Questo pomeriggio,
al St. Regis Hotel di Roma, si è tenuta la conferenza stampa
dell’attesissimo film The Amazing Spider-Man, che ha visto
la partecipazione del regista Marc Webb, degli attori Andrew Garfield, Emma Stone e Rhys Ifan s e
dei produttori Matt Tolmach ed Avi Arad. Di seguito vi riportiamo
il transcript integrale della conferenza stampa.
Marc Webb, qual è stato il
tuo approccio al personaggio di Spider-Man per realizzare il
film?
Marc Webb: Io
credo che Spider-Man sia un personaggio iconico e leggendario. Se
consideriamo la sua storica tradizione nel mondo dei fumetti, la
sua posizione è diversa rispetto a Harry Potter. Spider-Man ormai è
in giro da cinquant’anni e offre tantissime storie da raccontare.
La nostra è una storia diversa che ha attirato subito il mio
interesse, per esempio spiega cosa è successo ai genitori di Peter
Parker. Ho cercato di adottare un tono più naturalistico, ed è
stato importante capire il personaggio in maniera realistica,
partendo dalla perdita dei suoi genitori: questo mi ha consentito
di esplorare temi nuovi e inediti.
Per The Amazing Spider-Man ti sei ispirato in
particolare al fumetto Ultimate Spider-Man? Quali sono
state le tue fonti?
Marc Webb: Credo
che esista un aspetto iconico della figura di Spider-Man che deve
essere rispettato, ma bisogna anche costruire dei nuovi aspetti
della storia da offrire al pubblico. Ultimate Spider-Man
ha costituito una grande ispirazione per diverse dinamiche: abbiamo
parlato molto con Andrew Garfield del fumetto. Il film è stato
complesso, volevamo realizzare un’opera indipendente. Per Gwen
Stacy abbiamo preso diversi elementi della versione originale del
personaggio. Insomma, il nostro film non è un adattamento
filologico della serie Ultimate Spider-Man.
Avete avvertito la pressione di
rispettare i vostri personaggi? Qual è il vostro rapporto con i
fan?
Emma Stone:
Ovviamente da parte nostra c’è una grandissima responsabilità nei
confronti dei fan di Spider-Man, ed è qualcosa su cui ho riflettuto
fin dall’inizio. Da bambina avevo letto i fumetti di Spider-Man ma
non conoscevo Gwen Stacy, ho cominciato a scoprirla davvero grazie
al film. The help mi ha permesso di imparare come svolgere
il miglior lavoro possibile per dar vita ai miei personaggi. Non
potevo soddisfare tutti i fan di Gwen, ma potevo solo fornire la
mia personale versione del personaggio.
Andrew Garfield:
Io credo che i fan di Spider-Man siano il pubblico più importante.
Se riuscissimo a soddisfare innanzitutto loro avremmo già ottenuto
un bel risultato, perché questo farebbe sì che il personaggio viva
davvero. Ho sentito una fortissima pressione in questo costume, ma
era una pressione fantastica. È stato positivo che fossi un fan di
Spider-Man, perché provo una profonda empatia per i fan di
Spider-Man.
Come avete sviluppato il
tema del senso di responsabilità di Spider-Man?
Marc Webb: Mi
piace l’idea del personaggio che si evolve lentamente, comprendendo
pian piano i vari aspetti di se stesso. Ci sono varie parti della
storia che permettono a Peter di imparare varie lezioni, e in
alcuni casi si tratta di eventi importanti. Mi piace l’idea di
lasciare al personaggio lo spazio per crescere nei prossimi
film.
Rhys, come hai
costruito il personaggio di Lizard? Sei d’accordo che misceli
aspetti dei villain di Batman e di
Shakespeare?
Rhys Ifans:
Innanzitutto, Bat chi? Sia Mark che io volevamo presentare il
dottor Connors non come un semplice scienziato pazzo: all’inizio
infatti è una persona con un’etica, che vuole portare benefici
all’umanità e conosceva molto bene la famiglia di Peter Parker. C’è
una sorta di magia dietro la scrivania dello scienziato, come nel
caso del dottor Jekyll e mister Hyde. Abbiamo voluto mostrare cosa
accade dietro questa scrivania: abbiamo di fronte un uomo che
guadagna il braccio ma perde la testa. C’è un topos shakespeariano
in cui il villain si rivolge direttamente al pubblico, spiegando
cosa prova e come agirà; questo elemento nel film è trasferito alla
macchina da presa, e voi siete il pubblico. Il villain può
così avere momenti di soliloquio per chiarire le sue scelte
morali.
Marc Webb: È stato
divertente seguire il percorso del personaggio, abbiamo compiuto
una profonda introspezione su di lui. Connors non è solo un
cattivo, ma è un personaggio in cui la parte malvagia emerge pian
piano, mentre lui in realtà tenta di portare dei benefici
all’umanità. È stato interessante esplorare la sua pazzia.
Marc, come hai gestito
l’intreccio fra cinema e fumetto e come ti sei confrontato con la
versione di Sam Raimi?
Marc Webb: Credo che Sam Raimi
abbia fatto un bellissimo lavoro nel rimanere fedele alla versione
originale di Stan Lee. C’è un linguaggio cinematografico nei
fumetti, simile agli storyboard, e Sam ha fatto un ottimo lavoro,
ma noi volevamo utilizzare un linguaggio diverso. Ci siamo ispirati
ad alcune immagini dei fumetti per il linguaggio visivo, ma non
ritengo possibile replicare in tutto i fumetti. Quello che ci vuole
è trovare attori coscienti e spontanei, impegnati a fornire un
ritratto realistico dei personaggi, e questo è il tono che abbiamo
scelto. I fumetti invece tendono ad avere un altro approccio, sono
dimostrativi da un punto di vista visivo, mentre noi volevamo avere
più sfumature e abbiamo puntato soprattutto sulle interpretazioni
degli attori.
Una domanda per i
produttori: quanto è stato impegnativo un film come The Amazing
Spider-Man?
Avi Arad: Siamo un
team molto unito e l’impegno verso Spider-Man dura da dodici anni,
coinvolgendo persone che hanno amore e rispetto per il fumetto. Ci
ha fatto molto piacere avere un cast innamorato dal personaggio:
abbiamo delle foto di Andrew con il costume di Spider-Man a tre
anni di età, e anche Emma si è immersa nel suo personaggio. Se
metti insieme tutti questi ingredienti, la lavorazione diventa
facile.
Matt Tolmach: La
scelta del 3D ha cambiato la natura della regia e della
lavorazione: all’inizio è stato difficile perché il 3D è una
tecnologia innovativa, ma è stato anche un processo affascinante.
Il 3D è una nuova forma di narrazione, un modo per avvicinare il
pubblico ai personaggi
L’eroismo di Peter Parker
sta anche nella sua capacità di rinunciare a qualcosa, come l’amore
di Gwen, per il bene della comunità. Cosa ne pensi? E cosa pensa il
cast degli esperimenti genetici?
Andrew
Garfield: Non avevo capito il mio amore per Spider-Man
fino a quando non ho iniziato le riprese, è un leader, e spiega
cosa vuol dire avere 16 anni. È stato importante capire che aveva
un impulso eroico prima ancora dei suoi poteri, e questo è un
elemento chiave del personaggio. La sua forza interiore non
corrisponde a quella esteriore: questo mi ha ispirato moltissimo
quando ero un ragazzino emaciato, in realtà sono ancora un
ragazzino emaciato. Peter Parker mette da parte i propri bisogni
per gli altri, ha una grande empatia per le vittime, derivante
anche dalla sua esperienza personale relativa alla perdita dei
propri genitori. In questo modo diventa il protettore di un’intera
comunità, e questo destino è parte della sua storia. Il suo senso
dell’umorismo gli è necessario per superare gli eventi tragici, lui
mette da parte anche la propria vita privata. Per quanto riguarda
gli esperimenti genetici, se è possibile fare le cose in modo umano
per aiutare gli altri, senza far male agli animali, allora non ci
vedo niente di male.
Rhys Ifans: Il
dottor Connors ed il suo alter-ego Lizard hanno un profondo legame
emotivo con Peter Parker e a lui come al pubblico danno un
avvertimento: gli sviluppi della scienza a volte sono così rapidi
che spesso non ci danno il tempo di comprenderne gli effetti in
termini morali. Spesso ci sono elementi che fanno sì che questi
sviluppi siano piegati a interessi di parte. È una forma di
presunzione quella del dottor Connors quando diventa Lizard.
Emma Stone: La
ricerca sulle cellule staminali produce risultati positivi, ma ci
sono anche aspetti politici coinvolti in questo tema, e non avendo
le idee ben chiare la mia opinione non dovrebbe essere resa
pubblica (ride).
È stata dura preparasti
fisicamente per questo ruolo e ci sono stati migliori di
altri?
Andrew Garfield:
Avevo tre anni la prima volta che mi sono mascherato da Spider-Man,
era un momento fantastico. Mettermi la tuta per questo film è stato
molto diverso, avvertivo un’enorme pressione, tanti soldi che
giravano, e volevo assicurarmi di fare la cosa migliore per il
personaggio. Per me era importante recuperare la stessa emozione
anche su un grande set, e per fortuna ho potuto sentirmi libero di
sperimentare e divertirmi come quando ero bambino, perché questo fa
parte del personaggio. L’ho preso molto seriamente, era una cosa
importante e ce l’ho messa tutta. Ci sono stati anche momenti di
leggerezza e di gioia, un cast incredibile, e sono stato orgoglioso
di trovarmi con questi attori fantastici, soprattutto Sally Field,
un’equipe strepitosa.
E quale rapporto avevi con
il fumetto di Spider-Man da piccolo?
Rhys Ifans: Non
ero uno dei più grandi fan dei fumetti, ma quando mi hanno dato il
ruolo ho avuto un ricordo chiarissimo del mio incontro con
Spider-Man da bambino, a sette anni: mi hanno dato un fumetto che
sul retro aveva una maschera di Spider-Man di carta da tagliare e
colorare che potevi indossare. Penso di aver indossato quella
maschera prima ancora che nascesse Andrew, peccato che é durata
poco…
Nella scena in cui sei
rincorsa da Lizard, il tuo volto esprime veramente terrore, anche
se in realtà non c’era il personaggio di Lizard, creato con la CGI.
in quella specifica scena ed in generale quando reciti, da dove
prende le emozioni?
Emma Stone: Ero
nello stanzino terrorizzata da Lizard, che doveva dirmi qualcosa
del tipo “Sento l’odore della tua pelle”, allora ho chiesto a Rhys
di ripetere qualcosa e ha detto delle cose agghiaccianti, ha fatto
una cosa sorprendente; è stato anche divertentissimo, tutti
ricordano quel giorno sul set. Credo che la cosa fondamentale sia
lavorare con attori che ti sostengono e ti aiutano, sono un’enorme
fonte di ispirazione. Con dei partner sul set riesci a tirare fuori
il meglio di te, proprio come succede nella vita. Ci sono attori
invece che sono come delle isole lontae, non riesci a
raggiungerli.
Rhys, sul set eri quello
con più esperienza. Non ti sei sentito come una sorta di guida per
i due attori più giovani?
Rhys Ifans: Non mi
sono sentito come un faro, sono sempre stato colpito dalle
performance di questi due giovani attori incredibili. È stato
fantastico lavorare con loro, erano sempre molto impegnati dal
punto di vista fisico ed emotivo.
Come mai avete dato molta
importanza alla vicenda dei genitori di Peter Parker?
Marc Webb: Quando
ho pensato all’abbandono dei genitori, mi sono reso conto che
questo lo avrebbe spinto a non fidarsi del mondo; da qui viene
fuori il suo sarcasmo, è un meccanismo di difesa. Questa è stata la
base da cui sono partito. È la storia di un ragazzino alla ricerca
del proprio padre, ma che alla fine trova se stesso: questi
elementi sulla sua identità sono stati molto interessanti. La
perdita dei genitori gli lascia un grande vuoto, così come il
dottor Connors avverte un grande vuoto per l’assenza del suo
braccio.
Andrew Garfield:
Peter Parker è un orfano, essere abbandonato è la maggior
ingiustizia che possa capitare ad un essere umano, specialmente un
bambino. Lo stress post-traumatico accompagna il mio personaggio, e
soprattutto nel periodo dell’adolescenza è una cosa difficile da
gestire. La perdita dello zio, i problemi legati al primo amore, la
lotta con Lizard sono esperienze molto impegnative, ma il fatto di
essere un orfano dà a Peter la forza per affrontare tutto questo.
Spider-Man è un eroe fallace che però tutti noi amiamo
moltissimo.
In che modo il personaggio
di Spider-Man è entrato a far parte della società
americana?
Marc Webb: Stan Lee ha creato
qualcosa di trascendentale con questo personaggio. In lui c’è una
componente utopica: Spider-Man è il guardiano, l’amico del
quartiere, ha un costume colorato, e i bambini avvertono un legame
quasi primordiale nei suoi confronti. Non so perché sia così, ma
Stan Lee ha toccato delle corde universali. Spider-Man è l’unico
supereroe il cui costume copre tutto il corpo e non lascia vedere
il colore della pelle; chinque potrebbe immedesimarsi in Spider-Man
e quindi a maggior ragione c’è un’universalità in questo
personaggio, come dimostrano anche le attestazioni di affetto da
tutti i paesi del mondo.