Mentre si chiude il sipario sul Toronto Film Festival, che ha visto trionfare la commedia Green Book con Viggo Mortensen e Mahershala Ali), e resta l’eco di una meravigliosa edizione della Mostra del cinema di Venezia (dove a regnare sono stati Roma di Alfonso Cuaron e La Favorita di Yorgos Lanthimos), è già tempo di bilanci per quanto riguarda l’imminente stagione dei premi.
Quali saranno i titoli che rivedremo sicuramente agli Oscar? Quali otterranno più nomination? Di seguito i nostri quindici candidati:
A Star Is born
In questa nuova versione di una tormentata storia d’amore, Bradley Cooper interpreta il musicista di successo Jackson Maine, che scopre la squattrinata artista Ally (Lady Gaga) e si innamora di lei. Ally ha da poco chiuso in un cassetto il suo sogno di diventare una grande cantante, fino a quando Jack la convince a tornare sotto i riflettori. Ma mentre la carriera di Ally inizia a spiccare il volo, il lato privato della loro relazione perde colpi a causa della battaglia che Jack conduce contro i suoi demoni interiori.
Presentato in anteprima mondiale, fuori Concorso, alla 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, A Star Is Born segna il debutto dietro la macchina da presa per Bradley Cooper, protagonista sullo schermo insieme a Lady Gaga in quello che è il terzo rifacimento del classico hollywoodiano. Un dramma ambientato nel mondo della musica che, per caratteristiche e sofferte prove d’attore ha già prenotato un biglietto per la stagione dei premi.
Quasi certe le candidature per i due interpreti (ma è probabile che si spingerà più per Cooper) e per almeno un brano originale della colonna sonora, a cui ha lavorato la stessa Gaga insieme ad un ricco team di musicisti. Non è esclusa una nomination al regista.
First Man
Dopo il successo di La La Land, vincitore di sei premi Oscar, Damien Chazelle e Ryan Gosling tornano a lavorare insieme in First Man, film che segue l’avvincente storia della prima missione della NASA sulla luna, focalizzandosi sulla figura di Neil Armostrong e sui dieci anni che precedono la storica missione dell’Apollo 11. Resoconto intimo e viscerale raccontato dal punto di vista di Armstrong, basato sul libro di James R. Hansen, la pellicola esplora i sacrifici e il costo – per Armstrong, per la sua famiglia e per l’intera nazione stessa – di una delle missioni più pericolose della storia.
Titolo d’apertura della 75a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, First Man segna il ritorno alla regia del giovane premio Oscar Damien Chazelle sullo scivoloso terreno del biopic americano. Prova superata, se pensiamo a come riesce a divincolarsi dai tradizionali schemi del genere, che senza dubbio meriterà di stare sotto i riflettori della award season. Possibili nomination per il protagonista maschile e per la protagonista femminile (Claire Foy), colonna sonora originale (Justin Hurwitz, Oscar per La La Land), regia, sceneggiatura non originale, montaggio ed effetti speciali.
Vox Lux
Dopo il folgorante esordio con L’infanzia di un capo (The Childhood of a Leader), Brady Corbet torna dietro la macchina da presa con Vox Lux, il film che segue da vicino l’ascesa della popstar Celeste dalle ceneri di un’immensa tragedia nazionale a superstar americana. La storia abbraccia un arco di tempo di diciotto anni che va dal 1999 al 2017, delineando alcuni importanti momenti culturali attraverso lo sguardo della protagonista.
Vincitore nella sezione Orizzonti con il suo primo lungometraggio nel 2015, Brady Corbet è tornato a Venezia quest’anno ma in concorso ufficiale con Vox Lux, lucida e originale analisi politica del XI secolo scandita attraverso uno sguardo sulla società dello spettacolo e dei suoi falsi miti. Protagonista assoluta Natalie Portman, autrice di una performance che frutterà almeno una nomination agli Oscar (forse l’unica ipotizzabile), anche se meriterebbe attenzione pure la giovanissima Raffey Cassidy (che interpreta la versione giovane della Portman).
Beautiful Boy
Basato sui libri “Beautiful Boy: A Father’s Journey Through His Son’s Addiction” di David Sheff e “Tweak: Growing Up on Methamphetamine” di suo figlio Nic Sheff, Beautiful Boy porta al cinema la vera storia un ragazzo tossicodipendente che attraversa un viaggio di recupero insieme alla sua famiglia, percorso non privo di difficoltà e contraddizioni.
Presentato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival 2018, Beautiful Boy segna il ritorno sul grande schermo della rivelazione dello scorso anno, Timothée Chalamet (protagonista di Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino), in una pellicola che ha tutte le carte in regola per la prossima stagione dei premi.
Scritto da Luke Davies (Lion) e diretto dal belga Felix Van Groeningen (sua la regia di Alabama Monroe), Beautiful Boy vede nel cast anche Steve Carell. Possibili nomination ai due attori, sceneggiatura e regia.
Colette
Dopo aver sposato uno scrittore parigino di successo noto come Willy, Sidonie-Gabrielle Colette si trasferisce dalla provincia rurale dove è nata e cresciutoa nello splendore intellettuale e artistico di Parigi. Presto, Willy convince Colette a farle da ghostwriter, e la ragazza scrive un romanzo semi autobiografico su una intelligente e sfacciata ragazza di campagna di come Claudine, che divene vendutissimo e chiacchieratissimo. Dopo quel successo, Colette e Willy diventano il centro delle attenzioni parigine, e le loro avventure ispirano numerosi altri romanzi di Claudine. La battaglia di Colette per la proprietà intellettuale delle sue opere e contro gli stereotipi di genere la portano a superare i legacci della società, a rivoluzionare la letteratura, la moda e le espressioni sessuali.
Passato a gennaio al Sundance Film Festival e poi presentato a Toronto, Colette è il nuovo film del regista di Still Alice, Wash Westmoreland e vede protagonista Keira Knightley nei panni della scrittrice teatrale Sidonie-Gabrielle Colette vissuta a cavallo tra 800 e 900, donna libera, anticonformista ed emancipata, che sfidò le convenzioni e le restrizioni morali dell’epoca, contribuendo a rompere alcuni tabù femminili.
Secondo i commenti che arrivano dall’America, l’attrice potrebbe ottenere la sua terza nomination agli Oscar (dopo Orgoglio e Pregiudizio e The Imitation Game), e le tematiche del film sulla corrente del nuovo “risveglio femminile” a Hollywood potrebbero favorire la corsa ai premi di Colette. Vi ricordiamo che grazie a Westmoreland, Julianne Moore vinse l’Oscar come miglior protagonista per Still Alice.
If Beale Street Could Talk
If Beale Street Could Talk, tratto dal romanzo omonimo di James Baldwin, racconta la relazione tra una ragazza di diciannove anni di nome Tish, il cui vero nome è Clementine, e uno scultore di ventidue anni di nome Fonny, il cui vero nome è Alonzo. I due si fidanzano e successivamente lei rimane incinta, ma quando Fonny viene ingiustamente accusato di aver stuprato una donna portoricana, verranno alla luce questioni di razzismo da parte di un poliziotto…
C’erano molte aspettative per il ritorno sulle scene di Barry Jenkins, regista di Moonlight (che due anni fa strappò l’Oscar del Miglior Film a La La Land), e a sentire le prime recensioni che arrivano da Toronto le promesse sono state mantenute.
Lo rivedremo alla stagione dei premi? A questo punto sembra scontato. Più sicure le nomination a Jenkins (regia e sceneggiatura) che quelle agli attori Kiki Layne e Stephan James.
Widows
Quattro donne che non hanno nulla in comunque, tranne un debito lasciato loro dalle attività criminali dei loro defunti mariti, si ritrovano a Chicago: Veronica, Alice, Linda e Belle, prenderanno in mano il loro destino per costruirsi un nuovo futuro.
Cinque anni 12 anni schiavo (con cui vinse l’Oscar per il Miglior Film) Steve McQueen torna alla regia con Widows traducendo sul grande schermo la sceneggiatura di Gyllian Flinn (Gone Girl, Dark Places), a sua volta ispirata alla serie televisiva Le vedove.
Presentato in anteprima al Toronto Film Festival, il nuovo lavoro del regista americano vede nel cast Viola Davis, Michelle Rodriguez, Elizabeth Debicki, Colin Farrell e Liam Neeson e si candida ad un ruolo da protagonista per la prossima stagione dei premi. Nomination già in tasca per le attrici (la Davis su tutte), ma avrà le sue chance anche McQueen.
Roma
Raccontando i suoi ricordi, Alfonso Cuaron torna al cinema (e su Netflix) con Roma, definito dallo stesso regista “il più autobiografico che potessi realizzare”. Il film è infatti basato sulla ricostruzione dei suoi ricordi d’infanzia a Città del Messico, con la famiglia, la domestica, e sullo sfondo il Paese in tumulto. Tre storie in una che raccontano di fratture: Cleo, la domestica, che resta incinta e abbandonata dall’uomo al quale si è concessa; la padrona, donna dell’alta borghesia apparentemente eccentrica che si trova a dover badare a quattro figli dopo l’abbandono del marito; il Paese che affronta le rivolte interne, in quegli anni ’70 che furono uno dei periodi più bui della storia del Messico.
Vincitore del Leone d’oro come Miglior Film alla 75a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Roma è il nuovo lavoro di Alfonso Cuaron, girato in bianco e nero con attori poco noti (alcuni esordienti). Volendo essere oggettivi, meriterebbe riconoscimenti a valanga: regia, sceneggiatura, fotografia, interpreti, ogni categoria può conquistare almeno una nomination. E per un titolo Netflix, forse, sarebbe un record.
The Sisters Brothers
Il film racconta di Charlie ed Eli Sisters, due fratelli che vivono in un mondo selvaggio e ostile. Hanno le mani sporche di sangue: sangue di criminali, ma anche di innocenti. Non hanno scrupoli a uccidere. È il loro lavoro. Charlie, il fratello più giovane, è nato per uccidere. Eli, invece, sogna una vita normale. Il Commodoro li ingaggia per scovare un uomo e ucciderlo. Comincia così una spietata caccia dall’Oregon alla California: un viaggio iniziatico che metterà alla prova l’insano legame tra i due fratelli. Un sentiero che condurrà alla loro umanità?
Presentato in concorso a Venezia 75, The Sisters Brothers, è il primo lavoro in lingua inglese del regista Jaques Audiard, strana commistione di genere western e commedia che vede protagonisti Joaquin Phoenix, John C. Reilly, Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed.
Dal Lido Audiard porta con sé il Leone d’Oro alla regia (e chissà se non lo rivedremo agli Oscar nella stessa categoria) e il plauso della critica; di certo uno degli attori – più probabile Reilly o Phoenix – potrebbe essere candidato, ma attenzione agli splendidi costumi di Milena Canonero e alle musiche originali di Alexandre Desplat (due personaggi che con l’Academy hanno un felice rapporto).
Green Book
Quando Tony Lip (Viggo Mortensen), un buttafuori di un quartiere italo-americano nel Bronx, viene ingaggiato per guidare l’auto del Dottor Don Shirley (Mahershala Ali), un pianista nero di fama mondiale, da Manhattan a Deep South, deve affidarsi a “The Green Book”, una guida per trovare le pochissime strutture all’epoca sicure per gli afro-americani. Di fronte al razzismo e al pericolo, i due sono costretti a mettere da parte le differenze per sopravvivere e proseguire nel viaggio di una vita.
Fresco trionfatore al Toronto Film Festival, dove ha conquistato il premio del pubblico, Green Book è il classico titolo che potrebbe – a sorpresa – riservarsi il suo spazio sotto i riflettori durante la stagione dei premi. D’altronde in un’edizione della rassegna canadese in cui chiunque avrebbe scommesso sulla vittoria del drammatico A Star Is born, il film di Peter Farrelly rappresenta la novità di cui preoccuparsi.Tematica sociale e attori in stato di grazia (Viggo Mortensen e il premio Oscar Mahershala Ali) gli assicureranno qualche nomination.
Boy Erased
Tratto dalle memorie di Garrard Conley, Boy Erased racconta la storia di Jared, figlio di un pastore battista di una piccola città americana, e del suo coming out con i genitori quando ha 19 anni. Il ragazzo si troverà quindi di fronte ad un ultimatum: partecipare ad un programma di “conversione” oppure essere permanentemente esiliato ed evitato dalla sua famiglia, dai suoi amici e dalla sua fede.
Insieme a Timothée Chalamet, Lucas Hedges è l’altra grande promessa del cinema americano, visto negli ultimi in alcune delle pellicole più acclamate e premiate (Lady Bird, Manchester by the sea, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri) e adesso protagonista del film che segna la seconda regia di Joel Edgerton.
Le recensioni della critica americana non sono state proprio entusiasmanti, tuttavia un’eventuale nomination agli attori (tra cui Nicole Kidman nel ruolo della madre del protagonista) non sarebbe così impensabile.
Wildlife
Il quattordicenne Joe Brinson è testimone del naufragio del matrimonio dei suoi genitori, Jeanette e Jerry, una casalinga e un giocatore di golf, in una cittadina del Montana degli anni ’60. Sul vicino confine canadese infuria un incontrollato incendio boschivo e Jerry decide di unirsi ai volontari per fronteggiare il fuoco, lasciando da soli moglie e figlio. Joe si vede improvvisamente costretto a diventare adulto per aiutare la madre, che nel frattempo ha trovato l’amore tra le braccia di un altro uomo.
Questa potrebbe essere la vera sorpresa della prossima Award Season, il puntuale underdog dei premi americani: debutto alla regia di Paul Dano, Wildlife è stato presentato con successo a Cannes nella sezione Semaine de la Critique e vede protagonisti due ispiratissimi Carey Mulligan e Jake Gyllenhaal. Nomination in arrivo per gli attori e per la sceneggiatura, firmata dallo stesso Dano e dalla sua compagna Zoe Kazan? Noi ci scommettiamo.
La Favorita
Mentre imperversa la guerra con la Francia, la fragile e instabile Regina Anna (Olivia Colman) siede sul trono inglese ma il regno è di fatto governato da una persona a lei vicina, Lady Sarah (Rachel Weisz). Quando a corte arriva Lady Abigail (Emma Stone), le due sfrutteranno la situazione politica per diventare la favorita della Regina.
Presentato in concorso alla 75a Mostra d’arte cinematografica di Venezia, La Favorita di Yorgos Lanthimos ha ottenuto già due importanti riconoscimenti al Lido (Miglior Attrice e Leone d’Argento) e si prepara a interpretare un ruolo da protagonista nella award season in qualsiasi categoria.
Qualche previsione: la Colman e la Stone candidate come attrice protagonista e non, Lanthimos per la regia, costumi, scenografia, sceneggiatura e fotografia.
The Front Runner
Basato su All the Truth is Out: The Week Politics Went Tabloid scritto da Matt Baie, The Front Runner racconta l’ascesa del politico Gary Hart, dai suoi giorni da senatore del Colorado fino alla sua candidatura con i Democratici nel 1988 quando venne considerato un aspirante alla Casa Bianca con lo stile di Kennedy. La sua corsa si interruppe quando arrivò alla ribalta la notizia di una relazione di Hart con la modella Donna Rice. Questo scandalo lasciò spazio a Michael Dukakis che però si frantumò contro la corsa presidenziale di George H. W. Bush. In molti si sono chiesti in che modo sarebbe cambiata la storia americana se Hart avesse concorso contro Bush.
Ben accolto dalla critica presente al Toronto Film Festival, The Front Runner è il nuovo lavoro di Jason Reitman e vede protagonista Hugh Jackman nei panni di Hart. Otto anni fa, con Tra le nuvole, Reitman riuscì ad ottenere ben sei nomination agli Oscar (tra cui regia, attori, sceneggiatura) e non è detto che non possa ripetersi anche quest’anno. Le premesse ci sono e già si parla di un ottimo Jackman protagonista.
At Eternity’s Gate
Ispirato dai dipinti di Vincent Van Gogh, dagli eventi della sua vita realmente accaduti, da dicerie e scene completamente inventate, At Eternity’s Gate porta sul grande schermo la violenza e le tragedie sofferte dal pittore nella sua esistenza.
In concorso ufficiale a Venezia 75, At Eternity’s Gate segna il ritorno dietro la macchina da presa del regista e pittore Julian Schnabel e vede protagonista Willem Dafoe insieme a Rupert Friend, Oscar Isaac, Mads Mikkelsen, Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner e Niels Arestrup.
Dafoe, fresco vincitore del Leone d’Oro come miglior attore, dovrebbe ottenere una candidatura senza problemi, mentre resta più complicato il percorso del film durante la stagione dei premi. Qualcosa potrebbe ottenere il reparto creativo (costumi, scenografia).