Il regista greco
Yorgos Lanthimos, nominato all’Oscar per
Kynodontas e
Alps, sta per iniziare
le riprese del suo primo film in lingua inglese,
The Lobster: protagonisti del film
saranno Colin Farrell e Rachel
Weisz.
Le riprese, che inizieranno
il 24 marzo 2014, avranno luogo in Irlanda. Gli
sceneggiatori, lo stesso Lanthimos e
Efhtimis Filippou, suo collaboratore di
lunga data, hanno scritto una storia d’amore sicuramente non
convenzionale, ambientata in un futuro distopico. In
questo futuro, trovare un partner è questione di vita o
di morte.
The
Lobster è prodotto dalla Element
Pictures e dalla Limp and Scarlet
Films; i produttori sono, oltre che Yorgos
Lanthimos, Lee Magiday, Ed
Guiney e Ceci Dempsey, mentre il
produttore esecutivo è Andrew Lowe della
Element. Lanthimos ha affermato
di essere molto grato per avere l’opportunità di lavorare con due
grandi attori come Farrell e
Weisz. Il loro contributo a The
Lobster, nelle speranze del regista e sceneggiatore,
arricchirà ed espanderà il mondo che Lanthimos e
Filippou stanno cercando di creare ed esplorare.
Un altro elemento di grande fiducia nelle potenzialità del film è
dato dal team di collaboratori dei quale si avvale
Lanthimos, che si dice entusiasta e fiducioso
all’idea di iniziare le riprese del film.
Colin Farrell,
vincitore del Golden Globe per In Bruges,
è la star del nuovo Winter’s Tale, film
di Akiva Goldsman, prodotto dalla Warner Bros.
Sono in fase di post-produzione Miss
Julie, nella quale lo vedremo al fianco di
Jessica Chastain, e
Solace di Afonso Poyart,
nel quale recita con Anthony Hopkins. Rachel
Weisz, vincitrice del Golden Globe per The
Constant Gardener, è famosa per blockbuster quali la
saga de La Mummia e Il grande
e potente Oz.
Il Palinurus Elephas, a dispetto del suo altisonante
nome latino, è uno dei crostacei più famosi al mondo, che gode di
una fama indiscussa da rockstar della cucina gourmet, nonostante la
sua indole sedentaria e naturalmente schiva che lo spinge lontano
dalle luci della ribalta. Meglio noto con il suo nome comune
inadatto alle grandi occasioni, l’aragosta ha esercitato da sempre
un fascino indiscreto sulla fantasia iperattiva dei creatori di
ogni tipo, dagli chef più rinomati e stellati, ai pittori
stravaganti e dal temperamento impetuoso, fino ai registi più
eclettici del panorama cinematografico. Ne è un palese esempio
Woody Allen, da sempre ossessionato dalla figura
del crostaceo rossiccio, tanto da dedicargli una sequenza nel suo
capolavoro Io e Annie (1977) e da
renderlo protagonista di un gustoso racconto a base di
reincarnazioni, Karma negativo, vendette e aragoste
(Tails of Manhattan, pubblicato nel 2009
sulla rivista The New Yorker) mentre oggi
ne è una curiosa variante la pellicola scritta e diretta dal
regista greco Yorgos Lanthimos, la sua prima opera
in lingua inglese che ha ricevuto come riconoscimento il
prestigioso premio della giuria durante la scorsa edizione del
Festival di Cannes: The
Lobster – l’aragosta, appunto – è ambientato in un
futuro distopico dove le persone single per legge vengono arrestate
e confinate in un inquietante hotel dove devono assolutamente
trovare un compagno di vita entro quarantacinque giorni, pena: la
trasformazione in un animale, che poi verrà liberato nel bosco
adiacente la struttura. Anche al protagonista, neo divorziato,
David (Colin Farrell) sembra toccare questo
triste destino, quello di diventare un’aragosta, almeno finché non
incontra proprio nel bosco un’altra donna sola (Rachel
Weisz) della quale si innamora, decidendo di pianificare
una fuga a due per salvarsi e scampare al loro triste destino,
infrangendo le regole.
Lanthimos e il suo
storico collaboratore Efthymis Filippou provano a
costruire una variante delle classiche storie di fantascienza che
vedono, come protagonista, un’umanità asettica, preda della
tecnologia e dell’ordine che non contempla il disordine, caotico,
della sfera sentimentale: partendo da premesse che ricordano
Gattaca scelgono di utilizzare il
linguaggio grottesco, sospeso e tagliente della commedia nera
–sarcastica e a tratti “cattiva” – provando ad elaborare una nuova
“teoria dei sentimenti” in chiave 2.0, aggiornata ad un’inquietante
visione del futuro.
La pellicola è frutto di una co-
produzione Europea che ha coinvolto Irlanda, Regno Unito, Francia,
Grecia e Paesi Bassi ed è stata girata all’interno dell’Hotel
Parknasilla situato nella contea di Kerry, in Irlanda; per le varie
scene il regista Lanthimos ha sempre privilegiato la luce naturale
e la totale assenza di make up sugli attori, cercando di ridurre
l’uso dell’illuminazione artificiale solo alle scene notturne.
La pellicola uscirà il prossimo 15
Ottobre nelle sale italiane e il 16 in quelle britanniche.
Focus Features ha diffuso il primo
trailer ufficiale di The Little Stranger, sesto
lungometraggio firmato da Lenny Abrahamson e
seconda collaborazione fra il regista e Domnhall Gleeson dopo Frank
(2014).
Tratto dal romanzo omonimo scritto
da Sarah Waters e ambientato nel 1940, il
film vede l’attore nei panni del Dr. Faraday,
arrivato al maniero Hundreds Hall per indagare sul caso della
famiglia Ayers.
Nel cast di questa
intrigante ghost story, anche Charlotte Rampling,
Ruth Wilson e Will
Poulter.
Uscito lo scorso 25
gennaio, presentato alla sessantaquattresima edizione del Berlinale
(2014) e proiettato al WA! Japan Film Festival di Firenze poche
settimane fa, The Little House
(Chiisai Ouchi) conclude splendidamente,
all’ottantaduesimo film, la carriera del regista e sceneggiatore
giapponese Yōji Yamada (The Twilight
Samurai), erede di Yasujirō Ozu.
Tratto da un romanzo di Koko Nakajima (vincitore
del premio Naoki), racconta la storia di una famiglia
attraverso gli occhi della propria cameriera: Taki (interpretata da
Haru Kuroki da giovane, premio per la miglior
interpretazione, e da Chieko Baisho da
anziana), è una timida, innocente e devota cameriera presso la
famiglia Hirai di Tokyo, famiglia costituita da Masaki
(Takatarô Kataoka), capofamiglia e impiegato in
una fabbrica di giocattoli, sua moglie Tokiko (Takako
Matsu), che riesce bene a personificare i tormenti
interiori ma superficiali di una donna annoiata alla società
benestante del tempo, e suo figlio Ryoichi. Con l’avanzare degli
anni, Taki decide di mettere per iscritto le proprie memorie, e
molti anni più tardi, dopo la morte della stessa, il nipote,
Takeshi (Satoshi Tsumabuki), ritroverà i quaderni,
tramite i quali riuscirà a ricostruire il passato della zia. Così
scopre anche storie nascoste e segreti di famiglia.
Tutte le storie
presentate nel film sono in un certo senso filtrate dal ricordo, e
vengono raccontate da diversi punti di vista, facendo così
convivere passato, presente e futuro. Yamada racconta le vicende
sentimentali dei personaggi con delicatezza e tramite piccoli
gesti, riuscendo a leggere nell’animo femminile ma senza la
supponenza che spesso hanno nei suoi confronti coloro che non
appartengono al gentil sesso; per quanto riguarda la storia della
nazione, invece, Yamada parla di un’epoca che non c’è più, forse
metafora anche di un cinema che non vedremo più, poiché The Little
House come già detto conclude la carriera del regista e di un certo
tipo di cinema, e forse è proprio per questo che fin dalla prima
scena il film è pervaso da un senso di perdita che accompagna ogni
tipo di morte, anche quella di un mondo che non c’è più, raccontato
esclusivamente dai diari, artefatti volti a non far dimenticare un
passato un tempo presente. Di questo film insomma non si può che
parlar bene, in quanto riesce ad imprimere sulla pellicola tutto
ciò che c’è di più straordinario nella vita, nonostante la
quotidianità e la semplicità. Rimarranno sicuramente tutte le
emozioni, perché con questo film il regista riesce a dare valore al
passato e ai ricordi, facendoci viaggiare tramite il singolo e
contemporaneamente tramite la collettività, il tutto impreziosito
dalla colonna sonora di Joe Hisaishi e dalle
performance delle due attrici Takako Matsu e Haru Kuroki.
Il regista sudcoreano Park Chan-Wook firma la
regia della sua prima serie tv, The Little Drummer
Girl, ispirata all’omonimo romanzo di John Le Carré. I
primi due episodi sono stati presentati alla Festa del Cinema di
Roma, gettando le basi per quella che potrebbe presto
diventare una delle serie più in voga del momento.
The Little Drummer
Girl è ambientata verso la fine degli anni ’70. Charlie
(Florence
Pugh) è una giovane attrice inglese intenta a
trascorrere le vacanze in Grecia. Qui viene turbata dall’incontro
con un misterioso sconosciuto, Becker (Alexander
Skarsgard). Questi coinvolge la ragazza in un
complicato intrigo internazionale orchestrato dalla spia Kurtz
(Michael
Shannon).
Risulta complesso inquadrare una
spy-story come questa solamente dai primi due episodi. Si può però
certamente individuare in questi delle ottime premesse che non
fanno che aumentare le aspettative nei confronti della serie. Il
regista di Old Boy sfoggia qui tutto il
suo gusto estetico, regalando allo spettatore un incipit che
contiene in sé spettacolarità visiva e gli elementi fondamentali
per permettere un rapido inquadramento del contesto in cui ci
troviamo. Curando minuziosamente l’aspetto formale, e facendolo
intrecciare con la complessa trama a base di spionaggio, inganni e
retroscena.
A convincere prima di tutto è
infatti la messa in scena del regista, che riesce perfettamente a
ricostruire la classica atmosfera da anni ’70 attraverso l’uso di
giochi cromatici sia per le scenografie che per i costumi. Il tutto
è sottolineato da una calda fotografia che sembra richiamare la
qualità dell’immagine data dalla pellicola cinematografica.
Successivamente quando con il procedere dell’episodio si fanno
sempre più protagonisti i personaggi e la storia, sono questi a
rubare l’attenzione dello spettatore.
Il primo episodio di The
Little Drummer Girl ci presenta i tre personaggi
principali, tra cui spicca un sempre impeccabile Michael Shannon. Ognuno di loro è dotato di
buona caratterizzazione, che li differenzia l’uno dall’altro e che
proprio per questo potrebbe in futuro dar vita ad interessanti
conflitti. All’interno del primo episodio viene quindi costruita
l’intera premessa della serie, e a partire dal secondo si mettono
in moto la serie di eventi che porteranno i personaggi sempre più
nel profondo di una pericolosa ricerca.
Per mestiere le spie mentono e sono
il più riservate possibile, e altrettanto sembra promettere questa
serie. Risulta infatti difficile prevedere l’evoluzione della
storia proposta, a meno che non si sia letto il romanzo di Le
Carré. Si ha spesso la sensazione che qualcosa ci venga nascosto,
che gli autori della serie si divertano a privarci di alcuni
elementi fondamentali, oppure insinuando il dubbio che ciò che ci è
stato presentato non sia esattamente come sembra essere. Anche in
questo gioco con lo spettatore sta il pregio di una serie che
promette grandi risvolti.
Lo scorso venerdì 5 luglio Disney e
Balmain hanno dato vita a una serata celebrativa alla Royal
Albert Hall di Londra, come parte del lancio globale della
collezione Disney x Balmain: The Lion King e del
30° anniversario del classico dei Walt Disney Animation Studios
Il Re Leone.
All’interno del leggendario
auditorium della Royal Albert Hall, i partecipanti hanno potuto
assistere a una serata ricca di arte, musica e moda. Olivier
Rousteing, Creative Director di Balmain, ha presentato il film di
Femi Oladigbolu, girato in Sudafrica, che mette in luce la nuova
collezione. Il film è stato seguito da una performance memorabile
da parte dell’artista, cantautrice e musicista Leigh-Anne, che ha
eseguito “Can You Feel The Love Tonight” dal vivo, in uno
spettacolo che ha registrato il quasi tutto esaurito.
La serata ha visto la partecipazione
di redattori di riviste di moda, modelli, musicisti, attori e molti
altri. Insieme a Rousteing e Leigh-Anne erano presenti anche la
modella britannica Jourdan Dunn, la modella e conduttrice
televisiva britannica Leomie Anderson, l’attore
britannico-giamaicano Micheal Ward, e le modelle Sia e Gabriella
Gomes.
Hanno inoltre preso parte all’evento
Tasia Filippatos – President of Disney Consumer Products, Claire
Terry – SVP Disney Consumer Products EMEA, Liz Shortreed – SVP of
Global Softlines & Global Brand Strategy for Disney and Pixar at
Disney Consumer Products, Joss Hastings – VP of Global Marketing
Strategy and Campaign Management for Disney Consumer Products.
La serata celebrativa di
Disney e Balmain è stata la prima di due proiezioni in concerto
programmate de Il Re Leone: la colonna sonora di Hans Zimmer,
premiata con l’Academy Award®, è stata eseguita dal vivo dalla
Chineke! Orchestra e dal London Community Gospel Choir, condotti da
Sarah Hicks. Eventi che precedono l’imminente uscita nelle sale di
Mufasa: Il Re Leone, che arriverà al cinema a dicembre.
Il lancio della Collezione Disney x
Balmain: The Lion King prende il via oggi 8 luglio, online su
Balmain.com e in tutto il mondo presso i monomarca Balmain e le
principali boutique di moda al mondo. L’8 luglio presso il Saks
Fifth Avenue Beverly Hills di Los Angeles e l’11 luglio all’Harbor
City di Hong Kong aprono anche due boutique pop-up dedicate alla
collezione. A Londra la collezione sarà disponibile sia da
Selfridges che da Harrods. A Parigi, le grandi vetrine dello store
di Balmain in Rue Saint Honoré saranno dedicate all’intera
collezione. Per maggiori informazioni sulle location pop-up
dedicate alla collezione, è possibile visitare il sito Balmain.com
o i social account di Balmain.
Il genere noto come thriller
legale o thriller giudiziario è particolarmente
popolare a livello internazionale, e sempre più le storie di
avvocati, processi o questioni legate al mondo giudiziario si
ritagliano il proprio posto di rilievo nel mercato cinematografico.
Film come Schegge di paura,
La parola ai giurati o The Judge sono solo
alcuni dei più celebri film a riguardo. Tra questi si colloca anche
The Lincoln Lawyer, diretto ne 2011 da
Brad Furman e scritto da John
Romano. All’intero di questo, si esplora un intricata
vicenda che porta tanto i personaggi quanto gli spettatori a
riflettere sul concetto di colpevolezza e innocenza.
Come gli altri film di questo
sottogenere, anche The Lincoln Lawyer va dunque ad
esplorare questioni particolarmente delicate, che trovano
all’interno delle pratiche legali e giudiziarie i propri punti
forti. La tensione è infatti generata proprio dalla necessità di
individuare prove e testimonianze a difesa o meno di chi è seduto
al banco dei sospettati. Proprio grazie a questi film, la figura
dell’avvocato è diventata sempre più celebre al cinema, ottenendo
un fascino particolarmente raro. Particolarmente apprezzato dalla
critica e dal pubblico, questo di Furman si affermò dunque come un
titolo particolarmente importante del suo anno.
A fronte di un budget di 40 milioni
di dollari, infatti, questo arrivò ad incassarne più del doppio a
livello mondiale. Il film sorprende anche per la grande presenza di
sequenze particolarmente dinamiche, che portano il film ad
acquisire un ritmo particolarmente coinvolgente. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
libro e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
The Lincoln Lawyer: la trama del
film
Protagonista del film è l’avvocato
Mickey Haller, residente a Los Angeles e
particolarmente legato alla sua Lincoln Town Car nera targata
NTGUILTY. Sempre a bordo della sua auto si reca nelle varie aule di
tribunale dove è solito difendere piccoli ladri, spacciatori,
prostitute o altri clienti di basso rango. Un giorno egli si
ritrova però ad essere richiesto come rappresentante del ricco
Louis Roulet, playboy di Beverly Hills, figlio
dell’immobiliarista Mary Windsor. L’uomo è infatti
accusato dello stupro e del pestaggio della prostituta
Regina Campo. Per poter provare l’innocenza di
questi, però, Haller ha bisogno di rivolgersi ad un suo amico
detective.
Nel frattempo, la procura
distrettuale, per la quale lavora Maggie
McPherson, ex moglie di Haller, sostiene la colpevolezza
dell’imputato. Andando avanti con le indagini in vista del
processo, Haller inizia però ad individuare una serie di
parallelismi con un precedente caso, di cui il precedente
sospettato si è sempre dichiarato innocente nonostante la condanna
all’ergastolo. Per Haller diventa dunque sempre più importante
capire cosa sia accaduto, cosa c’entri Roulet con tutto ciò e quale
dovrà essere il più corretto verdetto. Per fare ciò, l’avvocato
avrà bisogno anche di provare la propria innocenza nei confronti di
alcuni sospetti.
The Lincoln Lawyer: il libro da
cui il film è tratto
Il film è la trasposizione
cinematografica dell’omonimo romanzo di Michael
Connelly, in Italia pubblicato con il titolo Avvocato
di difesa. Lo scrittore, noto per i suoi libri incentrati su
complesse vicende legali, ha dedicato al personaggio dell’avvocato
Haller diversi volumi, di cui questo qui approfondito è il primo,
uscito nel 2005. Successivamente sono stati pubblicati anche La
lista nel 2008, La svolta nel 2010, Il quinto
testimone del 2011 e Il dio della colpa del 2013.
Grande successo letterario, Avvocato di difesa venne da
subito adocchiato dagli studios americani, e i diritti vennero
infine acquisiti dalla Lakeshore Entertainment e dalla Lionsgate.
Connelly si è in seguito dichiarato entusiasta della trasposizione,
che racchiudeva il cuore del suo racconto.
The Lincoln Lawyer: il cast del
film
Ad interpretare l’avvocato Mickey
Haller vi è l’attore premio Oscar Matthew McConaughey.
Questi è stato fortemente richiesto dall’autore del romanzo da cui
il film è tratto. Lo scrittore, infatti, dichiarò di aver sempre
apprezzato l’attore, considerandolo la giusta personalità per dar
vita al personaggio. In particolare, Connelly si convinse del fatto
che doveva essere lui ad ottenere la parte dopo averlo visto
recitare in Tropic Thunder. Accanto a lui, nei panni
dell’amico detective Frank Levin vi è William H.
Macy, mentre Marisa
Tomei interpreta Margaret McPherson, ex moglie di
Haller. Bryan Cranston
è invece presente nei panni del detective Lankford. John Leguizamo
interpreta il prigioniero Val Valenzuela, mentre Michael Peña è
Jesus Martinez. Infine, Ryan Philippe interpreta
l’accusato Louis Ross Roulet.
The Lincoln Lawyer: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The Lincoln Lawyer è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì
12 aprile alle ore 21:15 sul canale
Cielo.
Ambientato in una Londra vittoriana oscura e inquietante,
The Limehouse Golem – Mistero
sul Tamigi è un thriller gotico del 2016 diretto da Juan
Carlos Medina e tratto dal romanzo di Peter Ackroyd. Il
film intreccia atmosfere da romanzo noir con elementi horror e
riflessioni sull’identità, il ruolo della donna e il potere
della narrazione. Protagonisti della vicenda sono Bill Nighy nel ruolo dell’ispettore Kildare,
Olivia Cooke nei panni dell’ambigua Lizzie
Cree, e Douglas Booth nel ruolo dell’attore Dan
Leno, figura realmente esistita nella scena teatrale londinese
dell’epoca.
La
narrazione si apre con una serie di brutali omicidi firmati da un
misterioso assassino noto come “il Golem”. Le indagini conducono
Kildare in un mondo di maschere, spettacolo e segreti taciuti,
mentre il pubblico è progressivamente immerso in una rete sempre
più fitta di sospetti. Il cast, ben diretto e perfettamente calato
nei rispettivi ruoli, contribuisce a costruire un’atmosfera cupa e
teatrale, dove il confine tra realtà e finzione diventa sempre più
sottile. Il finale, sorprendente e stratificato, merita un’analisi
più approfondita per comprenderne appieno il significato.
Cosa succede nel finale di The
Limehouse Golem?
Nel
climax del film, l’ispettore John Kildare (Bill Nighy) si avvicina
sempre di più alla verità sull’identità del Golem, il serial killer
che terrorizza il quartiere di Limehouse. Dopo aver escluso vari
sospetti tra cui Karl Marx, George Gissing e Dan Leno, la sua
attenzione si concentra su Elizabeth Cree (Olivia Cooke), attrice
di teatro accusata dell’avvelenamento del marito. Kildare analizza
i diari che descrivono gli omicidi in dettaglio, creduti scritti
dal vero assassino, e nota una calligrafia compatibile con quella
di Elizabeth.
Nonostante la condanna a morte già pronunciata nei confronti della
donna, l’ispettore scopre che il manoscritto è stato scritto con
inchiostro raro, presente nel camerino di Elizabeth, e che solo lei
avrebbe potuto descrivere con tanta precisione i luoghi e le
vittime. Tuttavia, la conferma arriva troppo tardi per intervenire
legalmente.
La rivelazione dell’assassino e il
destino di Elizabeth
Il colpo di scena finale svela che
Elizabeth è il Golem. La sua mente brillante e disturbata ha
orchestrato una serie di omicidi per imporsi in un mondo che le
negava libertà e voce. Gli omicidi diventano una forma estrema di
espressione artistica e ribellione. Elizabeth ha creato una doppia
identità: la giovane attrice vittima e la spietata assassina,
lasciando che gli altri fossero ingannati dalle apparenze.
Kildare, pur avendo scoperto la
verità, sceglie di non rivelarla pubblicamente, forse per
proteggerne il mito, forse per garantire a Elizabeth la fama e il
potere che la società le ha sempre negato. Il film si conclude con
l’esecuzione della donna, ma anche con la consapevolezza che la
verità è stata archiviata per sempre sotto una coltre di silenzio e
mistero. Elizabeth Cree diventa così leggenda, simbolo oscuro di
una società che trasforma i suoi mostri in spettacolo.
Il significato nascosto del
finale
La rivelazione finale non è solo un twist narrativo, ma un commento
sulla maschera e la performance. Lizzie, relegata al silenzio da
bambina e vittima di abusi, trova nel teatro e nel delitto l’unico
modo per affermare la propria identità.
Il teatro, presente in tutto il film, diventa metafora della verità
manipolata e della società vittoriana ipocrita. Il finale mostra
come le maschere — quelle sul palco e quelle nella vita reale —
possano celare mostri impensabili, e come il vero orrore possa
celarsi sotto una facciata affascinante e tragica.
Il cinema è pronto ad abbracciare
un nuovo thriller dalle atmosfere gotiche: The
Limehouse Golem, adattamento cinematografico
del romanzo pubblicato ad opera di Peter
Ackroyd nel 1994 col
titolo Dan Leno and the Limehouse
Golem. Secondo quanto annunciato recentemente, la
pellicola la cui sceneggiatura è firmata da Jane
Goldman (Kingsman: The Secret
Service) sarà diretta da Juan Carlos
Medina (Painless) ed
interpretata da Alan Rickman, la star
di Bates Motel Olivia
Cooke e Douglas
Booth (Jupiter Ascending).
Ad annunciare il cast del film è
stato Stephen Woolley che produrrà la pellicola
coadiuvato da Elizabeth
Karlsen e Joanna
Laurie di Number 9 Films.
Queste le parole di Woolley:“Siamo privilegiati di poter collaborare ancora una volta con
Alan Rickman e Jane Goldman ed il regista sensazionale Juan Carlos
Medina, nonché le star del futuro Olivia Cooke e Douglas Booth.
Sarà la prima volta in cui il mondo potrà vedere il fantastico
universo che Peter Ackroyd ha creato.”
The Limehouse
Golem è un racconto gotico che mette in scena una
serie di misteriosi omicidi di cui sarà considerato colpevole
il Golem, una creatura mitologica.
Nel
cuore della Londra vittoriana, tra nebbia, sangue e palcoscenici
teatrali, si muove l’ombra del Golem di Limehouse. Il film The Limehouse Golem (2016), diretto da Juan
Carlos Medina e tratto dal romanzo di Peter Ackroyd, mescola
finzione e realtà per creare un giallo gotico che intriga per la
sua atmosfera cupa e l’intreccio labirintico.
Ambientato nel 1880, il racconto prende spunto da un’epoca segnata
da profonde tensioni sociali e culturali, in cui il terrore di un
assassino seriale si intreccia con il mondo dello spettacolo e
dell’identità di genere. Ma quanto c’è di vero nella storia? E
quanto è frutto dell’immaginazione letteraria?
Cosa succede nel film
The Limehouse
Golem
Il
film segue l’ispettore John Kildare (Bill
Nighy), incaricato di indagare su una brutale serie di
omicidi avvenuti nel quartiere di Limehouse. I delitti, efferati e
apparentemente privi di movente, hanno terrorizzato l’opinione
pubblica, che ha ribattezzato il colpevole come “Golem”, una figura
mitica del folklore ebraico.
Le indagini conducono Kildare a incrociare la storia di Elizabeth
Cree (Olivia
Cooke), una giovane attrice di teatro accusata di aver
avvelenato il marito. In bilico tra realtà e finzione, la vita di
Elizabeth si rivela intrecciata ai misteri del Golem e al mondo
eccentrico del teatro musicale londinese. Le rivelazioni finali
portano a un colpo di scena che ribalta ogni ipotesi iniziale.
The Limehouse Golem è
basato su una storia vera?
Sebbene il film faccia riferimento a personaggi storici realmente
esistiti – come Karl Marx, George Gissing e Dan
Leno – la figura del Golem di Limehouse è una creazione
narrativa. Il romanzo da cui è tratto il film, Dan Leno and the Limehouse Golem
(1994), intreccia eventi fittizi con dettagli storici per costruire
un thriller d’epoca convincente, ma privo di una base documentata
nei fatti di cronaca dell’epoca.
La scelta di ambientare la vicenda nell’East End londinese, già
noto per i crimini di Jack lo Squartatore, contribuisce a dare una
sensazione di autenticità e mistero. Tuttavia, non esistono prove
storiche di un serial killer noto come Golem né degli omicidi
descritti nel film. L’operazione è dunque quella del pastiche
letterario: evocare il vero per raccontare l’invenzione.
I riferimenti letterari e
culturali nel film
The Limehouse Golem si
muove abilmente tra storia e finzione, ma è soprattutto un omaggio
alla letteratura gotica e ai racconti vittoriani. L’opera di Peter
Ackroyd, autore del romanzo da cui è tratto il film, è nota per il
modo in cui rilegge il passato culturale inglese con uno sguardo
moderno. In questo caso, la struttura del romanzo e del film
richiama le atmosfere cupe e ossessive dei racconti di Edgar Allan
Poe e Wilkie Collins, mescolando mistero, introspezione psicologica
e inquietudine urbana.
Particolarmente interessante è la figura del Golem, che proviene
dalla tradizione ebraica dell’Europa orientale, e che viene qui
reimmaginata come una metafora della paura collettiva e
dell’identità nascosta. Il personaggio di Dan Leno, realmente
esistito e famoso attore comico dell’epoca, viene utilizzato per
costruire un ponte tra la cultura popolare e il lato più oscuro
della società. Così, The
Limehouse Golem diventa anche un’indagine su come la
narrazione – teatrale, giornalistica o mitologica – plasmi la
realtà.
Uscito nel 2019, The Lighthouse di Robert
Eggers ha stupito e sconcertato gli spettatori di
tutto il mondo. Il film sperimentale interpretato da
Willem Dafoe e Robert Pattinson indaga il deterioramento
degli stati mentali di due guardiani del faro costretti a vivere
per quattro settimane su un’isola deserta. Il film, diretto dal
regista di The Witch, altro successo horror con Anya Taylor-Joy protagonista, ha seguito la
strada dell’horror indie, ma si è fatto notare per la sua ambiziosa
direzione creativa.
Oltre che per il suo stile unico,
The Lighthouse si è distinto per la sua trama
oscura e per la ricchezza dei temi trattati, elementi che si sono
uniti per dare vita a un film avvincente, inaspettato e
sconcertante. Con queste premesse, c’è molto da scoprire sulla
trama di The Lighthouse e sul suo significato più
profondo.
Di cosa parla The Lighthouse?
The
Lighthouse inizia con i personaggi di
Willem Dafoe e
Robert Pattinson, ThomasWake e Ephraim Winslow, che si
danno il cambio per quattro settimane su un’isola deserta per
occuparsi della supervisione di un faro isolato. Ephraim deve
sottostare agli ordini del veterano Thomas e occuparsi della
maggior parte dei lavori manuali, mentre Thomas finisce per
occuparsi solo del faro, senza mai permettere a Ephraim di salirci
per nessun motivo. Quando il loro turno di quattro settimane sta
per terminare, una tempesta devastante gli impedisce di ripartire.
Ormai senza più provviste, i due finiscono per ubriacarsi di
continuo: l’isolamento diventa la loro più grande rovina. Il tempo
sembra perdere ogni tipo di significato e i due precipitano nella
follia.
Il mattino successivo,
Howard trova il diario di bordo di
Wake, in cui quest’ultimo lo critica come
dipendente ubriacone e incompetente e raccomanda che venga
licenziato senza stipendio. Howard insiste di
essere un gran lavoratore e chiede di poter entrare nel faro, ma
Wake si rifiuta e lo sminuisce, così il giovane attacca il suo
padrone: nel mentre, ha delle allucinazioni di una sirena, del vero
Winslow e di un Wake simile a Proteo. Alla fine,
Howard riesce a sottometterlo e lo porta nella buca alla base del
faro per seppellirlo vivo. Wake descrive i pericoli di guardare la
luce del faro prima di perdere conoscenza, ma Howard si impossessa
delle chiavi per la torre. Una volta raggiunta la luce del faro,
Howard ne rimane abbagliato: sentiamo urla
inquietanti e squilibrate da parte del giovane, prima che precipiti
giù dalle scale. Tempo dopo, vediamo un Howard a malapena vivo, che
giace nudo sugli scogli con un occhio danneggiato, mentre uno
stormo di gabbiani si ciba delle sue viscere.
I temi e il simbolismo di The
Lighthouse
The
Lighthouse è molto più di un semplice film
horror/thriller e lo dimostra il fatto che sia ricco di simbolismi
e temi complessi. Partiamo analizzando come l’elemento tematico più
evidente sia in realtà lo stile del film: Eggers
ha deciso di girare in bianco e nero con un formato 1.19:1, che ha
certamente aggiunto al film un’atmosfera claustrofobica e al
contempo grintosa.
Vi è anche un forte sottotesto
psicologico in The Lighthouse, con Eggers che ha ammesso di
essere stato pesantemente influenzato dall’operato Carl
Jung. Eggers
ha giocato con il complesso edipico nella relazione tra i suoi
protagonisti, in quanto Winslow è stato spinto a
uccidere Thomas, che vedeva come una sorta di
figura paterna. Il film incorpora anche un evidente simbolismo
fallico, rappresentato dal faro stesso. Considerando che il film
tratta di due uomini soli su un’isola deserta, i temi della
sessualità e della mascolinità sono indubbiamenti fondamentali.
Tutto ciò si lega a doppio filo con
l’influenza che la mitologia e il folklore esercitano sulla trama
di The Lighthouse, in particolare i racconti dei
marinai e la mitologia classica, soprattutto la figura delle
sirene. Oltre a questo, ci sono alcuni riferimenti importanti ad
altri miti greci. Durante quella che sembra essere un’allucinazione
di Winslow, egli vede Thomas adornato di tentacoli
e creature marine: trasformazione estetica che fa riferimento a
Proteo, il dio delle profezie che serviva
Poseidone. Inoltre, quando
Winslow riesce veramente a scorgere cosa si cela
nel faro, precipita giù per le scale e muore: le sue interiora
finiscono per essere mangiate dai gabbiani, un chiaro riferimento
al mito di Prometeo, che rubò il fuoco degli dei e
subì la conseguenza di vedere un’aquila mangiare il suo fegato ogni
giorno.
Cosa vede Thomas nella luce?
La risposta a questa
domanda è plurivoca e viene lasciata in sospeso da The Lighthouse. Poiché il film è fortemente
basato sulla mitologia classica, la luce rappresenta sicuramente
più un’idea astratta che un vero e proprio oggetto tangibile.
Sebbene si possa ipotizzare che il faro racchiuda segretamente la
presenza di una sirena, visti i continui accenni del film a queste
creature, Eggers
ha in reltà suggerito che la chiave di lettura va ricercata più che
altro nella figura di Prometeo.
Se il personaggio di Thomas
Winslow è basato su Prometeo, allora ha
certamente sfidato un dio (analizzando Thomas Wake
come Proteo), una volta avuto l’accesso al faro
sacro. Per questo, è stato rapidamente e severamente punito
precipitando verso la morte. Per tutta la durata del film,
Winslow era alla ricerca di risposte su ciò che
era realmente accaduto con l’ex partner di Wake e
su ciò che Wake nascondeva nel faro. Ogni volta che si ritrovava a
fissare la luce, almeno figurativamente, vedeva tutto: la verità,
che gli era stata nascosta per tutto il tempo. Come ogni essere
umano, Winslow non è riuscito a gestire questa conoscenza eterna ed
è stato consegnato alla morte proprio perchè la verità rimanesse
ignota.
Sebbene si tratti puramente di
speculazioni, Eggers
stesso è intervenuto sul finale di The Lighthouse, pur con una risposta sempre
ambigua. In un’intervista a Vox, ha rivelato: “Ieri sera,
durante una proiezione, qualcuno mi ha chiesto: “Perché non hai
fatto vedere quello che Rob [Pattinson] vede alla fine del film?” E
io ho risposto: “Perché se lo avessi visto, ti sarebbe toccato lo
stesso destino””. Alla fine ha lasciato il finale
all’interpretazione dello spettatore, come ogni buon mito
precedente“.
Qual è il vero significato di The
Lighthouse?
Trovare una vera
risoluzione al finale di The Lighthouse è praticamente impossibile,
anche se è proprio questo aspetto a fortificare l’unicità del film.
Sebbene siano ravvisabili i temi principali della sua narrazione,
tra cui l’isolamento, la follia e un’indagine sulla natura umana,
il finale ambiguo del film delega allo spettatore la possibilità di
trarre le proprie conclusioni. Forse Thomas Wake è
veramente un dio, dato che riesce a fissare la luce ripetutamente e
a sopravvivere, o forse è stato lentamente condotto alla pazzia da
quella vista, portando anche i suoi compagni a uno stato mentale
disturbato. Nel complesso, si tratta di un film che incorpora anche
il genere fantastico, sollevando dunque più livelli di riflessione
e aprendosi al dibattito post-visione.
Ci sono pochi dubbi, tra spettatori
e critici cinematografici, sul fatto che The
Witch (qui la recensione) sia uno dei
migliori film horror degli ultimi anni. Opera prima di
Robert Eggers, appartenente al cosiddetto folk
horror, ovvero includendo elementi folkloristici attraverso
cui evocare paure primordiali, The Witch si struttura in
particolare attorno a temi come la potenza della natura, la fede
religiosa, gli impulsi sessuali e la lotta eterna tra forze del
bene e forze del male. Su tali tematiche, nel 2019, Eggers ha
costruito anche il suo secondo lungometraggio, The
Lighthouse (qui la recensione).
Ad oggi si tratta dell’opera più
estrema del regista in quanto a scelte stilistiche e
contenutistiche. Nato come tentativo di Max
Eggers, fratello del regista, di adattare per il grande
schermo un racconto incompiuto di Edgar Allan Poe,
Il faro (The Light-House), il film si è concretizzato
solo grazie all’interesse dello stesso Robert, che ha finito per
riscriverne la sceneggiatura assieme a Max, trasformandola in una
storia originale, priva di ogni somiglianza col racconto di Poe. Il
risultato è un film difficile da far rientrare in un unico genere.
The Lighthouse è un horror, un thriller psicologico, un
fantasy, una storia di sopravvivenza e un’opera grottesca.
Girato con una straordinaria
fotografia in bianco e nero, per la quale il direttore della
fotografia Jarin Blaschke è stato nominato
ai premi Oscar, The Lighthouse contiene dunque al proprio
interno più anime, ma anche numerose suggestioni, simbolismi,
riferimenti al cinema espressionista Friedrich Wilhelm
Murnau, alle teorie psicoanalitiche di Sigmund
Freud. Troppo particolare nella sua natura, il film non è
mai stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane,
passando direttamente per l’home-video. Grazie ora al suo
approdo su Netflix, è possibile fruirne in modo molto
più immediato, potendo così riscoprire quello che è uno dei film
più importanti di questi anni. Ma andiamo con ordine.
La trama e il cast di The Lighthouse
La storia narrata nel film si svolge
sul finire del XIX secolo, quando un uomo di nome Ephraim
Winslow si reca su un’isola remota al largo delle coste
del New England per lavorare un mese come guardiano del faro, sotto
la supervisione dell’anziano e irascibile custode, Thomas
Wake. Nel corso della sua permanenza sull’isola, Winslow
inizia però a soffrire di allucinazioni, mentre Wake sembra
nascondergli qualcosa di particolarmente spaventoso riguardo a quel
luogo. Alcune leggende, secondo l’anziano custode, non sarebbero
tali, bensì racconti reali di reali creature. Cercando di scoprire
a cosa l’uomo si riferisce, Winslow conoscerà la pazzia, dalla
quale dovrà tentare con tutto sé stesso di salvarsi.
Girato nella Contea di
Yarmouth, in Nuova Scozia, nella località
di Cape Forchu, il film ha richiesto al cast e
alla troupe di sottostare a condizioni meteorologiche estreme:
temperature gelide, acqua fredda dell’Atlantico, venti intensi,
neve, pioggia e nessuna flora protettiva. Ad
interpretare Ephraim Winsol vi è l’attore Robert
Pattinson, mentre Willem Dafoe è
Thomas Wake. I due, dedicatisi anima e corpo ai rispettivi
personaggi, hanno mantenuto al minimo i propri rapporti durante il
set, limitandosi alle interazioni richieste per il film. Questo gli
ha permesso di sviluppare un rapporto complicato, in linea con
quello esistente tra i loro due personaggi. Solo a film ultimato
hanno avuto modo di conoscersi davvero.
Il significato del film The Lighthouse
La psiconalisi e la sessualità
Come affermato da Eggers, il
sottotesto del film è stato fortemente influenzato dalle opere di
Sigmund Freud. Il film contiene dunque
rappresentazioni esplicite della sessualità maschile e ritrae, come
intuibile dalla trama, due uomini isolati su un’isola e dunque a
stretto contatto tra loro. La fantasia sessuale e la masturbazione
diventano dunque temi ricorrenti nel film, motore del comportamento
umano, strutturato tra mente, corpo e impulsi. Lo stesso faro,
inoltre, diventa un esplicito riferimento fallico, così come le
fantasie sessuali e l’androfilia ricorrenti nel corso del racconto.
Il tutto, dunque, si basa sul rapporto conflittuale che i due
protagonisti vivono, che però diviene allo stesso tempo espressione
di un’attrazione soffocata.
L’elemento mitologico
The Lighthouse, poi,
acquisisce anche elementi soprannaturali e fantasy, inglobbando
dentro di sé simboli e riferimenti mitologici che arricchiscono il
racconto. Ci sono infatti parti del film ispirate sia ai miti dei
marinai che alla mitologia classica. Il destino del giovane
guardiano del faro richiama il mito di Prometeo,
poiché, dopo aver finalmente raggiunto la misteriosa luce in cima
al fare e aver appreso cosa c’è dentro, precipita verso un’orribile
fine. Lo spettatore non saprà mai cosa vi è nascosto in quella
luce, ma la si può far identificare con la conoscenza di tutte le
cose, un vero e proprio accesso al paradiso che, però, nella sua
impossibile meraviglia viene ad essere negato all’uomo.
D’altra parte, il custode più
anziano è stato modellato su Proteo, oracolo e
mutaforma dei mari. Nel corso del film Thomas lancerà diverse
profezie, che si riveleranno poi esatte. Egli diventa dunque una
figura di monito, nonché a suo modo un antagonista di Ephraim. Di
particolare importanza è tal riguardo anche la figura della sirena,
simbolo qui di orrore e malvagità, coerentemente con i miti che
vedono tale creatura attirare l’attenzione dei marinai con la
propria bellezza salvo poi rivelarsi mostruose creature
mangiauomini.
Il significato del film
Nonostante tutte queste
informazioni, non vi è una risposta concreta sul vero significato
di The Lighthouse. Si possono, come visto, individuare i
tem dell’isolamento, della follia e dello studio della natura
umana, come anche l’orrore e le pulsioni sessuali che possono
nascere tra due individui. Il finale ambiguo del film, però,
lasciato lo spettatore con più domande che risposte, dovendo dunque
trarre le proprie conclusioni. Ma questa è stata da sempre
l’intenzione di Eggers, il quale voleva con questo suo secondo
lungometraggio realizzare un racconto che sfidasse la mente umana,
proponendo domande a partire dalle quali riflettere sulle tematiche
proposte in base all’esperienza sensoriale vissuta durante il film.
Un’opera, dunque, che richiede una partecipazione quantomai attiva
e attenta.
Il trailer e dove vedere The
Lighthouse in streaming
È possibile fruire di
The Lighthouse grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple iTunes, Amazon Prime Video e
Netflix, dove è attualmente al 10° posto
nella Top 10 dei film più visti in Italia. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video.
A24 ha diffuso il primo trailer di
The
Lighthouse, il nuovo film di Robert
Eggers (acclamato regista di The Witch)
che vede protagonisti Robert Pattinson e Willem
Dafoe. Presentato al Festival di Cannes nella sezione Quinzaine
des Réalisateurs, uscirà nelle sale il 18 ottobre 2019.
La storia segue le disavventure di
due guardiani di un faro situato su una lontana e misteriosa isola
del New England alla fine del XIX secolo. Si tratta del secondo
lungometraggio del filmaker americano premiato nel 2015 al Sundance
per la miglior regia con la sua opera prima, The Witch, uno degli
horror più apprezzati dell’ultimo decennio.
Osannato a Cannes 2019, dove è
stato presentato nella selezione ufficiale della Quinzaine des
Réalisateurs, già circondato dall’aura di film culto ed
erede del successo di critica e pubblico dell’opera prima The
VVitch, che ha messo al centro dell’attenzione
cinefila l’esordiente Robert Eggers, The
Lighthouse è finalmente disponibile per
l’acquisto e il noleggio su Amazon Prime
Video.
L’uscita on demand aggira
l’ostacolo delle sale chiuse per la pandemia di
COVID-19 in corso e fa entrare direttamente nelle
case degli appassionati cinefili, l’opera seconda di uno dei
registi che negli ultimi anni ha promesso di rinnovare il volto del
cinema di genere horror, contaminandolo con le atmosfere
folkloristico religiose del New England di metà ‘600.
The
Lighthouse, la storia
Con The
VVitch, The
Lighthouse trova un’assonanza nella
contaminazione dei generi e nella location. La storia è infatti
ambientata a largo delle coste del New England, su un’isola deserta
che ospita soltanto un faro e delle colonie di gabbiani. La storia
segue Ephraim Winslow (Robert
Pattinson), un giovane che si reca su quell’isola per
fare da assistente al vecchio guardiano del faro, Thomas Wake
(Willem
Dafoe).
Accolto in maniera brusca dal
burbero Wake, Winslow si renderà presto conto che la vita al faro è
ben più dura di quella che si immaginava e il comportamento
bizzarro del vecchio non sarà certo d’aiuto. Gli impedisce di avere
accesso alla lanterna del faro, che invece lui va ogni sera a
venerare, completamente nudo, minaccia di mandarlo via dall’isola
senza paga, perché inadeguato, tenta in ogni modo di rendere la sua
vita difficile, con storie di leggende marinaresche oscure.
Abusi, fatica, fame, alcol
renderanno Winslow vittima di allucinazioni e deliri, fino allo
scontro inevitabile con il vecchio Wake, quasi fosse lui stesso un
mostro marino da sconfiggere per ottenere la salvezza e la
ricompensa.
Come hanno fatto Ari
Aster e Jordan Peele, altri due giovani
autori che si sono distinti negli ultimi anni nella scena del
cinema di genere horror con le loro opere prime (rispettivamente
Hereditary e Get Out), anche Eggers ha esordito
con un film più “sicuro”, il citato The
VVitch, per poi alzare di molto la posta con un
secondo lavoro più ambizioso e di difficile lettura, come accaduto
con Midsommar e
Us.
Murnau, Lovecraft
e i riferimenti di The Lighthouse
The
Lighthouse è infatti un film contraddittorio, che
nonostante la reiterazione di situazioni sgradevoli, sottopone lo
spettatore anche ad una continua esposizione alla bellezza delle
sue immagini. Sia l’aspect ratio (1.19:1) che la
fotografia (bianco e nero molto contrastato) richiamano alla
memoria il cinema degli anni ’20 e ’30 e lo stile di
Dreyer, senza il suo misticismo ma fortemente
evocato soprattutto nell’uso del primo piano, e di Murnau, con M – Il Mostro di
Dusseldorf che diventa il primo evidente
riferimento visivo di Eggers. Dopotutto non è nuova la passione del
regista per Murnau, tanto che nei suoi prossimi progetti c’è un
remake di Nosferatu il
vampiro.
Non solo i riferimenti visivi sono
ricchi e alti, anche quelli letterari sono moltissimi e di facile
rintracciabilità in The Lighthouse, a
partire dai miti marinareschi, ma anche dalla letteratura
d’avventura dell’Ottocento, con particolare predilezione per
l’opera di Melville, ma con numerose evocazioni della mitologia
greca antica, oltre al mito di Cthulhu e alla letteratura
lovecraftiana in generale.
La natura letteraria di
The Lighthouse, così bene rintracciata
nei riferimenti tematici e visivi, si rispecchia anche nella
stesura dei dialoghi, pochi e declamati con voce stentorea, quasi
che i due protagonisti fossero i principali attori di un dramma da
palcoscenico. Questa sensazione viene a mancare nella seconda parte
del film, quando l’aspetto allucinatorio delle immagini oniriche
che si susseguono, sovrapponendosi alla realtà, prendono il
sopravvento e saturano lo spettatore.
Un’opera divertente da
“leggere”
Eggers si serve del genere horror
per provare a penetrare nelle menti dei suoi protagonisti, tuttavia
resta in superficie e alla fine si affida più al potere di
annichilimento delle immagini e all’affollamento di significati che
esse portano che ad un vero e proprio viaggio dentro la testa dei
protagonisti, i quali nel finale come eroi della mitologia si
incontrano con il loro fato, predetto da visioni e maledizioni.
The
Lighthouse ha tutte e carte in regola per doppiare il
successo di The VVitch, affascinando
critici e pubblico, ma lascia anche insinuare il dubbio che forse
il cinema di Robert Eggers, per quanto ricercato,
sia comunque ancora acerbo e troppo superficiale. E per un regista
pieno di talento all’opera seconda è un difetto cui il tempo porrà
rimedio.
Presentato per la prima volta a
Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs e
successivamente candidato ad un Premio Oscar nella categoria
Miglior Fotografia, The Lighthouse
è tra i film più attesi dell’anno. Verrà presentato per la prima
volta in una proiezione aperta al pubblico in Italia il 25
luglio al Lake Como Film Nights festival.
Diretto da Robert
Eggers con un cast di assoluto pregio, protagonisti
Willem Dafoe e Robert Pattinson, è la storia
ipnotica e allucinatoria di due guardiani del faro su una lontana e
misteriosa isola del New England alla fine del XIX secolo.
Thomas Wake (Dafoe) è il guardiano
stagionale di un faro sperduto nel nulla, su un’isola battuta da
venti e tempeste nella Nuova Scozia di fine Ottocento, mentre
Ephraim Winslow (Pattinson) è il suo giovane aiutante, propostosi
volontario per le quattro settimane del turno.
Girato in 35mm in un affascinante
bianco e nero, il film ha ottenuto diverse candidature – tra cui
quella agli Academy
Awards – e premi. The Lighthouse è stato
distribuito direttamente in streaming da Universal Pictures, ed ora
trova una proiezione al Lake Como Film Night festival.
La kermesse cinematografica Lake
Como Film Nights si svolge a Villa Erba a Cernobbio
nell’ambito della rassegna estiva Villa Erba Open Air, edizione
speciale del progetto Cultura di Villa Erba per il 2020. Dal 24
al 31 luglio, l’appuntamento con il cinema d’autore è alle
21.15 per vivere il grande cinema immersi tra gli alberi del parco
della residenza che fu di Luchino Visconti.
Il film The
Lighthouse verrà proiettato il 25 luglio alle 21.15
sullo schermo PANORAMA a Villa Erba in versione doppiata in
italiano con sottotitoli in inglese grazie alla collaborazione con
Universal Pictures Italia.
Il film sarà
disponibile a partire dal 21 ottobre nei formati home video
Dvd e Blu-ray con Universal Pictures Home Entertainment
Italia.
Ecco il trailer con Michael
Fassbender (Macbeth, Steve Jobs) e Alicia
Vikander (Ex Machina, The Danish Girl) di
The Light Between Oceans, il nuovo film
di Derek Cianfrance (Blue Valentine, Come un
tuono) tratto dall’omonimo romanzo di M.L.
Stedman.
The Light Between
Oceans uscirà al cinema in America a ottobre 2016.
Nel cast anche Rachel Weisz. Di seguito la trama
del romanzo:
Isabel ama la luce del faro tra gli
oceani, che rischiara le notti. E adora le mattine radiose, con
l’alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il
centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la scogliera
e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel
punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si
stendono come un tappeto senza confini. Lì, sull’isola remota e
aspra abitata solo da lei e suo marito Tom, il guardiano del faro,
Isabel non ha mai avuto paura. Si è abituata ai lunghi silenzi e al
rumore assordante del mare. Ma questa mattina un grido sottile come
un volo di gabbiani rompe d’improvviso la quiete dell’alba. Quel
grido, destinato a cambiare per sempre la loro vita, è il tenue
vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata
sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la
bambina senza nome è il regalo più grande che l’oceano le abbia mai
fatto. È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua. Nessuno lo
verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà
che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà
mai a cercarla. Decidono di chiamarla Lucy. Ben presto quella
creatura vivace e sempre bisognosa d’attenzione diventa la luce
della loro vita. Ma ogni luce crea delle ombre. E quell’ombra
nasconde un segreto pesante come un macigno, più indomabile di
qualunque corrente e tempesta Tom abbia mai dovuto illuminare con
la luce del suo faro. Perché sulla terraferma, tra la civiltà, c’è
una donna che spera ancora. Una donna infelice, ma determinata.
C’è davvero tanta attesa per
The Light Between Oceans. E non solo
perché stiamo parlando del film che segna il ritorno dietro la
macchina da presa dell’acclamato Derek Cianfrance
(Blue Valentine, Come un tuono), ma anche
perché è il film che vede recitare insieme, per la prima volta, una
delle coppie più amate e chiacchierate del momento: Michael
Fassbender e Alicia Vikander.
Melodramma dal forte impatto
visivo, The Light Between Oceans (in
italiano La Luce sugli Oceani) è
l’adattamento cinematografico del bestseller di ML
Stedman. All’apparenza Derek Cianfrance
sembra costruire la più potente delle opere d’arte, aiutato dalle
splendide immagini di Adam Arkapaw (già direttore
della fotografia di Macbeth) e
dalle musiche solenni di Alexandre Desplat.
Il film vanta inoltre una coppia di
protagonisti in perfetta sintonia e una co-protagonista che
dimostra di essere ormai un’interprete matura e consapevole.
Michael Fassbender e Alicia
Vikander si confermano attori straordinari in grado di
tratteggiare sullo schermo due personaggi complessi e sfaccettati,
il primo con la sua ormai comprovata bravura, la seconda con
sorprendente e disinvolta pacatezza. A loro si aggiunge una
comprimaria di tutto rispetto, Rachel Weisz, che
ottimamente incarna tutta la disperazione e l’afflizione che il suo
personaggio richiede.
The Light Between
Oceanstrailer italiano con
Michael Fassbender e Alicia Vikander
Dove il lavoro di Cianfrance si
rivela purtroppo fallimentare è proprio nella trasposizione della
fonte letteraria. Nonostante non tradisca il materiale di partenza
riproponendo quanto raccontato nel romanzo senza alcun pretenzioso
stravolgimento narrativo, il regista (autore anche della
sceneggiatura) fatica a far collimare una prima parte dai tempi
dilatati ma comunque solida ad una seconda dove sfortunatamente si
palesa l’incapacità di riuscire a gestire tutta una serie di eventi
che, nell’opera della Stedman, conducono ad una più profonda
riflessione sull’amore e sulle responsabilità dell’essere umano.
Cianfrance gioca così a rincorrere personaggi, dinamiche e
sviluppi, e non lascia allo spettatore la reale possibilità di
cogliere il lato viscerale, quello più intenso, di una storia dallo
sconfinato potenziale emotivo.
Pur avvalendosi dunque di un cast
straordinario e di un comparto tecnico di pregevole fattura, a
The Light Between Oceans manca totalmente
la potenza emotiva del materiale di partenza, configurandosi come
una dramma che fallisce proprio là dove dovrebbe dimostrarsi
vincente: far leva sulle emozioni e scuotere l’animo dello
spettatore.
Rachel Weisz entra
a far parte del cast di The Light Between
Oceans, prossimo film di Derek
Cianfrance che vede già protagonisti Michael
Fassbender e Alicia Vikander. Il film è
basato sul romanzo opera prima di M.L. Stedman,
edito nel 2012.
Di seguito la trama del
romanzo:
Isabel ama la luce del faro tra gli
oceani, che rischiara le notti. E adora le mattine radiose, con
l’alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il
centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la scogliera
e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel
punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si
stendono come un tappeto senza confini. Lì, sull’isola remota e
aspra abitata solo da lei e suo marito Tom, il guardiano del faro,
Isabel non ha mai avuto paura. Si è abituata ai lunghi silenzi e al
rumore assordante del mare. Ma questa mattina un grido sottile come
un volo di gabbiani rompe d’improvviso la quiete dell’alba. Quel
grido, destinato a cambiare per sempre la loro vita, è il tenue
vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata
sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la
bambina senza nome è il regalo più grande che l’oceano le abbia mai
fatto. È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua. Nessuno lo
verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà
che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà
mai a cercarla. Decidono di chiamarla Lucy. Ben presto quella
creatura vivace e sempre bisognosa d’attenzione diventa la luce
della loro vita. Ma ogni luce crea delle ombre. E quell’ombra
nasconde un segreto pesante come un macigno, più indomabile di
qualunque corrente e tempesta Tom abbia mai dovuto illuminare con
la luce del suo faro. Perché sulla terraferma, tra la civiltà, c’è
una donna che spera ancora. Una donna infelice, ma determinata.
Questa è una storia che esplora ciò che è giusto e ciò che è
sbagliato e come spesso sembrino la stessa cosa. Questo è il
romanzo di una madre e di un padre e della loro figlia segreta.
Questo è il punto in cui amore e colpa si incontrano, e non vi
lasceranno più.
Abbiamo visto di recente
Rachel Weisz al cinema ne Il Grande e
Potente Oz, mentre a breve sarà impegnata sul set di
Paolo Sorrentino per La
Giovinezza.
Ecco il trailer di
The Lifeguard, la dramedy scritta e
diretta da Liz W. Garcia, che ha per protagonista
Kristen Bell. Il film ha partecipato all’ultimo
Sundance e conferma il momento di fortuna dell’attrice che è ora
impegnata sul set di Veronica Mars il
film.
The Lifeguard trailer:
Il film, vietato ai minori e
disponibile dal 30 luglio su VOD e nei cinema USA dal 30 agosto la
protagonista è Leigh, una ragazza che vive una vita apparentemente
perfetta a New York.Quando però sia la sua carriera che la sua vita
sentimentale sembrano crollare, cerca di scappare dalla sua vita
suburbana e di regredire alla vita del liceo. Così torna a casa dai
suoi genitori e torna a frequentare i ragazzi che frequentava a
liceo e che non hanno mai lasciato la provincia, reclamando per sè
il lavoro che faceva al liceo, la bagnina in una piscina
condominiale. Ma le cose non vanno come sperava e le relazioni che
intreccerà le renderanno la vita difficile.
Uno dei temi più dibattuti negli
Stati Uniti (ma anche nel resto del mondo) è quello riguardante la
pena capitale, la sua validità e la sua fallibilità. Un argomento
etico particolarmente complesso e sempre attuale, trasformatosi nel
corso degli anni e raccontato in più occasioni anche al cinema con
pellicole come Dead Man Walking e Il miglio verde. Tra i
film che più apertamente si sono schiarati contro di questa, non
senza suscitare controversie, vi è The Life of David
Gale, diretto nel 2003 da Alan Parker,
scritto da Charles Randolph e prodotto tra gli
altri dall’attore Nicolas Cage.
Parker, regista di celebri film come
Fuga di mezzanotte, Saranno famosi e Mississippi
Burning – Le radici dell’odio, propone con questo che è il suo
ultimo film una riflessione tanto sulla pena di morte quanto anche
sul ruolo dell’attivismo, sul confine tra passione ideologica e
fanatismo. Con un finale quantomai controverso che non ha mancato
di suscitare analisi e dibattiti, The Life of David Gale è
un potente dramma ancora oggi oggetto di sempre nuove
considerazioni. Impreziosito da un cast di grandi attori, sul quale
si fonda anche molta della fama del titolo, il film è sempre un
interessante visione a partire dalla quale formare una propria
opinione in merito.
Al momento della sua uscita,
infatti, il film passò quasi inosservato, guadagnando popolarità
nel tempo fino a divenire un vero e proprio cult del suo genere e
sull’argomento. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi al
cast di attori e al controverso
finale. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo. Prima, però, si approfondirà la
storia, vera o meno, del
film.
La trama di The Life
of David Gale e la storia vera
Protagonista del film è
David Gale, un professore di filosofia presso
l’Università di Austin, in Texas. Egli, inoltre, è anche un membro
attivo del Death Watch, un’associazione che lotta contro la pena di
morte. La vita del rispettabile docente cambia però drasticamente
dopo una notte di sesso violento con Berlin, una
studentessa conosciuta a un party, che prima lo seduce e poi lo
accusa di stupro. Arrestato per questo motivo ma poi scagionato,
David vede la sua reputazione professionale ormai distrutta. È a
questo punto che intraprende una relazine con Constance
Harraway, anch’essa membro del Death Watch.
Quando però la donna viene ritrovata
stuprata e uccisa, i sospetti ricadono nuovamente su Gale, che
viene nuovamente arrestato e, stavolta, condannato proprio a quella
pena di morte da lui tanto combattuta. Prima che l’esecuzione
avvenga, la giornalista Bitsey Bloom si avvicina a
David nel tentativo di ottenere la sua versione dei fatti. Parlando
con l’uomo, la donna entrerà nel pieno delle battaglie etiche
contro la pena capitale, scoprendo molto più di quello che pensava.
Quando tutto le sarà chiaro, Bitsey dovrà scegliere da che parte
stare, schierandosi per la verità o il silenzio.
Quella del film è stata costruita
come una storia apparentemente vera, ma in realtà non è così. Si
tratta di un racconto totalmente inventato, come dichiarato dallo
stesso sceneggiatore. L’intenzione di questi, infatti, era quella
di dare al pubblico qualcosa che sembrasse basato su eventi reali,
poiché ciò avrebbe favorito un maggior coinvolgimento e una più
facile identificazione tra gli spettatori e i personaggi del film.
Non per tutti però questo risultato è stato raggiunto e noto è il
parere del celebre critico Roger Ebert, il quale ha affermato che
il film sembra in realtà screditare gli oppositori della pena di
morte piuttosto che sostenere le loro battaglie.
Il cast del film
Come anticipato, il film vede la
partecipazione di noti attori, tra cui alcuni premi Oscar. Il primo
di questi è Kevin Spacey,
nel ruolo del protagonista, un personaggio per cui erano però
originariamente stati pensati Nicolas Cage e
George Clooney.
Kate Winslet è
la giornalista Bitsey Bloom, un ruolo inizialmente offerto a
Nicole Kidman. L’attrice Laura Linney
interpreta invece Constance Harraway, mentre Rhona
Mitra è la studentessa Berlin. Completano poi il cast gli
attori Lee Ritchey nei panni di Joe Mullarkey,
Gabriel Mann in quelli di Zack Stemmons
e Matt Craven come Dusty Wright. Compare
invece nei panni di Nico, una ragazza goth, l’attrice Melissa
McCarthy, oggi nota per i suoi ruoli comici.
Il trailer di The Life of
David Gale e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di The
Life of David Gale grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play,
Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 20 ottobre alle ore 21:00
sul canale Iris.
Alla sua uscita nel 2003,
The Life of David Gale ha ricevuto recensioni
tiepide ed è stato definito un “thriller inverosimile e contorto”.
Tuttavia, il pubblico in generale non sembra condividere la stessa
opinione negativa dei critici, come dimostra l’ampio divario tra il
pessimo punteggio del Tomatometer (19%) e il punteggio del
pubblico, notevolmente più alto. Diretto da Alan Parker, regista
di “Bugsy Malone” e “Mississippi Burning”,
The Life of David Gale tocca infatti un tema
complesso, ovvero il sistema della pena capitale americano.
Il film vede Kevin Spacey nei panni di David
Gale, un professore di filosofia e convinto oppositore
della pena di morte che (ironia della sorte!) viene condannato a
morte per lo stupro e l’omicidio della collega attivista
Constance Harraway, interpretata da Laura Linney. Convinto di essere stato
incastrato dai sostenitori della pena capitale di destra, Gale
espone il suo caso alla giornalista Bitsey Bloom
(Kate
Winslet) a soli tre giorni dalla sua esecuzione.
Dopo una serie di flashback,
indagini e un uomo sospetto con un cappello da cowboy, una serie di
rivelazioni nel terzo atto chiude finalmente il capitolo di
The Life of David Gale. Il colpo di scena alla
fine del film si è rivelato controverso, con Roger Ebert che ha
scritto: “L’ultima scena mi ha fatto venire voglia di lanciare
qualcosa contro lo schermo…”. In questo articolo analizziamo
dunque il finale del film, fornendo una spiegazione del perché sia
stato così divisivo.
Un doppio colpo di scena rivela la
verità sulla morte di Harraway
Per gran parte del film, Gale sembra
il colpevole ovvio dell’omicidio di Harraway, poiché ci sono prove
sufficienti, comprese quelle del DNA, che lo collegano al crimine.
Tuttavia, mentre l’indagine di Bloom continua, ciò che è realmente
accaduto a Harraway viene alla luce. Tra una visita e l’altra a
Gale, Bloom viene seguita da un uomo misterioso con un cappello da
cowboy di nome Dusty Wright (Matt
Craven). Bloom comincia a sospettare che Wright, ex amante
di Harraway e membro del gruppo di sostegno DeathWatch, sia in
realtà l’assassino.
Quando qualcuno lascia una
videocassetta per Bloom nella sua stanza di motel, la giornalista
guarda le immagini scioccanti dell’asfissia e della morte di
Harraway. Mentre cerca di mettere insieme i pezzi, un’altra
videocassetta conferma che Harraway, affetta da leucemia terminale,
si è in realtà tolta la vita e ha inscenato un elaborato omicidio,
con Wright come complice. Bloom si affretta allora a rivelare
questa prova a discarico, ma purtroppo non riesce a fermare
l’esecuzione di Gale. I colpi di scena, però, non finiscono
qui.
Proprio quando Bloom, sconvolta,
pensa di potersi lasciare alle spalle il caso Gale, riceve per
posta un altro video con la scritta “Off the Record”. Il filmato
rivela Gale che appone consapevolmente le sue impronte digitali sul
corpo di Harraway. Poi fissa la videocamera prima di spegnerla. La
rivelazione finale conferma quindi che Gale era in combutta con i
suoi colleghi fin dall’inizio. Sia Harraway che Gale si sono dunque
sacrificati per le loro convinzioni. Dopo l’esecuzione di Gale,
Bloom rende allora pubblico il nastro che conferma che Harraway e
Wright hanno inscenato l’“omicidio” di Harraway.
Ciò provoca un enorme clamore,
poiché le prove confermano che lo Stato ha giustiziato un uomo
innocente e, naturalmente, non c’è modo di porvi rimedio. Questo
risvolto, però, rende comunque Gale colpevole dell’omissione di
soccorso al fine di perseguire i propri scopi. Chiaramente,
Harraway e Gale speravano che sacrificando le loro vite in questo
modo avrebbero contribuito a influenzare l’opinione pubblica contro
la pena capitale. Per farlo, però, hanno inscenato un inganno a
costo delle loro stesse vite.
Gale e Harraway hanno complottato
per dimostrare la loro visione del mondo
Sebbene il sacrificio di Gale sembri
arrivare dal nulla, nel corso del film vediamo chiaramente quello
che potrebbe essere stato il momento scatenante di tutto il piano.
In un dibattito televisivo con il governatore del Texas, Gale
espone in modo convincente le sue argomentazioni contro la pena di
morte. Mentre il governatore dipinge con condiscendenza le
argomentazioni di Gale come “pensiero liberale confuso”, Gale
sottolinea l’ipocrisia del politico e afferma che “un sistema
imperfetto ucciderà uomini innocenti”.
Tuttavia, quando gli viene chiesto
di nominare un uomo innocente che è stato giustiziato in Texas,
Gale non riesce a trovare un solo nome. In questo momento, possiamo
vedere l’idea che comincia a germogliare nella mente di Gale.
Venendo giustiziato dallo Stato, Gale, un uomo innocente, colmerà
proprio il vuoto che mancava nella sua argomentazione. Durante il
dibattito, possiamo anche vedere una Harraway visibilmente
coinvolta a margine. Poiché sa di essere già in fin di vita a causa
del cancro, Harraway sembra non avere alcun problema a usare la sua
morte per contribuire all’abolizione della pena di morte.
Gale ha scelto Bitsy Bloom
Una volta spiegate le motivazioni di
Gale e Harraway, rimane un’altra domanda sospesa alla fine del
film: perché Gale ha cercato specificamente Bloom per indagare
sulla sua storia? All’inizio di The Life of David
Gale, Bloom è caratterizzata principalmente dalla sua
discrezione giornalistica. Durante il suo ultimo incarico, un
articolo sulla pornografia infantile, Bloom si è rifiutata di
rivelare la fonte del suo articolo alle autorità, finendo per
trascorrere alcuni giorni in prigione. L’integrità giornalistica di
Bloom spiega perché Gale le abbia inviato il video finale che lo
implicava nella trama.
Basandosi sulla sua reputazione, era
chiaramente sicuro che lei non avrebbe condiviso il nastro con il
pubblico, proteggendo così l’immagine della sua innocenza
martirizzata. Ciò che è meno chiaro è perché si sia sentito in
dovere di informarla. Forse è stato per totale trasparenza e per la
volontà di fornire alla giornalista una conclusione. È anche
possibile che Gale provasse una certa arroganza, con il nastro che
fungeva da suo ultimo respiro di “Guardate cosa mi è
riuscito!”. In ogni caso, Bloom sembra fungere da analogia per
lo spettatore. Che sia per ispirazione ingenua o disgusto morale,
il colpo di scena dell’ultimo minuto lascia Bloom e gli spettatori
a bocca aperta per l’incredulità.
The life of David GaleRegia:
Alan ParkerAnno: 2003 Cast: Kevin
Spacey, Kate Winslet.
Il film è avvincente, intenso, con
un finale che lascia a bocca aperta. Tratta della pena di morte
senza scadere in moralismi, banalità ed eroismi plateali dei
protagonisti. Un Kevin Spacey enigmatico come ai tempi di “I soliti
sospetti”. Senza esagerazioni, si può ritenere uno dei migliori
film del decennio appena trascorso.
Un professore texano, portatore di
sani principi e valori, nonché attivista contro la pena di morte
nel Paese che più di tutti quelli americani la pratica, ovvero il
Texas, viene incastrato da una sensuale studentessa che voleva
ottenere una sufficienza nella sua materia utilizzando il suo corpo
provocante. Ovviamente il professore non ci sta, dall’alto dei suoi
principi, e allora la studentessa lo incastra con un finto stupro
approfittando del suo stato di ebbrezza. Di qui cominceranno i guai
per l’insegnante, che perderà moglie e lavoro. Ma al contempo si
dedicherà anima e corpo (è proprio il caso di dirlo) a ciò in cui
crede veramente: l’abolizione della pena di morte.
Il regista Alan Parker ha
all’attivo 16 film, ultimo “The ice at the bottom of the world”
tratto dall’omonimo romanzo di Mark Richard, uscito lo scorso anno.
Tra i suoi film più noti si ricordano Fuga di mezzanotte (1977),
Saranno famosi (1980), Pink Floyd – The Wall (1982), Angel Heart –
Ascensore per l’inferno (1987), Evita (1996). Ha dedicato due film
molto interessanti al popolo irlandese, quali Commitments (1990) e
il toccante Le ceneri di Angela (1999) tratto dall’omonimo romanzo
di F. McCourt.
Quanto ai due attori protagonisti,
Kevin Spacey e Kate Winslet, non hanno bisogno di presentazioni. Il
primo ha 52 anni e ben 44 film all’attivo come attore, ma anche 2
da regista: Insoliti criminali (1996) e Beyond the sea (2005). I
quali non saranno dei capolavori ma contengono comunque ottimi
spunti cinematografici. La seconda, la Winslet, quanto a numeri di
film all’attivo pure non scherza, malgrado la giovane età: 35 anni
e già 25 film.
C’è grande attesa per
The Life ofChuck, nuovo adattamento cinematografico di
un racconto di Stephen King, diretto da
Mike Flanagan. Contenuto nella raccolta Se
scorre il sangue, del 2020, questo ha per protagonista Chuck,
un uomo di 39 anni la cui storia di vita è raccontata in ordine
inverso, iniziando con lui morente in un letto d’ospedale a causa
di un tumore al cervello e finendo con lui come un bambino orfano
che va a vivere con i suoi nonni in una casa apparentemente
infestata.
Ad interpretare Chuck ci sarà
l’attore Tom Hiddleston,
reduce dal successo della seconda stagione di
Loki, che ha ora fornito nuovi dettagli sul film. Parlando
con Josh Horowitz,
Hiddleston ha infatti raccontato quanto si sia divertito a girare
La vita di Chuck, paragonandolo al celebre film Le ali della libertà,
non solo considerato uno dei migliori film della storia ma anche
uno dei migliori adattamenti di un’opera di King.
“Quello che mi è piaciuto di
questo progetto e del racconto da cui è tratto, è che sembra
richiamare quello stesso Stephen King che ha scritto Le ali della
libertà. C’è un calore e un tipo di spirito che è davvero dalla
parte della vita, una cosa a cui mi sono davvero legato quando l’ho
letta. Era una sceneggiatura straordinaria. Mi ci sono immedesimato
immediatamente. E poi, è Mike Flanagan che ha scritto la
sceneggiatura. Quando ci siamo incontrati, ho detto che era
fantastico. Posso venire a farlo? Posso venire a farlo, per favore?
E sì, ci siamo divertiti molto“.
Parole che fanno dunque ben sperare
per questo nuovo progetto, con Flanagan che, come noto, si sta
affermando come un grande esperto delle opere di King, nonché suo
principale adattatore per il cinema. Ha infatti ad oggi già diretto
i film Doctor Sleep e
Il gioco di Gerald,
oltre ad essere al lavoro su una serie basata sulla saga di
La Torre Nera. Non
resta ora che attendere un primo trailer di The Life of
Chuck, dove oltre a Hiddleston, sappiamo che il cast
principale sarà composto da Matthew Lillard,
Kate Siegel, Rahul Kohli,
Karen Gillan, Samantha Sloyan e
Mark
Hamill.
In vista della sua anteprima al
Toronto International Film Festival, sono arrivate online le
immagini in anteprima del prossimo adattamento di The Life
of Chuck di Mike Flanagan, tratto da un
racconto di Stephen King. Vanity Fair ha infatti
pubblicato una manciata di immagini del film, incentrato sulla vita
di Charles Krantz, che muore a 39 anni… all’inizio del film. Nelle
interviste, il cast e i creatori del film lo descrivono come un
film positivo e di incoraggiamento alla vita, quindi non
aspettatevi il solito orrore alla King – questo è più nello spirito
di Le ali della libertà o Stand By Me.
Non è nemmeno la prima volta che
Flangan si cimenta con King; è salito alla ribalta in gran parte
grazie al suo adattamento di successo de Il gioco di Gerald, a cui ha fatto seguito Doctor
Sleep. The Life of Chuck, come
anticipato, è basato su un racconto dell’antologia If It
Bleeds, che contiene anche il racconto Mr. Harrigan’s
Phone, adattato per Netflix e di prossima uscita. Il film è interpretato
da Tom Hiddleston, Mark Hamill,
Chiwetel Ejiofor, Karen Gillan, Matthew
Lillard, Heather Langenkamp e alcuni
attori abituali di Flanagan, tra cui Rahul Kohli e
David Dastmalchian.
Il logline del progetto lo
caratterizza come “tre storie separate collegate per raccontare
la biografia di Charles Krantz al contrario, iniziando dalla sua
morte per un tumore al cervello a 39 anni e finendo con la sua
infanzia in una casa presumibilmente infestata”. Di seguito,
ecco il post di Flanagan dove si riportano le immagini condivise da
Vanity Fair:
Parlando con Josh Horowitz,
Hiddleston ha infatti raccontato quanto si sia divertito a girare
La vita di Chuck, paragonandolo al celebre film Le ali della libertà,
non solo considerato uno dei migliori film della storia ma anche
uno dei migliori adattamenti di un’opera di King.
“Quello che mi è piaciuto di
questo progetto e del racconto da cui è tratto, è che sembra
richiamare quello stesso Stephen King che ha scritto Le ali della
libertà. C’è un calore e un tipo di spirito che è davvero dalla
parte della vita, una cosa a cui mi sono davvero legato quando l’ho
letta. Era una sceneggiatura straordinaria. Mi ci sono immedesimato
immediatamente. E poi, è Mike Flanagan che ha scritto la
sceneggiatura. Quando ci siamo incontrati, ho detto che era
fantastico. Posso venire a farlo? Posso venire a farlo, per favore?
E sì, ci siamo divertiti molto“.
Parole che fanno dunque ben sperare
per questo nuovo progetto, con Flanagan che, come noto, si sta
affermando come un grande esperto delle opere di King, nonché suo
principale adattatore per il cinema.
Arriva nelle sale italiane il 18
settembre distribuito da Eagle Pictures The Life of
Chuck, il nuovo film di Mike
Flanagan, con protagonista Tom Hiddleston nei panni del
protagonista.
Dalla penna di Stephen
King e dal cuore Mike Flanagan,
The Life of Chuck è un emozionante inno
alla vita. Tre atti, tre frammenti apparentemente scollegati che,
messi insieme, compongono il ritratto intimo e sorprendente di
Charles Krantz, un uomo qualunque al centro di qualcosa di
straordinario.
Il film ci invita a guardare dentro
e attorno a noi, per riscoprire ciò che conta davvero: il
tempo, l’amore, la memoria, la bellezza che si nasconde nel
quotidiano. Un racconto visionario e profondamente umano, che sfida
le regole del genere per restituirci un’unica, semplice verità:
ogni vita è un miracolo.
Parlando con Josh Horowitz,
Hiddleston ha infatti raccontato quanto si sia divertito a girare
The Life of Chuck, paragonandolo al celebre film
Le ali della libertà,
non solo considerato uno dei migliori film della storia ma anche
uno dei migliori adattamenti di un’opera di King.
“Quello che mi è piaciuto di
questo progetto e del racconto da cui è tratto, è che sembra
richiamare quello stesso Stephen King che ha scritto Le ali della
libertà. C’è un calore e un tipo di spirito che è davvero dalla
parte della vita, una cosa a cui mi sono davvero legato quando l’ho
letta. Era una sceneggiatura straordinaria. Mi ci sono immedesimato
immediatamente. E poi, è Mike Flanagan che ha scritto la
sceneggiatura. Quando ci siamo incontrati, ho detto che era
fantastico. Posso venire a farlo? Posso venire a farlo, per favore?
E sì, ci siamo divertiti molto“.
Si intitola The Lie
il primo film della nuova serie tematica di Jason
Blum che il famoso produttore ha realizzato con la sua
casa di produzione insieme ad Amazon Studios. Welcome to the Blumhouse è il titolo del
progetto che consta di quattro film, tutti thriller e tutti
realizzati da talenti emergenti che si avvalgono del sostegno della
realtà produttiva sempre più vincente e della piattaforma Amazon Prime Video.
The Lie è scritto e
diretto da Veena Sud, canadese, e interpretato da
Joey King, Peter Sarsgaard e
Mireille Enos. La storia molto semplice ma capace
di affondare le sue radici nella complessità dei legami umani, tra
la paura di perdere uno status quo alla protezione di chi amiamo
fino alle estreme conseguenze, anche di fronte al comportamenti
terribili. Quando la loro figlia confessa di aver ucciso a sangue
freddo la sua migliore amica, due genitori cercheranno in ogni modo
di coprire la verità, costruendo una intricata ragnatela di bugie e
falsità nella quale rimarranno loro stessi intrappolati.
The Lie, la recensione del film Amazon-Blumhouse
Non abbiamo indicazioni temporali o
geografiche precise per The Lie, che si cala in
un’atmosfera fredda, non solo perché ambientato in una cittadina
immersa nella neve, ma anche perché racconta l’apparente freddezza
dell’animo di una teenager insensibile alle vicende, anche crude,
che la toccano e la circondano. Non abbiamo indicazioni temporali
ma abbiamo la precisa percezione che quello che viene messo in
scena è un dramma umano che riesce a toccare le tinte del thriller
cercando di trascinare con sé lo spettatore, nella spirale della
follia di chi vuole a tutti i costi difendere i propri cari.
In particolare, protagonisti della
storia sono i genitori dell’adolescente interpretata da
Joey King. I due, con un approccio differente ma
in entrambi i casi comprensibile, vogliono proteggere la ragazzina
da ciò che ha fatto, ma anche da se stessa, nel momento in cui
appare totalmente indifferente all’orrore. Tuttavia, questa difesa
strenua della ragazza porterà i due a confrontarsi con i loro
limiti, le loro paure e soprattutto il loro senso di inadeguatezza
nella misura in cui la regista cerca di intercettare, con la scusa
della trama principale, anche una serie di temi che indagano la
complessità dei ruoli familiari, dal senso di inadeguatezza e di
impotenza dei genitori, fino alla paura dell’essere adolescenti
quando ancora dentro si desidera essere bambini, irresponsabili
delle proprie azioni, non costretti a pagare per le proprie
bugie.
Avvalendosi di una sceneggiature
lineare, di una buona consapevolezza nella gestione della
suspance e di un cast in ottima forma, Sud, con
The Lie, confeziona un prodotto a basso budget ma
ad alto tasso di adrenalina, che riesce a tenere alta l’attenzione
e la tensione, in un crescendo che deflagra nella rivelazione
scioccante del finale.
Si intitola And the Apple of
Discord, The Librarians 1×05, la quinta puntata della prima
stagione della serie televisiva The
Librarians, che andrà in onda sul network americano
TNT
https://www.youtube.com/watch?v=8gna1ey7vkU
In The Librarians 1×05 il drago che riposa
nelle profondità della terra minaccia di risvegliarsi e di portare
morte e distruzione nel mondo degli uomini e quando la possibilità
di impedire quest’evento sembra ormai nulla, Flynn
decide di ritornare dai suoi amici per dar loro una mano a trovare
il tesoro nascosto della mitologica creatura e l’oggetto necessario
per fermarla.
Si intitola And Santa’s
Midnight Run, The Librarians 1×04,
il quarto episodio della prima stagione della nuova serie
televisiva trasmessa dal network americano TNT.
https://www.youtube.com/watch?v=8yi1McrhCS0
In The Librarians
1×04 quando la Fratellanza del Serpente vuole
uccidere Babbo Natale, i bibliotecari devono
salvarlo e aiutarlo a realizzare il vero, segreto
scopo del Natale.