Stando a quanto riportato
dall’Hollywood Reporter, The Monolith
arriverà sul grande schermo. Secondo la fonte, la Lionsgate si
occuperà dell’adattamento cinematografico del fumetto DC di
Jimmy Palmiotti e Justin Gray, pubblicato originariamente tra il
2004 e il 2005.
La trasposizione cinematografica
sarà diretta da Dave Wilson, il direttore creativo
della Blur Studios di Tim Miller (Deadpool), mentre la
sceneggiatura porterà la firma di Barnett Brettler. Il film segnerà
il debutto dietro la macchina da presa di Wilson. Erwin Stoff
(13 Hours, Il sapore del successo) si
occuperà della produzione.
The
Monolith ha come protagonista il personaggio di Alice
Cohen, un’ex-tossicodipendente che riceve in eredità dalla nonna
defunta una casa a Brooklyn. Nella casa Alice scopre il suo diario,
imbattendosi in una storia di amore e di vendetta che inizia nelle
fabbriche di New York durante la depressione e che mostra la
creazione di un mostro in cerca di vendetta per l’uccisione di un
uomo buono e onesto.
La serie The
Monolith durò dodici numeri. Dopo la pubblicazione da
parte della DC Comics, i diritti tornarono a Jimmy Palmiotti e
Justin Gray.
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della DC COMICS
nel nostro canale dedicata alla DC FILMS.
Un altro terrificante racconto di
Stephen King è stato portato sul grande schermo,
ed ecco cosa c’è da sapere su The
Monkey. Basato sull’omonimo racconto pubblicato
originariamente nel 1980, The Monkey parla di due fratelli
che scoprono in soffitta un misterioso giocattolo a forma di
scimmia che suona i piatti. Sfortunatamente per gli ignari
fratelli, ogni volta che il meccanico scimmione fa tintinnare i
piatti, qualcuno a loro vicino muore. Ispirandosi a storie
classiche come La zampa della scimmia, il racconto
sottovalutato di King è stato una delle sue poche opere ancora da
vedere sullo schermo.
Mentre la carriera dell’iconico re
dell’horror entra nel suo sesto decennio, la popolarità del maestro
delle parole del Maine sembra non essere svanita. I
film tratti dalle opere di Stephen King continuano a essere
campioni d’incassi e, sebbene King abbia avuto la sua buona dose di
insuccessi, i suoi libri, romanzi e racconti si sono rivelati una
fonte pressoché inesauribile per Hollywood. Ora, uno dei lavori più
discreti di King è stato finalmente adattato e ha un cast di grandi
nomi che ha contribuito a rendere The Monkey un altro grande
successo di Stephen King.
Il cast di The Monkey di
Stephen King
I ruoli principali sono entrambi
interpretati da Theo James, che ha ampliato il suo repertorio
nei panni dei fratelli gemelli Hal e Bill. Il cast stellare è
cresciuto all’inizio del 2024 con l’aggiunta di
Elijah Wood nel ruolo di Ted al fianco di Tatiana Maslany, famosa per il ruolo di
She-Hulk, che interpreta Lois, la madre di
Hal/Bill. Christian Convery, protagonista di
Sweet Tooth, interpreta le versioni infantili di Hal e Bill,
mentre Sarah Levy interpreta la zia di Hal e Bill, Ida. Il giovane
Colin O’Brien interpreta il figlio di Hal, Petey, e Rohan
Campbell interpreta Ricky.
Il cast di The Monkey
include:
Theo James – Hal/Bill
Christian Convery -Giovane Hal/Bill
Tatiana Maslany – Lois Shelburn
Elijah Wood – Ted Hammerman
Colin O’Brien – Petey
Rohan Campbell -Ricky
Sarah Levy – Ida
I trailer di The Monkey di
Stephen King
Guarda i trailer
completi
Anche se l’uscita del film era
prevista per il 2025, nell’agosto 2024 è stato pubblicato un teaser
trailer di The Monkey che serve ad aumentare il terrore per
il prossimo adattamento di Stephen King. In soli 44 secondi, il
teaser mostra la inquietante scimmia che tamburella mentre la
telecamera inquadra da vicino la scena con una distorta musica da
circo in sottofondo. Infine, il teaser si conclude con una ripresa
di Theo James che, sotto shock dopo essere stato inzuppato di
sangue, si toglie gli occhiali.
Dopo che il primo teaser aveva
lasciato intravedere alcuni sinistri indizi, nell’ottobre 2024 è
uscito un trailer teaser
più lungo per The Monkey. Sulle note di un
ritmo allegro, il trailer macabro e intriso di sangue mette in
evidenza solo alcune delle terribili morti che si verificheranno
nel corso del film. Nel clip è presente anche lo stile unico del
regista Oz Perkins, e il lavoro simmetrico della telecamera è in
diretto conflitto con un mondo che sta chiaramente impazzendo.
Per approfondire la storia
dell’opera da incubo di Oz Perkins, l’ultimo trailer diThe Monkeyè stato presentato a gennaio 2024. La narrazione nel
trailer spiega che Hal e Bill hanno scoperto il giocattolo
demoniaco da bambini e hanno fatto di tutto per distruggerlo.
Purtroppo, la scimmia è tornata e i gemelli devono riunirsi per
fermare ancora una volta il suo regno di terrore.
Eagle Pictures ha
diffuso il trailer del nuovo atteso horror The
Monkey del regista Osgood Perkins con Theo
James e
Elijah Wood, dal 20 Marzo al Cinema
Basato sul racconto di
Stephen King e prodotto da James Wan (The
Conjuring, Saw), The Monkey
è la nuova opera firmata da Osgood Perkins
(Longlegs), qui in veste di sceneggiatore e regista.
Quando due fratelli gemelli trovano
una misteriosa scimmietta a molla, una serie di morti inspiegabili
distrugge la loro famiglia. Venticinque anni dopo, il giocattolo
maledetto riappare, dando inizio a una nuova scia di sangue e
costringendo i due fratelli, ormai separati, a fare i conti con il
loro oscuro passato.
Secondo Deadline, la
star di The White
LotusTheo
James è stata scelta per essere il protagonista del prossimo
adattamento di una storia di
Stephen King, The
Monkey. Il progetto proviene
dal creatore di The Conjuring James Wan,
che produrrà il film attraverso il suo società Atomic Monster.
“Stephen King è il padrino del
genere horror. Ha avuto un’enorme influenza su di me da
bambino e per tutta la mia carriera, ed è sempre stato un sogno
contribuire a dare vita a una delle sue storie“, ha dichiarato
Wan in una nota. “The Monkey è
uno dei miei preferiti, con la sua presunzione semplice, iconica e
incredibilmente commerciabile. E non riesco a immaginare
nessuno migliore di un fan del genere visionario e da una vita come
Osgood per dare vita a questo.
Questo è la seconda notizia di un
adattamento di Stephen King in una
settimana. Tom
Hiddleston e Mark Hamill
hanno firmato per
recitare in The Life of Chuck di Mike
Flanagan, basato su un altro racconto di King. Il film
Monkey sarà scritto e diretto dall’attore-regista
Osgood Perkins. Perkins è meglio conosciuto
per il suo lavoro su film horror come The Blackcoat’s
Daughter, I Am the Pretty Thing That Lives in
the House e Gretel &
Hansel. La storia è incentrata su due fratelli
gemelli le cui vite cambiano dopo aver scoperto una misteriosa
scimmia giocattolo che suona i piatti. Il casting è ancora in
corso per il progetto.
“Quando i fratelli gemelli Hal e Bill scoprono la vecchia
scimmia giocattolo del padre in soffitta, intorno a loro iniziano
una serie di morti raccapriccianti”, si legge nella sinossi.
“I fratelli decidono di buttare via la scimmia e andare avanti
con le loro vite, allontanandosi nel corso degli anni. Ma
quando le morti misteriose ricominciano, i fratelli devono riunirsi
per trovare un modo per distruggere la scimmia per sempre prima che
tolga la vita a tutti quelli a loro vicini.
The Monkey è prodotto da Brian
Kavanaugh-Jones, Fred Berger, Chris Ferguson, Peter Luo, Nancy Xu e
John Friedberg. Proviene da Atomic Monster, Stars Collective e
Black Bear International, con C2 Motion Picture Group che
finanzia il progetto.
Dopo aver trasformato
Nicolas Cage nel suo incredibile Longlegs,
Osgood – detto Oz – Perkins rilancia con il nuovo The
Monkey (guarda
il trailer),distribuito al cinema da
Eagle Pictures a partire dal 20 marzo 2025. Un film che riunisce
parte di un ipotetico Gotha dell’horror, nel quale non potrebbero
mai mancare James Wan (il padre delle saghe di
The Conjuring e Saw, qui produttore) e
Stephen King, autore del racconto (contenuto nella
raccolta “Scheletri“) dal quale nasce questo adattamento,
interpretato da Theo James, nel doppio ruolo del tormentato e
disperato protagonista, e diretto appunto dal figlio dell’Anthony
Perkins di Psycho.
Da Psycho a Stephen
King
Che abbiamo visto muovere
i primi passi su un set nel 1983, come ‘giovane Norman’ nel
Psycho II di Richard Franklin, ed esordire alla regia nel
2015, con February – L’innocenza del male nel 2015, prima
dell’interessante Sono la bella creatura che vive in questa
casa nel 2016 e la versione personale del poco fiabesco
Gretel e Hansel nel 2020, prima del citato Longlegs.
E che per questo gradito ritorno sceglie di attingere alla storia
“La scimmia“, pubblicata dal Re del Brivido nel novembre del
1980, dopo che in passato era stato Kenneth J. Berton, nel 1984, a
farne un film con il suo Il dono del Diavolo (The Devil’s
Gift).
La trama di The
Monkey
Nel 1999, Petey Shelburn
tenta di restituire, e distruggere, una scimmia giocattolo in un
negozio di antiquariato, ma il congegno meccanito tutto è tranne
che un gioco. Come dimostra la reazione a catena che si scatena,
solo la prima stazione di una interminabile via crucis disseminata
di morti incredibili che sembrano funestare la famiglia Shelburn e
i due piccoli figli di Petey, Hal e Bill. Sono loro a sospettare
del potere nefasto della scimmia e a disfarsene… ma per quanto?
Venticinque anni dopo, infatti, i due, ormai separati dalla vita e
dalla precisa intenzione di non avere nulla a che fare l’uno con
l’altro, sono costretti a riavvicinarsi dall’inatteso riapparire
del “giocattolo”. Ma se non fosse un caso? Come potrebbe Hal
evitare che la maledizione ricada su suo figlio Petey?
Il destino è quel che
è
Tutti muoiono, il film ce
lo ricorda, ma accettato questo assunto tanto vale sbizzarrirsi.
Chissà che non sia stato questo il pensiero di Oz Perkins
nell’architettare questo adattamento infarcendolo di invasioni di
vespe assassine, donne che esplodono e incidenti mortali di ogni
tipo, nel quale il pericolo è dietro ogni angolo, dalla piscina al
ristorante, sia che si resti in casa sia che si vada a fare
shopping. Morti talmente assurde, esagerate ed esplicite da fargli
andare stretto persino il collegamento – spontaneo, a vedere il
film – con il franchise di Final Destination, e che
probabilmente faranno la gioia di molti appassionati del
genere.
Il Dark Humour in
The Monkey
Questo senso
dell’umorismo ‘malato’ è in fondo la cifra principale del film, nel
bene e nel male, visto che spesso, a fronte della grande creatività
omicida e dell’abilità del regista a costruire gradualmente la
tensione, viene a mancare proprio quella che dovrebbe essere la
spina dorsale dell’horror. La forza evocativa e inquietante del
giocattolo ha molta meno intensità e presa di altri suoi simili,
sostanzialmente ridotto a osservatore silente e trasformato in una
sorta di innesco di quello che è il vero conflitto, quello tra i
due fratelli.
Una scelta spiazzante,
che spezza in due il film, dopo un prologo avvincente e una
premessa promettente, affidandosi spesso a cliché e a una storia
debole nella sua rappresentazione, anche come mero tessuto
connettivo tra sequenze emozionanti e visivamente di impatto, che
finisce per dilungarsi eccessivamente prima della definitiva
conclusione. Anche questo effetto della libertà che Perkins
dimostra di prendersi nella trasposizione del racconto, insieme
alla fondamentale aggiunta di un fratello gemello, elemento che gli
permette di fare proprio il film e approfondire le dinamiche
familiari (dal rifiuto della paternità al senso di colpa per quanto
vissuto nell’infanzia) e i traumi che uniscono Hal e Bill, fino ad
assumere i tratti di una vera e propria maledizione, da affrontare,
accettare o scontare.
Un tentativo di catarsi
personale per Perkins
Tutto ciò, unito alla
relazione fratturata affidata al doppio Theo, aggiunge profondità
al racconto e un peso specifico particolare al cercarsi e
confrontarsi dei due gemelli. Forse non quella desiderata dallo
spettatore medio, che certo non si aspetterà Bergman, ma si
ritroverà di fronte a un progetto decisamente personale per il
regista, che ha pubblicamente ammesso di continuare a sfruttare i
propri film – almeno Longlegs e The Monkey – per
affrontare la depressione causata dalla morte “mediatica” dei suoi
genitori (il padre a causa dell’AIDS e la madre Berinthia “Berry”
Berenson negli attentati dell’11 settembre 2001) e mettere in scena
genitori assenti, le drammatiche conseguenze di certi segreti
familiari, il desiderio di vendetta e la paura di una distruttiva
coazione a ripetere il passato.
Attenti al
gorilla
Attenzione a
fraintendere, The Monkey è sufficientemente
divertente, splatter e grottesco da appartenere a buon titolo al
genere e da poter essere apprezzato dallo stesso King (nonostante
il tradimento del suo originale), a patto di possedere lo stesso
humour del regista e sceneggiatore. Che, come detto, a scelte
convincenti di stile (dai titoli ‘western’ a una fotografia
desaturata e un commento musicale ben calibrato) e una pletora di
personaggi di contorno surreali, unisce uno sviluppo non sempre di
livello. Per ritmo e coerenza. Che rischierà di annoiare qualcuno,
forse i poco impressionabili, ma che per lo meno non si prende sul
serio. Decisamente.
È stato presentato il secondo
trailer di The
Monkey. L’imminente commedia horror
direttadaOsgood
Perkins è basata su “The Monkey”, un racconto di Stephen
King che ruota attorno a una scimmia giocattolo maledetta
responsabile di una serie di terrificanti omicidi. Theo
James di Divergent guida il cast di The
Monkey, che comprende anche Tatiana Maslany di She-Hulk: Attorney at Law, Elijah Wood de Il Signore degli
Anelli e Christian Convery di Sweet Tooth, l’ultimo
dei quali interpreta le versioni più giovani dei fratelli gemelli
di James, Hal e Bill.
Ora, Neon ha
rilasciato il secondo trailer di The Monkey. Dopo la prima
sanguinosa uccisione della scimmia, la narrazione spiega che Hal e
Bill hanno scoperto il giocattolo demoniaco quando erano bambini e
hanno fatto del loro meglio per distruggerlo, anche facendo cadere
la scimmia in un pozzo profondo. Anni dopo, Bill chiama Hal
e gli dice che la scimmia è tornata e che devono
distruggerla. Il resto del trailer mostra le numerose
vittime che cadono preda della scimmia. Guardate il trailer qui
sotto:
Cosa significa per The
Monkey
Il secondo trailer di The Monkey
sottolinea che il film non si sottrarrà al gore e abbraccerà
pienamente il terrore della storia di
Stephen King. Il sangue che sgorga dagli occhi della madre di
Hal e Bill (Maslany) ne è l’esempio più lampante, insieme ai
numerosi personaggi che vengono ricoperti di sangue nel corso del
trailer. La scimmia non è un killer sottile e
uccide le sue vittime in modo particolarmente macabro ed
eccessivo.
Il trailer ricorda anche che
The Monkey è una commedia horror. Uno dei momenti più
divertenti è quello del prete, che pronuncia un’imprecazione ed è
altrimenti a corto di parole di fronte alla sua congregazione,
visti gli orribili eventi che si sono verificati. C’è anche
comicità in Hal che prende in giro il fratello dicendo che
devono“sconfiggere” la
scimmia e un senso generale di umorismo contorto per una
scimmia giocattolo che è la causa di una carneficina così
devastante.
Mentre il film lascia molto
all’immaginazione, Oz Perkins ha un’idea piuttosto precisa delle
origini del giocattolo in The
Monkey. Scritto e diretto dal regista di I
lunghi, il film del 2025 adatta il racconto breve di Stephen
King con lo stesso titolo, seguendo un uomo alle prese con i demoni
del suo passato legati a una scimmietta giocattolo che
apparentemente uccide persone a caso in modi orribili. Con
protagonista Theo James,
The Monkey ha raccolto recensioni per lo più positive da
parte della critica per il suo tono umoristico e le uccisioni
raccapriccianti causate dal giocattolo, le cui origini rimangono un
mistero.
Durante una recente sessione di Ask
Me Anything su
Reddit, a Perkins è stato chiesto delle origini del giocattolo
e se lo scrittore/regista ne avesse previsto uno o se avesse scelto
consapevolmente di non crearne uno. Perkins ha rivelato che
aveva intenzione che la figura fosse una rappresentazione di
“Dio” in The Monkey, osservando anche con
umorismo che parte del simbolismo è che non sa “da dove viene
Dio o cosa cazzo pensa di fare”. Guarda cosa ha spiegato
Perkins di seguito:
Cosa significa per il
giocattolo in The Monkey
Perkins ha fatto molte
allusioni a questo simbolismo in tutto il film
Anche se il film potrebbe aver
apportato alcune modifiche al materiale originale, le misteriose
origini del giocattolo in The Monkey rimangono fedeli alracconto breve di Kingin quanto non trovano mai
risposta. Alcuni hanno sostenuto che si tratta semplicemente di
una manifestazione del senso di colpa di Hal, mentre altri hanno
sostenuto che si tratta di un’entità genuinamente soprannaturale,
entrambe idee che King ha esplorato in passato. Anche James ha
recentemente espresso la sua opinione sulla prima teoria, ritenendo
che, sebbene sia un’idea “interessante”, non ritiene che
funzioni per il film in quanto lo rende un po’ troppo
“esistenziale” invece che divertente.
Indipendentemente da come
l’interpretazione influisca sulla visione del film, ci sono
sicuramente molti indizi che alludono alla visione di Perkins
diThe Monkey‘s toycome una forma di dio.
In tutto il film, in particolare nelle scene di flashback di Hal e
Bill che incontrano molteplici morti, ci sono riferimenti all’idea
biblica che tutto accade per una ragione e tutto rientra nel
misterioso piano di Dio. Lois, interpretata da Tatiana Maslany,
presenta ai suoi figli un’interessante idea alternativa secondo cui
tutto e niente è un incidente, da cui deriva la visione comica del
film.
Il tono umoristico di The
Monkey è uno dei maggiori cambiamenti del film rispetto al
racconto, che aveva un approccio molto più serio.
Uno dei maggiori legami tra il
simbolismo di Perkins e il film è nel finale di The Monkey,
in cui Bill cerca freneticamente di costringere il giocattolo a
uccidere suo fratello, provocando un’ondata di morti e
distruzione nell’area piuttosto che il suo gemello, per poi
essere ucciso a sua volta. Come i fratelli affermano spesso nel
corso del film, non è mai del tutto chiaro come funzioni il
giocattolo, che si inserisce nell’idea dei misteriosi meccanismi di
Dio, mentre l’apparizione di un cavaliere pallido allude al
Cavaliere della Morte, che fa parte dell’apocalisse biblica.
La nostra opinione sulle
origini del giocattolo in La scimmia
Se fosse troppo contorto, ne
andrebbe perso il fascino
Considerando quanto possano essere
complicate le creazioni con retroscena per qualcosa di unico come
una scimmia giocattolo a molla che uccide le persone attraverso
macchinazioni alla Rube Goldberg, Perkins ha probabilmente fatto la
scelta giusta mantenendo l’attenzione de The Monkey sul
passato traumatico dei personaggi con il giocattolo piuttosto che
sui loro sforzi per saperne di più. Non solo ha permesso al film di
assaporare le morti raccapriccianti e macabre in tutto il film, ma
ha anche mantenuto la sua storia relativamente radicata nelle
evoluzioni di Bill e Hal.
Il regista di Longlegs,
Osgood Perkins, e la NEON hanno preso uno dei classici racconti
brevi di Stephen King e hanno dato vita a un’altra icona
dell’horror con The
Monkey. Questo film segue i fratelli gemelli Hal e Bill
quando trovano in casa una scimmia giocattolo a molla che uccide le
persone ogni volta che la usano, creando tormento a loro e ai loro
cari. Il potere mortale che il malvagio giocattolo mostra in
The
Monkey del 2025 dimostra che è una forza terrificante e
quasi imbattibile.
Come nella storia di Stephen King,
il giocattolo assassino in The Monkey è un personaggio
misterioso che è difficile da sconfiggere per i personaggi. È anche
difficile da prevedere a causa delle molte morti sorprendenti,
raccapriccianti, ma comiche che crea in The Monkey. Mentre
il giocattolo è una minaccia terrificante nel film di Perkins come
nella storia di King, la scimmia malvagia è rappresentata in modo
diverso in entrambe le versioni della storia.
L’origine della scimmietta
giocattolo in The Monkey
La scimmia è una fonte di
grande mistero nel film
The Monkey si apre con il
padre di Hal e Bill, il capitano Petey Shelburn, che cerca di dare
via la scimmietta giocattolo in un negozio di antiquariato nelle
vicinanze. Parlando con il negoziante, Petey spiega che non sa
esattamente cosa sia la scimmia. Il film non spiega nemmeno con
precisione dove Petey abbia trovato la scimmia o chi gliel’abbia
data. Viene semplicemente descritta come uno dei tanti ninnoli che
Petey ha raccolto durante i suoi viaggi per portarli a casa alla
sua famiglia, che abbandona poco dopo aver lasciato loro la
scimmia.
Il giocattolo titolare era
già abbastanza spaventoso con i suoi occhi arrabbiati, i denti
giganti e la capacità di uccidere, ma The Monkey è ancora più
spaventosa quando viene ritratta come un qualche orrore cosmico
sconosciuto con il solo desiderio di scatenare la
morte.
Alla fine del film, dopo tanti
anni, Hal e Bill sanno della scimmia quanto chiunque altro,
lasciando il giocattolo malvagio come un grande enigma. È saggio
che Osgood Perkins abbia lasciato le origini esatte del giocattolo
maledetto un mistero in The Monkey. Il giocattolo
titolare era già abbastanza spaventoso con i suoi occhi arrabbiati,
i denti giganti e la capacità di uccidere, ma la scimmia è ancora
più spaventosa quando viene ritratta come un orrore cosmico
sconosciuto con il solo desiderio di scatenare la morte.
I poteri e le abilità della
scimmia nel film The Monkey
The Monkey brandisce
l’inarrestabile e caotico potere della morte
Ogni volta che un personaggio in
The Monkey gira la chiave del giocattolo, questo mostra i
denti e alza il braccio, pronto a colpire il suo tamburo. Tuttavia,
la scimmia ha una mente propria, quindi colpisce il tamburo
solo quando decide di uccidere qualcuno. Questo può accadere in
qualsiasi momento, creando molta suspense in The Monkey. Ma
quando il malvagio giocattolo colpisce finalmente il tamburo, il
suo potere influisce sulla realtà in modo tale da causare la morte
di una persona, in modo simile a Death in the Final
Destination. Ad esempio, una morte creata dalla scimmia può
essere semplice come provocare un aneurisma cerebrale a qualcuno o
elaborata come far cadere un condizionatore dal tetto e fulminare
qualcuno in una piscina vicina. Tuttavia, la scimmia non uccide la
persona che ha girato la sua chiave.
Non importa quante volte Hal e Bill
cerchino di sbarazzarsene, la scimmia si teletrasporta da loro
quando meno se lo aspettano, che possono essere ore o anni dopo.
Anche dopo che Hal e suo padre Petey l’hanno tagliata o bruciata,
torna sempre da loro, completamente intatta. Il film ha anche
stabilito che la scimmia “non accetta richieste” quando si
tratta di uccidere, il che significa che uccide chi vuole,
quando vuole. Di conseguenza, quando Bill cerca di far suonare il
tamburo alla scimmia, questa si rifiuta di obbedirgli.
Apparentemente infuriata, la scimmia suona il tamburo così tante
volte da scatenare un terremoto che causa la morte improvvisa di
diverse persone nelle vicinanze.
Come il giocattolo assassino
della scimmia si confronta con il libro di Stephen King
The Monkey – Film 2025
The Monkey ha uno strumento e
un destino diversi in entrambe le storie
Una delle principali differenze tra
la scimmia del film di Osgood Perkins e il racconto di Stephen King
è lo strumento che utilizza. Nella versione di King de La
Scimmia, il sinistro giocattolo suona un paio di piatti quando
decide di uccidere qualcuno. Nel film di Perkins, invece, la
scimmia suona un tamburo e una melodia stravagante nel momento in
cui uccide una persona. Questa differenza è dovuta al fatto che
la Disney possiede i diritti della scimmia che suona i piatti,
apparsa in Toy Story 3.
Anche il modo in cui Hal sconfigge
la scimmia giocattolo è diverso tra il film e il materiale
originale. Nel racconto di King, Hal e suo figlio Petey gettano la
scimmia in un lago e la appesantiscono con delle pietre. Anche se
la scimmia non si teletrasporta da loro, molti pesci nel lago
vengono trovati morti, il che indica che è ancora funzionante. Nel
frattempo, il film di Perkins mostra Hal e Petey che portano con
sé la scimmia dopo la morte di Bill, accettando che faccia
parte della loro vita e che dovrebbero portarla con sé per impedire
a chiunque di usarla di nuovo.
Perché la scimmia giocattolo
uccide le persone
Le motivazioni della scimmia
sono vaghe, ma le piace dare spettacolo
Non è chiaro perché il giocattolo
maledetto ami uccidere le persone in The Monkey, ma è più di
una semplice forza distruttiva della natura. In uno dei trailer di
The Monkey, Bill afferma che la scimmia ha scelto lui e
Hal per testimoniare il suo potere sulla vita e sulla morte.
Questa affermazione spiega perché continua ad apparire a Bill e Hal
e perché non uccide chiunque abbia girato la sua chiave. Che Hal
abbia ragione o meno sul fatto che la scimmia sia
“fondamentalmente il diavolo”, il giocattolo vivente è
chiaramente un sadico.
Sembra che la scimmia voglia vedere
come le morti che provoca influenzano le persone intorno a loro, in
particolare Bill e Hal. Molte delle persone che la scimmia
uccide muoiono proprio davanti a Hal e Bill, permettendole di
osservare come tutta questa morte li distorce e li fa soffrire. Il
fatto che la scimmia abbia dato la sua chiave a Bill in modo che
potesse attivarla lui stesso implica che le piaccia anche guardare
come il suo potere corrompa gli esseri umani e li trasformi anche
in assassini.
La scimmia è ancora maledetta
dopo il finale?
Theo James in The Monkey
La scimmia rimane parte della
vita di Hal nel finale del film
Dopo che la scimmia uccide Bill e
stermina la maggior parte della città, Hal e suo figlio Petey
portano via il giocattolo. Sanno che la scimmia rappresenta
ancora una minaccia per l’umanità, avendo visto il caos che ha
scatenato. Tuttavia, la scena
finale di The Monkey mostra Hal che vede una figura
spettrale in sella a un cavallo pallido, che si presume essere la
Morte, uno dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, prima di
allontanarsi con il malvagio giocattolo.
L’incontro di Hal con la Morte
potrebbe essere interpretato come lo spirito della scimmia che
lascia il suo corpo terreno dopo aver ucciso così tante persone
contemporaneamente. Tuttavia, The Monkey
implica che il giocattolo stia ancora diffondendo la morte, come
dimostrato quando un autobus pieno di cheerleader viene ucciso da
un camion di passaggio pochi secondi dopo.
Alla fine, The
Monkey dimostra che i personaggi non possono
sbarazzarsi del giocattolo assassino. In quanto agente della morte,
la scimmia è una forza inconoscibile, imprevedibile e
incontrollabile, costante nella vita di Hal quanto la morte lo è in
quella di tutti gli altri. Solo dopo aver accettato questo fatto,
Hal è stato in grado di andare avanti e non vivere nella paura
della scimmia, rendendo il finale del film molto più appropriato di
come finisce la storia di Stephen King.
Come riportato da Deadline, si sono ufficialmente
concluse le riprese del film The
Monkey, adattamento dell’omonimo racconto di
StephenKing contenuto nella
raccolta Scheletri. Il progetto, annunciato per la prima
volta nel maggio del 2023, è scritto e diretto da Osgood
Perkins di Longlegs e prodotto da James Wan. Protagonista del film è
Theo James (The White
Lotus,
The Gentleman), il quale recita accanto a Tatiana
Maslany (She-Hulk:
Attorney at Law), Elijah Wood (Il
Signore degli Anelli), Christian Convery
(Sweet Tooth), Colin O’Brien
(Wonka), Rohan Campbell (The
Hardy Boys) e Sarah Levy (Schitt’s
Creek).
Di cosa parla The Monkey?
In The
Monkeyquando i
fratelli gemelli Hal e Bill scoprono in soffitta la vecchia scimmia
giocattolo del padre, una serie di morti raccapriccianti inizia a
verificarsi intorno a loro. I fratelli decidono dunque di buttare
via la scimmia e di andare avanti con le loro vite, allontanandosi
nel corso degli anni. Ma quando le morti misteriose ricominciano, i
fratelli devono riunirsi per trovare un modo per distruggere
definitivamente la scimmia prima che si prenda le vite di tutti i
loro cari.
“Stephen King è il padrino del
genere horror“, ha detto Wan a proposito del progetto. “Ha
avuto un’enorme influenza su di me da bambino e nel corso della mia
carriera ed è sempre stato un sogno contribuire a portare in vita
una delle sue storie. ‘The Monkey’ è una delle mie preferite, con
la sua idea semplice, iconica e incredibilmente vendibile. E non
posso immaginare nessuno meglio di un visionario e appassionato di
genere da sempre come Osgood per dare vita a questa
storia“.
“Non potremmo essere più
entusiasti di collaborare con Osgood, James, Brian Kavanaugh-Jones
e i nostri amici della Black Bear International per presentare ‘The
Monkey’ di Stephen King. Questo film è perfettamente in linea con
ciò che sta funzionando sul mercato in questo momento e sarà un
prodotto di grande successo“, hanno aggiunto i produttori
Jason Cloth e Dave Caplan. “Non vediamo l’ora che il pubblico
veda Theo James in questo ruolo che lo ha messo a dura prova
portandolo però a dar vita ad un’interpretazione
straordinaria“.
“The Monkey”
(qui
la nostra recensione) presenta significative differenze
rispetto al racconto originale di Stephen King da
cui trae ispirazione. Pur mantenendo l’idea centrale della scimmia
giocattolo maledetta che porta morte e distruzione, il film amplia
la narrazione e modifica i personaggi, creando una trama
completamente diversa. Questo adattamento assume un tono più cupo e
grottesco, enfatizzando maggiormente alcune scene di morte e
trasformando personaggi secondari in figure chiave, incluso
l’antagonista principale. Di seguito, le dieci differenze più
rilevanti tra le due versioni della storia.
Hal ha un figlio ed è
sposato nel film The Monkey
Nel racconto, Hal è sposato
con Terry e ha due figli, Dennis e Petey. I due fratelli non sono
gemelli e la loro dinamica infantile riflette il rapporto tra Hal e
Bill da piccoli. Hal ha un buon rapporto con la sua famiglia e
porta Petey con sé per sbarazzarsi della scimmia. Nel film, invece,
Hal è isolato: si è allontanato dall’equivalente di Terry, che ora
è sposata con Ted Hammerman. Petey è l’unico figlio di Hal, nato da
una gravidanza accidentale. Il film si concentra sulla
riconciliazione tra Hal e Petey, soprattutto dopo la scoperta che
Ted vuole adottarlo formalmente.
Il padre di Hal e Bill ha
un ruolo più rilevante nel film
The Monkey – Film 2025
Nel racconto The
Monkey, il padre di Hal e Bill è un marinaio mercantile
scomparso nel nulla. Hal ipotizza che possa essere stato una delle
vittime della scimmia. Nel film, invece, il padre si chiama Petey
ed è un pilota di linea commerciale che portava souvenir dai suoi
viaggi. La scena iniziale mostra il vecchio Petey mentre tenta di
disfarsi della scimmia in un banco dei pegni, suggerendo che
anch’egli credeva nella maledizione. L’ultima scena del personaggio
lo mostra mentre tenta di distruggere la scimmia con un
lanciafiamme.
Il film introduce un nuovo
personaggio maledetto dalla scimmia
Nel racconto, Hal e Petey
trovano la scimmia nella loro casa e cercano di liberarsene. Nel
film, invece, la scimmia riappare a casa della zia Ida e, dopo la
sua morte, viene acquistata da un adolescente locale, Ricky. Ricky
sviluppa un legame ossessivo con la scimmia e tenta di
riacquistarla da Bill. Quando Bill rifiuta, Ricky diventa un
antagonista secondario, rapendo Hal e Petey per ricattarlo.
Tuttavia, finisce vittima della maledizione: un nido di calabroni
gli entra in bocca e lo uccide dall’interno.
Bill diventa il principale
antagonista del film
Theo James in The Monkey
Nel racconto, Bill è un personaggio
secondario con una vita serena. Nel film, invece, non ha mai
superato la morte della madre e scopre che Hal ha attivato la
scimmia in passato. Ossessionato dalla vendetta, Bill riesce a
recuperare la scimmia e la utilizza deliberatamente per uccidere.
Il conflitto tra i due fratelli diventa il fulcro del finale,
culminando nella morte di Bill, causata dal potere della
scimmia.
La madre di Hal e Bill ha
un ruolo maggiore nel film
Nel racconto, la madre
muore quando i figli sono piccoli ed è solo una figura marginale.
Nel film, invece, Lois è una madre amorevole che insegna ai figli
ad affrontare la morte con dignità. Viene esplicitamente uccisa
dalla scimmia, soffrendo di un “aneurisma boomerang”, mentre nel
racconto la sua morte per embolia cerebrale è solo implicita.
La morte della babysitter
avviene in modo diverso
In entrambe le versioni,
la babysitter muore per dimostrare la pericolosità della scimmia.
Nel racconto, Hal scopre che la sua babysitter Beulah è stata
uccisa in una sparatoria nello stesso momento in cui la scimmia ha
suonato i piatti. Nel film, invece, la babysitter Annie Wilkes
viene decapitata accidentalmente in un ristorante Benihana, davanti
a Hal e Bill, accentuando il tono grottesco della pellicola.
Lo zio di Hal e Bill ha un
ruolo più rilevante nel racconto
Nel film, lo zio Chip è
un personaggio secondario che non voleva figli ed è coinvolto in
scambi di coppia. Muore presto, ucciso dalla scimmia. Nel racconto,
invece, lo zio Will è una figura paterna gentile che trascorre
molto tempo con i ragazzi e li aiuta a crescere. La sua morte non è
attribuita direttamente alla scimmia.
Il racconto uccide i
migliori amici di Hal e Bill
Nel film, le vittime più
giovani sono cheerleader adolescenti, uccise in una scena
grottesca. Nel racconto, invece, due bambini muoiono tragicamente:
Johnny McCabe cade da una casa sull’albero e si rompe il collo,
mentre Charlie Silverman muore in un incidente stradale. Questi
eventi, più drammatici rispetto alle morti ironiche del film, sono
stati esclusi per mantenere un tono più grottesco.
The Monkey/film ha un
numero di vittime significativamente maggiore
Nel racconto, la scimmia
uccide diverse persone, ma il film porta questo aspetto
all’estremo. Bill, tentando di usare la scimmia contro Hal, scatena
una serie di morti grottesche: incidenti aerei, accoltellamenti, un
cobra su un campo da golf e una macchina per l’espresso impazzita.
L’apice della tragedia avviene quando la scimmia suona più volte i
piatti, provocando una carneficina in città.
Il destino della scimmia è
diverso
Nel racconto, Hal e Petey
gettano la scimmia in un lago, ma un articolo di giornale
suggerisce che la maledizione persiste. Nel film, Hal accetta che
la scimmia non possa essere distrutta e decide di custodirla con
Petey, evitando che altri ne subiscano l’influenza. Una figura
della morte appare davanti a loro, riconoscendo la loro scelta e
passando oltre senza commentare, conferendo alla loro sopravvivenza
un significato più profondo.
Che si tratti di possessione
demoniaca, stregoneria causata dal dolore o semplicemente sfortuna,
i personaggi del mondo di Osgood Perkins spesso lottano per trovare le
cose belle della vita quando le cose brutte si riversano su di loro
e questa teoria di vita è tanto più vera quando si guarda a
The Monkey (leggi
la nostra recensione), il suo nuovo film in sala dal 20 marzo
con Eagle Picture.
The Monkey è a
tutti gli effetti una commedia farsesca, pur mantenendo un sincero
fondamento emotivo nella sua trama centrale. È il film più
divertente che abbia mai realizzato il regista, strappa la speranza
dalle fauci del nichilismo e si diverte così tanto a farlo, e il
finale del film ne è una perfetta rappresentazione.
The Monkey scatena
il caos ovunque vada
Hal e Bill
(Christian Convery) sono due gemelli identici che,
pur essendo solo adolescenti, hanno trascorso la loro vita
circondati da sfortune e miseria. Con un padre che li ha
abbandonati (Adam Scott) e una madre
(Tatiana Maslany) che sembra essere un’alcolizzata
con una fissazione per l’ingiustizia della vita, devono dipendere
l’uno dall’altro per la stabilità emotiva. È più facile a dirsi che
a farsi, dal momento che Bill è un bullo dichiarato che costringe
costantemente il passivo e timido Hal a essere il suo zerbino.
Quando la coppia rovista tra le cose
del padre, trova una scimmia giocattolo meccanica che uccide le
persone in modo estremamente cruento quando la chiave del suo
meccanismo viene girata. La scimmia in sé non si sporca le mani, ma
ha il potere di causare morti attraverso incidenti bizzarri, come
uno chef in un ristorante teppanyaki che taglia accidentalmente il
collo di un cliente con un coltello affilato. Quando Hal tenta di
usare la scimmia per uccidere Bill, uccide invece la loro mamma, il
che causa una frattura irreparabile tra i gemelli. Hal tenta di
distruggere la scimmia, solo per vederla riapparire tutta d’un
pezzo, così i gemelli la chiudono a chiave e la gettano in un pozzo
prima di separarsi definitivamente per entrare nell’età adulta.
Hal è destinato a ripetere il
comportamento del padre
Passano i decenni e ora
Hal (Theo
James) è una specie di eremita, che cerca di prendere
le distanze da tutti per paura che la scimmia si scagli contro
chiunque ami. È bloccato in un lavoro senza sbocchi in un
minimarket e ha un rapporto molto teso con suo figlio, Petey
(Colin O’Brien). Questa è l’ultima possibilità che
Hal ha di essere un buon padre per Petey, poiché è sul punto di
perdere i suoi diritti genitoriali a favore del nuovo compagno di
sua moglie, un aspirante guru dell’auto-aiuto di nome Ted
(Elijah Wood).
In una crudele ripetizione del
passato, Hal è sul punto di abbandonare la sua famiglia come fece
suo padre, ma vedendo quanto fosse terrorizzato suo padre nel
tentativo di abbandonare la scimmia, capiamo quanto Hal debba
spingersi lontano per proteggere suo figlio. Inoltre, è il suo
allontanamento da Petey che fa sì che suo figlio lo odi così tanto,
riuscendo a vederlo solo come un fannullone sconsiderato, dal
momento che non sa nulla della storia della famiglia di Hal.
Il film si collega al tema della
scimmia come metafora dell’ingiustizia della vita e continua la
fissazione di Perkins su come gli sforzi dei genitori per
proteggere i propri figli possano finire per fare loro altrettanto
male. Nel frattempo, un ribelle di nome Thrasher (Rohan
Campbell) sta esaminando un mercatino dell’usato e trova…
la scimmia. In qualche modo, la scimmia è tornata. Anche la trama
di Thrasher continua il filo della disconnessione familiare e della
paternità inadeguata, poiché proviene da una famiglia distrutta con
un padre traditore e una tensione costante con la madre e il
fratello. La sua curiosità ha la meglio su di lui e così gira la
chiave del meccanismo della scimmia, che finisce per uccidere la
zia di Hal, Ida (Sarah Levy), in una straziante
scena di morte.
Quando Hal e Petey sono in viaggio,
Hal riceve una chiamata dal fratello Bill (James), da cui si è
separato da tempo. Bill gli dice che sospetta che la scimmia sia
tornata e che Hal debba trovarla e portargliela, cosa che Hal trova
facile da credere. Hal chiede perché Bill non riesca a trovare la
scimmia da solo, ma Bill riattacca prima di dare una risposta. È
tutto piuttosto sospetto, ed è qui che le carte in tavola cambiano
e otteniamo il quadro completo.
La connessione interrotta trai
gemelli è il cuore narrativo del film
Questo non è poi così
sorprendente per un film che trova il suo cuore nella tensione tra
legami familiari tossici, ma si scopre che Bill è il responsabile
del grande ritorno della scimmia. Bill sospettava da tempo che Hal
fosse colui che aveva ucciso la loro mamma e ha trascorso gli anni
dell’infanzia traumatizzato dagli eventi. Non ha mai perdonato Hal
e ha pianificato la sua vendetta trovando la scimmia dove l’avevano
lasciata e lasciandola libera nel mondo nella speranza che trovasse
Hal. Crescendo, Bill ha sviluppato una fervente convinzione che la
scimmia fosse un giusto arbitro della giustizia, convinto che per
ottenere ciò che voleva, la scimmia dovesse essere usata da
lui.
Hal e Petey riescono a rintracciare
Bill trovando il numero di telefono e l’indirizzo di “Mrs. Monkey”
(un’espressione beffarda con cui Bill chiamava Hal da bambino)
nell’elenco telefonico. Il cuore spezzato condiviso tra Hal e Bill
costituisce la spina dorsale della narrazione, e vederli finalmente
provare a sistemarlo funge da catarsi necessaria.
The Monkey si conclude sia
con la tragedia che con la speranza
Bill spiega la sua
elaborata convinzione ad Hal, insistendo sul fatto che crede che la
scimmia non ucciderà mai chi gira la chiave. Hal rifiuta, e Bill
suggerisce quindi di lasciare che sia Petey a girare la chiave,
sostenendo che ciò garantisce che Petey non verrà ferito. Hal non
ci sta, e cerca ripetutamente di convincere Bill che niente di
tutto questo vale la pena. Ferito e messo alle strette, Bill è
finalmente toccato dalla convinzione di Hal nella sua natura
migliore, e i due finalmente si perdonano con una stretta di mano.
Ma la scimmia se ne va e una palla di cannone si schianta nella
testa di Bill, per gentile concessione della sua elaborata trappola
pensata per fermare gli intrusi.
Con Bill morto, Hal decide che la
cosa migliore da fare è prendere possesso della scimmia e
assicurarsi che rimanga chiusa a chiave lontano da tutti gli altri,
per non essere mai più utilizzata. Scossi e sgomenti ma
emotivamente riuniti come padre e figlio, Hal e Petey lasciano
l’edificio, se ne vanno in auto e assistono alla miriade di
carneficine che la scimmia ha lasciato dietro di sé, come una
carrozzina in fiamme e un uomo impalato su un albero con una tavola
da surf. Questo caos è stato causato da Bill che ha ripetutamente
girato la chiave della scimmia più e più volte, nel tentativo
disperato di uccidere Hal. Ha messo i suoi bisogni prima di
qualsiasi senso di solidarietà e ha distrutto la comunità vicina,
una metafora adatta non solo per quanto possano essere dannosi i
legami familiari malsani, ma anche un’evocazione agghiacciante
dell’attuale clima politico.
Prima che Hal e Petey possano
partire verso il tramonto, Hal vede una vecchia donna pallida con
un mantello scuro lacero cavalcare un cavallo, facendo riferimento
a una visione che Hal menziona ossessivamente più volte nel corso
del film. Che esista davvero o sia solo uno dei modi soprannaturali
in cui la scimmia interferisce con la psiche di Hal fa parte del
fastidioso disagio per l’inconoscibilità dei misteri della vita.
Hal suggerisce di portare Petey a un’attrazione pubblica, cosa che
Petey sorprendentemente accetta, e se ne vanno mentre un autobus
pieno di cheerleader viene urtato da un camion. È una nota perfetta
per concludere, che afferma la tesi centrale secondo cui la scimmia
è davvero “come la vita”, come riporta l’etichetta sulla scatola in
cui è conservata: crudele, senza significato o spiegazione e in
qualche modo capace di ispirare una gioia irriverente e quel tanto
che basta per farci andare avanti.
The
Monkey ha superato un altro traguardo al botteghino
USA dopo il suo quarto weekend completo nei cinema. Nonostante sia
quasi uscito dalla top 10 questo weekend grazie a un incasso di 2,4
milioni di dollari al botteghino nazionale, The
Monkey ha ora raggiunto con successo i 35 milioni di
dollari a livello nazionale. Il film horror del regista
Osgood Perkins ha anche incassato altri 14,7
milioni di dollari a livello internazionale, aiutando il suo totale
mondiale a scendere di poco sotto i 50 milioni di dollari, un
traguardo che è pronto a superare quando il film arriverà in altri
Paesi, come l’Italia, dove è atteso per il 20 marzo.
The
Monkey è attualmente il sesto film con il maggior
incasso dell’anno al botteghino USA, circa 2 milioni di dollari in
più rispetto a Mickey 17 e 1 milione di dollari in
meno rispetto a
Nella tana dei lupi 2: Pantera, ma probabilmente
supererà il sequel d’azione di Gerard Butler entro la fine della
settimana.
The
Monkey sta ancora scalando le classifiche del
botteghino di Neon
The
Monkey è ancora uno dei film con gli incassi più alti
di sempre per Neon. Attualmente al terzo posto a livello nazionale
e al quinto a livello globale, The
Monkey è dietro solo a Longlegs e
Parasite al botteghino nazionale, quest’ultimo è
il thriller psicologico vincitore dell’Oscar nel 2019 di
Bong Joon Ho. Al botteghino globale, The
Monkey è ancora dietro a Longlegs e Parasite, ma è
anche dietro a Tonya e Anora, il
primo con 53 milioni di dollari e il secondo con 51 milioni di
dollari, ma potrebbe superare entrambi.
Uno dei più celebri romanzi della
letteratura cinese è Il Viaggio in
Oriente, un racconto epico che mescola le tradizioni
della Cina con le sue leggende più importanti. Ormai parte della
cultura popolare, ne tempo sono stati numerosi gli adattamenti più
o meno liberi di tale opera, tra cui una recente serie live action
di Netflix dal titolo The New Legends of
Monkeys. Ora, però, sempre su Netflix è arrivato il film
d’animazione The Monkey King, che
riprende quel racconto per riproporlo sotto forma di commedia
d’azione, nella quale si possono naturalmente ritrovare tutti gli
insegnamenti più importanti del romanzo.
È dunque questo uno dei nuovi film
d’animazione dello streamer intorno al quale si è generata molta
attesa. In particolare perché i recenti film animati dell’azienda,
da Klaus fino a Il mostro dei mari e il vincitore
agli Oscar Pinocchio hanno saputo
affascinare grazie a tecniche d’animazione nuove, da cui si
sprigionano numerose novità estetiche. The Monkey King va
ad inserirsi in questo elenco, riproponendo dunque una storia
d’avventura con forti elementi esistenziali alla sua base. A
dirigerlo, d’altronde, vi è un esperto d’animazione come
Anthony Stacchi, già regista di
Boxtrolls, sceneggiatore del Pinocchio di
del Toro e animatore di Missing Link.
Stacchi è dunque una garanzia e
anche in questo caso ha realizzato un film visivamente gioioso,
curato fino al minimo dettaglio. Basti pensare che la pelliccia del
protagonista è caratterizzata da ben 390,302 peli, a dimostrazione
di quanta cura si possa ritrovare in The Monkey King.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà utile
approfondire alcuni dettagli relativi ad esso. Proseguendo qui
nella lettura sarà possibile ritrovare informazioni sulla
trama e il cast di doppiatori, ma
anche il suo rapporto con il romanzo Il Viaggio in
Oriente. Infine, si elencheranno i passaggi da
compiere per poter vedere il film su Netflix.
La trama di TheMonkey King
The Monkey King narra la
storia di Sun Wukong, meglio conosciuto come
Monkey King, una scimmia estremamente orgogliosa a
cui è stato rubato il suo bastone magico da combattimento. Il
colpevole è Dragon King e per riprenderselo Wukong
dovrà prima affrontare e sconfiggere centinaia di demoni. Ma
l’ostacolo più grande è dentro di sé, si tratta del suo ego
smisurato. L’incontro con una ragazzina di un villaggio, di
nome Lin, gli farà capire che ogni azione,
anche la più insignificante, ha grandi conseguenze e che dovrà
mettere da parte il suo orgoglio per raggiungere il suo scopo.
The Monkey King e IlViaggio in
Oriente
Come anticipato, il film è
liberamente ispirato ad uno dei più celebri classici della
letteratura cinese, ovvero Il Viaggio in
Occidente. Pubblicato intorno al 1590, il romanzo
racconta, in versione mitizzata, il viaggio di un monaco buddhista,
ispirato al personaggio storico Xuánzàng. Costituisce una
riflessione su quanto il buddhismo cinese avesse unito le genti,
fondendo aspetti del Taoismo e del Confucianesimo in Cina.
Rappresenta, inoltre, un vero e proprio percorso di purificazione
dei vari personaggi, che alla fine del viaggio giungeranno
all’illuminazione.
Il monaco è accompagnato nel suo
viaggio da tre discepoli: il re scimmia Sun
Wukong, il maiale Zhu Wuneng e il demone
fluviale Sha Wujing. Insieme, in un’avventura che
varrà a ciascuno una purificazione, combattono decine di mostri e
demoni. Un’avventura dunque ripresa dal film, dove proprio Sun
Wukong figura come personaggio principale con l’obiettivo di
sconfiggere centinaia di demoni per potersi guadagnare il rispetto
degli dei. I primi capitoli del romanzo, d’altronde, sono tutti
dedicati alla storia di Sun Wukong, cosa che fa di lui l’effettivo
protagonista del racconto.
The Monkey King è dunque un
libero adattamento proprio di quei primi capitoli, cosa confermata
ulteriormente anche dal finale, dove Wukong incontra poi il monaco,
il maiale e il demone fluviale, collegandosi dunque a quella parte
del romanzo in cui i quattro intraprendono un’unica epica
avventura. Non è dato sapere se ci sarà un sequel di The Monkey
King, che adatterà dunque i rimanenti capitoli del romanzo
Il Viaggio in Oriente, ma se il film dovesse avere
successo ciò potrebbe invogliare Netflix ad investire ulteriormente
in tale racconto.
Il cast di doppiatori di The Monkey King
A dare voce al personaggio Sun
Wukong, vi è l’attore hongkonghese Jimmy O. Yang,
noto per aver recitato anche in Crazy & Rich,Fantasy Island, Love Hard e nella serie
Space Force. L’umana
Lin ha invece la voce di Jolie Hoang-Rappaport,
mentre il Dragon King è doppiato dall’attore Bowen
Yang, noto per la sua partecipazione al Saturday Night
Live. Vi sono poi Jo Koy come voce di Benbo,
Ron Yuan nel ruolo di Babbo e Andrew
Pang per il personaggio del sindaco. L’attrice
Stephanie Hsu, candidata all’Oscar per Everything Everywhere All at
Once dà invece voce alla moglie del sindaco.
Il trailer di The Monkey
King e dove vedere il film in streaming e in TV
Come anticipato, è possibile fruire
di The Monkey King unicamente grazie alla
sua presenza nel catologo di Netflix, dove
attualmente è al 3° posto della Top 10 dei
film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo,
basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo
di accedere al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità
e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti
gli altri prodotti presenti nella piattaforma.
L’ultimo film horror adattamento di
Stephen KingThe
Monkey ha battuto ogni record al botteghino. King è un
autore prolifico, noto soprattutto per le sue opere horror, anche
se si è cimentato anche nella fantascienza, nella fantasy e in
altri generi. Dall’uscita del suo romanzo d’esordio, Carrie, nel 1974, ha pubblicato più di 60 libri, oltre a
5 opere di saggistica, circa 200 racconti e varie sceneggiature,
rubriche, raccolte e altro ancora. Nel corso degli anni, molti
adattamenti cinematografici delle sue opere hanno riscosso un
successo di critica, tra cui Misery del 1990, che ha fatto vincere a Kathy
Bates l’Oscar come migliore attrice.
Inoltre, molti di questi adattamenti
hanno avuto successo commerciale. L’edizione di gran lunga più
redditizia è stata It del 2017, poiché il film – che segue
un’entità malvagia mutaforma nota che spesso assume le sembianze di
Pennywise il Clown tormentando la città di Derry negli anni ’80
– ha incassato 704,2 milioni di dollari a fronte di un budget di
circa 40 milioni di dollari. Altre cinque trasposizioni di King
hanno incassato più di 100 milioni di dollari in tutto il mondo,
ovvero It:Capitolo due (467,6 milioni di dollari), Il miglio
verde (290,7 milioni di dollari), 1408 (131,3 milioni di
dollari), La torre nera (113,5 milioni di dollari) e
Cimitero vivente (111,8 milioni di dollari), con tutti i
suoi adattamenti che complessivamente hanno guadagnato più di
2,9 miliardi di dollari.
The Monkey è salita in cima alle
classifiche
L’adattamento di Stephen King è
stato diretto da Osgood Perkins
L’adattamento cinematografico di
Osgood Perkins de The Monkey di Stephen King ha dato il
via a un forte successo al botteghino per il genere horror nel
2025. Il film horror del 2025 racconta la storia di due gemelli
perseguitati da una sinistra scimmietta giocattolo che provoca
morti raccapriccianti a chiunque la incontri. Un successo di
critica e di botteghino, The Monkey vede
Theo James nei panni dei gemelli Hal e Bill, insieme a
un cast corale che include Tatiana Maslany, Christian
Concert, Colin O’Brien, Adam Scott ed Elijah
Wood.
Osgood Perkins ha già diretto
Longlegs nel 2014, un thriller di grande successo con
protagonista Maika Monroe e Nicolas Cage che ha incassato 126,9
milioni di dollari con un budget inferiore ai 10 milioni.
Secondo Box Office
Mojo,TheMonkey ha incassato oltre 38
milioni di dollari al botteghino in tutto il mondo, posizionandosi
al settimo posto tra le produzioni più redditizie dell’anno. Il
titolo è il film horror con il maggior incasso dell’anno fino ad
ora. Questo pone The Monkey davanti ai 34,9 milioni di
dollari di Companion, ai 34 milioni di dollari di Wolf
Man e ai circa 31 milioni di dollari di Heart Eyes.
Cosa significa il successo al
botteghino di The Monkey per il programma horror del 2025
Tutti i film horror usciti nel
2025 hanno recuperato il budget
Il 2025 ha già visto il genere
horror godere di un nuovo inizio dopo il successo di
Nosferatu, con l’horror sui vampiri candidato all’Oscar che
è rimasto nelle sale fino all’anno nuovo dopo l’uscita a dicembre
2024. Companion e la commedia
horror Heart Eyes hanno continuato questa tendenza,
poiché ciascuno dei due lungometraggi è riuscito a recuperare il
budget. Nonostante l’accoglienza mista, Wolf Man ha
recuperato il suo budget di 25 milioni di dollari, anche se non è
un successo al botteghino, poiché quel budget probabilmente ha
posto il suo punto di pareggio complessivo a circa 62,5 milioni di
dollari.
I film in genere devono guadagnare
al botteghino due volte e mezzo il loro budget, poiché i cinema
trattengono metà dei biglietti venduti e i costi di marketing non
sono inclusi nei budget di produzione.
Pertanto, The Monkey continua
un trend positivo che probabilmente continuerà anche nel resto del
2025. L’anno vedrà il ritorno sul grande schermo di amati
franchise horror come M3GAN 2.0, Five Nights At Freddy’s
2, Final Destination: Bloodlines, Predator: Badlands e 28
Weeks Later. Tuttavia, anche Opus e Death of a
Unicorn sembrano destinati a soddisfare gli appassionati di
horror audaci e originali. Inoltre, Perkins ha un altro film in
cantiere, intitolato Keeper, che lo vedrà di nuovo insieme
alla star di The Monkey Tatiana Maslany.
The
Monkey, il nuovo film tratto da Stephen
King, è diventato un grande successo per l’autore. King è
noto soprattutto per le sue opere nel genere horror, molte delle
quali sono state adattate per il cinema. Molte di queste hanno
ottenuto uno straordinario successo di critica, tra cui
Carrie del 1976, che ha ottenuto un punteggio
Certified Fresh del 94% su Rotten Tomatoes ed è stato candidato a
due Oscar. Altri importanti adattamenti includono
Shining (83%), Misery non deve
morire (91%, una vittoria all’Oscar) e i titoli non horror
Stand by Me (92%, una nomination all’Oscar) e
Le Ali della Libertà (89%, sette nomination
all’Oscar).
Oltre al suo successo di critica,
molti film basati sui romanzi di Stephen King sono
diventati dei successi al botteghino. I più notevoli sono
It del 2017 e il suo seguito del 2019 It:
Capitolo 2, che hanno incassato rispettivamente 701
milioni di dollari e 467,6 milioni di dollari in tutto il mondo,
diventando il suo primo e secondo adattamento con il maggior
incasso di tutti i tempi. In totale, una mezza dozzina di
adattamenti di King hanno incassato più di 100 milioni di dollari
al botteghino, tra cui Il miglio verde (290,7
milioni di dollari) e 1408 (131,3 milioni di
dollari).
The Monkey è uno dei film di
Stephen King con i maggiori incassi e continua a guadagnare
The Monkey sta scalando una delle
classifiche più importanti. Il nuovo film, scritto e diretto da
Osgood Perkins di Longlegs, è un adattamento del racconto omonimo di
Stephen King e vede Theo James nei panni dei gemelli Bill e Hal
Shelburn, tormentati da una scimmia giocattolo maledetta che uccide
le persone intorno a loro in modi raccapriccianti e inspiegabili.
L’uscita di The
Monkey è iniziata il 21 febbraio, debuttando al
secondo posto della classifica nazionale per il weekend, dietro al
secondo weekend di Captain America: Brave New
World, con un incasso di debutto di 3 giorni di 14 milioni
di dollari.
Le previsioni di incasso parlano di
un totale nazionale cumulativo di 35,2 milioni di dollari. Secondo
la classifica pubblicata da The Numbers, questo sarà più che
sufficiente per il film per scalare la classifica delle uscite
cinematografiche nazionali di Stephen King con il
maggior incasso di tutti i tempi, piazzandosi al 15° posto tra
L’Acchiappasogni del 2003 (33,7 milioni di
dollari) e Carrie del 2013 (35,3 milioni di
dollari).
Cosa significa questo per The
Monkey
Mentre The
Monkey sta compiendo la parabola della sua vita in
sala, arrivando anche in Italia il 20 marzo, il film di
Osgood Perkins ha ancora la possibilità di
continuare a scalare la classifica degli adattamenti di
Stephen King. Mancano solo 0,1 milioni di dollari
al sorpasso su Carrie del 2013, ma a seconda di
come andrà, potrebbe potenzialmente superare The Running
Man (38,1 milioni di dollari) e The
Boogeyman (43,2 milioni di dollari) e raggiungere il 12°
posto, anche se sembra improbabile che il film entri nella Top 10,
poiché dovrebbe incassare più dei 47,9 milioni di dollari
guadagnati da Secret Window del 2004.
The Monk and the
Gun è il nuovo film di Pawo Choyning Dorji che torna alla ribalta
internazionale, la Festa del
Cinema di Roma 2023, dopo il successo del suo film
precedente, Lunana, candidato agli Oscar come miglior film
Internazionale. Questa nuova avventura cinematografica si muove
abilmente tra la tradizione e la modernità del Bhutan, offrendo uno
sguardo critico e multiforme, ma sempre ironico, sulla
democratizzazione e la globalizzazione. Il regista costruisce una
trama con più punti di vista, ed esplora il conflitto, profondo ma
mai esternato in toni aspri o battaglieri, tra l’antica
spiritualità del Bhutan e l’influenza sempre più invadente della
cultura occidentale.
The Monk and the Gun, la trama
The Monk and the Gun è
ambientato nel 2006, in un Bhutan rurale e ancora dall’animo
monarchico che ha appena appreso la decisione del re di abdicare in
favore della democrazia. Questo cambiamento radicale ha portato con
sé l’introduzione nel Paese di una serie di innovazioni, tra cui la
televisione, Internet e il cinema, spaccati di Occidente, di quel
mondo consumistico che fino a quel momento non era arrivato sin lì.
In questo contesto storico-geografico, seguiamo le vicende di
diversi personaggi, dalle storie e dagli scopi diversissimi, che in
modi più o meno goffi devono imparare a navigare le acque della
novità.
Pawo Choyning Dorji decide di assumere un
punto di vista esterno, da osservatore, servendosi principalmente
dell’ironia per mettere in scena l’impatto che democrazia e
consumismo hanno sulla popolazione locale. La prima viene vista
come un oggetto strano, qualcosa da imparare ad amministrare, di
cui prendersi cura in qualche modo e che richiede impegno, tant’è
che vengono organizzati dei veri e propri corsi di
democratizzazione dell’elettorato, con istruzioni per votare, per
manifestare e per sostenere un partito invece che un altro. Il
consumismo, invece, viene semplicemente accolto, abbracciato e
subito con grande facilità e felicità: sono numerosi i momenti che
il film spende a inquadrare gruppi di persone sedute davanti alla
tv, a guardare Quantum of Solace e a sorseggiare “acqua nera” (la
Coca-Cola).
Ron, il collezionista d’armi americano
In questa dualità, assume
spessore il personaggio di Ron, il collezionista d’armi
statunitense che arriva in Bhutan per acquistare un fucile d’epoca.
Interpretato da Harry Rorton, Ron rappresenta
l’occhio esterno che osserva con stupore questo mondo arcaico. La
sua ricerca del cimelio del XIX secolo si scontra però con la
mancanza di avarizia della popolazione locale, e con la sua
devozione al Lama e allo spiritualismo buddhista che per loro
regola i tempi e i momenti della vita. La trama principale si
sviluppa quindi intorno a una cerimonia della Luna Piena, durante
la quale il Lama, che cerca con insistenza una o più armi,
organizzerà una cerimonia. Questa sua decisione si scontra con i
desideri di Ron di entrare in possesso di quella che sembra l’unica
arma presente nell’intera regione, ma si incontra con le esigenze
dei funzionari che cercano di convincere le persone ad aderire alle
liste elettorali per votare.
Pawo
Choyning Dorji gioca con il paradosso tra
modernizzazione e ruralità, e, sempre armato di ironia, racconta
l’ammirazione con cui la popolazione locale osserva l’americano, un
sentimento di stima ingiustificato agli occhi dello spettatore
Occidentale smaliziato, che conosce bene invece le contraddizioni
della società americana (in particolare in merito alla diffusione e
all’uso delle armi). Siamo ovviamente molto vicini alla dualità
netta e manichea che vede contrapporsi un Oriente sano e vitale,
legato allo spiritualismo, con in Occidente viziato da denaro e
desiderio di possesso. Tuttavia, i toni sempre leggeri che il
regista sceglie di adottare sottolineano quanto, in fondo, questa
contrapposizione sia realistica, senza scadere nella maniera.
Democratizzare il Buthan
The Monk and the
Gun sottolinea anche un aspetto insolito alle orecchie di
quei Paesi che hanno lottato per libertà e democrazia e cioè che il
Buthan ha accolto questo nuovo status con grande diffidenza, quasi
con fatica, dal momento che la coscienza civile, in circostanze
così pacifiche e virtuose, difficilmente è un sentimento
dirompente, ma ha bisogno del suo tempo per crescere e diventare
duratura. Il film mette in dubbio l’idea che democrazia e modernità
possano attecchire rapidamente in luoghi con tradizioni
profonde.
La riflessione sociale si accompagna
poi a un ventaglio di volti molto espressivi, tutti attori per
circostanza, e contempla un apparato visivo, che si avvale di un
linguaggio cinematografico moderno e accattivante e di paesaggi
mozzafiato.
The Monk and the
Gun è un’opera audace e provocatoria, che sfida il
concetto di democrazia istantanea e suggerisce che la vera
democratizzazione richiede tempo e una base solida di valori
condivisi. Con una varietà di sentieri narrativi e una
sceneggiatura affinata dallo stesso regista, il film invita a
riflettere sulla complessità della modernizzazione in una società
tradizionale.
E’ uno dei veri maestri
del cinema orientale, riconosciuto in tutto il mondo per il suo
talento, la sua linea autoriale e soprattutto per la grande
prolificità artistica, è Takashi Miike che dopo
aver partecipato lo scorso anno al Festival di Roma come ospite
d’onore, quest’anno si presenta alla stessa manifestazione con un
film in concorso che ha letteralmente folgorato la platea di
spettatori. Stiamo parlando di The Mole Song Undercover
Agent Reiji, straordinario ed eclettico viaggio di
Miike nel mondo della yakuza giapponese. Il protagonista della
storia è Reiji, un agente di polizia senza nessuna qualità, che
viene scelto per diventare un agente sotto copertura per cercare di
stanare un noto boss dell’organizzazione mafiosa. Il ragazzo,
pasticcione, rumoroso e molto lontano dall’ideale di agente
infiltrato, riesce in qualche modo ad entrare nelle grazie dei boss
minori, sviluppando un certo legame con Crazy Papillon, un uomo
particolarmente pericoloso che ha una passione smodata per la
farfalle. Presto però il suo legame con questo personaggio losco lo
metterà davanti a scelte difficili che il nostro dovrà compiere
mentre su di lui pende la minaccia di una sanguinosa guerra tra
clan.
A prima vista la trama
del film fa pensare ad un ‘classico’ di Miike, che da sempre nei
suoi film si cimenta con storie di mafia e di faide, caratterizzate
da una violenza chiara e manifesta, senza mezzi termini. Questa
volta però i fan del regista giapponese devono prepararsi ad una
sorpresa, perchè The Mole Song Undercover Agent Reiji è
un viaggio delirante a metà tra cinema e fumetto, o meglio manga.
Infatti la storia è tratta dal manga di Noboru
Takahashi, che ha supervisionato la storia, e racconta le
vicende del protagonista in toni decisamente comici e grotteschi,
senza badare alla credibilità. La violenza, raccontata qui
attraverso scenografie colorate e costumi fuori dall’ordinario,
assume contorni comici e il protagonista (Toma
Ikuta) è un rutilante vulcano di invenzioni. Strizzando
l’occhio a noti personaggi provenienti dallo stesso mezzo di
comunicazione, il film si divide in due parti: all’inizio
prevalgono i toni grotteschi, pieni di inserti animati e di trovate
registiche straordinarie e innovative; poi il registro, senza
perdere il suo tono beffardo, si fa più serio e il film diventa un
(quasi) tradizionale film sulla mafia.
Con The Mole Song
Undercover Agent Reiji, Takashi Miike si conferma un
vero e proprio maestro del cinema, capace di spaziare trai generi e
gli stili senza perdere mai la sua verve creativa e ammaliando, e
in questo caso in particolare facendo molto ridere, un pubblico che
sempre più numeroso si avvicina alla sua arte.
Dopo un tremendo nubifragio, una
fittissima ed anomala nebbia (mist del titolo) scende su una
cittadina americana. Questo il misterioso prologo di
The Mist, che vede tornare alla regia
Frank Darabon (Le
ali della libertà), dopo quasi dieci anni
dall’uscita di
Il Miglio Verde. Proprio come dieci anni fa, il
regista si occupa della trasposizione di un romanzo di Stephen King, anche se ne modifica l’andamento
e soprattutto il finale, con l’entusiasta approvazione di King
stesso.
La pubblicità di The
Mist ci ha fatto credere che il film fosse l’ennesimo
splatter-horror fantascientifico con disgustosi mostri che divorano
indifesi esseri umani. Tuttavia il film non si risolve affatto in
questo. Con un lavoro di scrittura molto accurato, anche se a
tratti didascalico, Darabon entra nel
supermercato, scena principale del film, ed osserva le persone da
vicino. Frequenti infatti, molto più del necessario, i primi piani.
Quello che viene fuori è l’incondizionata e ingiustificabile
cattiveria umana. In The Mist, oltre ai
terribili mostri nascosti nella nebbia, sono gli esseri umani che
mostrano la loro peggiore essenza, la loro mostruosità. Numerose le
caratteristiche del racconto che ricordano la presenza di
King alla base della storia, come l’esistenza di
un mondo parallelo ed ostile, oppure come la figura della fanatica
religiosa (una Marcia Gay Harden particolarmente
in forma, inquietante), che genera il panico e che scatena la
violenza degli uomini contro i loro simili, indice efficace di
quello che nella cronaca quotidiana è l’integralismo religioso.
The Mist racconta le miserie umane
I tipi, i caratteri umani vengono
messi in scena nelle loro peggiori varianti, tutti i difetti
dell’uomo vengono portati a galla dalle circostanze, anche se non
manca poi l’eroe, l’uomo integerrimo e coraggioso, che cerca di
risolvere le cose nella maniera più ragionevole possibile. Proprio
questa figura, il protagonista, sarà quello punito nella maniera
più crudele alla fine del film, e non dagli extraterrestri. Finale
pessimistico, quindi, per un film che pur avendo qualche momento di
tensione, può essere considerato un horror perché fa paura, ma
anche perché mette a nudo l’essere umano nelle sue sfaccettature
peggiori, e genera appunto orrore e senso di distacco nello
spettatore.
Con un discreto risultato al box
office il film si posiziona al quinto posto nella classifica
italiana dei film più visti. La resa del film è basata
esclusivamente su inquadrature ravvicinate con cambi frequentissimi
di fuoco, probabilmente con l’intento di pilotare l’attenzione
dello spettatore a seguire gli spostamenti dell’azione nello stesso
quadro, ma che non sono al servizio della storia.
The Mist
è molto di più di un horror poiché mette nudo i moti dell’animo
umano, prevalentemente cattivo, tuttavia il suo limite risiede nel
voler spiegare attraverso i dialoghi ciò che le immagini e la
storia mostrano in modo molto più efficace. La cattiveria, la
violenza, mostrate nella loro crudeltà non hanno bisogno di essere
spiegate, si mostrano autonomamente nella loro
incomprensibilità.
Dopo un tremendo nubifragio, una
fittissima ed anomala nebbia (The Mist del titolo)
scende su una cittadina americana. Questo il misterioso prologo
diThe Mist , che vede tornare alla regia
Frank Darabont (Le ali della
libertà), dopo quasi dieci anni dall’uscita di Il
Miglio Verde. Proprio come dieci anni fa, il regista si
occupa della trasposizione di un romanzo di Stephen
King, anche se ne modifica l’andamento e soprattutto il
finale, con l’entusiasta approvazione di King stesso.
La pubblicità di The
Mist ci ha fatto credere che il film fosse l’ennesimo
splatter – horror fantascientifico con disgustosi mostri che
divorano indifesi esseri umani. Tuttavia il film non si risolve
affatto in questo.
The Mist, tra suspance e
fantascienza
Con un lavoro di
scrittura molto accurato, anche se a tratti didascalico,
Darabont entra nel supermercato, scena principale
del film, ed osserva le persone da vicino. Frequenti infatti, molto
più del necessario, i primi piani. Quello che viene fuori è
l’incondizionata e ingiustificabile cattiveria umana. In
The Mist, oltre ai terribili mostri nascosti nella
nebbia, sono gli esseri umani che mostrano la loro peggiore
essenza, la loro mostruosità. Numerose le caratteristiche del
racconto che ricordano la presenza di King alla base della storia,
come l’esistenza di un mondo parallelo ed ostile, oppure come la
figura della fanatica religiosa (una
Marcia Gay Harden particolarmente in forma,
inquietante), che genera il panico e che scatena la violenza degli
uomini contro i loro simili, indice efficace di quello che nella
cronaca quotidiana è l’integralismo religioso.
I tipi, i caratteri umani vengono
messi in scena nelle loro peggiori varianti, tutti i difetti
dell’uomo vengono portati a galla dalle circostanze, anche se non
manca poi l’eroe, l’uomo integerrimo e coraggioso, che cerca di
risolvere le cose nella maniera più ragionevole possibile. Proprio
questa figura, il protagonista, sarà quello punito nella maniera
più crudele alla fine del film, e non dagli extraterrestri. Finale
pessimistico, quindi, per un film che pur avendo qualche momento di
tensione, può essere considerato un horror perché fa paura, ma
anche perché mette a nudo l’essere umano nelle sue sfaccettature
peggiori, e genera appunto orrore e senso di distacco nello
spettatore.
Con un discreto risultato al
box office il film si posiziona al quinto posto nella classifica
italiana dei film più visti. La resa del film è basata
esclusivamente su inquadrature ravvicinate con cambi frequentissimi
di fuoco, probabilmente con l’intento di pilotare l’attenzione
dello spettatore a seguire gli spostamenti dell’azione nello stesso
quadro, ma che non sono al servizio della storia.
Il film potrebbe essere molto di
più di un horror poiché mette nudo i moti dell’animo umano,
prevalentemente cattivo, tuttavia il suo limite risiede nel voler
spiegare attraverso i dialoghi ciò che le immagini e la storia
mostrano in modo molto più efficace. La cattiveria, la violenza,
mostrate nella loro crudeltà non hanno bisogno di essere spiegate,
si mostrano autonomamente nella loro incomprensibilità.
The Mission un
film del 1986 diretto da Roland Joffé, vincitore
della Palma d’oro al 39º Festival
di Cannes e che vede protagonista Robert
De Niro.
La trama di The Mission
– Sud America, anno 1750. Il mercenario e mercante di
schiavi don Rodrigo Mendoza (Robert De Niro)
decide di rinchiudersi in una cella della prigione locale per
lasciarsi morire di inedia. A tormentare il suo animo, il terribile
senso di colpa generato dall’aver assassinato il fratello Felipe
(Aidan Queen) sorpreso a letto con la bella
Carlotta (Cherie Lunghi), amata dallo stesso
Rodrigo.
Per salvare l’anima di Rodrigo e
impedire che si lasci morire, viene chiamato padre Gabriel
(Jeremy Irons) missionario gesuita che ha appena
creato una nuova “missione” tra gli indios Guaranì nascosti sopra
le grandi cascate. Padre Gabriel convincerà Rodrigo a seguirlo
nella sua missione, facendogli percorrere il travagliato e
pericoloso tragitto appesantito di un carico d’armi, per espiare
così i suoi peccati. Giunto a gran fatica, e dopo un pellegrinaggio
drammatico, nella missione di San Miguel, l’ex mercenario si sente
liberato dal suo fardello interiore ed è così pronto ad iniziare
una nuova vita.
Chiede ed ottiene da padre
Gabriel di diventare egli stesso missionario gesuita e da prete
novizio collabora alla vita della missione al fianco di quegli
stessi indigeni che erano stati preda delle sue battute di caccia.
Ma sulla vita pacifica e felice della missione incombe l’ombra
dell’uomo bianco, del colonizzatore europeo che vede in queste
missioni un pericolo per la sua opera di sfruttamento che perdura,
ormai, già da oltre due secoli. Il vescovo spagnolo Luis Altamirano
(Ray Mc Anally) dovrà suo malgrado, e per la
sopravvivenza stessa dell’ordine gesuitico, dare il via agli
eserciti portoghesi e spagnoli intenzionati a smantellare tutte le
missioni e anche per la comunità di San Miguel si prospetta
un’ultima battaglia per la sopravvivenza.
E’ l’anno 1987 quando
Roland Joffè dirige questo meraviglioso film
celebrato e riconosciuto al Festival di Cannes con l’assegnazione
della Palma d’oro. Un film storico di una completezza e profondità
analitica straordinaria e che non si vedrà più per molti anni
forse, sino al recentissimo Lincoln di Steven Spielberg. The
Mission è un film che ha la pazienza di affrontare un tema
storicamente delicato e complesso in modo preciso e ragionato,
alternando sequenze d’azione o dalla grande suggestione visiva, con
altre più riflessive e introspettive di quel dramma che fu lo
sfruttamento e il conseguente sterminio delle popolazioni
pre-colombiane.
The Mission è un film capace di
incantare, istruire, addirittura far sorridere ma soprattutto
commuovere
Un montaggio ed una
fotografia da mozzare il fiato, aiutati da un paesaggio maestoso e
sublime come quello delle cascate dell’Iguazù, incredibile regione
pluviale al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile.
Ennio Morricone, che ha scritto le indimenticabili
note che compongono una delle colonne sonore più riuscite nella
storia del cinema, tentennò inizialmente nell’accettare l’incarico
offertogli da Joffè; il film era tanto perfetto e compiuto che non
necessitava dell’ausilio musicale, solo l’insistenza del regista lo
fece recedere dal suo iniziale rifiuto. Una perfetta ricostruzione
scenografica nella quale si muovono attori impeccabili ed
eccellenti nelle loro rispettive interpretazioni: De Niro è, al
solito, magistrale nel passare dal duro e cinico schiavista al
pacato e sereno uomo convertito nella fede e nel suo animo;
Jeremy Irons eccelle nelle vesti del missionario
vero portatore di pace e amore, che rifugge la violenza e le armi
anche quando tutto attorno è morte e pericolo.
The
Mission è un film capace di incantare, istruire,
addirittura far sorridere ma soprattutto commuovere…sino alle
lacrime. Un film di un’intensità incredibile e struggente che come
pochi altri trasmette un messaggio di pace e civiltà in risposta
alle brutture che hanno accompagnato la storia dell’uomo, in
particolar modo dell’uomo bianco.
Nel corso della sua carriera il
premio Oscar Ron Howard si è cimentato nella regia
di film di genere continuamente diverso. Dalla commedia fantasy
Splash – Una sirena a Manhattan al dramma spaziale
Apollo 13, dal biografico A Beautiful Mind al
thriller Il codice Da Vinci. Tra questi non manca poi il
western, rappresentato dal suo film del 2003 The
Missing. Con questo, Howard sovverte diversi canoni
del genere, dando vita ad un racconto che ha per protagonista una
figura femminile forte in un contesto tipicamente maschile e
selvaggio. Scritto da Ken Kaufman, questo non è
però una storia originale, bensì l’adattamento di un noto
romanzo.
Si tratta di The Last Ride,
scritto nel 1996 da Thomas Eidson. Il libro è il
seguito di St. Agnes’ Stand ed ha a sua volta avuto un
sequel intitolato All God’s Children. In quanto più
popolare e apprezzato degli altri due, però, solo The Last
Ride ha avuto la sua trasposizione cinematografica e poiché le
storie dei tre romanzi sono pressocché distinte tra loro,
l’adattamento non ha richiesto particolari modifiche. Il film
The Missing è però principalmente noto per via
dell’autentica presenza del linguaggio degli indiani Apache, che
viene qui proposto e in certo qual modo salvato dall’oblio.
Nonostante tali elementi che lo
distinguono da altri western più canonici, The Missing non
ha incontrato un ampio favore di critica né di pubblico, finendo
con l’essere pressoché dimenticato. Si tratta però di un film da
riscoprire, tanto per il suo valore narrativo quanto per le
bellezze che il suo genere di riferimento offre. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
The Missing: la serie TV
Prima di parlare del film, però, è
bene sottolineare come questo non abbia nessun rapporto con la
serie omonima The Missing. Di
carattere antologico, questa è stata ideata da
Harry e JackWilliams per il canale britannico BBC One e per il
canale statunitense Starz. Ad oggi questa si compone di
due stagioni, uscite rispettivamente nel 2014 e nel 2016 e in
Italia trasmesse sul canale Giallo, facente parte del gruppo
Discovery. In ogni stagione si affronta un caso di scomparsa, dando
così vita ad intricate indagini che mirano alla soluzione del
tutto. Particolarmente apprezzata da critica e pubblico, la serie
The Missing non va dunque confusa con il film western di
Howard.
The Missing: la trama del film
La vicenda narrata in The
Missing si svolge nel 1885, nel Nuovo Messico, ed ha per
protagonista Maggie Gilkeson, donna rispettata e
apprezzata dagli abitanti del luogo. Oltre a gestire la propria
fattoria, ella è infatti in grado di parlare fluentemente lo
spagnolo e di fornire la propria competenza medica a chiunque ne
abbia bisogno. Con lei ci sono le sue due figlie, l’adolescente
Lilly e la piccola Dot, ma anche
i collaboratori Emiliano e, soprattutto,
Brake, con il quale ha una relazione segreta. La
tranquilla routine di Maggie viene un giorno stravolta dal ritorno
di suo padre Samuel, che vent’anni prima aveva
abbandonato la famiglia per andare a vivere con gli Apaches.
L’uomo, ora anziano, è in cerca di
cure, che Maggie si offre di fornirgli a patto che poi non si
faccia più vedere. Quando però la figlia Dot verrà rapita da una
banda di disertori dell’esercito e indiani rinnegati, guidata dallo
sciamano Pesh-Chidin, per Meggie avranno inizio i
veri problemi. Nessuno sembra disposto ad aiutarla e la sua unica
possibilità è fare affidamento sul padre, che conosce come nessun
altro le usanze degli indiani. Prima che la piccola possa essere
venduta come schiava in Messico, padre e figlia dovranno riuscire a
ritrovarla, intraprendendo un viaggio difficile sotto più punti di
vista.
The Missing: il cast del film
Nel ruolo della protagonista Maggie
vi è l’attrice Cate Blanchett,
qui in una delle sue ultime interpretazioni prima di vincere
l’Oscar nel 2005 per il film The Aviator. Per prepararsi
alla parte per questo western, la Blanchett ha approfondito molto
il ruolo della donna in quel contesto storico e ha fatto pratica
con diverse delle attività che le si vedono compiere nel film, al
fine di risultare più realistica. Nel ruolo delle sue due figlie vi
sono invece le attrici Jenna Boyd, nota per la
serie Atypical, nel ruolo di Dot, e Evan Rachel
Wood, celebre invece per Westworld – Dove tutto è
concesso, nel ruolo di Lilly. Aaron Eckhart,
oggi noto per essere stato Harvey Dent in Il cavaliere
oscuro, è invece Brake.
Ad interpretare Emiliano, l’altro
aiutante di Maggie, vi è Sergio Calderon, mentre
Clint Howard (fratello minore del regista) è lo
sceriffo del luogo. L’attore Val Kilmer,
possessore di un vero ranch nel Nuovo Messico, ha un cameo nei
panni del tenente Jim Ducharme. Nel ruolo di Samuel, padre di
Maggie, si ritrova qui Tommy LeeJones. L’attore, che avrebbe poi a sua volta
diretto un western, The Homesman, si è preparato al ruolo
studiando la lingua degli Apache, prendendo lezione da due dei tre
rimanenti discendenti che la parlano fluentemente. Allo stesso modo
Eric Schweig, già noto per il film L’ultimo
dei Mohicani, si è cimentato con tale linguaggio per
interpretare Pesh-Chiding.
The Missing: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The
Missing è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Rai Play, Chili e Apple iTunes. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì
20 giugno alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Arriva il primo teaser promo di
The Missing 2, l’attes secondo ciclo di
episodi della serie televisiva prodotta per il canale britannico
BBC One e il canale statunitense Starz.
La serie antologica,
la cui prima stagione è stata accolta da recensioni molto positive,
è una co-produzione internazionale di società indipendenti, per lo
più britanniche. Ha esordito il 28 ottobre 2014 su BBC One. Il 16
dicembre 2014 è stata rinnovata per una seconda stagione, la quale
sarà incentrata su un nuovo giallo.
Trama: Nell’estate del 2006,
durante i campionati mondiali di calcio, Tony e Emily, una coppia
sposata inglese, si reca per una breve vacanza in Francia con il
piccolo figlio Oliver. Non molto tempo dopo essere entrati in
territorio francese, la loro auto ha un guasto che li costringe a
pernottare in una piccola città. Qui, in un locale, Oliver viene
rapito mentre era in compagnia del padre, il quale lo perde di
vista senza rendersi conto di quanto accaduto, in un locale
affollato in cui i presenti sono tutti distratti dalla partita di
calcio trasmessa in tv. Nel frattempo la madre li attendeva in una
camera d’albergo. Otto anni dopo Oliver non è ancora stato
ritrovato, la polizia ha smesso di occuparsene, Tony e Emily sono
divorziati. Lei ha provato a rifarsi una vita, formando una nuova
famiglia, mentre lui non ha mai smesso di cercare il figlio.
L’avvistamento di una sciarpa appartenuta al bambino fa emergere
una nuova traccia; Julien Baptiste, il detective, ora pensionato,
che conduceva le indagini nel 2006, lo aiuta a mettere insieme i
pezzi mentre la polizia riapre ufficialmente il caso.
Diretto da Renny Harlin – regista
finlandese noto per blockbuster adrenalinici come Cliffhanger (1993) e
58 minuti per morire – Die Harder (1990) – The
Misfits è il film d’azione con Harlin torna a un tipo di
cinema spettacolare e dinamico, incentrato su rapine impossibili,
gruppi di fuorilegge carismatici e una narrazione scandita da un
ritmo incalzante. Protagonista del film è Pierce Brosnan, ex James
Bond, che interpreta un ladro professionista coinvolto in una
missione dalle sfumature etiche più ambigue.
La pellicola si inserisce nel solco dei heist movie
contemporanei, ma con un tono scanzonato e internazionale, pensato
per un pubblico amante dell’intrattenimento puro. Al classico
impianto da film di rapina si aggiungono così elementi da spy
story, commedia d’azione e perfino un pizzico di critica sociale.
Il gruppo dei “Misfits” del titolo non è solo una banda di
criminali fuori dagli schemi, ma anche un simbolo di outsider che
decidono di usare le loro abilità per cause ritenute giuste.
Temi come la giustizia fai-da-te, la corruzione sistemica e
il confine sottile tra eroismo e criminalità attraversano dunque la
narrazione, offrendo spunti di riflessione sotto la patina
brillante e patinata della messa in scena. Il finale del film apre
così a interessanti riflessioni sulle motivazioni personali dei
protagonisti e sul significato più ampio delle loro azioni. Nei
prossimi paragrafi andremo dunque a esaminare proprio il finale di
The Misfits, per coglierne il senso narrativo e i
collegamenti con le tematiche portanti dell’intera opera.
Pierce Brosnan, Mike Angelo e Rami Jaber in The
Misfits
La
trama e il cast di The Misfits
Protagonista è il brillante ladro internazionale Richard
Pace (Pierce
Brosnan). Durante la sua evasione da una prigione
federale di massima sicurezza, Pace finisce con l’essere nuovamente
catturato, ma stavolta non da poliziotti. Viene infatti reclutato
da una banda di ladri gentiluomini che si fa chiamare
Misfits, capitanati dall’eccentrico e carismatico
Ringo (Nick Cannon) e della cui
banda fanno parte anche Violet (Jamie
Chung), Il Principe (Rami
Jaber), Wick (Mike
Angelo) e niente meno che la figlia di Richard,
Hope (Hermione Corfield).
Dopo aver ascoltato il folle piano del gruppo, che prevede di
rubare milioni di lingotti d’oro destinati a finanziare gruppi
terroristici, Richard decide di aiutarli. Ma a spingere Pace
stavolta non sono solo l’amore per i soldi e l’idea di fare per una
volta qualcosa che non sia solo per lui, ma anche dalla vendetta.
Il proprietario dei lingotti è infatti anche il responsabile della
sua incarcerazione: il vile e senza scrupoli uomo d’affari
Schultz (Tim Roth).
La spiegazione del finale del
film
Alla luce di questa premessa, il finale di The
Misfits chiude il film con un tono ironico e spettacolare,
coerente con l’atmosfera da heist movie moderno e adrenalinico.
Nella parte conclusiva del film, dunque i Misfits scoprono che
l’oro rubato è custodito in una cassaforte all’interno di una
prigione nel Jazeristan, controllata da Schultz. Per impedire che
finisca nelle mani della Confraternita, decidono di rubarlo.
Inizialmente, Pace rifiuta di unirsi a loro, ma cambia idea dopo
una conversazione con la figlia Hope.
Il piano prevede quindi l’infiltrazione nella prigione con
una serie di travestimenti e strategie: Pace e Wick si fanno
passare per prigionieri, mentre Ringo si presenta come tecnico
incaricato di sostituire i forni. In questa fase, Pace distrugge
una statua che raffigura Schultz, senza sapere che diventerà parte
cruciale del piano. Dopo aver avvelenato il cibo della mensa per
creare caos e far uscire alcuni prigionieri con ambulanze, i
Misfits iniziano il colpo. Wick e Pace usano un’esplosione
controllata per aprire la cassaforte, mentre Hope inscena una falsa
esplosione all’esterno per distrarre le guardie.
Pierce Brosnan e Mike Angelo in The Misfits
L’oro viene rimosso e sostituito da una foto fissa che
inganna la videosorveglianza. Quando Schultz capisce l’inganno, è
troppo tardi. Insegue un camion nel deserto credendo che contenga
l’oro, ma scopre che è vuoto. A quel punto, Hope si rivela e
Schultz viene arrestato dalle autorità locali, sotto gli occhi del
leader della Confraternita, Abu Hirawa, che decide di punirlo
nonostante la sua innocenza apparente.
Il colpo si rivela un successo grazie a un ulteriore trucco:
l’oro era stato fuso per creare una replica della statua distrutta,
che è poi uscita dalla prigione alla luce del sole. La scena finale
mostra i Misfits mentre si godono la vittoria in località esotiche,
mentre una notizia dei telegiornali menziona come una grande
donazione sia stata fatta in beneficenza e che il prezzo dell’oro
sia in aumento. Pace, dopo una vita di fughe e inganni, sembra
quindi trovare un senso più alto nelle sue azioni, quasi a voler
suggerire un nuovo inizio, in equilibrio tra vendetta e
redenzione.
L’oro non rappresenta più solo il guadagno personale, ma la
possibilità di cambiare le cose, almeno in piccola parte.
Tematicamente, il finale riflette dunque lo spirito del film:
giustizia non convenzionale, lotta contro il potere corrotto e
valorizzazione di una squadra di emarginati uniti da ideali comuni.
Nonostante le atmosfere leggere e da blockbuster, il film lancia un
messaggio chiaro: anche chi è considerato “inadatto” o “fuori dalle
regole” può fare la differenza, se mosso da principi etici.
È online il primo trailer ufficiale
di The Miseducation of Cameron Post,
vincitore del gran premio della giuria all’ultimo Sundance Film
Festival e secondo lungometraggio della regista americana
DesireeAkhavan.
Nel cast della pellicola figurano
Chloe Grace Moretz, la “Star” di American
HoneySasha Lane e Forrest
Goodluck.
L’uscita nelle sale americane è
fissata al 10 Agosto, sperando che venga distribuito anche in
Italia.
The Miseducation of Cameron Post –
il trailer
https://youtu.be/VEdngvMGjg0
La sinossi:
Basato
sul romanzo omonimo di Emily M. Danforth, The
Miseducation of Cameron Post racconta la vicenda di
Cameron (Chloe Grace moretz), adolescente che dopo esser stata
sorpresa insieme ad una sua compagna di scuola, viene inviata dalla
sua famiglia molto religiosa in un campo di terapia per “curare” la
sua omosessualità. L’esperienza porta Cameron a conoscere per la
prima volta una comunità gay e a stringere amicizia con due
compagni interpretati da Sasha Lane e Forrest
Goodluck.
Chloe Grace Moretz
(La Quinta Onda, Cattivi
Vicini 2) sarà protagonista di The
Miseducation of Cameron Post, tratto
dall’acclamato romanzo del 2012 di Emily M. Danforth.
Il film sarà diretto
da Desiree Akhavan, che avrà anche il
compito di co-scrivere la sceneggiatura con Cecilia
Frugiuele.
Il libro racconta la storia di una
ragazza dodicenne del Montana, rimasta improvvisamente orfana dopo
un incidente stradale che le ha portato via entrambi i genitori,
proprio nel periodo in cui stava scoprendo la propria
omosessualità. La ragazza viene affidata alla cure della nonna e
della zia, dalla visioni molto conservatrici, fino a che verrà
obbligata a frequentare un centro specializzato, dove seguirà una
terapia studiata per “convertire” le persone omosessuali.
Secondo Variety il
regista Peter Chelsom, che quest’anno ha
diretto The Space Between Us, scriverà è
dirigerà l’adattamento cinematografico di The Mirror
Thief.
Tinker Lindsay, che
ha scritto anche The Space Between Us con
Chelsom, co-scriverà la sceneggiatura.
Basato sul romanzo
di Martin Seay, la trama segue le vicende di
tre diversi uomini, tutti collegati da un libro misterioso. La
storia spazia dalla Venezia del sedicesimo secolo, dove
celebri vetrai perfezionarono una delle invenzioni più meravigliose
del mondo, lo specchio, la spiaggia di Venice Beach del 1950 e la
Las Vegas degli anni Duemila.
The
Miracle Club è stato un progetto che ha appassionato
lo sceneggiatore Jimmy Smallhorne per tutta la
vita. Egli ha infatti trascorso circa due decenni a cercare di
realizzare il film, nato con il titolo Pushers Needed nel
1999. Il progetto è passato alla HBO nel 2005, con Smallhorne alla
regia e all’epoca egli reclutò Maggie Smith,
Kathy Bates, Joan Allen,
Claire Danes e Brenda Blethyn
per i ruoli principali. Sebbene il film non sia mai andato avanti
con la HBO e il cast originale, il produttore Joshua D.
Maurer non ha mai perso le speranze e ha continuato a
cercare finanziamenti.
Alla fine, dopo una significativa
riscrittura da parte di Maurer e dello sceneggiatore
Timothy Prager, The
Miracle Club è stato preso e finanziato da Lionsgate
UK e Embankment Films. Sebbene la pandemia COVID-19 abbia ritardato
la produzione, la sceneggiatura rielaborata era abbastanza forte da
attirare nuovamente i membri del cast originale Smith e Bates nel
progetto quasi 20 anni dopo il loro primo legame. Nel frattempo, il
regista Thaddeus O’Sullivan – autore
di Niente di personale e Un perfetto
criminale – è stato assunto per dirigere il film.
Ha così preso vita un racconto
appassionante su tre donne intente a realizzare un sogno comune,
che nel perseguirlo riscoprono non solo la loro amicizia ma anche
il senso delle loro esistenze. Si tratta di un film da non perdere,
emozionante, divertente e carico di un contagioso senso di
speranza. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a The
Miracle Club. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attrici e ad
altre curiosità ancora. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di The Miracle Club
Ambientato nel 1967, The
Miracle Club racconta la storia di tre donne,
Chrissie, Eileen e
Lily, che hanno un sogno comune nel cassetto:
andare a Lourdes. Le tre sperano inoltre che durante la loro visita
nel luogo sacro possano assistere a un miracolo. Quando Chrissie,
Eileen e Lily riescono a vincere un viaggio che ha per meta proprio
la cittadina francese, partono con grande entusiasmo. Una volta
giunte a Lourdes, si imbattono però in una inaspettata sorpresa: la
figlia di una di loro si aggiunge inaspettatamente al viaggio. La
giovane new entry non solo complica le cose, ma porta a galla
diversi conflitti e traumi fino ad allora rimasti sopiti.
Il cast del film
Ad interpretare le tre protagoniste,
Chrissie, Eileen e Lily vi sono rispettivamente le attrici Laura Linney, Kathy Bates e Maggie Smith. I
media irlandesi hanno leggermente criticato il fatto che due delle
protagoniste (Maggie Smith e Kathy Bates), che interpretano qui donne
irlandesi, non sia in realtà irlandesi (la Smith è scozzese e la
Bates americana). Anche Laura Linney è americana, ma l’accento del suo
personaggio viene spiegato nella storia. Nel ruolo di Dolly Dunne,
figlia di Eileen, vi è invece l’attrice Agnes
O’Casey, mentre Mark McKenna è suo
marito George Hennessy. L’attore StephenRea, invece, interpreta Frank Dunne, marito di
Eileen.
Kathy Bates e Stephen Rea
avevano 74 e 77 anni durante le riprese, ma nel film sono genitori
di sei bambini che sembrano avere un’età compresa tra i 10 e i 21
anni. Si tratta in realtà di un residuo di quando i produttori
tentarono di realizzare il film quasi vent’anni fa. Quando il
progetto è stato finalmente concretizzato, piuttosto che rifare le
parti con attori più giovani, i produttori hanno mantenuto le loro
scelte originali del 2005, ma gli attori sono stati pesantemente
truccati perché sembrassero molto più giovani di quanto sono in
realtà.
Le location dove è stato girato il film
Le riprese del film si sono svolte
in varie località, a partire da Dublino, capitale
dell’Irlanda, dove le tre protagoniste vivono e da dove ha inizio
il loro viaggio. The Miracle
Club è poi stato girato anche a
Wicklow, sempre in Irlanda, e presso la
Ardmore Film Factory, dove sono stati ricreati
alcuni luoghi iconici, tra cui la famosissima Grotta di
Lourdes. Per quest’ultima ambientazione, dunque, la
produzione non si è recata alla vera grotta, dove sarebbe stato
difficile se non impossibile ottenere i permessi per le riprese,
optando dunque per una sua ricostruzione in studio.
The Miracle Club è basato su una storia
vera?
È facile chiedersi se il film sia
basato su una storia vera o se sia stato inventato di sana pianta.
La risposta è una via di mezzo tra le due cose, in quanto lo
sceneggiatore Jimmy Smallhorne, cresciuto in una
pittoresca cittadina irlandese, ha riproposto nel film il contesto
storico in cui è cresciuto, ovvero quello dell’Irlanda degli anni
Sessanta. “Il film si basa sui ricordi della famiglia di
Smallhorne e della sua crescita in una piccola città dell’Irlanda,
ma l’enfasi è chiaramente sulle donne di quella famiglia”,
viene riportato da Deadline. Le tre protagoniste,
però, non sono realmente esistite.
Smallhorne ha poi dichiarato al
Pat Kenny Show Podcast che:
“La prima metà di questo film è avvenuta quando avevo 8 anni,
sono uscito da scuola e ho visto una madre che penzolava da uno
sgabello, appendendo la carta da parati con un paio di mutandine in
testa per proteggersi dal soffitto appena dipinto. Ho guardato
questa donna e ho detto: “Questa donna è una star”. E tutte le
donne della strada di Ballyfermont erano così. E in quel momento ho
pensato: questo è un grande film“. Il film è dunque “un
omaggio alle resilienti e realmente esistite donne di una
generazione della classe operaia che sostenevano famiglie
numerose”.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire
di The Miracle
Club grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Tim
Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 20
febbraio alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
The Miracle Club, il film di
Thaddeus O’ Sullivancon un leggendario trio di attrici di diversa
generazione – i premi Oscar Maggie
Smith e Kathy
Bates, e la candidata all’OscarLaura
Linney – dopo l’anteprima al Tribeca Film
Festival, arriva in sala in Italia il 4
gennaio distribuito
da Europictures.
Un altro bellissimo ruolo per tre
attrici straordinarie, affiancate da un cast di prim’ordine di cui
fanno parte Agnes O’Casey, il candidato all’Oscar Stephen Rea e
Mark O’Halloran.
Ambientato nel 1967, The
Miracle Club segue la storia di tre amiche, Lily
(Maggie
Smith), Eileen (Kathy
Bates) e Dolly (Agnes O’Casey). Da
Ballygar, una comunità operaia della periferia di Dublino che
marcia al proprio ritmo, radicata in tradizioni di lealtà, fede e
unione, sognano di vincere un pellegrinaggio alla città sacra di
Lourdes per assaporare la libertà e sfuggire alla routine della
vita domestica. Poco prima del viaggio, la loro vecchia amica
Chrissie (Laura Linney) arriva a Ballygar per il funerale della
madre, dopo un lungo esilio negli Stati Uniti. Il suo ritorno
riapre vecchie ferite e le quattro devranno confrontarsi con il
loro passato, anche quando viaggiano alla ricerca di un
miracolo.
Ecco il trailer di
The Ministry of Ungentlemanly Warfare, il nuovo
film di Guy Ritchie con protagonista Henry Cavill. L’ex Superman si fa ancora
strada sul grande schermo interpretando una spia, mentre al cinema
lo aspettiamo in Argylle
di Matthew Vaughn.
Basato su una storia realmente accaduta raccontata da
Damien Lewis nel suo libro omonimo,
The Ministry of Ungentlemanly Warfare segue
un’organizzazione segreta fondata da Winston
Churchill e dall’autore di James
BondIan Fleming per indebolire e infine far
deragliare il regime nazista attraverso “sgarbate azioni non da
gentiluomini”. Atti di sabotaggio. Precursore delle moderne
organizzazioni di operazioni segrete, questo gruppo era composto da
personale militare d’élite, ma apparentemente disadattato,
specializzato in attività non convenzionali, cogliendo di sorpresa
i nazisti e svolgendo un ruolo importante nello sradicarli.
Henry Cavill è stato nominato leader di questo
gruppo, anche se in questo caso il suo look non è quello della
superspia.
L’ex star di Superman salperà con un
talentuoso ensemble nell’ultimo film di Ritchie, con Hero
Fiennes Tiffin, Henry Golding, Alan Ritchson
e Alex Pettyfer tra coloro che si uniranno a lui
in acqua. Eiza González, Babs Olusamokun, Henrique Zaga,
Til Schweiger e Cary Elwes
completano il gruppo costellato di stelle.
Come riporta Deadline, la Lionsgate ha
annunciato che il nuovo film di Guy Ritchie, The Ministry Of
Ungentlemanly Warfare, uscirà in sala il 19 aprile.
Questa nuova pellicola del regista di The
Gentleman e Wrath of
Man è descritto come una commedia d’azione a stelle e
strisce ispirata a fatti realmente accaduti. Il film si basa su
file recentemente declassificati del Dipartimento della Guerra
britannico e racconta la storia della prima organizzazione di forze
speciali mai creata durante la Seconda Guerra Mondiale dal Primo
Ministro britannico Winston Churchill e da un
piccolo gruppo di ufficiali militari, tra cui lo scrittore
Ian Fleming.
L’unità di combattimento
top-secret, composta da un gruppo eterogeneo di furfanti e reietti,
intraprende un’audace missione contro i nazisti utilizzando
tecniche di combattimento assolutamente non convenzionali e
assolutamente “poco gentili”. Alla fine, il loro audace approccio
cambiò il corso della guerra e gettò le basi per il SAS britannico
e per la moderna guerra delle operazioni nere. A qualcuno questa
descrizione potrebbe ricordare il gruppo protagonista del film di
Quentin Tarantino, Bastardi senza gloria. Il fatto però
che quello di Ritchie sia un racconto ispirato ad una vicenda vera,
suscita ancor di più l’interesse verso questo progetto.
Un progetto che vanta poi un cast
di tutto rispetto, comprendente attori come Henry Cavill, Eiza González, Alan Ritchson,
Alex Pettyfer, Hero Fiennes Tiffin, Babs
Olusamokun, Henrique Zaga, Til
Schweiger, Henry Golding e Cary Elwes.
Ritchie ha diretto la sceneggiatura scritta insieme a Paul
Tamasy, Eric Johnson e Arash
Amel. Tra i produttori del progetto figurano Ritchie,
Jerry Bruckheimer, Chad Oman,
Ivan Atkinson e John Friedberg.
Alla luce di questa notizia, non resta ora che attendere di poter
vedere un primo trailer di The Ministry Of Ungentlemanly
Warfare.