Rec 3 Genesis: Teaser trailer!
Isla Fisher per Louis Leterrier
Kevin Costner lascia il film di Tarantino
Ecco il teaser trailer italiano di The Amazing Spider Man!
Mozzarella Stories: recensione del film
Opera prima di Edoardo De Angelis, Mozzarella Stories è un film difficilmente classificabile o collocabile in un genere preciso. I picchi di delirante commedia gitana si mescolano con momenti degni di una sceneggiata napoletana, per poi terminare nella drammaticità di una tragedia greca.
In Mozzarella Stories Ciccio DOP è un uomo tutto d’uno pezzo, innamorato del proprio mestiere e convinto che dalla sporcizia possano nascere cose purissime. E non ha tutti i torti! Dal momento che lui è un produttore di mozzarella di bufala, purissima e bianchissima mozzarella. Ma un giorno Ciccio deve cominciare a fare i conti con una concorrenza spietata di mozzarelle cinesi, improvvisamente apparse in tutti i supermercati e i ristoranti della zona. Ciccio trascinerà nei guai non solo l’azienda, ma anche la bella figlia Sofia, il suo disgraziato marito e tutti quelli che gravitano intorno al suo mondo.
Mozzarella Stories, il film
Il film cammina in bilico tra l’eccesso e il giusto mezzo, rischiando ad ogni svolta di diventare qualcosa di involontariamente comico, eppure, nella sua farraginosità riesce a costruire un crescendo drammatico che alla fine si rivela vincente. Straordinari gli attori, regalano tutti grandi interpretazioni, ma su tutti spiccano le due donne del cast: Aida Turturro, straordinaria Autilia, e Luisa Ranieri, in un ruolo che mette in luce tutti i suoi aspetti migliori, da quelli innegabili fisici, a quelli interpretativi, grazie ai quali ci regala il ritratto di una donna incredibilmente sensuale e intelligente, che lotta per non affogare nella montagna di guai in cui il suo mondo sta scivolando e che alla fine riuscirà a salvarsi dalla sconfitta solo grazie al suo gran carattere.
Onnipresente nel film la musica, quasi invasiva, che aggiunge colore e sapore anche dove ce n’è già, generando un effetto di sovrabbondanza che caratterizza tutta la storia. E’ un racconto corale, nel quale diverse storie si intrecciano mixando tradizione e modernità, crisi finanziarie e cosche malavitose, rimorsi di coscienza attraverso visioni oniriche e amori improbabili ma sinceri e mai dimenticati.
Mozzarella Stories è un film coraggioso, se non altro per tutta la carne che mette al fuoco, ma è anche un ritratto di una società, di un modo di vivere e di concepire la vita; una vita reale ma quasi dimenticata, una realtà che ci appartiene e che nel bene e nel male aiuta alla definizione dell’immagine del nostro Paese.
Toronto: Terraferma applaudito al TIFF!
Mozzarella Stories: la bufala secondo Edoardo De Angelis
Edoardo De Angelis è un regista
all’opera prima, diplomato al Centro Sperimentale e sicuramente
molto coraggioso nel presentarsi ad un’intera sala di critici con
Mozzarella Stories, film del debutto che come lui stesso ha detto
“nasce a Caserta, dall’osservazione di personaggi e realtà che
davvero esistono e che mi sono divertito a portare sullo
schermo”.
Il Cavaliere Oscuro il Ritorno: firma la petizione per un doppiaggio migliore!
Uno dei film più attesi del
prossimo futuro è sicuramente Il Cavaliere Oscuro – Il
Ritorno, episodio conclusivo della straordinaria trilogia
nolaniana dedicata all’uomo pipistrello.
Terraferma di Emanuele Crialese
Dopo Respiro e Nuovomondo, Emanuele Crialese torna alla regia – ma firma anche soggetto e sceneggiatura – con Terraferma, conquistando la Giuria di Venezia 2011, che gli assgna il Premio Speciale.
Riannoda i fili con la sua precedente cinematografia il regista romano di origini siciliane: l’incontro/scontro col diverso, l’altro, lo straniero; il tema della migrazione, ma anche il racconto dell’Italia e degli italiani, per indagare come eravamo, come siamo e quale futuro stiamo costruendo. Perciò, se con Nuovomondo ci aveva ricordato il nostro passato di migrazione verso l’America, suggerendoci in prospettiva una lettura del fenomeno migratorio oggi, con Terraferma si mantiene su questi temi, muovendosi però nella stretta contemporaneità.
Siamo in Sicilia, a Linosa, dove d’estate dal mare, elemento principe del cinema di Crialese, arrivano due tipologie di esseri umani a scardinare gli equilibri, già precari, di una piccola comunità di pescatori: sono turisti e clandestini. Due opposti, due facce della stessa medaglia: il benessere, che si manifesta attraverso un turismo di massa spesso arrogante e ottuso, ma ormai quasi unica risorsa per gli isolani. E, all’altro estremo, la disperazione, la povertà, che spingono i migranti a inimmaginabili epopee pur di tentare l’approdo a una nuova terraferma e a una nuova vita.
Crialese riesce a fotografare in maniera non banale, né semplicistica questi due fenomeni, in particolare la situazione che l’Italia vive, essendo uno dei primi approdi europei dei clandestini provenienti dall’Africa. Una situazione affrontata a livello istituzionale con la politica dei respingimenti in mare, di cui il film denuncia i limiti pratici e non solo. Il regista mostra gli isolani posti di fronte a scelte paradossali in un contesto già complicato, in cui è alto il rischio di alimentare paura e diffidenza verso gli immigrati, verso un”altro da noi” col quale dovremmo invece imparare a confrontarci.
Tutto ciò è esemplificato in maniera non didascalica, ponendo i protagonisti “nell’occhio del ciclone”. In quanto pescatori al largo delle coste siciliane, infatti, essi affrontano in prima persona il problema degli sbarchi e del soccorso in mare dei migranti. Ognuno lo fa secondo il suo punto di vista. Ne nasce uno scontro di visioni opposte, in cui si specchia anche il mutamento del Paese attraverso le generazioni. Se infatti la generazione dei nonni, come Ernesto/Mimmo Cuticchio che sembra uscito da un romanzo verista, non può e non vuole derogare al codice di valori in cui è cresciuto, che impone soccorso e solidarietà, i quarantenni sembrano avere altri punti di riferimento, altri parametri.
Il figlio di Ernesto, ad esempio, ben interpretato da Giuseppe Fiorello, ha puntato tutto sul turismo e vede i clandestini come una minaccia ai propri affari. Sua cognata Giulietta – una efficacissima Donatella Finocchiaro – vorrebbe essere solidale da un lato, ma dall’altro teme le conseguenze di gesti illegali per tutta la sua famiglia. Comunque anche lei, vera protagonista del film, è ben cosciente dei mutamenti sociali in atto e determinata a scrollarsi di dosso il passato, a cambiare vita. Non vuol essere una moderna Penelope. È una donna forte – come sempre le donne di Crialese – che la Finocchiaro interpreta con intensità e aderenza, impegnata a garantire un futuro diverso a sé stessa e a suo figlio Filipo/Filippo Pucillo. Quest’ultimo, ventenne, sta cercando di capire chi è, chi vuole diventare e l’esperienza che vivrà sarà decisiva per lui.
Non è manicheo lo sguardo di Crialese sugli italiani in questo film. I personaggi sono complessi e ritratti con vivido realismo. Quelli positivi vi potranno stupire con il loro lato oscuro, mentre con quelli più antipatici forse finirete per solidarizzare (a proposito, troverete anche Claudio Santamaria, insolito nei panni di un odioso finanziere). Un discorso a parte occorre fare, perché tutto si fa più asciutto ed essenziale, quando la macchina da presa si concentra sui migranti e il regista punta al cuore del pubblico: primi piani di sguardi intensi, fieri e dignitosi. Volti, mani, corpi, difronte ai quali ogni commento è superfluo.
Coadiuvato da un’ottima fotografia, lo sguardo si sofferma poi con grande cura sulla natura di Linosa e, diffusamente, sull’elemento acquatico, che è l’altro protagonista della pellicola, portatore di novità, dove tutto ha inizio e tutto termina. Il film, nelle sale dal 09 settembre, è una coproduzione Cattleya e Rai Cinema.
Mother & Child: recensione del film con Annette Bening
Mother & child – Prendete un cast di primissimo livello che vede la compresenza di due candidati all’Oscar come Annette Bening (I ragazzi stanno bene) e Samuel L. Jackson (Pulp Fiction), il vincitore di un Golden Globe come Jimmy Smits (N.Y.P.D – serie tv) ed un’attrice ormai super-affermata come Naomi Watts; prendete un regista riconosciuto come Rodrigo Garcia (Le cose che so di lei) ed un produttore che come regista ha collezionato tre candidature agli Oscar come Alejandro Gonzalez Inarritu (Babel, Biutiful) ed avrete confezionato Mother & child.
Se aggiungiamo che questo film è entrato nella selezione ufficiale del Sundance Film Festival e che ha partecipato ad altri festival prestigiosi come quello di Berlino capiamo che non si sta parlando di un film qualsiasi, di un prodotto scadente.
Eppure rimane un mistero come questo film intenso e coinvolgente sia stato candidamente snobbato dalla distribuzione italiana e non abbia mai fatto presenza nelle nostre “esigentissime” sale cinematografiche. Ora si può anche cercare di comprendere la logica dei botteghini ma con tutta la mediocrità importata ogni anno nei nostri cinema si fatica, e non poco, a capire come un film così importante e apprezzato all’estero possa passare inosservato dalla distribuzione cinematografica italiana.
Ed è proprio alla berlinale che la DNC entertainment ha notato questo film del 2009 e ha deciso di acquisirne i diritti per poter procedere alla distribuzione a noleggio e vendita in dvd dal prossimo 21 settembre. Come illustratoci in una conferenza di presentazione a Milano dai responsabili stessi della DNC, i diritti per la prima televisiva assoluta sono stati già acquistati da La7 la quale trasmetterà il film a inizio 2012. Da sempre attenta a film dai contenuti impegnati La7 ha colto in Mother & child le giuste caratteristiche che ben si adattano al suo pubblico televisivo, un target da sempre sensibile a temi di forte rilevanza sociale. E’ probabile, diciamo ufficioso, che la rete accompagnerà la prima assoluta italiana del film con una serie di trasmissioni di approfondimento al tema trattato.
Ed il tema che Mother & child affronta è il tema delle adozioni, della complessità relative alla questione oltre che raccontare il rapporto madre-figlio visto da varie sfaccettature, osservato e raccontato da diversi punti di vista e seguendone i percorsi evolutivi o involutivi a seconda dei casi.
Il film racconta la vita di tre donne, tre storie parallele e apparentemente separate ma accomunate dall’intenso desiderio di essere madre: Karen (A. Bening) rimasta incinta a 14 anni senza mai conoscere il frutto di quella maternità e che ora si strugge al desiderio di cercare quella figlia abbandonata. Elizabeth (N. Watts) avvocato di successo che invece la madre non l’ha mai conosciuta e che si difende dietro una falsa corazza di donna forte e indipendente ma che in realtà non si rassegna all’idea di ritrovare la donna che l’ha rifiutata. Lucy (K. Washington) che invece figli non può averne e combatte per poter anch’essa diventare madre.
Mother & child è un film dal forte impatto emotivo, intenso e coinvolgente, un film che non smette per un minuto di tenere stretto il nodo alla gola dello spettatore. Gli interpreti rispettano a pieno le aspettative regalandoci mirabili interpretazioni tra cui ci sentiamo di sottolineare e risaltare quella della superba Annette Bening. Rodrigo Garcia illustra con incredibile raffinatezza e sensibilità il rapporto filiale tra madre e figlio, un legame unico e inossidabile più forte di ogni avversità, di ogni rancore e più forte del tempo stesso. Di fronte ad esso tutto cede, tutto si inchina, niente può spezzarlo ma solo darcene l’illusione.
Il film induce alla riflessione anche relativamente al sistema delle adozioni, un sistema che negli Usa è molto differente dal nostro ma che come in Italia presenta contraddizioni e mancanze che in questo film vengono affrontate.
Mother & child è un film che merita di essere visto, discusso, analizzato e magari anche criticato; è un film che non può passare inosservato da chi non vuole allinearsi all’incomprensibile cecità della distribuzione italiana.
Indiana Jones compie 30 anni: Spielberg e Ford raccontano la sua storia!
Lo scorso 12 Settembre, a Los
Angeles si sono festeggiati il 30°anniversario dei Predatori
dell’Arca Perduta. Per l’occasione c’erano anche presenti Steven Spielberg ed Harrison Ford, a cui
hanno preso parte ad un evento con il pubblico prima della
proiezione.
Superman Man of steel: ecco Zod in costume!
Arrivano diverse nuove immagini dal set di L’Uomo
d’Acciaio a Chicago. Nelle foto un Clark kent(Henry
Cavill) alle prese con la bici e per la prima volta vediamo il
costume di Zod.
Iniziate le riprese di Venuto Al mondo di Castellitto!
Sono iniziate a Sarajevo le
riprese del nuovo film di Sergio Castellitto, Venuto al mondo.
Trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo (premio
Campiello 2009) di Margaret Mazzantini, moglie del regista. Nel
cast del film protagonista Penelope Cruz, alla seconda
collaborazione con Castellitto.
La pelle che abito – Trailer italiano
Da quando sua moglie è morta, bruciata in un incidente d’auto, il dottor Robert Ledgard, eminente chirurgo plastico, ha lavorato alla creazione di una nuova pelle con la quale avrebbe potuto salvarla. Dodici anni dopo riesce a coltivarla nel suo laboratorio, una pelle sensibile alle carezze, ed insieme un’autentica corazza contro tutte le aggressioni sia esterne che interne, delle quali è vittima il nostro organo più esteso.
Foto inedite dal set di Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2
Per i più nostalgici La Warner ha diffuso una quindicina di nuove immagini, scattate durante le riprese della battaglia di Hogwarts per Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2. Le foto sono del tutto inedite. Vedono coinvolti quasi tutti i protagonisti dell’ultima battaglia.
Ecco le foto:
Il viaggio oramai si è concluso. Non ci resta che vivere i ricordi.
We Bought A Zoo di Cameron Crowe: Trailer!
E’ stato finalmente diffuso il
Trailer di We Bought A Zoo, nuovo film del regista Cameron
Crowe con protagonisti Matt Damon, Scarlett Johansson, Elle Fanning. Per
vedere il trailer:
Aperte le iscrizioni al Workshop avanzato di Animazione Stop-motion!
Ashley Greene diventa orfana
Gerald McRaney e Samuel L. Jackson in Django Unchained
Si va completando via via il cast di Django Unchained il prossimo atteso film di Quentin Tarantino, il suo primo western puro.
Gerald McRaney, indimenticabile volto della serie tv Agli ordini papà, è stato infatti coinvolto nel progetto nel ruolo di uno schiavista che farà di tutto per mettere i bastoni tra le ruote a Django che vuole liberare dalla schiavitù la moglie Broomhild.
Confermato ufficialmente anche Samuel L. Jackson mentre si aspetterà qualche giorno per una conferma riguardo a Kevin Costner.
Fonte: badtaste
L’Era Glaciale 4: teaser poster
Dopo i primi due capitoli in grande stile e un terzo episodio sottotono, arriva l’Era Glaciale 4 (Ice Age: Continental Drift), ed eccone il teaser poster con il famigerato e amate Scrat!
You Don’t Like the Truth: 4 giorni a Guantanamo – recensione
Pochi giorni fa abbiamo assistito tutti e con una certa commozione alle celebrazioni a Ground Zero per il decennale dell’11 settembre 2001, il giorno in cui un orribile attacco terroristico segnò la vita di molte persone e la storia recente del pianeta stesso. Tra gli effetti più drammatici che la reazione americana ha provocato negli anni successivi a quella shoccante offensiva, proprio all’interno dei suoi confini nazionali, ricordiamo la guerra in Iraq e la missione in Afghanistan che ancora oggi non smette di richiedere il proprio tributo di sangue sia tra la coalizione internazionale che tra i civili locali.
Ma un altro e più nascosto risultato dell’odio e della violenza nati dalla violenza e dall’odio di quel terribile giorno, è rappresentato dal carcere per terroristi di Guantanamo bay, a Cuba. In questi ultimi anni sono faticosamente trapelate immagini e notizie relative agli abusi e alle ingiustizie che vengono perpetrate in quel carcere che agisce all’interno di un buco nero giuridico, non rispettando di fatto nessuna convenzione, né americana ne tanto meno internazionale. You Don’t Like the Truth: 4 giorni a Guantanamo documentario di Luc Cote’ e Patricio Hernandez rappresenta indubbiamente un notevole contributo alla causa, mostrandoci le immagini salienti di quattro giorni di intensi interrogatori che agenti dell’intelligence canadese hanno sottoposto ad un loro concittadino di origine egiziana, Omar Kadhir, un ragazzo di quattordici anni.
Le immagini sono state recuperate dal circuito chiuso del carcere e solo dopo anni i legali di Omar hanno avuto accesso a questo importante materiale documentativo. Il film integra ai video dell’interrogatorio testimonianze e interviste a parenti, avvocati, giornalisti e vecchi compagni di prigionia del giovane “terrorista”. Omar Kadhir fu catturato in Afghanistan in seguito ad un conflitto a fuoco tra soldati americani e un gruppo di miliziani locali, morì un soldato paramedico statunitense e Omar, in quanto unico superstite al bombardamento della casa in cui i miliziani si rifugiavano, è stato conseguentemente accusato di omicidio. Dopo essere stato medicato alla buona Omar è transitato, come molti altri pseudo-terroristi, dal carcere di Bargram dove ha subito pesanti maltrattamenti fisici e torture quindi da lì il viaggio per Guantanamo. I giorni dell’intervista risalgono proprio al primo periodo nell’isola cubana e Omar mostra alle telecamere la paura ed il terrore di essere ancora torturato.
Inizialmente egli crede che i suoi interlocutori siano dei diplomatici del governo canadese giunti a Guantanamo per aiutarlo ma presto capisce che non è così e che il loro unico scopo è quello di strappargli qualche dichiarazione o ammissione compromettente per giustificare il loro viaggio ai propri superiori. Le preziose testimonianze di prigionieri che hanno come lui subito una detenzione immotivata e per crimini mai effettivamente dichiarati, sono importanti per avere un quadro completo del problema e per disegnare con maggiore precisione il profilo psicologico del ragazzo. Il filmato raggiunge l’apice emotivo quando in primo piano la madre di Omar osserva, con le lacrime agli occhi, il figlio nel video, mentre solo nell’asettica stanza degli interrogatori piange invocandola. E ‘ qui che si apprende l’assurdità di considerare come pericoloso terrorista un giovane e indifeso ragazzo nato e cresciuto in Canada e trovatosi in mezzo ad una situazione troppo grande per essere da lui compresa, una situazione di cui lui era solo una vittima involontaria.
You Don’t Like the Truth: 4 giorni a Guantanamo è stato presentato dal Milano Film Festival nella sezione “Colpe di stato” e verrà riproposto giovedì 15 settembre alle ore 15 presso l’Auditorium San Fedele. Un film che induce alla riflessione e che sopratutto in questi giorni di ricorrenze dovrebbe aiutarci a capire che l’odio non necessariamente deve generare altro odio.
Crazy, Stupid, Love: recensione del film con Ryan Gosling
Pazzo, Stupido … no è ‘solo’ Innamorato. Arriva al cinema Crazy, Stupid, Love la divertente commedia, diretta da Glenn Ficarra e John Requa, corale o quasi, che vede Steve Carell alle prese con una fedifraga Julianne Moore, Ryan Gosling sfacciatamente bello seduttore incallito che cede per la prima volta in vita sua al brio di Emma Stone (mica poco?!) e intorno a loro Kevin Bacon sfascia-famiglie e una folle Marisa Tomei ex-alcolista.
La commedia Crazy, Stupid, Love sin dai primissimi minuti ci racconta tutto di sé: mix abbastanza equilibrato tra di gag divertentissime, battute elettrizzanti e un pizzico di dramma, perché si sa, la vita è fatta così, si ride e si ama, ma si soffre anche tanto. Cal (Carell) viene lasciato dalla moglie (Moore) dopo 25 anni di matrimonio, lei lo ha tradito con un collega (Bacon) e lo lascia con il cuore infranto. Il loro figlio 13enne è innamorato della babysitter di quattro anni più grande, che a sua volta ha una terribile cotta per Cal stesso. E dietro l’angolo c’è Jacob (Gosling) che perde la testa per Hannah (Stone), nonostante sia un famigerato sciupafemmine.
Crazy, Stupid, Love – Pazzo, Stupido … no è ‘solo’ Innamorato.
La situazione sembra procedere su binari abbastanza lineari fino ad ingarbugliarsi definitivamente in un gran finale con tanto di rissa e sfacciate risate da parte dello spettatore. Si tratta di una commedia fondata su due elementi cardinali: in primo luogo una grande scrittura di Dan Folgeman, leggera e pungente, senza fronzoli che misura con intelligenza momenti commoventi a situazioni paradossali, regalando un paio di battute che sono già storia (basti guardare il trailer!). Una buona sceneggiatura però può non essere efficace senza il giusto supporto, ed ecco che arriviamo al cast, vera e propria punta di diamante del film: Carell e la Moore, bellissima nonostante le rughe visibili, sono perfettamente in parte, e non ci sorprende la spiccata vena comica dell’impegnata Julianne Moore, visti anche i trascorsi dello scorso anno in The Kids are all Right.
Altro attore impegnato prestato alla commedia è Ryan Gosling, praticamente una divinità greca in un ruolo che gli calza a pennello e nel quale rivela un’ironia ed una comicità che speriamo possa ancora sfruttare in prossimi progetti. Con lui fa (s)coppia Emma Stone, bravissima, punto. Chi veramente ‘vince’ in tutto il film è il giovanissimo Jonah Bobo, il suo Robbie rappresenta un inedito 13enne, che oltre agli ormoni, riesce a vedere con molta più lucidità dei grandi il mondo che lo circonda.
Inutile parlare di valori e morale, Crazy, Stupid, Love non ne ha, o meglio non ha né più né meno morale di una qualunque altra storia che può capitare ad ognuno, nella più ordinaria delle realtà quotidiane, fatta eccezione per il fatto che uno come Gosling non si trova dietro l’angolo. L’orecchio più attente riuscirà a scorgere dietro gli arpeggi delicati e discreti della colonna sonora, l’ottimo compositore della soundtrack di Little Miss Sunshine (e non solo), Nick Urata, in coppia con Christophe Beck. Da vedere, il film e Gosling, per ridere con il cervello.
Carnage: recensione del film di Romav Polanski
Fa impressione quanto Carnage, la celebrata pièce teatrale di Yasmina Reza calzi a pennello con la vena autoriale di Roma Polanski, e non sorprende quindi come il regista polacco sia stato attratto dal portare sul grande schermo, una rabbiosa quanto eccentrica “commedia”domestica. Il film rappresenta a pieno il “fascino discreto di una borghesia” che collassa sulle stesse figurazione che produce e con la quale virtualizza l’esistenza di ognuno.
Non stupisce l’agilità del regista che con la sua cinepresa passa da un salotto a un bagno ricordandoci per un attimo i fasti di Repulsion di un tempo. Laddove era la psiche della protagonista a sgretolarsi sotto le martellate incessanti del regista, qui attraverso un velato ma pressante sarcasmo meschino, ridacchia alle spalle dei protagonisti opprimendoli fino a provocarne la rottura definitiva con la loro rappresentazione; liberando i protagonisti da una maschera fin troppo esosa da portare, lasciando libero sfogo alle pulsioni più egoiste delle natura umana. Nell’intento Polanski è certamente aiutato anche da una sceneggiatura brillante che gli regge il gioco: semplice, diretta, che evita i preamboli psicanalitici che avrebbero di certo appesantito la pellicola, conferendogli quella leggerezza e quell’ironia di fondo che soddisfa un po’ tutti e che consegna l’opera nelle mani di chiunque.
Un segno indelebile
nell’autorialità polanskiana è certamente il ruolo ricoperto dalla
casa, luogo domestico che non serve ad altro che a scatenare
conflitti, pulsioni, caos, allontanandosi certamente dalla classica
configurazione protettiva con la quale siamo abituati a vederla. E’
in queste quattro mura che danno il massimo i protagonisti, forse
ancor più bravi del film stesso. Di grande fattura è
l’interpretazione di tutto il cast, a cominciare dall’oramai
consolidata bravura di
Kate Winslet che nel finale impreziosisce con
un monologo, rubando quasi la scena agli altri, delirante e
sorprendente. Non da meno è sicuramente
Christoph Waltz, abile come pochi a
impersonare rigorosi individui dai connotati senza dubbio
particolari. Se
Jodie Foster non la scopriamo noi, piacevole
sorpresa è quella di
John C. Reilly abile nel tenere testa alle
pregevoli interpretazioni dei tre precedentemente citati.
Quel che lascia perplessi è una considerazione di fondo molto semplice: il film se pur piacevole e divertente, non aggiunge granché alla filmografia del regista, né tanto meno all’ostentata quanto ormai abusata critica alla borghesia. Se si riesce a godere del film senza pensarci, nemmeno ci si accorge del fatto che in fin dei conti sembra tutto già visto e già detto; e da Polanski forse spesso ci si aspetta sempre quel qualcosa in più che molto spesso non lo si trova.
Hugh Grand in Cloud Atlas
Dark Shadows: ecco Depp vampiro
Continua in Gran Bretagna il lavoro di Tim Burton, sul set di Dark Shadows, insieme all’amico e stretto collaboratore Johnny Depp. SplashNews ha messo on line le primissime immagini dal set che vedono protagonista proprio l’eccentrico Johnny.
Il suo personaggio è quello del vampiro Barnabas Collins, con lui sul set Bella Heathcote. L’uscita del film è prevista per l’11 maggio negli Stati Uniti.
Fonte: SplashNews via Badtaste
Kelly Reilly per Robert Zemeckis
The Twilight Saga Breaking Dawn parte 1: primo theatrical trailer
Finalmente, per twilighters e curiosi, il nuovo theatrical trailer di The Twilight Saga Breaking Dawn parte 1 è on-line. Così come nel primo teaser, anche qui vediamo scene del matrimonio , ma nei due minuti e mezzo del video si vede molto altro: la luna di miele, la prima notte di nozze, le gravidanza, i problemi che ne conseguono, la rabbia di Jacob e l’apprensione di Edward.
Come è ormai d’uso il trailer è molto bello, e il film sembra tecnicamente impeccabile (aldilà dei gusti personali sulla saga), staremo a vedere cosa ne penseranno i fan. Intanto ecco il video: