Sappiamo che la Marvel collega sempre alla
perfezione il suo inverso cinematografico e quello televisivo.
L’abbiamo visto in occasione di tutta la Fase 2 del progetto
cinematografico con Agents of SHIELD,
l’abbiamo anche subodorato con Daredevil
in casa Netflix, adesso lo vedremo anche con Agent
Carter 2 che presterà le sue vicende a un tie-in con
Doctor Strange.
Nella seconda stagione della serie
con protagonista Hayley Atwell, l’agente sarà a
Los Angeles per investigare su quella che lei chiama la Isodyne. A
darci spiegazioni maggiori su questo elemento c’è lo showrunner
Michele Fazekas che ha spiegato che in realtà
questa sostanza non è altro che la Materia Oscura che abbiamo già
incontrato in Agents of SHIELD: “Ecco
cos’è l’Isodyne. Si tratta di ciò che è coinvolto negli esperimenti
nucleari nel deserto, dove stanno facendo dei test per la bomba
atomica e uno di questi non va proprio nel verso in cui si
aspettavano. Si scoprirà qualcosa in più di questa cosa nella
seconda stagione, ma si trovano ad avere a che fare con ciò che nei
fumetti si chiama Materia Oscura, ma visto che non l’hanno mai
vista prima la chiameranno semplicemente Materia Zero. Questo sarà
il nostro tie-in con Doctor Strange, e ovviamente anche con Agents
of SHIELD.”
Che ve ne pare? In che modola
Materia Oscura potrebbe intrecciarsi con la storia di Stephen
Strange?
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L’uscita di Doctor
Strange è prevista per il 4 novembre 2016. Dirige
Scott Derricksonda una sceneggiatura di
Jon Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del film al
fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono
stati confermatiTilda Swinton, Rachel McAdams e
Chiwetel Ejiofor. Produttore del film, Kevin
Feige, con Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan Lee e
Stephen Broussard come produttori esecutivi.
In attesa delle agognate nomination
agli Academy Awards, che avremo solo il 14 gennaio, ecco i nomi dei
registi che sono entrati nelle due cinquine per contendersi i DGA
Awards 2016 (Director Guild of America). Si tratta ovviamente di
due categorie separate, per il miglior regista esordiente e per il
miglior regista, ed ecco di seguito i nominati:
Miglior regista esordiente:
Fernando Coimbra, “A Wolf at the Door” Joel Edgerton, “The Gift” Alex Garland, “Ex Machina” Marielle Heller, “The Diary of a Teenage Girl” Laszlo Nemes, “Son of Saul”
Miglior regista:
Alejandro G, Iñárritu, “The Revenant” Tom McCarthy, “Spotlight” Adam McKay, “The Big Short” George Miller, “Mad Max: Fury Road” Ridley Scott, “The Martian”
Cresce l’attesa per l’arrivo al
cinema di Captain America Civil War,
l’atteso film dei Fratelli Russo targato Marvel Studios, ed oggi i registi tornano a
parlare di uno dei personaggi più attesi, il nuovo spider-man di
Tom Holland. Ecco le loro parole in merito al personaggio nel
film:
“Spider-Man entrerà in gioco
quando gli Avengers avranno già scelto da che parte stare. Non ha
inoltre un enorme ruolo politico come nel fumetto, ma svilupperà un
rapporto molto personale con determinati personaggi mentre
sceglierà per chi parteggiare. Non voglio rivelare troppo, ma posso
dire che il rapporto che si creerà sarà molto interessante, forse
una delle parti migliori e più speciali del film”.
In Captain
America Civil War lo schieramento di Cap sarà formato
da Bucky, Falcon, Ant-Man, Agente 13 e Occhio di Falco. Quello di
Iron Man invece da Vedova Nera, War Machine, Black Panther e
Vision. Al momento non è ancora chiaro che parte prenderanno
Spider-Man e Scarlet Witch.
In attesa di nuovi dettagli in
merito ricordiamo che Captain America: Civil
War sarà diretto da Anthony
e Joe Russo e vedrà nel cast Chris
Evans, Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Chadwick Boseman,
Sebastian Stan,Samuel L. Jackson, Frank Grillo,
Jeremy Renner e Daniel
Bruhl. Captain America Civil
War arriverà nelle sale italiane il 4 maggio
2016.
Guarda il nuovo trailer italiano
di Ave, Cesare!, il
nuovo film dei registi premi Oscar Joel Coen ed
Ethan Coen, al cinema dal 10 Marzo. Protagonisti in Ave,
Cesare! il premio Oscar
George Clooney, Josh Brolin, Scarlett Johansson, Channing
Tatum, Ralph Fiennes, Dolph Lundgren, Jonah Hill, Christopher
Lambert, il premio OscarTilda
Swinton e il premio OscarFrances
McDormand.
I
film-maker vincitori di quattro premi Oscar® Joel ed Ethan Coen
(Non è un paese per vecchi, Il Grinta, Fargo), hanno scritto
e diretto Ave, Cesare!, una commedia con un cast
stellare ambientato negli ultimi anni dell’Età d’Oro di Hollywood.
Interpretato da Josh Brolin, George Clooney, Ralph Fiennes, Tilda
Swinton, Channing Tatum, Scarlett Johansson, Jonah Hill e Frances
McDormand, Ave, Cesare! racconta le vicende che si
susseguono in una sola giornata della vita di un fixer degli
studios, chiamato a risolvere una marea di
problemi.
La
commedia è prodotta dai fratelli Coen con la loro Mike Zoss
Productions, assieme ad Eric Fellner e Tim Bevan della Working
Title Films.
Continuano ad arrivare estratti
dalla lunga intervista di USAToday ai protagonisti di
Batman v Superman Dawn
of Justice. E oggi sull’atteso scontro
parla Henry Cavill, interprete di Clark
Kent, che è totalmente convinto che Superman batterebbe Batman
se solo lo volesse per davvero:
Superman sarebbe
perfettamente in grado di mettere Batman fuori gioco, e Batman usa
la sua esitazione a proprio vantaggio. E’ come quando giochi con
dei bambini, non ce la metti tutta perché finiresti per fare del
male a qualcuno. C’è l’idea del divertirsi senza che nessuno
si faccia male, quindi bisogna fare attenzione a dove finiscono i
gomiti e le ginocchia. Clark per me è così, mentre Superman è più
rilassato. Superman è come un padre che a casa sua fa il
padre.
“Temendo le azioni incontrastate
di un supereroe pari ad una divinità, il formidabile e
fortissimo vigilante di Gotham City decide di affrontare il più
riverito salvatore di Metropolis , mentre il mondo si batte
per capire di quale tipo di eroe ha bisogno. E con Batman e
Superman in guerra, sorge qualcosa di nuovo che mette l’umanitá in
un pericolo mai conosciuto prima”.
Ricordiamo
che Batman v Superman : Dawn
of Justice, Zack
Snyder è stato
scritto da ChrisTerrio, da
un soggetto di David
S. Goyer.
In Batman v Superman saranno
presenti Henry Cavill nel
ruolo
di Superman/Clark Kent e Ben Affleck nei
panni di Batman/Bruce Wayne. Nel cast ci saranno
anche: AmyAdams, LaurenceFishburne, Diane
Lane, JesseEisenberg, Ray
Fisher, Jason
Momoa e GalGadot. Batman v Superman : Dawn
of Justice arriverà nelle sale di
tutto il mondo il 6 maggio 2016.
La 20th Century
Fox ha diffuso una nuova featurette dedicata alle riprese
incredibili di The Revenant, il film
vincitore del Golden Globes 2016 diretto da Alejandro
Gonzalez Inarritu.
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Il film, diretto da
Alejandro Gonzalez Inarritu, vede
protagonista Leonardo DiCaprio al fianco di
Tom Hardy.
Trama: Nel 1823 il cacciatore
di pelli Hugh Glass (Leonardo DiCaprio) si unisce
alla Rocky Mountain Fur Co. per avventurarsi in un territorio
inesplorato in cerca di nuove pelli. Dopo essere stato aggredito da
un grizzly che lo ha quasi ucciso, l’uomo viene preso in custodia
da due volontari della compagnia, il rude mercenario John
Fitzgerald e il giovane Jim Bridger, futuro “Re degli Uomini delle
Montagne”. Quando gli indiani assaltano il loro accampamento,
Fitzgerald e Bridger abbandonano Glass al suo destino dopo averlo
derubato delle armi e degli oggetti di sua proprietà. Isolato,
privo di difese e furioso, Glass giura di sopravvivere per
vendicarsi.
Ricordiamo che Steve
Jobsuscirà il 9 ottobre negli
USA. La sceneggiatura, scritta da Aaron
Sorkin, verterà attorno a tre principali momenti,
corrispondenti al lancio di tre grossi progetti: il Mac, la
compagnia NeXT, e l’iMac. La foto che ritrae
Michael Fassbender, si riferisce al lancio della della
società NeXT creata da Jobs a metà degli anni ’80 dopo essere stato
estromesso dalla Apple. Il film, che uscirà in Italia a Gennaio
2016, vede tra i protagonistiKate
Winslet, Sarah Snook, Seth
Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg, Perla
Haney-Jardine, Katherine
Waterston, Adam Shapiron
Ambientato nel backstage del lancio
di tre prodotti iconici culminato nel 1998 con l’inaugurazione
dell’iMac, Steve
Jobs ci porta dietro le quinte della rivoluzione
digitale per dipingere il ritratto intimo di un uomo geniale.
Steve
Jobs è diretto dal premio Oscar Danny
Boyle e scritto dal Premio Oscar Aaron
Sorkin, basandosi sulla biografia best-seller del
fondatore della Apple, opera di Walter Isaacson. I produttori sono
Mark Gordon, Guymon Casady di Film 360, Scott Rudin ed il premio
Oscar Christian Colson.
Michael Fassbender interpreta Steve
Jobs, il pionieristico fondatore della Apple, mentre
l’attrice Premio Oscar
Kate Winslet ritrae Joanna Hoffman, ex responsabile
marketing di Macintosh. Steve Wozniak, co-fondatore di Apple, è
interpretato da
Seth Rogen, e Jeff Daniels interpreta
l’ex CEO della Apple John Sculley. Il film ha anche come interpreti
Katherine Waterston nei panni di Chrisann Brennan,
l’ex-fidanzata di Jobs, e Michael Stuhlbarg nel
ruolo di Andy Hertzfeld, uno dei membri originali del team addetto
allo sviluppo del Macintosh della Apple.
Ancora una settimana in
vetta alla classifica del box office Usa per Star
wars: the Force awakens, il film ha incassato 42 milioni
di dollari, portando il totale a 812. Segue in seconda posizione,
il film di Alejandro Inarritu, con Leonardo DiCaprio fresco
vincitore di Golden Globe The Revenant, che
incassa quasi 40 milioni di dollari. Il terzo posto lo
occupa Daddy’s home, in discesa di una
posizione, che questa settimana incassa 15 milioni di dollari per
un totale di 116, mentre in quarta posizione troviamo il
thriller The forest, che incassa 12 milioni
di dollari. A metà classifica si
ferma Sisters, che questa settimana incassa 7
milioni di dollari portando il suo totale a 75, mentre al sesto
posto è di nuovo in discesa The hateful
eight, che incassa 6 milioni di dollari per un totale di
41. La settima posizione la occupa The big
short, che questa settimana incassa 6 milioni portando il
suo totale a 42. Alvin & the Chipmunks: the Road
chip scende in ottava posizione con un incasso parziale di
5 milioni per un totale di
75. Joy, ultimo lavoro di David O.Russel
grazie al quale Jennifer Lawrence ha vinto il Golden Globe, resta
in nona posizione, con un incasso questa settimana di 4 milioni di
dollari per un totale di 46. Chiude la
classifica Concussion, che incassa 3 milioni
di dollari per un totale di 31.
La prossima settimana si aspettano
le uscite di: The benefactor con Richard Gere
e 13 hours: the secret soldiers of
Benghazi di Michael Bay.
Arriva al cinema distribuito da
01 Distribution, La
Corrispondenza, il nuovo atteso film di Giuseppe
Tornatore con un cast d’eccezione composto da
Jeremy Irons e Olga Kurylenko.
Le stelle, nel nostro immaginario,
corrispondono ad una realtà immobile e fissa, da sempre pronte ad
accompagnare il genere umano nel proprio percorso sulla terra. Ma
anche le stelle, inesorabilmente, vanno incontro ad una loro fine.
Può qualcosa di immortale incontrare un ostacolo invalicabile? E
capita anche all’amore?
L’ultima fatica cinematografica di
Giuseppe Tornatore, La
Corrispondenza, sembra cercare proprio delle
risposte a queste domande, nel raccontare la storia d’amore tra il
matura professore d’astrofisica Ed Phoerum (Jeremy
Irons) e la sua giovane studentessa Amy Ryan (Olga
Kurylenko) che riesce a pagarsi da sola gli studi
lavorando come controfigura nelle scene d’azione sui set.
Sprezzante del pericolo, la ragazza sembra però nascondere in tal
modo qualche oscuro ricordo del suo passato, mentre la distanza
geografica nel rapporto con Ed cresce sempre di più e i due sono
costretti a comunicare via Skype e attraverso messaggi di posta e
lettere, che Ed invia di frequente ad Amy sorprendendola. Ma quando
all’improvviso la donna non riesce più a contattare il professore,
l’unica traccia che le rimane sono proprio quelle lettere, per
capire dov’è finito l’uomo e come fa ad esserle sempre così vicino
nonostante tutto.
La pellicola è un’ampia riflessione
sui misteri del cosmo, della fisica, dell’amore, della vita, della
morte ma soprattutto della comunicazione: già il titolo –
La Corrispondenza – evoca uno scambio fitto di
messaggi non tanto virtuali, quanto cartacei. La tecnologia aiuta
ad abbattere le distanze, ma è nella lettera sconosciuta relegata
all’interno di una busta che si nascondono segreti, piccoli
oggetti, misteri che rendono affascinanti i massimi sistemi
elencati precedentemente.
Con questi interessanti presupposti
di partenza Tornatore prova a sciogliere questo
dubbi muovendosi inquieto tra i territori del “thriller” (qui da
intendere come scrittura della suspense) con venature
soprannaturali, un po’ come era già accaduto nel suo Una pura
formalità: il reale assume delle sfumatura misteriose ed
inquietanti, uno strano senso di attesa sembra aleggiare sulle
teste dei protagonisti – qui, nel caso specifico, grazie pure alla
fascinazione esercitata dalle teorie astrofisiche sulle altre
dodici versioni di ognuno di noi che esisterebbero in altrettanto,
sconosciute, parti dell’universo – permettendo così ad una prima
parte della narrazione di avere un tono sostenuto, un crescendo di
tensione man mano che il mistero della scomparsa del professor
Phoerum si infittisce.
Purtroppo però, l’enigma si risolve
presto lasciando il posto ad una riflessione più ampia sulle
relazioni e sull’Amore, su cosa resta quando finisce un amore
(ostinato) e se siamo, sempre, davvero disposti a chiudere con
quest’ultimo. In tal modo si rompe quell’atmosfera suggestiva
creata nella prima parte, costringendo lo spettatore ad attendere
un ulteriore colpo di scena che, purtroppo, non arriverà.
Se non fosse uno dei personaggi più
cool di Star Wars Il risveglio della
forza, Poe Dameron, il più abile ed esperto pilota
della Resistenza, sarebbe semplicemente l’alter ego del
suo interprete. Come lui, anche Oscar Isaac,
capelli scuri con qualche venatura grigia e una faccia imperfetta,
“sa guidare tutto”: negli ultimi anni in cui Hollywood
l’ha raccolto dall’anonimato e trasformato in un attore di grandi
aspettative e risultati, è passato da un set all’altro con estrema
naturalezza, modellando profili e caratteri diametralmente opposti,
lontani, sfaccettati.
Sempre distinto, fiero di quel
potere invisibile che soltanto i primi della classe sfoggiano con
umiltà e che rendono Oscar Isaac un’icona del
cinema contemporaneo ancorato alla tradizione ma fortemente
proiettato al futuro.
Passato
e futuro sono la chiave di lettura di tutta la saga di
Guerre Stellari, l’epica di
George Lucas che ha tagliato in modo trasversale
quasi mezzo secolo di cinema rimanendo congelata nei cuori di padri
e figli. Oggi il passato si rispecchia nella memoria rimasta (e nei
volti di Harrison Ford e Carrie
Fisher), il futuro guarda alle giovani promesse
Daisy Ridley, John Boyega e,
ovviamente, Oscar Isaac. L’attore, nato in
Guatemala e naturalizzato statunitense, potrebbe diventare sul
serio il “pilota” di una generazione che avanza, tra tentativi di
emancipazione dall’industria blockbuster ed esempi di ottimo cinema
indipendente. Lo ha già dimostrato in varie occasioni.
Che Isaac appaia in un piccolo film
o in un capitolo di famosi franchise, poco importa. “Non puoi
pianificare una cosa del genere. Credo di avere avuto fortuna,
abbastanza da far piovere dal cielo queste occasioni. Amo recitare
e mi diverte provare stili diversi, rappresenta una bella sfida
professionale. L’importante è cambiare, io cerco di farlo
continuamente”.
Oscar Isaac Hernandez
Estrada, classe 1979. Sangue latino e temperamento
accademico, lascia la terra natia per migrare in Florida; da lì
inizia il percorso che lo porterà a diplomarsi alla prestigiosa
Julliard School di New York, la stessa dalla quale sono usciti
Robin Williams e Viola Davis ma
anche i colleghi di set Adam Driver e
Jessica Chastain (con lei reciterà in uno dei suoi
film più belli e complessi, A most violent
year, con lui ha condiviso brevemente il set dei
fratelli Coen e, adesso, il franchise di Star
Wars). Curioso come la città che gli ha dato una
formazione drammatica rappresenti il luogo di eterno ritorno, di
numerosi incontri e rivelazioni: è nella Grande Mela che lo
scapestrato cantautore Llewyn Davis percorre una strada di miseria
e malinconia, nel meraviglioso lavoro di Joel ed Ethan
Coen; sempre ai margini di New York, nella contea di
Yonkers, è ambientata la miniserie targata HBO Show me
a hero, dove Isaac interpreta la passione e il
malessere di un giovane sindaco diviso tra responsabilità etica e
civile.
Dello show, scritto dal
David Simon di The Wire
e diretta da Paul Haggis, dice che “è stato
come girare un film di sei ore, con un carico di lavoro maggiore e
la stessa quantità di tempo che hai nel cinema. C’era una strana
energia all’inizio, nel personaggio di Nick, una leggerezza e un
ottimismo che permettevano alla storia di respirare per un po’, pur
sapendo che le cose sarebbero cambiate. Ed è questo che mi
affascinava del progetto”. Una simile purezza la si ritrova
nello sguardo di Abel Morales, neanche a dirlo, un immigrato che a
New York costruisce un piccolo impero d’affari e intraprende un
percorso quasi macbethiano verso la corruzione morale.
A most violent year è il terzo film di
J.C. Chandor, uno di quei tre registi
(insieme a Bennett Miller e Paul Thomas
Anderson) che sta riscrivendo la storia del cinema
americano con un linguaggio e una forma rinnovati dal grande
respiro contemporaneo. Per mostrare la parabola discendente del
sogno americano, il regista sceglie forse i due attori migliori in
circolazione.
Oscar Isaac e
Jessica Chastain si conoscono da tempo. Hanno
frequentato le stesse aule della Julliard e condiviso il
palcoscenico, “Ci conosciamo così bene da prevedere le nostre
mosse. E poi abbiamo un approccio alla recitazione molto simile,
fatto anche di fiducia reciproca. Spesso quando lavori con altri
attori, e mi capita spesso, hai paura di violare quel processo
recitativo, invece con Jessica ero libero di oltrepassare quei
confini senza mai offenderci l’uno con l’altra”. Racconto di
incredibile tensione e simbologia classica, da alcuni paragonato a
Il Padrino,A most violent
year distrugge la purezza del protagonista Abel,
piegato ma mai distrutto dagli ordini della sibillina moglie. E
tali sfumature, a tratti tragiche, non sarebbero state visibili
senza attori come Isaac e la Chastain, veri “fenomeni” e camaleonti
sulla scena.
A chiudere il legame che Oscar ha
stretto con New York, arriva quella pellicola che ha cambiato ogni
cosa, il suo miracoloso “turning point”, il punto di svolta di una
carriera che annovera collaborazioni con Ridley
Scott, Zack Snyder, Steven
Soderberg, Alejandro Amenabar: nel 2013 i
fratelli Coen presentano sulla croisette di Cannes
Inside Llewyn Davis, un capolavoro di poesia che
passa fra le mani (e la voce) dell’attore. Negli anni Sessanta, il
cantautore Dave Van Ronk, che ha ispirato il film, vive nell’ombra
di squallidi locali e del successo di Bob Dylan; è
un periodo cruciale per lo sviluppo e la diffusione del folk
americano, espressione più pura di un disagio esistenziale, prima
che politico e sociale, che la fotografia di Bruno
Delbonnel rende opaco e fragile nei fumi della città e
negli occhi di Llewyn. Un Oscar Isaac
sensibilmente dimesso riempie ogni frame, ogni accordo spezzato,
ogni parola cantata di una malinconia consapevole. Il segno che
lasciano i grandi attori, ma anche quei ragazzi che all’improvviso
devono presentarsi al capezzale dei propri idoli di gioventù.
“Quando ho saputo del film mi sono detto che dovevo farne
parte. Ho visto tutti i film dei Coen due o tre volte, alcuni di
più. Il loro tono è radicato nella mia testa. Recitare la parte di
Llewyn è stato difficile, lui è un tipo così chiuso, un’isola
lontana dalla realtà. Per questo non si trattava di un semplice
musical ma di una finestra su me stesso. Dovevo andare a fondo,
capire la sua natura di perdente”.
Dal cemento delle strade battute al
cielo liquido di una galassia lontana lontana ci sono stati di
mezzo ruoli come il folle Nathan di
Ex-Machina, esordio di Alex
Garland, il Principe Giovanni, partecipazioni a
Che – L’Argentino e a I due
volti di Gennaio. Ma cosa è cambiato? Nulla, secondo
Isaac. “Scegliere un ruolo… è come innamorarsi. Non c’è logica
o criterio, è una sensazione innata. Leggi una sceneggiatura e ti
innamori del personaggio, non smetti di pensarci, è il tuo pensiero
fisso. E poi si aggiunge la voglia di lavorare con artisti che
hanno una visione particolare”.
Intanto, grazie al Nick Wasicsko di
Show me a hero, vince il primo Golden
Globe della carriera, ed è solo l’inizio. Signori, abbiamo trovato
il pilota che guiderà questa generazione di nuovi attori. Grandi
attori.
TMZ ha fotografato, sul
set di Rogue One A Star Wars Story, gli
X-Wing a riposo, che verranno probabilmente utilizzati dai
protagonisti del film.
Ecco le immagini:
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Diretto da Gareth
Edwards su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue
One è un film prequel ambientato negli anni tra
La Vendetta dei Sith e Una
Nuova Speranza. L’uscita è prevista per il 16
dicembre 2016. Nel cast del film Felicity
Jones, Mads Mikkelsen, Rizz
Ahmed, Diego
Luna, Forest Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente
ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e
IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars.
Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia
tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo
sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di
nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi
droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti
nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo
droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i
piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle
pronta per la battaglia.
Ecco una nuova featurette di
The Danish Girl, film di Tom
Hooper reduce da tre candidature ai
Golden Globes (senza però nessuna vittoria). Il film vede
protagonisti Eddie Redmayne e Alicia
Vikander.
Proprio la giovane attrice
nordeuropea è la protagonista del video di seguito.
The Danish
Girl racconta la storia vera di Einar
Wegener, l’uomo che decise di diventare il primo
tansgenders della storia con il nome di Lili
Elbe.
La pellicola, in cui Eddie
Redmayne interpretata proprio la Wegener, nata uomo e
diventata donna dopo essersi sottoposta, nei primi decenni del
‘900, ad una serie di interventi chirurgici, è ispirato al romanzo
The Danish Girl di David
Ebershoff (edito in Italia col titolo La
Danese), e sarà diretto da Tom Hooper,
che aveva già lavorato con Redmayne in Les
Misérables. Nel cast ci saranno anche Alicia
Vikander e Amber Heard. Di seguito la
trama del libro:
“Copenaghen, anni Venti. Greta è
una giovane americana iscritta all’Accademia delle Belle Arti. Lì
conosce Einar, il suo timido e taciturno insegnante, di cui si
invaghisce. I due giovani si sposano e dedicano la loro vita comune
alla pittura. Greta si specializza nei ritratti e quando una sua
amica non può posare per gli ultimi ritocchi, Einar si presta come
modello. Indossati gli abiti femminili, il pittore finisce per
immedesimarsi a tal punto da assumere un’altra identità e il nome
di Lili. Da quel giorno Lili compare sempre più spesso nella vita
privata e sociale della coppia fino alla decisione definitiva di
Einar di affrontare un’operazione chirurgica per diventare
donna.”
Ecco le prime immagini ufficiali di
Doraemon il film – Nobita e gli eroi dello
spazio, il nuovo lungometraggio ispirato ai celebri
personaggi giapponesi.
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Dopo il successo di
Doraemon Il Film e Doraemon
Il Film – Le avventure di Nobita e dei cinque
esploratori, il gatto più amato da intere generazioni
di bambini torna al cinema per una nuova straordinaria
avventura.
Diretto da Yoshihiro Osugi,
Doraemon il film – Nobita e gli eroi dello spazio
uscirà in Italia il prossimo 28 gennaio.
Ecco il nuovo trailer italiano di
13 Hours – THE SECRET SOLDIERS OF
BENGHAZI il nuovo adrenalinico film “low budget”
diretto da Michael Bay con protagonista
John Krasinski.
Arriva da Variety la notizia che
Priyanka Chopra, star della serie tv
Quantico, si è unita ufficialmente al
cast del prossimo film basato sulla serie tv
Baywatch. La giovane attrice è in
trattative iniziali per affiancare Kelly Rohrbach,
Alexandra Daddario, Zac
Efron e il protagonista Dwayne
Johnson.
La pellicola sarà diretta
da Seth Gordon (Come ammazzare il capo e
vivere felici). Non si hanno molti altri dettagli sul film, ma
in attesa di vedere completo il cast del progetto vi invitiamo a
rimanere su Cinefilos per le novità a riguardo.
Vi abbiamo detto qualche giorno fa
che su Change.org era apparsa a
petizione per far dirigere a George LucasStar Wars Episodio IX (con
tanto di contro-petizione).
Adesso Colin
Trevorrow, regista di Jurassic
World e incaricato dalla Disney di dirigere il nono
episodio, commenta l’accaduto: “È divertente, l’ho vista il
giorno in cui ero alla LucasFilm per fare un discorso a tutti su
quanto volevamo lavorare sulle invenzioni e le innovazioni che
Lucas aveva portato nei film precedenti, senza la paura di metterci
in imbarazzo perché stavamo facendo qualcosa di assurdo”.
“Quando George ha fatto Star
Wars – ha continuato Trevorrow – un sacco di eprsona
pensavano che fosse pazzo. Quando provi a spiegare Star Wars a
qualcuno che non lo conosce, dici ‘c’è questo ragazzo, suo padre è
mezzo robot, può fare magie, e c’è quast’altro ragazzo che può
volare nello spazio con una navicella, e il suo migliore amico è un
cane’, sembra una follia, ma è la più grande storia mai raccontata.
Voglio solo realizzare quel tipo di invenzioni e di creatività che
hanno portato a quello”.
Il discorso di Trevorrow sembra in
qualche modo anche uno schermo contro ciò che è stato poi detto a
JJ Abrams in merito alla mancanza di innovazione nel suo Star Wars.
Che ve ne pare?
Trevorrow, e prima di lui Rian
Johnson per Episodio VIII, cambieranno le carte al tavolo di
Abrams?
La notizia era già stata diffusa lo
scorso dicembre, ma adesso è arrivata la conferma ufficiale da
parte della Marvel: Ryan
Coogler dirigerà Black Panther,
il primo film di supereroi ad avere un protagonista di
colore. Nei panni di T’Challa ci sarà Chadwick
Boseman, che esordirà sul grande schermo, nei panni
dell’eroe di Wakanda, in Captain America Civil
War.
Il presidente Kevin
Feige ha dichiarato in merito: “Siamo incredibilmente
fortunati ad avere un regista così stimato all’interno della grande
famiglia Marvel. Il talento che Ryan ha
dimostrato con i suoi due primi lavori gli hanno permesso di
arrivare subito in cime alle nostre preferenze per la regia di
Black Panther. I fan aspettano questo film da tantissimo tempo e
siamo sicuri che Ryan sarà il più adatto a raccontare la storia di
T’Challa.”
Chadwick
Boseman, interprete del
personaggioprotagonista, ha
firmato un contratto per cinque film. Il primo sarà ovviamente
Captain America Civil War, che uscirà il
6 maggio 2016. Poi ci sarà il suo film solo, Black
Panther, per il 3 novembre del 2017. Se poi dovesse
apparire sia in Avengers Infinity War Parte I e Parte
II (rispettivamente al cinema il 4 maggio 2018 e il 3
maggio 2019), rimarrebbe poi un altro film in cui vedremo
l’attore.
Robin Wright è nel
cast di Wonder Woman, ma il suo ruolo è
ancora misterioso. Alcuni dettagli recenti potrebbero però darci
alcune indicazioni sul personaggio.
Durante una chiacchierata con
Dylan Penn, figlia di Sean e Robin
Wright, THR ha intercettato una dichiarazione piuttosto
interessante della ragazza.
Interrogata sulla presenza o meno
della madre alla serata dei
Golden Globes, dove Robin era candidata nella categoria
Migliore attrice in una serie di gerene drama, la giovane ha detto:
“Non ci sarà, si sta allenando per diventare un supereroe in un
film”.
Questa dichiarazione potrebbe
confermare le supposizioni che vorrebbero Robin nei panni di
Ippolita, la regina delle Amazzoni. Che ne pensate?
Wonder
Woman è prodotto da Charles Roven, Zack
Snyder e Deborah Snyder,
con Richard Suckle, Stephen Jones, Wesley Coller,
Geoff Johns e Rebecca Roven come executive producers.
Vi ricordiamo che il film verrà
diretto da Patty
Jenkins e vedrà protagonisti Gal
Gadot e Chris
Pine.Wonder Woman arriverà
al cinema il 23 giugno 2017.
Lo scorso giugno, prima che venisse
ufficializzato il suo casting in Wonder
Woman al fianco di Gal Gadot, Latino Review aveva
rivelato che Chris Pine era in trattative per
interpretare Lanterna Verde nell’annunciato reboot
Green Lantern Corps ad opera della Warner
Bros.
Adesso, in occasione della
promozione del suo ultimo film Finest Hours, è stato lo
stesso attore a rivelare di non essere mai stato in trattative per
il ruolo. Pine ha così sintetizzato sulla cosa: “No, non mi è
stato mai offerto nulla a proposito di Lanterna Verde. Non ho mai
neanche avuto una sola discussione su Lanterna Verde”.
Considerando che viviamo in
un’epoca in cui sia i registi che gli attori negano costantemente
ruoli o progetti ai quali poi si scopre che erano effettivamente
collegati, è possibile che le parole di Pine non corrispondano
esattamente alla verità. Voi cosa ne pensate?
Quest’anno, a San Valentino,
innamorati di Deadpool! È quello che il
Mercenario Chiacchierona ha detto condividendo su Twitter il nuovo
banner che vede protagonista Wade Wilson e Vanessa. Il banner
sembra quello di un film romantico, ma la battuta irriverente è
dietro l’angolo, e così ecco arrivare Ryan
Reynolds che risponde a tono sul suo account Twitter.
Il primo film in stand-alone
dedicato al mercenario chiaccherone promette un’ enorme dose di
politicamente scorretto pronta ad abbattersi sul pubblico
all’uscita in sala, il 4 Febbraio. “Questo film funziona
tranquillamente all’interno dell’universo X-Men” ha dichiarato
Reynolds ad Empire, “ma non per questo include la sensibilità
dei film dedicati ai mutanti. È come prendere un personaggio degli
X-Men, imbottirlo di LSD e rispedirlo su schermo.”
A proposito di X-Men: chi ha visto
il trailer avrà notato che la presenza dei mutanti su schermo sarà
decisamente corposa. Andre Tricoteux sostituisce
Daniel Cudmore nei panni di Colossus, ed appare
nella nuova immagine rilasciata da empire pochi minuti fa a fianco
di un Deadpool che pare intento a rompere la quarta parete.
Vi ricordiamo che
in Deadpool ci sono confermati
con Ryan Reynolds anche Morena Baccarin,
T.J. Miller, Ed Skrein, Gina Carano e Daniel
Cudmore che tornerà nei panni di
Colosso. Deadpool è scritto da
Paul Wernick e Rhett Reese,
diretto da Tim Miller e sarà nei cinema USA dal 12
febbraio 2016.
Secondo quanto riportato da WGNO, le
riprese di Gambit, il travagliato
spin-off di X-Men con protagonista
Channing Tatum, partiranno ufficialmente a New
Orleans (Louisiana) il prossimo marzo.
Dopo l’abbandono di Rupert
Wyatt (L’alba del pianeta delle scimmie), sarà
Doug Liman (The Bourne Identity, Mr. & Mrs.
Smith, Edge of Tomorrow) a dirigere il film.
Al fianco di Channing Tatum ci sarà
anche Lea Seydoux (La Vita di Adele,
Spectre). Il film sarà prodotto dallo stesso Tatum in
collaborazione con Reid
Carolin,Simon
KinbergeLauren
Shuler Donner (storici produttori del franchise
di X-Men) e uscirà al cinema il 7
ottobre 2016.
Alla fine di Star Wars
Il Risveglio della Forza, abbiamo lasciato Finn su un
letto di degenza. Dopo lo scontro con Kylo Ren, l’ex assaltatore
del Primo Ordine è rimasto ferito e mentre Rey va da Luke, lui
pensa a riposare e a rimettersi. Lo troveremo, sempre con il volto
di John Boyega, in Star Wars Episodio
VIII, che a detto dell’attore sarà molto più dark del
film precedente.
L’attore inglese ha dichiarato:
“La sceneggiatura è grandiosa, Molto più oscura, ma siamo tutti
molto eccitati. La mia parte nel prossimo film sarà più fisica
quindi potrei dover andare in palestra un po’ di più”.
Che vi aspettate dal prossimo film
della saga?
Star Wars Episodio VIII uscirà negli
USA il 24 maggio 2019. Alla regia ci sarà Rian
Johnson.
Risale allo scorso ottobre la
notizia che il premio Oscar Jennifer Lawrence
(Il lato positivo, American Hustle) è in trattative per
interpretare la protagonista nel nuovo misterioso progetto indie
del regista Darren Aronofsky (Il Cigno nero,
Noah). Adesso Variety conferma non solo che il film sarà il
prossimo progetto di Aronofsky, ma anche che al fianco della
Lawrence ci sarà un altro premio Oscar, ossia Javier
Bardem (Non è un paese per vecchi, Skyfall).
Darren Aronofsky scriverà, dirigerà
e produrrà il film grazie alla sua Protozoa Pictures, in
collaborazione con Scott Franklin e Ari Handel. Le riprese
inizieranno la prossima primavera, mentre l’uscita è fissata per il
2017. Il film racconterà la storia di una coppia la cui relazione
viene messa a dura prova dall’arrivo di alcuni ospiti inattesi che
metteranno a rischio la tranquillità della loro casa.
Dopo il travolgente successo al
botteghino di Star Wars il Risveglio della
Forza, la Disney e la LucasFilm sono sempre più
invogliate ad andare anvanti con il loro programma pluriennale e a
mettere ufficialmente in produzione lo spin off su un giovane
Han Solo. Ecco di seguito alcuni dei nomi
più famosi che sono presenti nella short list ufficiale, secondo
Variety.
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La produttrice Kathleen Kennedy e i
registi Phil Lord e Chris Miller cominceranno a breve a fare gli
screen test e la decisione ufficiale sarà presa, immaginiamo, nelle
prossime due settimane.
Con l’eccezione di Scott Eastwood,
che ha 29 anni, gli altri attori hanno tutti trai 20 e i 25 anni.
Tuttavia l’età dei partecipanti al provino si aggira trai 17 e i 34
anni.
Il film sarà ambientato dieci anni
prima degli avvenimenti di Una Nuova Speranza.
Lo spin off su Han
Solo è previsto per il 25 maggio 2018 e sarà diretto
da Phil
Lord e Christopher Miller.
Arriva da Deadline la notizia che
il premio Oscar Jamie Foxx intepreterà
Little John in Robin
Hood Origins, nuovo adattamento della storia
dell’arciere di Sherwood ad opera della
Lionsgate.
Sappiamo da tempo, invece, che il
giovane Taron Egerton, visto al fianco di Colin
Firth in Kingsman Secret Service, interpreterà il
leggendario principe dei ladri nella pellicola. Le riprese del film
partiranno la prossima estate.
Otto
Bathurst, regista televisivo attualmente impegnato con
la pre-produzione del suo debutto sul grande schermo (il thriller
Three Seconds), si occuperà della regia di Robin Hood
Origins, che sarà sceneggiato da Joby Harold
(autore dello script di Knights Of The Round Table di Guy
Ritchie) e che racconterà le origini del popolare arciere
d’Inghilterra, sulla falsariga di quanto fatto da Ridley Scott nel
suo adattamento con Russell Crowe, ultima volta che abbiamo visto
il personaggio di Robin Hood al cinema. La pellicola sarà prodotta
dalla Appian Way di Leonardo DiCaprio.
La Paramount Pictures che
annunciato che Juan Antonio Bayona (The
Impossible) ha abbandonato la regia di World War Z
2, sequel della pellicola sci-fi con protagonista
Brad Pitt. Nel comunicato ufficiale si legge:
“Bayona non dirigerà più World
War Z 2, ma il nostro obiettivo è andare avanti col progetto. É un
regista fantastico, e ci auguriamo di tornare a lavorare con lui
molto presto”.
World War Z 2 arriverà
nelle sale il 9 giugno 2017. Le riprese del film
dovrebbero cominciare la prossima estate. Al momento la produzione
è alla ricerca di un nuovo regista, che dovrebbe essere annunciato
a breve.
World
War Z è la trasposizione cinematografica del
romanzo “World War Z La guerra mondiale degli zombi” di Max Brooks
del 2006. Brad Pitt tornerà nei panni di Gerry
Lanel, e sarà nuovamente produttore. A scrivere la sceneggiatura
del film World
War Z 2 sarà lo scrittore e regista
Steven Knight, che ha scritto e diretto
l’apprezzatissimo Locke, con Tom
Hardy e visto al Festival di Venezia
2013. Inoltre, ha scritto le sceneggiature dei film in
arrivo Seventh Son, Madame Mallorye il piccolo chef indiano con
Helen Mirren e il biopic su Bobby Fischer,
Pawn Sacrifice. É sua anche la
sceneggiatura del film di
Cronenberg, La promessa
dell’assassino.
I fotografi Charles
Star e Leonardo Moon Matadin hanno
realizzato una serie di ritratti black and white per i vincitori e
alcuni dei presentatori dei Golden Globes 2016. Eccoli di
seguito:
The Hateful
Eight è già uscito nelle sale americane, da noi
arriverà il 4 febbraio, ma il regista Quentin
Tarantino ha già in mente dei nuovi piani su un
ritorno a teatro, proprio con la pellicola. Secondo quanto ha di
recente dichiarato, infatti, il regista vorrebbe
adattare The Hateful Eight per una
versione teatrale, ovviamente sempre sotto la sua direzione.
”Ho pensato [alla versione per
il teatro] completamente”. afferma Tarantino. ”Sto solo
aspettanto che questa stagione dei premi finisca, così posso
scrivere, mi metto lì e scrivo”.
La transizione del film,
comporterebbe uno spostamento della storia di The Hateful
Eight in un’unica location, la Minnie’s Haberdashery.
L’unico set principale diverso da questo, sarebbe la carrozza
trainata da cavalli.
Tarantino ha anche spiegato si era
pensato di farne un opera teatrale, prima, non dopo l’uscita del
film:
”Harvey [della The Weinstein
Company] veramente ha cercato di convincermi a farlo prima. Ha
detto ‘Raccontiamolo ad alta voce prima di farci un film’. E io ho
detto ‘Guarda. Potrei. Ma mi piace l’aspetto del mistero, che
funziona davvero solo nel film. E ho i 70mm e la neve. Quindi
lasciamelo fare’.”
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Vi ricordiamo che
i protagonisti della pellicola sono: Samuel L.
Jackson (Django Unchained),
Kurt Russell (Escape From New
York), Jennifer Jason Leigh
(Mrs. Parker And The Vicious Circle),
Walton
Goggins(“Justified”),
Demian Bichir (A Better
Life), Tim Roth
(Reservoir Dogs), Michael
Madsen(Reservoir Dogs),
Bruce Dern(Nebraska) e
Channing
Tatum(Foxcatcher).
Scritto e diretto da
Tarantino, The Hateful
Eight è prodotto da Richard N.
Gladstein, Stacey Sher e Shannon
McIntosh. Harvey Weinstein, Bob
Weinstein e Georgia Kacandes sono i
produttori esecutivi, Coco Francini e
William Paul Clark i produttori associati.
Dopo la notizia della morte, e le
tante parole dette su David Bowie da
colleghi e personaggi famosi, per ricordarlo, arriva un’altra
notizia, secondo la quale l’artista avrebbe potuto fare una
comparsa nel prossimo film I Guardiani della Galassia
2 in uscita il prossimo anno.
A rivelarlo è James
Gunn – sceneggiatore del primo capitolo – che, sul suo
account facebook, scrive: ”Solo poco tempo fa stavo parlando
con Kevin Feige della possibilità di un cameo ne I Guardiani della
Galassia 2, e siamo arrivati al nome di Bowie”, ha rivelato
Gunn. ”Gli ho detto che nulla al mondo mi avrebbe reso più
felice, ma ho saputo da amici comune che non stava bene. Poi
abbiamo saputo che stava di nuovo bene e la cosa diventava
possibile. Che se lo immaginava?”.
Il post di Gunn poi continua,
aprendo a una possibilità di inserire una traccia di Bowie nel
film: ”Bowie era un mio idolo, enorme e onnipresente. Pochi
artisti in qualsiasi campo hanno lasciato un’impressione indelebile
su di me come lui. Secondo me, Ziggy Stardust è forse il più
grande album rock and roll di tutti i tempi. Abbiamo
inserito ”Moonage Daydream” ne I Guardiani [della Galassia],
ma ho sempre pensato che il carattere dell’album fosse al di là di
questo, nell’estetica, nel collegamento apparentemente naturale e
integrale con la pop cultura del rock anni ’70 e nella space opera.
Ho cercato di inserire un altro pezzo di Bowie nel sequel, il
che renderebbe Bowie l’unico artista ad avere una canzone nel primo
e secondo film. Penso che questo sia giusto e appropriato. Anche se
ho tagliato la scena che poi abbiamo usato, noi ne abbiamo i
diritti. Chi lo sa. Forse riuscirò a trovare
un modo”.
Per presentare il film
La Corrispondenza, ultima fatica del
regista Giuseppe Tornatore, si sono ritrovati
all’Hotel St. Regis il regista stesso e i due protagonisti
Jeremy Irons e Olga
Kurylenko.
Il primo ad aprire le danze è il
regista Giuseppe Tornatore, pronto ad affrontare una round table
con la stampa.
Collegati in diretta Skype con la
stampa milanese, la prima domanda arriva però da Roma e riguarda la
storia d’amore – apparentemente impossibile, ma non da
fantascienza- che lega Ed e Amy, i due protagonisti del film: la
tecnologia permette l’impossibile, disseminando inoltre il film di
elementi magici, che sospendono la dimensione dello spettacolo
filmico. Tornatore spiega che la tecnologia – altra protagonista
della pellicola – crea una rete tale da rendere realistico e
realizzabile elementi che, altrimenti, trascenderebbero la realtà e
la vita stessa. La volontà del regista era quella di dare spazio a
delle percezioni che vanno oltre le nostre percezioni legate ai
cinque sensi, sfiorando elementi vicini ad una sfera ineffabile
legata al sesto senso, ovvero tutto ciò che non si può
razionalmente capire ma che possiamo percepire. Il sogno eterno
dell’uomo è sempre stato quello di sperare in forme di estensione
della propria esperienza sensoriale di vita; la tecnologia sembra
aver reso possibile tutto ciò, che fino a poco tempo prima era
stato solo ipotizzato/ pensato/ teorizzato. Il film ruota attorno
ad un sogno, perché il destino e l’esistenza umana si possono
manipolare ma fino ad un certo punto, nonostante la tecnologia
possa aiutarci nel modificare il nostro codice di comportamento con
gli altri, facendo sì che le nostre relazioni interpersonali ne
risultino influenzate: tutto ciò esercita un processo di
fascinazione, e per Tornatore era necessario raccontare tutto
questo attraverso le immagini.
A proposito della tecnologia, essa
cambia anche la “macchina cinema” stessa: la tecnologia permette di
relazionarsi con qualcosa che non ha più la stessa forma; per il
regista è lo stesso con le forme filmiche ormai desuete (ad
esempio, la pellicola)?
Secondo Tornatore un certo tipo di
cinema non è mai morto e mai lo sarà, si è solo trasformato; ha
cambiato i codici espressivi dell’audiovisivo, si sono evoluti con
la stessa velocità dei tempi, ma “la pellicola” in sé non morirà
mai. Quindi la storia d’amore raccontata nel film non è
un’allegoria anomala tra gli astrofisici che si relazionano con le
stelle morte e un’idea di cinema scomparso: si tratta di una
forzatura, perché in fondo anche il cinema è fatto di un codice
particolare, anche perché nell’istante stesso in cui un fotogramma
raggiunge la nostra retina, esso non è, in fondo, già passato?
Un’altra domanda riguarda la scelta
dei due attori protagonisti, Irons e la Kurylenko: perché loro due?
Perché ha scelto di raccontare una storia d’amore complessa- come
in altri suoi film?
Il primo spunto, nato diversi anni
fa, prevedeva la presenza di un uomo e di più figure femminili, ma
il senso della storia veniva travisato in un racconto di pura
fantascienza. Ma con l’evoluzione tecnologica, nel corso degli
anni, quell’intuizione fantascientifica è diventata realistica, e
l’intrusione di un elemento sci-fi non era più necessario, e la
storia poteva essere così adattata. Si è arrivati in tal modo ad
un’unica donna e ad un uomo. Per quanto riguarda gli attori, ne ha
visti diversi, valutando diverse possibilità, parlandone con i
produttori: poi quando, dopo un incontro, ha avuto una sorta di
rivelazione sentendo che lì, in quel momento, c’erano davvero i
personaggi, allora scegliere è stato più facile. Per quanto
riguarda Jeremy Irons, pochissimi attori in verità potevano calarsi
in quel ruolo: la prima – ed unico – è stato Irons, con una lunga
conversazione via Skype (altro elemento dominante del film). Gli
sembrò perfetto, e fu scelto come Ed.
Per quanto riguarda la natura
complessa dell’amore, il regista riflette su tale argomento in ogni
storia raccontata: non esistono amori felici, storie semplici, che
in fin dei conti non destino interesse negli autori. Sono gli amori
che hanno a che fare con le difficoltà ad essere interessanti.
Le prime domande milanesi via Skype
non tardano ad arrivare, e riguardano sempre la tecnologia: nel
film essa sembra quasi un dispositivo che rende impossibile
l’oblio, l’abbandono dei ricordi. Ed in effetti, in alcune parti
del film si assume questo tono, come di una sorta di amore ostinato
e violento che tende a passare a tutti i costi attraverso il mezzo
virtuale; spetta a noi l’abilità di bilanciare e mediare l’uso che
di essa facciamo.
Proprio la distanza virtuale ha
coinvolto i due attori in prima persona: nella pellicola Irons e la
Kurylenko condividono solo due scene, di cui una fisica e una,
invece, via Skype, girata come un vero collegamento “live”: invece
tutti i messaggi che si vedono sono stati girati prima dell’inizio
delle riprese effettive del film, con una troupe ridotta,
rimarcando il carattere “artigianale” di quest’ultime; in tal modo
l’attrice ha sempre avuto modo di relazionarsi, in ogni momento,
con un interlocutore virtuale già presente (in qualche modo). Il
tema della distanza è una pena ed un dolore per i due amanti, ma
essa rende tutto più chiaro come una lente d’ingrandimento: si vede
tutto in modo molto più limpido e lineare, a distanza di sicurezza.
Spesso è anche la paura a tenerci a distanza.
La colonna sonora è stata firmata
da Ennio Morricone, fresco vincitore di un Golden Globe per la
colonna sonora di The Hateful Eight,
cominciando a lavorare sulla partitura già all’inizio, con solo la
prima stesura della sceneggiatura in mano; l’intento era quello di
usare dei tappeti sonori non tradizionali, inoltrandosi in una
ricerca sperimentale sui suoni elettronici che spesso non sono
vicini alla produzione musicale di Moricone, più incline
all’orchestrazione. Piccola curiosità post- Golden Globes: è stato
Tornatore a convincere Morricone a non rifilare a Quentin Tarantino
un terzo rifiuto di fila.
Il film uscirà in oltre 400 copie,
di cui alcune sottotitolate.
Changer la dame, la
prossima è Olga Kurylenko, che confessa di aver desiderato subito
di voler fare questo film e di volere questo ruolo, immediatamente:
era attratta dal ruolo, dal personaggio e dalla stravaganza della
storia. Lei come affronterebbe una vicenda come quella del film del
nella realtà, e com’è stato lavorare con un regista italiano?
Beh, per lei è stata la prima buona
occasione per lavorare con un regista italiano, e ha incontrato un
contesto così diverso: poi si trattava comunque di Tornatore, per
lei uno dei registi italiani più importanti. I suoi personaggi
femminili sono molto interessanti ed oggi è così difficile trovare
dei ruoli scritti così bene, così sfaccettati, forti e ben
delineati. Inoltre si tratta di uno di quei rari casi in cui un
regista sa bene come immortalare, attraverso le inquadrature, una
donna. Nella realtà una situazione come quella del film non la
spaventerebbe, sottolinea la Kurylenko, perché per quanto in amore
siamo tutti egoisti e c’è una forte componente legata al senso di
possesso, in realtà quello che lega i due personaggi è davvero
amore, puro e semplice amore.
Oggi internet, messaggi, mail e
social possono sostenere una relazione e farla crescere,
accorciando anche le distanze: ma l’amore vero è davvero immortale,
e se finisce forse non si tratta, davvero, d’amore; quello vero
resiste, sopravvive anche ad un termine, una separazione, una fine;
ed è bello e poetico che Tornatore abbia creato un parallelismo
così poetico tra le stelle e l’amore vero, stelle che continuiamo a
vedere anche quando sono morte, colte nella loro fulgida
immortalità. Non si può poi smettere di amare qualcuno così,
all’improvviso: il personaggio di Amy non riesce, ad un certo punto
del film, a sostenre il peso di quella relazione, e l’unico modo
per scappare è chiudere; ma è impossibile, razionalmente, imporsi
di non amare qualcuno. Non scegliamo razionalmente chi amare e
quando.
Per quanto riguarda il suo,
personale, rapporto con la tecnologia, la Kurylenko ammette di
usarla per necessità: comoda per restare in contatto con le persone
accorciando distanze e tempi, per il resto non ne fa un abuso,
soprattutto per quanto riguarda i social media il cui uso è stato
ampiamente travisato: chi ha sempre avuto un lato
narcisista/egoista/egocentrico vive su di essi perdendo la
percezione di ciò che lo circonda. Bisogna evitare gli estremi e
trovare un equilibrio, come in tutte le cose. Comunque è
impossibile non far parte di quest’onda anomala, tirandosi
indietro: soprattutto per i giovanissimi, la pressione sociale è
fortissima e si abbatte su di loro pesantemente.
Amore ed astrofisica: questi i due
cardini del film, i due principali. Come si è rapportata ad un
argomento così complesso, che forse non conosceva prima? Studiando,
studiando, studiando! Sorprendendo anche se stessa, oltre a
Tornatore, ha cercato di approfondire di cosa parlava Amy, il suo
personaggio, per provare a capire e ad approfondire l’argomento nel
profondo, suscitando lo stupore di Tornatore sul set, che la vedeva
totalmente concentrata. Immortali le stelle, nonostante la morte,
immortale l’amore; distanti loro, distanti i sentimenti. Come si è
ritrovata ad affrontare un coprotagonista… praticamente un fantasma
per tutto il corso del film, visto che si comunicano solo tramite
video (e mai dal vivo): premettendo che era da sempre una fan di
Irons, fin dalla prima visione di “Lolita”, per lei era un vero
onore condividere con lui il set; i messaggi – pre- registrati
precedentemente- hanno reso più facile il suo lavoro,
aiutandola.
Infine, arriva Jeremy Irons:
charmant e dall’inconfondibile fascino britannico,
ironicamente replica a chi gli ricorda di aver dichiarato, pochi
giorni fa, di aver trovato delle similitudini tra lui e il suo
personaggio. In realtà, il suo personaggio è semplicemente un
astrofisico e… niente più! Ma è importante riflettere
sull’immortalità delle proprie opere, come per Ed dei suoi studi
astrofisici, così come per gli artisti (e qui il pensiero corre a
David Bowie, scomparso proprio oggi: se il lavoro comunica con il
pubblico, instaurando un rapporto, esso allora è destinato a
rimanere, anche quando la persona non c’è più, non è più tra
noi.
Irons trova interessante cercare di
capire qual è il rapporto che si sviluppa tra la coppia
protagonista, un legame che si crea solo virtualmente: le due
persone sono distanti e non vicine, come è già accaduto
storicamente innumerevoli volte; oggi è più facile, ma le persone
si conoscono prima in rete e poi si incontrano. Nel film, accade il
contrario, cioè due persone si conoscono per poi “perdersi”.
Quando è stato girato il film,
Irons conosceva già Olga, cercando comunque- nonostante la mancanza
di scene in comune-di poter creare un background di una storia tra
i due. Certo, la cosa che lo preoccupa della tecnologia è la
velocità, tutto avviene in modo talmente rapido, mentre quando si
scriveva una lettera c’era una procedura, un rituale lento e
malinconico, che rendeva reale la possibilità di instaurare una
comunicazione emotiva, una vicinanza impossibile dietro uno
schermo. Il tempo che si impiegava per scrivere una lettera,
rileggerla, leccarla, chiuderla ed imbucarla permetteva di
riflettere e prendere tempo.
E per quanto riguarda l’amore, esso
è immortale?
Secondo Irons l’amore è immortale,
se letto da un punto di vista di puro spirito: ma l’amore è
mortale, come noi, come gli umani coinvolti; l’amore rimane, il suo
spirito resta ma tutto è destinato a passare inesorabilmente. Tutte
le persone che Irons ha amato rimangono nel suo io più recondito,
sia per quanto riguarda quelle che se ne sono andate, sia quelle
che sono rimaste. Rimangono e non scompaiono mai
definitivamente.
Cos’è l’amore? È una forma di
comunicazione più che di arte. E l’arte è una forma di
comunicazione e di amore tra lo spirito di chi l’ha creata e lo
spettatore. Dipende da cosa si riesce a comunicare. L’amore è
simile alla comunicazione perché ci deve essere qualcuno pronto a
donare e qualcun altro disposto a ricevere: non sempre è così, ma è
la magia della vita, essere sempre disponibili nei confronti delle
possibilità dell’universo.
A proposito di tecnologia: come si
è sentito a dover registrare i videomessaggi prima dell’inizio
delle riprese? Ammette di aver provato un senso di solitudine,
dovendo ricreare con la sua immaginazione quello che era il
rapporto con Amy: ed è ciò che tecnicamente avviene ad ogni film,
immergendosi in una realtà “altra” e simulando che essa sia reale.
Ha desiderato in più di un momento di averla lì con lui, per
instaurare una vera comunicazione fatta di compresenza fisica e
reciproco scambio tra attori.