Richard Tayor, presidente della Weta, ha parlato all’Associated Press della lavorazione dello Hobbit, sulle cui riprese da mesi ormai girano rumour… Taylor ha voluto commentare così il passaggio di testimone tra Peter Jackson e Guillermo del Toro sulla regia del film:
Probabilmente ha pensato di aver passato davvero tanto tempo nella Terra di Mezzo, e un regista come Guillermo potrebbe portare una visione appassionata, unica, originale e nuova a questo tipo di contenuto, il tutto per il bene dei fan. Lavorare con Del Toro è una delizia. Abbiamo apprezzato la sua arte nel Labirinto del Fauno e Hellboy. La sua estetica unica e il suo stile di racconto porta un respiro estetico nuovo all’universo tolkieniano, e siamo felici di poterne fare parte.
Taylor sta lavorando ormai da tempo alle creature, al design e alle ambientazioni del film, ma non ha saputo aggiornare per quanto riguarda l’inizio del film:
Stiamo tutti pazientemente aspettando che inizino le riprese. Stiamo sviluppando il film ormai da un po’. Sono sicuro che partiremo molto presto.
Il designer ha anche commentato, riguardo alle eventuali riprese in 3D (la decisione deve ancora essere presa), che la Weta farà in modo di utilizzare le tecnologie più all’avanguardia per realizzare la pellicola, proprio come accaduto per il Signore degli Anelli:
Come per ogni film a cui lavoriamo, faremo in modo di utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per ottenere immagini eccitanti e intriganti per gli spettatori, così come accadde 10 anni fa.
















Un’intenzione ambiziosa quella di Guadagnino che vuole tratteggiare, senza mai veramente raccontare, la vita di questi uomini ricchi, così lontani dalla quotidianità e così apparentemente distanti da tutto ciò che nel film è rappresentato da Antonio. Tuttavia l’intenzione, per quanto non priva di una certa vivacità cromatica che si evidenzia soprattutto nelle sequenze culinarie, non riesce a convincere lo spettatore, spiazzato e disorientato dalla vicinanza dei soggetti, dalla loro frammentazione davanti ad un obbiettivo che provando ad andare all’interno perde la concretezza di una storia che almeno esteticamente poteva essere soddisfacente ma che si piega su se stessa.


