01 Distribution ha
diffuso il trailer di Dante,
il film diretto da Pupi Avati sulla vita del sommo
Poeta che vede protagonisti un cast d’eccezione composto da
Sergio Castellitto, Alessandro Sperduti, Carlotta Gamba, Enrico
Lo Verso, Alessandro Haber, Leopoldo Mastelloni, Gianni Cavina,
Erica Blanc, Paolo Graziosi, Ludovica Pedetta, Morena Gentile,
Giulio Pizzirani, Valeria D’Obici, Romano Reggiani, Mariano
Rigillo, Augusto Zucchi, Enrico Beruschi, Eliana Miglio, Nico
Toffoli, Patrizio Pelizzi, Milena Vukotic, Cesare Cremonini, Andrea
Santonastaso.
Dante, la trama
Dante muore in esilio a Ravenna nel
1321. Settembre 1350. Giovanni Boccaccio viene incaricato di
portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico a Suor
Beatrice, figlia di Dante Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero
di Santo Stefano degli Ulivi. Nel suo lungo viaggio Boccaccio oltre
alla figlia incontrerà chi, negli ultimi anni dell’esilio
ravennate, diede riparo e offrì accoglienza al sommo poeta e chi,
al contrario, lo respinse e lo mise in fuga. Ripercorrendo da
Firenze a Ravenna una parte di quello che fu il tragitto di Dante,
sostando negli stessi conventi, negli stessi borghi, negli stessi
castelli, nello spalancarsi delle stesse biblioteche, nelle domande
che pone e nelle risposte che ottiene, Boccaccio ricostruisce la
vicenda umana di Dante, fino a poterci narrare la sua intera
storia.
“Nei miei tanti film ho
raccontato quanto possa essere eccezionale, addirittura eroica, la
normalità degli esseri umani. Ora invece ho cercato di dire che,
per quanto sublime, il genio, condivide, come farebbe ognuno di
noi, le angustie che ci riserva la vita. Poter narrare Dante
Alighieri per la sua umanità , è stato quel dono che
attendevo da vent’anni” Pupi Avati
Sono iniziate oggi le riprese di Dante, il
nuovo film di Pupi Avati che torna dietro la
macchina da presa dopo il successo ottenuto con Lei mi
parla ancora. Il film narra la vita del sommo poeta Dante
Alighieri raccontato da Giovanni Boccaccio, primo biografo del
padre della lingua italiana. Nel suo “Trattatello in Laude di
Dante” Boccaccio ripercorre gli eventi della sua vicenda umana, una
storia molto complessa in un succedersi di luci e ombre destinati
in gran parte a rimanere tali.
Il soggetto e la sceneggiatura sono di Pupi
Avati. Tra gli interpreti principali:
Sergio Castellitto (Giovanni Boccaccio), Alessandro
Sperduti (Dante giovane), Enrico Lo Verso (Donato degli Albanzani),
Alessandro Haber (Abate di Vallombrosa), Gianni Cavina (Piero
Giardina), Leopoldo Mastelloni (Bonifacio VIII), Ludovica Pedetta
(Gemma Donati), Romano Reggiani (Guido Cavalcanti), Carlotta Gamba
(Beatrice), Paolo Graziosi (Alighiero di Bellincione), Mariano
Rigillo (Meneghino Mezzani), Valeria D’Obici (Suor Beatrice),
Giulio Pizzirani (Dante anziano), Erica Blanc(Gemma Donati
anziana), Morena Gentile (Donna gozzuta), Milena Vukotic
(Rigattiera).
Le riprese di Dante
dureranno undici settimane tra Umbria, Marche, Toscana, Emilia
Romagna e Roma. Il film, prodotto da Antonio
Avati, è una produzione Duea Film con
Rai Cinema e sarà distribuito nelle sale italiane
da 01 Distribution.
Dante muore in esilio a Ravenna
nel 1321. Settembre 1350. Giovanni Boccaccio viene incaricato di
portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico a Suor
Beatrice, figlia di Dante Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero
di Santo Stefano degli Ulivi. Nel suo lungo viaggio Boccaccio oltre
alla figlia incontrerà chi, negli ultimi anni dell’esilio
ravennate, diede riparo e offrì accoglienza al sommo poeta e chi,
al contrario, lo respinse e lo mise in fuga. Ripercorrendo da
Firenze a Ravenna una parte di quello che fu il tragitto di Dante,
sostando negli stessi conventi, negli stessi borghi, negli stessi
castelli, nello spalancarsi delle stesse biblioteche, nelle domande
che pone e nelle risposte che ottiene, Boccaccio ricostruisce la
vicenda umana di Dante, fino a poterci narrare la sua intera
storia.
DICHIARAZIONE DEL
REGISTA:
“Attendi tanto. Diciotto anni
prima che ti sia concesso di realizzare un film. Lo avevi nitido
nel 2003 quando hai scritto la prima versione del soggetto. Nel
frattempo hai fatto altro, molto altro, ma quell’impegno con Dante
ti è rimasto dentro, tampellante, facendoti avvertire come una
colpa il trascorrere del tempo. Poi, finalmente, incontri chi ti
ascolta e non rimanda, chi apprezza l’idea e ti trovi “impreparato”
a quell’assenso, a quell’accoglienza. Questo il mio stato d’animo
di oggi, a poche ore dall’inizio delle riprese.Che si realizzi
nell’Italia di oggi in cui le gerarchie di cosa e di chi conti è
dettato da ben altro, un film sulla vita di Dante Alighieri, ha
dell’inverosimile. Non oso ancora crederci”.
Pupi
Avati torna al cinema. Dopo Lei mi parla ancora uscito l’anno
scorso su Sky, scrive e dirige un
progetto a cui aveva iniziato a pensare dal 2003:
Dante. Rapito e mosso dall’ammirazione
reverenziale per il sommo poeta, il regista cerca di scovare il
modo per renderlo avvicinabile nella sua umanità, seppur maestosa,
tentando di redimerne l’immagine che a molti è stata fatta odiare
ai tempi della scuola.
Dante, la storia raccontata nel
film
Giovanni Boccaccio
(Sergio
Castellitto) nel 1350 riceve l’incarico di recapitare
dieci fiorini d’oro a Suor Beatrice (Valeria
D’Obici), figlia dell’Alighieri, come risarcimento per le
sofferenze e l’umiliazione causate a suo padre durante l’esilio da
Firenze. La storia, dunque, consiste nel lungo e faticoso viaggio
che Boccaccio percorre dal capoluogo toscano fino a Ravenna per
raggiungere il convento in cui alloggiava la donna. Lo scrittore
del Decameron compie praticamente tutte le tappe del
tragitto che avevano fatto arrivare Dante al definitivo luogo
d’esilio, incontrando alcuni degli stessi personaggi con cui lui
stesso si era relazionato (tra cui Milena Vukotic,
Alessandro Haber, Gianni Cavina, Enrico Lo Verso) e
provando lo stesso affaticamento fisico e la crescente povertà.
Dante diventa così il racconto del profondo
affetto di un poeta nei confronti del suo predecessore, attraverso
il cammino che fa vivere all’uno la parte più terrena e corporea
dell’altro, nei numerosi flashback che raccontano molti momenti
della biografia dell’Alighieri fin da ragazzo (Alessandro
Sperduti) col suo amore per l’angelica Beatrice
(Carlotta Gamba) e la dolce amicizia con
Cavalcanti (Romano Reggiani), fino alla vecchiaia
(Giulio Pizzirani) vissuta, appunto, a
Ravenna.
Una cornice che raccoglie
l’aria del XIV secolo
Il
Dante di Pupi Avati ha
effettivamente
una cornice che raccoglie l’aria terrosa, umida e vagamente
malaticcia che si respirava nella metà del XIV secolo. Per farlo,
inserisce qua e là nella messa in quadro elementi che accennano
all’horror, storcendo un po’ i corpi, a volte nella bruttezza,
altre nel consumarsi della vecchiaia. Questo conferisce note cupe
all’andamento del racconto, supportato dallo sguardo deformante del
grandangolo, utilizzato abbondantemente in gran parte delle
scene.
Perciò, nonostante gli
attimi di estasi delle sequenze insieme a Beatrice, il tratto
appena angosciante di Pupi Avati lascia il suo
segno in tutto l’arco narrativo, come le musiche talvolta stridenti
in sottofondo.
Chiaramente la
personalità recitativa di Sergio Castellitto è il perno attorno a cui
può ruotare ben saldo il resto del film, per quanto anche
Alessandro Sperduti e Carlotta
Gamba (America
Latina) riescano a dare un buon carattere ai loro giovani
personaggi. È evidente, dunque, che il progetto abbia delle
direzioni ben più alte rispetto a quel che è possibile fare con la
mole di lavoro da dover mettere in scena, e l’alternanza tra il
viaggio di Boccaccio e gli eventi della vita di Dante provano a
giocare tra loro, richiamandosi, uniti dal filo dell’amore quasi
filiale del primo nei confronti del secondo. Insomma, risulta
interessante il lavoro finale del regista e scrittore, che ha fatto
ricerche approfondite per tutti questi anni, ma sfugge di mano la
possibilità di entrare e farsi coinvolgere dal viaggio dei
protagonisti.
Un poeta che va avvicinato con la
poesia
Dante
Alighieri resta un poeta e come tale va avvicinato da
fuori. Non è proprio possibile, evidentemente, sperare che qualcosa
di plateale catturi e seduca tramite lo schermo, e probabilmente va
bene così. Le parole intime composte per creare un’immagine mentale
appartenenti letteralmente a un altro mondo, sono destinate a dover
essere soprattutto lette e meditate per poter essere comprese.
Qualunque altro mezzo ne riduce il significato.
Il film
Dante non è, quindi, malriuscito: raggiunge
l’intento di parlare di una parte importante della storia che
riguarda l’Alighieri e rende bene uno spaccato del tempo nel quale
ha abitato. Ma resta un’inesorabile distanza che
affeziona poco ai
personaggi e ai fatti: una resa complessiva ben dipinta e
costruita, ma nella quale l’emotività rimane placidamente
sopita.
Dante è
l’ultimo film di Pupi Avati. In uscita il 29
settembre, è stato presentato alla Casa del Cinema a Roma. Un
progetto che era iniziato a maturare nella mente del regista quasi
vent’anni fa e che oggi prende forma attraverso il punto di vista
di Giovanni Boccaccio, interpretato da Sergio Castellitto, che compie un lungo
viaggio per consegnare un risarcimento in fiorini d’oro a Suor
Beatrice, figlia del sommo poeta, come rimedio all’esilio che aveva
subito il padre.
Del cast sono presenti
anche i giovani Dante e Beatrice: Alessandro
Sperduti (I Cassamortari) e Carlotta
Gamba (America
Latina). A moderare l’incontro è Luca
Sommi, scrittore, docente universitario e autore del libro
Il cammin di nostra vita, per il quale Pupi Avati
ne ha chiesto una lunga consulenza.
«Fare un film sulla
Divina Commedia è impossibile», spiega, «perché quello che
è stato scritto è troppo per poter essere rappresentato
cinematograficamente, ma Pupi Avati ha trovato lo stratagemma nel
far raccontare tutto a Boccaccio, appunto: biografo di Dante che ne
promuove la poetica e i lavori. È un film di evocazione e viaggio,
ed è di questo che si parla nel film».
«L’amore reciproco
per Dante ci ha resi amici», interviene Pupi Avati
rivolgendosi a Sommi, «per me questo è un film del tutto
speciale, forse per voi lo è meno, ma io ho con esso un rapporto
antico: un senso di adempienza nei confronti di Dante Alighieri che
abbiamo lasciato relegato tra i banchi di scuola. Soprattutto dopo
il centenario dell’anno scorso è stato reso ancora più distante di
prima. La scuola ci ha trasmesso un senso di inadeguatezza nei suoi
riguardi che ce lo ha fatto odiare, anche dal punto di vista
estetico: Alessandro Sperduti (che veste i panni di Dante n.d.r.) è
un Brad Pitt a confronto», ride, «ho scritto e girato Dante perché
ho pensato che fosse un autore che meritava di essere risarcito e
riavvicinato alle persone».
Ed è la possibilità di
rendere prossimo agli spettatori di oggi un autore di quella
levatura ad interrogare il regista: «La battuta che dice
Boccaccio a Suor Beatrice sintetizza tutto: continuo a vederlo
ragazzo. Se noi continuassimo a vederci ragazzi e a rapportarci
alle cose con quella capacità poetica che abbiamo durante
giovinezza… Se riprendessimo ad usare il “per sempre”, che è una
locuzione avverbiale che oggi è totalmente omessa… Quante volte
anch’io da ragazzo, durante un concerto, ho detto “per sempre”, e
me lo sono giurato. Il poeta ha dentro di sé quest’idea del tempo
che è per sempre. A leggere oggi alcuni versi di Dante vengono i
brividi, nonostante siano passati cento anni».
«Per quanto mi
riguarda io “per sempre” lo dico spesso», ride intervenendo
Sergio Castellitto, «trovo che Dante sia
irraccontabile, come diceva Luca Sommi, nessuno ha mai osato fare
un film sulla Divina Commedia perché può essere solo letta e
rivissuta con l’immaginazione. Penso che la chiave sia stata
proprio la trovata narrativa di mostrare tutto attraverso il
viaggio di un altro gigante come Boccaccio e che compie un gesto
filiale, di sconfinata umiltà, come quello di portare i fiorini
alla figlia del poeta. L’umiltà è un sentimento che spesso viene
frainteso, essendo visto più come sottomissione. Invece è
granitico: ci vuole un gran carattere nel chinare la testa di
fronte a chi è più grande di te, serve molta personalità. Qua
vediamo un autore, che a scuola abbiamo detestato, cacciato,
ridotto in povertà, solo, lontano dai propri affetti, che è stato
soldato e forse ha ucciso anche delle persone. Chi non ha provato
la sensazione di essere stato estromesso dalla propria vita?
Allontanato da qualcosa che amava… Oggi se parliamo di depressione
viviamo esattamente “una selva oscura”. La grandezza del poeta è
quella di rendere la sofferenza della propria esistenza qualcosa di
straordinario che è l’opera. Perciò i poeti sono gli unici che ci
possono salvare, perché non ricompongono qualcosa, ma lo estraggono
dal buco nero della mente. Sono dei veri benefattori».
Riprende poi la parola il
regista, spiegando che era proprio la visceralità più terrena
dell’epoca che voleva mettere in scena, incluso il tanfo che si
respirava nell’aria in quel periodo storico. Cosa che emerge
distintamente anche dal Boccaccio incarnato da Castellitto, che
rivela di aver voluto calcare la mano sulla fatica e la malattia
del poeta.
A coronare il cast, anche
in scene piuttosto brevi, grandi nomi come Milena Vukotic,
Alessandro Haber, Gianni Cavina, Enrico Lo Verso, Enrico
Beruschi.
La Disney•Pixar non delude e ci offre il primo
sguardo a Dante’s Lunch, il cortometraggio che
vedremo in sala a partire dal 21 dicembre in testa a
Coco, il nuovo film d’animazione della Pixar.
Protagonista di Dante’s
Lunch – A Short Tail è un
caneche nota un osso succulento che aspetta solo
di essere azzannato, ma c’è una forza irresistibile che lo trascina
verso il cimitero… forse l’osso appartiene a qualcuno? Il film è
ricco di gag slapstick ma ha anche moltissimi riferimenti a
Coco.
La sinossi ufficiale
di Coco rilasciata
dalla Pixar recita:
“nonostante lo sconcertante divieto da
parte degli anziani della sua famiglia circa la passione per
la musica, Miguel (Anthony Gonzalez) sogna di
diventare un musicista di successo come il suo idolo Ernesto de la
Cruz (Benjamin Bratt). Nel disperato tentativo di
dimostrare il suo talento, Miguel si ritrova nella splendida e
colorata Terra dei Morti a seguito di una misteriosa catena di
eventi. Lungo la strada incontra l’affascinante imbroglione Hector
(Gael García Bernal) con il quale accetta di
partire per un viaggio straordinario“.
La Pixar ha
poi rivelato che Coco sarà probabilmente uno
dei film più musicali mai prodotti dallo studio, un chiaro intento
di rifarsi non solo ai classici della Disney
ma anche al recente successo di Frozen
e Oceania. La volontà e poi quella di narrare
una vicenda che affonda le proprie radici in una cultura molto
diversa rispetto a ai racconti portanti fino ad oggi all’attenzione
dei più piccoli.
Durante un’intervista rilasciata
aEntertainment Weeklye dedicata specificatamente
a Coco, il
regista Lee Unkrich ha
affermato che “è stato
importante per noi dal primo giorno che avere un cast
latino-americano. Erano tutti concentrati, e abbiamo così
finito con l’ottener un fantastico mix di persone, provenienti un
pò dal Messico e un pò’ da Los
Angeles“. Parlando poi della gestazione
dei personaggi di Coco – il cui progetto
risale ai tempi di Tom Story
3 – Unkrich ha affermato che “in corso
d’opera abbiamo avuto un altro
bambino per la voce Miguel che ora ha 17 o 18 anni, il
quale potrebbe dirvi quanto tempo abbiamo lavorato sul film,
ma la sua voce è cambiata molto nel corso del tempo ed è stato
necessario trovare una nuova voce, così abbiamo
trovato Antony
Gonzalez“.
La Universal Pictures
insieme alla Elctronic Arts hanno trovato
finalmente un regista per l’atteso adattamento cinematografico
di Dante’s Inferno. Si tratta del
regista del recente remake de La casa,
Fede Alvarez, a confermarlo in via ufficiale è
stato il noto sito Deadline. Alvarez
quindi avrà l’arduo compito di dirigere questa ennesima
trasposizione di un videogame.
Dante’s Inferno è
un videogioco in stile avventura dinamica, uscito il 5 febbraio
2010 per PlayStation 3 e Xbox 360 e il 26 febbraio per PlayStation
Portable. È stato sviluppato da Visceral Games, ed è liberamente
ispirato alla cantica dell’Inferno della Divina Commedia di Dante
Alighieri.
A produrre il film saranno
Marc Abraham e Eric Newman.
Mentre EA Patrick O’Brien e Jay
Basu si occuperanno della stesura della sceneggiatura.
La trama del video gioco:
Dante’s Inferno è ispirato molto
liberamente alla prima cantica della Divina Commedia. Il giocatore
controlla Dante, un veterano della terza crociata, che ha lasciato
la sua amata Beatrice e cerca di salvare la sua anima da Lucifero,
che ha bisogno di essa per liberarsi dall’Inferno e tentare
nuovamente di riprendere il Trono di Dio. Nel suo viaggio
attraverso i terribili cerchi dell’Inferno, Dante si confronta con
i propri peccati, il passato della sua famiglia e i suoi crimini di
guerra.
Una vita dedicata al cinema quella cheDante Ferretti racconta al
Pesaro Film Festival dove insieme a David Miliozzi presenta
la prima autobiografia Immaginare
prima. Le mie due nascite, il cinema, gli Oscar. Scritta
in occasione dei suoi 80 anni, il tre volte premio Oscar porta il
lettore dietro le quinte della sua vita lavorativa tra Macerata e
Hollywood nel segno di Cinecittà che porta sempre nel cuore.
“Quando avevo un anno e mezzo a
Macerata, dove sono nato, è stata bombardata una caserma. Casa mia
è crollata e sono rimasto bloccato sotto le macerie e mi sono
salvato perché mi è caduto addosso un mobile. Mia madre mi ha
cercato insieme a una sua amica e a un certo punto hanno sentito
qualche rumore, hanno alzato il mobile e mi hanno trovato. Appena
le ho viste ho detto Ciak. Almeno è quello che mi è stato
raccontato. In qualche maniera è tutto collegato”.
Il lungo viaggio verso la
maturità
Prima di lavorare con registi come
Pasolini, Fellini, Rossellini, Petri, Dante Ferretti
racconta la sua lunga carriera scolastica non certo promettente.
“Ho superato la maturità senza che nessuno ci credesse. Tutti mi
guardavano sbalorditi. Dopo anni in cui venivo sempre rimandato a
settembre ho superato la maturità con il massimo dei voti. Prima
del diploma ho detto a mio padre che sarei voluto andare a studiare
scenografia a Roma all’Accademia delle Belle Arti, mio padre mi
disse ‘Così vieni rimandato pure lì’”.
Una vita segnata dalle
coincidenze
L’incontro con Luigi Scaccianoce è
stata sicuramente una svolta nella carriera di Dante
Ferretti. Fin da ragazzo ha lavorato come aiuto scenografo
e ricorda con minuzia tutti i nomi e i momenti passati con ognuno
dei registi con cui ha lavorato. Ricorda il rispetto di Pier
Paolo Pasolini, l’esuberanza di
Martin Scorsese e la complicità con
Federico Fellini.
“Pasolini aveva le idee più
brillanti e io lo seguivo. Gli stavo bene per questo, perché lo
assecondavo. Nonostante gli 11 film insieme ci siamo sempre dati
del lei”. Ferretti ricorda con chiarezza i giorni della
settimana quando venne chiamato da Rossellini che ha fatto da
intermediario per Medea, il film di
Pasolini.
“Ero appena tornato da Ponza,
mi chiama un mio amico per andare al mare. Era domenica. Io non
volevo andare ma alla fine mi sono lasciato convincere. Quando mi
venne a prendere mi sono ricordato che non avevo preso il costume
quindi sono risalito a casa. Squilla il telefono. Era Rossellini.
‘Dantino’, mi dice, ‘sono con Pasolini in Cappadocia, ti vuole per
girare Medea’. Sono partito per Istanbul il giorno dopo senza idea
di cosa fare. Loro non avevano girato neanche un metro di
pellicola, stavano aspettando me”.
Sono sei, invece, i film che
Dante Ferretti ha girato con Federico Fellini, ma ce
n’è voluta di strada. Dopo le prime collaborazioni come aiuto
scenografo sotto la guida di Scaccianoce, ad un certo punto la
collaborazione tra il regista e lo scenografo si interrompe. Anni
dopo Fellini e Ferretti si rincontrano: “Lui voleva ancora
lavorare con me. Gli dissi ‘Vediamoci tra dieci anni quando avrò
più esperienza’”.
Come ha convinto Scorsese
Con L’età
dell’innocenza si inaugura il sodalizio tra Dante
Ferretti e Martin Scorsese. Poi arrivano
gli Oscar, HugoCabret – che per l’occasione è stato
proiettato al Pesaro Film Festival.
“È stato Fellini a presentarmi
Martin Scorsese, la prima volta, era durante il matrimonio con
Isabella Rossellini. Da lì abbiamo iniziato a collaborare. Ricordo
ancora come l’ho convinto a girare Gangs Of New York qui a
Cinecittà. Gli ho spiegato che per le ambientazioni che aveva in
mente lui Cinecittà era perfetta. Venne a Roma con il suo aereo
privato e gli ho fatto girare i teatri, le vie. Quando ha visto i
modellini si è convinto. Gangs of New York è girata interamente a
Cinecittà”.
Vincitore di tre Premi Oscar,
Dante Ferretti ha iniziato la sua carriera al
fianco di Pasolini, per poi dare forma ai sogni di Federico
Fellini, e alle visioni di altri grandi registi come
Marco Ferreri, Elio Petri, Luigi Comencini, Liliana Cavani,
Ettore Scola, Marco Bellocchio, Giuseppe Tornatore, ma
anche Martin Scorsese, Tim Burton, Terry Gilliam, Anthony
Mingella, Julie Taymor. E intraprendere un sodalizio di
vita e di lavoro unico, con la compagna di vita Francesca
Lo Schiavo, interior designer di valore mondiale, a sua
volta vincitrice di tre premi Oscar.
Sono sedici le nomination agli Oscar
per Ferretti, innumerevoli i premi vinti in tutto il mondo fra cui
spiccano tre Bafta, quattro David di Donatello e dodici Nastri
d’argento nell’arco di oltre cinquant’anni di carriera.
Appuntamento martedì 21
luglio, alle 20.30, su Miocinema.it: Dante Ferretti dialoga
con Laura Delli Colli e ripercorre le tappe della sua
meravigliosa carriera.
Per l’occasione sarà presentato il
documentario Dante Ferretti: scenografo italiano.
Il regista Gianfranco Giagni
intraprende un viaggio alla scoperta della vita e della carriera di
un uomo che ha fatto la storia del cinema, mostrandolo attraverso i
suoi lavori, la sua voce e le testimonianze dei grandi con cui
ha lavorato.
Come di consueto, la presentazione
sarà visibile gratuitamente, senza alcuna necessità di
registrazione, sul sito e sulla pagina Facebook di Miocinema.
DANTE FERRETTI: SCENOGRAFO
ITALIANO
Un film di Gianfranco Giagni
Prodotto da Nicoletta Ercole per
Cinecittà Studios e Nicomax Cinematografica e da Flavia Parnasi per
Combo Film.
Distribuzione italiana Istituto
Luce Cinecittà
SINOSSI
Il film documentario
“Dante Ferretti: scenografo italiano” presenta un
ritratto appassionante a 360 gradi di uno dei più geniali artefici
della storia del cinema italiano, dalle origini alla ribalta del
più grande cinema d’autore, compagno di visionarie avventure di
Fellini, Pasolini, Scorsese, Tim Burton, e di una “complice”
davvero speciale come Francesca Lo Schiavo. Il film si avvale della
viva voce dello stesso Maestro Ferretti, e di testimoni
eccezionali come Martin Scorsese, Terry Gilliam, Leonardo DiCaprio,
Giuseppe Tornatore, Liliana Cavani e di tanti altri amici e
collaboratori, partecipi di un capitolo e di un autore fondamentali
del libro della settima arte.
Arriva in prima tv su
SkyDANTE,
di Pupi Avati, racconto della vicenda umana
dell’Alighieri, poeta fra i grandi e certamente più noto nel mondo,
lunedì 22 maggio alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21.45
anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW e disponibile on
demand.
Il film prende spunto dalla
missione affidata a Giovanni Boccaccio nel 1350: portare alla
figlia di Dante, a Ravenna, una borsa di dieci fiorini per
risarcirla del tanto male che i fiorentini avevano fatto a suo
padre. Protagonista è Sergio Castellitto, che veste i panni del
Boccaccio, con lui nel cast anche Alessandro
Sperduti, Enrico Lo Verso e
Alessandro Haber.
La trama del film
Settembre 1350. Giovanni Boccaccio
viene incaricato di portare dieci fiorini d’oro come risarcimento
simbolico a Suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri, monaca a
Ravenna nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi. Dante è morto
in esilio nel 1321 mentre la sua fama, grazie alla divulgazione
della Commedia, si è diffusa ovunque. Gli ultimi suoi vent’anni
sono stati terribili, in continua fuga, cercando ospitalità presso
le varie corti, con una condanna al rogo e alla decapitazione
inflitta sia a lui che ai suoi figli maschi fuggiti a loro volta da
Firenze.
Intanto nel capoluogo toscano gli
equilibri di potere sono profondamente mutati e la città cerca una
riappacificazione, seppure postuma, con un concittadino di tale
valore. I dieci fiorini sarebbero il risarcimento simbolico per la
confisca dei beni e per la condanna ad essere arso vivo e
decapitato decretata ormai quasi mezzo secolo prima dal comune
fiorentino. Contro quella parte del mondo ecclesiale che considera
la Commedia opera diabolica, Giovanni Boccaccio accetta
quest’incarico nella convinzione di poter svolgere un’indagine su
Dante che gli permetta di narrarne la vicenda umana e le
ingiustizie patite. Nel suo lungo viaggio Boccaccio oltre alla
figlia incontrerà chi, negli ultimi anni dell’esilio ravennate,
diede riparo e offrì accoglienza e chi, al contrario, respinse e
mise in fuga l’esule.
Ripercorrendo da Firenze a Ravenna
una parte di quello che fu il tragitto di Dante, sostando negli
stessi conventi, negli stessi borghi, negli stessi castelli, nello
spalancarsi delle stesse biblioteche, nelle domande che pone e
nelle risposte che ottiene, Boccaccio ricostruisce la vicenda umana
di Dante, fino a poterci narrare la sua intera storia.
A cinque anni esatti dalla tragedia
del terremoto che ha colpito L’Aquila, venerdì 5 aprile, alle ore
21.30, in occasione dell’evento “06/04/09 – IO NON RIDEVO” verrà
presentato in anteprima il videoclip di DannyLife &RedPull dal
titolto “Dall’Inferno al Paradiso”, prodotto da Alessandro
Costantini – Producer Ultimo Piano (www.ultimopiano.it), con la regia
di Simone Mascherini.
Il Progetto “06/04/09 – IO NON
RIDEVO”, attraverso la divulgazione gratuita del videoclip di
“Dall’inferno al Paradiso”, si pone l’obiettivo di riportare
l’attenzione sulla catastrofe che ha colpito L’Aquila e porre un
attenta e rispettosa riflessione sul dramma, con i conseguenti
disagi, che ancora vive la popolazione aquilana.
L’evento terminerà alle 24.00 per
rispetto delle vittime del terremoto. Durante l’evento saranno
regalate delle maglie con la scritta “06/04/09 – IO NON
RIDEVO”.
Il noto attore della
sit-com Seinfeld, Danny
Woodburn, ha ottenuto la parte del
Maestro Splinter nell’action movie
Ninjia Turtles diretto
da Jonathan Liebesman prodotto da
Michael Bay. Splinter è un anziano ratto mutante
che diventa il mentore dei quattro protagonisti, e verrà realizzato
attraverso la tecnica del motion capture come le tartarughe.
Danny Woodburn si
unisce al cast che già comprende Megan Fox (April
O’Neil), Alan Ritchson (Raffaello), Noel
Fisher (Michelangelo), Jeremy Howard
(Donatello) e Pete Ploszek (Leonardo).
Cosa ne pensate della scelta? Le
riprese del nuovo franchise inizieranno a breve, ed il film
arriverà nelle sale dal 6 giugno del 2014.
Si chiama Hope
Lost ed è la prossima produzione italiana con cast
internazionale portata avanti con grande passione dalla Iervolino
Turco Film in collaborazione con la Ambi Pictures. Presenti a Roma
per presentare il nuovo progetto, Danny Trejo,
Michael Madsen e Mischa Barton
hanno incontrato la stampa, insieme al regista David
Petrucci e alla produzione.
Il produttore Andrea
Iervolino prende la parola e specifica: “Il film è di
intrattenimento, ma è un prodotto che deve farci riflettere; è una
storia tratta da una storia vera e basato su tantissimi casi
veramente accaduti. Penso che questo sia un argomento da
sottolineare. Abbiamo cercato di fare un film che venda bene, ma
che faccia anche riflettere. E’ costato due milioni, è stato
finanziato in parte dal ministero che ci ha sostenuto grazie alla
tematica. Nella fase di scrittura sono state anche intervistato
delle ragazze per costruire la storia. Il film verrà presentato al
mercato di Cannes e uscirà in Italia e in tutto il mondo in
autunno.”
David Petrucci continua
raccontando la sua esperienza e soprattutto l’impegno personale che
ha profuso nel progetto: “Le riprese sono durate quattro
settimane, le location sono segrete, ma comprendono la periferia
romana. Abbiamo trovato degli scorci per ricreare la Romania, sono
molto soddisfatto di questo prodotto. Il progetto è nato attraverso
gli anni, mi sono documentato molto ed è un progetto molto
personale, sono stato in Romania, ho parlato con delle ragazze, la
mia compagna viene dalla Romania e quindi tengo molto al progetto.
La mia sfida è quella di creare una connubio tra questa componente
drammatica e il film di genere.”
Uno dei protagonisti del film è
nientemeno che Michael Madsen, volto noto del
cinema tarantiniano che si è associato per la seconda volta alla
Iervolino Turco Film: “E’ la seconda esperienza che ho fatto
con la Iervolino, è un’accoglienza davvero calorosa quella che gli
italiani riservano non solo alle persone famose come me ma anche ai
miei figli e a mia moglie. Sono stato scelto per questo film prima
di interpretare il primo che abbiamo presentato per la Iervolino.
Non so perché sono stato scelto, però nella mia famiglia gira voce
che abbiamo sangue italiano, forse anche questo può aver influito.
Ho visto tantissimi film italiani e in questi giorni in tv ho visto
un film in cui ero doppiato, e mi è sembrato strano, era la prima
volta. Ma vivere qui mi ha aiutato a calarmi nella parte di un
italiano.E’ un posto meraviglioso, ricco di
cultura. Il mio personaggio è molto cattivo e ho cercato di
redimerlo, ma il regista ha deciso che doveva essere cattivo. Ci
abbiamo lavorato moltissimo insieme al regista e spero che questa
collaborazione abbia contribuito a migliorare il film.”
Di leggenda in leggenda, questa
mattina abbiamo anche incontrato Danny Trejo, il
temibile e minaccioso Machete di
Robert Rodriguez, che a dire il vero è una persona
gentile e affabile, affascinato dalla Città Eterna e contento del
progetto e di lavorare con l’amico Madsen. “Il mio personaggio
ha una personalità molto oscura, e purtroppo rappresenta un tipo di
persona che esiste un po’ in tutto il mondo – ha raccontato
Trejo – Sicuramente questa è stata una buona opportunità per
me. E’ un personaggio sfaccettato. Per quanto riguarda la mia
esperienza romana, è stato bellissimo. Questa mattina camminavo
alle 3 di notte per la città, e l’atmosfera era straordinaria. Ero
in una delle città più antiche del mondo.”
Last but not Least, presente in
conferenza c’era anche Mischa Barton,
l’indimenticabile Marissa della serie tv teen The O. C.
L’attrice, ormai cresciuta, ha ritenuto interessante prendere parte
al progetto per metersi alla prova con un personaggio diverso dai
suoi standard: “E’ il mio secondo film qui in Italia, il primo
era il Decameron, prodotto da Dino De Laurentiis. Sicuramente
lavorare qui è un’esperienza straordinaria.Non posso fare
nessun paragone fortunatamente tra la mia vita e il mio
personaggio. Questo film affronta argomenti molto duri, e molto
diversi per fortuna da quelle che sono le esperienze reali che
affrontano le giovani donne che vogliono fare le attrici. Per me è
stata un’esperienza molto positiva perché ho sperimentato un ruolo
molto diverso da come sono io, e vorrei continuare a fare più parti
diverse per la mia carriera. Nel film interpreto una ragazza che
viene dall’Europa dell’Est e ho i capelli scuri. E’ un personaggio
duro, molto diverso da me, che vive sulla strada. Io da tempo
sostengo alcune associazioni di beneficenza che si occupano della
violenza sulle donne, non mi sono dovuta documentare troppo, ma ho
pensato di più al mio personaggio, a chi era e a perché era venuta
in Italia.”
Il film uscirà quest’autunno in
Italia e in tutti gli altri Paesi in cui è già stato venduto, in
attesa di qualche bel colpo da parte di Iervolino e soci al mercato
di Cannes questa primavera.
Preannunciato da un trailer,
inizialmente ritenuto un fake, Bad Ass si
rivelò poi un progetto reale, per quanto destinato al solo mercato
dell’home video; anche se uscito solo in dvd, il film ha comunque
riscosso un buon successo, tale da garantirgli un sequel.
Il film originale vedeva
Danny Trejo nel ruolo di Frank Vega, un emarginato
che dopo aver difeso un uomo da un’aggressione diviene un eroe per
gli abitanti della sua cittadina; in seguito, dopo l’uccisione del
suo migliore amico e l’incapacità della polizia di punire i
colpevoli, si trasforma in un vigilante, nello stile del
Giustiziere della Notte.
Nel sequel, probabilmente
intitolato Bad Asses, ritroveremo Frank,
affiancato stavolta da un nuovo compagno di strada, Benny: i due
torneranno in azione quando il loro giovane amico Manny verrà
ucciso da alcuni trafficanti di droga che godendo dell’immunità
diplomatica non potranno essere perseguiti.
Al momento non si sa chi interpreterà Bernie o Manny, l’unica
certezza è che Danny Trejo tornerà a vestire i panni di Frank e
Patrick Fabian quelli del Commissario Malark. La
regia è nuovamente affidata Craig C. Moss,
l’inizio delle riprese è previsto per il mese prossimo a Los
Angeles.
Sarà Danny Strong, conosciuto per
il suo lavoro in recount e the game
change(HBO), a scrivere la sceneggiatura del
simbolo perduto per la Sony Pictures.
La pellicola, che sarà tratta
dall’ultimo romanzo di Dan Brown, come annunciato nei giorni
scorsi non sarà diretta da Ron Howard(che rimane comunque in veste
di produttore) ma da Mark Romanek, chiamato a raccogliere l’eredità
di quella che ormai ha tutte le caratteristiche di una redditizia
trilogia; nulla è stato invece detto in merito alla possibile
ritorno di Tom Hanks nei panni di Robert Langdon.
Ecco la trama del libro: Robert
Langdon, professore di simbologia ad Harvard, è in viaggio per
Washington. È stato convocato d’urgenza dall’amico Peter Solomon,
uomo potentissimo affiliato alla massoneria, nonché filantropo,
scienziato e storico, per tenere una conferenza al Campidoglio
sulle origini esoteriche della capitale americana. Ad attenderlo
c’è però un inquietante fanatico che vuole servirsi di lui per
svelare un segreto millenario. Langdon intuisce qual è la posta in
gioco quando all’interno della Rotonda del Campidoglio viene
ritrovato un agghiacciante messaggio: una mano mozzata col pollice
e l’indice rivolti verso l’alto. L’anello istoriato con emblemi
massonici all’anulare non lascia ombra di dubbio: è la mano destra
di Solomon. Langdon scopre di avere solamente poche ore per
ritrovare l’amico. Viene così proiettato in un labirinto di tunnel
e oscuri templi, dove si perpetuano antichi riti iniziatici. La sua
corsa contro il tempo lo costringe a dar fondo a tutta la propria
sapienza per decifrare i simboli che i padri fondatori hanno
nascosto tra le architetture della città. Fino al sorprendente
finale. Un nuovo capitolo de “Il Codice da Vinci”, un thriller
dalla trama mozzafiato, che si snoda a ritmo incalzante in una
selva di simboli occulti, codici enigmatici e luoghi
misteriosi.
Mentre il set di The Hungers
Game: La ragazza di fuoco è ancora in fase di riprese, la
Liosgate sta già pensando all’adattamento in due parti della
conclusione della trilogia, The Hunger Games: Il canto della
rivolta. Dato che il regista Francis Lawrence non sarà il
prossimo autore del film poiché impegnato con la post-produzione.
La Liosgate ha contattato il vincitore degli Emmy Award, Danny
Strong per l’adattamento cinematografico sia della prima parte che
della seconda parte.
Strong ha scritto sceneggiature per
la HBO come Recount o Game Change e il prossimo
film di Lee Daniels (Precious) The Butler. Il
capitolo conclusivo della saga è quello sicuramente più debole
della Collins, quindi c’è molta aspettativa di dare coerenza ma
anche creatività per un finale soddisfacente sia per i fan del
libro che del film. Ancora in dubbio il regista, ma presto si
avranno notizie, dato che le date della distribuzione sono previste
per la prima parte il 21 novembre 2014 e per la seconda parte il 20
novembre 2015.
Danny Huston è il
nuovo nome di alto profilo che si unisce al cast del prossimo
remake di Una pallottola spuntata in lavorazione
alla Paramount Pictures. Danny Huston si
unisce a un ensemble che comprende anche Liam Neeson, Paul Walter Hauser, Kevin
Durand e Pamela Anderson. I dettagli sulla trama del
film, così come sul ruolo di Huston sono ancora nascosti. Ma Neeson
interpreterà il detective Frank Drebin, come
precedentemente annunciato, con Hauser nel ruolo del suo partner
Ed. Non è ancora chiaro chi interpreterà Anderson, anche se è
chiaro che Durand assumerà uno dei ruoli da cattivo del film.
Akiva Schaffer
dirige e produce la commedia, la cui uscita nelle sale è prevista
per il 18 luglio 2025. Dan Gregor e Doug
Mand hanno scritto la bozza della sceneggiatura insieme a
Schaffer, con il quale hanno collaborato al film vincitore
dell’Emmy Chip ‘n Dale: Rescue Ranger.
Seth MacFarlane e Erica Huggins
produrranno tramite Fuzzy Door, con Daniel M. Stillman che fungerà
anche da EP.
Danny DeVito è
senza dubbio una delle personalità più versatili, prolifiche e
formidabili del mondo dello spettacolo, distintosi come attore,
produttore e regista. Negli anni ha dato vita a personaggi divenuti
iconici, e ha caratterizzato con il suo talento ogni progetto a cui
prendeva parte. Continuamente in grado di rinnovarsi, De Niro si è
sapunto destreggiare in generi completamente diversi l’uno
dall’altro, ottenendo in più occasioni il riconoscimento di critica
e pubblico.
Ecco 10 cose che non sai di
Danny Devito.
Danny DeVito: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film della storia del cinema. L’attore debutta al cinema
nel 1971 con un piccolo ruolo nel film La mortadella. Nel
1975 è invece tra i protagonisti del film Qualcuno volò sul
nido del cuculo, accanto all’attore Jack
Nicholson. Dopo questo film, si aprono per lui le porte
del successo, arrivando a interpretare ruoli di rilievo in film
come Voglia di tenerezza (1983), All’inseguimento
della pietra verde (1984), Per favore, ammazzatemi mia
moglie (1986), I gemelli
(1988), La guerra dei Roses (1989) e Batman – Il
ritorno (1992), dove acquista maggior fama con il ruolo
del Pinguino, il villain del film. Forte dell’accresciuta
popolarità, l’attore continua a recitare in pellicole come
Hoffa – Santo o mafioso? (1992), Matilda 6 mitica
(1996), Mars Attacks! (1996), L’uomo della
pioggia (1997), Il giardino delle vergini suicide
(1999), The Big Kahuna (1999), Man on the Moon
(1999), Eliminate Smoochy (2002), Big Fish – Le storie
di una vita incredibile (2003), Christmas in Love
(2004), Conciati per le feste (2006), Solitary
Man (2009), The Comedian (2016), Dumbo (2019)
e Jumanji: The Next Level (2019).
2. Si è distinto come
regista. Dopo aver acquisito un certo successo, l’attore
ha debuttato anche come regista con il film Getta la mamma dal
treno (1987), per poi dirigere film divenuti celebri come
La guerra dei Roses, Hoffa – Santo o mafioso, Matilda 6 mitica,
Eliminate Smoochy e Duplex – Un appartamento per tre
(2003). L’attore è inoltre spesso tra i protagonisti dei film da
lui diretti.
3. Ha ricoperto il ruolo di
produttore. De Vito è celebre per essere stato il
produttore esecutivo del film Pulp Fiction, di
Quentin Tarantino. Ma negli anni ha prodotto anche
i propri film da regista e film come L’allenatrice (1996),
Gattaca – La porta dell’universo (1997), Man on the
Moon (1999), Erin Brockovich – Forte come la verità
(2000), … e alla fine arriva Polly (2004), La mia vita
a Garden State (2004) e La preda perfetta (2014).
4. È protagonista in una
celebre serie TV. Negli ultimi anni DeVito è stato assente
dal cinema come attore, recitando invece in televisione nella
popolare serie C’è sempre il sole a Philadelphia, in onda
dal 2006 e ancora in corso. Nella serie l’attore ricopre il ruolo
di Frank Reynolds, padre dei due gemelli protagonisti.
Danny DeVito ha una moglie
5. È sposato.
L’attore è convolato a nozze nel gennaio del 1982 con l’attrice
Rhea Perlman, con la quale ha avuto tre figli nel
1983, nel 1985 e nel 1987. Dopo 30 anni di matrimonio sembrava che
la coppia dovesse separarsi, ma nel marzo del 2013 i due hanno
annunciato una riconciliazione.
Danny DeVito è il Pinguino
6. È rimasto nel personaggio
durante le pause. Nel 1992 l’attore diventa estremamente
popolare per la sua interpretazione del Pinguino, il celebre
villain, nel film Batman – Il ritorno, diretto da
Tim Burton. L’attore ha dichiarato di essere
rimasto nel personaggio durante le pause sul set, spesso generando
il terrore in chi gli si avvicinava.
7. Gli fu proibito di
descrivere il look del personaggio. La preparazione per il
Pinguino richiedeva due ore di trucco al giorno, e per fare in modo
che nessuno sapesse nulla di come sarebbe stato il risultato
finale, con la speranza di generare ulteriore curiosità e terrore,
all’attore fu proibito di descrivere a chiunque il look del
personaggio.
8. Ebbe problemi con un
scimmia. Nel film, all’incirca verso 1 ora e 40 minuti
dall’inizio, vi è una scena dove una scimmia consegna una lettera
al Pinguino da parte di Batman. La scimmia tuttavia si rivelò
terrorizzata dal trucco dell’attore, tanto da aggredirlo
ferocemente. Fortunatamente DeVito non riportò ferite.
Danny DeVito in Friends
9. Ha avuto un ruolo nella
celebre sit-com. Nel 2004 DeVito partecipa come guest star
alla puntata The One Where The Stripper Cries, della
decima stagione della serie Friends, nel ruolo di Roy lo
spogliarellista, il quale viene chiamato per esibirsi all’addio al
nubilato di Phoebe. L’attore ha in seguito dichiarato di aver
ottenuto il ruolo grazie alla collega Jennifer
Aniston, protagonista nella serie.
Danny DeVito età e altezza
10. Danny DeVito è nato ad
Asbury Park, nel New Jersey, Stati Uniti, il 17 novembre
1944. L’attore è noto per la sua caratteristica altezza di soli 144
centimetri.
Danny DeVito vuole riprendere il suo ruolo
ormai iconico del Pinguino in Batman – Il Ritorno.
DeVito è una leggenda di Hollywood con decenni di esperienza alle
spalle e numerose amate performance.
Il Batman di
Tim Burton ha ridefinito il genere dei film basati
sui fumetti quando ha debuttato nel 1989 e ha creato uno dei
franchise più amati in tutto il cinema dell’epoca. Da lì, Burton ha
ricevuto un assegno in bianco per declinare verso l’oscurità i
sequel del film. Il risultato è stato Batman – Il
Ritorno del 1992, che ha visto Michael Keaton confrontarsi con Catwoman di
Michelle Pfeiffer e Oswald Cobblepot di Danny DeVito, alias il Pinguino, un minuscolo
cattivo che abita nelle fogne con le caratteristiche di un vero
pinguino. Quel film si è concluso con l’apparente scomparsa di
Pinguino durante una resa dei conti con Batman. E mentre si parlava
di realizzare un terzo film, sono arrivati i reboot di Schumacher.
Il resto è storia.
Sebbene Batman – Il
Ritorno non abbia ricevuto un’accoglienza così calorosa
come il suo predecessore al momento della sua uscita, è stato
rivalutato da molti fan negli anni a seguire. Ora, DeVito si è
aperto sull’eredità del film e ha espresso il proprio interesse a
riprendere il ruolo. Parlando con
Forbes, l’attore ha dichiarato che sarebbe tornato al ruolo se
Burton avesse deciso di concludere la sua visione del personaggio
DC Comics:
“Sento che non è fuori
discussione che il Pinguino tornerà, un giorno, ma questo dipende
tutto da Tim, indipendentemente dal fatto che Tim voglia farlo o
meno. Direi che potrebbe essere in ballo perché non siamo ancora
morti (ride). Potremmo fare una continuazione di quello che abbiamo
fatto in passato perché era davvero un film brillante. Mi hanno
offerto questa opportunità e ne sono molto grato e mi piacerebbe
rivisitarla? Perché no! È stato davvero un grande momento per
me.”
Energico, simpatico, caustico. E’
Danny De Vito, che oggi ha presentato a Roma il
suo ultimo lavoro cinematografico, Lorax – il guardiano della
foresta. L’attore che ha partecipato alla scrittura della
storia del cinema (suoi sono alcuni dei ruoli nei film più amati di
sempre, dal Batman di Burton a Qualcuno volò sul nido del cuculo)
era accompagnato dal giovane Zac Efron, anche lui doppiatore
originale del film, e da Marco Mengoni, voce italiana del
protagonista del film, Onceler.
“Tornare a doppiare dopo tutto
questo tempo – ha detto DeVito che nel 1997 prestò la voce al
Filottete di Hercules – per me è stato bellissimo. Per il mio
lavoro non è cambiato molto, anche se mi sono dovuto misurare con
un’animazione in CGI e 3D, mentre prima era la classica animazione
in 2D. Devo dire però che per doppiare il mio Lorax in italiano mi
sono aiutato molto con i gesti!”.
Alla sua prima vera e propria
esperienza come doppiatore, Zac Efron dimostra tutto il suo
entusiasmo di 24enne: “Non l’avevo mai fatto prima per un film
vero e proprio. Avevo avuto solo esperienze brevi, quindi non
sapevo cosa aspettarmi. Ho guardato molto il lavoro di Danny, mi ha
aiutato”.
Per Mengoni invece, abituato a
lavorare con la voce e a gesticolare sul palco, il lavoro è stato
semplice, “ma allo stesso tempo difficile – ha dichiarato
– perché è come entrare in un’altra persona”.
– Com’è stato doppiare il
suo personaggio anche in italiano? DeVito: “E’ stato
molto interessante, e soprattutto volevo farlo fortemente. Ho letto
molte volte i racconto del Dottor Seuss (da cui è tratto il
film, n.d.r.) e li conosco bene, li ho letti ai miei figli. E’
inquietante rendersi conto di quanto è stato profetico questo
scrittore. Le sue storie sono state pensate 40 anni fa, eppure sono
sempre attuali, oggi più che mai! E poi c’è questa cosa bellissima
nel film: tutto comincia da un giovanotto innamorato, lui fa di
tutto anche solo per dire ciao alla sua bella, e lei si dimostra
così concreta e romantica chiedendo ‘solo’ un albero, una cosa viva
e reale. Insomma nel racconto il mondo viene salvato dalle
donne!”
Efron: “Lavorare con la voce ti
permette di fare tantissime cose diverse, ad esempio si può anche
lavorare in pigiama! Non se ne accorgerà nessuno, e poi è stato
divertentissimo improvvisare, soprattutto quando c’era altra gente
in sala di doppiaggio! All’inizio ti senti un po’ stupido, ma poi
ti diverti sul serio!”.
Negli USA il film ha
avuto qualche difficoltà a trovare distribuzione, in alcuni Stati
in particolare. “E’ assurdo – spiega DeVito – è come
se tutti volessero che le coscienze continuino a dormire. Mentre il
film ci urla molto semplicemente di svegliarci, di dare una mossa
alle nostre coscienze e di capire che l’energia del pianeta non è
infinita. Io vado in giro per Hollywood con una macchina elettrica,
ogni sera la metto sotto carica e di giorno cammino per tutti la
città!”
– Cinematograficamente
parlando siete una coppia molto diversa. Com’è stato lavorare
insieme? Efron: “Siamo diventati subito amici. Vedere
lavorare Danny è semplicemente fantastico, ho visto qualche
episodio del suo show tv It’s Always Sunny in Philadelphia, e sono
diventato dipendente, quasi fosse una droga! Ho molto rispetto per
lui”. DeVito: “L’energia di Zac è incredibile, ma questo
mi succede con tutti i giovani. Mi piace motlo lavorare con i
giovani talenti, soprattutto se sono anche persone serie come lui,
lavorare con Zac e con Taylor (Swift che nel film da la voce a
Audery, n.d.r.) per me è rigenerante!”
– I romanzi di Dottor Seuss
sono ancora in voga tri giovanissimi in America? Efron:
“Io ne ho letto qualcuno quando ero piccolo, e mio padre mi ha
fatto leggere la sua copia di The Lorax, il primo libro che abbia
mai letto, dentro c’è ancora scritto il suo nome in stampatello
‘David Efron’. Credo siano storia bellissime per far crescere le
persone”.
– Com’è stato lavorare per
l’Illumination? C’è differenza con le case di produzione americane?
(l’Illumination, divisione della Universal che si occupa di
animazione ha sede a Parigi, n.d.r.) Efron: “Ho notato
che si lavora con molta cura, molto amore, in ogni passo della
produzione. E’ bello lavorare così”.
– Quali sono i film
d’animazione che più vi sono piaciuti? DeVito:
“L’animazione è un mondo fantastico, ricordo che guardavo
Biancaneve e pensavo tra me ‘non mangiare la mela! Non mangiare la
mela!’ e il gatto di Cenerentola? Un vero figlio di … (ride)”
Efron: “Io ho amato molto Toy Story, ma tutti i film della
Disney hanno la loro magia”. “Aspetta – interrompe DeVito –
com’è che si chiamava il topino grasso di Cenerentola?… Ah, Gas
Gas….era il mio soprannome da piccolo. Gli amici di mia sorella mi
dicevano ‘ciao Gas Gas’ ed io ‘Ehi..? non mi piaceva molto quel
nome!”.
Dopo che Michael Keatonha ripreso i panni di Batman in
The Flash, Danny DeVito ha
espresso il suo interesse a riprendere il ruolo di Pinguino, da lui
interpretato nel film del 1992 Batman – Il
ritorno, nel corso di un’intervista con la
rivista SFX. L’attore ha infatti
dichiarato che “prenderei sicuramente in considerazione l’idea
di farlo, sì“. DeVito ha dunque parlato con affetto della
sua esperienza con il
personaggio il cui vero nome è Oswald Cobblepot, descrivendola
come un’opportunità rara nella vita. “C’erano molte motivazioni
nel personaggio e così tante cose che si agitavano dentro di lui.
Essere l’uomo strano, l’uccello strano, ha fatto sì che da me
emergesse il personaggio”.
Nonostante le dichiarazioni
dell’attore, il futuro della DC e dei suoi personaggi è ancora
tutto da stabilire considerando il lavoro che James Gunn e
Peter Safran stanno portando avanti per il riavvio
del DC
Universe. Inoltre, considerando il finale riservato al
personaggio nel film del 1992, non è facile ipotizzare un modo per
cui il Pinguino di DeVito possa tornare in scena. Il personaggio è
in realtà di recente tornato al cinema, interpretato da Colin Farrell
nel film The Batman e sempre a
lui è dedicata la serie in arrivo The Penguin. Si tratta
di una versione però presente nell’Elseworld, dunque non è escluso
che un nuovo Pinguino possa ufficialmente comparire nel DC
Universe.
Nell’attesa di scoprire se
l’interesse di DeVito troverà riscontro presso i dirigenti della
DC, sarà possibile ritrovare l’attore in La casa dei fantasmi
–Haunted Mansion. Nel film interpreta Bruce, un
professore universitario con un vivo interesse per l’occulto.
DeVito ha lasciato intendere che comprendere la storia della villa
sarà fondamentale per risolvere il problema centrale del film. Il
nuovo film farà il suo debutto nelle sale il 28 luglio, con un cast
guidato da Danny DeVito e con LaKeith
Stanfield,Tiffany Haddish, Owen Wilson,
Rosario Dawson,Jamie Lee
Curtis e Jared Leto.
Danny DeVito e
Arnold Schwarzenegger hanno intenzione di collaborare
ancora una volta per un nuovo film. I due attori, che hanno
interpretato due fratelli e hanno recitato insieme in
“Twins” del 1988, sono anche apparsi insieme di
recente agli Oscar, dove hanno fatto una parte in
cui entrambi interpretavano i cattivi di
“Batman“.
“Arnold e io siamo buoni amici. Ci siamo conosciuti molto
prima di ‘Twins’, anni fa“, ha detto Danny DeVito alla CNN in una recente
intervista. “Stiamo lavorando a qualcosa, un progetto che
faremo insieme, un altro film. Andiamo molto d’accordo“.
Per quanto riguarda la loro
riunione agli Oscar, Danny DeVito ha detto che hanno cercato di
mantenere il riserbo prima dell’evento. “Quando ci hanno chiesto di
farlo, è stato così divertente e abbiamo mantenuto la sorpresa il
più possibile”, ha detto. “Non l’abbiamo detto a nessuno ed è
stato divertente andare là fuori e c’è stata una grande e buona
accoglienza. Sono stati molto, molto gentili con noi“.
Cosa sappiamo sul nuovo progetto
di Danny DeVito e Arnold Schwarzenegger?
Danny DeVito ha detto che il nuovo progetto
della coppia è attualmente in fase di scrittura. “Speriamo che
prima o poi avremo una bella sceneggiatura su cui lavorare“,
ha detto.
In attesa della sceneggiatura,
Danny DeVito ha ancora altri progetti, come il
suo ruolo in “Always Sunny in Philadelphia” e il recente
film d’animazione “Migration“. Il 22 marzo, inoltre, andrà
in scena con “Matilda” allo State Theater di New
Brunswick, nel New Jersey.
“Prima di tutto, amo il film.
L’ho sempre amato, è stato uno dei miei film preferiti“, ha
detto. “David Newman, che ha scritto la colonna sonora qualche
anno fa, ha detto: facciamo questa cosa di ‘Matilda’ dal vivo. Si
toglie la musica dal film e l’orchestra sinfonica è davanti allo
schermo“.
“Io narro il film e interpreto
Wormwood“, ha spiegato Danny DeVito. “Sarà una serata divertente.
Rhea [Pearlman] verrà, è la signora Wormwood. Verrà anche Mara
Wilson, che ha interpretato Matilda. Ho trovato la giacca e il
cappello“.
Danny DeVito ha detto che il film “Matilda”,
che ha debuttato nel 1996, gli è rimasto impresso perché l’ha fatto
quando i suoi figli erano piccoli.
“Mio figlio aveva circa l’età
di Matilda, otto o nove anni. E mi piaceva lavorare con i bambini.
E l’intera esperienza è stata davvero fantastica“, ha
ricordato DeVito. “Ogni volta che lo trasmettono, mi fermo a
guardarlo“.
All’inizio dell’estate, i fan della
DC hanno ricevuto una notizia decisamente scioccante: Michael Keaton è in trattative per tornare nei
panni di Batman per la prima volta in vent’anni
nell’attesissimo The
Flash. L’ultima volta che abbiamo visto Keaton nei
panni del Crociato di Gotham è stato in Batman – Il ritorno del 1992, ad oggi una delle
pellicole dedicate al vigilante più amate di sempre.
Insieme a Keaton, nel film di
Tim Burton hanno recitato anche
Christopher Walken nei panni di Max Schreck,
Michelle Pfeiffer nei panni di Catwoman e
Danny DeVito in quelli di Pinguino. Adesso, in una
recente intervista con
ComicBook, è stato proprio DeVito – in occasione della
promozione del film L’unico e insuperabile Ivan – a commentare il
possibile ritorno dello stimato collega nei panni del Cavaliere
Oscuro. DeVito ha spiegato di essere entusiasta all’idea di vedere
nuovamente il suo vecchio amico nell’universo DC, dichiarando
quanto segue:
“Penso che sia fantastico. Penso
che quella di Batman sia una serie fantastica e penso anche che sia
una storia meravigliosa, piena di divertimento e di energia. Ho
amato interpretare Oswald Cobblepot e, naturalmente, amo Tim
Burton. Abbiamo fatto quattro, o forse cinque film insieme. Non
vedo l’ora che se ne esca con il suo nuovo progetto, sperando sia
un film che ci permetterà di lavorare ancora insieme.”
Dopo
Batman – Il ritorno,Danny DeVito e
Michael Keaton hanno lavorato nuovamente
insieme, diretti sempre da
Tim Burton, in Dumbo,
adattamento live action del classico d’animazione del 1941, uscito
nelle nostre sale a Marzo dello scorso anno.
The Flash con Ezra Miller al cinema nel 2022
Ricordiamo che The
Flash arriverà al cinema il 1 luglio 2022. Il film
sarà diretto da Andy Muschietti, regista
di IT e IT
– Capitolo Due.Ezra
Miller tornerà a vestire i panni del Velocista
Scarlatto dopo un cameo in Batman
v Superman: Dawn of Justice e Justice
League. Il film dovrebbe essere ispirato
alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da Geoff
Johns e disegnata da Andy Kubert.
Uno degli elementi che
rende memorabile ancora oggi Batman Il
Ritorno di Tim Burton è senza dubbio
il bellissimo, e a modo suo anche struggente personaggio di
Oswald Cobblepot,
meglio noto come Il Pinguino. Ad interpretare il leggendario
villain di Batman fu Danny De Vito che adesso si è
espresso in merito alla sua versione più giovane in
Gotham, a cui presta il volto
Robin Lord Taylor.
Il celebre attore in miniatura, che
detiene ad oggi forse il podio del miglior villain cinematografico
di Batman mai visto sul grande schermo (insieme ai due Joker), ha
commentato il ruolo e la performance di Taylor dicendo: “Ho
guardato lo show. Penso sia un attore molto molto bravo, un ottimo
giovane Pinguino.”
La nuova tendenza che vede
protagonisti di vecchi film o serie tv come
Smalville oppure The
Flash riapparire nei nuovi show di supereroi
coinvolgerà anche il caro De Vito? Ecco cosa ha risposto l’attore:
“Non so nulla a riguardo. Tutto riguarda i programmi e la
disponibilità delle parti e come sono scritte le
sceneggiature.”
Quindi potremo rivedere mai De Vito
nei panni di un personaggio dei fumetti? Spetta solo agli
sceneggiatori!
Tutti i fan dello straordinario
Cattivissimo Me sono impazienti di vedere cos’altro stanno
preparando per il grande schermo le menti della Illumination
Entertainment.
Collider segnala l’uscita in rete del primo trailer di
Danny Collins, film diretto da Dan
Fogelman, già conosciuto per aver scritto Crazy,
Stupid, Love. In precedenza intitolato
Imagine, il film vanta la presenza nel cast come
protagonista del grande Al Pacino nel ruolo di rocker
degli anni Settanta ormai invecchiato, il quale scopre una lettera
di quaranta anni prima scrittagli da John Lennon, lettera in
cui quest’ultimo istiga il rocker a provare a riconnettersi con la
propria famiglia.
Danny Collins è il debutto registico di
Fogelman e il film includerà anche alcune canzoni
di Lennon. Il cast è assolutamente d’eccezione visto che comprende
anche Christopher Plummer,Bobby Cannavale,
Annette Bening, Jennifer Garner, Josh Peck e
Nick Offerman. Danny Collins uscirà
nelle sale cinematografiche americane a partire dal 20 marzo 2015.
Ecco qui sotto il primo trailer della pellicola:
La sinossi ufficiale di Danny Collins è la
seguente:
Ispirato da una storia realmente accaduta, Al Pacino interpreta il
vecchio rocker Danny Collins, il quale non riesce a rinunciare alle
sue vecchie abitudini di vita. Ma quando il suo manager
(Christopher Plummer) scopre una lettera non recapitata vecchia
quaranta anni e che gli è stata scritta niente meno che da John
Lennon, Donny decide di cambiare direzione e si imbarca
nell’impresa di riscoprire la sua famiglia, trovare il vero amore e
ricominciare da capo un’altra volta.
Guarda la video intervista
a Danny Boyle, il regista di Steve
Jobs, il film scritto da Aaron
Sorkin e con
Michael Fassbender nei panni del fondatore della
Apple.
Ricordiamo che il film ha vinto due
Golden Globes (Miglior sceneggiatura ad Aaron
Sorkin e Migliore attrice non protagonista a
Kate Winslet) ed è candidato ad altrettanti premi
Oscar nelle categorie Migliore attore protagonista (Michael
Fassbender) e Migliore attrice non protagonista
(Kate
Winslet).
Ricordiamo che Steve
Jobsuscirà il 9 ottobre negli
USA. La sceneggiatura, scritta da Aaron
Sorkin, verterà attorno a tre principali momenti,
corrispondenti al lancio di tre grossi progetti: il Mac, la
compagnia NeXT, e l’iMac. La foto che ritrae
Michael Fassbender, si riferisce al lancio della della
società NeXT creata da Jobs a metà degli anni ’80 dopo essere stato
estromesso dalla Apple. Il film, che uscirà in Italia a Gennaio
2016, vede tra i protagonistiKate
Winslet, Sarah Snook, Seth
Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg, Perla
Haney-Jardine, Katherine
Waterston, Adam Shapiron
Ambientato nel backstage del lancio
di tre prodotti iconici culminato nel 1998 con l’inaugurazione
dell’iMac, Steve
Jobs ci porta dietro le quinte della rivoluzione
digitale per dipingere il ritratto intimo di un uomo geniale.
Steve
Jobs è diretto dal premio Oscar Danny
Boyle e scritto dal Premio Oscar Aaron
Sorkin, basandosi sulla biografia best-seller del
fondatore della Apple, opera di Walter Isaacson. I produttori sono
Mark Gordon, Guymon Casady di Film 360, Scott Rudin ed il premio
Oscar Christian Colson.
Michael Fassbender interpreta Steve
Jobs, il pionieristico fondatore della Apple, mentre
l’attrice Premio Oscar
Kate Winslet ritrae Joanna Hoffman, ex responsabile
marketing di Macintosh. Steve Wozniak, co-fondatore di Apple, è
interpretato da
Seth Rogen, e Jeff Daniels interpreta
l’ex CEO della Apple John Sculley. Il film ha anche come interpreti
Katherine Waterston nei panni di Chrisann Brennan,
l’ex-fidanzata di Jobs, e Michael Stuhlbarg nel
ruolo di Andy Hertzfeld, uno dei membri originali del team addetto
allo sviluppo del Macintosh della Apple.
Danny Boyle sta lavorando al
suo prossimo progetto da regista, Trance, che è entrato in fase di
casting. Dopo le voci su Michael Fassbender e James McAvoy
Ospite a Roma per presentare il suo
Steve
Jobs, il regista premio Oscar Danny
Boyle ha risposto alle domande degli addetti ai lavori,
che hanno assistito alla proiezione del suo ultimo film, dal
prossimo gennaio 2016 nelle nostre sale. A introdurre una
conversazione divertente e interessante è stata la domanda
d’obbligo, quando si tratta di un personaggio così celebre e
controverso come Jobs.
L’immagine che avevo di lui era
quella che vedevo durante il lancio dei suoi prodotti, fare questo
film ha significato indagare cosa c’era dietro quegli eventi. Jobs
non è il mio eroe, sono molto più simile a Wozniak e alla sua
filosofia, ma credo abbia profondamente cambiato il nostro mondo.
Nel bene e nel male. Sono le persone come Steve
Jobs che governano il mondo, molto più che i
politici ormai. È importante parlare di questi personaggi e
dobbiamo poterlo fare senza essere controllati, senza la necessità
di santificarli. I veri eroi, per me, sono quelli che offrono dei
beni inestimabili liberamente e gratuitamente, pensate a chi tiene
in piedi Wikipedia. Questi sono gli eroi che ammiro.
Il film ha una costruzione
teatrale in quanto è ambientato sempre su un palcoscenico, o dietro
le quinte di esso. Come ha lavorato alla messa in scena dello
script?
È stato affascinante mettere in
scena una sceneggiatura così, avevamo 200 pagine di dialogo senza
nessuna descrizione. Ho fatto molto teatro e lo amo, mi piacciono
le sue forme, ma è uno spettacolo che si guarda da lontano, a
differenza del cinema che invece è un’esperienza davvero immersiva,
anche se si tratta di immagini registrate prima. Volevo dare allo
spettatore un’esperienza cinematica interattiva. Per questo volevo
a tutti i costi Michael Fassbender, perché è un attore che riesce a
centrare il punto, e con lui ho avuto una squadra diprotagonisti magnifica (tra cui Kate Winslet e Jeff Daniels,
ndr).
Seguendo quale criterio
sono stati scelti i tre momenti importanti nel film che strutturano
tutto il racconto?
I periodi scelti secondo me
sono i momenti fondamentali della sua vita. Nel 1984 è stato
presentato il primo Mac, ha avuto un’eco importantissima e da quel
momento è cominciata a rivoluzione. Nel 1988 Jobs ha presentato
Next, un prodotto che si è rivelato un enorme fallimento ma che
allo stesso tempo è stato il suo complicato sistema di vendetta
contro chi l’aveva fatto fuori alla Apple quattro anni prima. Con
questo fallimento lui è tornato di nuovo in gioco. Infine il 1998,
quando venne lanciato l’iMac, un oggetto che ha cambiato tutto. Fu
il primo vero computer che la gente voleva possedere non solo per
farci qualcosa ma perché era bello, la gente lo mostrava in casa
come parte dell’arredamento per fare colpo, lo tenevi sulla
scrivania come una bella lampada.
La sceneggiatura così densa
e presente farebbe pensare a Steve
Jobs come a un film di Aaron Sorkin, non a un film
di Danny Boyle. Si sente un po’ come Wozniak? Relegato al reparto
tecnico?
Wozniak è stato sempre presente
sul set, è stato gentile venendo ad aiutarci. Ora non parla più di
computer ma adora fare trucchi di magia. Lui e Seth Rogen, che lo
interpreta nel film, hanno legato molto, sono diventati molto
amici. Li vedevo uscire insieme e notavo alcune somiglianze fra le
loro vite. Anche Seth, che è un grande attore comico, sente che non
gli verrà mai riconosciuto lo stesso credito degli attori
drammatici. Per lui è stata un’illuminazione. Parlando di Aaron,
beh, ero contentissimo di poter lavorare con lui. Questa
sceneggiatura era stata pensata per Fincher, come era già successo
con The Social Network, poi non so cosa sia successo e David non
c’è più stato e quindi il compito è stato affidato a me. Ho
riguardato The Social Network prima di iniziare le riprese e mi
sono reso conto è che davvero un’opera d’arte.
Pur raccontando la vita di
un personaggio famoso, Steve Jobs è un biopic molto diverso dalla
forma classica che siamo abituati a vedere spesso negli ultimi
anni…
Hollywood ha subìto una vera e
propria mancanza di sicurezza nelle storie originali. Per questo
vediamo sempre più sequel, reboot. Quest’anno abbiamo avuto
Jurassic World, Fast and Furious, Spectre e a breve arriverà
Star
Wars. Sono tutti sequel. Allo stesso modo se da una parte ci
sono grandi film ad alto budget, dall’altra ci sono quelli che
puntano sulle grandi storie e i grandi personaggi, ed ecco i
biopic. Non credo che il mio film sia un classico biopic, abbiamo
corso dei rischi allontanandoci dalla forma usuale di racconto e
alternando diversi formati. La prima parte del film è girata in 16
millimetri, la seconda in 35, la terza è tutta in digitale. Ci
siamo messi alla prova con i ritmi e la qualità dell’immagine,
sperando di riuscire a fare qualcosa di diverso.
Nel film c’è molta
atenzione al concetto di separazione tra brava persona e genio. È
possibile essere una persona per bene ed essere al contempo un
genio?
C’è un momento bellissimo nel
film in cui Woz chiede a Steve cosa sa fare lui; non è un
programmatore, non è un ingegnere, apparentemente non sa fare
nulla, eppure tutti dicono che il genio è lui. A volte penso a Jobs
come a un regista: noi non riprendiamo, non sistemiamo
concretamente le luci, ma abbiamo l’idea, il quadro generale. Come
dice Steve nel film ‘Suoniamo l’orchestra’.
E senza dubbio Boyle, questa volta
ha diretto una magnifica orchestra, supportato da un primo violino
di prim’ordine, la sceneggiatura di Sorkin, e da fiati da primi,
tutto il cast capeggiato da uno strepitoso Fassbender e da una
luminosa Winslet.
Il regista Danny Boyle,
regista premio Oscar, secondo quanto detto da
Variety, ha intenzione di trasformare in film il
documentario Smash and Grab: The Story of the Pink
Panthers, realizzato un anno fa da
Havana Marking, che parla di un gruppo di ladri di
gioielli definito il più abile di tutti i tempi.
Questa banda, detta appunto
Pink Panthers, era attiva dall’inizio degli anni
Duemila ed ha realizzato rapine da record, vere scene da film.
La banda, formata da ex militari
della ex Yugoslavia, del Montenegro e della Serbia, ha accumulato
circa 200 milioni di dollari in furti, prima della loro cattura nel
2010, dopo che l’Interpol e la polizia li braccarono e riuscirono a
prenderli.
L’idea di Boyle
nasce appunto da questo documentario, che ha colpito la sua
attenzione in particolare per il montaggio stile film thriller.
Così il regista ha deciso di realizzare un vero e proprio reboot di
questo docu-film.
Non si conoscono ancora i possibili
sceneggiatori né, ovviamente, l’ipotetico cast, anche perché Boyle
sarà impegnato per i prossimi mesi con il film per la tv
Babylon.
Vi terremo aggiornati sugli
sviluppi di questo progetto.
Dopo il “no” categorico di
Christopher Nolan, un altro nome famoso si
avvicina al prossimo film su James
Bond. Si tratta di Danny Boyle che,
secondo gli ultimi rumors, potrebbe essere stato contattato dalla
MGM.
Bond 25 dovrà fare i conti con
Skyfall e Spectre, gli ultimi due
capitoli del lungo franchise, che si sono rivelati dei veri e
propri campioni di incassi, sotto la direzione di Sam
Mendes.
Secondo Variety,
Danny Boyle sarebbe in cima alla lista dei
desideri della MGM per dirigere il film. Dal canto suo, il regista
sembra interessato a dirigere un film di Bond, che definisce uno
dei suoi desideri di sempre.
Parallelamente, un report di THR
conferma che Denis Villeneuve, David
Mackenzie e Yann Demange sono usciti dal
raggio di interesse della MGM.
Gli ultimi due film di
James Bond sono stati diretti da Sam
Mendes che ha incassato con i suoi film rispettivamente
1,1 miliardo di dollari per Skyfall (il Bond di
maggior successo di sempre, con un Oscar all’attivo) e 880 milioni
con Spectre.
L’ultima volta di Danny
Boyle al cinema è stata per Trainspotting
2, mentre ancora prima, il regista è arrivato al successo
internazionale, fino agli Oscar, grazie a Jobs, sul padre della
Apple.