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I Bambini di Cold Rock: recensione del film

I Bambini di Cold Rock: recensione del film

In I Bambini di Cold Rock, Cold Rock è una cittadina tra i monti segnata da tragici eventi di bambini che scompaiono senza lasciare indizi o testimonianze utili per ritrovarli. Con il tempo si è andata consolidando una leggenda, “l’uomo alto” è colui che porta via i bambini che non fanno più ritorno. In Julia Denning è un’infermiera che all’interno della comunità cerca di fare del suo meglio per quei pochi che sono rimasti. Durante la notte viene svegliata dai dei rumori notturni la sua preoccupazione è diretta al figlio che misteriosamente è scomparso, nel tentativo di cercarlo per la casa s’imbatte con l’uomo alto e comincia l’inseguimento per tentare di riportare David a casa. Il Tenente Dodd e lo sceriffo della città cominciano la caccia alla ricerca dell’uomo e delle risposte. Chi è? Che cosa ne fa di questi bambini?

Pascal Laugier si è fatto notare al pubblico durante il Festival di Toronto nel 2008 con il film dal nome Martyrs, un horror che ha fatto breccia nel cuore degli appassionati del genere.

Con I Bambini di Cold Rock si cimenta con il thriller, prendendo un fatto di cronaca nera frequente in America, ossia la denuncia di scomparsa e rapimento dei bambini, e contornarla con un aura soprannaturale e quasi fantastica che gravita intorno al ruolo di questo enigmatico uomo.

La sceneggiatura è a stretto contatto con il lavoro di montaggio, di fatti l’incipit del film si rileverà essere un cambio sul punto di vista, che all’interno del film sono spesso frequentati dal regista. Laugier nello scrivere il percorso della storia si sofferma molto sulle possibili riletture in un’altra angolazione, con il risultato che si comprende la direzione del film solo dopo che lo si è visto con un’altra consapevolezza. Gioca molto sui fotogrammi in più per lasciare la suspense e tutta la grammatica necessaria per far vivere l’ansia nello spettatore, ma ciò che tradisce questo schema è la voce interna. Oltre ad essere raccontato in voice over da una delle co-protagoniste di Jessica Biel (The Illusionist), Jenny (Jodelle FerlandTwilight: Eclipse) c’è un doppio se non terzo autore nel film, ossia il lavoro di montaggio che molto spesso suggerisce, con delle volute panoramiche o campi totali, strutture di sceneggiatura che insinuano il dubbio nello spettatore da non credere fino in fondo ai personaggi e il terzo autore dovrebbe essere il tenente Dodd (Stephan McHattieThe Watchmen) che essendo un federale incaricato a risolvere il caso, ha uno sguardo esterno e quindi diffidente su tutta la comunità di Cold Rock.

A parte gli interrogativi di sceneggiatura che si susseguono durante la visione del film, nel finale le motivazioni non reggono fino infondo, vengono sviscerati in maniera troppo utopistica che non sposa l’intera immagine che si è avuto per il film. L’intenzione mancata è forse da attribuire a un misto di generi: horror per alcune sequenze, thriller per determinati risvolti e impegnato socialmente per il tema del film, che non sono stati approfonditi nel tempo giusto.

La regia di Laugier rimane comunque esteticamente bella da vedere, fa entrare in scena come un personaggio della storia questa cittadina fittizia che viene perlustrata in ogni situazione e a cui lo scenografo Jean André Carrière (Il mistero di Sleepy Hollow) da una sorta di aura tenebrosa che viene sposata dalla fotografia di Kamal Derkaoui (Martyrs) con una luce fredda e per alcuni ambienti asettica; inoltre gli inseguimenti sono quasi tutti dei piani sequenza in cui Jessica Biel sa tenere bene il livello emotivo.

Gli attori sono tutti entrati nel ruolo e gli unici dubbi sono dovuti a delle incongruenze, ma il personaggio e le conseguenze che vivono emergono bene.

I Bambini di Cold Rock sarà al cinema questo weekend, consigliato a chi ama i thriller non troppo pretenziosi.

Viggo Mortensen: il Re del cinema contemporaneo

Viggo Mortensen: il Re del cinema contemporaneo

Per tutti i cinefili del mondo Viggo Mortensen è il Re per antonomasia, non solo perché deve la sua fama internazionale al personaggio di Aragorn nato dalla penna del professor Tolkien, ma perché è regale in tutto, e persino il suo modo di sorridere ricorda quello di un affascinante e benevolo sovrano che dall’alto del suo sconfinato potere dispensa saggezza e bellezza in ogni sua espressione.

Viggo Mortensen è stato Aragorn, ma è stato anche un Lupo Solitario, un artista incaricato di assassinare una donna, un padre disperato nel mondo in rovina, un sicario mafioso, un luminare della psicoanalisi e tantissimo altro ancora, riuscendo sempre, in ogni sua trasformazione, a tratteggiare personaggi maschili di grande carisma e spessore morale, nel bene e nel male.

Viggo Peter Mortensen Jr. nasce a New York nel 1958. Americano doc vanta però origini danesi, canadesi e norvegesi e trascorre l’infanzia in Argentina, dove impara lo spagnolo, capacità che ne favorirà alcune scelte artistiche nel futuro. Dopo il divorzio dei genitori trascorre un breve periodo a Copenaghen, per poi tornare nello stato di New York, dove si diploma alla Watertown High School a Watertown. Si laurea in scienze politiche e letteratura spagnola, ma si trasferisce poi in Danimarca e fa i lavori più diversi: camionista, barista, cameriere e fioraio. Solo quando torna negli Stati Uniti, all’inizio degli ani ’80, comincia seriamente a pensare ad una carriera da attore.

Viggo MortensenDopo un’esperienza teatrale piuttosto intensa e qualche provino andato male, Peter Weir lo sceglie per un ruolo nel suo Witness – Il Testimone del 1985. Nell’anno precedente gli era già capitato di recitare per Jonathan Demme e Woody Allen (i film sono Swing Shift – Tempo di swing e La Rosa Purpurea del Cairo) ma viene tagliato al montaggio. Stessa sorte gli capiterà più avanti nel 1998 con La Sottile Linea Rossa di Terrence Malick, destino che ha condiviso con moltissimi altri attori (Edward Norton e Billy Bob Thorton tra gli altri). Doveva interpretare il Sergente Elias per Oliver Stone in Platoon, ma il ruolo andò a Willem Defoe, divenuto poi suo grande amico. Insomma l’esordio è difficile e pieno di delusioni, fino a che nel 1991 l’esordio alla regia di Sean Penn con Lupo Solitario gli offrirà il primo ruolo di rilievo. Inizia un periodo di parti di rilievo in film importanti: nel ’93 è accanto a Al Pacino nel bellissimo Carlito’s Way, nel ’95 diventa Lucifero ne L’ultima profezia, in cui lotta con l’Arcangelo Gabriele/Christopher Walken, mentre nell’ anno seguente recita accanto a Nicole Kidman in Ritratto di Signora di Jane Champion, nell’appassionato ruolo di Caspar Goodwood. Oltre a partecipare all’esordio alla regia di Penn, Viggo è anche in Insoliti Criminali, esordio dietro la macchina da presa di un altro grande attore, Kevin Spacey.

Viggo Mortensen: il Re del cinema contemporaneo

E’ un periodo piuttosto impegnato per Mortensen, rispetto alle delusioni iniziali. L’attore inanella infatti una serie di interpretazioni di rilievo: recita in Allarme Rosso e in Soldato Jane, e si trova a prendere parte a due remake di film del grande Maestro Alfred Hitchcock, Il Delitto Perfetto e Psycho. Entrambi i film non sono molto riusciti, anche se Psycho (diretto da Gus Van Sant) è un remake shot-for-shot dell’originale, ma il nostro ha la possibilità di misurarsi con il thriller e di mettere ancora una volta alla prova il suo incredibile talento attoriale. Intanto trova il tempo di partecipare a due commedie con due partner d’eccezione: il 28 giorni è accanto a Sandra Bullock, mentre in A Walk on the Moon – Complice la luna è l’innamorato di Diane Lane.

Viggo MortensenSiamo ormai nel 2000 è la vita di Viggo Mortensen sta per cambiare definitivamente. Peter Jackson, che ha messo in cantiere il folle progetto di una trasposizione cinematografica del Il Signore degli Anelli di John Ronald Reuel Tolkien, sta cercando un attore per interpretare Aragorn il Ramingo e per caso manda la sceneggiatura a Viggo. L’attore, contattato appena due gironi prima dell’inizio delle riprese stava per rifiutare l’incarico, quando suo figlio allora ragazzino, gli chiese di accettare perché conosceva bene la saga letteraria. Mai scelta fu più saggia! Viggo Mortensen trova così il successo e l’affermazione mondiale che merita, e il mondo trova il suo Re dell’Ovest. Nei panni di Aragord, Viggo non dimentica la gavetta e mette nel personaggio tutto se stesso: il tono riflessivo, l’ardore in battaglia, la sopraffazione di fronte al proprio destino e la volontà di fare del bene e di sacrificarsi per gli amici. Mortensen porta alla luce in maniera eccelsa una delle tante straordinarie figure cristologiche di Tolkien, restituendolo per l’eternità al cinema e alla memoria collettiva. Dopo la Compagnia dell’Anello nel 2001, seguono quindi Le Due Torri nel 2002 e nel 2003 Il Ritorno del Re, vera e propria consacrazione del suo personaggio che lascia per sempre le spoglie di Grampasso il Ramingo e diventa agli occhi della Terra di Mezzo Aragorn figlio di Arathorn, erede di Isildur, Elessar, Gemma elfica del suo popolo. Il trionfo di Viggo Mortensen è totale e il suo nome e il suo volto diventano tra quelli più noti al mondo. Il suo viso che stringe la spada Andùril campeggia da quel momento in poi nelle camerette di tutti gli adolescenti (e non) del globo e tutti i registi vogliono lavorare con “l’attore che interpreta Aragorn”.  La verità però è che Viggo è effettivamente una Gemma, un uomo prezioso e un artista raro. Si dice che sul set de Il Signore degli Anelli, Viggo abbia stretto una grande amicizia con il suo cavallo, e lo stesso farà con il suo compagno a quattro zampe in Hidalgo – Oceano di Fuoco, film immediatamente successivo, tanto da portarsi a casa gli esemplari equini. Segue Il destino di un Guerriero, altro film cappa e spada che lo vede protagonista.

Viggo Mortensen

Dopo il grande successo comincia per Mortensen un altro periodo, inaugurato dalla doppia collaborazione con David Cronenberg. Da Spider in poi, la filmografia del regista di Videodrome ha preso una piega inaspettata; cominciando ad indagare le mutazioni mentali e non più quelle fisiche, Cronenberg trova in Mortensen il suo attore ideale. La collaborazione con Cronenberg porta alla luce due dei film migliori della sua filmografia, e lo stesso vale per il regista: A History of Violence e La Promessa dell’Assassino mostrano come Mortensen non sia necessariamente legato allo stereotipo del “cavaliere senza macchia”, ma come invece sappia trovare in sé ogni personaggio richiesto dalla sceneggiatura. Per Le Promessa dell’Assassino il consenso è così unanime tra pubblico e critica che l’attore si guadagnò un British Independent Film Award e un Satellite Award, fu candidato al Golden Globe e agli Oscar 2008, dove però dovette cedere il passo al Daniel Day-Lewis de Il Petroliere.

Nel 2008 Viggo Mortensen arriva in Italia e all’allora Festa del film di Roma, presenta ben due film, concedendosi al pubblico per un bellissimo incontro sul suo cinema e per una valanga di foto, autografi, battute e risposte decise, gentili, dimostrando ancora una volta la sua grande sensibilità di uomo e di artista. Alla Festa Viggo presenta Appaloosa, western sui-generis in cui è diretto da Ed Harris, che recita al suo fianco insieme a Renée Zellweger e Jeremy Irons, e Good, bellissimo film che ci racconta l’altro lato del campi di concentramento, in cui Viggo è un professore tedesco – ariano, che si trova coinvolto per convenienza nel regime nazista, scoprendo troppo tardi che il suo tacito consenso è costato la vita a moltissime persone di origine ebraica, tra cui un suo caro amico professore, interpretato da Jason Isaacs. Il film purtroppo non è uscito nei cinema italiani ma rimane una delle più belle interpretazioni di Mortensen.

Nel 2009 è il momento di un’altra grande performance per il nostro Mortensen. John Hillcoat lo sceglie per interpretare il personaggio protagonista in The Road, adattamento del crudo e omonimo romanzo di Cormac McCarthy. Viggo è un padre disperato che lotta per il figlio in un mondo in rovina. Nel 2011 arriva per lui la terza e infelice collaborazione con David Cronenberg. Il regista lo sceglie per interpretare Sigmund Freud in A Dangerous Method, e Viggo ce la mette tutta per dare corpo al capostipite della psicanalisi, ma la sua bella performance si scontra con un film brutto, verboso e troppo lungo.

Viggo MortensenNel 2012 Mortensen ha partecipato al film argentino Todos tenemos un Plan, in cui mette in mostra il suo fluente spagnolo e presto lo vedremo in On The Road, film tratto dal romanzo di Jack Kerouac e diretto da Walter Salles, in cui interpreta Old Bull Lee/William S. Burroughs.

Viggo Mortensen è un attore, anzi una persona, che mette d’accordo tutti: i piccoli e i grandi, i giovani e i vecchi, gli uomini e le donne. La sua bellissima personalità traspare in maniera disarmante con i fan e le sue doti artistiche vanno al di là della recitazione. Compositore, pittore e bravissimo fotografo, Viggo coltiva i suoi talenti con passione, conscio dell’importanza che l’arte ha per lo spirito. Le sfumature caratteriali dei suoi personaggi hanno dimostrato quanto sia importante saper fare e amare tante cose diverse nella vita. Balzato in età avanzata  alla ribalta del successo ha offerto tantissimi ritratti eccezionali di uomini e anime, ma nella memoria collettiva rimarrà sempre il Re dell’Ovest.

I sequel di Avatar saranno Made in China?

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I sequel di Avatar saranno Made in China?

Le parti live-action di Avatar sono state girate in Nuova Zelanda e si sono buone possibilità che le cose non cambino per i sequel. Tuttavia, golosissime agevolazioni fiscalipotrebbero dirottare le riprese dei prossimi capitoli del franchise in Cina. Per avere accesso agli sgravi, però, la produzione deve reclutare degli attori cinesi. Un problema? Niente affatto, dal momento che James Cameron aveva già pensato a qualche Na’vi con gli occhi a mandorla. Sentiamolo:

“Possiamo tranquillamente avere Na’vi cinesi. E [nelle sequenze live-action] ci possono essere cinesi che parlano inglese. Stiamo progettanto un futuro per Avatar e, se proviamo a immaginarcelo, non è strano prevedere la presenza di cinesi su Pandora”

Insomma, si cade sul morbido. Ricordiamo che l’uscita di Avatar 2 è prevista per il 2015. Sicura la realizzazione di Avatar 3, molto probabile quella di un quarto capitolo.

Fonte: THR

Casey Affleck in Race to the South Pole

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Casey Affleck in Race to the South Pole

Casey Affleck entra nel cast di Race to the South Pole, prodotto da suo fratello Ben e Matt Damon. La pellicola racconterà la vera storia di due esploratori, Roald Amundsen e Robert Falcon Scott, che, all’inizio del XX secolo, si lanciarono verso l’ancora inesplorato Polo Sud; in competizione l’uno contro l’altro! La spuntò per poche settimane Amundsen. Lo sconfitto Falcon Scott non riuscì nemmeno a far ritorno in Gran Bretagna per farsi consolare: perse infatti la vita durante il viagio di ritorno. Casey Affleck si calerà proprio nei panni dell’intrepido avventuriero inglese. Non si sa se Ben Affleck e Matt Damon scenderanno nell’agone anche come registi, o se invece resteranno soltanto in produzione. L’ultimo gettone davanti alla macchina da presa per Casey Affleck risale al 2011, con Tower Heist – Colpo ad alto livello di Brett Ratner.

Fonte: The Hollywood Reporter

Kick Ass 2: baci sul set

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Ecco alcune foto rubate dal set di Kick-Ass 2. Conoscendo, dal primo film e dal fumetto, il temperamento della giovane e indomita Hit Girl, e vedendo come viene su bene Chloe Moretz che la interpreta, c’era da aspettarsi uno sviluppo del genere, e infatti ecco il sempre imbranato Kick Ass alle prese con una ‘focosa’ Hit Girl in sella alla sua moto viola, rigorosamente targata HG.

Ecco la foto “incriminata” e a seguire la gallery:

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Fonte: comicbookmovie.com

Skyfall: secondo Trailer ufficiale del film con Daniel Craig

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Skyfall: secondo Trailer ufficiale del film con Daniel Craig

Ecco il secondo atteso trailer di 007 Skyfall diretto da Sam Mendes con ancora una volta Daniel Craig nei panni di Jemas Bond. Il filmato, con molte scene inedite è ricco di azione.Ecco a voi le immagini:

Diretto da Sam Mendes (Revolutionary Road), Skyfall esordirà nelle nostre sale il 31 ottobre 2012.

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Beautiful Creatures: il trailer con Viola Davis e Emmy Rossum

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Beautiful Creatures: il trailer con Viola Davis e Emmy Rossum

Ecco il primo teaser trailer di Beautiful Creatures – La Sedicesima, film tratto dal primo romanzo della serie di best-seller nata dalle penne di Kami Garcia e Margaret Stohl. Nel film Ethan (Alden Ehrenreich), un giovane che desidera fuggire dal suo paesino, si innamora della nuova arrivata Lena (Alice Englert), e insieme scoprono oscuri segreti sulle loro famiglie e sulla loro piccola città.

Beautiful Creatures – La Sedicesima diretto da Richard LaGravenese (P.S. I Love You), vede nel cast Emmy Rossum, Viola Davis, Jeremy Irons e Emma Thompson.

Ecco il video:

Ecco Iron Patriot in un artwork di Iron Man 3!

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Dopo tante speculazioni e tentativi di immortalare sul set Iron Patriot, arriva forse una conferma sulla sua presenza. Infatti il nuovo artwork uscito di Iron Man 3 a sopresa presenza Iron Patriot in tutto il suo splendore. 

I finali alternativi del Full Trailer de Lo Hobbit!

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I finali alternativi del Full Trailer de Lo Hobbit!

Dopo l’uscita dell’atteso Full Trailer de Lo hobbit, arrivano ben cinque finali diversi del trailer, tutte scene inedite, uno dedicato a Pungolo, una a Gollum e una a Gandalf e in fine a Bilbo.

Thor, Transformers e Battleship: ecco i concept design delle origini!

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L’artista Wesley Burt ha diffuso i primissimi concept design che ha realizzato per il franchise Transformers, per il Thor di Kenneth Branagh e per Battleship

Ezekiel Moss: Philip Seymour Hoffman torna alla regia

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Ezekiel Moss: Philip Seymour Hoffman torna alla regia

Philip Seymour Hoffman è pronto per dirigere Ezekiel Moss, thriller scritto da Keith Bunin (In Treatment); la sceneggiatura ha trovato posto nella Black List 2011. La storia, ambientata

Clint Eastwood ne I mercenari 3?

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I mercenari 2 è piombato nei cinema italiani ad agosto saziando tanti fan con le imprese macho di Sylvester Stallone, Jean-Claude Van Damme, Arnold Schwarzenegger e compagnia menante. Un po’ di ceffoni e di proiettili pare siano avanzati: molto probabile, dunque, un terzo capitolo della serie. Pare che Nicholas Cage abbia già prenotato il camerino per l’eventuale Expendables 3. Il produttore del franchise Avi Lerner, intenzionato ad aggiungere alla terza sgroppata di Sly e soci un tocco di classe ed esperienza, ha dichiarato d’aver presto contatti – udite udite! – con Clint Eastwood.

L’82enne attore e regista californiano è stato sentito in merito da ExtraTV; quando gli è stato domandato se Stallone lo voglia nel cast de I mercenari 3, Eastwood è caduto dalle nuvole: “Davvero mi vuole? – ha detto – Non ho ancora avuto l’occasione di vedere I mercenari. E non ho letto nulla”

Quando gli è stato chiesto se, qualora arrivasse un’offerta, la prenderebbe in considerazione, il texano dagli occhi di ghiaccio ha risposto: “Probabilmente no. Credo di essere più adatto a dirigere qualcosa. Forse sarò il regista de I mercenari 3

Beffardo, ironico Clint. Chissà se i contatti di cui parla Lerner ci sono stati davvero. Ad ogni modo, l’accoppiata Expendables-Eastwood (attore o regista) non sembra proprio azzeccata. Anche se, a ben pensarci, Space Cowboys (2000), di e con CE, non è estraneo a uno spirito revival a tratti affine a quello, certo più sempliciotto, che anima il franchise de I mercenari. Clint Eastwood sarà nelle sale italiane dal 29 novembre con Trouble With the Curve (regia di Robert Lorenz), suo ritorno davanti alla macchina da presa dopo l’annuncio di ritiro del 2008, seguito all’uscita del pregevole Gran Torino.

Fonte: Expendables Premiere

 

Festival di Roma 2012: porte aperte agli studenti degli atenei italiani!

Il Festival Internazionale del Film di Roma spalanca le porte agli allievi degli atenei italiani. A partire dalla settima edizione, gli studenti di tutte le facoltà, non solo quelle di cinema,

Il Trailer Ufficiale di Greetings From Tim Buckley!

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Il Trailer Ufficiale di Greetings From Tim Buckley!

Ecco il Trailer ufficiale di Greetings From Tim Buckley con protagonista Penn Badgley e Imogen Poots. Il film è il biopic sulla vita di Jeff Buckley

Ecco il Full Trailer de Lo Hobbit: un viaggio inaspettato!

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Ecco il Full Trailer de Lo Hobbit: un viaggio inaspettato!

Ecco a tutti voi, dopo molte attese il Full Trailer de Lo Hobbit: un viaggio inaspettato, la prima parte dell’incredibile nuovo viaggio nella terra di mezzo,

Bill Paxton in trattative per All You Need Is Kill

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Bill Paxton in trattative per All You Need Is Kill

Novità per All You Need Is Kill, sci-fi diretto da Doug Liman, protagonista Tom Cruise: Bill Paxton è recentemente entrato in trattative per partecipare al film. Il regista di Jumper avvierà le riprese dell’adattamento del romanzo di Hiroshi Sakurazaka il prossimo mese nel Regno Unito. La trama seguirà le vicende di un soldato coinvolto in una guerra contro un’invasione aliena venire ucciso e tornare in vita, ripetendo all’infinito la giornata della propria morte, imparando ogni volta qualcosa di nuovo per poter forse riuscire a mutare il suo destino. Nel cast anche Emily Blunt e Charlotte Riley, mentre per Paxton sarebbe pronto il classico ruolo del ‘sergente tutto d’un pezzo’ visto tante volte nei film USA a sfondo bellico.

Fonte: Empire

Melissa Leo sul set con Hugh Jackman

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Melissa Leo sul set con Hugh Jackman

Prisoners, nuova fatica cinematografica Hugh Jackman, diretta da Denis Villeneuve, vede riempirsi un’altra casella

Peter Berg spia in televisione

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Agenda affollata per Peter Berg: l’attore e regista (Hancock, Battleship), visto in Leoni per Agnelli e Smokin Aces tra gli altri, sarà prossimamente in Lone Survivor insieme a Taylor Kitsch, Eric Bana, Emile Hirsch e Ben Foster. A fianco dell’attività sul grande schermo, Berg rilancia quella per la tv: così, dopo aver sceneggiato Friday Night Lives, eccolo prossimo protagonista della serie di spionaggio M.I.C.E., che verrà trasmessa dalla NBC.

Al centro della storia originale un pilota decorato dell’Areonautica israeliana che scopre che i suoi genitori, ebrei russi emigrati, sono delle spie: quando questi subiranno pressioni per far entrare anche il figlio nella loro attività segreta, quest’ultimo si troverà costretto a decidere se essere fedele alla famiglia o alla propria Naizone. L’acronimo M.I.C.E. del titolo sta per Money, Ideology, Coercion and Ego. La versione americana porterà il tutto negli Stati Uniti, mantenendo però il coinvolgimento della Russia, partendo dal fatto che i rapporti con gli U.S.A. attualmente non sono dei migliori.

Fonte: Empire

Woody: recensione del film di Robert Weide

Dopo essere stato presentato al Festival di Cannes nel 2012, arriva anche nelle sale italiane il documentario sulla vita di una delle leggende viventi del cinema americano: Woody Allen. Lungo la bellezza di 113 minuti Woody è diretto da Robert Weide ed è nato dal successo televisivo targato PBS e dalla serie intitolata American Masters, dedicato proprio al prolifico regista newyorkese. Forte del successo ottenuto in televisione, Weide lavora su una versione cinematografica e il risultato è Woody Allen: A Documentary, uno straordinario viaggio nella vita dell’uomo Woody prima che del maestro.

Uno dei maggiori pregi del documentario è certamente la capacità del racconto, molto suggestivo ed evocativo, che consente allo spettatore un accesso senza precedenti nella vita e soprattutto al processo creativo del regista newyorkese, riuscendo a tirar fuori un affresco incredibile che inizia dall’infanzia e finisce ai giorni nostri. In questo excursus troviamo gli inizi sulla carta stampata, i primi passi da cabarettista sui palcoscenici, per poi passare alla stella della tv, fino ad arrivare agli esordi del mondo del cinema, dove Allen trova la sua massima ispirazione. Da lì in avanti la storia si concentra sul regista, attore, sceneggiatore e quindi vengono raccontati con grande lucidità e anche sincero distacco il virtuosismo di Allen che varia tra i genere, i successi, gli insuccessi, le delusioni, le muse, gli Oscar e i film più recenti.

Una storia fatta di acclamazione ma anche di pesante condanna della vita privata, fatta di testardaggine e indipendenza dagli Studios, amore per la scrittura e per la libertà di espressione, che culminano finalmente con il grande successo ai botteghini di Midnight in Paris, il film che ha incassato di più nella storia del regista e  che, finalmente, per buona pace dei critici, lo riporta alla consacrazione che merita.

Infine, molta attenzione è data anche alla straordinaria peculiarità che contraddistingue Allen da tutti gli altri registi viventi e non, ovvero la sua straordinaria prolificità, che lo rende forse unico nel suo genere e ne fa uno dei massimi filosofi della vita. A questo proposito è interessante riprendere proprio una testimonianza del documentario, offerta da un’altra leggenda come Martin Scorsese, che proprio parlando del regista, rimarca a più riprese come non esista nessuno nel panorama del cinema passato e presente che abbia così tanto da dire sulla vita come lui, e siamo d’accordo tutti che questo basta a conferirgli un aura di leggenda. Anche per questo il film merita di essere visto e la vita di Woody Allen merita di essere scoperta.

Guardians of The Galaxy: James Gunn confermato alla regia

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Guardians of The Galaxy: James Gunn confermato alla regia

La conferma, della quale alla luce di recenti dichiarazioni rilasciate da Joss Whedon forse non c’era nemmeno bisogno, l’ha data ufficialmente James Gunn, che attraverso il proprio profilo Facebook ha confermato che sarà lui a scrivere e sedere dietro la macchina da presa per Guardians of The Galaxy, uno dei nuovi progetti Marvel in cantiere per il grande schermo.

James Gunn ha voluto mettere la parola fine alle speculazioni degli ultimi tempi che avevano sollevato qualche dubbio a riguardo; il regista ha spiegato di aver volutamente tenuto un basso profilo riguardo il progetto in precedenza. A queste dichiarazioni sono seguite quelle, molto più ‘consuete’, riguardo la volontà di dare agli appassionati qualcosa di bello, maestoso ed unico. L’uscita di Guardians of The Galaxy, che sposterà l’azione dalla Terra allo spazio, seguendo le avventure cosmiche di un gruppo di supereroi provenienti da vari angoli della galassia, è prevista negli Stati Uniti nell’agosto 2014.

Fonte: Empire

Brad Pitt: moderno interprete del divismo hollywoodiano

Brad Pitt: moderno interprete del divismo hollywoodiano

Gli anni ’90 l’anno portato alla ribalta – con film che vanno da Thelma e Louise a Fight club – come giovane attore di talento, ma anche come sex symbol, grazie al fisico da classico bello americano: biondo, occhi azzurri e mascella volitiva da masticatore di chewing gum, tutto questo è Brad Pitt (è stato eletto due volte l’uomo più sexy del mondo dalla rivista People). La prima metà degli anni 2000 lo hanno visto protagonista delle cronache rosa e delle riviste di gossip con due storie d’amore tra le più chiacchierate di sempre con belle colleghe altrettanto lanciate nello star system (Jennifer Aniston e Angelina Jolie, ma c’erano già state Juliette Lewis e Gwyneth Paltrow).

Tutto ciò ha rafforzato l’immagine mondana di Brad Pitt, ma ne ha forse messo un po’ in ombra il talento cinematografico, specie in una fase caratterizzata da qualche pellicola non entusiasmante. In seguito, con la sua attuale compagna Angelina Jolie, è riuscito ad imporre ai media una diversa immagine di sé, mettendo la propria popolarità al servizio di cause umanitarie e incarnando così agli occhi del pubblico la sintesi perfetta tra favola romantica, glamour e impegno. E che lo scapestrato giovanotto sciupa femmine sia maturato, lo confermano le sue mutate scelte cinematografiche. La sua carriera si è diretta verso film più impegnati, in cui ha offerto prove d’attore notevoli al fianco di registi acclamati come Iñárritu, Tarantino e Malick, che lo hanno consacrato definitivamente come star di Hollywood.

La febbre del sabato sera è uno dei suoi film preferiti (perché, dice, rappresenta una cultura molto diversa dalla sua, “una terra straniera da esplorare”); ciò che lo affascina di più nella vita è proprio l’esplorazione, la scoperta, e se non facesse l’attore vorrebbe fare l’architetto. È molto attaccato alla sua famiglia (sei figli, di cui tre adottivi, con la compagna Angelina Jolie) ed è un padre stucchevolmente tenero, quando dice ad una platea di giovani increduli che il suono che ama di più al mondo è il respiro di suo figlio che dorme. Insomma, sembra che con gli anni (49 il prossimo 18 dicembre) si stia trasformando in un pacato saggio, mentre qualche ruga sul suo volto ne aumenta il fascino.

Brad Pitt Biografia

William Bradley Pitt nasce a Shawnee, cittadina del sud degli Stati Uniti, poco distante da Oklahoma City, nel 1963 e cresce a Springfield, nel vicino stato del Missouri. Il padre lavora in una ditta di trasporti e la madre a scuola. Ha un fratello e una sorella, entrambi più piccoli. Si iscrive a scuola e poi all’università, ma a due settimane dalla laurea lascia il college per iniziare a lavorare. (Ha frequentato anche una scuola di giornalismo). L’altezza di Brad Pitt  non è la peculiarità migliore ma è comunque alto 1,80 centimetri.

Fin da ragazzino i suoi maggiori interessi sono lo sport, i film e le ragazze. Ed è facendo uno dei molti lavori che accetta all’inizio per mantenersi (l’autista di spogliarelliste) che viene a sapere delle lezioni di recitazione di Roy London. Saranno per lui fondamentali: “Sono state la prima cosa che mi ha davvero indirizzato verso la direzione nella quale volevo andare”. È così infatti che nell’’87 esordisce sul grande schermo in Senza via di scampo di Roger Donaldson e prosegue con altri piccoli ruoli. Ma in quegli anni lavora molto soprattutto in tv, partecipando a numerosi serial tra cui 21 Jump Street e Genitori in blue jeans. Nel ’90 partecipa a Vite dannate e così conosce Juliette Lewis, che diventa la sua compagna.

Brad Pitt Filmografia

Siamo nel 1991 quando fa una breve apparizione in Thelma e Louise di  Ridley Scott, dove interpreta il giovane J. D.: simpatica canaglia a cui le due donne danno un passaggio; ladro, ma così sexy da risultare irresistibile per Thelma/Geena Davis. Non c’è dubbio che il ruolo del giovane seduttore gli si confaccia e quella prova non può che imporlo all’attenzione di pubblico e addetti ai lavori, facendolo diventare il nuovo idolo delle teenager degli anni ’90. Lo stesso anno ottiene il suo primo ruolo da protagonista nella pellicola di Tom DiCillo Johnny Suede, in cui il suo personaggio tenta di sfondare nel mondo della musica, coadiuvato da una stravagante acconciatura. Nel ’92, invece, Pitt sarà diretto da Robert Redford per In mezzo scorre il fiume. Viaggio alle radici dell’America attraverso la storia di una tradizionale famiglia americana degli anni ‘10-’20 del secolo scorso, raccontata con lirismo romantico alla Redford e un tuffo nella natura, soprattutto nelle acque del Montana. Neanche a dirlo, nella famiglia Maclean, capitanata dal papà e reverendo Tom Skerritt, Brad Pitt interpreta il figlio più scapestrato, all’opposto dell’assennato fratello Norman/Craig Sheffer.

Dal ’94 al ’96 l’attore dell’Oklahoma inanella una serie di successi che ne consolidano la fama e ottiene i primi riconoscimenti, oltre a stringere collaborazioni illustri. Alla fine degli anni ’90 sarà ormai chiaro che non si tratta solo di un bel “bamboccio” senza spessore, ma di un professionista dalle ottime capacità.

Brad PittQuesto risultato Pitt lo ottiene accettando ruoli eterogenei. Quello dell’apprendista vampiro Louis, dal cuore troppo tenero per accettare la sua sanguinaria natura, in Intervista col vampiro (’94) di Neil Jordan, interessante rilettura sensual-estetica di queste macabre figure, in cui però l’astro nascente Pitt deve vedersela con un Tom Cruise che non può non affascinare nel ruolo del maestro di Louis, Lestat, suo contrario poiché cinico, crudele e senza scrupoli. L’interpretazione di Brad non è molto apprezzata dalla critica, ma resta nel cuore del pubblico più giovane, che lo omaggia con l’MTV Movie Award per la miglior performance maschile e come miglior attore più attraente (ma Cruise e Pitt rimediano anche un Razzie Award come peggior coppia cinematografica dai loro detrattori). Lasciato il mondo dei vampiri, Pitt è tra i protagonisti di una saga familiare che affonda le radici negli Usa: Vento di passioni (’94) di Edward Zwick, in cui interpreta Tristan, il più ribelle e tormentato dei tre fratelli Ludlow – assieme ad Aidan Quinn/Alfred e Henry Thomas/Samuel – rivali in amore, che vivono la dolorosa esperienza di una guerra mondiale (uno di loro morirà), e i cui destini restano indissolubilmente intrecciati. Qui Pitt convince, coadiuvato da uno script che fonde dramma, romanticismo e passionalità. Così arriva anche la prima candidatura ai Golden Globe.

Brad PittIl 1995 è l’anno dell’incontro con il regista David Fincher, che lo vuole per Seven: l’intesa con Brad Pitt è immediata. Parlandone, l’attore ha ricordato: “Parlavamo la stessa lingua, ci piacevano gli stessi film” e a proposito del personaggio di David Mills, che del poliziesco è protagonista accanto a William Somerset/Morgan Freeman, “è un personaggio che vede il mondo in bianco e nero, con buoni e cattivi e paga per questo”. I due detective, aspetto e temperamento opposti, a fare squadra per necessità, sono alle prese con un serial killer colto e moralista che uccide punendo le sue vittime con il contrappasso per aver commesso i sette peccati capitali. Seven è estremamente coinvolgente e singolare è la scelta di non mostrare mai il momento in cui le vittime vengono uccise, ma solo il macabro risultato.

Inoltre, il regista approfondisce i caratteri dei due investigatori, che inizialmente potevano apparire stereotipati. Nel cast anche Kevin Spacey, efficacissimo nel ruolo dell’assassino. La pellicola conferma le doti attoriali di Brad Pitt e diviene presto un cult. La collaborazione tra Brad Pitt e David Fincher è talmente riuscita che si ripeterà altre due volte, con due successi. Una chiuderà gli anni ’90 e ne uscirà un altro cult, Fight club (1999), mentre l’altra sarà nel 2008 per Il curioso caso di Benjamin Button.

Intanto, il nostro attore guadagna il Golden Globe per la sua interpretazione di un pazzo ne L’esercito delle 12 scimmie, creatura del genio di Terry Gilliam. Un criminale (James Cole/Bruce Willis) è in viaggio nel tempo per salvare l’umanità da un virus letale. Il viaggio assume presto i contorni dell’incubo, mentre lungo il cammino il protagonista incontra improbabili compagni come appunto lo schizzato Jeffrey Goines/Brad Pitt, per il cui ruolo l’attore si prepara studiando da vicino i  degenti di un reparto psichiatrico. Il risultato è una performance di indubbia efficacia e aderenza, che gli vale il premio come miglior attore non protagonista, oltre che una nomination all’Oscar.

L’anno successivo a dirigerlo è Berry Levinson nel drammatico Sleepers,  con cast pieno di star tra cui Robert  De Niro, Dustin Hoffman e Vittorio Gassman. Sempre di giovani con infanzia-giovinezza traumatica si parla, come spesso nel cinema di Levinson. Il tema è forte ed è quello degli abusi sessuali subiti in riformatorio da parte di un gruppo di ragazzini americani che, da adulti, cercano vendetta. Anche qui, la critica non è entusiasta, ma il pubblico apprezza, e la fama di Brad cresce.  Lo vediamo poi alle prese con un’avventura umana e d’esplorazione come quella di Sette anni in Tibet, dove si allontana dalla natia America per interpretare l’alpinista austriaco Heinrich Harrer, nel viaggio che dal ’38 agli anni ‘50 del secolo scorso lo portò da seguace del nazismo a sostenitore della causa tibetana.

Il decennio si chiude con Fight Club, dramma che vede Fincher e Brad Pitt ancora insieme ad indagare gli abissi della mente umana, ma anche a puntare il dito contro una società dei consumi che ci ha illuso di un presunto benessere, lasciandoci vuoti e alienati, senza prospettive. Lo spettatore è posto di fronte a ciò che spesso accade, dove impera questo vuoto: si dà sfogo ai più bassi istinti umani, come la violenza, per sentirsi vivi e cercare una via d’uscita, in una deriva sempre più pericolosa. C’è chi la definisce un’operazione furba ma accattivante, che mescola analisi psicologica e critica sociale per attrarre il pubblico, e chi ne loda invece lucidità e onestà, nonché il meccanismo narrativo perfettamente orchestrato. Sulle capacità e l’estrema efficacia dei due protagonisti nei rispettivi ruoli però pochi hanno dubbi: Brad Pitt e Edward Norton la fanno da padroni, col primo forte, coraggioso e violento, a trascinare l’altro – schivo e inquadrato – verso l’abisso.

Nel frattempo, Brad è al centro delle cronache rosa per la sua storia d’amore con l’attrice Jennifer Aniston. I due si sposano nel 2000 e decidono anche di aprire una casa di produzione cinematografica: la Plan B Entertainment. Il nuovo millennio da attore, invece, si apre con il fortunato Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco di Steven Soderbergh, che riunisce le star più glamour di Hollywood in un film d’azione su un’organizzatissima banda di rapinatori che mette a segno un memorabile colpo ai danni del ricchissimo e crudele di turno. Basta dire che del cast è protagonista George Clooney/Danny Ocean ed ha accanto Julia Roberts, Brad Pitt, Matt Damon e Andy Garcia. Grande successo di pubblico per un film diretto abilmente da un premio Oscar e che mette in campo risorse con le quali è difficile sbagliare. Grande operazione commerciale, seguita dai meno riusciti ma proficui Ocean’s Twelve (2004) e Ocean’s Thirteen (2007), sempre diretti da Soderbergh. Tra Brad Pitt e George Clooney nasce una vera amicizia. Nel 2004 il nostro attore è Achille nel kolossal Troy di Wolfgang Petersen, che rilegge in salsa americana l’intera epopea dell’Iliade, cui è liberamente ispirato.

È probabilmente sul set di Mr e Mrs Smith di Doug Liman, dove interpretano una coppia legata da amore-odio e spionaggio, che scatta la scintilla tra Brad Pitt e Angelina Jolie, con conseguente crisi del matrimonio di lui, che nel 2005 divorzia dalla Aniston con gran clamore da parte dei tabloid. Jolie conferma in maniera inequivocabile la relazione solo nel 2006, annunciando la prossima nascita della loro figlia. Seguiranno due gemelli nel 2008 (a cui sono da aggiungere tre adozioni, due delle quali precedenti la relazione, ma che Brad Pitt riconoscerà a tutti gli effetti).

Intanto, sul fronte cinematografico, il 2006 vede un’altra collaborazione illustre per Pitt, con uno dei registi più innovativi degli ultimi anni: quella con Alejandro Gonzáles Iñárritu, che lo sceglie per l’ultimo lavoro della sua trilogia del dolore – dopo Amores perros e 21 grammi – Babel. Coadiuvato ancora dal fido e ottimo sceneggiatore Guillermo Arriaga, Iñárritu ci coinvolge in un intreccio di storie umane ad alto tasso di emotività, dove l’uomo ha a che fare con legami forti, ma anche con grandi e indicibili dolori, confrontandosi coi mali del nostro tempo a diverse latitudini. Un caos che In realtà è un meccanismo perfettamente studiato, in grado di catturare lo spettatore facendo leva sull’inevitabile empatia, e che trova alla fine la sua ricomposizione. In tutto ciò all’attore di Shawnee è affidata la parte di un padre che subisce la perdita di un figlio. Il suo matrimonio entra in crisi e, per cercare di ricominciare, parte con la moglie per un viaggio. Qui, le circostanze disperate e l’estrema sofferenza che affronteranno sarà occasione di sincero confronto e riconciliazione.

L’interpretazione di Brad Pitt, in coppia con l’altrettanto brava Cate Blanchett, è sentita e  efficace. Per lui una nomination al Golden Globe, che però non ottiene. Ma il progetto è senz’altro vincente: il regista si aggiudica la Palma d’Oro a Cannes, la pellicola guadagna il David di Donatello e il Golden Globe, la colonna sonora è premiata con l’Oscar.

Brad PittQuesto è un periodo di scelte molto azzeccate per l’attore, che veste anche i panni del celebre bandito Jesse James in L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Così, riceve ottimi riscontri non solo da parte di un pubblico ormai fedele, ma anche dalla critica e si aggiudica la Coppa Volpi a Venezia come miglior attore. Afferma di essersi documentato molto per preparare il ruolo e di averne ricavato l’immagine di un uomo tormentato, che si è impegnato a restituire nel film.

Nel 2008, il ritorno a lavoro sotto la direzione di  David Fincher porta nella carriera del divo Pitt un nuovo successo, che anche stavolta mette d’accordo critica e pubblico. Le trasformazioni a cui si sottopone e il ruolo complesso di un uomo la cui vita procede temporalmente al contrario, al centro di Il curioso caso di Benjamin Button, gli valgono la nomination all’Oscar e al Golden Globe, che però gli sfuggono. Ad ogni modo, è ormai una delle star più richieste e acclamate, avendo dato prova in circa vent’anni di carriera, di sapersi adattare e dare corpo in maniera convincente ai ruoli più diversi. Lo dimostra ancora una volta immedesimandosi egregiamente nel ruolo del bastardo per Quentin Tarantino e contribuendo, assieme ai colleghi  – Christoph Walts, Eli Roth, Michael Fassbender, Mélanie Laurent tra i principali – allo straordinario successo di Bastardi senza gloria, ovvero la guerra, i nazisti, gli americani visti con originalità e ironia dall’occhio del regista.

Lo scorso anno, poi, lo abbiamo visto nella visione del mondo targata Terrence Malick, ovvero in The tree of life, nella parte di un padre severo e autoritario. Dell’uomo Malick, Pitt dice che sia molto amabile, “è così piacevole parlare con lui”, del regista nota come abbia lasciato agli attori degli spazi d’improvvisazione, mentre del proprio personaggio: “è un padre che lotta contro qualcosa più grande di lui e cerca di preparare i figli a questo tipo di difficoltà”. La sua è un’ottima performance, accanto a quella del collega Sean Penn. Il film ottiene svariati riconoscimenti, tra cui la Palma d’Oro a Cannes.

Brad Pitt

Anche lavorare con Bennet Miller per L’arte di vincere gli ha dato molte soddisfazioni. Il manager della squadra di baseball da lui interpretato ha guadagnato tre nomination (Oscar, Golden Globe e BAFTA), dovendosi però accontentare del NYFCCA, premio della critica newyorkese, come miglior attore.

Dal 19 ottobre sarà invece nelle sale italiane, nei panni del killer, con Cogan – Killing Them Softly, che lo vede tornare a lavorare col regista Andrew Dominik dopo il successo de L’assassinio di Jesse James.

Jeff Buckley: arriva il primo biopic

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La vicenda di Jeff Buckley, forse la più grande voce della musica americana a  degli anni ’90 (e non solo), scomparso per annegamento in circostanze mai del tutto chiarite (resterà per sempre il dubbio se si sia trattato di un malore o di un suicidio) è al centro di vari progetti cinematografici: ad arrivare per primo sugli schermi dovrebbe essere quello diretto da Daniel Algrant e da lui scritto, assieme a David Brendel ed Emma Sheanshang, presentato al recente Toronto Film Festival.

Il film s’intitola Greetings from Tim Buckley, con riferimento al padra di Jeff, altro gigante della canzone americana negli anni ’70, anch’egli morto giovanissimo per overdose. Un padre dal quale Jeff ereditò la grandissima voce e forse il talento, ma che non riuscà mai a conoscere veramente e la cui ombra aleggiò sulla breve vita del figlio per tutta la sua durata. Il film prende le mosse da un concerto-tributo a Tim cui Jeff, nonostante tutto, partecipò: un’esperienza dalla quale uscì profondamente cambiato. Jeff è interpretato da Penn Badgley (Gossip Girl); Imogen Poots sarà invece il suo amore Allie. Il film non ha ancora una data di uscita, ma i buoni riscontri ottenuti a Toronto potrebbero accelerarla. Nel frattempo, procede la lavorazione del biopic ufficiale, ancora alle batture iniziali: la regia sembrerebbe essere stata definitivamente assegnata ad Amy Berg (West Of Memphis).

Fonte: Empire

Serie tv su grande schermo: è il turno di Manimal?

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Serie tv su grande schermo: è il turno di Manimal?

Tra serie tv,  giocattoli e quant’altro, il pubblico di ‘quelli che erano ragazzini negli ’80’ continua ad essere al centro degli

About Face – Dietro il Volto di una Top Model

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About Face – Dietro il Volto di una Top Model – Che cosa si cela dietro ai volti impassibili delle modelle in passerella? Quali vite scorrono dentro i corpi scultorei che tutte (o quasi) le comuni mortali invidiano? Quali pensieri, speranze e paure vorticano nelle teste di chi si è sempre guadagnato da vivere solo grazie al proprio, perfetto, involucro esteriore?

About Face – Dietro il Volto di una Top Model (About Face: The Supermodels, Then and Now), documentario diretto dal fotografo Timothy Greenfield-Sanders e presentato al Sundance Festival 2012, sembra proprio nascere per tentare di rispondere a queste domande. E le risposte, vaghe, incerte, plurali, arrivano proprio dalle dirette interessate: (ex-)modelle che, ormai lasciatesi alle spalle il momento di maggior fama, si fermano a riflettere sul loro lavoro e sul loro passato e che, incalzate da un regista silenzioso, si raccontano. Il risultato è un film corale che riesce a non cadere nelle trappole della retorica né del buonismo ma che, al tempo stesso, sceglie deliberatamente di non sostenere alcuna tesi.

About Face – Dietro il Volto di una Top Model, il film

Personalità del calibro di Isabella Rossellini, Carol Alt, Marisa Berenson, Karen Bjornson, Carmen Dell’Orefice e molte altre, vengono intervistate singolarmente e hanno l’opportunità di dire ciò che pensano in fatto di invecchiamento, chirurgia estetica e bellezza, senza che le loro parole vengano piegate o distorte al servizio di un’idea.

Emerge così un ritratto composito, sfaccettato e piuttosto fedele di ciò che è (o almeno era) una modella: una donna con dei sogni di gloria, delle vanità, delle pretese di successo, ma, contemporaneamente, una donna “normale”, che desidera sopra ogni cosa una famiglia, dei figli e un’indipendenza economica. Vedere e sentire le testimonianze “senza trucco” di queste donne, però, ha un effetto imprevisto e straniante: più si svelano, infatti, più le loro vite sembrano simili a quelle delle persone comuni. Perfino il tono con cui parlano della vita in tournée tra feste, droga e incontri con artisti e persone eccezionali, lascia trapelare, più che un amore spassionato per il loro mestiere, un’immensa nostalgia per la loro gioventù. E forse, ciò che colpisce maggiormente nel film di Sanders, è che non c’è nemmeno tanta differenza tra ascoltare loro o una qualunque madre o nonna immersa nei ricordi del passato.

About Face – Dietro il Volto di una Top Model in questo senso ha quindi un immenso pregio, poiché squarcia quel velo di mistero e quell’aura di inavvicinabilità che il mondo della moda impone, per mostrare ciò che una modella è realmente: una donna, molto bella sì, ma in fondo uguale a tutte le altre. Film interessante che fa capire, una volta di più, la forza del genere documentario. Distribuito da Feltrinelli e, purtroppo, solo tre giorni al cinema (nelle sale The Space il 24, 25 e 27 settembre).

Le riprese di Sin City 2 cominceranno a Novembre!

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Le riprese di Sin City 2 cominceranno a Novembre!

Arriva finalmente una notizia sull’inizio delle riprese di Sin City 2, atteso sequel di Sin City tratto dall’omonima graphic novel che sarà diretto da Robert Rodriguez insieme aFrank Miller.

La lavorazione della pellicola inizierà a Novembre e ad annunciarlo è stata Rosaria Dawson in un intervista a MTV. L’attrice ha anche spiegato che il film sarà una sorta di prequel del primo capitolo, quindi servirà a farvi comprendere tutte gli accenni fatti nel primo capitolo.

Vi ricordiamo che la pellicola si intitolerà Sin City: A Dame to Kill For e nel cast confermati ci saranno Jessica Alba, Mickey Rourke, Clive Owen, Rosario Dawson, Michael Madsen e Devon Aoki. Il film uscirà negli USA il 4 Ottobre 2013.

Fonte: MTV

Brad Pitt killer gentile: arriva Cogan – Killing Them Softly

Brad Pitt killer gentile: arriva Cogan – Killing Them Softly

Tra meno di un mese, l’11 ottobre, troveremo in sala Cogan – Killing Them Softly, la terza opera scritta e diretta dal neozelandese Andrew Dominik, basata sul romanzo poliziesco “Cogan’s trade” di George V. Higgins. Questo thriller, vicino al neo-noir, racconta di tre giovani ed inesperti criminali che compiono una rapina ad una partita di poker protetta dalla mafia, causando una crisi economica della criminalità locale. I malavitosi derubati decidono così d’ingaggiare un assassino professionista, Jackie Cogan, per eliminare i colpevoli e ritrovare il denaro rubato.

Quasi amici candidato francese agli Oscar 2013

Dopo la classifica parziale dei film che concorreranno per entrare nella cinquina del miglior film straniero agli Oscar 2013, veniamo ora a sapere da Comignsoon.it che la Francia

Il Blu-ray del Il Cavaliere Oscuro – il ritorno uscirà a Dicembre negli USA!

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E’ Batman-news che grazie ad un attenta e meticolosa visione di uno dei trailer ha notato che la data dell’uscita del Blu-ray de Il Cavaliere Oscuro – il ritorno sarà nel periodo di Dicembre. Il video è stato postato dalla Warner Bros sul canale youtube ufficiale Ecco dov’è apparsa l’informazione:

Ecco invece il video in questione:

Non ci sono notizie invece su un’uscita italiana del Blu-ray, non ci resta che aspettare una comunicazione ufficiale della WB Italia.

Alexandre Desplat compositore per Zero Dark Thirty

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Alexandre Desplat è stato chiamato da Kathryn Bigelow per le musiche di Zero Dark Thirty, difficile dire se sia il migliore sulla piazza ma sicuramente è uno dei più prolifici nel panorama

Argo: la locandina del film

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Argo: la locandina del film

Dopo la buona accoglienza al Festival di Toronto, ecco la locandina ufficiale del film Argo, diretto e interpretato da Ben Affleck, che racconta la storia vera di una fuga rocambolesca

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