The Counselor – Il procuratore (qui la recensione) è uno dei titoli più discussi della filmografia recente di Ridley Scott, autore che, dopo grandi produzioni storiche e sci-fi, torna qui a un crime thriller cupo, asciutto e moraleggiante. Il film rappresenta una parentesi particolare nella carriera del regista: niente eroismi, niente spettacolo epico, ma un racconto cinico e disilluso sul potere della scelta e sulle conseguenze dell’avidità. Scott firma un’opera che rinuncia ai ritmi hollywoodiani tradizionali, privilegiando dialoghi serrati, atmosfere tese e una regia più trattenuta, al servizio dei personaggi e della loro lenta discesa.
Particolarità fondamentale del film è la sceneggiatura originale di Cormac McCarthy, alla sua prima opera scritta direttamente per il cinema. L’autore de La strada e Non è un paese per vecchi porta sul grande schermo la propria visione brutale e filosofica del crimine: in The Counselor – Il procuratore non c’è spazio per il caso o per la redenzione, solo la crudele logica delle conseguenze. Il genere è quello del neo-noir moderno, sporco, violento, carico di fatalismo, dove il protagonista – un avvocato che tenta di arricchirsi entrando nel traffico di droga – si trova rapidamente schiacciato da una spirale fuori dal suo controllo.
I temi centrali sono infatti la responsabilità morale, la corruzione, la fragilità del libero arbitrio e l’illusione di poter controllare un mondo governato da regole spietate. Il cast stellare contribuisce a rendere il film un oggetto di culto: Michael Fassbender è il procuratore senza nome che precipita nel caos, accanto a Javier Bardem, Cameron Diaz, Penélope Cruz e Brad Pitt, tutti coinvolti in ruoli segnati da ambiguità, desiderio e violenza. Le interpretazioni e la scrittura, volutamente filosofica e simbolica, divisero critica e pubblico, facendo di questo un film affascinante e controverso.
La trama di The Counselor – Il procuratore
Protagonista del film è un avvocato di successo, in procinto di sposarsi con la bella fidanzata Laura. Nonostante il suo lavoro, però, l’uomo fatica ad avere le disponibilità economiche necessarie a dar vita al grande evento. Disposto a tutto pur di soddisfare i desideri della sua futura moglie, questi finisce per accettare una controversa proposta da un suo vecchio cliente, Reiner. Questo, che ha contatti con la malavita messicana impegnata nel traffico di droga, assegna all’avvocato il compito di recuperare un carico di cocaina dal valore di 20 milioni di dollari. Per farlo, però, dovrà recarsi al confine con il Messico.
Ad aiutarlo nel corso della missione vi è anche Westray, un tipo dall’aria non raccomandabile e che sembra ben più conscio dei pericoli dell’operazione. Con loro vi è anche Malkina, la conturbante fidanzata di Reiner, la quale li seguirà in ogni loro spostamento per assicurarsi che tutto vada secondo i piani. Naturalmente, però, la situazione sfugge di mano e precipita inesorabilmente in un crescendo di violenza e morte. Ben presto, l’avvocato si renderà conto di non essere affatto portato per quel mondo, ma per uscirne vivo e riabbracciare Laura dovrà andare fino in fondo, dando sfogo a tutta la sua avidità.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto, la spirale di violenza si chiude definitivamente attorno al Procuratore. Il cartello recupera il carico rubato e inizia a eliminare sistematicamente chiunque sia coinvolto. Reiner viene ucciso durante un tentativo di cattura e, subito dopo, Laura viene rapita. Comprendendo di non avere più alcun controllo sulla situazione, il Procuratore tenta un gesto disperato: contatta Jefe, un alto esponente dell’organizzazione, implorando clemenza. Ma l’uomo gli risponde con un monologo filosofico e crudele, chiarendo che non esiste possibilità di tornare indietro. Il destino è ormai già scritto.
Il Procuratore rimane solo, nascosto in Messico, in un limbo di attesa e terrore. Una busta infilata sotto la porta del suo hotel contiene un DVD con scritto “Hola!”. Capendo che il video mostra l’omicidio di Laura, l’uomo crolla definitivamente. La scena successiva conferma la brutalità del cartello: il corpo decapitato della donna viene abbandonato in una discarica, come rifiuto senza valore. Parallelamente, Malkina continua a muoversi come un fantasma inafferrabile: raggiunge Londra, fa uccidere Westray con il micidiale “bolito” e ottiene il controllo dei suoi conti. Il film si chiude con lei, calma e imperturbabile, pronta a spostarsi a Hong Kong.
Il finale sancisce la logica spietata del mondo in cui il Procuratore ha scelto di entrare. Non c’è eroismo, vendetta o salvezza: chi varca quella soglia perde tutto. Il cartello elimina Laura non per necessità, ma come messaggio, dimostrando quanto sia irrilevante la vita di chiunque in quella catena criminale. Jefe, con il suo discorso filosofico, ribadisce un punto chiave: il destino non si compie quando tutto precipita, ma quando si compie il primo passo. Il Procuratore ha creduto di poter rischiare senza pagarne le conseguenze, ma la sua ingenuità è stata punita senza appello.
Ridley Scott e Cormac McCarthy non offrono redenzione. Il film è una meditazione sul prezzo delle scelte e sulla natura amorale del denaro quando entra nei territori del crimine organizzato. The Counselor – Il Procuratore non è un criminale abituale, ma un uomo comune che si è illuso di poter restare pulito. La morte di Laura non è un effetto collaterale: è la prova della sua responsabilità. Malkina, invece, incarna la legge del più forte, dimostrando che la violenza non è caotica, ma pianificata e capitalistica. Il male non solo vince, ma prospera.
Il messaggio che resta è cupo e disturbante: non esiste contrattazione né pentimento in un sistema che vive di sangue e profitto. The Counselor – Il Procuratore mostra come anche una singola decisione sbagliata possa travolgere un’intera esistenza. Il protagonista cercava amore, ricchezza e controllo, ma scopre che la vita comune non ha spazio in un mondo governato dalla crudeltà. La violenza non è spettacolo, è routine. E in questa realtà, l’unico personaggio che “vince” è chi non ha più alcuna umanità da perdere.
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