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Edizione limitata per i 50 di Lawrence d’Arabia

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I 50 anni del capolavoro epico di David Lean Lawrence d’Arabia, in cui Peter O’Toole vestiva i panni di un leggendario ufficiale dell’esercito inglese

Box Office USA del 19 Novembre 2012

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Box Office USA del 19 Novembre 2012

Il capitolo conclusivo della saga di Twilight, Breaking Dawn part 2, sbanca il botteghino dei film più visti nelle sale nordamericane. Il film, uscito la scorsa settimana, incassa in un colpo solo la bellezza di 141 milioni di dollari. Lo segue ad una discreta distanza Skyfall, che questa settimana mette in cassa 41 milioni di dollari, portando il suo totale a 161. La terza posizione è per il nuovo kolossal biografico firmato da Steven Spielberg Lincoln, con Daniel Day Lewis nei panni dell’iconico presidente degli Stati Uniti, che incassa 21 milioni di dollari.

 Il quarto posto è occupato da Wreck-it Ralph, cartone animato di casa Disney, che uscirà nelle nostre sale il prossimo 20 Dicembre. Il film ha incassato altri 18 milioni di dollari che portano il suo totale a 121. A metà classifica rimane stabile Flight, con un intenso Denzel Washington diretto da Robert Zemeckis. Il film incassa 8 milioni di dollari questa settimana, per un totale di 61. Il sesto posto è occupato invece da Argo, il film, accolto con favore dalla critica, vede nuovamente impegnato Ben Affleck nel doppio ruolo di regista e attore.

Il film, presente in classifica da 6 settimane, incassa milioni di dollari, portando il suo totale a 92. In settima posizione scende, dopo quasi due mesi di presenza in sala e in classifica, Taken 2, il cui incasso totale ha ormai raggiunto i 135 milioni di dollari, di cui 2 incassati questa settimana. La commedia musicale ambientata in un liceo Pitch Perfect ha avuto una vita strana: uscito in sala, nelle prime settimane non si è palesato tra i film più visti, mentre è entrato tra i primi dieci dalla scorsa settimana, rimanendo comunque nelle zone basse della classifica.

Da due settimane è infatti in ottava posizione, con un incasso settimanale di un solo milione di dollari, che però porta il suo totale a 61. La nona posizione è occupata da un altro film “resistente”: Here comes the boom, presente da 6 settimane, è rimasto sempre nella zona semi bassa della classifica e questa settimana mette da parte un milione di dollari che si va ad aggiungere al suo totale, che arriva a 41 milioni di dollari. Chiude la classifica Hotel Transylvania, che con i 900 mila dollari di questa settimana, porta il suo totale a 143.

 La prossima settimana si attendono le uscite di: Hitchcock, il film biografico sul gigante della storia del cinema thriller, impersonato in maniera stupefacente da Anthony Hopkins, e il nuovo film di Ang Lee Life of Pi.

Il Trailer Italiano del film Epic!

Il trailer italiano di Epic, film d’animazione di prossima uscita distribuito da 20th Century Fox. Il film è realizzato dai creatori dell’Era Glaciale e Rio e debutterò al cinema nel 2013.

Video: costruire i set de Il Cavaliere Oscuro il ritorno!

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Video: costruire i set de Il Cavaliere Oscuro il ritorno!

Arriva online un’incredibile video che riassume la costruzione dei set epici del film  Il Cavaliere Oscuro – il ritorno, ultima avventura di Batman targato Christopher Nolan.Il filmato è uno dei tanti contenuti extra che vedremo nella versione blu-ray del film in uscita il 4 Dicembre in tutto il mondo.

 

Il 20 Dicembre al cinema La regola del silenzio di Robert Redford

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Il film di Robert Redford La regola del silenzio (The company you keep) uscirà al cinema il 20 Dicembre distribuito da 01 distribution. Tra gli interpreti della pellicola, oltre allo stesso regista,

Box Office ITA del 19 novembre 2012

Box Office ITA del 19 novembre 2012

Record della saga per Breaking Dawn – Parte 2, che sbanca al botteghino italiano con un incasso strepitoso. Reggono bene Hotel Transylvania e Venuto al Mondo, mediocri le altre new entry. Ci si aspettava un esordio col botto e così è stato.

The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 2 sbanca al box office italiano con un incasso record per la saga: il film ha infatti incassato ben 10,4 milioni di euro da mercoledì a domenica, con una media stratosferica di 9600 euro per sala. Lanciato in oltre 800 copie, l’ultimo atteso capitolo della saga di Twilight ha debuttato nella sola giornata di mercoledì con 2,2 milioni di euro, attirando 370.000 spettatori nelle prime ventiquattro ore. Il finale della saga vampiresca più amata/odiata degli ultimi anni raggiunge così il totale di 8,2 milioni nei quattro giorni.
Dopo un esordio così imponente, motivato dall’ondata di fan che si sono precipitate al cinema, ci si aspetta un normale calo nei prossimi giorni, ma di certo i 15 milioni complessivi di Breaking Dawn – Parte 1 verranno superati.

I vampiri la fanno da padrone (con le dovute differenze del caso) al botteghino italiano. Scende infatti al secondo posto Hotel Transylvania, che incassa 1,7 milioni negli ultimi quattro giorni e arriva a quota 4,5 milioni. Venuto al Mondo conferma la terza posizione. La pellicola di Sergio Castellitto regge molto bene, raccogliendo 1,2 milioni al suo secondo weekend e arrivando così a 3,1 milioni totali.

Skyfall scende al quarto posto con 1,1 milioni. Il capitolo 23 del franchise 007 giunge a un ottimo risultato complessivo per la saga, superando quota 11 milioni di euro. Rispetto all’esordio della scorsa settimana, Argo perde una posizione, ma in termini di incassi regge piuttosto bene. Il film di Ben Affleck incassa 685.000 euro per 1,7 milioni totali.

Le posizioni successive sono occupate da pellicole in calo: Viva l’Italia (315.000 euro) e Red Lights (282.000 euro), giunti rispettivamente a 5 milioni totali e 958.000 euro.

7 Psicopatici debutta soltanto all’ottavo posto. Nonostante le ottime critiche e un cast stellare, il nuovo film di Martin McDonagh raccoglie solo 248.000 euro in 150 copie.

Ottiene invece una media migliore La sposa promessa, che esordisce in nona posizione con 153.000 euro raccolti in una cinquantina di sale. Chiude la top10 un’altra new entry, Acciao, tratto dal romanzo di successo di Silvia Avallone: il film si accontenta di 92.000 euro in 40 copie.

Da segnalare infine il quindicesimo posto di Alì ha gli occhi azzurri. Lanciato in 40 sale, il film ha avuto poco tempo per sfruttare la rilevenza mediatica ottenuta con la vittoria di due premi al Festival di Roma appena conclusosi. La pellicola di Claudio Giovannesi incassa dunque appena 49.000 euro.

Black Star di Francesco Castellani

Black Star di Francesco Castellani

Basato su una storia vera, Black Star tratta di una squadra di calcio di rifugiati politici che quattro amici italiani allenano con l’ambizione di farla partecipare al campionato cittadino. Ottenuto in gestione un vecchio campo di calcio abbandonato nel quartiere di Pietralata a Roma, la squadra diviene il bersaglio di un gruppo di abitanti che si unisce in un Comitato di Quartiere, rivendicando l’uso del campo e ottiene, grazie ad un abile avvocato, lo sgombero del campo.

Tuttavia dopo essere sopravvissuti all’inferno dell’emigrazione forzata, i ragazzi non pensano neanche per un secondo di mollare e si barricano all’interno del campo per quattro giorni, fino a quando, durante la notte di San Lorenzo, tutto si risolve in un lacrimevole lieto fine. Per il cast sono stati scelti tutti attori evidentemente non professionisti: indubbiamente buone le intenzioni, peccato per il risultato da dilettanti allo sbaraglio e non solo per la pessima recitazione.

Black Star, il film

Mettere persone ‘comuni’ davanti ad una cinepresa (in memoria di Pasolini), si sa, è sempre un rischio e non tutti hanno il coraggio di mettersi così tanto in discussione. Pertanto, pur apprezzando il coraggio – che a volte premia, come nel caso del film vincitore del premio della giuria Alì ha gli occhi azzurri – non riusciamo a vederne gli effettivi (inesistenti) risultati.

Il film di Francesco Castellani, presentato fuori concorso al festival internazionale del film di Roma è costruito su intuizioni registiche potenzialmente buone, ma si disintegra nell’impatto con una sceneggiatura scontata, banale e retorica, e satura di cliché  tipicamente da fiction televisiva… tant’è che il film sarebbe stato certamente più apprezzabile e godibile se non fosse stato presentato al festival, ma avesse avuto una distribuzione prettamente televisiva.

Una materia che poteva essere interessante, se non altro per il fatto che quello della squadra di calcio è un progetto vero, scade in qualcosa di già visto, che a tratti può far sorridere ma che, una volta usciti dalla sala, non ci lascia granché. Nel finale, decisamente troppo lungo, l’immancabile lieto fine fa spegnere lentamente le speranze (sempre dure a morire) di un colpo di scena salvifico… così, succede esattamente quello che ci si aspetta: discorso commovente e vissero per sempre felici e contenti.

Una commedia certamente senza pretese, ma che, nell’ambito festivaliero che giunge alla fine, non fa altro che dare il colpo di grazia all’inevitabile stanchezza dello spettatore. Arrivati faticosamente ai titoli di coda, la sensazione non può che essere quella di una partita giocata male: perfetta sulla carta, ma disastrosa nell’impatto con la realtà.

Peter Stormare in Clown

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Peter Stormare (Hansel & Gretel: Cacciatori di Streghe, The Last Stand) sarà protagonista assieme a Laura Allen (vista in varie serie TV, come 4400 e Grey’s Anatomy) dell’horror Clown, prodotto da Eli Roth.

Diretto da Jon Watts, che lo ha anche scritto, assieme a CD Ford, il film ruota attorno a un padre che si trova improvvisamente con un problema, quando il clown che ha assunto per animare la festa di compleanno del figlio rinuncia all’incarico all’ultimo momento. Il protagonista allora indosserà lui stesso un costume, non sapendo che questo è oggetto di una tremenda maledizione.

Laura Allen sarà la moglie del protagonista, mentre Stormare avrà il riolo di un ‘esperto’ della tradizione dei pagliacci e dei relativi lati oscuri che li circondano…

Fonte: Empire

Liam Neeson in The All Nighter

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Ancora azione per Liam Neeson: non contento di avere a che fare in continuazione con rapimenti, o di trovarsi a lottare per la sopravvivenza nel gelo artico, l’attore sembra ora avere tutta l’intenzione di imbracciare le armi in The All Nighter.

In questo nuovo action-thriller, Neeson sarà un attempato sicario che si troverà a scontrarsi contro i suoi ex datori di lavoro, mentre cercherà di proteggere la sua famiglia, avendo nel contempo a che fare anche con le autorità.

Il progetto è stato avviato da circa un anno, su sceneggiatura di Brad Ingelsby (Out of the furnace); nulla si sa al momento riguardo il possibile regista. Neeson sarà prossimo protagonista del drammatico The Third Person di Paul Haggis e ancora una volta in un film d’azione, Non-Stop, stavolta ambientato su un aereo, oltre a offrire la propria voce a Lego: The Piece Of Resistance.

Fonte: Empire

 

Paul Greengrass torna alla carica per Memphis

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Dopo una battuta di arresto nel 2011, dovuta all’uscita di scena della Universal, sembra ora tornare in auge Memphis, biopic dedicato a Martin Luther King, firmato da Paul Greengrass. Il film, seguirà le ultime ore del leader dei diritti civili, giunto a Memphis per dare il suo supporto ai lavoratori della sanità in sciopero, offrendone un ritratto a tutto tondo, senza tacerne i lati più controversi. La storia narrerà anche le vicende successive, con la caccia al colpevole.

Nonostante lo obiezioni sollevate dagli eredi di King riguardo alcuni aspetti della trama, Greengrass sarebbe comunque intenzionato a fare di Memphis il suo prossimo progetto, sebbene in parallelo stia sviluppando l’idea di un film dedicato alla squadra di calcio del Barcellona. Il suo lavoro più recente, intitolato Captain Phillips e dedicato alla vicenda di un rapimento da parte di prirati somali, con protagonista Tom Hanks è atteso nelle sale nell’ottobre 2013.

Fonte: Empire

McG dirigerà School of fear?

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School of Fear, serie di romanzi per bambini scritta da  Gitty Daneshvari si prepara a sbarcare sul grande schermo: al progetto si starebbe interessando, sia in qualità di produttore che di regista McG (sigla usata da Joseph McGinty Nichol, regista tra gli altri We are Marshall e Terminator: Salvation).

In School of Fear quattro bambini, affetti a livello patologico di varie fobie (acqua alta, claustrofobia, insetti e paura di morire) vengono portati dai loro genitori in una scuola ‘speciale’ dove, grazie Mrs. Wellington, cercheranno di superare le proprie paure, con metodi ben poco convenzionali e spesso più terrificanti delle loro stesse fobie.La sceneggiatura del film sarà firmata da Daniel Mackey.

Fonte: ComingSoon.Net

Vincent D’Onofrio in Broken Horses

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Vincent D’Onofrio (indimenticato Palla di Lardo in Full Metal Jacket e più recentemente nel cast della serie Law And Order: Criminal Intent) sarà trai protagonisti di Broken Horses, esordio in lingua inglese del regista indiano Vidhu Vinod Chopra.

Al film parteciperanno anche Chris Marquette (The Girl Next Door), Anton Yelchin (Star Trek), Thomas Jane (The Mist), Sean Patrick Flanery (The Boondock Saints) e Maria Valverde (Three Steps Above Heaven).

Ancora scarsi i dettagli riguardo la trama, che a quanto pare si incentrerà su una guerra di bande al confine tra Messico e Stati Uniti. La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Chopra, assieme ad Abhijat Joshi.

Fonte:  ComingSoon.Net

Jez Butterworth scriverà Asteroids?

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A tre anni e mezzo di distanza dai primi annunci, ancora nulla di certo vi è attorno al progetto Asteroids, portato avanti dalla Universal. Inizialmente affidata alla penna di Matthew Lopez, la versione cinematografica del celebre videogioco anni ’80 è ora passata nelle mani di Jez Butterworth. Come gli appassionati ricorderanno, nel videogame (uscito per la Atari), il giocatore doveva difendere la Terra da una pioggia di asteroidi tramite la sua navicella spaziale.

Tradotto sul grande schermo, il tutto potrebbe dare vita al classico film catastrofico, per quanto l’idea non sia certamente nuova né originale (da Meteor ad Armageddon, Hollywood è periodicamente tornata sul tema di oggetti spaziali in rotta di collisione con la Terra). Possibile anche una versione in stile Dark Stark, magari con un manipolo di piloti spaziali incaricati di intercettare i pericolosi asteroidi.

Vedremo se e cosa sarà in grado di creare Butterworth, che al suo attivo ha film come Fair Game (Caccia alla spia), L’ultima legione e Birthday Girl, del quale è stato anche regista. Lo sceneggiatore ha al momento in corso vari progetti, il più interessante dei quali è un biopic dedicato a James Brown. Poco altro è stato deciso riguardo il film: si era parlato di una regia affidata a Roland Emmerich, ma al momento l’indiscrezione non ha trovato conferme. Il progetto è comunque sotto la supervisione di Lorendo di Bonaventura, già produttore delle serie di Matrix e Transformers.

Fonte: Empire

Festival di Roma 2012: commenti all’edizone di Marco Mueller

Festival di Roma 2012: commenti all’edizone di Marco Mueller

Si è conclusa da meno di dodici ore la VII edizione del Festival Internazionale del Film di Roma 2012 e l’Auditorium ha chiuso i battenti alla critica e ai giornalisti , mai come quest’anno, provenienti da tutto il mondo, per lasciare spazio al pubblico che oggi potrà vedere le repliche dei film premiati ieri sera dalla Giuria Internazionale presieduta da Jeff Nichols.

Marco Mueller ha condotto con grande professionalità e attenzione un Festival vissuto forse con troppa ostilità da chi si aspettava una Venezia 2.0, accompagnando gli ospiti più importanti da un punto di vista mediatico e raccogliendo sia gli applausi che i fischi che hanno riempito la sala Sinopoli ieri sera alla premiazione. E parliamone subito, visto che è l’argomento caldo di questa giornata post festivaliera: il premio alla miglior regia a Paolo Franchi per E la Chiamano Estate ha fatto arrabbiare e indignare non solo la critica cinematografica (o meglio gran parte di essa) che non sempre però è tenuta in considerazione, ma soprattutto il pubblico, che in fase di proiezione con gli ospiti ha addirittura preteso indietro i soldi del biglietto. Jeff Nichols, PJ Hogan e tutta la Giuria Internazionale hanno difeso in maniera un po’ blanda la loro scelta in conferenza stampa post-premiazione, alimentando ancora di più il malcontento. Tutta’altra storia il premio a Isabella Ferrari per la migliore interpretazione femminile: l’attrice protagonista di E la Chiamano Estate si è fatta carico di pesanti fischi e dissensi, nonostante forse il suo premio sia davvero meritato, dal momento che ha partecipato ad un film che l’ha messa alla prova realmente, da un punto di vista fisico e psicologico.

Quello che Cinefilos.it vuole mettere in chiaro una volta per tutte in relazione al film di Franchi è che, l’opera è stata così male accolta non per un malcelato senso di bigottismo o pudore che pervade la stampa italiana, ma proprio perché ad opinione nostra e di tutti i nostri colleghi il film è stato fatto, seppure con le migliori intenzioni, davvero senza nessun criterio registico, ed è proprio da questo punto che nasce il dissenso totale per il premio alla migliore regia, riconoscimento che, lo ricordiamo, ha anche una valenza tecnica.

Ma E la Chiamano Estate non è stato, per fortuna, l’unico film premiato. Applausi per Marfa Girl di Larry Clark, il regista che ha raccontato con grande amore uno spaccato quotidiano di una cittadina di confine tra Messico e Texas. Anche il Marc’Aurelio d’Oro a Clark ha fatto discutere, ma in maniera più contenuta, conciliando forse di più i pareri comunque contrastanti della critica. Per quanto riguarda gli attori, abbiamo già parlato della Ferrari, mentre restano da commentare il premio ai due francesi Jérémie Elkaïm per la sua interpretazione in Main dans la Main e a Marilyne Fontaine che ha vinto il premio per la migliore esordiente grazie al suo piccolo ruolo in Un Enfant de Toi. Se la performance della Fontaine è stata premiata nel contesto di un film che non aveva ambizioni, la vittoria del bravo Jérémie è sembrato un contentino a quello che era considerato uno dei principali concorrenti al Marc’Aurelio d’Oro, in memoria del fatto che il Festival di Roma delle passate edizioni ha sempre premiato una commedia.

Il miglior contributo tecnico è andato invece all’unico film messicano in concorso, Mai Morire, per la bellissima fotografia realizzata da Arnau Valls Colomer, emozionatissimo e incredulo nel ricevere il riconoscimento al suo lavoro. Altro premiato tra gli italiani è stato Claudio Giovannesi con il suo bel film Alì ha gli occhi azzurri, che pur non essendo perfetto si colloca in quel filone di cinema sociale che riesce ancora a raccontare qualcosa di interessante allo spettatore. Giovannesi ha portato a casa anche il premio per la Migliore opera prima e seconda assegnato dalla giuria presieduta dal kubrickiano Matthew Modine.

The Motel Life, dei fratelli Gabriel e Alan Polsky, ultimo film presentato in concorso, ha vinto, nell’ambito del premi principali, il riconoscimento per la migliore sceneggiatura, portando a casa anche il Premio del Pubblico BNL per il miglior film e conquistando anche il primo posto per il Mouse D’Oro, premio che la stampa on line assegna in via ufficiosa durante i Festival di Roma e Venezia. Quello che secondo chi scrive è stato il miglior film presentato al concorso di quest’anno, insieme all’ignorato A Glimpse inside the Ming of Charlie Swan III diretto da Roman Coppola, è da considerarsi quindi il vero vincitore del Festival, dal momento che ha riunito il parere del pubblico e della critica “giovane” on-line.

All’indomani della conclusione del Festival di Roma, possiamo quindi dire che l’evento, atteso e criticato sin da prima del suo effettivo svolgimento, ha generato polemiche a tutti i livelli, soprattutto per la mancanza di quei nomi altisonanti che Mueller era solito portare in gran quantità al Festival di Venezia. Premesso che qualsiasi confronto tra le due realtà festivaliere italiane è fuori luogo, Marco Mueller ha davvero, secondo chi scrive, fatto il meglio che poteva con il poco tempo che aveva, riuscendo a collezionare buoni film in concorso (come The Motel Life, A Glimpse inside the Ming of Charlie Swan III, Back to 1942) accanto alle inevitabili “cose brutte” che in tutti i Festival capita di vedere. Promuoviamo Mueller e la sua squadra con riserva, in attesa di vedere cosa riuscirà a fare il prossimo anno, se ci sarà un prossimo anno, con tempo e forze a disposizione.

Il vero problema alla base di ogni tipo di polemica resta però l’identità di un Festival che fino ad ora ha avuto conduzioni così diverse da minarne solamente la base e addirittura la ragion d’essere. Bisognerebbe forse trovare il giusto equilibrio tra cinefilia e star system, cinema indipendente e pellicole di grande richiamo, per riuscire ad accontentare tutti e dare finalmente giustizia al bellissimo palcoscenico che l’Auditorium offre al Festival Internazionale del Film di Roma. Tutto sul Festival di Roma nel nostro speciale

Mundo Invisivel: recensione del film di cortometraggi

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Mundo Invisivel: recensione del film di cortometraggi

Mundo Invisivel è un film collettivo che raggruppa importanti registi mondiali mettendoli alla prova del racconto di quella parte di mondo che spesso non si vede con un tocco artistico: il submondo del centro di una grande città, un gatto nero nel cimitero, indios nel giardino della città, la tecnologia ed il ritmo incessante della metropoli, l’arte dell’attore, la spiritualità della favela, un cameriere di un albergo di lusso, un elogio alla pazzia tra la vita e la morte, un tributo al pubblico del cinema, le sfide della visione residuale, un genocidio nascosto.

Si tratta di cortometraggi la cui durata varia dai 3 ai 15 minuti, e per realizzare i quali sono stati chiamati nomi importanti come Wenders, Egoyan, De Oliveira e il compianto Theo Anghelopolous.

I cortometraggio sono tutti ambientati in Brasile, nella città di San Paolo in particolare, ad eccezione del corto di Atom Egoyan, che però  torna in Brasile dopo aver raccontato dell’invisibilità del genocidio armeno, con un artificio del racconto.

L’idea di questo film collettivo è venuta a Leon Cakoff, siriano naturalizzato brasiliano, critico cinematografico, che ha iniziato a ragionare sul concetto di invisibilità, sia come malattia, ossia della impossibilità del vedere, sia come posizione sociale, del non essere visto.

Da qui, quindi lo sguardo dei registi si è posato anche in maniera ironica sulle difficoltà di interazione del mondo moderno: De Oliveira ad esempio, ironizza sul caos tecnologico delle metropoli, raccontando la storia di due amici che escono insieme, ma che, per parlarsi, sono costretti a telefonare l’uno all’altro per superare il caos cittadino. O invece come Wenders, che focalizza l’invisibilità sul non vedere, portando il suo sguardo sul lavoro di alcuni medici che ridanno la vista ai bambini nati con delle problematiche alla vista.

Mundo Invisivel allo stesso tempo vero e poetico, che interpreta la posizione dell’uomo nel mondo spesso caotico e distratto.

Tom Le Cancre: recensione del film di Manuel Pradal

Tom Le Cancre: recensione del film di Manuel Pradal

Presentato fuori concorso alle settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, Tom Le Cancre di Manuel Pradal, regista di Maria della Baia degli Angeli (presentato a Venezia nel 1997), è un film dall’apprezzabile grazia a livello tecnico e di trama, che si distingue per  le deliziose interpretazione dei giovanissimi protagonisti.

A metà tra Peter Pan e il Lucignolo di Pinocchio, Tom il Somaro ci porta con Tom Le Cancre alla scoperta di quello che è – perdonate l’insistenza con le favole – un misto tra il paese delle meraviglie e quello dei balocchi. Portando con sé gli spettatori, una classe di bambini di 5 anni sostituisce paradossalmente la maestra, svenuta nel bel mezzo di una gita a causa di una bacca velenosa, con un.. somaro: Tom che di andare a scuola ha smesso prestissimo e vive tra i boschi, solo. Totalmente smarriti, i bambini si mettono al servizio del somaro, che non li lascerà tornare a casa fino a quando non avranno dimenticato tutto ciò che hanno imparato a scuola.

Tom Le Cancre, il film

A parte questo, tuttavia, dopo i primi fuocherelli di entusiasmo e dopo una brillante prima parte, con dialoghi a dir poco esilaranti tra i bambini che si trovano in una situazione di autogestione, comincia a perdere di ritmo, protraendosi noioso e ridondante per novanta minuti che, per quanto possano sembrare pochi, risultano essere anche  troppi.

Tolto il tentativo non riuscito di mettere d’accordo grandi e piccini, Tom le Cancre resta un’opera collocabile in una categoria ben precisa, d’intrattenimento di qualità per i più piccoli. Di particolare interesse il personaggio che dà il titolo al film, la cui indole più profonda resta un’incognita dall’inizio alla fine: il ragazzo sembra oscillare tra l’egoismo di chi se l’è sempre cavata da solo e l’altruismo incerto e goffo di chi occasioni per essere ‘più buono’  in fondo non ne ha mai avute.

Una complessità che sarebbe stata interessante approfondire e che avrebbe forse dato più impatto al film ma che, evidentemente, è stata sacrificata a causa degli altri due personaggi principali, ai quali sembra dedicata un’attenzione superflua. Tuttavia quella di dare rilievo ad alcune situazione piuttosto che ad altre, resta una scelta comprensibile nell’ambito di un film destinato al pubblico giovanissimo.

Teaser trailer e poster di Möbius

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E’ online il primo trailer di Möbius, il thriller di Eric Rochant con Jean Dujardin, Cécile De France e Tim Roth.

Roma 2012: tutti i vincitori della VII edizione

Roma 2012: tutti i vincitori della VII edizione

Ecco l’elenco completo dei premi assegnati questa sera alla VII edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.

La Giuria Internazionale presieduta da Jeff Nichols

Roma 2012: i vincitori del premi collaterali

Roma 2012: i vincitori del premi collaterali

In attesa di sapere chi saranno i vincitori del Marc’Aurelio d’Oro di questa settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, ecco a

Una Pistola en cada Mano: recensione del film

Nonostante gli uomini facciano milioni di cose pur di non fermarsi semplicemente a parlare del sé più profondo, quello in cui si prova ad elaborare il dolore per un rapporto finito, la ferita mai rimarginata della sconfitta e il senso di inadeguatezza per tutto ciò che sembra più grande di noi, ad un certo punto della vita succede che tutto quello che un uomo è stato ed è gli si para davanti, fastidioso come la testa del tipo più alto di noi al cinema: proprio non puoi ignorarlo. Tutto questo è Una pistola en cada mano di Cesc Gay, una commedia corale suddivisa in cinque ‘episodi’ più un epilogo in cui il tempo sembra dilatarsi, nello spazio di una ‘semplice’ chiacchierata in cui otto uomini si raccontano con totale sincerità, in un modo che troppo spesso sembra alieno al mondo maschile. Nel farlo, i nostri otto protagonisti sembrano finalmente togliere la maschera di forza che si sentono costretti ad indossare, rivelando i loro lati più deboli, ma anche quelli più comici.

Il regista catalano con Una pistola en cada mano ci mette di fronte a frammenti di vita quotidiana: incontri casuali e non che diventano straordinari. Con un montaggio lento e una certa predilezione per la camera fissa, grazie alla bravura degli attori (tra cui Ricardo Darìn, Eduardo Noriega, Javier Càmara e Eduard Fernàndez) e a dialoghi non solo serrati, ma dall’ironia dissacrante e sagace, Gay non rischia mai di cadere in ridondanze inutili, anzi tiene sempre desta l’attenzione dello spettatore, che riesce a trascorrere 100 minuti di intrattenimento di ottimo livello.

Una materia che nelle mani di qualcun altro avrebbe sicuramente finito per diventare banale e già vista, grazie a Cesc Gay, alla sua decima regia, diventa un inedito ed intelligente quadro generazionale che mette in mostra le debolezze dell’uomo, analizzandolo con onestà e spogliandolo di quello strato di pudore che tende a nasconderle e che si concretizza in una ‘Pistola in ogni mano’, nel tentativo di difendersi dal giudizio del sé e degli altri.

Presentato nella categoria fuori concorso alla settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, con Una pistola en cada mano ci avviamo alla fine di un Festival che avuto sì, molti alti e bassi, ma che ha regalato, soprattutto nell’ambito della commedia, dei risultati niente male.

Festival di Roma 2012: i vincitori di Alice nella città

Festival di Roma 2012: i vincitori di Alice nella città

Si conclude oggi la decima edizione di Alice nella Città, la sezione di Cinema per ragazzi, parallela e autonoma dal Festival Internazionale

Eterno ritorno: provini, recensione del film di Kira Muratova

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Eterno ritorno: provini, recensione del film di Kira Muratova

In Eterno ritorno: provini un uomo incontra dopo anni una sua vecchia amica per chiederle un consiglio sentimentale; deve scegliere tra due donne che pensa di amare allo stesso modo. Così anche un secondo, e un terzo. In realtà si tratta solo di provini, che un regista sta mostrando ad un possibile finanziatore per farsi produrre il film.

Il titolo del film di Kira Muratova, icona del cinema prima sovietico e ora ucraino è già di per sé evocativo: Eterno ritorno, che, privo della specifica successiva, ossia i due punti :Provini, lascerebbe alla resistenza del pubblico in sala la comprensione della pellicola stessa.

Eterno ritorno: provini, il film

La regista, essenzialmente,  mette in scena la stessa sequenza con le stesse battute, ma con attori diversi, ponendo quindi in crisi quella che è l’essenzialità del cinema: creare la finzione e la “sospensione dell’incredulità” (che oltretutto è anche il titolo di un film in concorso in un’altra sezione del Festival) che è la spina dorsale della settima arte, l’immedesimazione con il personaggio sullo schermo, in questo caso eternamente interrotta dalla ripetizione e dal cambio di attore.

Eterno ritorno: proviniCome un mago che fa vedere dove è nascosto il coniglio che esce dal cappello, la Muratova mette in scena il filmico, lasciando che il profilmico, ossia la storia d’amore o di amicizia passi in secondo piano.

Un film quindi da un lato sperimentale, dall’altro un omaggio all’arte cinematografica, e al mestiere dell’attore in particolare, che mette in scena il lavoro che c’è per la realizzazione di un film: ripetizione, ricerca, determinazione nel produrre qualcosa e lunghi tempi ripetitivi a volte noiosi, che tolgono il glamour ad un lavoro spesso solo associato al red carpet.

Sicuramente una dichiarazione d’amore per il cinema per questa regista, Orso d’oro a Berlino nel 1990, realizzatrice di film complessi, da festival e da tarda serata  televisiva, magari durante Fuori Orario; la regista è infatti molto amata da Enrico Ghezzi, ma il film è anche un esperimento antropologico; la regista spiega infatti che ogni coppia di attori realizzava la scena in maniera diversa, creando atmosfere diverse, si sarebbe potuti andare avanti all’infinito. Giustamente, però, per la sanità mentale di tutti, la pellicola si ferma alle due ore.

Twitt dal Festival di Roma: Signorina Vila

Twitt dal Festival di Roma: Signorina Vila

Twitt da Prospettive Italia, è la volta di Sognirina Vila della Sgarbi con le musiche di Battiato. 

Drug War: recensione del film di Johnnie To

Drug War: recensione del film di Johnnie To

Al Festival Internazionale del film di Roma 2012, arriva un’altra leggenda del cinema asiatico, stiamo parlando del maestro dell’action Johnnie To. Infatti, è l’ultimo lavoro del regista di Honk Kong, Drug War, il secondo film a sorpresa in concorso all’edizione 2012 del Festival Internazionale del film di Roma diretta da Marco Mueller.

La pellicola intitolata Drug War racconta di Ming, cinico trafficante di droga, che si schianta in auto contro un negozio dopo l’esplosione del suo laboratorio dove si fabbrica eroina. Si salva la vita, ma ha la moglie e il cognato bloccati dentro la fabbrica. Lei, funzionario di polizia intelligente e attento, prova a rintracciare gli altri criminali offrendo a Ming l’opportunità di ridurre la pena detentiva. Ming decide di aiutarlo, tradendo tutti i suoi fratelli, ma all’ultimo minuto… Un viaggio all’interno del labirinto di mafia e traffici illegali, il primo film cinese che osa parlare apertamente di droga.

Drug War, il film

Drug War

Drug War dispiega gran parte degli elementi più iconici del cinema di Johnnie To che negli anni è diventato un grande specialista del poliziesco e del Noir, riuscendo a incasellare con una certa continuità i suoi film fra le migliori performace d’azione degli ultimi decenni, ricevendo il doveroso riconoscimento sia dal pubblico che dalla critica. Nonostante ciò Drug War rappresenterà forse un bivio per l’autore asiatico che qui per la prima volta rinuncia a virtuosismi e all’attenzione maniacale per l’estetica e la regia a favore della narrazione e soprattutto della recitazioni. Infatti, nell’evolversi della storia la pellicola si dimostra un film di recitazione e di avvenimenti più che di sequenze e di regia; cosa che forse avviene per la prima volta nella filmografia del regista, tanto da relegarsi troppo a semplice narratore e perdendo quel qualcosa in più che contraddistingueva i suoi film.

Il risultato è si un ottimo film di genere che fa della recitazione e della storia la sua vocazione principale ma che, anche per questo motivo, a molti potrà sembrare un po’ semplicistico e forse un po’ piatto. In ogni caso, rimane comunque un coraggioso affresco del problema della droga che attanaglia anche la Cina e il continente asiatico. Un racconto sincero e veritiero di questo male ormai incurabile che affligge le esistenze di questo mondo. Nota estremamente positiva è la sequenza finale colma di tensione e di proiettili impazziti, che non sarà certo una delle migliori sequenze nella filmografia del regista, ma che certamente farà felici gli amanti del genere.

Twitt dal Festival: Charles Swan III e Provini!

Twitt dal Festival: Charles Swan III e Provini!

Iniziamo con gli ultimi Twitt dal Festival di Roma 2012. Arrivano i commenti su due film attesi tra cui quello su Roma Coppola:

Pinuccio Lovero – Yes I Can: recensione del film di Pippo Mezzapesa

A quattro anni di distanza dall’esordio nel lungometraggio Pippo Mezzapesa torna al documentario raccontandoci di nuovo un po’ della vita di Pinuccio Lovero, in Pinuccio Lovero – Yes I Can. Il bitontino con il sogno di diventare “custode al livello cimiteriale” decide di scendere in politica e candidarsi alle elezioni amministrative nella sua città.  Lo sguardo di Mezzapesa riprende senza fronzoli la singolare campagna elettorale di Pinuccio, convinto che la notorietà guadagnata con il documentario di qualche anno prima (presentato anche al Festival di Venezia nel 2008) possa aiutarlo a racimolare i voti necessari a diventare consigliere comunale nelle liste di SEL.

Inizia così una divertente ed ingenua propaganda al suo programma, tutto incentrato sulla rivalutazione e il miglioramento del servizio cimiteriale del comune. Ma non si racconta solo questo: l’occhio del regista insiste anche e soprattutto sulla persona di Pinuccio, sui suoi rapporti personali, le sue aspirazioni, i suoi sogni. Persona semplice e poco istruita, ma perfettamente consapevole di esserlo, caratterizzato da un ascendente particolare sulle persone che porta immediatamente ad una forte empatia, deciso e sicuro nei suoi obbiettivi, spesso al limite dell’ingenuità, si muove tra le aspirazioni politiche, la serietà con cui tiene fede al suo incarico di necroforo e la vita di coppia con la donna che presto porterà all’altare. In un sud fortemente caratterizzato (la maggior parte del film è in dialetto, per il quale sono stati necessari i sottotitoli), inondato da una luce calda e splendente, il ritratto di Pinuccio si fa assolutamente veritiero e fluido nel racconto. L’impressione documentaria è presente ma non estraniante, pur riprendendo dal vero non si nota la punta di freddezza che spesso i documentari, per costituzione o per precise scelte artistiche, restituiscono. Lo sguardo del regista è assolutamente neutrale di fronte ai fatti raccontati, così neutrale da non farci comprendere le sue reali intenzioni narrative.

Non ci si rende conto, insomma, se la volontà di Mezzapesa sia quella di rivalutare Lovero svalutando la politica o viceversa: la carrellata di personaggi, strampalati e quasi irreali, che ci vengono presentati come avversari di Pinuccio non aiuta certo a chiarire il dubbio. Questo personaggio a tratti epico (impressione rafforzata dalle bellissime musiche di Gabriele Panico) e a tratti ridicolo senza la cognizione di esserlo, diverte ed attrae, inorgoglisce e provoca compassione senza però dare modo di capire quale dei due sentimenti ha la meglio. C’è ancora da capire se questo sia un punto di forza o meno della regia di Mezzapesa.

The Motel Life: recensione del film di Gabriel e Alan Polsky

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The Motel Life: recensione del film di Gabriel e Alan Polsky

I fratelli Gabriel e Alan Polsky portano al cinema il romanzo The Motel Life di Willy Vaultin, con l’omonimo film interpretato da Emile Hirsch, Stephen Dorff e Dakota Fanning.

Il film, ambientato a Reno nel Nevada, racconta la storia di due fratelli, Frank e Jerry Lee, diventati prematuramente orfani e cresciuti affidandosi l’uno all’altro con la speranza di abbandonare i propri problemi nella città natia e lasciarla per posti nuovi e migliori. Quando però Jerry Lee (Dorff) causa un incidente mortale, lui e Frank (Hirsch) devono scegliere se rimanere e affrontare le conseguenze di ciò che è successo, oppure scappare e affrontare una nuova vita. Il film ci racconta una storia di redenzione e di sofferenza, di sconfitta e di voglia di non affondare, attraverso qualsiasi mezzo, passando anche per il tentativo disperato dell’autodistruzione.

The Motel Life racconta la vita da motel, per definizione triste e instabile, in cui i due fratelli si trovano immersi e dalla quale sembrano non poter uscire se non attraversando prima l’inferno che li separa da una vita non tanto serena ma almeno priva della costante incertezza per il domani. Ad interpretare i due fratelli, come detto, ci sono Emile Hirsch e Stephen Dorff. Il primo ormai non ha più bisogno di presentazioni, avendo dimostrato in più occasioni, e ultimamente nel film di Castellitto, Venuto al Mondo, che le sue capacità di attore stanno crescendo di giorno in giorno, con una naturalezza e una convinzione che fanno sperare di avere a che fare con uno dei migliori attori della sua generazione. Dal canto suo, Dorff offre una performance sbalorditiva, riuscendo a coniugare fragilità e rabbia facendo dimenticare al pubblico che il suo personaggio è menomato fisicamente, fatta eccezione per le scene in cui gli serve un aiuto fisico da parte del fratello.

The Motel Life

Vera chicca del film sono le sequenze animate: a più riprese Frank racconta delle storie a Jerry Lee, storie di loro due che affrontano i nazisti e incontrano donne bellissime, storie violente e fantastiche, quasi tutte tragiche, che prendono vita sullo schermo attraverso delle animazioni grezze ma efficaci, perfettamente inserite nel processo narrativo del film, e che ricordano la precarietà dell’esistenza che portano avanti i due fratelli. L’elemento artistico viene affidato proprio a Jerry Lee, che disegna di continuo personaggi veri e inventati, raccontando quasi in terza persona quello che sta capitando a lui. Questa capacità artistica del personaggi ne aumenta il fascino e la contraddizione, innalzandolo ad un livello molto alto di drammatizzazione.

La regia, dal canto suo, racconta con estrema verità e sensibilità una natura violenta e ostile, una umanità varia, cattiva ma anche capace di grande coraggio e bontà, personaggi affascinanti, disperati ma che alla fine, nell’abbandono più totale, trovano la loro via di salvezza. The Motel Life, presentato in Concorso all’ultimo Festival di Roma, è un piccolo film dalla grande anima, con interpreti superbi.

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Ecco il video di James Franco sul red carpet del Festival Internazionale del film di Roma 2012 diretto da Marco Mueller. L’attore ha presentato il suo film Tar, in selezione ufficiale CinemaXXI

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Vita di Pi: due nuove featurette!

Sono state diffuse due nuove featurette per Vita di Pi, ultima fatica di Ang Lee. La prima è dedicata all’uso della tecnologia 3D nella pellicola, mentre

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è stato diffuso un nuovo spot tv per Lo Hobbit: un viaggio inaspettato, il ritorno di Peter Jackson nell’universo creato da J.R.R. Tolkien con Martin Freeman e Ian McKellen.

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