serie vedrà il ritorno nel cast, oltre che di Federico Cesari (Daniele) e Fotinì Peluso (Nina), anche di Andrea Pennacchi (Mario), Vincenzo Crea (Gianluca), Lorenzo Renzi (Giorgio), Vincenzo Nemolato (Madonnina) e Alessandro Pacioni (Alessandro), che nella prima stagione condividevano la stanza nel reparto di psichiatria insieme a Daniele. Ricky Memphis (Pino), Bianca Nappi (Rossana) e Flaure BB Kabore (Alessia) tornano nei ruoli dell’infermiere e delle infermiere del reparto, mentre Filippo Nigro (Dott. Mancino) e Raffaella Lebboroni (Dott.ssa Cimaroli) in quelli dei medici della clinica. Lorenza Indovina (Anna), Michele La Ginestra (Angelo), Arianna Mattioli (Antonella), Giacomo Mattia (Giovanni), madre, padre, sorella e fratello di Daniele. Carolina Crescentini (Giorgia) è la mamma di Nina.

Tutto chiede salvezza: recensione della serie Netflix con Federico Cesari

Tutto chiede salvezza, la seconda stagione dal 26 settembre su Netflix

0

La nave dei pazzi è pronta a mollare gli ormeggi e a riprendere il suo viaggio. Dal 26 settembre la seconda stagione di Tutto chiede salvezza, prodotta da Picomedia e diretta da Francesco Bruni, sarà disponibile, solo su Netflix.

5 episodi, ciascuno per ogni settimana in cui si sviluppa il racconto. 5 settimane, quindi, in cui Daniele (Federico Cesari) dovrà dimostrare di aver ripreso in mano la sua vita e di poter essere un buon padre per la piccola Maria, la bambina nata dalla relazione con Nina (Fotinì Peluso). 5 settimane durante le quali le vite dei personaggi già conosciuti si intrecceranno a quelle dei nuovi, tra il reparto di psichiatria e il mondo esterno.

Tutto chiede salvezza: recensione della serie Netflix con Federico Cesari

La proiezione in anteprima del primo episodio sarà al centro della giornata inaugurale della 54ª edizione del Giffoni Film Festival, il prossimo 19 luglio.

Scritta da Francesco Bruni, Daniele Mencarelli e Daniela Gambaro, la serie vedrà il ritorno nel cast, oltre che di Federico Cesari (Daniele) e Fotinì Peluso (Nina), anche di Andrea Pennacchi (Mario), Vincenzo Crea (Gianluca), Lorenzo Renzi (Giorgio), Vincenzo Nemolato (Madonnina) e Alessandro Pacioni (Alessandro), che nella prima stagione condividevano la stanza nel reparto di psichiatria insieme a Daniele. Ricky Memphis (Pino), Bianca Nappi (Rossana) e Flaure BB Kabore (Alessia) tornano nei ruoli dell’infermiere e delle infermiere del reparto, mentre Filippo Nigro (Dott. Mancino) e Raffaella Lebboroni (Dott.ssa Cimaroli) in quelli dei medici della clinica. Lorenza Indovina (Anna), Michele La Ginestra (Angelo), Arianna Mattioli (Antonella), Giacomo Mattia (Giovanni), madre, padre, sorella e fratello di Daniele. Carolina Crescentini (Giorgia) è la mamma di Nina.

Tutto chiede salvezza – la trama della seconda stagione

Sono trascorsi due anni da quando abbiamo lasciato Daniele e la nave dei pazzi. Molte cose sono cambiate: Daniele e Nina sono diventati i genitori della piccola Maria e poco dopo la sua nascita si sono allontanati. Li ritroviamo che si contendono l’affidamento della bambina con il supporto delle rispettive e diversissime famiglie. Daniele, dopo l’intensa esperienza vissuta durante la settimana di TSO, ha scelto di diventare infermiere e, grazie all’intervento della dottoressa Cimaroli, sta per entrare come tirocinante nell’ospedale in cui era stato ricoverato. Ha cinque settimane per dimostrare al giudice che quello può diventare un impiego stabile, accreditandosi come un genitore affidabile. In questa nuova veste, Daniele conosce i nuovi pazienti della camerata, che lo costringono a riflettere sul suo eccesso di empatia verso il dolore degli altri e che rischiano di farlo deragliare di nuovo.

Tutto chiede salvezza, la conferenza stampa della serie Netflix

Tutto chiede salvezza, la conferenza stampa della serie Netflix

Tutto chiede salvezza è la nuova serie originale italiana targata Netflix che si potrà vedere solo sulla piattaforma a partire dal 14 ottobre. Diretta da Francesco Bruni e sviluppata su sette puntate, è liberamente tratta dal romanzo omonimo di Daniele Mencarelli, per il quale lo scrittore ha vinto il Premio Strega Giovani nel 2020. Ne spiegano entrambi la genesi, insieme alla maggior parte del cast, tra cui Federico Cesari, Fotinì Peluso, Ricky Memphis, Vincenzo Crea, Raffaella Lebboroni, Andrea Pennacchi e Lorenzo Renzi.

Tutto chiede salvezza racconta del trattamento sanitario obbligatorio che subisce improvvisamente il giovane Daniele (Cesari) e di tutto quello che si svela da quel momento in avanti nella sua vita interiore ed esteriore, dentro e fuori la struttura in cui è ricoverato.

«Questa storia è dramedy», introduce Bruni, «genere che ha sempre fatto parte della mia personale cifra stilistica, per quanto nelle prime puntate ci siano più drammi che risate. Penso comunque che il produttore Roberto Sessa (per Picomedia n.d.r.) mi abbia chiamato proprio per questo mio modo di raccontare anche gli aspetti pesanti della vita. Ho cercato in ogni momento di non scadere nel pietismo e, se inavvertitamente me ne avvicinavo, ritornavo subito alla commedia. Volevo che tutto fosse il più realistico possibile». Il microfono passa poi subito allo scrittore Mencarelli che dice come sia stato vedere le proprie parole scritte trasformarsi in immagini: «All’inizio ho provato un po’ di terrore, ma poi è prevalso il senso di responsabilità. Nel fare intrattenimento qui viene mostrato seriamente un mondo di grande sofferenza. Questo è quello che penso debba fare la letteratura: entrare nei mondi e scavarci dentro. A proposito, ringrazio Francesco Bruni per come ha saputo rendere il mio romanzo!».

Tutto chiede salvezza, la conferenza stampa

Interviene poi Federico Cesari, che gioca il ruolo principale di Tutto chiede salvezza, e descrive quello che ha significato calarsi in un profilo così: comprensibile ma non certo facile da incarnare. E nella sua riflessione viene toccata una questione molto profonda: «Ho approcciato al mio personaggio prima attraverso il romanzo e poi con la sceneggiatura, perciò avevo ben chiaro quale fosse il percorso narrativo. Ma ho dovuto trovare un modo per far sì che emergesse anche nella mia corporeità. La caratteristica principale del protagonista, Daniele, è quella di essere molto empatico, con una sensibilità particolarmente spiccata, che difficilmente si trova in giro. Per me è stata una rivelazione “incontrarlo” e farne la conoscenza, scoprire questo suo superpotere».

«E io aggiungo una cosa», interviene Mencarelli, «per me la grande scommessa di questa serie è mostrare che questo superpotere in realtà è molto più diffuso di quel che si pensi. C’è un grande sommerso, un “non detto”, rispetto alla vita, all’esistenza, alla sensibilità, che ognuno di noi porta in seno e c’è chi, spesso in maniera patologica, malata, lo tira fuori. E sono convinto che la serie farà vedere alle persone che la linea di confine è in realtà inesistente tra chi fa un TSO e chi ha i galloni della normalità. Perché nel momento in cui un uomo mette a disposizione la propria sensibilità si trova a rispecchiarsi e riconoscersi nell’altro. Il grande elemento poetico di Tutto chiede salvezza è che nessuno mente. Nessuno passa attraverso delle convenzioni. Non c’è il mondo borghese che giochi a nascondere quel che è imbarazzante sotto al tappeto. Qui ognuno è semplicemente portatore di una verità che spesso è dolorosa ma altre volte è ironica e divertente. È questo il superpotere che abbiamo tutti, dobbiamo solo ricordarcelo un po’ di più. Tanti uomini di potere non hanno mai avviato un dialogo col loro mondo interiore. La serie mostra semplicemente questo: affrontare insieme quel mondo interiore conviene, perché da soli pesa troppo e schiaccia.

Diceva Ennio Flaiano che la storia non insegna niente, quindi ogni periodo storico è buono per fermarsi a riflettere. Dai quattordici anni in poi ho avuto la fortuna d’incontrare la lingua che fa dei grandi temi della vita il suo canto, che è la poesia. Ed è stata il mio supporto». Conclude, infine, Francesco Bruni spiegando che Tutto chiede salvezza è nettamente il naturale compimento del suo percorso registico iniziato nel 2011 con Scialla! (Stai sereno) e sei anni dopo con Tutto quello che vuoi, in quanto ogni tematica affrontata attraverso l’uso dell’ironia, qui viene spalancata e approfondita fino in fondo. Senza sconti.

Tutto chiede Salvezza 2: recensione della serie Netflix con Federico Cesari

0

Dopo il grande successo del primo ciclo, adattamento del libro omonimo autobiografico di Daniele Mencarelli, torna dal 26 settembre su Netflix Tutto chiede salvezza, la serie di successo che vede protagonista Federico Cesari. Sempre prodotta da Picomedia e diretta da Francesco Bruni, il quale si conferma ancora una volta la sensibilità giusta per questo tipo di racconto, Tutto chiede Salvezza 2 ci riporta Villa San Francesco a distanza di due anni dall’ultima volta in cui siamo stati accanto a Daniele.

Di cosa parla Tutto chiede Salvezza 2

Come anticipato, torniamo dal protagonista: Daniele, che con Nina (Fotinì Peluso), ha dato il benvenuto alla loro piccola Maria. Ma i due si sono anche lasciati, e infatti la serie si apre sulla loro battaglia legale per la custodia dell’infante. Il “nostro eroe” avrà cinque settimane (il tempo dietetico nell’arco del quale si svolgono i 5 episodi della serie) per dimostrare di essere in grado di potersi occupare della figlia. Tuttavia, questo periodo corrisponde anche con il suo inserimento all’interno del personale di Villa San Francesco. Dopo il suo percorso riabilitativo ancora non concluso, Daniele ha scelto di rimanere nella struttura in qualità di infermiere e si appresta a cominciare il suo tirocinio. Il giovane ha deciso di darsi una possibilità e di mettere a disposizione della società la sua grande sensibilità ma anche la sua esperienza personale, che lo ha portato al punto in cui si trova ora. Sa che la malattia mentale è una condizione che non lascia mai il suo ospite e quindi deve stare doppiamente in allerta.

Tutto chiede salvezza 2 Federico Cesari Filippo Nigro
Tutto Chiede Salvezza. (L to R) Federico Cesari as Daniele, Filippo Nigro as Mancino in episode 101 of Tutto Chiede Salvezza. Cr. Monica Chiappara/Netflix © 2024Tutto Chiede Salvezza.

Il ritorno di Daniele in clinica lo posizionerà in maniera differente rispetto a tutto il personale medico che lo ha assistito nella prima stagione: il Dott.Mancino di Filippo Nigro e la Dott.ssa Cimaroli di Raffaella Lebboroni, ma anche il Pino di Ricky Memphis e la Rossana di Bianca Nappi, l’Alessia di Flaure BB Kabore saranno ora suoi “colleghi”, dinamica che viene affrontata con voci differenti, a seconda di chi è, di volta in volta, la persona con cui si confronta il volenteroso tirocinante.

Tutti i nuovi pazienti chiedono salvezza

Daniele entrerà anche in contatto con altri sé, nuovi pazienti che come lui sono in grave difficoltà, ma che allo stesso tempo sono storie diverse e complesse e meritano di essere salvate. Drusilla Foer è Matilde che combatte contro la sua ricerca dell’identità e della voglia di vivere; Samuel Di Napoli è Rachid giovane promessa del calcio la cui ascesa e caduta repentine hanno lasciato tracce sul suo giovane ego; Marco Todisco è Paolo, lettore avido che ci riporta la mente allo splendido e tragico Mario di Andrea Pennacchi che rivediamo in forma di flashback, ma anche “in carne e ossa” nella figura di sua figlia Angelica (Valentina Romani), giovane donna con dei sospesi importanti con il padre scomparso.

Parlare di “salute mentale” è un imperativo che negli ultimi anni è diventato sempre più urgente. Il mondo intorno a noi cade a pezzi e riuscire ad avere gli strumenti per leggerlo e viverlo senza essere sopraffatti dal terrore è importante. Tuttavia non sono molti i contesti e le realtà, anche nel mondo della serenità e del cinema, che riescono a farlo con dignità e chiarezza. Tutto chiede salvezza è un’eccezione e un’eccellenza in questo senso. La serie riesce a trovare la chiave giusta per approcciarsi in maniera sana e non retorica a questo tipo di problematiche che, per quanto ormai alla luce del sole, fanno sempre fatica a essere normalizzate.

Tutto chiede salvezza Federico Cesari Fotinì Peluso
Tutto Chiede Salvezza. (L to R) Federico Cesari as Daniele, Fotinì Peluso as Nina in episode 101 of Tutto Chiede Salvezza. Cr. Monica Chiappara/Netflix © 2024Tutto Chiede Salvezza.

La via dell’empatia

La serie fa leva molto sull’aspetto salvifico dell’empatia e la doppia posizione di Daniele in questa stagione consente di lavorare meglio in questo senso: il personaggio si fa punto di vista sia per chi deve occuparsi dei malati sia per i malati stessi che si vedono capiti, compresi e accolti anche di più da chi sa bene cosa passano. Questo leggero cambio di prospettiva permette alla serie di essere efficace e convincente pur senza il supporto del testo originale che aveva invece il primo ciclo. Non solo, la serie non smette di denunciare le “falle del sistema”, quelle pecche nella gestione di queste circostanze nel mondo reale che aggravano situazioni già delicate.

Gli aspetti legati alla malattia mentale si ampliano e diventano sempre più dettagliati e così Daniele e Nina si fanno davvero veicolo di una missione di evangelizzazione, quasi, aprendo spiragli, ingressi verso un mondo che non vede l’ora, ha bisogno di essere raccontato.

Francesco Bruni firma la regia di Tutto Chiede Salvezza 2

A coronare la scrittura di questo diario emotivo c’è la regia di Francesco Bruni che si conferma l’autore perfetto per questo racconto. Con tatto e accoglienza si mette al servizio dei personaggi e delle loro emozioni, contribuendo in maniera determinante alla confezione di un prodotto che va oltre il semplice racconto di una buona storia con personaggi a cui ci si affeziona, ma è consapevole del messaggio che porta e lo tiene sempre in altissima considerazione.

In un continuo sforzo di dare verità alle storie che attraversa, contro cliché e stereotipi, Tutto Chiede Salvezza 2 è una finestra aperta su un mondo affamato di luce.

Tuttinsieme di Marco Simon Puccioni dal 31 agosto al cinema

Tuttinsieme di Marco Simon Puccioni dal 31 agosto al cinema

Dopo essere stato presentato con gran successo al Biografilm Festival arriva al cinema Tuttinsieme, documentario autobiografico scritto e diretto da Marco Simon Puccioni che, dopo Prima di tutto (menzione speciale ai Nastri d’Argento 2016), torna a raccontare l’esperienza genitoriale sua e del suo compagno grazie alla gestazione per altri. Se il precedente documentario del 2012 si concentrava sulla nascita dei bambini, TUTTINSIEME ne segue la crescita e volge lo sguardo alle sfide che questo tipo di famiglie devono affrontare nel contesto dell’Italia di oggi.

Il confronto con altre famiglie, la presenza di due genitori dello stesso sesso, l’assenza di una madre, la battaglia in parlamento per approvare le Unioni Civili, con la delusione di non avere un quadro giuridico che permetta a entrambi di adottare i propri figli. Non solo un documentario che parla del diventare genitori, dell’essere figli e dei rapporti tra queste nuove famiglie nate attraverso la gestazione per altri, ma anche una testimonianza per la comunità LGBT e le famiglie tradizionali sull’evoluzione della famiglia non convenzionale, vista dagli occhi dei diretti interessati: i bambini.

TUTTINSIEME – prodotto da Giampietro Preziosa, una produzione Inthelfilm con RAI Cinema – uscirà al cinema a partire dal 31 agosto al cinema Nuovo Sacher, per poi approdare nei cinema e nelle arene di tutta Italia.

SINOSSI

Il dialogo intimo tra due padri che ripercorrono gli ultimi quattro anni della crescita dei loro gemelli, ricordano come i loro figli hanno elaborato, in diverse età, vivere in una famiglia con due padri e rispondendo alle domande dei loro compagni sulla madre. Rivivono il clima di forte contrapposizione in cui Monica Cirinnà è riuscita a dare all’Italia una legge sulle unioni civili. Coltivano la relazione calda e affettuosa con le famiglie americane delle donne che hanno permesso la nascita dei figli. Ritornano al momento di festa dell’unione civile celebrata da Nichi Vendola e cercano, tra diverse sensibilità, i nomi da dare alle persone delle famiglie allargate nate con le tecniche di procreazione assistita.

Tutti vogliono qualcosa: trailer italiano del film di Richard Linklater

0

Ecco il trailer italiano di Tutti vogliono qualcosa (Everybody Wants Some), nuovo film diretto da Richard Linklater, regista del pluripremiato Boyhood. Ufficialmente annunciato come il “sequel spirituale” di La vita è un sogno, il film si svolge negli anni ’80 ed è ambientato in un college. Al centro della vicenda, un gruppo di studenti/giocatori di baseball che deve farsi strada tra le libertà della prima indipendenza e le responsabilità della vita adulta.

Linklater ha detto di considerare Everybody Wants Some anche come una sorta di sequel di Boyhood, in quanto “inizia proprio dove quel film si conclude, con un ragazzo che si presenta al college, e conosce i suoi nuovi compagni di stanza e una ragazza”. Il prestigio dato dal suo nome, d’altro canto, rende senza dubbio interessante quella che, apparentemente, sembrerebbe una commedia giovanile non troppo sofisticata. La sceneggiatura del film, inizialmente intitolato That’s What I’m Talking About, è stata scritta dallo stesso regista. Megan Ellison è produttrice assieme a Sean Daniel, Sandra Adair, John Sloss e Ginger Sledge.

Il cast, ricco di volti nuovi, comprende: Will Brittain, Zoey Deutch, Ryan Anthony Guzman, Tyler Hoechlin, Blake Jenner, Glen Powell e Wyatt Russell. Il film sarà presentato in anteprima mondiale al SXSW Festival di marzo prima di uscire nelle sale americane il 15 aprile 2016 e uscirà al cinema in Italia il 12 maggio.Everybody Wants Some tutti vogliono qualcosa

Tutti vogliono qualcosa: trailer e poster del film di Richard Linklater

0

Ecco il nuovo trailer, e a seguire il poster italiano, di Tutti vogliono qualcosa, nuovo film di Richard Linklater, regista del pluripremiato Boyhood. Ufficialmente annunciato come il “sequel spirituale” di La vita è un sogno, il film si svolge negli anni ’80 ed è ambientato in un college. Al centro della vicenda, un gruppo di studenti/giocatori di baseball che deve farsi strada tra le libertà della prima indipendenza e le responsabilità della vita adulta.

Linklater ha detto di considerare Everybody Wants Some anche come una sorta di sequel di Boyhood, in quanto “inizia proprio dove quel film si conclude, con un ragazzo che si presenta al college, e conosce i suoi nuovi compagni di stanza e una ragazza”. Il prestigio dato dal suo nome, d’altro canto, rende senza dubbio interessante quella che, apparentemente, sembrerebbe una commedia giovanile non troppo sofisticata. La sceneggiatura del film, inizialmente intitolato That’s What I’m Talking About, è stata scritta dallo stesso regista. Megan Ellison è produttrice assieme a Sean Daniel, Sandra Adair, John Sloss e Ginger Sledge.

Il cast, ricco di volti nuovi, comprende: Will Brittain, Zoey Deutch, Ryan Anthony Guzman, Tyler Hoechlin, Blake Jenner, Glen Powell e Wyatt Russell. Il film sarà presentato in anteprima mondiale al SXSW Festival di marzo prima di uscire nelle sale americane il 15 aprile 2016 e uscirà al cinema in Italia il 12 maggio.

tutti vogliono qualcosa

Tutti Vogliono Qualcosa: le matricole nella nuova clip

0
Tutti Vogliono Qualcosa: le matricole nella nuova clip

Ecco una nuova clip di Tutti Vogliono Qualcosa, il film di Richard Linklater arriverà in questi giorni in Italia. Ufficialmente annunciato come il “sequel spirituale” di La vita è un sogno, il film si svolge negli anni ’80 ed è ambientato in un college.

Di seguito trovate il video in cui le matricole vengono prese di mira:

Linklater ha detto di considerare Everybody Wants Some anche come una sorta di sequel di Boyhood, in quanto “inizia proprio dove quel film si conclude, con un ragazzo che si presenta al college, e conosce i suoi nuovi compagni di stanza e una ragazza”. Il prestigio dato dal suo nome, d’altro canto, rende senza dubbio interessante quella che, apparentemente, sembrerebbe una commedia giovanile non troppo sofisticata. La sceneggiatura del film, inizialmente intitolato That’s What I’m Talking About, è stata scritta dallo stesso regista. Megan Ellison è produttrice assieme a Sean Daniel, Sandra Adair, John Sloss e Ginger Sledge.

Il cast, ricco di volti nuovi, comprende: Will Brittain, Zoey Deutch, Ryan Anthony Guzman, Tyler Hoechlin, Blake Jenner, Glen Powell e Wyatt Russell. Il film sarà presentato in anteprima mondiale al SXSW Festival di marzo prima di uscire nelle sale americane il 15 aprile 2016 e uscirà al cinema in Italia il 12 maggio.

tutti vogliono qualcosa 3

Tutti Vogliono Qualcosa: clip “al telefono”

0
Tutti Vogliono Qualcosa: clip “al telefono”

Ecco una divertente clip da Tutti Vogliono Qualcosa, il film di Richard Linklater che arriva oggi al cinema e si propone come il sequel spirituale di La vita è un sogno. Il film si svolge negli anni ’80 ed è ambientato in un college.

Tutti vogliono qualcosa recensione del film di Richard Linklater

Linklater ha detto di considerare Everybody Wants Some anche come una sorta di sequel di Boyhood, in quanto “inizia proprio dove quel film si conclude, con un ragazzo che si presenta al college, e conosce i suoi nuovi compagni di stanza e una ragazza”. Il prestigio dato dal suo nome, d’altro canto, rende senza dubbio interessante quella che, apparentemente, sembrerebbe una commedia giovanile non troppo sofisticata. La sceneggiatura del film, inizialmente intitolato That’s What I’m Talking About, è stata scritta dallo stesso regista. Megan Ellison è produttrice assieme a Sean Daniel, Sandra Adair, John Sloss e Ginger Sledge.

Il cast, ricco di volti nuovi, comprende: Will Brittain, Zoey Deutch, Ryan Anthony Guzman, Tyler Hoechlin, Blake Jenner, Glen Powell e Wyatt Russell. Il film sarà presentato in anteprima mondiale al SXSW Festival di marzo prima di uscire nelle sale americane il 15 aprile 2016 e al cinema in Italia il 16 giugno.

tutti vogliono qualcosa 3

Tutti vogliono qualcosa recensione del film di Richard Linklater

Tutti vogliono qualcosa recensione del film di Richard Linklater

tutti vogliono qualcosa 3Giorni, ore, secondi, sono le piccole unità di tempo l’oggetto di studio del cinema di Richard Linklater, “sospeso” come un fermo-immagine di epoche e persone che le abitano. Non esistono frontiere nei suoi film, che abbandonano ogni struttura per concedersi all’essenza del momento raccontato, esistono soltanto spazi in cui si consuma, molto semplicemente, la vita. Come fa un fiammifero una volta acceso, che brucia con ardore fino allo spegnimento, ed è proprio nella fase di maggior calore che Linklater posa lo sguardo tenero, protettivo e vivace, grazie al quale abbiamo compreso davvero il valore dell’esistenza e la forza di un attimo.

Per quanto le sue storie giovanili procedano con calma, alla pari di un Gus Van Sant che però predilige i silenzi e la sperimentazione, il regista sembra aver sempre avvertito il bisogno di coglierle allo scadere di un evento, e può trattarsi di un’imminente separazione (la trilogia dei Before) o di un’iniziazione scolastica. In Dazed and Confused, i ragazzi festeggiavano l’ultimo giorno di scuola prima del congedo estivo, l’anno era il 1976, e cinque anni più tardi, in un cinematografico 1981, Linklater torna esattamente dove li aveva lasciati un ventennio fa, all’alba dell’ingresso al college di uno studente, giocatore di baseball, Jake Bradford.

tutti vogliono qualcosaTutti vogliono qualcosa (Everybody Wants Some, dal titolo di una canzone di Van Halen) è il seguito spirituale di Dazed and Confused, per l’assoluta aderenza ai leitmotiv principali, che possono essere il gruppo sportivo come forza motrice o l’atmosfera che ricrea la moda del tempo, ma soprattutto per la cura dei dialoghi torrenziali come nella ormai consolidata tradizione del cineasta, mai casuali e pronti a sconvolgere la nostra attenzione (spesso proprio sul finale) come uno schiaffo in viso a chi resta sopito davanti al noioso spettacolo della normalità.

Gli ultimi momenti, poiché tali e pertanto irripetibili, assumono nel loro scorrere leggeri un significato assoluto, nel senso reale del termine, cioè divincolato da qualsiasi struttura, e l’emozione che ci aggrega ai personaggi è la stessa che non vorrebbe vederli andare via una volta accese le luci in sala. La verità è che i film di Linklater, e Tutti Vogliono Qualcosa lo ribadisce, sono così meravigliosamente unici perché capaci di creare un’empatia che oltrepassa le frontiere della finzione. Ogni istantanea di questi teenager, anche se in apparenza banale, si gonfia all’inverosimile ed esprime una profondità inattesa, uno studio sociale, culturale, addirittura filosofico sul tempo che stanno vivendo. Il tempo è l’unità di misura che il regista texano manipola come un fine artigiano accarezza l’argilla creando forme morbide, magnetiche, rigide se necessario. “Trovare l’essenza all’interno della struttura, questa è l’arte”. Richard Linklater ci è riuscito, un’altra volta.tutti vogliono qualcosa 2

Tutti tranne te: recensione del film con Sydney Sweeney e Glen Powell

“Qui ha molto a che fare con l’odio, ma ancor di più con l’amore”, scriveva William Shakespeare in Romeo & Giulietta. Frase che il regista Will Gluck inserisce anche all’interno del suo nuovo film, Tutti tranne te, a mo’ di dichiarazione d’intenti. Ma in realtà l’intero film ha molto a che fare con l’iconico drammaturgo inglese, essendo un adattamento in chiave contemporanea della sua opera Molto rumore per nulla. Gluck, già regista di note rom-com come Easy Girl e Amici di letto, riprende gli elementi base di quel racconto per dar vita ad un nuovo film di questo genere con cui offrire nulla più che puro intrattenimento, dove umorismo scorretto e buoni sentimenti vanno a braccetto.

Tutti tranne te vuole infatti dichiaratamente essere quel tipo di commedia senza peli sulla lingua da primi anni Duemila (di cui proprio Easy Girl è un ottimo esempio), capace con il suo umorismo di divertire ma anche, all’occorrenza, di generare quel gradito disagio nello spettatore. Il tutto includendo in modo naturale elementi propri delle nuove sensibilità culturali, dando così vita ad un sorprendente risultato. Con il coraggio di far ciò senza rinunciare ad una classificazione “R” (ovvero vietato negli Stati Uniti ai minori di 17 anni non accompagnati da adulto), il film – da cui non ci si dovrebbe aspettare chissà che originalità o intenti – è dunque del tutto piacevole per una visione spensierata.

La trama di Tutti tranne te: odiarsi fino ad amarsi

Protagonisti di questo film sono Bea (Sydney Sweeney) e Ben (Glen Powell). I due potrebbero essere una coppia perfetta, ma dopo un primo appuntamento fantastico una serie di incomprensioni spengono la loro infuocata attrazione. Tempo dopo, tuttavia, i due si ritrovano al matrimonio in Australia della sorella di Bea, obbligati dunque ad una convivenza forzata. Con gli occhi di tutti puntati su di loro, si vedranno ben presto costretti a fingere di essere una coppia, ognuno con uno scopo diverso. Ma sarà difficile fingere di piacersi con tutto l’odio che scorre tra di loro e i problemi non tarderanno ad arrivare.

Tutti tranne te Sydney Sweeney Glen Powell

Una commedia di continui inganni

Considerata la sua premessa, è facile immaginare a quale conclusione giungerà il film. Ma come spesso avviene per questo genere di opere, l’importante è ciò che avviene nel mentre e il modo in cui si giunge a quel finale. Difficile però non notare come diverse delle situazioni previste per portare avanti il racconto avvengano in modo un po’ artificioso, a partire dal motivo del litigio tra i due protagonisti. Quando però la vicenda si sposta in Australia, si avverte un leggero distendersi di quelle forzature iniziali. Siamo dove il regista – anche co-sceneggiatore insieme a Ilana Wolpert – voleva portarci e da lì hanno inizio le rocambolesche avventure di Bea e Ben.

La scrittura del film è dunque, almeno in certi momenti, da intendersi come il suo principale limite, anche se – come si accennava in apertura – probabilmente non c’è mai stato l’intento di puntare ad un livello di maggiore originalità o distintività. Eppure, c’è un aspetto di questa narrazione che risulta affascinante ed è il gioco che si genera tra i vari personaggi, dove ognuno cerca di far credere agli altri qualcosa che in realtà non è, costruendo così un sempre più alto castello di inganni destinato naturalmente prima o poi a crollare. Si tratta di una dinamica non sempre portata avanti, ma che quando proposta fa acquisire ad un racconto altrimenti banale un fascino in più.

Il disagio di una generazione

Uno dei pregi maggiori del film è però da ritrovarsi nella sua volontà di affrontare tutta una serie di tematiche proprie dell’odierno mondo delle relazioni. Piano piano che si impara a conoscere Bea e Ben, i due si svelano essere a loro modo cantori di una certa incapacità a gestire le proprie emozioni e, di conseguenza, le relazioni. È allora solo attraverso un percorso inverso, durante il quale sembrano intenzionati a stare alla larga dall’amore che scopriranno cosa davvero li frena nei confronti di esso, permettendogli a quel punto di accoglierlo nelle proprie vite. Tutti tranne te, da questo punto di vista, si apre ad un niente affatto scontato dialogo con la contemporaneità.

Tutti tranne te Glen Powell Sydney Sweeney

 

Sydney Sweeney e Glen Powell sono la forza di Tutti tranne te

Ma se pure Tutti tranne te non si distingue per la scrittura, lo fa certamente grazie ai suoi due protagonisti. Sydney Sweeney e Glen Powell sono tra i più promettenti interpreti della loro generazione: lei ha conquistato tutti grazie alla serie Euphoria ed è ora tra le protagoniste del cinecomic Madame Web, mentre lui ha conquistato grande popolarità grazie a Top Gun: Maverick ed è il protagonista della nuova intelligentissima (quella sì) commedia di Richard Linklater, Hit Man. I due dimostrano qui di essere credibili protagonisti, capaci di misurarsi con la commedia e di poter far divertire scena dopo scena, rimanendo sempre al completo servizio dei propri personaggi.

Con due interpreti primari (ma anche i secondari sanno farsi notare) dotati di una così forte chimica di coppia e di un tale livello di carica erotica, lo spettatore può anche non preoccuparsi troppo delle pecche di scrittura né di alcuni dialoghi certamente discutibili in quanto a didascalismo. Grazie a loro e alle diverse e divertenti situazioni in cui il regista li pone (due su tutte: i goffi tentativi di palpeggiamento durante l’escursione e il salvataggio in mare) prende forma una commedia che arriva sì dove ci si immagina arriverà, ma lo fa con un percorso dalla gioiosità contagiosa (e la colonna sonora guidata da Unwritten di Natasha Bedingfield offre a tal riguardo il suo contribuito), capace di avere un certo eco nello spettatore.

Tutti tranne te: posticipata l’uscita della commedia vietata con Sydney Sweeney

0

La data di uscita di Tutti tranne te (Everyone But You) per la prossima commedia R-rated con protagonista Sydney Sweeney è stata leggermente posticipata. A darne notizia è il noto sito americano Deadline che ha riferito che la data di uscita del film è stata posticipata di una settimana.

Tutti tranne te (Everyone But You) uscirà negli USA ora nelle sale venerdì 22 dicembre invece della data di uscita originale di venerdì 15 dicembre.  Il sito rileva che questa nuova data di uscita consente alla commedia romantica di “giocarsi le sue carte durante il fine settimana di quattro giorni di Natale“. In Italia il film uscirà il 25 Gennaio 2024.

Tutti tranne te (Everyone But You) è diretto da Will Gluck e si basa su una storia di Ilana Wolpert. Nel cast Sydney Sweeney, Glen Powell, Alexandra Shipp, GaTa, Hadley Robinson, Michelle Hurd,  Dermot Mulroney, Darren Barnet e Rachel Griffiths.

Il film è stato scritto da Wolpert e Gluck ed è prodotto da Gluck, Joe Roth e Jeff Kirschenbaum. I produttori esecutivi sono Alyssa Altman, Jacqueline Monetta, Catherine Bishop, Natalie Sellers, Charlie Corwin, Sidney Kimmel, Mark O’Connor, Sweeney e Jonathan Davino.

Di cosa parla Everyone But You?

Nella commedia Everyone But You, Bea (Sydney Sweeney) e Ben (Glen Powell) sembrano la coppia perfetta, ma dopo uno straordinario primo appuntamento accade qualcosa che trasforma la loro focosa attrazione in ghiaccio, finché non si ritrovano inaspettatamente ricongiunti insieme per un matrimonio in Australia”, si legge nella sinossi del film. “Quindi fanno quello che farebbero due adulti maturi: fingono di essere una coppia”.

Tutti tranne te: il trailer del film con Sydney Sweeney e Glen Powell

0

Il trailer di Tutti tranne te la commedia romantica di Sony Pictures diretta da Will Gluck (Amici di letto, Peter Rabbit) con Sydney Sweeney (Euphoria, Madame Web) e Glen Powell (Top Gun: Maverick, Hit Man). Nel cast ci sono anche Alexandra Shipp (Barbie), GaTa, Hadley Robinson, Michelle Hurd, Dermot Mulroney, Darren Barnet, Bryan Brown e Rachel Griffiths.

Tutti tranne te sarà nelle sale italiane dal 25 gennaio prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Tutti tranne te – la trama

Nella commedia Tutti tranne te Bea (Sydney Sweeney) e Ben (Glen Powell) sembrano la coppia perfetta, ma dopo un primo appuntamento fantastico succede qualcosa che spegne la loro infuocata attrazione. Quando si ritrovano inaspettatamente allo stesso matrimonio in Australia, decidono di fingere di essere una coppia, ognuno con uno scopo diverso.

Tutti tranne te: il nuovo trailer della commedia con Sydney Sweeney e Glen Powell

0

Dopo un primo trailer, gli attori Sydney Sweeney (Euphoria, Madame Web) e Glen Powell (Top Gun: Maverick, Hit Man) presentano ora un secondo trailer del film che li vede protagonisti, Tutti tranne te, una nuova commedia romantica distribuita da Sony Pictures per la regia di Will Gluck (Easy Girl). Promosso come una vaga modernizzazione di “Molto rumore per nulla” di William Shakespeare, il film ha una sinossi che recita: “Quando gli arcinemici del college si riuniscono anni dopo la laurea per un matrimonio, si troveranno a dover fingere di essere una coppia per motivi personali. Ma fingendo di esserlo, in realtà potrebbero finire con l’innamorarsi davvero.”

Il nuovo trailer offre ora maggiori dettagli sulla trama, come anche scene inedite nel primo filmato distribuito mesi fa. Accanto ai due attori poc’anzi citati, nel film recitano anche Alexandra Shipp, GaTa, Hadley Robinson, Michelle Hurd, Dermot Mulroney, Darren Barnet e Rachel Griffiths. Il racconto è basato su un soggetto di Ilana Wolpert (qui alla sua prima sceneggiatura di un lungometraggio) che ha poi scritto anche la sceneggiatura insieme allo stesso Will Gluck. Al momento Tutti tranne te è previsto nelle sale statunitensi per il 22 dicembre, mentre si attendono notizie per quanto riguarda una data di uscita italiana.

Tutti tranne te, la spiegazione del finale: Ben e Bea finiranno insieme?

Tutti tranne te (Anyone but You) si concentra sulla finta storia d’amore tra Ben (Glen Powell) e Bea (Sydney Sweeney), ma il finale del film fa pensare alla possibilità che i sentimenti che provano siano reali. La commedia romantica del 2023 del regista di Easy A , Will Gluck, ha un’impostazione di genere abbastanza familiare per certi versi. Anyone but You inizia con Ben e Bea che si incontrano per caso e vanno subito d’accordo, ma una serie di eventi li porta a odiarsi. La storia principale si svolge quando le loro vite si interconnettono di nuovo, quando la sorella di Bea, Halle (Hadley Robinson), si fidanza con l’amica di Ben, Claudia (Alexandra Shipp).

Sebbene all’inizio il loro odio reciproco sia abbastanza noto, i due protagonisti di Tutti tranne te sviluppano ciascuno dei motivi per cui vogliono fingere una vera storia d’amore nei giorni che precedono il matrimonio. La finta storia d’amore di Bea e Ben nasce per allontanare i genitori di lei dall’idea di annullare il fidanzamento con Jonathan (Darren Barnet), mentre Ben vuole far ingelosire la sua ex fidanzata Margaret (Charlee Fraser) e riconquistarla. Dopo l’inizio della loro finta storia d’amore, si verificano una serie di eventi selvaggi che contribuiscono a spiegare il rating R di Tutti tranne te. Ma quando il matrimonio si avvicina e i loro obiettivi individuali diventano possibili, il finale di Anyone but You cambia la dinamica della relazione.

Ben e Bea sono innamorati nel finale di Tutti tranne te?

Tutti tranne te Sydney Sweeney Glen Powell
© 2023 Columbia Pictures Industries, Inc., Kimmel Distribution, LLC and TSG Entertainment II LLC. All Rights Reserved.

L’intera durata di Anyone but You è incentrata sul fatto che Ben e Bea convincono la famiglia e gli amici di essere innamorati, solo che questi sentimenti falsi diventano sempre più reali con il passare del tempo. Questo li porta a frequentarsi la notte prima del matrimonio e ad essere apparentemente sul punto di ammettere i loro veri sentimenti. Un litigio la mattina dopo li divide e Bea lascia il ricevimento dopo aver visto Ben baciare Margaret. Tuttavia, Ben la insegue all’Opera House di Sydney, dove lei sta guardando la gente, ed esprime i suoi veri sentimenti per lei, come nel caso del grande gesto romantico del padre di Bea nei confronti della madre. È attraverso questo gesto che Anyone but You regala a Ben e Bea un lieto fine.

La decisione di Ben di inseguire Bea e quella di lei di abbandonare il matrimonio sono entrambi segni che i due sono davvero innamorati. La loro finta relazione ha funzionato esattamente come Ben sperava, tanto che Margaret ci prova con lui al matrimonio e lo bacia. Tuttavia, lui le dice che non è più quello che vuole, segnalando i suoi veri sentimenti per Bea. Bea lascia subito il matrimonio, pensando che Ben abbia già abbandonato qualsiasi sentimento per lei e sia tornato insieme a Margaret. Bea spiega che non può essere presente al matrimonio e vedere Ben e Margaret insieme a causa dei suoi veri sentimenti.

La decisione di Ben di inseguire Bea e quella di lei di lasciare il matrimonio sono entrambi segni che i due sono davvero innamorati. La loro finta relazione funziona esattamente come Ben sperava, tanto che Margaret ci prova con lui al matrimonio e lo bacia. Tuttavia, lui le dice che non è più quello che vuole, segnalando i suoi veri sentimenti per Bea. Bea lascia subito il matrimonio, pensando che Ben abbia già abbandonato qualsiasi sentimento per lei e sia tornato insieme a Margaret. Bea spiega che non può essere presente al matrimonio e vedere Ben e Margaret insieme a causa dei suoi veri sentimenti.

Come Claudia e Halle hanno ingannato Ben e Bea per l’ultima volta

Tutti tranne te Glen Powell Sydney Sweeney
Glen Powell e Sydney Sweeney in Tutti tranne te. Foto di Brook Rushton – © 2023 CTMG, Inc. All Rights Reserved.

Una sorpresa riguardante la relazione tra Ben e Bea arriva durante i titoli di coda di Tutti tranne te. Viene mostrato un nuovo filmato che include una conversazione durante il ricevimento di nozze in cui Claudia e Halle confermano che non avrebbero mai annullato il matrimonio. Il litigio che Ben sente fuori dalla finestra la mattina del grande giorno era una conversazione inscenata tra le due spose. Claudia e Halle facevano parte di un gruppo di persone che hanno cercato di far innamorare Ben e Bea e hanno ripetutamente usato la tattica di conversare a voce alta, in modo che entrambi potessero sentire, per cercare di impiantare pensieri nella loro mente.

Solo nella sequenza dei titoli di coda Chiunque tranne te conferma che il matrimonio di Claudia e Halle sarebbe sempre avvenuto. Hanno semplicemente deciso che il finto litigio sarebbe stato il modo migliore per far riconciliare Ben e Bea, sperando che questo li avrebbe portati a stare finalmente insieme. La rivelazione ripaga una battuta ricorrente di Anyone but You, ma fornisce anche una piccola svolta all’esito della storia d’amore tra Ben e Bea. Inoltre, fa sorgere il dubbio che l’altra conversazione di Claudia e Halle al ricevimento, che aiuta a convincere Ben a seguire Bea, sia stata davvero inscenata.

Spiegazione dei riferimenti a Much Ado About Nothing di Anyone But You

Una parte ricorrente di Anyone but You è rappresentata dai riferimenti del film all’opera teatrale di William Shakespeare Much Ado About Nothing. Questo si può notare attraverso le citazioni dell’opera che appaiono sullo sfondo delle scene del film, così come la scritta “Much Ado About Nothing” in cima a uno stadio di baseball nella conclusione. Il motivo per cui Anyone but You fa riferimento a Much Ado About Nothing è che l’opera teatrale è una libera ispirazione per il film. L’opera teatrale segue un’impostazione simile, in cui altri personaggi prendono parte a un complotto per far innamorare Benedetto e Beatrice.

Tutti Tranne Te in streaming a noleggio dal 9 Aprile

Tutti Tranne Te in streaming a noleggio dal 9 Aprile

Sony Pictures ha annunciato l’arrivo a noleggio di Tutti Tranne Te, la commedia di successo con protagonisti Sydney Sweeney e Glen Powell. I due attori hanno fatto innamorare il pubblico nei panni di Bea e Ben e hanno saputo riempire le sale con allegria, diventando viralissimi con l’ultima rom-com che li vede protagonisti.

L’ondata di entusiasmo che ha investito il web non pare scemare, quindi prepariamo le corde vocali e torniamo a cantare assieme la hit del momento, perché il film perfetto per la movie night del venerdì è arrivato a casa tua.

Tutti Tranne Te: quando esce in streaming? 

Tutti Tranne Te è disponibile a noleggio da soli 4,99 Euro dal 9 Aprile.

Il film in Italia sarà disponibile esclusivamente a pagamento per i prossimi mesi, e per chi sperava in un karaoke casalingo o di goderselo dal divano di casa propria in compagnia… abbiamo un’ottima notizia: TTutti Tranne Te non solo è già disponibile in acquisto sui principali store digitali, ma da martedì 9 Aprile diventerà disponibile anche a noleggio.

Tutti tranne te 2: Sydney Sweeney fornisce un intrigante aggiornamento sul sequel

0

Il film Tutti tranne te (qui la recensione), diretto da Will Gluck e che ha debuttato nel 2023, era un adattamento modernizzato di Molto rumore per nulla di William Shakespeare, in cui si seguono Bea (Sydney Sweeney) e Ben (Glen Powell) che, pur non sopportandosi, fingono di avere una relazione durante un matrimonio. L’esordio al botteghino del film è stato modesto, quando il film ha debuttato al quarto posto nel weekend di Natale con un incasso di 6 milioni di dollari a fronte di un budget di 25 milioni, ma grazie al passaparola è diventato un successo straordinario e alla fine ha raggiunto un totale di 220 milioni di dollari in tutto il mondo.

L’ultima edizione cartacea della rivista Empire contiene ora un’intervista proprio alla protagonista Sydney Sweeney. Durante la conversazione, l’attrice ha parlato dello stato di sviluppo di un possibile Tutti tranne te 2, che non è però ancora stato ufficialmente approvato. Sweeney, che è stata produttrice esecutiva del film originale, ha risposto: “Dovrete aspettare e vedere. Non è un no e non è un sì. È un “non ho una risposta che posso darvi”. Una risposta apparentemente vaga, che però non smentisce la possibilità di rivedere insieme sul grande schermo lei e Glen Powell.

LEGGI ANCHE: Tutti tranne te, la spiegazione del finale: Ben e Bea finiranno insieme?

Vedremo mai un Tutti tranne te 2?

Anche se questa è quindi ben lontana da una conferma ufficiale che il possibile Tutti tranne te 2 stia andando avanti, il fatto che Sydney Sweeney non abbia detto un secco no sembra infatti indicare che ci sono state almeno continue conversazioni sulla possibilità che il film abbia un sequel. Sebbene il successo al botteghino dell’originale sia un argomento a favore della realizzazione di un sequel, un ostacolo potrebbe essere rappresentato dagli impegni dei due protagonisti. Oltre a Euphoria, Sweeney è impegnata in numerosi progetti, tra cui i prossimi film Echo Valley e The Housemaid, oltre a un possibile remake di Barbarella.

Dopo l’uscita di Tutti tranne te, c’è stato un solo un altro film con Glen Powell al cinema, ma anche quel progetto – Twisters – è stato un successo. Questo, unito al successo della commedia romantica del 2023 e del suo film del 2022 Top Gun: Maverick, lo rendono una merce preziosa a Hollywood. Proprio come Sweeney, Powell è al momento legato a un gran numero di progetti imminenti, in particolare il prossimo adattamento di Stephen King di Edgar Wright, The Running Man, e la serie comica di Hulu Chad Powers. Tuttavia, non è escluso che i due attori possano trovare l’occasione giusta per dar vita ad un Tutti tranne te 2.

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità