Cinque dita di
violenza è il film del 1972 diretto
da Chang-hwa Jeong e con
protagonisti Lo Lieh, Chao Chih-Hao, Chan Shen, Tien
Feng, Ton Lin, Feng Min.
Trama: La trama,
nella sua lineare semplicità, è praticamente un perfetto meccanismo
ad orologeria dove ritmo, coreografie, arti marziali, eccessi
visivi e dettagli gore e pulp regnano incontrastati senza
mai entrare in conflitto tra loro: un ragazzo, Chao Chih- Hao, si
allena per il campionato di arti marziali con l’intento di ottenere
finalmente la mano della figlia dell’anziano maestro Sung Wu- Yang;
durante il lungo viaggio preparatorio si confronta con il severo ma
onesto maestro Chen- Hsin- Pei che gli insegna inoltre un
famoso colpo invincibile: il “palmo d’acciaio”, che dovrà usare
solo in caso di assoluta necessità per far trionfare la
giustizia.
Ma la gang del temibile boss Meng-
Tung- Shun gli fracassa le mani. La conseguenza? Invece di fermare
il giovane o abbatterlo, l’episodio lo spinge a cominciare una vera
e propria battaglia senza esclusione di colpi…
Cinque dita di violenza, il film
Analisi: Dopo il
giro di boa dei primi anni ’70 alcuni generi, in Italia, sembrano
subire una drammatica battuta d’arresto alla loro rutilante ascesa.
Lo spaghetti- western si prepara a lanciare il suo canto del cigno,
aprendo la strada a un’infinita varietà di sottogeneri mutanti da
esso derivati; il poliziottesco comincia la sua fulgida salita
prima di conquistare definitivamente il mercato del
mainstream italiano; e così il nuovo vento di tempesta che
si abbatte sull’occidente… spira da Oriente: la terra del Sol
Levante e della Cina commerciale e lavoratrice, contraddistinta
dalle sue tradizioni millenarie, si prepara ad abbattersi sul lato
esposto ad ovest… terrorizzandolo, un po’ come l’urlo di Chen.
Un’onda infinita di maestri cinesi,
ferree discipline, colpi proibiti e mortali conquista l’attenzione
del pubblico e segna la nascita di un nuovo filone d’oro, quello
dei film di arti marziali che vedranno brillare una stella di prima
grandezza come Bruce Lee, insieme ad un’infinita sequenza di cloni
dalla recitazione più o meno ingessata e dai colpi… più o meno
proibiti.
Cinque Dita di
Violenza, oltre a costituire un vero e proprio cult
del genere, è forse uno dei più riusciti, nonostante l’assenza
della star Lee e la presenza di un ingessatissimo Lo Lieh come
protagonista: se la casa di produzione Shaw Brothers avesse unito i
due elementi… con molta probabilità ne sarebbe uscita la pietra
miliare per eccellenza anche se, in principio, la pellicola nasce
come film-scommessa low profile decisamente inferiore
rispetto al precedente Ma Yung Cheng/Boxer from Shangtung
(uscito in Italia col titolo Il Drago si Scatena, ma passato
praticamente inosservato).
Eccessivo, pulp, divertente (nel
suo genere), un film che decisamente non lascia niente
all’immaginazione e non risparmia nessun dettaglio, nemmeno il più
truce o splatter (basti pensare alla sola locandina che raffigura
una mano che regge due bulbi oculari!) è stato ripreso più volte
nel corso della storia del cinema fino alla definitiva
consacrazione grazie alla mano sapiente di Quentin Tarantino che lo
ha immortalato nel suo Kill Bill- Volumi I e II
ispirandosi ad numerosi elementi: riprende gli spunti di
partenza durante la genesi della storia; il tema dei bulbi oculari
cavati (soprattutto nel secondo volume); la mossa mortale con la
quale La Sposa uccide Bill nel finale; il logo della casa di
produzione Shaw Brothers inserito nei titoli di testa e, infine,
l’effetto sonoro (creato da Quincy Jones) che si sente ogni volta
che la Sposa fissa un suo avversario negli occhi: nel film
Cinque Dita di Violenza si poteva ascoltare ogni volta che
Lo Lieh caricava la sua energia ed era, in realtà, la sigla
d’apertura del telefilm Ironside con Raymond Burr.