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David Harbour girerà Stranger Things 5 e Thunderbolts contemporaneamente

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In una recente intervista con Collider per parlare del suo film d’azione natalizio Una Notte Violenta e Silenziosa, David Harbour afferma che girerà Stranger Things 5 e Thunderbolts contemporaneamente nel 2023. L’attore ha dichiarato che entrambe le produzioni dovranno “condividerlo”, e che ci sarà una sorta di programmazione tra i due produttori, Netflix e Marvel, per consentire a Harbour di essere pienamente coinvolto in entrambi i progetti.

“Dovranno fare un avanti e indietro con me. Dovranno in qualche modo condividermi. E quindi è un po’ come, non so esattamente come ci stanno lavorando, ma credo che alterneranno le settimane di lavoro, qualcosa del genere in cui andrò avanti e indietro. Entrambi vengono girati ad Atlanta. Potrebbe anche essere stato strutturato in questo modo, ma sì, si farà così, quindi posso letteralmente girare una scena in Stranger Things e salire in macchina e correre verso la scena Marvel per girare una scena lì, forse.”

In Stranger Things, serie a cui Harbour deve la sua notorietà, l’attore interpreta lo sceriffo Jim Hopper, padre putativo di Undici e protagonista di una storia d’amore con Joice, nonché eroe action atipico ma fondamentale per la lotta contro il Sottosopra. In Thunderbolts, David Harbour tornerà a interpretare il Guardiano Ross, personaggio che ha esordito in Black Widow nel 2021.

David Harbour è disposto a lavorare con il DCU di James Gunn anche per 10 anni

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Vedremo presto David Harbour al cinema in Gran Turismo, l’adattamento del leggendario gioco per PlayStation, che vede un giovane giocatore messo in pista sul serio per guadagnarsi il titolo, ma trai suoi prossimi progetti c’è anche Creature Commandos, la serie della DC che è destinata a essere la prima serie animata all’interno della nuova timeline DCU sotto la guida di James Gunn.

Nella serie animata, il team di Creature Commandos lavorerà sotto la supervisione di Amanda Waller di Viola Davis, la coordinatrice di The Suicide Squad, che è apparsa anche nel suo spin-off Peacemaker e che avrà una sua propria serie su Max. Harbour è stato scelto per il ruolo di Eric Frankenstein. Nel contesto dei Creature Commandos, Frankenstein non è il famoso personaggio letterario creato da Mary Shelley, ma un soldato rianimato e potenziato artificialmente. È il capo dei Creature Commandos e funge da figura eroica. James Gunn ha accennato al fatto che, nella sua idea, gli attori che doppiano i personaggi d’animazione saranno poi gli stessi che li interpretano, per garantire coerenza su tutta la linea. Ciò significherebbe che, se lo spettacolo avesse successo, i talenti di Harbour sarebbero richiesti di più.

Harbour non è estraneo al genere dei fumetti/supereroi. Ha interpretato Alexei Shostakov/il Guardiano Rosso, il super soldato russo controparte di Steve Rogers nel Marvel Cinematic Universe, che appare in Black Widow come padre adottivo di Natasha Romanoff di Scarlett Johansson. Riprenderà il ruolo insieme ai co-protagonisti di Black Widow Florence Pugh, Julia Louis-Dreyfus e Olga Kurylenko in Thunderbolts, un film corale della Marvel che uscirà il prossimo anno.

Parlando con Steve Weintraub di Collider prima dello sciopero SAG-AFTRA, Harbour – meglio conosciuto per il suo ruolo di Hopper in Stranger Things, e recentemente visto nella commedia d’azione natalizia, Una notte violenta e silenziosa – ha raccontato che la sua esperienza con la Marvel gli ha permesso di avvicinarsi al progetto con gli occhi ben aperti, ammettendo di aver parlato liberamente con Gunn della prospettiva di essere legato allo stesso ruolo per un lungo periodo di tempo, un obbligo contrattuale che – per alcuni attori – sembra quasi come una sorta di reclusione, che impedisce loro di spiegare le loro ali creative e di essere vincolati a progetti che li vedono poco entusiasti durante il processo, il che è ovvio per il pubblico quando il prodotto finito viene distribuito. Dopo aver detto che non conosceva il personaggio di Eric Frankenstein ha spiegato:

“Ho iniziato a documentarmi, e questo personaggio è così ricco, esilarante e stratificato che è stato eccitante. Ancora una volta, sembra che sia questo nuovo mondo in cui non ti rinchiudono più. Sento che la Marvel ha imparato quella lezione. Se non vuoi farlo, non credo che ti faranno fare 20 film. Ma penso che sia qualcosa che amo fare, e per me è una gioia lavorare con qualcuno così creativo, anche per molto tempo. Quindi, se vogliono che faccia questo personaggio da otto a dieci anni, lo farò senza problemi, cercando sempre di avere dei margini di libertà”.

Di cosa parla Creature Commandos?

La serie animata Creature Commandos è uno dei progetti sviluppati da James Gunn e Peter Safran come parte della loro trama DCU unificata. Lo spettacolo in sette episodi si concentrerà su un’insolita squadra di personaggi DC, spesso chiamati mostri. È giusto, quindi, che Creatures Commandos sia una delle parti centrali dell’arco Gods and Monsters del nuovo DCU, il primo capitolo di una storia in due parti che verrà raccontata nel prossimo decennio.

Il cast vocale del film vedrà Sean Gunn nei panni di Weasel, a cui si uniranno Frank Grillo nei panni di Rick Flag Sr., Maria Bakalova nei panni della principessa Ilana Rostovic, Indira Varma nei panni di The Bride, Zoe Chao nei panni di Nina Mazursky, Alan Tudyk come Dr. Phosphorus, David Harbour come Eric Frankenstein, Sean Gunn come G.I. Robot, con Steve Agee che riprende il ruolo di John Economos.

David Harbour conserva una foto del suo Hellboy nella cabina armadio: ecco perché

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David Harbour e Lily Allen hanno aperto le porte della loro casa di New York a Architectural DigestLa coppia, sposata dal 2020, ha condotto le telecamere in un tour della loro casa, descrivendo arredo e scelte architettoniche, fino ad arrivare nella cabina armadio di Harbour, dove, con grande sorpresa, si è scoperto che l’attore conserva, incorniciata, una foto del suo Hellboy.

Mostrando l’ambiente alla camera, l’attore prende la cornice, la mostra alla camera e dice: “Questa la tengo perché, quando mi sento particolarmente bene, mi ricordo da dove vengo”. C’è sicuramente molta autoironia in questo!

L’adattamento di Hellboy che ha visto protagonista David Harbour è stato un insuccesso di critica e pubblico, e non ha aiutato il fatto che gli spettatori avrebbero preferito vedere un terzo film di Guillermo del Toro con Ron Perlman invece che un reboot. Harbour ha avuto molta più fortuna in altre serie, sia sul grande schermo, con il ritratto di Guardiani Rosso che tornerà in Thunderbolts per Marvel Studios, sia sul piccolo schermo, con il ruolo ormai iconico di Jim Hopper, lo sceriffo di Hawkins in Stranger Things, per Netflix.

David Harbour conferma la pausa nella produzione di Thunderbolts

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David Harbour conferma la pausa nella produzione di Thunderbolts

David Harbour ha ufficialmente confermato che la produzione di Thunderbolts è attualmente sospesa a seguito dello sciopero degli sceneggiatori della WGA

Quando i Marvel Studios hanno finalmente annunciato Thunderbolts, i fan sono rimasti entusiasti della notizia. Sfortunatamente, l’elenco dei personaggi scelti si è rivelato un po’ divisivo. Con una squadra composta da Yelena Belova, Bucky Barnes, Red Guardian, US Agent, Ghost e Taskmaster, si tratta per lo più Super Soldiers, il che significa che il gruppo manca di varietà e di molti degli eroi / cattivi che invece compaiono nei fumetti di Thunderbolts.

Di conseguenza, il film ora sembra più un sequel di Black Widow e The Falcon and The Winter Soldier, prodotti molto realistici nell’ambito del MCU, che un vero debutto per la squadra che molti lettori di fumetti conoscono e amano dal materiale originale.

Nonostante ciò, il progetto sembra comunque interessante e degno di interesse, anche perché molti dei personaggi coinvolti sono trai nuovi preferiti dei fan del MCU. Tuttavia è stato recentemente riferito che la produzione sia di Thunderbolts che di Wonder Man è stata sospesa “a tempo indeterminato” per lo sciopero WGA in corso.

Sfortunatamente, la star David Harbour ha confermato che è così in un recente post sui social media. Come molti film dei Marvel Studios, supponiamo che le camere inizieranno a girare senza una sceneggiatura completamente finita. Con gli sceneggiatori non autorizzati a lavorare su film e programmi TV durante lo sciopero, probabilmente non c’era modo di iniziare la produzione quando la storia probabilmente non è stata ancora cominciata.

David Goyer scriverà il nuovo Godzilla!

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Sarà David S. Goyer ha riscrivere per la Legendary Pictures il nuovo film sulla famosa creatura Godzilla.

David Goyer produrrà The Forest

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Instancabile David S. Goyer, lo sceneggiatore, attualmente impegnato alla realizzazione di Batman vs Supermannon si accontenta del contratto di esclusiva recentemente firmato con la Warner Bros (con cui ha in programma la stesura della sceneggiatura per il film riguardante la Justice League) ed ha così avviato i lavori per la produzione di The Forest. Prodotto in collaborazione con Lava Bears (il cui CEO è David Linde), The Forest sarà un film horror dalle atmosfere nipponiche e si svolgerà interamente nella foresta di Aokigahara in Giappone. Dunque, di quello che fino a poco tempo fa era noto come il progetto senza nome di David S. Goyer, non solo è stato rivelato il titolo, ma anche il regista: Jason Zada.

Per Jason Zada, sinora impegnato principalmente con pubblicità, videoclip musicali e cortometraggi interattivi (Take this lollipop), sarà il banco di prova con una produzione cinematografica. Per quanto concerne la sceneggiatura, su cui inizialmente era al lavoro lo stesso Goyer, si è cominciata una fase di riscrittura, il cui incarico è toccato a Sarah Cornwell, romanziera che per la prima volta si cimenterà col lavoro di sceneggiatrice. Le riprese di The Forest avranno il via la prossima estate e saranno supervisionate da Tory Metzger, presidente della Lava Bear.

Fonte: Deadline.com

David Goyer produrrà The Beach

David Goyer per The Beach

I produttori Lorenzo di Bonaventura e David Goyer stanno lavorando all’adattamento cinematografico del libro di Patrick Lee, intitolato “The Breach”,

David Goyer parla di Man of Steel

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A intrigare i fan dell’Uomo d’Acciaio è lo sceneggiatore David Goyer, che riferendosi ai teaser e ai trailer recentemente lanciati per annunciare il film, ha dichiarato che costituiscono solo la punta dell’iceberg e che c’è tantissimo che il pubblico ancora non sa.

Goyer ha sottolineato in proposito che si è voluto seguire l’esempio di Nolan e dei suoi film dedicati a Batman, sul quale fino all’ultimo il regista ha voluto mantenere più segreti possibile.

Riguardo la supposta oscurità del film, Goyer ha affermato che realistico non vuol dire per forza ‘dark’, spiegando che affrontare il personaggio come se fosse stato il Cavaliere Oscuro sarebbe stato un errore: i film di Batman sono molto più nichilisti; quella di Superman è invece sempre stata una storia all’insegna della speranza.

Superman uscirà il prossimo 14 giugno in 3D, 2D e Imax; del cast fanno parte Henry Cavill, Amy Adams, Michael Shannon, Kevin Costner, Diane Lane, Laurence Fishburne, Antje Traue, Ayelet Zurer, Christopher Meloni, Russell Crowe, Michael Kelly, Harry Lennix e Richard Schiff.

Tutte le info utili nella nostra Scheda Film: L’uomo d’Acciaio. Tutte le news nel nostro speciale: Superman: Man of steelDi seguito la foto gallery completa del film:

 

David Gordon Green per il film sull’attentato alla maratona di Boston

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David Gordon Green dirigerà Stronger, film che racconterà l’attentato durante la maratona di Boston del 2013.

Si intitolerà Stronger e racconterà i fatti della Maratona di Boston del 2013. E’ il nuovo progetto della Lionsgate che, come anticipa Variety, avrà come protagonista Casey Affleck, bostoniano DOC. Non ci sono indicazioni sulla rivista in merito al personaggio che Affleck interpreterà, ma il film è incentrato sulla storia vera di Jeff Bauman, un sopravvissuto alla tragedia, che nonostante la perdita di entrambe le gambe, ha contribuito alla caccia all’uomo che ha portato alla cattura dei terroristi coinvolti.

Il libro di Bauman, intitolato Stronger (scritto a quattro mani con Bret Whitter), sarà la traccia su cui basare la sceneggiatura del film, che sarà scritta dall’esordiente John Pollono.

Il libro comincia con l’esplosione della prima bomba, e tutto è raccontato dal punto di vista del protagonista, testimone. Alla linea d’arrivo della maratona esplode il primo ordigno, e dopo giorni, Jeff si sveglia in ospedale. Non riesce a camminare, non ha più le gambe. Si toglie i tubi che lo aiutano a respirare e prova a parlare, non ci riesce. Chiede l’occorrente carta e penna e scrive: “Ho visto l’uomo. Mi ha guardato in faccia.” Ha così inizio una caccia all’uomo, una delle più grandi della storia del Paese. E inizia così anche la lunga strada di Jeff verso la guarigione.

Fonte: CS

David Gordon Green dirigerà il remake di Suspiria

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A far tremare le vene dei polsi ai fan di Dario Argento, basterebbero titoli come Pineapple Express (uscito in Italia come Strafumati) e The Sitter (Lo Spaventapassere); che David Gordon Green si sia messo in testa di lavorare a un remake di Suspiria non è certo una novità (se ne parla da almeno un paio d’anni), tuttavia (sempre che il nostro non decida di imbarcarsi in un’altra pregevole commedia) sembra che il momento per il decollo del progetto sia finalmente arrivato… Green ha già scritto il film assieme Chris Gebert, rivisitando la vicenda della studentessa americana che, iscritta ad una famosa accademia di danza in Europa, si troverà di fronte ad una serie di omicidi particolarmente cruenti… A voi giudicare, se questa sia effettivamente una buona notizia… o forse no…

Fonte: Empire

David Gordon Green alla regia del dramma sportivo Score

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Dopo la serie tv Eastbound & Down, David Gordon Green (Strafumati, Joe) e Don Johnson torneranno a lavorare insieme. L’occasione sarà un film ambientato nel mondo del college football degli anni ’80.

La pellicola, che si intitolerà Score, vedrà Johnson nei panni di un allenatore fuori dagli schemi che decide di infrangere tutte le regole della NCAA reclutando nella sua squadra una banda di criminali. Johnson si occuperà anche della sceneggiatura del film. Prossimamente vedremo Gordon Green alla regia di Manglehorn, film che vede Al Pacino nei panni del protagonista.

Fonte

David Giuntoli: 10 cose che non sai sull’attore

David Giuntoli: 10 cose che non sai sull’attore

Celebre per aver ricoperto ruoli da protagonista in note serie televisive, l’attore David Giuntoli è oggi un volto particolarmente noto e apprezzato dal grande pubblico. Passando con disinvoltura da un ruolo ad un altro, ha inoltre dimostrato di possedere la versatilità giusta per poter affermare sempre di più il proprio status all’interno dell’industria.

Ecco 10 cose che non sai di David Giuntoli.

Parte delle cose che non sai sull’attore

David Giuntoli Bilsie Tulloch

David Giuntoli: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in un noto film. Nella carriera si Giuntoli si annoverano anche alcuni titoli per il grande schermo. Il primo di questi è Weather Girl (2009), seguito da 6 Month Rule (2011), Caroline and Jackie (2012), 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi (2016), con John Krasinski e dove interpreta Scott Wickland, Buddymoon (2016) e Mother’s Little Helpers (2019).

9. È noto per i suoi ruoli televisivi. Giuntoli ha iniziato la propria professione recitando in titoli per la televisione come Ghost Whisperer – Presenze (2007), Veronica Mars (2007), Grey’s Anatomy (2008), con Ellen Pompeo, Privileged (2008), e Private Practice (2010), ideato da Shonda Rhimes. Dal 2011 al 2017 ha poi ricoperto il ruolo che lo ha reso celebre, quello di Nick Burkhardt nella serie Grimm. Dal 2018 è invece Eddie Saville nella serie A Million Little Things (2018-2020).

8. Ha scritto e prodotto un film. Il 2016 è un anno importante per l’attore, che debutta come sceneggiatore e produttore per il film Buddymoon. Questo è incentrato sulla vicenda di David, interpretato dallo stesso Giuntoli, che dopo essere stato lasciato dalla sua ragazza soltanto pochi prima del matrimonio viene costretto dal suo amico ad andare in luna di miele con lui. Quella che doveva essere una vacanza per risollevare il proprio morale, diventerà un’inaspettata avventura comica.

David Giuntoli e Bilsie Tulloch

7. Ha sposato una sua co-protagonista. Tramite il proprio account Twitter, nel 2014 Giuntoli conferma la propria relazione con l’attrice Bitsie Tulloch. I due si sono conosciuti sul set della serie Grimm, dove lei dà vita al personaggio di Juliette Silverton. All’interno della serie, i loro personaggi condividono una storia d’amore, cosa che ha probabilmente portato allo sbocciare di un sentimento anche al di fuori del set. I due si sono poi sposati nel giugno del 2017, e nel 2019 hanno dato vita alla loro prima figlia.

David Giuntoli è su Instagram

6. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo ufficiale seguito da 469 mila persone. All’interno di questo è solito condividere immagini relative a suoi momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi. Non mancano poi anche foto di curiosità a lui legate, come anche di serate di gala o eventi a cui ha preso parte. Giuntoli è inoltre utilizzare il profilo per promuovere i suoi più recenti progetti da interpreti, con foto o video a riguardo.

Parte delle cose che non sai sull’attore

David Giuntoli Grimm

David Giuntoli ha origini italiane

5. Ha dei parenti originari dell’Italia. L’attore è particolarmente apprezzato e seguito in Italia, a maggior ragione per via delle sue origini, che lo legano al Bel Paese. Suo padre è infatti discendente di italiani poi trasferitisi negli Stati Uniti intorno alla metà dell’900. Giuntoli ha più volte dichiarato di nutrire un affetto speciale nei confronti dell’Italia, e di recarvisi ogni volta che gli è possibile.

David Giuntoli in Grimm

4. Ha diretto un episodio della serie. Grazie alla serie Grimm, che l’ha reso celebre e a cui Giuntoli è particolarmente legato, l’attore ha avuto modo di debuttare dietro la macchina da presa. Ha infatti diretto l’episodio intitolato Oh Captain, My Captain, terzo della sesta stagione. Per Giuntoli questa è un’esperienza ad oggi ancora non replicata, ma che ha affermato avergli dato numerose consapevolezze in più su tale ruolo.

3. Adora il suo personaggio per un motivo particolare. Nella serie l’attore interpreta il detective della Omicidi Nick Burkhardt, il quale si scopre essere parte della lunga dinastia dei Grimm, cacciatori di creature malvagie. Parlando del personaggio, Giuntoli ha affermato di sentirsi come se venisse pagato per rimuginare. Ciò è dovuto alle grandi riflessioni a cui Nick si abbandona nel tentativo di risolvere i suoi casi.

2. Rimase particolarmente colpito dalla prima lettura del copione. Giuntoli ha affermato che è difficile vedere serie di questo tipo, poiché spesso si tende a preferire storie più realistiche come ad esempio i medical drama. Dopo la lettura del copione del primo episodio, rimase infatti particolarmente entusiasta del progetto, accettando subito di farne parte. Anche se non aveva idea se avrebbe avuto successo o meno, sentiva che era una storia che meritava di essere realizzata.

David Giuntoli: età e altezza

1. David Giuntoli è nato a Milwaukee, nel Wisconsin, Stati Uniti, il 18 giugno del 1980. L’attore è alto complessivamente 180 centimetri.

Fonte: IMDb

 

 

David Fincher: colletta per The Goon

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Nonostante il mondo del cinema non sia mai stato attento come ora al mondo del fumetto, non sempre un progetto incontra il favore

David Fincher: “Cinecomics? Noiosi” e rivela i problemi di 20 mila leghe sotto i mari

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David FincherIn un’intervista rilasciata a Playboy, il regista David Fincher ha rivelato alcuni nuovi e interessanti dettagli sul naufragio del film che avrebbe dovuto dirigere per la Disney, 20.000 leghe sotto i mari, adattamento del noto classico della letteratura scritto da  Jules Verne. Ma anche che non dirigerà mai un Cinecomics perché pensa che:

“si, penso che siano noiosi.  Mi piace anticipare alcuni elementi e sorprendere il pubblico che aspetta con ansia che si apri il sipario. Nei cinecomics non puoi farlo.”

Sul 20.000 leghe sotto i mari rivela i problemi con la Disney riguardo al cast ma non solo. Ecco di seguito i passati più interessanti.

“Era davvero bello. Era intrattenimento folle e intelligente, con l’equipaggio del Nautilus che combatteva contro ogni possibile creatura alla Ray Harryhauser. Ma aveva anche un contro, cioé il fatto che stavamo facenso un Osama Bin-Nemo, un principe mediorientale proveniente da una famiglia benestante che decide che l’imperialismo bianco va combattuto. La nozione era quella di mettere i bambini in una posizione in cui avrebbedo detto ‘Sono d’accordo con tutto ció in cui lui crede. Sono d’accordo con i suoi mezzi e i suoi fini.’ Volevo farlo davvero, ma alla fine non ho avuto il coraggio. Un sacco di persone prosperano negli studios di Hollywood perché fanno leva sulla paura. Ho avuto dei momenti difficili nel relazionarmi con questo, perché penso che la nostra piú grande responsabilitá sia quella di dare al pubblico qualcosa che non ha mai visto.”

Fonte: blogs.indiewire.com/

David Fincher vorrebbe dirigere 20.000 Leghe Sotto i Mari

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Dopo The Social Network e Millennium, David Fincher è ansioso di trovare altri progetti interessanti da realizzare per il grande schermo, e il suo occhio sembra

David Fincher sul predominio dei cinecomics e dei film “Oscar bait”

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Il regista David Fincher, impegnato con la promozione del suo nuovo attesissimo film, Mank, ha riflettuto sul predominio dei cinecomics e degli “Oscar bait” (cioè quei film che sembrano essere stati prodotti al solo scopo di guadagnare nomination agli Oscar) nell’attuale panorama cinematografico.

Dopo un inizio di carriera alquanto difficile a causa del travagliato Alien 3, David Fincher si è rapidamente affermato come uno dei migliori registi di Hollywood grazie ad una serie di classici come Seven, Fight Club e Zodiac. Nel 2010 Fincher ha realizzato quello che molti considerano il suo capolavoro, il dramma biografico The Social Network, grazie al quale Aaron Sorkin ha vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale.

Tuttavia, in seguito all’uscita di The Social Network, il regista ha iniziato a realizzare sempre meno film: Millennium – Uomini che odiano le donne risale infatti al 2011, mentre L’amore bugiardo – Gone Girl è uscito soltanto nel 2014. Parallelamente, Fincher è stato comunque impegnato sul versante televisivo, grazie alle serie House of Cards e all’acclamatissima Mindhunter. Adesso, Fincher è finalmente tornato dietro la macchina da presa con Mank, biopic dedicato alla realizzazione del capolavoro di Orson Welles, Quarto potere, che sarà disponibile su Netflix dal prossimo 4 dicembre.

Mank ha già ricevuto ottime recensioni da parte della critica americana ed è probabile che figurerà tra i grandi protagonisti della prossima stagione dei premi. Tuttavia, a David Fincher non sembra importante molto dei riconoscimenti e della conseguente fanfara che è in grado di scatenarsi attorno ad un film. Intervistato da Total Film (via Games Radar), Fincher ha parlato del suo disdegno per l’intero concetto di “stagione dei premi” e di come l’idea stessa favorisca i dirigenti cinematografici nel cercare di prevedere le aspettative del pubblico in un modo che Fincher ritiene palesemente malsano.

“Ormai ci sono soltanto due stagioni per i film. C’è ‘l’estate spandex’ e poi c’è ‘l’inverno d’afflizione”. Ormai quando giri un film sai che lo stai realizzando per una delle due stagioni. E se ti perdi, cadrai inevitabilmente in una di quelle altre due stagioni, che ormai vengono considerate come delle discariche. Ha davvero senso tutto ciò?”

Tutto quello che sappiamo su Mank di David Fincher

Mank, un progetto dalla lunghissima gestazione per David Fincher, racconta dell’uomo che ha condiviso con Orson Welles il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale di Quarto Potere. A interpretare lo sceneggiatore, Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard Fincher, il padre defunto di David. Il film è stato girato in bianco e nero e il cast include anche Amanda SeyfriedLily CollinsCharles Dance, Arliss Howard e Tom Pelphrey.

Mankiewicz è stato uno degli sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood e ha lavorato con Orson Welles per Quarto Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker, Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle otto, L’idolo delle folle e The Pride of St. Louis. 

David Fincher su Joker e sulla rappresentazione della malattia mentale al cinema

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David Fincher ha espresso i suoi pensieri contrastanti in merito a Joker: a quanto pare, il regista vuole che si sappia che il ritratto offerta da Todd Phillips in merito alla malattia mentale è alquanto “problematico”. Fincher, che aveva affrontato la questione nel suo Fight Club, è attualmente impegnato con la promozione del suo prossimo film, l’attesissimo Mank, e proprio di recente aveva denunciato l’ossessione di Hollywood nei confronti dei film di supereroi e dei titoli “Oscar bait”, categorie in cui il Joker di Phillips sembra rientrare perfettamente.

L’uscita di Joker lo scorso anno è stata accompagnata da numerose polemiche, dal momento che erano in molti ad essere preoccupati per il potenziale messaggio del film. Alla fine, tutte quelle polemiche si sono rivelate nient’altro che un fuoco di paglia: Joker è stato accolto molto bene sia dalla critica sia dal pubblico, nonostante il ritratto della malattia mentale offerta attraverso il personaggio di Arthur Fleck interpretato da Joaquin Phoenix abbia comunque lasciato perplesse alcuni spettatori. Sebbene la patologia del protagonista sia basata su una vera malattia mentale, il film – in base a certe critiche – perpetua nel suo insieme moltissimi stereotipi sui malati di mente, in particolare su quanto siano “pericolosi”.

In una recente intervista con The Telegraph, il regista David Fincher ha condiviso i suoi pensieri su Joker, sottolineando quanto possa rappresentare un rischio affrontare al cinema argomenti del genere (basti pensare all’accoglienza negativa che ricevette all’inizio il suo Fight Club) e che, proprio per questo, rispetta lo sforzo fatto da Phillips con il suo film. Tuttavia, il regista non ha risparmiato una sottolie critica alla sceneggiatura. “Credo che nessuno avrebbe guardato quel materiale e pensato: ‘Sì, prendiamo il Travis Bickle di Taxi Driver e il Rupert Pupkin di Re per una Notte e uniamoli. Poi intrappoliamolo in un tradimento nei confronti dei malati di mente, e portiamolo al cinema per un miliardo di dollari “.

Joker possibile grazie a Il Cavaliere Oscuro, secondo David Fincher

Finche ha poi aggiunto: “Gli studios non fanno nulla che non garantisca loro un ritorno da un miliardo di dollari, perché temono fin troppo i rischi. Nessuno avrebbe mai pensato che Joker sarebbe diventato un enorme successo se Il Cavaliere Oscuro non avesse avuto il successo che ha avuto”. Ad aver scatenato le reazioni più disparate è stata l’espressione utilizzata da Fincher “a betrayal of the mentally ill”, ossia “un tradimento nei confronti dei malati di mente”; tuttavia, sono in molti ad aver difeso Fincher, sostenendo che la parola “betrayal” si riferisca in realtà alla trama di Joker, quindi al contesto in cui viene calato il protagonista, ossia all’interno di una società che tende ad emarginare le persone con problemi mentali.

Qualunque sia il caso, nel corso della medesima intervista Fincher ha paragonato l’accoglienza di Joker a quella ricevuta da Fight Club nel 1999. “In seguito all’uscita del film, il punto di vista generale tra i vari studi era: ‘Le nostre carriere sono finite’. Il fatto che mi abbiamo fatto girare quel film nel 1999 è ancora, a mio avviso, un miracolo”, ha osservato Fincher.

David Fincher rivela cosa c’era davvero nella scatola di Seven

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David Fincher rivela cosa c’era davvero nella scatola di Seven

Cosa c’è nella scatola? Cosa c’è nella scatola?” grida il detective David Mills (interpretato da Brad Pitt) nel finale di Seven, il celebre thriller del 1995 di David Fincher. Anche se fortunatamente non viene mai mostrato, la tragica risposta è la testa mozzata della moglie incinta di Mills, Tracy (Gwyneth Paltrow), uccisa senza pietà da John Doe (Kevin Spacey) perché Mills diventasse ira. Ma cosa c’era davvero nella scatala? Il regista David Fincher, in occasione dei 30 anni del film, ha finalmente svelato l’arcano.

Poiché, come già detto, la testa mozzata di Tracy non viene mai mostrata all’interno della scatola, si è diffusa la voce che essa contenesse una testa protesica modellata sulla Paltrow. Fincher ha però respinto questa teoria, dicendo a Entertainment Weekly che la voce è “del tutto ridicola”. Invece, la testa è lasciata all’immaginazione, vista attraverso gli occhi del detective Somerset (Morgan Freeman). “Credo che avessimo messo dentro un sacchetto di pallini da sette o otto chili”, rivela invece il regista.

Avevamo fatto delle ricerche per capire, se l’indice di massa corporea di Gwyneth Paltrow fosse stato X, quale parte di questo fosse attribuibile alla sua testa. Quindi avevamo un’idea del peso che avrebbe avuto, e quindi credo che ci fosse un semplice peso”, ha spiegato Fincher. “Penso che fosse una busta di pallini e una parrucca, e penso che la parrucca avesse un po’ di sangue dentro, così alcuni dei capelli si sarebbero appiccicati tra loro. Credo che Morgan abbia aperto 16 o 17 di queste scatole”. “Ma, come dico sempre: non c’è bisogno di vedere cosa c’è nella scatola se hai Morgan Freeman“, ha concluso Fincher.

Seven film
Brad Pitt, Kevin Spacey e Morgan Freeman in Seven

David Fincher ha imposto il finale di Seven

Prima che arrivasse David Fincher a dirigere Seven, il regista legato al progetto era Jeremiah Chechik. Nel 2017, lo sceneggiatore Andrew Kevin Walker ha dichiarato a The Hollywood Reporter che quest’ultimo gli aveva chiesto di rimuovere il finale ormai classico di Doe che consegna a Mills la testa della moglie in una scatola. Si dà il caso che però sia stata la sceneggiatura con il finale originale di Walker – e non la versione rielaborata – ad arrivare a Fincher.

Fincher aveva manifestato un certo interesse, ma nell’esprimerlo ai produttori aveva accennato al fatto che c’era una testa nella scatola”, ha raccontato Walker. “E loro hanno detto: ‘Oh, no, no, no. Ti abbiamo mandato la bozza sbagliata’. Poi gli hanno mandato la bozza di Jeremiah Chechik, ampiamente riscritta, che aveva un finale completamente diverso e Fincher ha detto: ‘No, non sarei interessato a farlo’”. Il resto è storia.

David Fincher racconta il suo The Killer, “revenge thriller”

David Fincher racconta il suo The Killer, “revenge thriller”

Il nuovo film di David Fincher, The Killer, è tra i titoli più attesi della Mostra del Cinema di Venezia 2023. Il regista di Fight Club e Zodiac ha raccontato quest’oggi in conferenza stampa il suo nuovo progetto, dalla scelta di Michael Fassbender come “protagonista perfetto”, alla sinergia tra ogni reparto per creare il ritratto perfetto di un killer metodico, apparentemente ineccepibile, che non lascia spazio all’empatia ma di cui, paradossalmente attraverso pochissime parole, scopriremo tanto.

The Killer è un film d’azione psicologico neo noir americano diretto da David Fincher da una sceneggiatura di Andrew Kevin Walker, basato sull’omonima serie di graphic novel francese scritta da Alexis “Matz” Nolent e illustrata da Luc Jacamon. Il film è interpretato da Michael Fassbender nel ruolo dell’assassino protagonista, che viene coinvolto in una caccia all’uomo internazionale dopo un colpo andato male. Arliss Howard, Charles Parnell, Kerry O’Malley, Sala Baker, Sophie Charlotte e Tilda Swinton appaiono in ruoli secondari. Sarà distribuito in sale limitate il 27 ottobre 2023, prima di approdare su Netflix il 10 novembre 2023.

The Killer: il codice dell’assassino

David Fincher ha svelato cosa lo ha spinto a creare una versione tanto peculiare di un serial killer: “Ho usato tante altre volte il voice over nei film: mi piace come strumento narrativo ma, in questo caso, ho aggiunto un tassello ulteriore. Mi sono chiesto se quello che ci racconta il personaggio è effettivamente vero. Tramite il voiceover, il killer crea in un qualche modo un suo codice, si impone di non allontanarsene mai, eppure sarà costretto a improvvisare nel corso del film. Quando c’è il voice over, le scene sono molto più rigorose, quando questo manca, cambia lo stile e la fotografia. C’è una scissione tra il suo mantra e il comportamento che deve aggiustare in corso d’opera“.

Michael Fassbender, tra imperturbabilità ed eleganza

Michael Fassbender, interprete duttile, capace di straordinarie azioni fisiche mantenedo sempre compostezza ed eleganza, torna con un ruolo da protagonista in The Killer: “Michael ha un set di skills incredibili, il nostro interprete doveva essere in grado di muoversi dentro uno spazio piccolissimo ma raccontandoci tanto, e Michael è il tipo di attore che riesce a tirare fuori tutte le sfumature necessarie in ogni sequenza“. “Non avevo bisogno di qualcuno che facesse paura anche a livello estetico, ma che sembrasse rigoroso. Non capiamo che quello che ripete ogni giorno è un mantra finchè non arriviamo al secondo omicidio. Pian piano, il mantra viene modificato, interrotto da qualcuno che arriva nella stanza ad esempio. Michael è riuscito a inglobare la totalità dei significati che il killer rappresenta“.

Il sound editing di The Killer

La musica occupa una parte fondamentale nella routine del killer e nella diegesi: “Il mio approccio è stato molto diverso rispetto a Fight Club, soprattutto per quanto riguarda la colonna sonora, il sound editing. Questa volta volevamo sfruttare la lente dell’intimità per entrare nel mondo del killer. Non volevo nemmeno che si sentissero i suoi vocalizzi“. “Gli Smiths sono stati un’aggiunta della post-produzione. Adoravo l’idea che potessimo usare la musica per incanalare le sue ansie o aiutarlo a meditare. La musica è la nostra finestra sulla sua personalità“. Fincher ha inoltre sottolineato come il lavoro di sound design di The Killer sia stato completamente innovativo rispetto alle sue altre produzioni: “Volevo dare un’idea quasi documentartista. In un montaggio normale, non si avvertono quasi i tagli, le immagini sono fluide. Qui, abbiamo voluto sfidare questa estetica rendendo molto più netto l’editing, in modo da aumentare il senso di ansia e disagio“.

Alla domanda se il codice del killer e quello del regista coincidano, Fincher ha risposto: “In un certo senso sì. Hai in entrambi i casi una posta in gioco molto alta, tecnologie avanzate. Così come il killer è maniacale, volevo concepire qualcosa che, nella sua semplicità, fosse mentalmente estenuante per lo spettatore. Tutto dipende da come scegli di raccontare un punto di vista e fare immergere lo spettatore nella vicenda“.

David Fincher per il thriller Gone Girl?

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David Fincher per il thriller Gone Girl?

Gone Girl, bestseller firmato da Gillian Flynn si prepara a sbarcare sugli schermi: la sceneggiatura, almeno nella prima versione, verrà curata dalla stessa autrice, mentre dietro alla macchina da presa dovrebbe esserci David Fincher.

Il romanzo, accolto entusiasticamente dalla critica e dal pubblico, segue la vicenda di una donna scomparsa misteriosamente nel giorno del suo quinto anniversario di matrimonio. Il primo sospettato è il marito, il quale col suo comportamento sfuggente e sospettoso finisce per favorire le accuse nei suoi confronti, ma in seguito la lettura del diario della donna porta  a scoprire la sua vita segreta…

Il successo del romanzo è risieduto nel fatto che la storia è raccontata in modo alternato da parte del marito e della moglie, cosa che sarà abbastanza complicata da portare sullo schermo.

Fincher è al momento ancora all’inizio delle trattative per occuparsi del film; il regista del resto ha ancora un’agenda ricca di impegni, tra cui il remake di 20.000 leghe sotto i mari per la Disney.

per il ruolo della protagonista si era parlato di Reese Witherspoon, ma al momento sembra che parteciperà al progetto solo in qualità di produttrice.

Fonte: Empire

David Fincher per 20.000 leghe sotto i mari

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davidfincher

Jon Favreau durante un’intervista ha dato conferma che David Fincher dirigerà la nuova versione del classico di Jules Verne 20.000 leghe sotto i mari, prodotto da casa Disney.

David Fincher lascia il progetto del biopic su Steve Jobs

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David Fincher lascia il progetto del biopic su Steve Jobs

The Hollywood Reporter ha riferito che David Fincher è uscito dal progetto relativo al biopic su Steve Jobs. Il regista del prossimo Gone Girl aveva infatti già riferito che avrebbe preso parte al progetto in qualità di regista solo se ad interpretare Jobs ci sarebbe stato Christian Bale.

Steve Jobs è basato sulla biografia best-seller scritta da Walter Isaacson, con una sceneggiatura di Aaron Sorkin, già autore della bellissima sceneggiatura di The Social Network, e la produzione di Scott Rudin.

Fonte: CS

David Fincher in trattative per dirigere World War Z 2

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David Fincher in trattative per dirigere World War Z 2

A giugno vi abbiamo riportato la notizia che Juan Antonio Bayona (impegnato attualmente con il seguito di Jurassic World) aveva abbandonato la regia di World War Z 2, sequel della pellicola sci-fi con protagonista Brad Pitt.

Adesso, stando a quanto riportato da Variety, il celebre David Fincher sarebbe in trattative con la Paramount Pictures e la Skydance Productions per occuparsi della regia. Fincher sarebbe stato contattato dallo stesso Brad Pitt (che tornerà nei panni del protagonista); secondo la fonte, le trattative sarebbero in fase avanzata.

 

David Fincher: la trilogia di Millennium si concluderà senza di lui

World War Z 2 arriverà nelle sale il 9 giugno 2017. Al momento non sappiamo quando inizieranno le riprese.

World War Z è la trasposizione cinematografica del romanzo “World War Z La guerra mondiale degli zombi” di Max Brooks del 2006. Brad Pitt tornerà nei panni di Gerry Lanel, e sarà nuovamente produttore. A scrivere la sceneggiatura del film sarà lo scrittore e regista Steven Knight, che ha scritto e diretto l’apprezzatissimo Locke, con Tom Hardy e visto al Festival di Venezia 2013. Inoltre, ha scritto le sceneggiature dei film in arrivo Seventh Son, Madame Mallory e il piccolo chef indiano con Helen Mirren e il biopic su Bobby Fischer, Pawn Sacrifice. É sua anche la sceneggiatura del film di CronenbergLa promessa dell’assassino.

Fonte: CBM

David Fincher era in lizza per dirigere un Harry Potter ma voleva che fosse “un po’ inquietante”

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In oltre 35 anni di carriera, il nome del regista David Fincher è stato accostato a molti progetti che poi sono passati di mano o non sono mai stati realizzati. L’elenco, che comprende due sequel di Millennium, un adattamento di Rendezvous With Rama di Arthur C. Clarke e un sequel di World War Z, testimonia sia l’ecletticità delle sue scelte che la sua richiesta a Hollywood. Ma durante una recente intervista per conto dell’imminente riedizione in 4K del suo film di successo Seven, Fincher ha rivelato un franchise per il quale è stato preso in considerazione e che non è stato portato avanti dopo che lui ha proposto la sua interpretazione del materiale: Harry Potter.

Mi è stato chiesto di venire a parlare con loro di come avrei fatto “Harry Potter””, ha detto Fincher a Variety. Ricordo di aver detto: “Non voglio fare la versione pulita di Hollywood. Voglio fare qualcosa che assomigli molto di più a ‘Io e Withnail’, e voglio che sia un po’ inquietante”. Ha detto che la Warner Bros. aveva però in mente qualcosa di più tradizionale per la serie di adattamenti dei libri best-seller per giovani adulti dell’autrice J.K. Rowling sull’omonimo mago. Anche se non sappiamo per quale dei film Fincher fosse stato preso in considerazione, la Warner Bros. non era della stessa idea e la cosa non è dunque andata in porto.

David Fincher, dai film realizzati ai prossimi progetti

Tra i prossimi progetti a cui è associato e che sono in fase di sviluppo, David Fincher starebbe lavorando a un adattamento americano della popolarissima serie coreana di Netflix Squid Game, oltre che a una miniserie prequel di Chinatown che ha co-scritto con il defunto sceneggiatore del film, Robert Towne. Parlando invece di ciò che lo attira nei nuovi progetti, ha riflettuto su ciò che lo ha attratto di quelli passati, molti dei quali erano basati su materiale che aveva una popolarità preesistente.

C’è un pubblico incorporato? Questo è il lavoro di qualcun altro”, insiste. “Quei libri vengono venduti agli studi cinematografici quando si dimostra che c’è un pubblico incorporato, quindi di solito entro nella catena alimentare dopo che è stato deciso che si tratta di qualcosa di gustoso. Ero interessato a ‘Gone Girl’ nonostante fosse un bestseller… Mi piaceva l’idea della punizione per le nostre inclinazioni narcisistiche in relazione alla ricerca di un compagno”.

E ha continuato: “Per quanto riguarda Millennium, sono molto più affezionato a ‘Chinatown’ e alla pelle delle scarpe che a qualsiasi hacker. Ma ho amato questa ragazza distrutta a cui viene data la possibilità di fare ricerca con questo ragazzo di cui non è molto sicura. E non so nemmeno se lui sia gentile con lei; credo che la tratti semplicemente nel modo in cui vorresti essere trattata, e per lei è una rivelazione. E se siete mai stati in Svezia, state parlando di un Paese grande quanto la California con la popolazione della contea di Los Angeles. In quelle colline c’è molto spazio per i serial killer e per l’abbandono dei cadaveri. E mi piaceva l’idea di riuscire a far passare davvero l’inverno in un’indagine”.

A proposito di The Social Network, Fincher l’ha definito “una sceneggiatura che non si riesce a mettere giù”. Ha però avuto un legame più personale con Zodiac, la sua cronaca del 2007 dei 35 anni di indagini sugli omicidi dello Zodiaco. “Il killer dello Zodiaco era l’uomo nero quando avevo 7 anni, e stavo attraversando il processo che il protagonista stava affrontando: cosa è successo? Mi sentivo affine. In ‘Benjamin Button‘ invece ho amato l’idea di una storia d’amore con quel tipo di numero di morti”, ha aggiunto ridendo. “Ogni film ha qualcosa di diverso”.

Fincher ha sottolineato che, a prescindere dalle sue origini (o dal potenziale commerciale), ogni progetto nasce da una combinazione unica di interesse personale e opportunità professionale. “Ci sono cose diverse nelle storie che risuonano con te in base ai film che ami e al tipo di film che hai fatto”, ha detto. “Quindi non so come scelgo le cose in cui essere coinvolto, ma ti viene una voglia matta di dire: “Mi piacerebbe vedere questo, e mi piacerebbe vederlo fatto in questo modo. Mi piace l’idea che si possa scegliere dove spendere i propri sforzi, cosa sottolineare e cosa offuscare”.

David Fincher e Brad Pitt insieme per il film Black Hole

David Fincher e Brad Pitt insieme per il film Black Hole

Ormai le graphic novel al cinema sono un vero successo, forse è per questo motivo che vedremo presto sugli schermi l’adattamento cinematografico di Black Hole, graphic novel di Charles Burns.

La notizia di questi giorni è che il film sarà portato sugli schermi da due grandi del cinema: David Fincher e Brad Pitt. I due tornano a lavorare insieme dopo il successo de Il Curioso caso di Benjamin Button, su una storia basata su dodici fumetti.

La trama è incentrata sul Black Hole, ovvero questo buco nero che fa sparire le giovani generazioni, nel difficile momento del passaggio all’età adulta, attraverso un’epidemia che porta alla mutilazione e che si propaga tramite le vie sessuali.

Questo fumetto vinse nel 2006  l’ importante premio Harvey Award for Best Graphic Album Of Previously Published Work, ed si è già provato a portarlo sul grande schermo in passato ma Fincher mise da parte il progetto per dedicarsi ad altro.

Ora sembra pronto per intraprendere questa avventura, grazie anche alla casa di produzione Plan B, dell’attore Brad Pitt.

Vi terremo aggiornati!

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David Fincher dirige Gary Oldman per Netflix in Mank

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Dopo aver lanciato brand del calibro di House of Cards e Mindhunter, David Fincher torna a lavorare con Netflix. Il regista dirigerà Mank, un progetto dalla lunghissima gestazione per lui, che racconta dell’uomo che ha condiviso con Orson Welles il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale di Quarto Potere.

A interpretare lo sceneggiatore, Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard Fincher il padre defunto di David.

Il film dovrebbe entrare in fase di riprese il prossimo novembre a Los Angeles, e Fincher girerà in bianco e nero. A produrre il film invece troviamo Ceán Chaffin, frequente collaboratrice di Fincher, e Douglas J. Urbanski che aveva già prodotto L’ora più buia, film per il quale Oldman ha il premio Oscar come migliore attore protagonista.

Mank doveva essere il progetto a cui David Fincher voleva dedicarsi dopo The Game del 1997, con Kevin Spacey accreditato come protagonista, tuttavia la produzione è stata rallentata a causa della decisione di Fincher di girare in bianco e nero, proprio come Quarto Potere.

Mankiewicz è stato uno degli sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood e ha lavorato con Orson Welles per Quarto Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker, Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle otto, L’idolo delle folle e The Pride of St. Louis.

Oldman ha appena recitato per Netflix nel film diretto da Steven Soderbergh The Laundromat, il film drammatico che racconta lo scandalo dei Panama Paper, insieme a un cast che include Meryl Streep e Antonio Banderas.

Sempre per Netflix, David Fincher ha prodotto la raccolta di racconti animati Love, Death & Robots.

Fonte: Deadline

David Fincher critica l’approccio creativo dei Marvel Studios

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David Fincher è sbarcato su Netflix con Mindhunter, nuova serie disponibile sulla piattaforma di streaming. Durante la promozione dello show, il regista di The Social Network ha commentato la possibilità che offre Netflix di raccontare storie complesse e, facendolo, ha criticato proprio l’approccio creativo dei Marvel Studios.

Ecco cosa ha detto: “C’è un gruppo di persone di grande talento, non mi sembra che ci sia molto per loro in termini di sostentamento nel lavorare per la Marvel. E penso che se possiamo realizzare per loro una specie di parco giochi che siano storie riflessive, adulte, interessanti, complesse, stimolanti e scoprire i modi per tirarli dentro, c’è la possibilità di realizzare qualcosa che non sia racchiuso e legato in un arco di tre atti. E c’è qualche altra cosa che non deve per forza essere raccontata in un film di oltre due ore e venti, che si chiude con un cliffhanger. Credo sia un momento eccitante.”

Mindhunter: nuovo trailer della serie di David Fincher

David Fincher ha poi continuato spiegando come Netflix sia un luogo ideale per raccontare storie complesse che lui crede non siano adatte al panorama cinematografico di adesso. Il regista di Millennium però non è l’unico dei “grandi” che si è scagliato contro lo stile Marvel Studios. Anche Ridley Scott aveva espresso il suo scetticismo nei confronti di queste storie.

Dopo L’Amore Bugiardo – Gone Girl, Fincher si è dedicato a Mindhunter, che non è la sua prima esperienza con Netflix. È ormai entrata nella storia della tv House of Cards – Intrighi di Potere, altra serie che il regista ha deciso di affidare alla piattaforma di streaming e che continua a seguire come produttore esecutivo.

Per quello che riguarda il grande schermo, Fincher dirigerà il sequel di World War Z, in cui dirigerà di nuovo Brad Pitt dopo Il Curioso Caso di Benjamin Button.

Fonte: Yellow King Film Boy

David F. Sandberg, regista di Shazam!, torna all’horror con The Culling

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Dopo essersi momentaneamente allontanato dal genere horror per occuparsi della regia di Shazam!, il cinecomic DC con protagonista Zachary Levi, arriva da ComingSoon.net la notizia che il regista David F. Sandberg tornerà alle origini occupandosi – per conto di Lionsgate – della regia del thriller/horror dalla forte componente religiosa The Culling.

Il film, basato su una sceneggiatura scritta da Stephen Herman, racconterà la storia di un prete in difficoltà che decide di ritirarsi in una capanna in mezzo al bosco nella speranza di combattere il demone che terrorizzava la sua famiglia quando era soltanto un bambino. Sandberg produrrà il film insieme a sua moglie Lotta Losten e alla loro Mångata, in collaborazione con Chris Bender e Jake Weiner della Good Fear Content. Aaron Janus supervisionerà il progetto per conto di Lionsgate.

David F. Sandberg è noto per aver curato le regie di Lights Out – Terrore nel buio e Annabelle 2: Creation. Ha diretto anche diverse cortometraggi horror, tra cui lo stesso che ha ispirato il suo Lights Out e i più recenti Shadowed e Not Alone in Here, entrambi realizzati durante il lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19.

The Culling sarà il prossimo progetto di David F. Sandberg dopo Shazam! 2

Prima di dedicarsi a The Culling, David F. Sandberg sarà impegnato con la produzione di Shazam! 2, sequel che vedrà il ritorno di Zachary Levi nei panni dell’eroe del titolo. La produzione del film dovrebbe partire quest’estate, ma è probabile che l’attuale situazione mondiale faccia slittare le riprese di diversi mesi. Al momento l’uscita in sala del sequel è fissata per il 1 aprile 2022.

David di Donatello: vince il Doc. “E’ stato morto un ragazzo”

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David di Donatello: vince il Doc. “E’ stato morto un ragazzo”

david

È stato annunciato il vincitore della cinquantacinquesima edizione dei David di Donatello, per la sezione documentari: si tratta di “È stato morto un ragazzo”, di Filippo Vendemmiati, giornalista della Rai di Bologna, che ricostruisce la vicenda di cronaca che coinvolse Federico Aldrovandi, il 18enne studente ferrarese morto il 25 settembre del 2005 a Ferrara durante un intervento di polizia.

David di Donatello: la 68ª edizione domani in prima serata su Rai 1

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Carlo Conti con Matilde Gioli condurrà la 68ª edizione dei Premi David di Donatello in diretta domani, mercoledì 10 maggio, in prima serata su Rai 1 dalle ore 21:30, con la regia di Maurizio Pagnussat.

L’evento si svolgerà per la prima volta nei Cinecittà@Lumina, complesso di studi gestiti da Cinecittà. Nel corso della cerimonia saranno assegnati venticinque Premi David di Donatello e i David Speciali. Il David alla Carriera 2023 andrà a Marina Cicogna che ha prodotto alcuni tra i più importanti film della storia del cinema italiano e internazionale. Due i David Speciali assegnati nel corso di questa edizione: a Isabella Rossellini, una delle più note e apprezzate attrici italiane nel mondo, e a Enrico Vanzina, tra gli autori cinematografici più amati dal pubblico italiano, specialmente in coppia con il compianto fratello Carlo. Il grande giorno diretto da Massimo Venier con Aldo, Giovanni e Giacomo è il film vincitore del David dello Spettatore, a Le variabili dipendenti di Lorenzo Tardella va il David di Donatello per il Miglior cortometraggio.

Tra gli ospiti della serata, l’attore e regista statunitense Matt Dillon, che sarà al prossimo Festival di Cannes fra i protagonisti di Asteroid City di Wes Anderson, e i cantanti Matteo Bocelli e Noemi.

I Premi David di Donatello sono organizzati dalla Fondazione Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello e dalla Rai, in collaborazione con Cinecittà S.p.A. Piera Detassis è Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia, il Consiglio Direttivo è composto da Francesco Giambrone, Francesco Rutelli, Nicola Borrelli, Francesca Cima, Edoardo De Angelis, Domenico Dinoia, Valeria Golino, Giancarlo Leone, Luigi Lonigro, Mario Lorini, Francesco Ranieri Martinotti.

La 68ᵃ edizione della manifestazione si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il contributo del MiC Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e audiovisivo, d’intesa con AGIS e ANICA, con la partecipazione, in qualità di Soci Fondatori Sostenitori, di SIAE e Nuovo IMAIE.

La diretta si terrà nei Cinecittà@Lumina, complesso di studi situati a Roma Nord che Cinecittà gestisce per rispondere alla crescente domanda di produzioni e consolidare il suo posizionamento di mercato in vista dell’ampliamento degli storici spazi di via Tuscolana, dove sorgeranno ulteriori cinque teatri nei prossimi tre anni.

I PREMI DELLA 68ᵃ EDIZIONE

La Giuria dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello assegna 21 riconoscimenti ai film usciti in Italia dal 1° marzo 2022 al 31 dicembre 2022 nelle sale cinematografiche e 1 Premio David per il cinema internazionale.

  • 20 Premi David per il cinema italiano: film, regia, esordio alla regia, sceneggiatura originale, sceneggiatura non originale (adattamento), produttore, attrice protagonista, attore protagonista, attrice non protagonista, attore non protagonista, autore della fotografia, compositore, canzone originale, scenografia, costumi, trucco, acconciatura, montaggio, suono ed effetti visivi VFX.
  • 1 Premio Cecilia Mangini per il miglior documentario di lungometraggio: una commissione formata da otto esperti – Guido Albonetti, Pedro Armocida, Osvaldo Bargero, Raffaella Giancristofaro, Stefania Ippoliti, Elisabetta Lodoli, Pinangelo Marino e Giacomo Ravesi – ha il compito di preselezionare le dieci opere da sottoporre al voto della giuria per poi arrivare alla cinquina. Si intende in questo modo favorire una visione più sostenibile, informata e attenta del “cinema del reale” da parte della giuria. Il Premio David di Donatello per il Miglior Documentario è dedicato a Cecilia Mangini.
  • 1 Premio David per il miglior film internazionale, destinato a una delle opere straniere distribuite in Italia.

Una Giuria nazionale di studenti degli ultimi due anni di corso delle scuole secondarie di II grado vota, in una selezione di film stabilita in sinergia tra Agiscuola, Accademia del Cinema Italiano, Anec e Alice Nella Città

  • 1 Premio David Giovani, destinato al miglior film italiano con temi vicini alle nuove generazioni.

Un’apposita commissione, composta da Domenico Dinoia, Mauro Donzelli, Marzia Gandolfi, Francesco Giai Via, Paola Jacobbi, Maria Grazia Mattei, Claudia Panzica, Marina Sanna, Maria Carolina Terzi, assegna

  • 1 Premio David di Donatello per il Miglior cortometraggio: il premio David di Donatello per il Miglior cortometraggio va a Le variabili dipendenti di Lorenzo Tardella.

Il David dello Spettatore è un premio che intende manifestare l’attenzione e il ringraziamento dell’Accademia ai film e agli autori che hanno fortemente contribuito al successo industriale dell’intera filiera cinematografica

  • 1 David dello Spettatore al film italiano uscito entro il 31 dicembre 2022, che ha totalizzato il maggior numero di spettatori nelle sale cinematografiche calcolato entro la fine di febbraio 2023: Il grande giorno diretto da Massimo Venier con Aldo, Giovanni e Giacomo è il film vincitore del David dello Spettatore

I David Speciali e il Premio alla Carriera, designati da Presidenza e Consiglio Direttivo, vengono assegnati a personalità del mondo del cinema: i David Speciali 2023 saranno assegnati a Isabella Rossellini e a Enrico Vanzina, il Premio alla Carriera a Marina Cicogna.

I NUMERI DELLA 68ª EDIZIONE

FILM ISCRITTI

  • 141 film italiani di lungometraggio di finzione iscritti al David di Donatello 2023
  • 20 diretti da registe donne
  • 48 opere prime iscritte al David di Donatello 2023
  • 132 documentari in concorso
  • 444 cortometraggi in concorso

FILM DI LUNGOMETRAGGIO NOMINATI IN CINQUINA

23 film italiani hanno ricevuto candidature

  • ESTERNO NOTTE 18
  • LA STRANEZZA 14
  • LE OTTO MONTAGNE 14
  • IL SIGNORE DELLE FORMICHE 11
  • NOSTALGIA 9
  • L’OMBRA DI CARAVAGGIO 5
  • IL COLIBRÌ 4
  • SICCITÀ 4
  • AMANDA 3
  • L’IMMENSITÀ 3
  • CHIARA 2
  • DIABOLIK – GINKO ALL’ATTACCO! 2
  • IL PATAFFIO 2
  • MARGINI 2
  • SETTEMBRE 2
  • ASTOLFO 1
  • BENTU 1
  • BRADO 1
  • CORRO DA TE 1
  • DAMPYR 1
  • DANTE 1
  • I RACCONTI DELLA DOMENICA – La storia di un uomo perbene 1
  • MARCEL! 1
  • PRINCESS 1
  • SPACCAOSSA 1
  • TI MANGIO IL CUORE 1

LA STORIA DEI DAVID DI DONATELLO

La storia dei David di Donatello inizia nel 1950, quando a Roma viene fondato l’Open Gate Club. Dato il rilievo sempre maggiore assunto dal cinema in quegli anni, tra il 1953 e il 1955 nasce il Comitato per l’Arte e la Cultura e il Circolo Internazionale del Cinema, che dà origine ai Premi David di Donatello destinati alla migliore produzione cinematografica italiana e straniera.

Il 5 luglio del 1956 ha luogo la prima cerimonia di premiazione dei David di Donatello: le pellicole Pane amore e… e Le grandi manovre sono premiate per la produzione italiana, Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida sono i Migliori attori protagonisti rispettivamente per le loro interpretazioni in Pane, amore e… e La donna più bella del mondo, Walt Disney è il Miglior produttore straniero per Lilli e il vagabondo. Nel corso degli anni si alternano le sedi delle premiazioni: Roma, Taormina, Firenze, poi dal 1981 ancora Roma.

Vittorio Gassman e Alberto Sordi sono gli attori che, per il maggior numero di volte, sette per la precisione, hanno ricevuto il Premio David di Donatello nella categoria Miglior attore protagonista; lo stesso riconoscimento è stato assegnato cinque volte a Marcello Mastroianni, quattro a Toni Servillo, Nino Manfredi, Giancarlo Giannini ed Elio Germano, tre a Ugo Tognazzi. Due premi a Carlo Verdone, Roberto Benigni, Sergio Castellitto, Stefano Accorsi, Valerio Mastandrea, Adriano Celentano, Francesco Nuti, Gian Maria Volonté e Silvio Orlando.

Sofia Loren è la primatista nella categoria Miglior attrice protagonista, con sette statuette; seguono Monica Vitti e Margherita Buy, cinque volte insignite del riconoscimento. Quattro Premi David sono andati a Mariangela Melato e Valeria Bruni Tedeschi, tre a Gina Lollobrigida e Silvana Mangano, due ad Anna Magnani, Claudia Cardinale, Giuliana De Sio, Elena Sofia Ricci, Lina Sastri, Florinda Bolkan e Asia Argento.

Francesco Rosi ha ottenuto il maggior numero di statuette per la Miglior regia: a lui, infatti, sono andati ben sei David. Quattro a Mario Monicelli e Giuseppe Tornatore, tre a Matteo Garrone, Marco Bellocchio, Ettore Scola, Ermanno Olmi, Federico Fellini. Tre i David a Paolo Sorrentino, due a Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Franco Zeffirelli, Gillo Pontecorvo, Pietro Germi e ai fratelli Taviani.

Per la sceneggiatura cinque riconoscimenti sono andati a Sandro Petraglia, quattro a Stefano Rulli e Ugo Chiti, tre a Furio Scarpelli, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Matteo Garrone e Francesco Piccolo, due a Francesco Bruni, Paolo Virzì, Ettore Scola, Paolo Sorrentino, Giancarlo de Cataldo, Massimo Gaudioso, Maurizio Braucci, Daniele Lucchetti, Francesca Archibugi, Carlo Verdone, Gianni Di Gregorio e Monica Zappelli.

Ennio Morricone ha ricevuto nove David come Miglior compositore, quattro sono andati a Nicola Piovani. Danilo Donati si è aggiudicato otto premi come scenografo e costumista, mentre quattro sono stati assegnati rispettivamente a Dante Ferretti (scenografia) e a Ursula Patzak (costumi). Luca Bigazzi ha ricevuto sette David come Miglior autore della fotografia, Tonino Delli Colli quattro. Cinque statuette sono state assegnate a Ruggero Mastroianni per il Miglior montaggio, tre a Esmeralda Calabria.

La ragazza del lago di Andrea Molaioli ha ottenuto dieci David di Donatello, nove per La grande bellezza di Paolo Sorrentino, Anime nere di Francesco Munzi, La vita è bella di Roberto Benigni, L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, Pane e tulipani di Silvio Soldini, Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi e Dogman di Matteo Garrone. Otto riconoscimenti per Romanzo Criminale di Michele Placido e Vincere di Marco Bellocchio. Sette premi sono andati a Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, Il capitale umano di Paolo Virzì, Noi credevamo di Mario Martone, Il divo di Paolo Sorrentino, Gomorra di Matteo Garrone, Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli e Volevo nascondermi di Giorgio Diritti.

Di grande prestigio anche i numerosi David Speciali assegnati nel corso dei decenni: fra gli altri, a Steven Spielberg, Diane Keaton e Stefania Sandrelli, oltre a Dario Argento, Francesca Lo Schiavo, Uma Thurman, Tim Burton che ha ricevuto il David for Cinematic Excellence; alle star del cinema internazionale, da Martin Scorsese ad Al Pacino, da Sean Connery a Tom Cruise; agli interpreti del miglior cinema europeo, come Isabelle Huppert e Alain Delon; a tanti amati protagonisti del nostro cinema, che si aggiungono ai nomi già citati sopra, da Alida Valli a Virna Lisi, da Lina Wertmüller a Franca Valeri, da Dino Risi a Carlo Lizzani, da Paolo Villaggio a Bud Spencer e Terence Hill.

Il David Speciale 2022 è stato assegnato a Sabrina Ferilli e Antonio Capuano. Giovanna Ralli ha ricevuto il Premio alla Carriera.

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