Sono state diffuse una nuova
featurette e uno spot Tv del capitolo conclusivo del franchise di
Twilight, The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 2. Lo spot Tvnon
mostra nulla di nuovo, ma la featurette è interessante perchè
mostra gli effetti actione il lavoro degli stuntman nel film.
Diretto da Bill Condon, il film
vede nel cast Robert Pattinson, Kristen Stewart, Taylor Lautner,
Mackenzie Foy, Peter Facinelli, Ashley Greene, Elizabeth Reaser,
Kellan Lutz e Jackson Rathbone.
Ricordate il rassicurante e
carismatico Jack Shepard di Lost? Dimenticate, perchè Matthew Fox
ha deciso di dare un ritocchino alla sua immagine, e lo fa con Alex
Cross
Scanners è il film
del 1981 di David Cronenberg con protagonisti
Jennifer O’Neil, Steven Lack, Lawrence Dane, Michael
Ironside e Patrick McGoohan.
La trama di Scanners
Gli ‘scanners’ sono persone dotate
di potentissime facoltà mentali, che vanno dalla telepatia alla
telecinesi, fino alla capacità di influenzare i comportamenti
altrui o di intervenire ‘fisicamente’ sull’anatomia stessa dei
corpi umani. Uno di questi, Cameron Vale, dopo un incidente
provocato dall’uso dei suoi poteri, viene preso in cura dal dottor
Paul Ruth.
Nel frattempo, nel corso di un
esperimento pubblico di telepatia un altro scanner, Darryl Revok,
provoca la spettacolare e terrificanete morte del suo
‘interlocutore’, facendogli esplodere la testa. Si scopre in
seguito che lo stesso Revok è a capo di un gruppo di scanner che
intendono utilizzare il loro potere per dominare il mondo,
utilizzando un farmaco che, iniettato nelle donne incinte farà si
che i nascituri siano a loro volta degli scanner.
Comincerà così una lotta contro il
tempo in cui Vale, coadiuvato da un gruppo di scanner ‘buoni’
cercherà di ostacolare i piani di Revock, fino al classico duello
finale in cui verrà svelato il loro vero legame, che li collega tra
l’altro anche al dottor Ruth, scontro che si concluderà con un
esito sorprendente.
Scanners tra horror e
splutter
Scanners è il
primo, vero successo al botteghino di David Cronenberg, il film che lo fa uscire
dalla ristretta cerchia degli appassionati del cinema ‘di genere’
per farlo diventare un regista di fama globale. Un film nel quale
sono ben presenti tutte le tematiche che ne hanno caratterizzato la
cinematografia, specie nei film più spiccatamente horror, a partire
dall’ossessione per la ‘carne’, per le anatomie che si distorgono e
trasformano, accompagnato dalla riflessione sugli sviluppi distorti
della scienza, si tratti di medicina o evoluzione tecnologica.
A vederlo oggi, sembra quasi un
antesignano dei film tanti film dedicati in tempi recenti ai
mutanti della Marvel
(anche se ovviamente i fumetti non c’entrano nulla), visti però con
un’ottica molto più oscura, e quasi del tutto privi di ogni
solarità supereroistica. Il film regala alcune sequenze rimaste
impresse a fuoco nell’immaginario degli appassionati, a cominciare
dalla testa che esplode a inizio film, fino al duello finale, ma
quel tanto di ‘splatter’ presente è dosato con attenzione, senza
alcuna concessione al ‘sangue facile’, e inserito più efficacemente
nella cornice di una storia in cui il regista mantiene ben saldo il
livello della tensione.
Il cast vede un attore
affermato, il ‘fuggitivo‘ Patrick
McGoohan, nel ruolo del dottor Ruth, affiancato al
protagonista, Stephen Lack, tornato poi
nell’anonimato e a Michael Ironside, per il quale invece il film
rappresentò una svolta, dando il via a una lunghissima carriera da
‘caratterista’, soprattutto in televisione, ma anche al cinema (lo
si è visto di recentemente in
X-Men: First Class); della partita è anche Jennifer
O’Neill, precedentemente vista in Sette note in nero di Fulci, ma
anche lei in seguito praticamente scomparsa dagli schermi.
Costato circa 3,5 milioni di
dollari, Scanners ne raccoglierà oltre
quattro volte tanto. Negli anni ’90 il film ha avuto vari sequel,
ben poco memorabili e molto più giocati sul facile ‘effetto’
rispetto all’originale. Da qualche anno si parla di un remake,
senza che però nulla di concreto sia stato al momento
realizzato.
La timidezza di un adolescente e
l’impulsività di una ragazza. Questo e molto di più è il nuovo film
di Bernardo Bertolucci, Io e Te,
che prende in esame l’universo difficile, elaborato e fantastico di
due giovani ragazzi, Lorenzo e Olivia.
L’incipit di Io e
Te nasce con la decisione del giovane adolescente di
rinchiudersi per una settimana nella sua cantina, all’insaputa dei
genitori, per trascorrere nel suo mondo, la presunta settimana
bianca. E’ lì per caso che arriva Olivia, avvolta in un pelliccione
lungo e nero, alla ricerca dei suoi pochi ricordi d’infanzia.
L’incontro sarà inaspettato, ma soprattutto darà origine a una
convivenza difficile, complicata ma importante che guiderà i due
alla giusta interpretazione del mondo e ad una nuova prospettiva di
vita. Rinchiusi in uno spazio polveroso, avvolto dal fascino di una
vita passata e già appassita, Lorenzo e Olivia trascorrono del
tempo assieme, lui in attesa che passino i 7 giorni per ritornare
nella sua stanza, lei in attesa di riprendere possesso del suo
corpo e della sua psiche.
Io e Te, il film
Con l’unione di due caratteri così
forti e talmente diversi in uno spazio limitato, in convivenza
coatta, Bernardo Bertolucci porta sì agli estremi
del possibile il vissuto ma anche ad una moderazione degli
atteggiamenti infantili ed irrazionali che Lorenzo soleva
manifestare in precedenza. La presenza di una personalità più forte
e con problemi più acuti autoresponsabilizza il giovane adolescente
e tranquillizza la relazione fra i due.
Bernardo
Bertolucci imprime la sua traccia profonda nella
trasposizione di questo film, comunicando la parte più intima dei
personaggi nel loro distaccamento dal reale. Come in
Ballo da Sola, anche qui le scene
musicali sono di cruciale importanza, Lorenzo, quando ascolta la
sua musica, si astrae dal presente per rifugiarsi nei meandri della
sua fantasia ovvero della sua realtà. Allo stesso modo Olivia si
lascia trascinare da note che, in qualche modo, rappresentano la
sua condizione reale e le permettono metabolizzare meglio il
presente per poter credere in una svolta concreta nella sua
vita.
Via capelli lunghi e barbone che ha
in Argo, oggi Ben Affleck a Roma si è presentato in forma
smagliante, con il suo mento prominente in bella vista, e
dispostissimo a parlare di tutto e di più relativamente al suo
ultimo, bellissimo, film. Straordinariamente esaustivo e loquace,
ai limiti del logorroico, Ben Affleck ha spiegato di sentire una doppia
responsabilità, avendo scelto di dirigere un film tratto da una
storia vera: “La prima è quella di realizzare il miglior film
possibile per il tuo pubblico, di cercare di soddisfarlo
emozionalmente e dal punto di vista spettacolare; la seconda è
quella di rispettare il cuore della verità e della storia che
racconti. È un gioco d’equilibrio, molto complesso. In
Argo, rispetto ai fatti, ho aggiunto un po’
diactionnel terzo atto, ma in generale i miei
peccati rispetto alla verità sono di omissione: c’era così tanto
materiale da bastare per una serie di dieci ore, ho dovuto togliere
tanti dettagli.”
-Come ha scelto gli attori?
La maggior parte di loro viene dalla Tv.
“E’ vero. Adesso se si fanno
film drammatici davvero buoni vanno in tv e così se si vuole fare
cinema bisogna scegliere gli attori migliori che possono
interpretare i ruoli. Ma non ho scelto gli attori solo perché
venivano dalla tv, questo è chiaro. Avevo in ufficio delle foto
delle persone vere coinvolte nei fatti, e naturalmente se un attore
ci somigliava tanto era un di più ma non era l’unico criterio. Ad
esempio John Goodman che interpreta il truccatore John Chambers è
molto somigliante!”
-Qualcuno ha detto,
all’epoca dei fatti, che la crisi degli ostaggi contribuì ad
affossare l’amministrazione Carter…
“Non sono un esperto di
politica ma è chiaro che la crisi degli ostaggi ha segnato la fine
dell’amministrazione Carter da un lato e l’inizio delle tensioni
con l’Iran che viviamo ancora oggi dall’altro. Io però non volevo
che il mio film fosse esplicitamente politico, volevo solo
rievocare degli eventi, magari, appunto, facendo dei paralleli con
la storia di oggi. Volevo essere integro. E volevo anche omaggiare
delle persone, come Tony Mendez, che hanno fatto
dei sacrifici nella loro vita e nel loro privato per il bene del
nostro paese.” “Ho voluto inserire nel finale la voice over di
Carter perché aveva un grande valore evocativo, sottolineava che si
è trattato di una storia vera”.
-Com’è stato collaborare
con George Clooney che compare trai produttori?
“Lui ama il cinema
intelligente, e mi ha aiutato molto a ritrovare lo stile sporco, o
la staticità studiata dei film anni ‘70: è bello avere qualcuno che
i film li fa e li gira, come produttore, perché comprende sempre
esattamente la situazione e i problemi che puoi trovarti di fronte
sul set.”
-Nel film il personaggio di
Goodman dice che “Anche un macaco potrebbe fare il
regista”, ci sono molti macachi ad Hollywood?
“Se è vero che forse ci sono
tra le colline dei registi che sono dei macachi, tra cui forse
anche il sottoscritto, non dirò certo che è vero che Hollywood è
popolata da solo pigri e da cialtroni: non potrei mai tornare a
casa. Ci sono però delle verità nei dialoghi sul cinema e su
Hollywood nel film, dialoghi che rispecchiano la competitività e la
spietatezza di quel posto. Poi, come racconto nel film, sia la
gente di Hollywood che quella del mondo dello spionaggio compiono
in fondo operazioni simili: cercano entrambe di creare un mondo che
non esiste, di vedere una bugia. Uno lo fa per arte, uno per altre
ragioni.”
Con Argo
arrivato alla sua terza regia,
Ben Affleck si conferma un ottimo narratore, capace di
condurre per mano lo spettatore su un territorio accidentato e
pericoloso, facendolo entrare in sintonia con la storia di un uomo
coraggioso, di un’operazione segreta sospesa tra la vita e la
morte, di sei “ospiti” che hanno riposto le loro speranze in uno
sconosciuto.
In
Argo nel 4 novembre 1979, mentre la
rivoluzione iraniana raggiungeva l’apice, un gruppo di militanti
entra nell’Ambasciata USA a Tehran e porta via 52 ostaggi. In mezzo
al caos, sei americani riescono a fuggire e si rifugiano a casa
dell’Ambasciatore del Canada. Ben sapendo che si tratta solo di
questione di tempo prima che i sei vangano rintracciati e molto
probabilmente uccisi, Tony Mendez, un agente della CIA specialista
in azioni di esfiltrazione, mette in piedi un piano rischioso per
farli scappare dal paese. Un piano così inverosimile che potrebbe
accadere solo nei film.
La storia
di Argo è tratta da un
avvenimento realmente accaduto, e reso noto solo nel 1997, quando
il Presidente Clinton ha declassificato l’operazione segreta che ha
portato alla liberazione dei sei americani fuggiti dall’ambasciata
occupata e rifugiatisi presso l’ambasciatore canadese. Una storia
così straordinaria che ha dell’incredibile, e forse proprio per
questo si presta particolarmente bene ad essere raccontata sul
grande schermo.
Argo è un
film abbastanza complesso, che si muove in tre luoghi differenti:
l’Iran, i quartier generale della CIA e Hollywood, tanto diversi
che anche la fotografia del film ne sottolinea le caratteristiche
ambientali. Se le immagini ambientate in Iran sono sgranate e dai
colori caldi, a Hollywood l’atmosfera è tersa e sgargiante, mentre
negli uffici della CIA gli impiegati si muovono tra colori freddi e
netti.
Fondato principalmente su un
crescendo di tensione che nel finale diventa quasi palpabile, Argo
si fa notare per una grande sceneggiatura, firmata da Chris
Terrio, e da un assemble di attori decisamente in forma,
su cui svettano in tutta la loro bravura John Goodman, Alan Arkin e il grande Bryan Cranston. Ben Affleck, anche interprete e produttore,
conferma ancora una volta che il suo posto privilegiato in
relazione alla macchina da presa è quello dietro, in cabina di
regia, dove riesce a offrire emozione, tensione e sostanza,
scegliendo sempre grandi storie e raccontandole sempre con grande
cura e tanta dedizione all’opera.
Ecco alcune fto pubblicate
dall’Hollywood Reporter che ritraggono Peter Jackson sul set de Lo
Hobbit, alle prese con i fantastici effetti speciali, le famose
prospettive forzate,
Ecco altre foto dal set del film di Darren
Aronofsky, Noah, che ritraggono
Russell Crowe e Emma Watson
alle prese con i costumi. Nel cast del film, nel ruolo della moglie
di Noè, anche Jennifer Connelly. Gli attori
si trovano ancora sul set di Brookville, New York.
Star Trek è
il primo film del 1979 diretto da Robert Wise con
protagonisti William Shatner, Leonard Nimoy, Deforest
Kelley, James Doohan, Michelle Nichols e George
Takei.
Anno: 1979
Regia: Robert
Wise
Cast: William
Shatner, Leonard Nimoy, Deforest Kelley, James Doohan, Michelle
Nichols, George Takei
Trama: Quando
un’entità aliena, sotto forma di nebulosa, si dirige a tutta
velocità verso la Terra, distruggendo tutto ciò che incontra sul
proprio cammino, il Capitano Kirk, relegato da anni dietro una
scrivania, viene incaricato di tornare a bordo di una rinnovata
Enterprise assieme al suo equipaggio per indagare sull’accaduto.
Dopo una serie di vicissitudini, preso a bordo anche il signor
Spock e raggiunto il centro della nebulosa, l’equipaggio si troverà
di fronte ad una sorprendente verità sull’origine della minaccia e
sulle sue intenzioni…
Analisi: Lo sbarco
sul grande schermo dell’Enterprise e del suo equipaggio, che aprì
la strada a una serie di lungometraggi che dura ancora oggi
(l’uscita del dodicesimo film ispirato alla serie televisiva è
prevista per il 2013) fu per certi versi casuale.
Il tutto in realtà nacque dal
progetto di un seconda serie tv dedicata alle avventure di Kirk &
co., a una decina d’anni di distanza dalla chiusura del primo,
storico, ciclo di episodi.
A solo un paio di settimane
dall’avvio della produzione, il clamoroso ripensamento: alla luce
del successo planetario di Guerre Stellari, si
decide di cambiare la ragion d’essere del progetto e di portare
Star Trek nelle sale cinematografiche, utilizzando
effetti speciali a profusione.
Il punto di forza del film
Star Trek è naturalmente la ‘reunion’ del
cast originale, a partire da Shatner – Kirk e Nimoy – Spock,
per continuare con i vari Kelley – McCoy, Doohan – Scott, Takei –
Sulu, Nichols – Uhura e Koenig – Checov, con l’aggiunta di due
personaggi creati ad hoc, l’aliena Ilia e il capitano Decker, che
avranno un ruolo peraltro determinante nell’economia della
storia.
Per la regia, il produttore e
ideatore della serie Geene Roddenberry decide invece di affidarsi a
Robert Wise, regista navigato che nel suo
curriculum vantava titoli come The
Haunting, Lassù qualcuno mi ama, West
Side Story, Tutti insieme appassionatamente e che aveva
avuto già a che fare con minacce extraterrestri di vario tipo,
dirigendo il celeberrimo Ultimatum alla Terra e il poco fortunato
Andromeda (tratto dal romanzo di Michael
Crichton).
Costato 35 milioni di dollari, il
film ne incassò 139 al botteghino, piazzandosi al quinto posto
nella classifica degli incassi di quell’anno, superando anche
Alien;
un risultato che, per quanto riguarda i film dedicati a
Star Trek, è stato superato solo recentemente, dal
reboot cinematografico della serie classica, uscito nel 2011.
L’accoglienza al
botteghino fu dunque più che lusinghiera; meno quella della
critica: in effetti, il film sembra scontare il ‘peccato originale’
di essere il risultato della repentina ‘virata’ del progetto, dalla
seconda serie al film: il soggetto non rappresentò peraltro una
novità degli appassionati, visto che riproponeva in larga parte
quanto visto nel terzo episodio della seconda stagione della serie
classica, intitolato Changeling (La sfida).
In effetti, ancora oggi il limite
principale di Star Trek è quello di essere in
buona sostanza un episodio ‘extralarge’ della serie, con un ritmo
non propriamente incalzante e qualche punto morto di troppo; gli
stessi attori sembrano in un certo senso risentire del passaggio
dal grande al piccolo schermo. Il risultato è un buon film di fantascienza, del quale si
ricorda soprattutto il finale (all’epoca) spiazzante, nonché
l’efficacissima colonna sonora, firmata da Jerry Goldsmith, il cui
tema principale divenne poi una sorta di filo conduttore della
serie cinematografica, oltre ad essere utilizzato nella serie
televisiva Star Trek – Next Generation.
Per il pubblico italiano, lo spunto
di maggior curiosità è risiede nel fatto che il film rappresentò il
primo contatto con i personaggi di Star Trek,
uscendo nelle sale nella primavera del 1980 e precedendo di qualche
mese la messa in onda regolare della serie classica sulle tv
locali, anche se a dire il vero un primo esperimento venne fatto da
Telemontecarlo nel 1979, ma la rete monegasca a quei tempi non
aveva una copertura sufficiente del territorio italiano.
Ballata dell’odio e
dell’amore – La storia di Javier inizia nel
1937, quando, agli albori della dittatura di Francisco Franco in
Spagna, suo padre, pagliaccio di un circo, viene reclutato per
combattere contro i soldati del regime. Catturato e imprigionato,
viene costretto ai lavori forzati. Il figlio, Javier, appunto,
quasi quaranta anni dopo, alla fine del regime di Franco,
ripercorre le orme del padre, entra a far parte di un circo come
Pagliaccio Triste, e conosce Natalia, il suo amore, ma anche la sua
condanna.
Le storie tristi non hanno vita
facile e questo si sa. I film complicati e per giunta anche tristi,
poi, ce l’hanno quasi impossibile. Questo riguarda esattamente
La ballata dell’odio e dell’amore, titolo
italiano di Balada triste de trompeta,
ultimo film di Alex De la Iglesia, che come nella
migliore delle ultime tradizioni della distribuzione italiana, esce
con un quasi primato di ritardo di due anni nelle nostre sale. O
meglio, uscirà il prossimo 8 Novembre, non è ancora stato detto in
quante copie.
Eppure le carte in regola per
essere ben distribuito, il film ce le aveva: miglior regia al
Festival del cinema di Venezia 2010, quello della presidenza di
giuria di Quentin Tarantino, nonché Osella d’argento per la
migliore sceneggiatura.
La ragione? La potremmo individuare
nella complessità della storia, che mette in parallelo la storia di
un paese, nei 40 anni della dittatura del Generalissimo Francisco
Franco e la storia di amore, vendetta e morte dei due
pagliacci.
Ballata dell’odio e dell’amore, il
film
Alex de la
Iglesia si è fatto apprezzare per il gusto totalmente
sopra le righe e di rottura nei confronti soprattutto della media
borghesia spagnola.
Ciò non avviene in
Balada, una storia triste su pagliacci che non
fanno ridere, anzi uno non deve farlo per contratto e perché in
fondo, non è mai stato bambino. Ma è anche una storia sulla Spagna,
e sulla lotta interna che la fa essere terribile e bellissima allo
stesso tempo. Una delle frasi su cui si fonda il film è quella che
dice la trapezista contesa tra i due clown: “Come fai a
liberarti di un amore che sai che ti ucciderà, se al solo pensiero
di non averlo più rischi di morire?”
Amore e tradimento, dolore e
attrazione è la dicotomia che caratterizza la storia, con due clown
che si deformano a causa della follia del sentimento, così come lo
stato spagnolo è stato deturpato e trasformato da 40 anni di
dittatura, e come potrebbe essere diversamente, che l’hanno portata
prima allo splendore dei primi anni duemila, fino alla crisi
profonda di questi anni.
Una nazione in bilico, come lo sono
i personaggi travagliati del film, il cui ruolo non si addice
all’abito, o meglio, come accade in apertura, è un clown a fare
strage di soldati, lui in divisa da clown contro chi è in divisa
per la guerra.
Quella frangia di pubblico che
spera di vedere una terza trasposizione cinematografica per il
serial cult della HBO Sex and the City sarà
abbastanza deluso
Ecco il teaser trailer
di Carrie, remake del film del 1976 diretto da Brian De Palma. Ad
interpretare il ruolo che fu di Sissy Spacek ci sarà, per questa
versione del 2013,
Ecco il Trailer
italiano di 7 Psicopatici di Martin McDonagh con Colin Farrell, Sam
Rockwell, Christopher Walken Woody Harrelson e Abbie Cornish. Il
film sarà in sala dal 15 novembre,
E’ morta Emmanuelle. L’attrice
Sylvia Kristel, divenuta famosa negli anni ’70 per il cult movie
erotico Emmanuelle, si è spenta a ll’età di 60 anni a causa di un
tumore
Arriva dalla Warner
Bros. Italia, il primo character poster di Django Unchained nuovo
film di Quentin Tarantino. Protagonista del manifesto il premio
Oscar Christoph Waltz che veste i
panni del Dott. King Schultz.
In Un’estate da
giganti due fratelli adolescenti, Zak
(Zacharie Chasseriaud) e Seth (Martin
Nissen), stanno passando le vacanze estive nel cottage di
famiglia. Si direbbe la normalità, non fosse per il piccolo
particolare che la madre dei due, l’unico adulto con cui sono in
contatto, non sembra avere intenzione di raggiungerli e che le loro
giornate sono destinate a trascinarsi, tra una canna e una battuta,
in compagnia del loro nuovo amico Dany (Paul
Bartel).
I tre, però, passata l’euforia
iniziale, si ritrovano senza soldi, né protezione e capiscono che
non possono contare sui loro genitori e che è già arrivato il
momento di ritagliarsi un posto nel mondo. La natura incontaminata,
aperta e luminosa in cui è ambientata la vicenda e su cui la
telecamera indugia a lungo, è il luogo ideale per dare forma al
percorso, spesso travagliato e pieno di ostacoli, al termine del
quale i tre ragazzi diventeranno tre adulti. Gli spazi ampi, dove
ci si può muovere liberamente, si contrappongono infatti in modo
fin troppo marcato all’universo chiuso e rigido degli adulti,
popolato da individui inadeguati, per non dire mostruosi.
Zak, Seth e Dany, senza una guida e
senza punti cardinali, vengono continuamente ignorati,
derisi, ingannati e raggirati dal mondo dei grandi, persone
la cui immoralità emerge tra le pieghe della pelle, nei buchi della
dentatura, in un labbro leporino, in un’espressione vacua.
Nonostante le difficoltà, il
procedere a tentoni e le sbandate, i ragazzi non si danno per vinti
e, come sottolineano due bellissime inquadrature, una dall’alto e
una alla fine del film, trovano la loro strada da soli, in mezzo ad
un campo di mais che diventa una via da percorrere in macchina e
sopra lo specchio d’acqua di un fiume che li porterà, insieme alla
corrente, verso il futuro.
Gli attori, magistrali nella loro
interpretazione nonostante la giovane età, riescono con il solo
gioco di sguardi e con l’espressività dei piccoli gesti, a rendere
palpabile il disagio e l’entusiasmo dell’adolescenza, l’ottimismo
di un’età in cui tutto sembra ancora possibile e le difficoltà che
comporta la crescita. Un’estate da giganti è un
ottimo film, con tempi forse un po’ dilatati, che sa essere
delicato ma tagliente, divertente e triste. Notevole la colonna
sonora firmata The Bony King of Nowhere che fa da
cassa di risonanza alle piccole scene dove, in apparenza, non
accade nulla.
Un’estate da
giganti, diretto da Bouli Lanners e
presentato alla Quinzaine des Réalisateurs al Festival
di Cannes 2012, sarà in Italia dal 31 ottobre. Sarebbe un
peccato perderlo.
L’avvio del terzo capitolo
di Ghostbusters vive uno momento
d’incertezza e sembra sia finito nel congelatore. Ma nuove news
arrivano oggi da Deadline che lasciano ben sperare dopo la
decisione presa di fare il film senza Bill Murray.
L’importante sito americano sostiene che Ghostbusters
3 partirà l’anno prossimo, dato che la Paramount ha deciso
di non girare Draft Day nel breve lasso di tempo che
intercorrono fra gli impegni del regista Ivan Reitman dall’inizio
dell’atteso film su i nuovi
Ghostbusters. Stando alle intenzioni della
Sony Pictures le riprese dovrebbero iniziare l’estate prossima.
Quindi non ci sarebbe il tempo utile per fare un film ambientato su
football americano. La notizia è questa e considerato l’incertezza
che ruota attorno al progetto è quasi come un barlume di luce nel
buio più pesto! Non ci resta che aspettare ulteriori conferme.
È morto ieri sera alle 23 il
cineasta giapponese con più di cento pellicole all’attivo
Koji Wakamatsu in seguito alle ferite riportate
dopo essere stato
Dopo l’inedita coppia formata
da Natalie Portman e Michael Fassbender, vediamo ora sul set del
film ancora senza titolo di Terrence Malick Ryan Gosling e
Looper, l’atteso
thriller futuristico in uscita nelle sale italiane il 31 gennaio
2013, sarà al Festival Internazionale del Fumetto, del Gioco e
dell’Illustrazione di Lucca.
Arriva dal canele
youtube della Paramount il Full trailer di Jack Reacher – La Prova Decisiva con Tom Cruise. La
pellicola è diretta da Christopher McQuarrie
Sarà Claudia Pandolfi a fare
gli onori di casa nella serata di apertura e di chiusura della
settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (9 –
17 novembre, Auditorium Parco della Musica).
Tratto dal successo mondiale
dell’omonima trilogia letteraria firmata da Suzanne Collins, Hunger
Games arriva finalmente nelle vostre case grazie a Warner Home
Video in edizioni Blu-ray doppio disco, DVD doppio disco e DVD.
Da Hasbro, i creatori di
Transformers, arriva in Home Video l’edizione Blu-ray di
Battleship, kolossal d’azione e avventura che vede le
flotte internazionali della marina militare combattere tra
mare,
17 ottobre 2012 – Moviemax Media Group
annuncia l’inizio delle riprese del film “Third Person”, film
acquisito dal gruppo durante l’ultimo Festival di Toronto.