I Am Not Okay with This: i motivi per cui non dovreste perdere la serie

Sulla scia di Stranger Things, Sex Education e The End of the F***ing World, Netflix propone una nuova serie chiaramente indirizzata ad un pubblico di giovanissimi: I Am Not Okay with This.

I Am Not Okay with This

Sulla scia di Stranger Things, Everything Sucks!, Sex Education e The End of the F***ing World, Netflix propone una nuova serie chiaramente indirizzata ad un pubblico di giovanissimi. Dallo scorso 27 febbraio, infatti, è disponibile sulla piattaforma di streaming I Am Not Okay With This, tratta dalla graphic novel di Charles Forsman.

 

Se non l’avete ancora iniziata, di seguito vi forniamo una serie di motivi per cui non dovreste perderla, approfittando magari della reclusione forzata – causa Coronavirus – che sta interessando tutta l’Italia in questi giorni particolarmente tristi e difficili:

La graphic novel e il team dietro la serie

I Am Not Okay with This è basata sull’omonima graphic novel di Charles Forsman pubblicato in Italia da 001 Edizioni. Di recente, aveva debuttato sulla piattaforma di streaming un’altra serie tratta da una graphic novel, Locke & Key, con la quale I Am Not Okay with This condivide la scelta di incentrare le proprie storie su un gruppo di giovani “avventurosi” protagonisti.

La serie è inoltre creata da Jonathan Entwistle, già regista della più celebre The End of the F***ing World (anche questa basata su un fumetto), e prodotta dai produttori dell’amatissima Stranger Things

I due giovani protagonisti

I protagonisti di I Am Not Okay with This sono i giovani attori Sophia Lillis e Wyatt Oleff. Entrambi avevano già lavorato insieme: ricorderete infatti che hanno vestito i panni rispettivamente di Beverly Marsh e Stan Uris (nelle versioni adolescenti dei personaggi) in IT e IT – Capitolo Due, gli adattamenti cinematografici del popolare romanzo di Stephen King ad opera di Andy Muschietti.

In I Am Not Okay with This i due attori entrano molto più relazione rispetto ai due film di Muschietti, dimostrando una chimica straordinaria. Anche nella serie, proprio come nell’adattamento di IT, il personaggio interpretato da Oleff si chiama Stanley.

Sydney Novak come Carrie White

Sono numerosi gli omaggi che I Am Not Okay with This rende all’opera “Carrie – Lo sguardo di Satana” di Stephen King, radicato nell’immaginario collettivo grazie all’adattamento cinematografico di Brian De Palma con protagonista Sissy Spacek. La scena in cui Sydney corre per la strada totalmente ricoperta di sangue (immagine presente nei vari materiali promozionali e che ricorre spesso nei vari episodi), non può non riportare alla memoria il capolavoro di De Palma e il personaggio di Carrie White.

Parallelamente, esistono numerose affinità tra il personaggio di Sydney e quello di Carrie, due adolescenti alle prese con la scoperta di “misteriosi poteri” e con la conseguente presa di coscienza di ciò che in realtà sono. Inoltre, nell’episodio finale della serie, la scena ambientata durante il ballo della scuola è un altro palese omaggio alla storia di Carrie che noi tutti conosciamo e amiamo.

Come in un film di John Hughes

Se John Hughes – indimenticabile regista di cult adolescenziali come Sixteen Candles, Breakfast Club e Una pazza giornata di vacanza – fosse ancora vivo, probabilmente avrebbe diretto una serie come I Am Not Okay with This, o forse contribuito alla sua produzione in qualche modo.

Al di là dei personaggi, dei dialoghi e dei torni che compongono l’assetto narrativo dello show (molto affine alle peculiarità che hanno sempre distinto la commedia tipicamente americana di Hughes), l’episodio numero 5 (“Un altro giorno in paradiso”) è a tutti gli effetti un bellissimo e nostalgico omaggio a Breakfast Club, cult diretto dal compianto regista nel 1985, considerato ancora oggi la vetta più alta del cinema adolescenziale statunitense degli anni ’80.

Il numero di episodi e la durata

La prima stagione di I Am Not Okay with This (con finale aperto che lascia presagire un rinnovo per una seconda parte in tempi relativamente brevi) si compone “soltanto” di 7 episodi della durata – più o meno – di 30 minuti ciascuno. In genere, le serie targate Netflix tendono ad avere una durata di circa un’ora (se non di più): in un epoca in cui il beingwatch la fa da padrone, la fruibilità così immediata e veloce di I Am Not Okay with This è decisamente un punto a favore dello show.

Il creatore della serie Jonathan Entwistle ha spiegato di considerare ogni stagione come un vero e proprio lungometraggio, e che a mano a mano ogni nuovo ciclo di episodi andrà a comporre il suo “film in miniatura”. 

Se amate le serie tv tratte da graphic novel…

I Am Not Okay with This non è certamente l’unica serie disponibile su Netflix ad essere tratta da una graphic novel. Se siete degli appassionati di “romanzi a fumetti”, sulla piattaforma di streaming potete trovare anche Daybreak (basata sull’omonima serie a fumetti di Brian Ralph), Locke & Key (basata sull’omonima serie di comic book di Joe Hill), The End of the F***ing World (basata sul fumetto di Charles Forsman, lo stesso autore di I Am Not Okay with This) e Le Terrificanti Avventure di Sabrina (tratta dalla serie a fumetti della Archie Comics con lo stesso nome).

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