Un nuovo cambio di titolo per
il nuovo film di Woody Allen girato a Roma. La pellicola non si
chiamerà più Nero Fiddles, ma To Rome with Love , anche nella
versione italiana. In Italia arriverà ad aprile, mentre negli
USA uscirà il 22 giugno. Ecco una carrellata di foto
ufficiali:
Il Quinto Elemento: recensione del film
Il Quinto Elemento è il film del 1997 diretto da Luc Besson e con protagonisti nel cast Bruce Willis, Milla Jovovic e Gary Oldman.
- Anno: 1997
- Regia: Luc Besson
- Cast: Bruce Willis, Milla Jovovic, Gary Oldman
Il Quinto Elemento – Trama
Anno 2413, in una Manhattan che ha trasformato i cieli in autostrade sfreccia col suo taxi Korben Dallas uomo muscoloso senza mezze misure ex appartenente ai corpi speciali. La sua quotidianità è sconvolta dall’arrivo della bella guerriera Leeloo tornata in vita dopo 5000 anni per salvare la Terra dai piani malvagi di Zorg. A proteggere il “quinto elemento” sarà un ordine segreto di sacerdoti che custodiranno la chiave della sua missione per salvare l’umanità dal sicuro disastro…
Il Quinto Elemento – Analisi
Costato 90 milioni di
dollari (è una delle pellicole più costose nella storia del cinema
francese) Il Quinto Elemento sceglie bene gli
ingredienti riuscendo quasi totalmente nel mixarli: azione,
scenografie barocche ma mai posticce dai colori saturi, umorismo
americano ed un pizzico di trash (che a volte stona): sono questi
gli ingredienti alla base della settima regia di Luc Besson,
che aveva sognato di realizzare fin da ragazzo per cui ha
scelto preziosi collaboratori, tra cui il geniale disegnatore
Moebius, recentemente scomparso, e Jean-Paul Gaultier. Un
film che sottolinea la sua scarsa attitudine ad adeguarsi
piattamente ai canoni cinematografici francesi confermandolo
attento osservatore di quanto di buono possa nascere dagli
States.
Un cast d’eccezione con Zorg-mercante d’armi, interpretato da Gary Oldman, già coprotagonista di Leon sempre assieme a Besson, la strabiliante Leeloo ha il fascino dell’allora giovanissima e meravigliosa Milla Jovovic capace di convincere il pubblico e stregare il regista, divenuto suo marito nello stesso anno, il protagonista Korben Dallas ha i muscoli e la faccia del perennemente stanco ed arrabbiato Bruce Willis, perfettamente in linea con una trama zeppa di morti, sparatorie e fughe rocambolesche.
Anche se ormai vecchio di 14 anni Il Quinto Elemento conserva una buona freschezza ed una tenuta narrativa eccellente, un mega flipper le cui luci continuano a scintillare ancora oggi.
Solaris: recensione del film di Andrej Tarkovskij
Solaris è il film del 1972 di Andrej Tarkovskij con protagonisti nel cast Donatas Banionis, Natal’ja Bondarčuk, Jüri Järvet e Anatolij Solonicyn.
- Anno: 1972
- Regia: Andrej Tarkovskij
- Cast: Donatas Banionis, Natal’ja Bondarčuk, Jüri Järvet, Anatolij Solonicyn
Trama: Prossimo
alla partenza per Solaris, lo scienziato Kris Kelvin trascorre
alcuni giorni di tranquillità nella casa di campagna dell’anziano
padre, riceverà la visita indesiderata del suo ex collega ed amico
Berton reduce da una traumatizzante avventura sul pianeta che gli è
costata la carriera: l’uomo racconta di aver assistito a strani
fenomeni suscitando lo scetticismo della commissione spaziale ed
ora dello stesso Kris che appare più che mai convinto
dell’inutilità della ricerca solaristica e della doverosa fine
degli esperimenti…
Analisi: Presentato nel 1972 da Mosca come la risposta sovietica al capolavoro fantascientifico di Kubrick 2001 Odissea nello spazio e poco apprezzato ad occidente quanto ad oriente della cortina di ferro Solaris merita oggi di essere annoverato tra i più grandi film mai prodotti nella storia.
Pellicola dalle tematiche intense, mai scontate e –cosa non da poco se si valuta l’anno di uscita- di totale rottura con i più diffusi stilemi cinematografici e di pensiero. Solaris è un film dalla forte carica filosofica postmoderna, che si interroga ed interroga lo spettatore sulla validità del cognitivismo senza mediazioni, sulla fiducia a costo zero nei confronti della tecnologia e sui guasti prodotti da uno sfruttamento massiccio delle risorse naturali.
E’ proprio la
Natura nella sua duplice veste di mistero e limite invalicabile a
pervadere tutta la pellicola di Tarkovskij: memorabile la scena
iniziale in cui lo scienziato Kris Kelvin smarrisce i suoi pensieri
nell’osservazione di uno stagno in cui galleggiano sinuosamente
delle lunghe alghe; scena che ritroveremo anche nella parte finale
del film, quasi a voler sottolineare un ritorno dal pianeta
impossibile.
Il regista smantella a colpi di dubbi l’impianto raziocinante imperante, proponendo Kris emblema di una scienza che si è spinta oltre senza mai domandare permesso all’etica, rimandando il quesito alla prossima scoperta: quando su Solaris si materializzano i pensieri degli scienziati sotto forma di affetti perduti o paure nascoste il Dottor Sartorius, zelante ricercatore scontroso e saccente, non ferma i suoi esperimenti, procede senza alcuna remora, pronto perfino a sezionare il fantasma della moglie di Kris pur di rendere giustizia alla conoscenza, cinismo che Tarkovskij sottolinea sapientemente con un particolare inquietante:il fantasma generato dalla mente del dottor Sartorius è un nano.
Solaris, la grandeza del film riconosciuta
Grazie all’escamotage delle presenze vivificate dal pianeta Solaris si pongono altri quesiti: quando un essere è davvero umano? È sufficiente che provi dolore? cosa succede quando l’individuo non è costituito da atomi ma è composto di neutrini, e di fatto assume una dimensione immortale? Può uno scienziato lasciarsi andare ai sentimenti con la donna perduta resuscitata da un “cervello” superiore?
Un film di tale spessore non voleva e non poteva essere compreso all’epoca in cui uscì: realismo socialista e capitalismo occidentale non avevano ne mezzi ne voglia per farlo, si sentì invece il bisogno di “normalizzare” un film di “Fantacoscienza” , tagliando oltre 40 minuti di pellicola per ottenere una versione commercialmente e filosoficamente più vendibile.
La lungimirante giuria di Cannes seppe comprenderne la grandezza conferendogli la menzione speciale, il film è disponibile dal 2002 in versione integrale.
Fahrenheit 451 – recensione del film di François Truffaut
Fahrenheit 451 è un film el 1966 di François Truffaut e con protagonisti nel cast Oskar Werner, Julie Christie, Cyril Cusack. Basato sull’omonimo romanzo Ray Bradbury.
Anno: 1966
Regia: François Truffaut
Cast: Oskar Werner, Julie Christie, Cyril Cusack
In una società
ambientata in un futuro imprecisato, Guy Montag (Oskar Werner)
svolge con rettitudine ed estrema diligenza il suo lavoro di
pompiere. Ma in questa strana società il pompiere non doma gli
incendi bensì li genera…con i libri. Un dispotico e onnipresente
governo totalitario ha bandito il diritto di leggere, la lettura è
un reato e possedere libri porta all’arresto. Montag esegue gli
ordini senza porsi domande fino a quando la conoscenza di una
simpatica e affascinante ragazza, Clarisse (Julie Christie), non
gli aprirà gli occhi facendogli comprendere l’assurdità della
legge. Il protagonista non potrà più accettare una vita senza
libertà e soprattutto senza conoscenza realizzando che l’unico
scopo del governo è quello di controllare e condizionare le vite di
ognuno spacciando una felicità falsa e solo apparente.
E’ il 1966 quando Francois Truffaut dirige questo splendido film tratto dal celebre ed omonimo romanzo di Ray Bradbury. Facendo uso della sua solita e comprovata capacità registica Truffaut traspone per il grande schermo una storia che rimane molto fedele al romanzo che già aveva raccolto un grande successo editoriale.
Fahrenheit 451 è un film angosciante che trasmette una certa inquietudine allo spettatore mostrando un’ipotetica società del futuro dove le parole, le lettere e quindi qualsiasi documento scritto, che sia un romanzo, un saggio o un fumetto, è severamente proibito.
La televisione, una televisione invadente e che interagisce con lo spettatore in ogni momento della sua giornata, è l’unico media permesso avendo il preciso scopo di guidare le coscienze. La società descritta nel romanzo e quindi nel film non è altro che l’estremizzazione della società occidentale, la società consumistica e omologante che tanto era avversata dagli intellettuali degli anni ’60.
Fahrenheit 451 è un film angosciante
Francois Truffaut, come detto, non apporta grandi modifiche alla storia narrata nel romanzo ed utilizza pregevoli artifici tecnici che conferiscono, in determinate sequenze, una straordinaria intensità e forza visiva oltre che emotiva. Non da sottovalutare gli effetti speciali che, considerato il periodo, non sono certo da poco ma quello che più rimane e colpisce è la capacità di Truffaut di cogliere l’inquadratura giusta al momento adatto, di focalizzare l’emozione che riassume il momento trovando sempre l’elemento chiave.
Diverse sequenze rappresentano momenti di grande cinema che sono rimasti nell’immaginario collettivo come la scena in cui un’anziana donna decide di martirizzarsi in mezzo ai suoi libri preferendo un simbolico autodafè all’arresto oppure la commozione che il protagonista prova nel leggere le prime righe di David Copperfield.
Molto bravo Oskar Werner nell’interpretare il protagonista del film che ad un atteggiamento freddo ed inespressivo iniziale sostituirà poi una costante e crescente inquietudine; brava anche la bella Julie Christie che si sdoppia nella parte della catatonica moglie di Montag, tipico prodotto del sistema, e del suo alter-ego, la giovane e ribelle Clarisse.
La Christie è indubbiamente il tocco più francese di un film che Francois Truffaut ha stranamente girato in Inghilterra, vicino a Londra, e che nelle ambientazione risulta vagamente differente ai suoi soliti canoni stilistici. Qui infatti egli abbandona le sue tipiche scenografie parisien per proporre qualcosa che riporta in qualche modo alle ambientazioni più simili ai film di Kubrick, se si può azzardare un parallelismo.
In ogni caso Fahrenheit 451 è indubbiamente uno dei suoi lavori migliori in cui con grande sottigliezza si mette in guardia l’uomo occidentale verso i pericoli a cui può portare una cultura di massa dove lo scopo dei media è proprio quello di eliminare le diversità, le differenze di pensiero, omologando l’uomo-prodotto nella convinzione di un benessere solo superficiale. I “libri” fanno paura perché suscitano emozioni, inducono a riflettere e a pensare e soprattutto portano conoscenza.
A oltre quarant’anni di distanza si direbbe che questi pericoli siano ancora minacciosamente attuali.
The Prestige: recensione del film con Christian Bale
The Prestige è il film del 2006 diretto da Christopher Nolan con protagonisti un cast d’eccezione composto da Hugh Jackman, Christian Bale, Michael Caine, Scarlett Johansson, Rebecca Hall, Piper Perabo, David Bowie e Andy Serkis.
The Prestige, trama del film
Robert Angier e Alfren Borden sono due illusionisti londinesi che iniziano un duello all’ultimo trucco. La loro rivalità si inasprirà nel reciproco tentativo di rubare le nuove illusioni all’altro, fin quando arriverà un esibizione di Borden ad accecare la razionalità di Angier che vorrà scoprirne il segreto.
The Prestige, l’analisi
Davanti ad un film così non si sa mai come poter iniziare una recensione. Il vero illusionista è il regista Christopher Nolan. La promessa, la svolta e il prestigio sono i gli atti di un numero di magia qui utilizzati per incantare gli spettatori.
Che Christopher Nolan fosse uno dei registi più validi degli ultimi anni non c’era bisogno di ricordarlo, ma per spolverare la memoria si rammenta che è stato colui che ha rilanciato il franchise di Batman ridando vita, in modo innovativo, a personaggi che avevano perso il loro carisma nelle produzioni precedenti.
The Prestige è tratto dall’omonimo romanzo epistolare di Christopher Priest, pubblicato nel 1995. Non poche sono state le difficoltà di portarlo sullo schermo: ha richiesto un lavoro di cinque anni sulla sceneggiatura da parte di Nolan e del fratello Jonathan, che hanno cercato di ripercorrere la storia dell’illusionismo ai tempi della Londra vittoriana. L’ambientazione è di notevole importanza soprattutto perché, grazie alla una scenografia curata nei minimi dettagli, porta sullo schermo la Londra di fine Ottocento, caotica, nel bel mezzo della seconda rivoluzione industriale, dove la scienza si stava facendo avanti nella vita delle persone. È interessante notare come questo fattore è fondamentale per la credibilità del film: spesso incontreremo le parole illusione e magia, ma dovremo capire come la seconda è spesso attribuita alla scienza.
Di riferimenti storici si individuano nello stesso Tesla (scienziato che ha effettuato esperimenti sulla corrente alternata), interpretato da David Bowie, scelto dal regista per attirare il pubblico verso una figura storica interpretata dal poliedrico artista britannico.
Il cast nel complesso è stato all’altezza del ruolo. Hugh Jackman (Robert Angier), Christian Bale (Alfred Borden) e Scarlett Johansson (Olivia Wenscombe) hanno accettato immediatamente la parte per essere rimasti affascinati da una prima lettura della sceneggiatura. I primi due, per prepararsi, hanno studiato persino testi sulla storia della magia e dell’illusionismo di quel tempo. Uno dei ruoli più importanti è stato quello di Michael Caine (Mr. Cutter), già maggiordomo in Batman, che in The Prestige è una sorta di maestro illusionista che fa da spettatore esterno alla vicenda e, allo stesso tempo, nodo fondamentale per chiudere la struttura circolare del film.
L’accuratezza con cui sono montate le scene è fatta per stupire a mano a mano lo spettatore. La narrazione si svolge su più piani temporali che non sono altro che pezzi di un puzzle ricomposto nel finale.
Il tema principale sondato dal regista è uno dei suoi preferiti: l’abbandono alle ossessioni e alle loro successive conseguenze. Angier è un uomo che distrugge la sua vita a servizio del palcoscenico e dell’illusione, accecato dalla reciproca rivalità con Borden. Il contrasto tra i due è tangibile per la stessa provenienza sociale: Angier è un aristocratico che non esita ad investire nella scienza nonostante fosse poco attendibile, Borden è un semplice popolano innamorato delle illusioni più che della moglie. Le donne come Olivia Wenscombe e Sarah (Rebecca Hall) non sono altro che uno strumento nelle mani di uomini poco interessati ad amore e dedizione.
Tuttavia, saranno proprio le ossessioni a costituire il velo che coprirà gli occhi dello spettatore per tutta la durata del film. Per il finale ci si potrà incaponirsi su spiegazioni razionali o immaginifiche, ma alla fine rimarrà soltanto il monito iniziale (e finale): Ora voi state cercando il segreto…ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando.
The Raven: recensione del film con John Cusack
Ritorna nelle sale cinematografiche James McTeigue, figlioccio dei Fratelli Wachowski dai tempi di The Matrix e ottimo regista di V per Vendetta. Ritorna dietro la macchina da presa dopo il non esaltante Ninja Assassin e lo fa con The Raven, l’atteso film che ripercorre il lavoro letterario di uno dei più rappresentativi scrittori della paura e dell’ignoto, Edgar Allen Poe, che nel film ha le fattezze John Cusack.
Il film racconta di una serie di spaventosi omicidi che avvengono nella Baltimora del 1849. Una madre e sua figlia vengono ritrovate brutalmente assassinate. Il detective Emmet Fields, fa una scoperta sorprendente: il delitto assomiglia a un omicidio descritto fin nei minimi dettagli più cruenti sul giornale locale – parte di una serie di racconti scritti dallo scrittore emergente ed emarginato Edgar Allan Poe. Ma proprio mentre Poe viene interrogato dalla polizia, viene commesso un altro raccapricciante omicidio, ispirato anch’esso a un suo famoso racconto. Rendendosi conto che un pazzo omicida, che utilizza i racconti di Poe come ispirazione per la sua sanguinosa furia, è a piede libero, Fields chiede l’aiuto dello scrittore per fermarlo. E quando sembra che qualcuno vicino a Poe potrebbe diventare la prossima vittima dell’assassino, la posta in gioco diventa ancora più alta e l’inventore del romanzo poliziesco ricorre a tutte le sue capacità deduttive per cercare di risolvere il caso prima che sia troppo tardi.
The Raven, lungamente atteso dagli amanti del genere è un gothic thriller dalle sorprendenti atmosfere che ripercorre l’esistenza di Edgar Allen Poe, abile scrittore e maggior esponente della corrente letterarie dell’horror del XIX secolo. Punto di forza di questa pellicola è senza dubbio la messa in scena, che nonostante non disponga di un budget illimitato, è sufficientemente all’altezza delle aspettative, aiutata anche dalla scelta cromatica della pellicola che riporta con credibilità il grigiore spettrale e il gelido ambiente della Baltimora di fine 800’.
La storia è ben raccontata da James McTeigue che con un’abile regia messa al servizio della narrazione, procede senza troppi preamboli al cuore pulsante del film: l’efferatezza degli omicidi. Colpisce in tal senso l’intreccio narrativo della storia che è fin troppo semplificato, a discapito invece di un testo di partenza come l’opera di Poe, che invece dispone di un’ampi gamma di possibili combinazione e che inevitabilmente finiscono per produrre una grossa, troppa brama da parte dello spettatore di godere di un intreccio dal fiato sospeso. E’ forse questo, il limite più grande del film, che genera troppo attesa nello spettatore. La pellicola non osa mai dal punto di vista puramente narrativo ma si limita a dispiegare vecchi espedienti registici per elevare il racconto, per questo va dato merito a James McTeigue che riesce con la sua bravura a dare quella marcia in più che manca ad una sceneggiatura poco pretenziosa e forse fin troppo ingenua. La poca esperienza degli sceneggiatori si nota soprattutto nello sviluppo un po’ piatto e se vogliamo un po’ ingannevole. Tuttavia, la storia è ben supportata da un cast di tutto rispetto, che contribuisce considerevolmente alla credibilità del film.
Partendo dal protagonista Cusack, a suo agio nei panni dello scrittore, passando per Luke Evans, attore che dimostra di saperci fare in costume, finendo per il sempre bravo Brendan Gleeson, qui nelle vesti di un padre premuroso.
Prime foto di Daniel Radcliffe in Kill Your Darlings!
Ecco le prime foto dal set di
in Kill Your Darlings. Protagonista degli scatti rubati dal
set Daniel Radcliffe,
l’attore inglese veste i panni del grande poeta Allen Ginsberg.
Lawless di Terrence Malick: ecco la prima foto di Rooney Mara!
Biancaneve e il Cacciatore: 5 minuti in anteprima!
Ecco la preview di cinque minuti di Biancaneve e il Cacciatore, che è stata mostrata al . Nell’anteprima del film con Charlize Theron, Kristen Stewart e Chris Hemsworth ci sono molti dettagli…vedete con i vostri occhi:
Ulteriori info nella nostra scheda: Biancaneve e il Cacciatore
Biancaneve e il Cacciatore, il film
Nel poema epico di azione e avventura Biancaneve e il Cacciatore, Kristen Stewart (Twilight) interpreta l’unica persona sulla terra ad essere più bella della regina del male (il premio Oscar Charlize Theron) che è decisa ad ucciderla. Ma quello che non avrebbe mai immaginato la regina malvagia è che la ragazza che minaccia il suo regno è stata iniziata all’arte della guerra dal Cacciatore (Chris Hemsworth, Thor) che era stato da lei inviato per ucciderla. Sam Claflin (Pirati dei Caraibi) completa il cast , interpretando il principe stregato dalla potenza e dalla bellezza di Biancaneve.
La nuova versione mozzafiato della leggendaria fiaba è opera di Joe Roth, produttore di Alice in Wonderland, del produttore Sam Mercer (Il Sesto Senso) e dell’acclamato regista televisivo e visualista d’avanguardia Rupert Sanders.
Famke Janssen sarà al decimo Busto Arsizio Film Festival!
Una star dai super poteri al Baff dal 24 al 31 marzo 2012 – Il futuro si materializza al festival con il volto della “Fenice” di X-Men. Famke Janssen, alias Jean Grey, personaggio dai poteri telepatici e telecinetici, sarà l’ospite internazionale della X edizione del festival.
L’attrice olandese, residente negli Stati Uniti, presenterà a Busto il suo debutto alla regia, il lungometraggio Bringing up Bobby, interpretato da Milla Jovovich e Bill Pullman. Il film, in anteprima nazionale, aprirà la decima edizione della manifestazione cinematografica sabato 24, al cinema Sociale. Domenica sera, sempre nella sala di piazza Plebiscito, verrà invece proiettato X-Men: Conflitto finale, terzo episodio della saga, diretto da Brett Ratner. Entrambi gli appuntamenti, con inizio alle ore 21, sono a ingresso gratuito.
Laureata in letteratura alla Columbia University, Famke Janssen ha esordito nei Paesi Bassi come modella per Chanel e Victoria’s Secret, e ha studiato recitazione con Harold Guskin, cominciando a partecipare a provini come attrice; trasferitasi a Los Angeles, ha iniziato la sua carriera davanti alla macchina da presa.
Famke Janssen rappresenta un ottimo esempio di star che si divide tra cinema commerciale e produzioni indipendenti, intrecciando parallelamente una serie di presenze di culto in serie televisive, come Nip/Tuck, in cui interpreta il transessuale Ava Moore, e Ally McBeal.
Sul grande schermo è stata la Bond Girl Xenia Onatopp in Goldeneye, con Michael Douglas in Don’t Say a Word, insieme a Robert De Niro in Nascosto nel buio, diretta da Woody Allen in Celebrity.
Box Office ITA del 19 marzo 2012
Quasi amici in testa su tutti con una performance da record, mentre Magnifica presenza apre al secondo posto. Posti in piedi in Paradiso scende al terzo.
Come già perfettamente espresso dal nostro Direttore Editoriale, il fine settimana che si è appena concluso segna il trionfo di Quasi amici. La brillante commedia francese sale infatti al primo posto del box office italiano dopo un mese di sfruttamento: con 1,4 milioni di euro il fenomeno della stagione arriva infatti a ben 7,8 milioni totali, grazie a un passaparola eccezionale. Il tetto dei 10 milioni è dunque decisamente alla portata.
Esce così sconfitto Ferzan Ozpetek. Magnifica presenza si accontenta infatti della seconda posizione con 1,1 milioni di euro e una media per sala non particolarmente brillante. Anche in questo caso sarà determinante il passaparola.
Posti in piedi in
Paradiso scende al terzo posto raccogliendo 1.080.000
euro negli ultimi tre giorni. Il film di Carlo Verdone supera la
soglia degli 8 milioni totali.
Poche migliaia di euro separano Verdone dall’altra sorpresa del
week-end: l’horror L’altra faccia del
diavolo apre al quarto posto con 1.020.000 euro,
registrando la migliore media della top10: oltre 4000 euro.
John Carter scende in quinta posizione con 670.000 euro arrivando a 2,1 milioni in dieci giorni. Calo anche per Ti stimo fratello, flop con un lancio massiccio e 529.000 euro al suo secondo fine settimana, per 1,7 milioni totali.
Risultato deludente anche per l’altra new entry. 10 regole per farla innamorare apre soltanto al settimo posto con 404.000 euro in oltre 230 sale, segno che Willwoosh ha decisamente più seguaci sul web che al cinema…
Alla fine della top10 troviamo pellicole in calo: Viaggio nell’isola misteriosa (345.000 euro), Safe House – Nessuno è al sicuro (325.000 euro) e The Double (129.000 euro), giunti rispettivamente a quota 4,4 milioni, 2,4 milioni e 524.000 euro.
Prometheus – Primo Trailer Italiano
Sono passate poche ora
dalla messa in rete del nuovo trailer in lingua inglese di Prometheus. Oggi
la divisione italiana della 20th Century Fox ha diffuso una
versione italiana del filmato più lunga e con molte immagini
inedite dell’attesa pellicola di Ridley Scott. Ulteriori info
nella nostra Scheda Film: Prometheus
Dark Shadows – Primo Trailer Italiano
Tim Burton porta la serie cult
“Dark Shadows”
sul grande schermo in un film caratterizzato da un cast stellare,
guidato da Bella
Heathcote, Chloe
Moretz, Eva Green,
Helena Bonham
Carter, Jackie
Earle Haley, Johnny
Depp, Michelle
Pfeiffer, Thomas
McDonell. Ecco il Trailer in Italiano
Prometheus – nuove immagini nel Trailer Italiano!
Sono passate poche ora
dalla messa in rete del nuovo trailer in lingua inglese di Prometheus. Oggi
la divisione italiana della 20th Century Fox ha diffuso una
versione italiana del filmato più lunga e con molte immagini
inedite dell’attesa pellicola di Ridley Scott. Per vedere il
trailer..
Il mio migliore incubo! recensione del film con Isabelle Huppert
In Il mio migliore incubo! Agathe (Isabelle Huppert) è una gallerista ricca e acculturata. Patrick (Benoît Poelvoorde) è un nullafacente povero e alcolizzato. Tanto lei è algida e rigida, quanto lui è spontaneo e volgare… Che cosa succederà quando, grazie all’amicizia dei rispettivi figli, le loro vite saranno costrette a incrociarsi?
Il mio migliore incubo! mette in scena, sottoforma di commedia, l’incontro/scontro tra due personaggi che, apparentemente agli antipodi, scoprono lentamente sé stessi e fanno cadere gradualmente le maschere che li hanno protetti fino a quel momento. I ruoli preconfezionati, quasi attoriali, che i due interpretano nel loro quotidiano sono i volti di una stessa medaglia, due modi diversi di difendersi. Le armature di Agathe e Patrick, però, non possono resistere agli attacchi delle novità (soprattutto di quelle provenienti da un mondo diverso da quello per cui sono state plasmate) e sono destinate ad andare in frantumi.
Il mio migliore incubo!, il film
Nonostante la trama dell’ultimo lavoro di Anne Fontaine (Coco avant Chanel, Entre ses mains) non sia particolarmente originale, Il mio migliore incubo! corre piacevolmente per tutti i suoi 99 minuti, senza avere mai una caduta di ritmo o di stile. La commedia si gioca sul filo che separa la facciata delle persone dal loro lato più profondo e, grazie soprattutto ai suoi interpreti, sa essere allo stesso tempo seria e leggera. Il mio migliore incubo, infatti, racchiude il suo elemento migliore proprio nei dialoghi: ogni parola pronunciata dai protagonisti è un passo verso il loro svelamento, un graduale aprirsi alle novità e al mondo esterno, un passaggio dalla diffidenza alla fiducia. I registri che si alternano negli scambi di battute -elegante quello di lei e triviale quello di lui- si modificano con il passare del tempo, arrivando a trovare un compromesso nel finale (almeno nel film in lingua originale).
Apprezzabile, infine, una sorta di visione (o di critica) che Anne Fontaine lascia affiorare (in modo non troppo velato) sullo stato delle diverse forme d’arte in Francia. Alcune delle battute più divertenti del film, infatti, sono proprio tese a giudicare alcuni “sistemi chiusi”, come quello dell’editoria –che spesso punta su scrittori mediocri per guadagnare- o delle gallerie d’arte che decretano –spesso per il capriccio di un gallerista- chi può entrare nell’olimpo dei cosiddetti “artisti” e chi no.
Il mio migliore incubo! è un film delizioso e intelligente che, invece di sfruttare i cliché per elemosinare una risata, li utilizza come punto di partenza per disfarsene lungo il percorso. Una commedia che non fa solo ridere e pensare, ma che, sommata agli ultimi film francesi usciti nelle sale, arricchisce ulteriormente il panorama cinematografico dei cugini d’oltralpe.
Will Gluck e un bambino prodigio ribelle
Nel corso della sua ancora breve carriera di regista, Will Gluck si è fatto conoscere per commedie come Fired Up! Ragazzi Pon Pon, Easy Girl (con Emma Stone), e Amici di Letto (con Justin Timberlake e Mila Kunis). Gluck ci riprova ora con How To Disappear Completely, ancora una volta una commedia, ambientata nel mondo dei bambini prodigio.
Il film, remake di una pellicola svedese del 2006 intitolata Vitus, vedrà appunto un piccolo genio ribellarsi ai propri genitori che sembrano averne già deciso l’intero avvenire. Ed Solomon (Men In Black) si è occupato della stesura di una prima bozza della versione inglese, in cui il protagonista avrebbe un incidente, che vedrà la propria intelligenza tornare a livelli ‘normali’, per la disperazione dei propri genitori. Gluck sarebbe interessato a curare la versione definitiva della sceneggiatura e a sedere dietro la macchina da presa. Il progetto è ancora nelle prime fasi, e solo uno di quelli da lui messi in cantiere, tra cui vi due commedie, una in cui tornerà a lavorare con Emma Stone e un’altra intitolata Stealing the Moon e il remake di About last night… (l’originale, uscito a metà anni ’80, arrivò in Italia col titolo di A proposito della notte scorsa…
Fonte: Empire
J Blakeson per il biopic su Alan Turing
Dopo il buon successo ottenuto con l’esordio La scomparsa di Alice Creed un paio di anni fa, J Blakeson è ora dato in corso di negoziati con la Warner per la regia di The Imitation Game, opera dedicata alla vita del matematico britannico Alan Turing, che contribuì tra l’altro alla codifica del codice cifrato Enigma, utilizzato dai nazisti nel corso della II Guerra Mondiale: la ‘craccatura” di quel codice costituì in effetti uno degli snodi focali del conflitto. Dopo la fine della guerra, Turing continuò le sue ricerche, diventando uno dei padri dell’informatica, concentrandosi sui sistemi di immagazzinamento dei dati e sui primi passi delle intelligenze artificiali.
Nonostante questi successi, la vicenda di Turing assunse contorni drammatici quando venne perseguitato a causa della sua omosessualità: accusato di indecenza, nel 1952 cedette di fronte alla minaccia dell’incarcerazione accettando di sottoporsi una cura di estrogeni per sopprimere la propria sessualità. Due anni più tardi morì per avvelenamento da cianuro, le indagini suffragarono l’ipotesi del suicidio. Nel 2009, l’allora Premier britannico Gordon Brown ha espresso scuse pubbliche per il modo in cui Turing venne trattato. Per il ruolo del protagonista, la Warner punterebbe su Leonardo DiCaprio, che però nel corso del 2012 sarà già impegnato sul set con Martin Scorsese in The Wolf Of Wall Street.
Fonte: Empire
Un thriller per Hugh Jackman
Prisoners, thriller incentrato attorno alla vicenda di un rapimento per la regia di Denis Villeneuve è rimasto a lungo in stand-by, in attesa di trovare un protagonista: la scelta sarebbe stata finalmente fatta, cadendo su Hugh Jackman. L’attore australiano interpreterà il carpentiere di una piccola città che vede la prorpia vita sconvolta dal rapimento della giovane figlia e del suo migliore amico; il nostro deciderà di prendere in mano la situazione, trasformandosi nel classico vigilante, ma la vicenda prenderà una piega inaspettata quando si accorgerà di aver creduto colpevole la persona sbagliata.
Del film si parla dal 2009, quando a vario titolo vennero ad esso accostati i nomi, oltre che dello stesso Jackman, di Mark Wahlberg, Christian Bale, Bryan Singer; il progetto finì poi nel dimenticatoio, per attirare brevemente l’attenzione, poi altrettanto repentinamente scemata, di Leonardo di Caprio; più recentemente, il ruolo del protagonista era stato offerto a Michael Fassbender. La strada sembra ora essere stata decisa più chiaramente, con Jackman protagonista; sui tempi non vi è però ancora nulla di definito, visto che bisognerà aspettare che Jackman assolva ai suoi prossimi impegni, sui set de I Miserabili e del nuovo capitolo della saga di Wolverine.
Fonte: Empire
21 Jump Street: via libera al sequel
Mentre 21 Jump Street (remake di una serie televisiva vista anche in Italia, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90) è appena sbarcato sugli schermi americani (in Italia lo vedremo a metà giugno) conquistando fin da subito la testa della classifica, la Sony è già pronta a metterne in cantiere il seguito, su cui lavoreranno ancora una volta Jonah Hill e Michael Bacall.
I due sono stati infatti ampiamente coinvolti a vario titolo nel primo film: entrambi sono stati nel team dei soggettisti, mentre Bacall ha scritto la sceneggiatura e Hill, oltre che recitare in uno dei ruoli principali, è stato anche trai produttori del film. Non si sa ancora se i due si divideranno i ruoli allo stesso modo anche in occasione del seguito, ma tutto lascia presagire che il metodo sarà analogo; allo stesso modo, si pensa di confermare anche il resto del cast, a cominciare da Channing Tatum, Ice Cube e Nick Offerman, sebbene nessun accordo sia ancora stato raggiunto il tal senso. Ovviamente, il motto ‘squadra che vince non si cambia’ dovrebbe essere esteso anche alla coppia dei registi, Phil Lord e Chris Miller. Bacall nel frattempo ha già altri progetti in cantiere, tra cui lo spin-off di Tropic Thunder dedicato a Less Gorssman, il personaggio interpretato in quel film da Tom Cruise.
Fonte: Empire
Box Office ITA: Quasi Amici da Record!
Primo posto in classifica recuperato a un mese dall’uscita, numeri eccezionali e un percorso inedito nella storia del box office in Italia.
Non solo la sorpresa cinematografica dell’anno, ma un fenomeno culturale che sta assumendo proporzioni inimmaginabili. “Quasi Amici”, al suo quarto weekend di programmazione nelle sale italiane, ha ormai definitivamente terremotato ogni previsione, abbattuto ogni pronostico, riscritto la storia del box office più recente e non solo.
Già in settimana si era registrato il sorpasso compiuto dalla straordinaria commedia francese ai danni del Verdone di “Posti in piedi in Paradiso” negli incassi feriali. Poi, un weekend di ferro e fuoco. Un passaparola che ha continuato a richiamare spettatori su spettatori e che ha permesso a “Quasi Amici” di riuscire nell’impossibile. Battere la concorrenza di tutte le agguerrite new entry (l’Ozpetek di “Magnifica Presenza”e gli esorcismi de “L’altra faccia del diavolo”, fra gli altri), saltando ancora una volta al primo posto in classifica dopo un mese di programmazione in sala. Un ritorno di fiamma che ha dell’incredibile e che ha permesso al film, distribuito da Medusa (altro record) di totalizzare un milione e mezzo di euro (1.447.969) con una favolosa media per copia di 3523 euro. Il che significa un incasso inferiore a quello della settimana precedente di appena uno 0,3 % e un incasso totale ancora provvisorio di ben 8 milioni di euro (7.853.917). Numeri francamente impressionanti. Quasi amici diventa un esempio per esercenti e distributori, quando il film è di valore assoluto il passaparola lo premia, sarà da sprono per la vita di tutti quei film che nonostante il loro indiscusso valore aprono al quarto posto e finiscono nel trita-rifiuti degli esercenti?
A questo punto il primato detenuto da “Il quinto elemento” (il film francese più visto di sempre in Italia con i suoi 8.777.053 milioni di euro) ha i giorni contati.
Box Office USA del 19 Marzo
La serie tv che negli
anni ’80 fu il trampolino di lancio di Johnny Depp 21 Jump
Street, ora diventata film, spodesta il film d’animazione
The Lorax in testa al botteghino dei film pià
visti negli Stati Uniti. Il film poliziesco, che vuole essere il
trampolino in questo caso di Channing Tatum ha incassato 35 milioni
di dollari. Non si può comunque lamentare l’ultima produzione
Illumination Entertainment, visto che questa settimana aggiunge
altri 23 milioni al suo incasso totale che raggiunge la notevole
cifra di 158 milioni di dollari. John Carter,
diretto dal più volte premio Oscar per film di animazione Pixar
Andrew Stanton, resta in terza posizione con un incasso totale di
53 milioni di dollari. Project X scende in
quarta posizione con un incasso settimanale di 4 milioni di dollari
soltanto che però rimpolpano il suo incasso totale e lo fanno
arrivare a 48 milioni di dollari. Eddie Murphy, nonostante
venga da un anno non certo strabiliante, riesce a risalire la
classifica con il film di cui è protagonista A thousand
words diretto però da Brian Robbins e non dal fidato ma
controverso Brett Ratner, che fece le battute razziste e omofobe
che costarono a lui la direzione della serata degli Oscar, a Eddie
Murphy la conduzione, a cui rinunciò per solidarietà con il
regista-amico. Il resto della classifica rimane più o meno
simile alla scorsa settimana: in sesta posizione troviamo la storia
di guerra Act of valor che ha raggiunto, dopo un
mese di classifica, 62 milioni di dollari di incasso. In settima
posizione resta stabile la spy story con Denzel Washington e Ryan
Reynolds Safe House, con un incasso totale, dopo 6
settimane di classifica, di 120 milioni di dollari. In ottava
posizione risale con un guizzo Journey 2: mysterious
Island, che arriva a quota 95 milioni di dollari.In nona
posizione esordisce invece Casa de mi Padre,
l’esordio in lingua spagnola di Will Ferrell che incassa 2 milioni
di dollari. Chiude la classifica This means war,
con un incasso settimanale di due milioni di dollari e uno totale
di 50.
La prossima settimana si aspettano le uscite dell’attesissimo Hunger games che di sicuro creerà qualche sconvolgimento alla classifica.
Prometheus – Trailer Ufficiale
Ecco il Full Trailer
diPrometheus,
ultima creatura diRidley Scott. Il video è ricco di nuove scene del film di
girato in 3D, con Charlize Theron, Guy Pearce, Idris Elba, Kate Dickie, Logan
Marshall-Green,Michael Fassbender, Noomi
Rapace, Sean
Harris. La pellicola è scritta da Damon
Lindelof, (Lost). Ulteriori info nella nostra Scheda
Film: Prometheus.
The Lady: recensione del film di Luc Besson
Luc Besson porta al cinema The Lady, la storia di Aung San Suu Kyi, attivista birmana che per circa 15 anni ha scontato un isolamento forzato nella sua casa a Rangoon con l’unica colpa di aver sostenuto il suo popolo e la battaglia per la libertà ed i diritti civili.
The Lady racconta la vita di questa donna straordinaria, divisa tra dovere politico e sociale, ereditato dal padre generale martire del golpe, e amore di moglie e madre, che con contegno ma con grande passione continua a coltivare nei lunghi anni di prigionia. Besson ci mostra così un altro ritratto di donna, dopo le eroine storiche e fantastiche che negli anni ci ha proposto, ma questa volta sceglie di narrare l’amore unitamente ad un obbiettivo: quello di dare voce ad una situazione politica e sociale unitamente ad una personalità rara e preziosa.
The Lady, il film
Ad interpretare l’orchidea d’acciaio c’è Michelle Yeoh, che per questo ruolo ha dovuto imparare il birmano, oltre che un inglese ‘così come lo parlerebbe lei’. Elegante e pacata, interpreta con grande efficacia la donna che ha fatto della lucida razionalità e della non violenza un suo marchio distintivo. Al suo fianco, nel ruolo del marito, il Professor Micheal Aris, c’è lo splendido David Thewlis, già interprete di importanti film, come L’Assedio di Bertolucci e The New World di Malick, oltre che della saga di Harry Potter. L’attore inglese da ulteriore prova di straordinaria bravura, interpretando un uomo innamorato e fedele, oltre che fermamente convinto nel suo percorso e in quello della moglie, ma anche un uomo che fa i conti con la mancanza, la sofferenza e la malattia.
The Lady si dipana per 127 minuti, forse un po’ troppi, ripercorrendo gran parte del cammino che ha portato Suu ad intraprendere la sua carriera di attivista fino alla scarcerazione e alla morte per cancro del marito. Una delle maggiori difficoltà interpretative per gli attori, è stata quella di indossare i panni di persone che esistono e sono esistite, senza però avere la possibilità di confrontarsi con loro, né avere un riscontro diretto del proprio lavoro.
La potenza della storia, unitamente all’uso ricattatorio della musica, ne fanno un prodotto molto commovente, ma che nelle intenzioni del regista deve probabilmente gettare luce sulle atrocità che ancora vengono perpetrate in Birmania contro i cittadini.
Non me lo dire: recensione del film con Alyn Prandi
Si sa, oggi le commedie made in Italy tendono a fossilizzarsi su battute spicciole, rivolgendosi ad un pubblico senza troppe pretese che, anzi, si riconosce e si sente quasi tranquillizzato davanti a quest’umorismo di stampo “casereccio”. Non stupisce dunque che anche l’ultimo prodotto del settore, nelle sale venerdì, s’inserisca nel sopracitato filone: Non me lo dire.
Mia Benedetta, il film
Diretto da Vito Cea, Non me lo dire racconta una storia semplice: Lello (Uccio de Santis), popolare comico pugliese, viene lasciato da un giorno all’altro dalla moglie Silvia (Mia Benedetta), reo di averla trascurata per il lavoro. Disperato, Lello abbandona la sua compagnia teatrale e si rivolge ad uno psicanalista. Questo gli consiglia di intraprendere un lungo viaggio per la Puglia alla ricerca dei suoi fans, di cui l’attore conserva svariate lettere. Dopo alcuni incontri finiti male, conoscerà la sensuale e disinibita Rossella (una Alyn Prandi sempre sopra le righe), che tenterà di conquistare il proprio idolo.
Nel ruolo del fonico sordo soprannominato “Volume” c’è Nando Paone, caratterista napoletano amato da Salemme e di recente visto in Benvenuti al Nord, che insieme a “Salvavita” (Umberto Sardella) accompagna Lello nella sua avventura. Gli attori, che – fatte le dovute eccezioni – non sarebbero di per sé malaccio, sono penalizzati da un copione in fondo banale, prevedibile, in cui il luogo comune è di casa. Vedi, tra le altre, la scena in cui due cabarettisti della compagnia ci provano a turno con la bellona un po’ passatella del gruppo (Antonella Genga), proponendo “due spaghetti saltati” nelle proprie case: invito al quale la bionda riccioluta risponde con un “Sì, saltati nel senso che prima butti la pasta, e poi mi salti addosso”. Mah. Certo, qualche gag azzeccata si trova quà e là – irresistibile la sequenza in cui Lello si reca da un’ammiratrice bambina e, dietro la porta di casa, fa parlare un peluche di coniglietto di fronte al padre attonito. E una risata ci scappa nel vedere Volume e Salvavita alle prese con i pantaloni troppo corti del primo durante un banchetto nuziale, colti in una posizione fraintendibile da una signora benpensante che, passando, esclama inorridita “Che schifo!”.
Detto ciò, il risultato di Non me lo dire prodotta dalla IDEA (società fondata nel 2005 dallo stesso protagonista) è una commediola di fatto priva di sostanza. Spassosa certo, decisamente spensierata, quasi ingenua nel messaggio proposto (gli affetti sono più importanti della carriera). Sorprende però che abbia ricevuto i finanziamenti dal Ministero per i Beni Culturali – soprattutto quando lo stesso trattamento non è stato riservato a pellicole meritevoli e di recente uscita come Sulla strada di casa, opera prima di Emiliano Corapi. Ma rincuoriamoci: scorrendo l’indice sull’elenco dei film in programmazione nelle sale italiane, ci si rende conto che, in effetti, c’è di (molto) peggio.
Biancaneve: tre character poster italiani!
Approderà nei cinema italiani il 4 aprile Biancaneve, nella lettura del regista indiano Tarsem Singh. A seguire, 3 character poster dedicati alla strega, interpretata da una magnifica Julia Roberts, alla dolce Biancaneve, nei cui panni c’è Lily Collins, e al principe, interpretato dal belloccio Armie Hammer. Da notare lo sforzo – non del tutto fallito – di rendere Hepburniana la Collins. Ecco i 3 poster!
In Biancaneve Dopo la scomparsa dell’amatissimo Re (Sean Bean), la perfida moglie (Julia Roberts) assume il controllo del regno e tiene la bellissima figliastra diciottenne, Biancaneve (Lily Collins), rinchiusa nel palazzo. Ma quando la principessa conquista il cuore di un affascinante e ricco principe di passaggio (Armie Hammer), la Regina, in preda alla gelosia, relega la ragazza in una foresta vicina. Biancaneve trova ospitalità presso una simpatica gang di sette nani ribelli e generosi, che la aiutano a trovare il coraggio di lottare per salvare il suo paese dalla Regina Cattiva. Insieme ai suoi nuovi amici, Biancaneve parte alla riconquista del trono che le spetta di diritto e del cuore del suo adorato Principe, in una commedia magica ed avventurosa che catturerà l’immaginazione degli spettatori di tutto il mondo.
L’intramontabile fiaba di Biancaneve prende vita nel divertente ed originale adattamento di Tarsem Singh (Immortals, The Cell – La Cellula). Il regista riporta sul grande schermo una delle attrici più amate dal pubblico e dalla critica internazionale, il Premio Oscar® Julia Roberts, che indosserà i panni di un’affascinante quanto spietata Strega Cattiva, che non si rassegna al passare del tempo e si impegna a distruggere, ad ogni costo, la bellezza di Biancaneve.
Gerard Butler in Olympus Has Fallen
Incontri ravvicinati del terzo tipo: recensione del film
Incontri ravvicinati del terzo tipo è il film del 1977 diretto da Steven Spielberg e con protagonisti nel cast Richard Dreyfuss, Francois Truffaut, Teri Garr, Melinda Dillon e Bob Balaban.
- Anno: 1977
- Regia: Steven Spielberg
- Cast: Richard Dreyfuss, Francois Truffaut, Teri Garr, Melinda Dillon, Bob Balaban.
Nel deserto di Sonora lo scienziato Lacombe (Francois
Truffaut) scopre col suo gruppo di ricerca alcuni aerei dispersi
durante la seconda guerra mondiale, intatti: al loro interno,
nessuna traccia dei piloti. Con il suo interprete americano
Laughlin (Balaban), dà il via ad una lunga indagine per trovare una
spiegazione. Parallelamente nell’Indiana un bambino di 3 anni,
Barry, si sveglia durante la notte per vedere i propri giocattoli
muoversi da soli, l’elettricista Roy Neary (magistralmente
interpretato da Richard Dreyfuss) assiste all’inseguimento di 4
dischi volanti da parte della polizia.
Roy inizia ad essere ossessionato da un’immagine mentale a forma di montagna, che cerca di riprodurre in tutti i modi. La stessa ossessione che ha Jillian (Melinda Dillon), protagonista di un incontro ravvicinato nella propria casa, al termine del quale il figlio Barry verrà risucchiato da un’intensa luce emanata dal cielo.
Incontri ravvicinati del terzo tipo
Nel frattempo, Lacombe localizza il luogo in cui avverrà il contatto con gli extra-terrrestri: la Torre del Diavolo, nel Wyoming. Per non avere testimoni, le autorità governative provvedono alla totale evacuazione della zona. Ma Roy, Jillian e altre persone toccate dagli straordinari incontri vedono in tv la Torre e riconoscono in essa l’immagine da cui sono ossessionati. Fuggendo al controllo delle autorità, i due arriveranno al luogo dell’incontro. Memorabile la sequenza finale, in cui umani ed alieni comunicano attraverso musica e colori: un grandioso dialogo tra specie che si conclude con la liberazione delle persone rapite negli anni (mai invecchiate), e con Roy unico scelto dagli extra-terrestri per andare con loro.
Spielberg
ribalta un tema caro all’immaginario cinematografico, ipotizzando
la possibilità di un rapporto pacifico tra mondi diversi. L’alieno
non è più, dunque, un’entità maligna venuta per distruggere, bensì
un essere aperto al dialogo, portatore di un messaggio di pace e
collaborazione. Sublime prova di maestria tecnico-registica
accompagnata dal genio musicale di John
Williams, il film racchiude in sé motivi classici del
cinema spielberghiano – come l’esaltazione dei bambini, gli unici
realmente capaci di relazionarsi con cio che è diverso. È inoltre
evidente un elogio dell’istintività, del gioco come dimensione
primaria dell’esistenza (non è un caso che Roy voglia a tutti i
costi portare i figli a vedere Pinocchio).
Gli alieni, con cui ci troviamo faccia a faccia solo nel finale, sono tuttavia una presenza incombente per tutto il film. C’è però da dire che qui Spielberg resta concentrato sugli esseri umani, sui loro sogni, senza arrivare all’analisi del rapporto uomo/extra-terrestre (per questo bisognerà aspettare E.T.).
Candidato a 8 nomination, Incontri ravvicinati del terzo tipo vinse solo 2 Oscar – per la fotografia e gli effetti speciali di Douglas Trumbull. Di certo meritava qualcosa in più.
Ancora guai per Russell Brand…questa volta ha rubato due biciclette!
Luciana Littizzetto e Rocco Papaleo raccontano E’ nata una Star?
La conferenza stampa di presentazione
del film È nata una star? Si è svolta venerdì 16 Marzo a
Roma. Presenti all’incontro Luciana Littizzetto, Rocco Papaleo,
Pietro Castellitto e Lucio Pellegrini. Maggior risalto, da parte
degli attori e del regista, è stato dato al messaggio che la
pellicola intende veicolare più che agli elementi frivoli e
piccanti della storia.