Arriva nelle sale italiane
Kick-Ass, oggetto di difficile definizione, del
quale si è parlato moltissimo e con una storia produttiva
particolare, sviluppatasi su carta e (più o meno) su celluloide
quasi in contemporanea. La storia è molto semplice: perché nessun
essere umano ‘normale’ si traveste da super eroe e sgomina le bande
di malintenzionati? È questa l’idea che balena in testa a Dave
Lizewski, adolescente con gli ormoni in subbuglio che decide di
diventare un ‘amichevole super eroe di quartiere’.
Ma ben presto Dave avrà la sua
risposta: nessuna persona normale fa il super eroe perché fa male!
Il nostro finirà ben presto all’ospedale, con la sua muta da sub
comprata su e-bay sporca del suo stesso sangue, e dopo diverso
tempo se ne ritornerà a casa, intero, ma con le terminazioni
nervose danneggiate … ecco quello che ci voleva! Ora ha un super
potere e può incassare botte senza sentire dolore. Comincia così la
sua vera (dis)avventura che lo porterà a diventare un vero e
proprio fenomeno mediatico, attirando su di sé l’attenzione di Big
Daddy e Hit Girl, due super eroi armati fino ai denti, e l’ira del
mafioso Frank D’Amico, che farà di tutto per sbarazzarsi di lui,
Kick-Ass.
Molti sono gli elementi di questo
film che ammiccano e fanno riferimento, più o meno riverente, al
suo genere di appartenenza, l’universo super eroistico dei fumetti,
a partire dagli echi musicali di Superman e dell’ultimo
Batman targato
Nolan, fin al rito della vestizione dell’eroe
e alla sua ‘nascita’. Ma importante sembra anche il tema, forse
solo accennato, di cosa voglia dire davvero essere un super eroe,
avere poteri o responsabilità che esulano da essi. In
Kick-Ass però questi processi sono spogliati
dell’epicità caratteristica del fumetto tradizionale e vengono
quasi abbassati alla quotidianità di questo ragazzino che pensa di
poter cambiare le cose così intensamente che alla fine ci
riuscirà.
Kick-Ass tra cinema e
fumetto
Definito come omaggio, e non come
sberleffo, dai suoi creatori, Kick-Ass si basa
precisamente sul fumetto, riprendendone filologicamente i costumi e
le situazioni, ma edulcorandone la violenza che invece sulla carta
la fa da padrone. Alla regia quel Matthew Vaughn
che rinunciando a
X-Men Conflitto Finale portò nel 2007 sullo
schermo la favola di Neil Gaiman, Stardust,
ricreandone abbastanza fedelmente il mondo e l’atmosfera, ma anche
qui mitigandone il finale decisamente triste nell’originale.
Vaughn si rivela comunque molto bravo a
sincronizzare questa specie di baraccone colorato che è
Kick-Ass, regalando diverse sequenze davvero
interessanti e coinvolgenti, su tutte quelle di combattimento, che
pur essendo concitate restano lineari, permettendo allo spettatore
di rimanere stupito ma non intontito dalle immagini.
Perfetto
Aaron Johnson nei panni del protagonista
Kick-Ass, finto nerd ma non troppo riesce a
catturare la simpatia del pubblico, risultando terribilmente simile
a quel Peter
Parker di
Tobey Maguire, ma senza ragni radioattivi.
Accanto a lui un cast azzeccato: su tutti gli adulti
Mark Strong e
Nicolas Cage; il primo, già visto collaborare
con Vaughn in Stardust,
si conferma come uno dei più bravi caratteristi in circolazione,
riuscendo a dare sempre ai suoi personaggi quell’aura di grettezza
che necessitano (dal momento che è sempre o quasi cattivo) aiutato
anche da una fisionomia affascinante e riconoscibile.
Cage
finalmente ritorna ad essere credibile in un personaggio, amorevole
padre di giorno e spietato vendicatore di notte, il suo Big Daddy è
un omaggio a quello che secondo Cage stesso è l’unico vero Batman,
Adam West. Notevole anche la piccola Chloe
Moretz, nei panni di Hit Girl: non provate a regalarle
bambole, le userà per esercitarci con i suoi ninja shuriken e i
suoi coltelli a farfalla! È lei la protagonista delle due sequenza
d’azione meglio congeniate e sicuramente non sfigura accanto ai
suoi colleghi più adulti e conformi all’idea comune di super eroe
che picchia duro.
Aiutato da un montaggio ben
costruito e da una colonna sonora efficace,
Kick-Ass è un film godibile, ricco di spunti e
riferimenti, che lascia aperta la porta agli ormai onnipresenti
sequel strizzando l’occhio a quel mondo dei super eroi, tanto
frivolo per qualcuno, quanto serio per qualcun altro, lasciandosi
guardare senza fatica nonostante le sue due ore di durata.
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