“Le porte dell’inferno sono aperte notte e giorno; la discesa è agevole e la via facile. Ma per tornare e vedere i cieli allegri, in questo risiede il compito e la fatica più grande”. Con queste parole, Lucio Vero (Paul Mescal) realizza una delle scene migliori del Gladiatore II di Ridley Scott. Recita i versi all’imperatore Geta (Joseph Quinn) dopo aver sconfitto uno dei gladiatori del senatore Thraex (Tim McInnerny) a una festa e stupisce tutti i presenti. Macrinus (Denzel Washington) riconosce immediatamente i versi come appartenenti all’antico poeta romano Virgilio, ma perché queste parole lasciano tutti scioccati?
I versi che Lucio recita fanno parte dell’Eneide di Virgilio
Sembra strano che un gladiatore conosca la poesia, ma è importante ricordare che in quella scena la gente conosceva Lucio come “Hannone”, un prigioniero della campagna numidica, da cui la sorpresa di Geta. La poesia non era forse qualcosa di diffuso tra le classi inferiori della società romana, ma i versi di Virgilio erano in circolazione da oltre un secolo ed erano molto popolari: fanno parte dell’Eneide, una delle più grandi opere artistiche di Roma.
L’Eneide fu scritta da Virgilio nel tentativo di dare a Roma un mito di fondazione legato alla mitologia greca classica, continuando la storia raccontata da Omero nell’Iliade e nell’Odissea. L’Eneide racconta il viaggio di Enea, un troiano che guida un gruppo di sopravvissuti alla caduta di Troia verso l’Italia e, infine, fonda Roma – in Troy del 2004, persino Paride (Orlando Bloom) lo incarica di questo compito (Frankie Fitzgerald).
I versi specifici pronunciati da Lucio sono tratti dal Libro 6 dell’Eneide, quando Enea si reca negli inferi per ricevere dal padre una visione del futuro di Roma. Il loro significato è tuttora discusso, in quanto Enea li sente come un avvertimento che scendere agli Inferi è facile, ma uscirne vivi è pericoloso e difficile.
I versi di Virgilio acquistano un nuovo significato nel “Gladiatore II”
Non è chiaro quanto il Gladiatore II sia ambientato dopo il film originale, ma sembra che i due imperatori gemelli siano saliti al potere nel vuoto della morte di Commodo (Joaquin Phoenix). Questa sequenza di terribili monarchi ha portato Roma sull’orlo del collasso, creando un sentimento di agitazione tra i cittadini romani. Prima di loro, però, Roma era stata guidata da Marco Aurelio (Richard Harris) nel film originale Il gladiatore, che era un leader capace e godeva del rispetto del popolo – Macrino accenna persino a Lucilla (Connie Nielsen) di aver letto le Meditazioni dell’imperatore, una serie di riflessioni personali sulla vita e sulla politica che rimane attuale. Marco Aurelio aveva il suo “sogno di Roma” come nazione che proteggeva e provvedeva a tutti i suoi cittadini, ma questa visione fu smantellata da Commodo e, successivamente, dagli imperatori gemelli.
I versi di Virgilio, in questo senso, sono una metafora del rapido e facile declino di Roma in un disordine politico grazie alla fame di potere di coloro che seguirono Marco Aurelio. Il “lavoro possente” consiste nel riportare Roma al suo antico splendore, poiché è sempre più difficile ricostruire che distruggere.
I versi funzionano anche come una velata minaccia di Lucio agli imperatori
Geta sembra non solo sorpreso ma anche un po’ offeso quando Lucio gli recita i versi di Virgilio. In quella scena, è chiaro che l’intento di Lucio non era solo quello di recitare poesie, ma di lanciare una frecciatina ai due imperatori, e Geta è il bersaglio perfetto. È il più intelligente e politicamente abile tra lui e Caracalla (Fred Hechinger), quindi è in grado di percepire una minaccia quando si manifesta.
Lucio che recita i versi di Virgilio è la rivelazione di tale minaccia. Un gladiatore che conosce la poesia è strano, ma Lucio non è davvero Hanno di Numidia, bensì il nipote ed erede di Marco Aurelio, fuggito da Roma dopo la morte di Commodo per ottenere protezione. Ora, il suo ritorno a Roma è l’occasione per rimetterla sul suo glorioso cammino. Quindi, il fatto che reciti questi versi a Geta è la minaccia definitiva che essi stessi cadranno e Roma risorgerà. La poesia è roba potente.