Imaginary: recensione del nuovo horror della Blumhouse

Imaginary esplora l'innocenza degli amici immaginari, ponendo una domanda inquietante: Sono davvero frutto dell'immaginazione dei bambini o c'è qualcosa di più terrificante e oscuro che si nasconde?

Imaginary recensione film
Foto di Parrish Lewis/Lionsgate/Parrish Lewis/Lionsgate - © 2023 Lionsgate

La Blumhouse torna al cinema alla fine dell’inverno 2024 con un nuovo horror dal titolo esplicativo, Imaginary, diretto dal regista di Fantasy Island, Jeff Wadlow che firma anche la sceneggiatura insieme a Greg Erb e Jason Oremlan. Jason Blum, l’artefice della società dalle uova d’oro di Hollywood, è reduce dall’incredibile successo di Five Nights at Freddy’s e ora ci riprova a sbancare il box office con un orsacchiotto dall’apparenza innocua ma dalla sinistra presenza, con questo film.

 

Un tempo, i film horror avevano schemi molto semplici. Un susseguirsi di spaventi, l’uno dietro l’altro in un’escalation di salti dalla poltrona. Un film era bello anche nella semplicità della sua premessa: stalker a piede libero, fantasma in soffitta, non andare in cantina etc.

Oggi, dopo il successo di film horror come Insidious o Conjuring, quello stesso schema semplice non basta più. No, ora sono concentrati a costruire dei meccanismi molto più complessi, dinamiche impegnate e piene di convoluzioni. Invece di immediati spaventi a raffica, ci sono ostacoli da superare per costruire un mondo che di semplice ha ben poco.

Imaginary non è una storia semplice

Pyper Braun Tom Payne Taegen Burns in Imaginary
Foto di Parrish Lewis/Lionsgate/Parrish Lewis/Lionsgate – © 2023 Lionsgate

Imaginary ruota attorno a una bambina, Alice (Pyper Braun), che nel seminterrato della sua nuova casa scopre un vecchio orsetto di nome TEDDY, che diventa il suo amico immaginario. Ma, naturalmente, TEDDY non è solo il suo morbido ripieno: è una presenza sinistra con una vita propria. In tempi passati (cioè prima che i film di “Conjuring” diffondessero l’eccesso di complicazioni dell’horror), Imaginary sarebbe stato uno spettacolo su un giocattolo che porta scompiglio facendo cose malvagie. Sarebbe stato il “Ted” di Seth MacFarlane in chiave horror.

Ora, però, quella storia di base non è sufficiente. Deve essere stratificata con orpelli che contaminano l’horror con i generi più disparati. Alice ha un amico immaginario, ma anche la sua matrigna, Jessica (DeWanda Wise), che ha vissuto nella stessa casa fino a cinque anni. La famiglia, che comprende anche la sorella di Alice, la monella Taylor (Taegen Burns), e il padre delle due ragazze, Max (Tom Payne), un musicista rock hipster, sono tornati a vivere qui e la prima cosa che notano sono i disegni con cui Jessica ha ricoperto le pareti da bambina. La ragazza è diventata un’artista, un’autrice-illustratrice di libri bestseller per bambini, ma quei disegni, oltre ad alcuni criptici messaggi scarabocchiati, contengono indizi sul grande mistero. Così come un personaggio dei libri di Jessica, Simon il ragno (il nemico di Molly, Millipede), che prende vita come un incubo oversize.

La perdita del dono della sintesi nell’horror contemporaneo

DeWanda Wise e Taegen Burns Imaginary
Foto di Parrish Lewis/Lionsgate/Parrish Lewis/Lionsgate – © 2023 Lionsgate

La nuova narrazione dunque non solo perde la compente più efficace della narrazione, ovvero la semplicità, ma anche il dono della sintesi. La storia del cinema dell’orrore è stracolma di esempi eccellenti di narrazione che fa della sintesi il maggior “effetto speciale”. Basti pensare agli schemi dietro a horror di successo come Nightmare e Halloween e il suo protagonista Michael Mayers presto tornerà a spaventarci tutto sul piccolo schermo.

In questo contesto produttivo che mira a costruire film eccessivamente complessi si inserisce Imaginary, un film godibile che non si accontenta di spaventare ma ambisce a radicare la sua complessa macchinazione in dinamiche sociali e traumi familiari. Se nell’evoluzione generale della narrazione questo elemento conferisce al film un espediente solido, al tempo stesso lo espone al punto più debole della pellicola: i dialoghi. L’eccessiva radicazione nell’introspezione dei personaggi conduce il film su binari a tratti troppo enfatizzati che mostrano gli evidenti limiti della scrittura.

Piuttosto che far parlare troppo spesso i personaggi, i narratori avrebbero dovuto radicare maggiormente la storia di Imaginary in un sentimento fondato sulla psicologia che lega i bambini agli amici immaginari che si inventano, tralasciando alcune scene tipiche da ghoststory che poco rendono in termini di paura in un contesto del genere.

“L’immaginario” mondo di Imaginary

Imaginary DeWanda Wise
Foto di Parrish Lewis/Lionsgate/Parrish Lewis/Lionsgate – © 2023 Lionsgate

Se da un lato la debolezza del film è la dinamica familiare poco approfondita, l’aspetto più marcatamente fantasy e soprannaturale del film è l’elemento che conferisce alla pellicola un buon finale, che serve a unire i punti e a regalarci un quadro non troppo esaustivo di tutta la storia alla base di Imaginary. Il mondo immaginato nel finale del film fa ovviamente eco ad altri mondi visti sia al cinema che in film della BLUMHOUSE, su tutti l’oltretomba di Insidious. Tuttavia grazie ad elementi molto evocativi e ad un suggestivo utilizzo del colore, il mondo immaginario del film legato ad elementi tipici dell’infanzia di ogni bambini ci regalano momenti di puro godimento orrorifico.

Tuttavia, si sa di essere nelle mani di un professionista del cinema horror quando compare Betty Buckley, con occhiali oversize e capelli raccolti da donna di mezza età della periferia medio-americana, e con un sorrisetto invadente, nei panni di Gloria, l’impicciona vicina di casa che faceva da babysitter a Jessica quando era piccola. È grazie a questo personaggio che Jessica riesce a tornare indietro alla sua infanzia e a portarci in questo mondo degli amici immaginari che è probabilmente la parte migliore del film.

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imaginary-film-blumhouseImaginary, pur non esenti da difetti ti farà sobbalzare dalla poltrona più di una volta e ci porterà a chiederci se l'amico immaginario è davvero frutto dell'immaginazione dei bambini o c'è qualcosa di più terrificante e oscuro che si nasconde dietro?